RIVISTPAOPOLARE DI POLI.TICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Diret.to1.•e: D.r NAPOLEONE <;:01,AJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8; semestre li1e 4,50. Un nu11.1.ero separato Cent. 30 AnnoVII. - N. 24 Abboname:1to postale Roma,30 Dicembre190I SO~M:ARIOs AI NOSTRI LETTORI. - On. Dott. Napoleone Colajanni: La fabbrica delle coscien~e. -;- I.a Redazione: La condizione degli Stati italiani prima dell'Unità. - Wllliam lenning· Bryan: Per la hberta di stampa e di parola m:~li Sta:i Uniti. -:- J,'i_gnorantc della n._ivlsta: _L'ignorante al ciarlatano._-. I<'. Sav~- 1.•esc: Socrate (Scene attiche d1 G1ovan111Bo,·10). - Dott. Aol;omo Scrg1: l11torno al fenomeno _geniale. ~ n,_- vista delle Riviste: Sociologi e politici (Rc1•11eIutrr1111tio11adle Sociologie). - La legislazione sociale operaia (Rti•ista In.ter11a·io1lliledi scienze sociali e discipline ausiliari). - La longevità agli Stati Uniti (Cmsus Bureau). - lohn Redmond, L~ader del partito irlandese (Revue Bleue). - L'imperialismo politico e l'imperialismo finanziano (La lectura): - La concentrazione industriale e il sociali mo marxista (Economista di Firenz.,i). - Qual' è il mio dovere vers<? g)1 abitanti dell'India? (Eastand West). - L'America rigeneratrice dell'agricoltura russa (Ccntury Magazine). - La distribuzione dei premi Nobel (Review o{ Reviews). --;- Nicola_ Tesla (Mun:ey's 1Waga,J11e). - _L'esposizione di Buffalo (Cos1110polita11). - Il nuovo regno m Italia (Contcmporary Revuw). - ln,hcc - lllustraz10n1 nel testo. A.I ~OSTRI LETTO:RI La Rivista Popolare Illustrata entrando nell' 8° anno di vita non ha da Jare alcuna dichiarazione sulla linea di condotta che intende seguire. Essa terrà fede alt' antico progra,nma politico suo, che si riassume in questo ideale : repubblica federale. La repub?licq,per la Rivista nostra - a parte ciò che d'intrinseco essa contiene in qnantò alla giustizia, che deve p!'esiedere nella organizzazione politica - cleve' ssere mezzo per raggiungere quest'altissùna finalità: la giustizia nella organizzazione economicr_t e sociale. Il m.etodo che propugnerà rimane unmutato: l'evolutivo. Il progra,nma politico sarlt svolto e sostenuto sempre, senza intransigenza e senza intolleranza, in guisa che la sua azione possa esplicarsi sempre più utilniente e in ,naniera tale da poter accogliere, da un lato, tutti gli scritti che si scostano nelle nwdalità, ma non nella sostanza ; ed appoggiare tutte le manifestazioni della vita pubblica, che si svolgono,per così dire collateralmente al nost1·0programma. La Rivista, insomma, intende vivere nel presente e tener conto delle condizioni di Jatto, m,irando sempre all'avvenire ed alla realizzazione dell'ideale. Con questo programma noi speriamo di non predicare esclusivamente pei convertiti che delle nostre esol'tazioni e dei nostri consigli non hanno bisogno;ma di penetra-re tra gli avversari cominciando coll'accaparrarcene la simpatia e la stima per arrivare alla loro conversione. Se la Rivista nulla ha da mutare nell'indirizzo politico, è lieta, però, di annunziare ai suoi amici e lettori alcuni miglioramenti che 1°ispondonoalla cura costante eh'essa ebbe pel passato : quella di progredire sempre ! È perciò che essa in vista clel crescente suo sviluppo, della penetrazione in ogni centro di cultura e ·di vita politica, della importanza che ogni giorno più essa acquista nel campo degli intellettuali, e dello interessamento che alle sue sorti prendono tutte le classi sociq,li, . hq,_sentito il bisogno di a;rricchirsi delle seguenti rubriche .fisse, che tra loro si alterneranno: Stelloncini critici {Prof. MARIO PILO}; E:l1u11uL~l,a \.;111 0 Bianco Note scientifiche (Prof. G. VAILATI}; Vita Municipale (I. MORMIN'O D' ASARO); Rassegna Econo1n.ica - ag;raria (D.r A. VACIRCA). Rasseg;na Econon1ica - conunerciale (X. Y.) Le nostre colonie (SrnuLus,e vari corrispondenti clall'EgiLto, dalla Tunisia, dagli Stati Uniti, dal Brasile, clall'Argentina, ecc.). J,i queste rubl'iche i lettori trooercuuw noti~ie, clati statistici, cenni critici, osservazioni e proposte. I singoli argo,ncnti saranno trattati in appositi articoli seconda la loro impol'tanza. Per l'endere possibile tutto ciò, senza che la solita tirannia clella spazio ci costringa a non mantenere le nostre promesse, alla copertùia sostituiamo otto pagine di testo ossia, visto che la copertina dava soltanto una pagine cli testo (con le recensioni), sostituiam,o : Sette pagine di testo di più J.Vlaquesto aumento cli pagine, la maggiore e ordinaria collabol'azione speciale, la necessaria relativa estensione che prenderanno la rubrica della 'Rivista delle riviste e le illustrazioni, nonchè tutti i 11iiglioramenti che ,wi intendiamo via via cl'introclurre - se non ,nancherà l'interessamento degli amici ccl abbonati che per sette anni ormai ci hanno fedelmente seguito - rendono necessaria una notevolissima ,naggio,· spesa, ecl è perciò che noi siamo costretti ad aumentare di una lira il nostro abbona,nento portandolo a SEI LIRE ANNUE e cioè ad una somma che per wia rivista di 28 pagine è la minima che si possa spendere in Italia dove così scarso è il nume1'0 dei lettori appassionati alla · cultum. La Rivista riuscirà completamente gratuita coi premi e cdlle straorclinat•ie facilitazioni, che può accordare ai propri abbo,iati e il cui dettaglio trovasi nell'ultima pagina della Rivista. La Dire~imM,
470 RIVISTA POPOLARE DI POLITICI., LETTERE E: 'ìCIENZE SOCIALI LAFABBRICDAELLECOSCIENZE Promisi al travolta d'intrattenermi della cosidett a fabbrica delle coscienze: un industria nuova, elle può essere esercitata senza capitali mate1:iali; forse, con scarsi capitali intellettuali. Pei socialisti prima, ed ora per alcuni repubbl icani, le coscienze si fabbricano colla stessa facilità degli orciuoli. Le condizioni stor\ch~1 e g~og~afiche, le i::itellettuali e·le economiche non contano. Si devono fabbricare cosçienze....... a vapore Chi non ne fabbrica, se non è un traditore, è almeno un disutilaccio, un buono a nulla. Si giudica della operosit:1 della fabb1•ica, poi, dal numero dei circoli e delle associazioni colla etichetta repubblicana o socialista. Importa poco se questi circoli o queste associazioni nascano come funghi o per processo di scissi parità come avviene tra i protozoi che vivono ,la vita di un istante. Qui stesso alcuni anni or sono, quando non erano sorte le presenti discussioni, rilevai questa prodigiosa facilità di far sorgere circoli. e associa- ;doni non vitali ; e la deplorai. Allora fui lodato da repubblicani autentici' che conoscono certe fungaie associazionistiche. Ma poco tempo fa fui biasimato da A':Tasca nella Battaglia di Palermo perchè nella mia Castrogiovanni non avevo saputo organizzare circoli e associazioni repubblicane. Il rimprovero ora viene ripetuto dal Pensier·o ronia7nolo di Forlì che lo estende a Pantano, e si rallegra quasi del non essere noi tra gli aderenti al Congresso di Ancona, e scrive: « Gli on. Colajanni e Pantano, per esempio, che non « vogliono riconoscere l'autorità dei Congressi e non « vogliono 1·ispeltarc alcuna regola, col loro metodo e <• coi loro procedimentiindividualisti,diremoquasi