RIVISTA POPOLARE DI POLITJCA, LETTERE E SCIENZE SOCIAf.l 479 ves per me non ebbe più limiti, ed arrivò a farmi una confessione, che oggi diventa relativamente preziosa. •Sapete? - egli mi scrisse- nel 1894 avevo «mandato un feroce articolo contro di voi al Punto • Nero cli Reggio Emilia (1). Per circostanze da • me indipendenti tale articolo non venne pubbli- • cato; ed oggi della non avvenuta pubblicazione • mi sento felicissimo, perchè allora non vi cono- • sceva; ma ora che vi conosco sento, che vi avrei «calunniato bassamente, e dovrei vergognarmi di «quell'articolo». Claudio Treves mi ammirava per la scienza e pel carattere nel 1898; Claudio Treves mi onora del suo perfetto disprezzo nel 1901. Io sono oggi ciò che era nel 1898. Dunque? Il povero Treves è un ciarlatano abbietto oggi, come forse lo era allora. Probabilmente mentiva allora, come farnetica adesso. Egli, che trovò parole di biasimo pei caduti. cli Milano, non è deg'no del displ'ezzo cli un galantuomo: non può suscitare che la pietà in .coloro che conoscono i casi ·suoi. Una parola devo a Filippo Turati, la cui postilla mi addolorò. Egli afferma che la polemica aspra tra me e Treves fu iniziata da me. Siccome non lo credo capace di una falsità cosciente, devo suppqrre che egli non legga la mia Rivista - ed è nel suo diritto - e che non legga nemmeno la sua Lotta di Classe -: e questo gli fa torto. Legga i due primi articoli, e vegga se lo scherano della penna, che aggredisce alle spalle e senza ragione alcuna apparente e confessabile, non stava appiattato nella sua Lotta di Classe. Filippo Turati lascia intendere pure che io sono facile alle polemiche irose, e ne ricorda una che egli ebbe con me. Ma egli dovrebbe sentire il dovere di far sapere : l' che quella polemica fu provocata gratuitamente da lui; 2° r.he nulla io ebbi da ritrattare sul suo riguardo, e che egli invece ebbe a mutare radicalmente il giudizio calunnioso che aveva emesso sul conto mio. Filippo Turati è uomo leale, ed ha il dovere di far conoscere tutto ciò ai lettori della Lotta di Classe. NAPOLEONE COLAJANNI. (L'IGNORANTE DELLA RIVISTA) (t) 1l Punto Nero, organo quotidiano dei socialiati, si era di: vertilo in quel tempo a pubblicare le più turpi calunnie c.:ontrod1 me; tra le altre questa : che Crispi mi a~rebbe ~icompens~t0 del tradimento nominandomi ministro. E dire che ,o avevo rifiutato l'offerta di Crispi nel momento in cui tormayasi il ministero; e ~he con Crispi avevo rotto brutalmente ogni relazione appena egli proclamò lo Stato di assedio in S\cil(a ! Tutt~ ciò è. na~rat~ _a~- piamente in Consule Crispi e negh Aa1Je~un":n~i . d~ Sicilut. Ai calunniatori socialisti risposero nel t894 1 soc1ahsti d1Palermo. Più tardi quando i calunniatori crispini ripresero le accuse stolte nel 1899, risposero N. Barbato, A. Tasca, De Felice e Bosco. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ ~ Per dar posto all' Inclice siamo costretti a rimandare articoli già preannunziati. Ci scusino autori e lettori. ~ BibliotecaGinoBianco SOCRATE* Scene di Giovanni Bovio Il pubblico del Valle seguì la rappresentazione di queste scene attiche dell'illustre filosofo napoletano con la più religiosa attenzione. Una volta interruppe la recitazione con una ben nutrita salve di applausi; proruppe alla fine in unanimi, entusiastiche acclamazioni ripetute per ben cinque volte e terminate solo all'annuncio dato da Novelli che l'autore non poteva presentarsi trovandosi a Napoli infermo. Premettiamo questo dato di cronaca, non perchè alla fama dell'on. Bovio possa nulla aggiungere un successo teatrale; ma perchè è singolarmente importante, e schiude l'animo a bene sperare dell'eclucazione estetica tlel nostro"paese, poter constatare il consenso pieno ed assoluto tlel pubblico atl una concezione così originale ed elevata come quella che il Bovio ha presentata sulle scene del Valle. Evidentemente questo Socrate accenna ad una tendenza del teatro modei•no. che tormenta alcuni nobili intelletti; ma che pll!'e suscita tanto contrasto, da tante parti; e che, raramente, o forse mai ha avuto il suffragio del pubblico almeno nella forma incondizionata, sincera ed entusiasta toccata a questo lavoro del Bovio. Dunque siamo di fronte ad un dramma di iclee. L'_interesse, la commozione non debbono ricercarsi perciò nelle vicende che accadono alle persone del dramma; ma nel conflitto dei loro pensieri. Non uno degli elementi della facile drammaticità, secondo la ordinaria concezione del teatro ha trovato venia presso !'on. Bovio. li giudizio e la condanna di Socrate, che avrebbero potuto fornire delle situazioni di unive1·sale - e sicuro interesse, si riflettono solo pallidamente e fugacemente sulla scena come avvenimenti seguìti altrove; ed il dramma finisce prima della morte, che pure, secondo il ricettario consueto, massime con l'ausilio di una ..di quelle sapienti piroette co,n le quali sanno morire gli attori di cartello, avrebbe assicurato un (inale di;effetto immancabile. In un solo punto c'è un barlume di drammacità, nel senso ordinario di tale parola, ma sentite ciò che di esso dice il critico, valoroso per altro, del Fracassa: « Ma quando accusatori e difensori si sono di- « leguati, Socrate si trova in cospetto della fami- « glia, di quella Santippe che Giovanni Bovio ha • redento dalla tradizione comica onde è stata e perseguitata dai biografi del filosofo ateniese ; « si trova coi figli, e un istante pare che la com- « mozione lo vinca. (') Rappresentato per la prima volta dalla Compagnia della Casa di Goldoni, diretta da Ermete Novelli, la serà ,t7 de• cembre 1901 al Teatro Valle di Rolll'll.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==