Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 11 - 15 giugno 1901

RIVISPTOAPOLAR DI POLI1'ICALETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 11 Abbonamento postale Roma,15 Giugno1901 GDI HVVENIMENTI1I E GDI UOMINI La gmndezza ili una sconfitta. Così l'Avnnti intitola l'annunzio della cessaY.ionedello sciopero t1i Molinella, cui consacra parole caldissime di ammirazione. La unrrazione di ciò che avvenne a ì\foli11ella è a,nche commovente. I lnvoratori si dimostrarono degni di sorto migliore ed hanno ottenuto il JJlauso sincero l}i molti che non sono soci,tlisti e la si mpatia degli uomini di cuore. ì\fa la, sco11fìtt,t gloriosa dei contadini non può passare colle semplici manifest1.1zio11i d i una sentimentalità gentile e generosa, che può essere inesattamente interpetrata. Oramai occorre l'intervento dello Stato colla organizza• ziono dell'arbitrato obbligatorio. Se ne cominciano a persuadere in Inghilterra dove d'intervenzionismo dello Stato nou si voleva sapere nelle lotte tra capitale e lavoro. Gli operai, convincendosi de 11a necessità di questo intervento, prenderanno nuovo e più vivo interesse alla lotti. politica, e faranno in guisa, coi loro voti, che lo Stato intervenga per fare giustizia e . non per 1·endere servigi ai capitalisti. Progetti d'iniziativa parlamenf:[tare. ( U.ffecio del lnvo l"O La sconfitta deve insegnare qun,lche cosa : quello che comincia nel insegnare in Francia e in Inghilterra: dove le forze operaie sono meglio organizzate e dispongono di mezzi economici discreti ; d o v e ò maggiore la solidarietà tra i la vomtori; dove è quasi illimitata la libertà di riunione e cli associaiione. Ivi, non ostante que11te favorevoli condizioni che in Italia man• cano o sono appena rudimentali, g l i scioperi pitt importanti quasi sempre falliscono; f e falliDa un omnibu, che era nell'entrare ...• Osser·vatorio clogmiale - Dazio vciriabile sul gr<ino ). ____ .,,..;• Sono stati pre• sentati alla Camera dei deputati tre progetti d'iniziativa parlamentare, che hanno una spe• ciale importanza e dei quali vogliamo fare menzione. I disegni di legge sull' Uffi,cio del lavoro e sull' Osserv<itorio d o g ci n al e portano le firme degli on. Pantano e Colajanni. Li ripresentano per la terza volta. Senza un ....ne uscirà fuori appena un tilbury. ~t Ufficio del lnvoro .) su cui c'è una com- ;I p I e t a monografia , dell'on. Colajanni ( Uomo di Pieh·a di Milano).• t,- non è possibile scono perchè i capitalisti posseggono le forze economiche per resistere, ed oramai non combattono più isolati, ma dagli opera.i hanno appreso quali sono i vantaggi dell'unione e della soliclarietiì. Questi scioped che falliscono, anche quando sono bene organizzati ed l1anno per loro la giustizia, insegnano ohe la fase loro è oltrepassata, com'è oltrepassato l'individualismo del vecchio ti'arlc w1ionismo. BibliotecaGino Bianco conoscere di s cretamente le condizioni delle classi lavoratrici e fare della opportuna legislazione sociale. Lo hanno tutti gli Stati dell'Unione Americana, l'Inghilterra, la Francia, il Belgio, l'Austria, la Spagna .... La impreparazione italiana pei trattati di commercio, cla cui dipende in buona parte la vita economica, rende di una opportunità veramente eccezionale il secondo. Bisogna conoscere come si studiano le condizioni agri-

202 RlVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cole e industriali degli altri paesi negli nffici di stati- ·stica. doganale ùegli Stati Uniti e clelJa Germania, per potere comprendere tutta l'urgenza e l'ntilità del secondo. Sul terzo progetto, elaborato dall'on. Jfaggiorino l<'erraris, si è discusso anticipatamente nella Camera e Bella stampa; 1Lira sopratutto acl impedire che il dazio d'importazione rimanga qual'è, e faccia elevare il prezzo del grano al disoprn delle L. 25 negli anni di deficiente raccolto. Ma le lunghe fliscussion i non sono valse ad i1l nminare il signor Eugenio Chiesa, il quale nel Giornale clel popolo (n. 543) pubblica una Osservci.zione indegua, del Giornale e dello seri ttore. Il pubblicista milanese, che è invasato dal furore liberista, afferma ohe ancl1e colla piìi strepitosn abbondanza non pagheremo il frw1ncnto un millesimu 11ie1iodi L. 25; che se poi capitasse la carestia, .... eh ,illora lo pci• gheremo anche di più, coinc lo paghimno aclesso qnasichè carestia ci fosse. La prima parte dell'Osserva.e-ione è semplicemente umoristica e non merita alcuna confuta. Il ~ignor Chiesa confonde il da.zio variabile col monopolio alla Kanit,z, e dimentica il caso della Francia, di cni egli stesso si è occupato per commentarlo .... allegramente. In Francia essendo aumentata la produzione interna, in grazia dell'odiato protezionismo, non ostante il dazio di L. 7, il prezzo del frumento si mantiene attorno alle L. 20 il quintale. • Oggi poi non pagheremmo il frumeuto al <lisopra di L. 25 se ci fosse il dazio vciriabile, perchò automaticamente verrebbe diminuito il <lazio cli entrata in proporziono del maggiore prezzo. È quindi una inconcepibile enormitò, attribuire al clazio varùibile quegli effetti, che il medesimo vuole impedire. Il signor Chiesa conchiucle l'Osservazione con questo parole: nessunci maggiore riprovazio11c per l'1io1110 di scienza che si fa servo cli un iutcrcssc privato co11trario al bene puòb:ù:o. No, caro signore; uè l'ou. Perraris, nè gli altri fìrmat,ari - tra i quali il direttore della lli- ·vistci nostra - hanuo inteso servire u11 interesseprii:ato - per quanto della proposta possano giov,1rsi molti privati; e non conosciamo alcnna bnoua legge che non riesca a tale risnl!ato -; ma i lìrmatai-i credono di agire nello interesse pubblico. L'Osservcizione publ.llicata dal Giorncile del popolo si potrebbe considerare come il prodotto della ignoranza e della malafede. !\oi che couosciam(, E11genio Chiesa e3cludiamo assolutamente l'una e l'altra: coustatiamo soltanto ch'egli è una vittima <lol morbns libcristicus, che toglie la r,igione anche ai super-nomini. L'llpera e l'autonomia del gruppo parlamentare repubblicano Crediamo conveniente in questo quarto d'ora di ri· produrre questa lettera che l'on Pantano ha indirizza~o al Giornnle del popolo. Caro Direttore, Ho letto con attenzione quanto fu scritto nella Bcln• cazione .Politica e nel Giornale clel Popolo inton~o alla presumibile attitudine della Estrema Sinistra nelle pros• sime battaglie parlamentari. E l'ou. Cliiesi ha fatto benissimo a porre nettamente il quesito: devono o non devono i repubblicani alla Camera seguire il metodo et:"olutivo che è anche il positivo: o debbono seguire il metodo ri volutivo che è essenzialmente negativo 1 Perocchè qui sta tutto il nodo della questione da cui derivano, come da naturale filiazione, tuttt> le altre su cui alcuni· giornali di parte nostra vanno polemizzando da qualche tempo non senza elevare, con speciale vo111ttà, continue censure all'indirizzo del gruppo parla81 blÌOlec~bGlnOeÌ:JlahCOua in Parlamento. se;uon fo~si Rtato assorbito, e lo sono ancora, da, la• vori nrgenti ccl imprescindilìili, avrei voluto entrare 11ella polemica cou quella ampiezza che merita nu argomouto di così grande importauza per la parte no• stra. Non disperando di farlo appoua potrò, e in attesa che uelle i111111inentiriunioni del gruppo parln.mentnre repnbl.llicano il quesito venga sul tappeto, non credo inutile di sottoporre frattanto agli 1tmil'i qualche ricor<lo o qualche considerazione sotto la forma cli punti interrogativi. È vero o non è vero che il partito rep111.lhlicano, dopo aver condannato aspnuuente noi suoi cougrcssi, mettendoli quasi all'indice, coloro i quali ritenevano utile di portare anche in seno rtl Parla111e1J.to l'opera della parte nostra, qnest,a si cristalli;,;zò per lunghi anni 11011a formob astensionista, fonnola puramente negati va che recise i neni a,l ogni euergia, lasciando libero il campo ai socialisti, che affacciatisi nuovi e prorompenti di viLa, 11outardarono a mietere largamente nelle sne tila 1 · È vero o non ò vero che dura,nte questo periodo di assorbimento ascetico e di decadenza, il solo focolare che tenne realmente vivo noi paese la fede della p:irte 11ostm, fu appunto quel nucleo di nomini parlamentari che, entrati alla C,imera senza il cousen;,o e quasi con la scomuuic,i ufficiale del partito, proce<lendo. senza intransigenza ~ senza al.ldicazioui, sep11e conciliare alla propria l.landiera voti o simpatie crescenti, così <littrascinare poco per volta nella sua ori.lita i pii1 accaniti astensioni;;Li di nn tempo, ridestando e ravvi va'nclo dentro e fuori la Camern il comune lavoro e i comuni ideali t È vero o non è vero che costituito3i il gruppo parlamentare per semplice iniziativa tli deputati repubblicani, seuz,t impulso di Comitati, uè deliberazione <li congressi, fece estt·emi sforzi e sacrifici per creare a sè e al p,utito nu organo centrale, e che fallì nell'impre,,a pcrcltè lasciato alle