anar- « chici, non sono mai riusciti nella loro isola a mettere « insieme in un Circolo quattro persone - e la Sicilia « è fra le regioni più arretrale d'Italia in fallo di orga- « nizzazione politica ed economica. Laggiù i republ,li- « cani si contano sulle dita. « È inutile quindi che i due onorevoli e gli altri usciLi « con loro dal GruppoRepubblicanoarzigogolino la voce « per iscusare il distacco: le loro parole sono femmine (( e i faLtisono maschi. » Pantano non ha bisogno delle mie difese ; ad ogni modo egli visrn poco in Sicilia, e spiegò altrove la sua azione. In quanto a me potrei rispondere che ho assistito in tutta la Sicilia al battesimo, alla cresima eLl...ai funerali di molti circoli e di molte associazio,ni. Ma c' e di meglio. Se i fatti sono maschi e le parole femmine, i fatti dicono che a Castrogiovanni ci sono cittadini che se ne infischiano delle minaccie e delle prepotenze e deHe violenze innumerevoli dei Depretis, dei Crispi e dei Pelloux, e che respingono fieramente ogni tentativo di corruzione. Quei cittadini non sono inferiori ai migliori della Lombardia della Romagna ecc.. Per quei cittadini ebbero pa~ole di vivissima ammirazione Mirabelli, Imbriani e CaBibliotecaGino Bianco vallotti; quei cittadini videro nel momento della lotta ed ammirarono Barbato e Tasca. E tutto ciò ricordo non per farmene bello : la loro fierezza, la loro onestà e la loro indi pendenza sono di data antica: essi elessero Guerrazzi nel 1867. Ciò risposi altra volta ad [mbriani e a Cavallotti, elle pubblicamente volevano attr-ibuirmi un merito che non mi spetta va. Prima di uscire dal campo volgare della personalità, intanto, agli amici del Pensiero romagnolo, mi permetto di rivolgere queste domande: Perchè in Calabria non ha fabbricato coscienze Mirabelli, che dovette esulare a Ravenna? perchè non ne ha fabbricate Del Balzo che da Avellino dovette emigrare a lesi? perchè non ne fabbricarono i Magnoni nel Cilento? perchè non ne fabbricò Salomone negli Abruzzi?perchè non ne fabbricò Brusco Onnis in Sardegna? E potrei continuare. E continuo: perchè Campanella vide squagliarsi le coscienze fabbricate a ,Genova 1 perchè Maurizio Quadrio vide nascere figli bastardi - i radicali ì\Iarcora e Credaro - nella forte Valtellina? perchè Nullo e la falange dei ,\[ille videro sbucare eia tutte le parti i clericali in Bergamo? perchè Gabriele Rosa nella sua fortissima Brescia non riuscì a covare nemmeno gli zanardelliani ?....... Coloro che si sorprendono e si addolorano della non riuscita fabbricazione di coscienze repubblicane nel Mezzogiorno e in Sicilia, fanno pietà. Essi, lo ripeto, non tengono conto delle condizioni geografiche, intellettuali ed economiche ; essi nulla sanno ciel principio dell'eredità ; essi dimenticano che in Sicilia. e nel iVIezzogiorno la Monarchia ha venti e più seco{i di storia non interrotta ...... Coloro che con una leggerezza imperdonabile si rallegrano e si vantano della improvvisazione - delle coscienze si sorprendono quando al momento pportuno si trovano con un pugno di mosche nelle mani. Ma chi conJsce le geniali vedute di Giuseppe Sergi sulla stratificazione del carattere non proverà alcuna meraviglia quando apprenderà che i diecimila membri dei Fa.sci della sola Palermo in un dato momento scompaiono come nebbia ad un sofiio di vento. Prima di parlare di fabbrica delle coscienze, e di trarre questa o quell'altra conclusione dalla celerità nella sua funzione, certi amici farebbero bene ad informarsi di ciò che è la psicologia individuale e collettiva, e cli quello che vale il contagio psichico che può far credere nei miracoli e nella moltiplicazione dei pani in certe occasioni. E su queste coserelle rimando gli amici repub • blicani ad Arcangelo Ghisleri, che può dar loro opportuni schiarimenti; senza dei quali si corre rischio di fare figure desolanti. Sin qui era arrivato l'articolo che per mancanza di spazio•non vide la luce nel numero precedente della Rivista. Oggi un breve studio sulla fabbrica delle coscienze riuscirebbe assai moncp se non -
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 471 accennasse al contegno dei socialisti meridionali sul caso Ferri. Esso serve a dimostrare la qualità delle coscienze che fabbrica il partito socialista nel ?lfezzogiomo continentale e in Sicilia. Se ci fossero da impiantare con profitto fabbriche cli coscienze socialiste nel Mezzogiorno e in Sicilia, dissi un centinaio di volte qui stesso e altrove. La burbanza marxista trapiantata nella valle del Po allora me ne volle e credette inabissarmi, chiamandomi. .. socialistoide. Poi le stesse cose dette da me da Nicola Barbato indussero a migliori consigli gli aristarchi del socialismo ufficiale. Il rinsavimento, però, pare che non abbia durato se non quanto lo stato di assedio del 1898, e la fioritura delle leghe Ila ubriacato di nuovo i rinnovatori a getto continuo del mondo morale. Essi fabbricano coscienze socialiste con rapidità prodigiosa; tanto prodigiosa che la sezione cliNapoli a 11' indomani .. camo1•ristica inquina il giovane organismo socialista ... Tutta la corrispondenza dello Spagnolo, veramente interessante per la sua s~ncerità ed acutezza di osservazione, andrebbe riprddotta; ma non consentendolo lo spazio sono costl'etto a farne valutare il contenuto dicendo ai lettori della Rivista che l'Avanti! invoca, come per l'afta epizoizoica, il s~blimato corrosivo ..... E dire che i Padreterni del socialismo italico annunziarono elle col loro specifico si erano trasformate e rinnovate le coscienze meriùionali ! Altro che la importazione della patria in S. Marco la Catola annunziata dall'amico Lollini.... l\1a i socialisti meridionali non sono soltanto vittime del loro giovanile entusiasmo, che li trascina all'illusione : essi accecati dai successi, in gran parte meritati in qualche occasione, cominciano a fabbricare moneta falsa; cioè a fabbricare coscienze socialiste delle elezioni amministrative ultime, non sapendo più CO· sa farne e dove immagazzinarle, chiuse le iscrizioni. .. al partito. I discorsi dei minist1·i delle Finanze. impastandole colla menzogna, la quale - •~" OUlll MI H 1srn" r ..,pl!Oi ,.~.,.,;;.. _ Nccs ..... ,.. ,.., . ,. L .._..,.._,t,.. .,. . - . . è una creta che gua- ., - "\1 , sterebbe qualunque vino eccellente che si mettesse nei vasi che uscirebbero dal- . -, la fabbrica. Questa fabbricazione improvvisa e vertiginosa delle coscienze sociali s te sarebbe in contraddizione stridente coi postulati del materialismo storico. l\Ia questa dottrina si sa che ~viene invocata r1uando fa comodo, negli ambienti intellettualmente su· periori esser deve I eo11trib11e11tl : Come sono sfacciati! A sentirli pare che, non siamo stati mai cosi bene. Scrivo queste parole con profondo rammarico , perchè esse vanno all'indirizzo cli amici carissimi - ed essi sanno quanto io li stimi - che rispondono al nome cli E. Ciccotti, di Leone, di Labriola, cli Lucci, di Longobardi ecc. Ma l'amore al vero mi vernice scientifica alle proprie idee e alla propaganda delle medesime; la si pone nel dimenticatoio e tra gli arnesi inutili quando disturba. A data ora la fabbricazione elettrica - eh' è già grottesca ed a base di falso tra i contadini settentrionali, come si potè rilevare dal Congresso di Bologna - produrrà amare delusioni e forse avvenimenti troppo dolorosi, sui quàli verseranno anche lagrirne i coccodrilli che li avranno provocati. Qualche onesto e chiaroveggente socialista ufficiale, però, fa già sentire nna nota dissonante dal!' entusiasmo generale e che indica ravvedimento. Chi volesse conoscere, infatti, quale razza di coscienze socialiste si siano fabbricate nel Mezzogiorno, legga nell'Avanti! del 28 Dicembre • la corrispondenza da Lecce è.el sig. E. Spagnolo, e mi darà ragione, non una ma mille volte. Il compagno pugliese non si limita a flagellare il socialismo sportivo che fiorisce laggiù, ma arriva, tout court, ad affermare che : la fatale tabe BibliotecaGino Bianco (Rirc di Parigi). costringe a dire che ia loro condotta nel caso Ferri li ha trascinati a fabbricare coscienze impastando la creta con la menzogna. Quale sia la fabbricazione 'in questo momento si può rilevare dalle manifestazioni della Propaganda cli Napoli e rlell'on. Ciccotti sulle quali sono ricalcate le al tre delle varie Sezioni del partito socialista meridionale e dei minori giornaletti. Deputato e giornali hanno d'ichiarato la loro piena e completa solidarietà coll' onorevole Ferri ritenendo che coìoro che protestarono nella Camera e fuori sono dei camorristi". che tolsero a pretesto le pai·ole pronunziate dal Deputato di Ravenna; e che le stesse parole sono la pura e semplice verità - anzi costituiscono un jvangelo nuovo più vero e più maggiore non solo cli quelli dei quattro apostoli che propagarono la dottri-- na di Cristo, ma anche del vangelo di Marx e di Engels ehe rappresenta qualche cosa di più iùàtt.:1.cabilee di più infallibile.
.. 472 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIE_NZE SOCIALI La misura del linguaggio dei socialisti meridionali è bene ricercarla nella lettera che l'on. C,i.c• cotti ha diretto all'on. Ferri e che 'l'Avanti I ha pubblicato nel N.0 1898. Alle dichiarazioni dei giornali e dei Circoli preferisco la parola del Ciccotti perchè nessuno potrii dire trattarsi di un uomo volgare, che non sa contenersi e non conosce il valore delle frasi che adopera. Egli è persona coltissima, è un professore di Storia antica oltre che deputato per Napoli; ed egli scrive al Ferri: « Le parole da te pronunziate alla Camera e l'inten- « zione con cui le dicevi non potecano patire false inter- « pretazioni presso la gente di buona fecle. È stata una « vera riscossa della camorra in Parlamento, che pure _« non riuscirà a traviare la coscienza del paese, anzi ne « riceverà, presto o tardi, degna risposta. « Lascia intanto che, in mezzo a tanto dilaguo di pre- « poten::e e di viltà io ti esprima la mia simpatia, non « solo come compagno di partito ma anche come rap- << presentante di quel Mezzogioi:no, che si. giova della « franca espressione del -vero». Non era facile in poche linee dire tante bugie e tante calunnie ed occorreva nello scrivente la profonda conoscenza di Tacito perchè potesse riuscire nel compito assuntosi. Che egli abbia detto calunnie e bugie riesce facile dimostrarlo intrattenendosi prima delle persone e poscia delle cose. In quanto alle persone non occorreva essere presenti alla seduta del giorno 14 Dicembre per sapere che la protesta contro l'on. Ferri non era stata una riscossa della camorra in Parlamento. Era noto, infatti, che contro le inqualificabili. parole del Deputato per Ravenna si erano levati non ·solo tutti - nessuno escluso - i deputati del Mezzogiorno e della Sicilia; ma ancl1e moltissimi dell'Italia centrale e settentrionale. Il resoconto della seduta in cui venne applicata la censura costituisce la migliore riprova di ciò elle affermo. Ora il dire che tutti i protestanti appartengono alla camo1·ra è tale audace calunnia che solamente un professore di storia antica, che non c·onosce e non comprende gli avvenimenti contemporanei, si può permettere. Tra coloro che si levarono indignati contro Ferri c'era chi contro la camorra e la scoria della I . ., deputazione meridionale aveva iniziato la riscossa, mentre gli attuali censori del socialismo o non - erano nati alla politica o studiavano storia antica; e l'aveva iniziata da solo e mettendo a repentaglio la propria ·vita1 mentre molti dei socialisti che oggi fanno la voce grossa al più mettono a repentaglio la vita .... degli altri. Ma può benissimo osservarsi che il ricordo delle aspre e non antiche polemiche di questo tale con Enrico Ferri gli abbia fatto velo alla mente. Si metta quindi fuori lite. Ma che cosa potrà osser- ·vare il Poofessore di Storia antica contro la sollevazione di Edoardo Pantano, di Piero Pansini, di Carlo Del Balzo e di altri che siedono all'Estrema ? Tutti camorristi~ ... tutti! C'è di meglio. E' 'nota la stretta solidarietà formalistica - in ([lianto a tJuella sostanziale c'è il BibliotecaGinoBianco caso Turati, che può illuminare i cieçhi; e le Jet" tere cli 'l'urati parlano del funambolismo e della slealtà di E. Ferri, che va a sostenere la candidatura sua come la corda sostiene l'impiccato - fra i deputati socialisti. Si aiutano, si appoggiano, si rlifenclono reciprocamente coll'invettiva, coll'insolenza, coll'urlo, coll'applauso, coi bene e coi bravo I in ogni occasione grande o piccina, e formano l'ammirazione, l'invidia ed un poco anche il terrore delle altre parti della Camera. Orbene parecchi dei deputati socialisti erano presenti alla·camera il giorno in cui i camorristi insorsero contro le sacrosante verità dette da Ferri. Un solo - e siccome è un siciliano, a lui può applicarsi al rovescio il motto che corre nell'isola .sopra Sperlinga sulla negata partecipazione ai Vesprì.: sola Sperlinga negavit ! - cioè Giovanni Noè deputato per Messina, ne assunse le difese. Gli altri tacquero, rimasero immoti e costernati sui banchi. Si esclude la viltà come movente della loro inazione : tra i deputati socialisti presenti vi erano Costa e Bissolati, che hanno dato prove svariate di coraggio personale indomito. Costa era turbato e commosso... ma non per tenerezza e per solidarietà verso Ferri, ma per la enorme impressione che aveva ricevuto dalle parole da lui L)ronunziate; e solo a tarda ora nei corridoi ·con Lollini, con Pescetti, con Montemartini timidamente e con grande prudenza ne cominciò il salvataggio colla interpretaziane ad uso e consumo del socialismo meridionale. Fra i presenti, infine, vi era Giuseppe De Felice, il cui coraggio leonino si sarebbe spiegato a difesa cli Feri-i, se lo avesse visto attaccato dai camorristi della Camera. Per tutto ciò mi attendo che la inazione dei socialisti (interpretata al giusto equivalendo alla levata cli scudi e di tutti gli altri), indurrà lo storico antico a metterli in unico ·fascio coi camorristi. Alle ·cose. L'on. Ciccotti, La Propagancla, ecc. si scagliano contro la mala fede dei camorristi, elle dettero false interpretazioni alle parole pronunziate clall'on. Ferri contro tutto il Mezzogiorno. Il testo delle storie antiche, specialmente se scritto in lingue morte e riferentesi ad uomini e ad avvenimenti che ci sono mal noti, può assere suscettibile cli equivoche interpretazioni. Ma ciò non è possibile quando chi parla è uno scienziato della forza cli Enrìco },erri, padrone come nessun altro della parola, e elle parlava calmo, sereno, e che scandiva le parole affinchè non sfuggisse la milionesima parte ùel loro significato. Le sue parole sono assolutamente univoche, non sono suscettibili cli dubbia interpretazione ·specialmente pel momento in cui furono pronunziate. Prima di trattare come ccimorristi e persone di mala fede coloro che videro nelle sue frasi scellerate una. calunnia sanguinosa contro tutto il Mezzogiorno, !'on. Ciccotti avrebbe dovuto rispondere alle considerazioni da me fatte nel numero precedente ed avrebbe dovuto dimostrar-e sopratutto la mancanza cli armonia tra le convinzioni dello scienziat'o; cou-
'. RIVJSTA POPOLARE DI POLITICA. LEfTERE E SCIENZE SOCIALl 473 sacrate in una decina di grossi volumi da diciotto anni in quà, e il giudizio del politico. L'armo_ nia da me constatata, che !'on. Ferri non si sognQ mai di negare, trova già un addentellato in una interruzione fattami dal deputato per Ravenna mentre parlavo il giorno 11, ed una conferma nell'invocata autorità del 1iceforo sul MezzogiornoColla interruzione egli tentò, è vero, distinguere la scienza dalla politica. Ma è strano che la distinzione venga da chi dà impronta solenne, jeratica, ai suoi discorsi politici parlando in nome della scienza; ed è ovvio altresi che una scienza che non può applicarsi alla vita è per lo meno inutile; ed è vita malamente vissuta quella che deve svolgersi contro o al cl i fuori della scienza. 111,aSinistra - radicali e repubblicani - per bocca di Girardini e di Pantano invocarono la revoca della censura perchè credettero che non fossero state scrupolosamente rispettate le forme; ma respinsero ogni solidarietà con Ferri (1). La interpretaziane autentica dei presenti venne data dall' Estrema Si~istra che sdegnosamente respinse la pazza pretesa di Enrico Ferri, che voleva sul suo caso ricominciato l'ostruzionismo; ed è tutta contenuta nella frase pronunziata da Barzilai, e che risuonò nella Camera come il sibilo di un colpo di scudiscio in pieno viso al tonante deputato socialista: niente censura, ID.a nessuna solidarietà dell'Estrenta con Ferri : Se la interpretazione autentica non era quella Contabilità.... ferroviaria. (Il processo del disastro tli Castel Giubileo) ~ell'ul'flclo della Dh-ezloue Generale, . - Quanto ci vorrebbe per aumentare gli impiegali e il basso pMsonale in ~,,-sura sufficiente! - Due milioni l'anno. - E per mi!,rliorare il materiale! - Dieci milioni. - E lo sc_oatrodi Castel Giubileo, quanto ci costerà! - Tre milioni, - Allora ... sono più economici gli econlri. È meglio continuare con quelli! Ci vuole adunque la sicurezza di uno storico antico, che colla sua ermeneutica cerca minchionare i.I prossimo, per· venire a dire che solo i ca11io1-risti e le persone di mala {ede potevano dare una {atsa inte1·prelazione al giudizio di Enrico Ferri sul Mezzogiorno. C'è chi dà una interpretazione falsa alle medesime; ed è lo storico antico, che si crede tanto abile da dimostrare che il bianco è nern e viceversa; e che la sua interpretazione cerca impot·re in nome della propria scienza. Meglio che le studiate e menzognere e sofistiche interpretazioni dell'indomani, e degli assenti, vale certamente quella che i presenti furono costretti a dare a quelle parole chiare e limpide come f>urissimo cristallo di rocca. I prssenti dell' t,·streBibliotecaGino Bianco (Asino di Roma). dei cam,orristi, perchè l'Estrema avrebbe dovuto vergognarsi della solidarietà invocata Y(2). (i) Il Girardini, deputato per Udine - un settentrionale, lo si noti - persona mite, colta, equilibrii.ta, amico ed ammiratore di Ferri, nella tornala del 17 Dicembre associandosi alla proposta Pantano per la revoca della censura, p.isse queste precise parole : « Noi non vogliamo dissimularci, crediamo anzi do,•ero"'o di « non dissimularci, nè la gravità nè la Ingiustizia della « espressione delt'on. Ferri, che diede luogo al doloros" incidente .. » (2) Il contegno di tittta l'Estrema nel caso Ferri fu tale che Paolo Valera, il più furibondo socialista ferriano, simpatico e rispettabile sempre per la sua grandissima sincerità, scrisse: « L'E- « stre,na sinistl'a non è stata mica quella dei tempi ùell'ostru- « zionismo quando ruggiva come una liouessa contro coloro che « volevano divorare le libertà costituzionali. Ah! no. E' stata una « Estrema pavida, una Estrema composta di conigli, una Estrem *
/ 474 RJVJSTA POPOLARE Di POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Se Andrea Costa tentò la falsa interpretazione - e che fosse falsa egli stesso n'era convinto, sebbene la falsità sua non fosse quella del Ciccotti - nell'invocare la revoca della censura ciò fece per dovere di disciplina e nello interesse del partito socialista che attraversava un momento critico pel caso 1ìtrati. Gli urli di Enrico Ferri, nella riunione del gruppo parlamentare socialista, che precedette la domanda di revoca della censu1·a, furono sentiti dalla piazza; e sanno anche i più umili uscieri di Montecitorio, che nelle riunioni suddette un solo deputato difese Enrico Ferri: suo cognato Gerolamo Gatti. Tutto ciò doveva necessar-iamente ignorare Ettore Ciccotti per potere fare sfoggio di ermeneutica sopraffina. Resta però che la sua interpretazione è la sola falsa e bugiarda. Disse l'on. Ferri nel discorso in clii dette l'ennesim,a esposizione della dottrina e della tattica socialistica, che bisogna chiamare pane il pane e ladro il laclro. E disse bene. Seguendo la sua sapiente massima bisogna chiamare calunniato1·e it calunniatore. Non c'è Cristo che tenga, cosi dev'essere. La verità, che non ammette false interpretazioni nè di storici antiçhi nè di settari contemporanei, è questa; l'on. Ferri condannò tutto in massa il mezzogiorno -- salvo piccole oasi - all'immoralità e alla delinquenza. C:'iòfece come applicazi0ne sincera dalle sue teorie scientifiche. Ciò osò perchè stoltamente confidava nella solidarietà della Estrem,a e nella viltà delle altre parti della Camera. A lui, da uomo politir.o, che non vuol nuocere al proprio partito, quando vennero meno e la solidarietà degli uni e la viltà degli altri, non restava che una sola ·via da battere: confessare di aver sbagliato, ritirare - niente altro che ritirare - l'atroce calunnia lanciata contro metà d'Italia. Ciò egli non volle fare perchè vide nella ritrattazione la diminuizione del tono assunto di Capaneo da strapazzo - come lo chiama Il Saraceno - e di guascone contemporaneo ..... tanto diverso da quelli del romanzo francese. E la via da battere gli era stata segnata da un generale dell'esercito italiano, il Govone, che da un lato ritirava lealmente l'insulto lanciato contro la Sicilia; dall'altro correva in Palermo per rispondere di persona e buscarsi una solenne sciabolata sulla testa (1). Se ciò egli avesse fatto, a quest'ora « che ha voluto conservare il decoro parlamentare ... Essa è s!ata « debole, vile. La sua incapacità a identificarsi senza restrizioni « col deputato di Ravenna nel momento della sopraffa,ione, costi- « tuisce un _delitto politico... » (1) Come intenda la dignità del Parlamento e il rispetto del regime rappresentativo si pu6 rilevare dalla seduta del 16 Dicembre, ~uando invitato dal Presidente a ritirare le calunnie, rispose più volte : I o elica quello che voglio dire ... Lei non ha ctiritto cl'intimarmi una l'itratta:::ioM ... Nè lei, nè anima al mondo mi faranno ... Si comprende la violenza contro la violenza, a ditesa della libertà e d0 gli interessi supremi collettivi ; ma siffatto linguaggio, a difesa dell'amor proprio, a difesa di una calnnnia, è cosa tale che non si arriva a comprendere, BibliotecaGino Bianco / la quistione sarebbe chiusa da un pezzo, e non avrebbe costretto i socialisti del Mezzogiorno, per uno strano bisogno di solidarietà col calunniatore del loro paese, a dare uno spettacolo assai triste. I socialisti del Mezzogiorno pretendono educare le masse e formarne le coscienze; ma non si educano le masse aprendo una scuola di menzogna; non si formano le coscienze sospingendole a venerare chi ca! unnia la propria patria, consigl ian• do di porgere l'altra guancia a chi ha dato uno schiaffo su di una. Oh! per questa educazione e per questa formazione delle coscienze bastavano i Borboni ... E nella condotta delle masse socialiste meridionali, pnr troppo, si sente l'influenza del lungo servaggio: dal quale credono di cominciare a liberarsi con atti di servilismo; ed è servilismo sempre quello che si esplica coll'ossequio e colla ubbidienza o verso un tiranno o verso un demagogo. Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento. Laconaizione ae~Slitaittialiapnrimaaell'Unità · 1j~ L'ultima discussione parlamentare sulle condizioni di Napoli e del Mezzogiorno ha provato ciò che noi sapevamo: le varie regioni d'Italia, non si conoscono tra loro; ma sopratutto ha dimostrato che i settentrionali hanno idee completamente sbagliate sulle condizioni del Sud, sui propri doveri e sui diritti della regione sinora tanto trascurata. Egli è perciò che noi crediamo di fare opera altamente patriottica, davvero unitaria, consacràndo una serie di articoli alla grave quistione del Nord e del Sud allargando, completando, e qualche volta anche ripetendo, ciò che negli anni precedenti abbiamo scritto. L'opera nostra sarà facile: noi cii imiteremo spesso a riasssumere ciò che F. S. Nitti ha detto nel suo Nord e Sud (Torino. Roux e Viarengo 1900) aggiungendo, quando se ne presenterà l'occasione, qualche dato più recente e qualche osservazione opportuna. In ultimo, dai dati, dalle notizie, dai confronti, trarremo le nostre conci usioni, che sono alquanto diverse, anzi molto diverse, da quelle del Nitti; e noi le preannunziamo: il Ni tti sotto il giogo dei pregiudizi politici e contro le premesse sue conci ude per l'unita j noi in nome del la realtà ·· e dei fatti, che esporremo, concluderemo pel federalismo. • • • Il giudizio sulla posizione rispettiva odierna del Nord e del Sud non può riuscire esatto se non si conosce qnella che era prima ciel 1860 - cioè pri- (*) Dati e fatti, quando non faremo avvertenza speciale, s'inten• dono tolti dal libro accennato di Nitti. Virgoleremo, quando ri• prodnrre!llO iutegralmente. ·
RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 475 ma che avvenisse l'unione. Non è facile dire dopo quarant'anni quale essa fosse; ma tenendo conto sopratutto dei due elementi principali che entrarono a far parte dei Regno d'Italia, cioè del Regno di Sardegna e del Regno delle due Sicilie, appros~imativamente si può dire che fosse quale sommariamente andiamo ad esporre. • Il regno di Napoli era nel 1859 non solo il più reputato in Italia per la sua solidità finanziaria - e ne fan prova i corsi della rendita, superiori a quelli dello stesso consolidato francese - ma era anche quello che, fra i maggiori Stati, si trovava in migliori condizioni. Scarso il debito; le imposte non gravose e bene armonizzate; sempliI campi di concentrazione. Ile Ero,le : Buon giorno, collPga ! Chnmberlaln (con sprezzo): Che miserabile! Osa chiamarmi collega I.. (Ncbclspatlcr di Zurigo). cità grande· in tutti i servizi fiscali e nella tesoreria dello Stato. Era proprio il contrar io del regno di Sardegna, ove le imposte avevano raggiunto limiti elevatissimi; dove il regime fiscale rappresentava una serie di sovrapposizioni continue fatte in gran parte senza criterio; con un debito pubblico enorme, e a cui pendeva sul capo il fallimento. » (Nitti). Infatti senza l'unificazione dei vari Stati il regno di Sardegna, per lo abuso rlelle spese e per la povertà delle sue risorse, era necessariamente r,ondannato al fallimento. La depressione finanziaria, anteriore al 1848, aggravata fra il 1849 e il 59 da una enorme quantità di lavori pubblici improduttivi, aveva determinata una situazione da cui non l?Ì poteva uscirf' se pon in due modi: o con il BibliotecaGino Bianco fallimento, o confondendo le finanze piemontesi a quelle di altro Stato più grande. « Il Piemonte, ultimo fra gli Stati italiani maggiori, aveva costruito una ferrovia. « La prima ferrovia era stata costruita nel regno delle Due Sicilie: il piccolo tronco NapoliPortici, aperto ali' esercizio il 4 ottobre 1839, era stato seguito solo ad un anno di distanza, nel 1840, dalla Milano-Monza in Lombardia. Fra il 1842 e il 1848 nessuna ferrovia, nè dallo Stato nè dai privati era stata costruita in Piemonte, e n'erano state inaugurate in Lombardia, nel Veneto, in Toscana, nel Regno delle Due Sicilie, ecc. La prima ferrovia costruita in Piemonte fu la Torino-MonIl Gulliver moderno. ~j,;_..l!';y ... ~.~~1 :..,.,. ~ .···.· . Lo svegliarsi del gigante eomtnerclale. ( Gli Stati Uniti). (Journal di Minneapolis). calieri di soli 8 chilometri, aperta all'esercizio il 24 Settembre 1848. « Ma fra il 1848 e il 1859 fu in Piemonte una vera febbre di costruzioni, e il paese entrato più tardi nella via delle costruzioni ferroviarie, fu anche quello che più ne abusò. Leggendo }~discussioni del parlamento di Torino dal 1850 al 1859, si vede che, non ostante la grande lotta politica in cui il Piemonte era impegnato, sovrastava tutto la preoccupazione finanziaria. « Dei Borboni di Napoli si può dare qualunque giudizio : furono fiacchi, non sentirono i tempi nuovi, non ebbero altezza di vedute mai; molte volte mancarono di parola, molte volte peccarono; sempre per timidità, mai forse per ferocia. Non furono dissimili dalla più ~ran parte dei principi
476 RfflSTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALJ della penisola, compreso il Pontefice. Ma qualunque il giudizio che si dia di essi non bisogna negare che i loro ordinamenti amministrativi erano spesso ottimi; che la loro finanza era buona e, in generak, onesta . • Per giudicare ora la finanza del Re 6 no di Napoli abbiamo due elementi di grande Yalore, a parte le numerose monografie storiche e poi itiche. Nel Luglio del 1800 fu pubblicata la situazione delle finame napolitane per cura dello stesso Ministero delle l!-,inanze: la pubblicazione con tiene tutti i bilanci dal 1848 al 1859. « Il secondo elemento di grande i mpo1tanza è za relazione pubblicata nel 1861 dal !Signor Vittorio Sacchi amico di Cavour, ex direttore del Catasto e delle contrib.uzioni dirette nel Regno di Sardegna, e da Cavour mandato a governare e regolare le finanze napolitane; e venuto a Napoli con cattive pfovenzioni. Si premetta, per giudicare meglio ciò che tlice ~ il Sacchi nella sua relazione, che l'esame della finanza piemontese riesce ancora oggi molto diffificile: nel 1862 i consuntivi non giungevano che al 1853; il disordine nel\'esazione delle imposte e nelle spese era notevole. Invece la finanza napolitana, org~nizzata da un uomo di genio, il cavaliere Medici> era forse la più adatta alla situazione economica del paese. Le entrate erano poche e grandi e di facile riscossione. Base di tutto l'ordinamento fiscale era una grande imposta fondiaria. Ed era cosi bene organizzata che rappresentava un vero contrasto con il Piemonte, dov'era assai più gravosa e di diflìcile riscossione. Lasciamo la parola al Sacchi, all'uomo di fiducia del Cavour: • Il sistema di percezione della • fondiaria, la prima e la più importante delle • risorse dello Stato, era incontrastabilmente il più • spedito, semplice e sicuro che si avesse forse in • Italia ed anche in Francia ... Non vi era quasi • alcuna imposta sulla ricchezza mobiliare. Poiché « questa si andava formando, il cavaliere Medici, « e i suoi continuatori avevano ritenuto che vi • fosse pericolo grande a col pirla con imposte. Il • commercio interno aveva ogni agevolezza: la • ricchezza mobiliarn ed il commercio in ispecie • - dice Scialoja - è esente in Napoli da ogni • maniera d'imposizione diretta, mentre la ricchez- • za immobiliare è gravata di un tributo, compa- • rativamente all'entrata generale dello Stato, as • sai più grave.• Le tasse del registro e del bollo, gravissime in Piemonte, erano assai tenui nel Reame di Napoli. L'ordinamento delle fedi di credito del Banco di Napoli, mirabilmente semplice sotto questo aspetto, rendeva inutili le registrazioni. « Il mirabile • organismo finanziario delle Provincie 1apolita- • ne si vedeva sopratutto in quanto riguardava il • funzionamento del Banco. Il Banco riceve il da- • naro da chiunque voglia deporvelo, lo custodi- • sce a sue spese e lo restituisce ad ogni richie1 1?ta del deponente in Jl10n'?çii,equivalente ... ( SacBibliotecaGino Bianco I •chi).• Quest'ordinamento clel Banco rendeva fà ciii le contrattazioni. Il registro era fisso ed unico, e tutte quelle imposte gravosissime degli altri Stati erano quasi ignote nelle due Sicilie. « Insieme alla imposta fondiaria il maggior provento derivava dai dazi di dogana e dalle imposte indirette: sopratutto dai monopoli fiscali. Erano generi di privativa del governo: il tabacco, il sale, la polvere da sparo, le carte da giuoco, il lotto. « Il bilancia napolitano potea dunque considerarsi come basato su i seguenti principi: Lina grande impo~ta sulla proprietà fondiaria riscossa nel modo più economico l alct1ne importanti privative; eseii' zione quasi assoluta della ricchezza ni.obiliare; imposte tenuissime sui trasferimenti di proprietà e sugli scambi. Tn Piemonte, viceversa, l'ordinamento finanziario, che poi fu esteso al resto d'Italia 11uasi integralmente, era gravosissimo. Anche quando il genio di Cavour cercò semplificarlo; rimase con tutti i difetti di origine, PiLl gravose che in Napoli le sovrimposte dei corpi locali. « Dal 1848 al i859 il regno delle Due Sicilie, nonostante le difficoltà interne, non mise alcuna imposta nuova, nè aumentò le antiche. Nello stesso . periodo in Piemonte tutte le imposte antiche furono aumentate, molte nuove furono introdotte, e il prezzo delle polveri, dei tabacchi e della carta bollata fu accresciuto, aumen~te le successioni, le manomorte, le tasse sui trasferimenti di proprietà, create nuove imposte sulle industrie, ritenute sulle pensioni; tutto fu aumentato. « Vedendo così enormi le differenz · fra le imposte del Piemonte e di Napoli lo stesso Saccl1i nel 1861 reputava diflfoile assoggettat•è il popolo meridionale al tributi pien1ontesi, tf troppo gravi i saari(ìci necessa1•i, che gli si dovevano im porrE:l, • Le entrate di ogni.natura; comprese le patri 0 moniali, nel Regno di Napoli per l'anno 1860 in tutto - compresa la Sicilia - non raggiunp:evano 175 milioni di lire. Viceversa le entrate del regno di Sardegna, che aveva meno della metà detta popolazione, erano di 144,332,371 nel 1859. « È assai facile immaginare quanto diversa fosse la pressione dei tributi nei cl ue Stati. In Toscana, nel ducato di Modena, nel ducato di Parma, nello Stato della Chiesa, dovunque le imposte erano più gravi che nel Regno delle Due Sicilie. « Nè la spesa, nel le sue proporzioni era nel Reame di Napoli differente da quella degli altri Stciti. La lista civile, tenuto conto della popolazione, era identica a quella del Piemonte; le spese di sicurezza pubblica minori che negli altri Stati; le svese ver it culto molto inferiori a quelle del Regno di Sardegna; infine le spese per l'esercito e per' la marina presso a poco identiche a quelle degli altri Stati della penisola, tenuto conto del numero degli abitanti. Fra il 184~ e il 1850 i disavanzi del bilancio nel regno di Sardegna furono di circa 370 milioni: quelli del regno di Napoli di meno di 139. li regno di Napoli --non fece alien11-ziom di patrimonio; U regno di Sar- .•
RIVISTA POPOLARE DI POLITIC1l, LETTERE E SCIE,VZE SOCl,\Ll 477 degna alienò terre demaniali. ferrovie e anche stabilimenti industriali ». Il de•bito pubbJ-ico dPllo Stato era enorme nel regno cl i Sardegna, sca,·so a Napo! i. Le pen;;ioni, anche in cifra assoluta, di molto infe1·iori a. Napoli che in Piemonte. Quasi identiche le spese di riscossioni: [)()CO oltre del 40 0t0, e nonostante la ma_ncanza di strade nel napoletano. Benchè i magistrati !'o,;sero meglio pagati e ad un più alto livello, l'amministrazione della giustizia costèlVa meno a Napoli che in Piemonte, tenuto conto della superficie e della popolazione. R i a ss u m i a m o : Qual'era la situazione dei val'i Stati :,I momenr.o dell':1 nne~:::io11e 1 Q11:1.nd.. 1·11nità ;;i 101·111;q, 11:1.- li e1·a1rn g-li nneri che ciascuno Stato portava i Quali erano i vantaggi i r « È fuori dubbio che a Napoli le imposte erano, data la ricchezza clegH abitanti, al meno tre volte inferiori che in Piemonte; cli molto inferiori senza dubbio a quelle degli altri Stati della penisola. Nel 1860 la situazione del regno delle Due Sici-- lie, di fronte agli altri Stati Llella penisola, er<L la seguente, clata la sua ricchezza e il numero de i suoi abitanti: E qui ci anestiamo senza nulla prendere da ciò che il :-itti aggiunge sulla superioritù. intellettuale dei finanzieri napolitani, che spiega tutta l:1. superiorità dell'ordinamento finanziario del tfogno delle Due Sicilie. Rileviamo soltan Lo questo dato d'indole mornle ecl amministrativa che ha non piccolo valore: il Banco di Napoli dal 1818 al L861 sopra una media annuale eh Ci2 mpioni di sconti e di anticipazioni, non pel'dette che G5000 lirn all'anno - cioè: meno della Banca cl' Inghiltena, meno della Banca cli Francia, meno forse, dir,o Nitt.i, cli gr::i.nd~ L,an,:a d,·I ct1ii11d1>. Cl1e c,Jsa ,i al•· 1,r,:nds: dèl qnA,.;[., primo rapido sguardo alle condizioni della penisola prima del 18601 Questo solo: quarant· anni fa i meridionali per la fede pubblica, per l'amministrazione dello Stato, per l'ordinamento finanziario non erano ancora clegli inferiori! LA REDAZIONE ~ Perla libertà distampeadiparola negli Stati Uniti « 1.0 Le imposte erano inferiori a quelle degli altri Stati; 2.0 I beni demaniali etl i beni ec- - Fuori costui I Col suo fare impertinente ha fer1t') l' etichetta diplomatica. Alcuni giornali repubblicani·, non sapendo arrivare più lontano, sugge- (Der Wahre Jacou di Stuttgart), clesiastici rap presenta vano una ricchezza enorme, e nel loro insieme, superavano i beni della ~tessa natura,· posseduti dagli altri Stati; 3.0 Il debito pubblico tenuissimo era quattro volte inferiore a quello del Piemonte e di molto inferiore a quello della Toscana; 4.0 Il numero degli impiegati, calcolando sulla base delle pensioni nel 1860, era di metà che in Toscana e di quasi metà che nel regno di Sardegna; 5.0 La quantità di moneta metallica circolante, ritirata più tardi della circolazione dello Stato, era in cifra assoluta due volte superiore a 4.uella di tutti gli altri Stati della penisola uniti assieme ». BibliotecaGino Bianco riscono limitazioni alta libertà di parola come la miglior cura per l' anarchia. Lo scrivente ha più ragione di qualunque altro di conoscere gli abusi ai quali è stato mai fatto segno un canditato per ufficio, perchè egli stesso è stato la vittima di tanta malizia e vituper-azione, al cui confronto quella usata contro qualunque altro è un gingillo. Pure egli è contrario a qualunque addizionale restrizione della libertà di parola e della libertà di stampa. Primo, perçhè i mali della restrizione sono più grandi. dei mali della libertà, e secondo perchè l'abuso non colpisce l'uomo od il partito soggetto all'attacco. La morte del Presidente Mac Kinley
478 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI non può essere attribuita ad alcuna cosa detta o scritta contro di Lui. L'assassino parlò con simpatia della sua vittima e disse che e(J'li l'uccise non perchè aborri va l'uomo, ma sola:ente perchè, essendo opposto ai Go-. verni d'ogni genere, vedeva in Mac Kinley rappresentata la formola dell'Autorità borghese. Coloro che sono occupati nel preparar progetti restrittivi Sfl,nnoche il loro lavorio non riuscirà a diradare le tenebre che offuscano la vista dell'assassino politico, ma denunziano la libertà di parola perchè desiderano che il pubblico non venga a conoscenza delle loro azioni riprovevoli o criminose. Ve ne sono altri, e sono i pochi onesti, che denunziano la libertà di parola, perchè, nella loro gìusta indignazione, capiscono che essa è diventata un abuso, straripando dai limiti concessi dalla legge. È tempo ornai che i cittadini amanti della libertà protestino contro la minacciata soppressione della libertà di parola. La guerra deve essere contro l' anarchia, non contro il sacrosanto diritto della parola, che dovrebbe essere intangibile per tutti. · L'anarchia è un JJrodotto europeo e si sviluppa maggiormente dove ·1a libertà di parola e la libertà di stampa sono più limitate. Non commettiamo l'errore di minare le nostee libere istituzioni, sotto la sciocca illusione di lavorare a difenderle. La libertà di parola e la libertà di stampa sono essenziali al funzionamento del libero Governo. Nessun uomo, nella vita pubblica, può obbiettare alla pubblicazione del vero, come nessun uomo, nella vita pubblica, può ritenersi permanentemente danneggiato dalla pubblicazione del falso. È evidente invero, che più di quello che dovrebbe esser permesso, si stampa oggidì da pubblicisti stipendiati e senza coscienza. Lasciamo però che la pubblica opinione corregga il male, il che sarà più effettivo della promulgazione di qualunque legge, e sarà esente dai pericoli che accompagnano anche le leggi buone. Se un giornale offende senza ragione un oppositore politico, trascendendo dal compito e dal diritto suo, rifiutate l'abbonamento ed insegnate allo scrittore di condurre il suo giornale su linee e programmi rispettabili. · Vi è un senso di giustizia nel cuore umano e colui che lo viola lo fa a tutto suo rischio e pericolo. Questo senso di giustizia si risolve alla · fine nel beneficio e nell'apoteosi della persona che si intendeva di offendere o di danneggiare. Le presenti leggi contro l'assassinio ed il libello sono del tutto sufficienti. Lasciamo il resto al salutare sentimento pubblico che .è superiore alla legge. Se abbiamo un obbligo da compiere, esso è solamente quello di aiutare la formazione ed il libero corso di questo sentimento. BibliotecaGinoBianco Tutto il resto è opera disonesta, se non è veggio e noi dobbiamo cercae di astenercene, per l'umanità, vee la giustizia, per noi stessi. WILLIA~l JENXIXGS BRYAN. (I) L 'Ignoranf e aZC'z'a".:'Zaìano Ritornato da Roma in Napoli il giorno 20 Dicembre vi trovai l'ultimo numero della Lotta di Classe (12 Dicembre) con un articolo di c. t. che mi riguarda {Gli e,·oici ftu·or•i di N. Colajanni). Koto la data della lettura pe,·chè il ciarlatano (dimenticando anche che una Rivista quindicinale non può tener conto di ciò che si pubblica uno o due giorni prima, special,nente quando chi la dirio•e vive lontano dal luogo della sua pubbli- o . cazione) potrebbe accusarmi di lunga pre111ecl1tazione risponclendogl i dopo diciotto giorni. Il ciarlatano fa la storia della polemica nostra con una buona fede, di cui arrossirebbe padre Loriquet; e sorvola, con una sveltezza degna del clown più illustre, sul fondo della quistione del tanto peggio, tanto meglio. Non me ne sorprendo: che cosa poteva fare quel povero diavolaccio messo colle spalle al ,muro com'era stato da un ignorante, in nome di fatti noti anche alle pietre delle strade cli Milano? Nè egli si scagiona seriamente dall'accusa cli f'unambol ism > politico - come poteva farlo -essendo troppo fresco il ricordo di una sua disgraziata polemica colla Propaganda di Napoli? Non potendo rispondere con fatti veri e con argomentazioni solide, mi 1·iclàla patente di asino, infiorata di diverse in olenze: e conchiude gettandomi la camicia di fo,·za clel suo pe1·fello disprezzo. Nulla di più ameno. Sono stato onorato dal disp1·ezzo di molti; il disprnzzo cli un anonimo ciarlatano non potrebbe che farmi ridere. Anonimo 1 Oh! no. Filippo Turati e Vittorio Gottardi in una postilla mi fanno sapere che c. t. è Claudio Treves. Alla buon ora: la conoscenza dell'autore del calunnioso articolo della Lotta di Classe, cui risposi nella Rivista del 30 Novembre, m'illumina. Claudio Treves aveva lavorato per sette anni intorno ad un attacco contro di me; in sette anni. adunque, la bile concentrata aveva avuto tempo d'inacetirsi, e non poteva che riuscire alla ignobile espettorazione del 9 Novembre. Spiego l'indovinello. Nel 1898 Claudio T1·eves divenne collaboratore della Rivista Popolare. Ci fu uno scambio cli lettere coetesi, anche affettuose. Ad un certo punto l'ammirazione di Claudio Tre- (1) Bryan, i lettori lo ricorderanno, fu il candidato dei democratici nell'ultima lotta presidenziale, La sua parola nel momento in cui si discutono varie proposte cli resLrizione della libertà di stampa e di parola ba uo grande valore. N. d. R.
RIVISTA POPOLARE DI POLITJCA, LETTERE E SCIENZE SOCIAf.l 479 ves per me non ebbe più limiti, ed arrivò a farmi una confessione, che oggi diventa relativamente preziosa. •Sapete? - egli mi scrisse- nel 1894 avevo «mandato un feroce articolo contro di voi al Punto • Nero cli Reggio Emilia (1). Per circostanze da • me indipendenti tale articolo non venne pubbli- • cato; ed oggi della non avvenuta pubblicazione • mi sento felicissimo, perchè allora non vi cono- • sceva; ma ora che vi conosco sento, che vi avrei «calunniato bassamente, e dovrei vergognarmi di «quell'articolo». Claudio Treves mi ammirava per la scienza e pel carattere nel 1898; Claudio Treves mi onora del suo perfetto disprezzo nel 1901. Io sono oggi ciò che era nel 1898. Dunque? Il povero Treves è un ciarlatano abbietto oggi, come forse lo era allora. Probabilmente mentiva allora, come farnetica adesso. Egli, che trovò parole di biasimo pei caduti. cli Milano, non è deg'no del displ'ezzo cli un galantuomo: non può suscitare che la pietà in .coloro che conoscono i casi ·suoi. Una parola devo a Filippo Turati, la cui postilla mi addolorò. Egli afferma che la polemica aspra tra me e Treves fu iniziata da me. Siccome non lo credo capace di una falsità cosciente, devo suppqrre che egli non legga la mia Rivista - ed è nel suo diritto - e che non legga nemmeno la sua Lotta di Classe -: e questo gli fa torto. Legga i due primi articoli, e vegga se lo scherano della penna, che aggredisce alle spalle e senza ragione alcuna apparente e confessabile, non stava appiattato nella sua Lotta di Classe. Filippo Turati lascia intendere pure che io sono facile alle polemiche irose, e ne ricorda una che egli ebbe con me. Ma egli dovrebbe sentire il dovere di far sapere : l' che quella polemica fu provocata gratuitamente da lui; 2° r.he nulla io ebbi da ritrattare sul suo riguardo, e che egli invece ebbe a mutare radicalmente il giudizio calunnioso che aveva emesso sul conto mio. Filippo Turati è uomo leale, ed ha il dovere di far conoscere tutto ciò ai lettori della Lotta di Classe. NAPOLEONE COLAJANNI. (L'IGNORANTE DELLA RIVISTA) (t) 1l Punto Nero, organo quotidiano dei socialiati, si era di: vertilo in quel tempo a pubblicare le più turpi calunnie c.:ontrod1 me; tra le altre questa : che Crispi mi a~rebbe ~icompens~t0 del tradimento nominandomi ministro. E dire che ,o avevo rifiutato l'offerta di Crispi nel momento in cui tormayasi il ministero; e ~he con Crispi avevo rotto brutalmente ogni relazione appena egli proclamò lo Stato di assedio in S\cil(a ! Tutt~ ciò è. na~rat~ _a~- piamente in Consule Crispi e negh Aa1Je~un":n~i . d~ Sicilut. Ai calunniatori socialisti risposero nel t894 1 soc1ahsti d1Palermo. Più tardi quando i calunniatori crispini ripresero le accuse stolte nel 1899, risposero N. Barbato, A. Tasca, De Felice e Bosco. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ ~ Per dar posto all' Inclice siamo costretti a rimandare articoli già preannunziati. Ci scusino autori e lettori. ~ BibliotecaGinoBianco SOCRATE* Scene di Giovanni Bovio Il pubblico del Valle seguì la rappresentazione di queste scene attiche dell'illustre filosofo napoletano con la più religiosa attenzione. Una volta interruppe la recitazione con una ben nutrita salve di applausi; proruppe alla fine in unanimi, entusiastiche acclamazioni ripetute per ben cinque volte e terminate solo all'annuncio dato da Novelli che l'autore non poteva presentarsi trovandosi a Napoli infermo. Premettiamo questo dato di cronaca, non perchè alla fama dell'on. Bovio possa nulla aggiungere un successo teatrale; ma perchè è singolarmente importante, e schiude l'animo a bene sperare dell'eclucazione estetica tlel nostro"paese, poter constatare il consenso pieno ed assoluto tlel pubblico atl una concezione così originale ed elevata come quella che il Bovio ha presentata sulle scene del Valle. Evidentemente questo Socrate accenna ad una tendenza del teatro modei•no. che tormenta alcuni nobili intelletti; ma che pll!'e suscita tanto contrasto, da tante parti; e che, raramente, o forse mai ha avuto il suffragio del pubblico almeno nella forma incondizionata, sincera ed entusiasta toccata a questo lavoro del Bovio. Dunque siamo di fronte ad un dramma di iclee. L'_interesse, la commozione non debbono ricercarsi perciò nelle vicende che accadono alle persone del dramma; ma nel conflitto dei loro pensieri. Non uno degli elementi della facile drammaticità, secondo la ordinaria concezione del teatro ha trovato venia presso !'on. Bovio. li giudizio e la condanna di Socrate, che avrebbero potuto fornire delle situazioni di unive1·sale - e sicuro interesse, si riflettono solo pallidamente e fugacemente sulla scena come avvenimenti seguìti altrove; ed il dramma finisce prima della morte, che pure, secondo il ricettario consueto, massime con l'ausilio di una ..di quelle sapienti piroette co,n le quali sanno morire gli attori di cartello, avrebbe assicurato un (inale di;effetto immancabile. In un solo punto c'è un barlume di drammacità, nel senso ordinario di tale parola, ma sentite ciò che di esso dice il critico, valoroso per altro, del Fracassa: « Ma quando accusatori e difensori si sono di- « leguati, Socrate si trova in cospetto della fami- « glia, di quella Santippe che Giovanni Bovio ha • redento dalla tradizione comica onde è stata e perseguitata dai biografi del filosofo ateniese ; « si trova coi figli, e un istante pare che la com- « mozione lo vinca. (') Rappresentato per la prima volta dalla Compagnia della Casa di Goldoni, diretta da Ermete Novelli, la serà ,t7 de• cembre 1901 al Teatro Valle di Rolll'll.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==