sole sue forze clal resto del partito, che ha saputo tutta l'ia trovare i mezzi por fondare degli organi quotidiani iu nltre parti d'Italia, t Yero o non è vero che, nrnlgra<lo questa grave ed immeritata sconfitta, senza, perdersi di coraggic,, esso si affermò, subito dopo, in modo clecisivo, uella formidabile battaglia <lell'os1ruzionismo, dando alla lotta colllo grido di guerra il suo storico grido della Costituente? E finalmente, ò \·ero o non ò vero che, la relativa inazione clol grnppo ò cominciat.a dal giorno in ctii si è voluto to11tare ad ogni costo di rcggimentarne l'aziono in conformità al 1.tvoro oxtraparlameutare ùel partito - facendo rivivere in parto, sot,to nuove sem1.lianze, il vecchio formalismo e la vecchia intransi• gonza - la for111ola negati va della semplice affermazione dottriuariit - senza vedere o saper comprendere tutto le complesse diffìcoltìt entro cui si dibatte l'azioue del gruppo noll'aml.lito parlamentare e la necessità, a parer mio assoluta e imprescindibile, clelll~ propria autonomia, se vuo!si che il suo lavoro possa esplicar~i in modo ver.imoute eflì.cace e fecondo in armonia con gl'iuteressi collettivi del part,ito 1 Senza di ciò i <lissidii latenti in seno al gruppo si acuiranno, paralizzandone ognora piiL le forze, e le aspro censure con cui dal di fuori si crede tli stimolarne l'azione, mentre da nn lato ne discreditano l'opera in paese con immonso ùanno del partito, finit·1•11no col determinare la secessione del gruppo, scuorando i gi0Ya11i, e facendo chiedere ai più vecchi se, dopo tanti anni di lotta, non sia per essi suonata l'ora di reclamare un'onorata giul.lilazione, lasciando che altri faccia meglio o più degnamente. Nel Congresso cli Genova del 1876, combattendo gli astensionisti e mettendo a nudo gli effetti perni ci osi della loro tattica fui pur troppo profeta, e lo fui in occasione dell'ultimo Congrnsso di Firenze quando, im-

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 203 possibilitato aù assistervi, consigliai di non menomare l'autonomia del gruppo repubblicano· parlamentare se non si voleva paralizzarne l'azione. Desidero con tutto l'animo di non esser profeta per la terza volta Romn, 27 ma.ggio 1901. EDOARDO PANTAKO. Il banchetto della Camera di commercio italiana a Parigi. Il grande banchetto della Camera di C(•mmercio ita• .liana che ha avnto luogo a· Parigi if 7 corre ..te, lia un'importanza politica cd economica che non pnù sfuggire ad nlcuno che non sia pessimista per progetto. Non ò pit1 il solito scambio ùi parole cortesi che nei banchetti flella Società della Lirn o della Polenta si faceva fi 110 a ieri dai rapprcscu tau ti pacifici cli buona volontà flelle due È bene ricordarlo, oggi specialmente che.è diventato di moda ripetere a pappagallo che la Democrazia italiana dormi va la grossa, quando i socialisti non si erano ancora decisi di venire a questo mondo. Salvatore Cognetti de Martiis. Pochi giorni or sono, datata da Torino, ::Il maggio, pervonivami lettera di Salvatore Coguetti de i'lfartiis, che mi era stata di grandissimo conforto nella lotta, assai penosa per me, perchè combattuta contro amici cnrissimi, in difesa dell'economia nazionale e del dazio sul grano. La lettera, che non pubblico, non avendone avuto l'assen t-.imento dall'illustre professore di Torino, cominciava così: « Il suo bel volume mi ha trovato a letto « e dal letto le scrivo. « Trattasi cli un molesto incidente connesso alla gra- « vissima malattia da me patita l'anno scorso. Ma i « medici mi accer• nazioni : l'accordo che coli e tariffo a ppro vate ucl 1898 ò entrato dal campo privato a quel lo n f. ficiale, o che a 'l'o • Ione h,t avuto n na sanzione piì1 solen · ne. r.ll'otliurn,1 ha.nchetto ha fatto an cor llll paSSII pi1'1i11 lù,. e cioè verso la vera a111icizia trn le tlno Hazioni. Il discorso tli Millerantl - Hon come Milleraud, maco111c ministro del commercio - non solo ha riaffermato l'imJ)ortanza 1lelle nuove tariffe, ma ha espresso con sincc·• rità l'augurio cito frutti maggiori se ne possano ancor In Ch'na. « tano, che non è o: temibile alcun che o: di grave. E sia! D. E ieri un telegram111ami annunziava che Salvatore Cogu etti dc i\Iartiis era morto. L' i ufo usta notizia a n,t rnttl'istato q n a ;i ti sapevano apprenarc nua nobile esistenza tutta spesa nel lavoro scie11tifi1:()e nell'insegnamento L'Europa : Spero che ora dc•po i miei ultimi saggi non mi si domanderà più di difenJere gli Armeni ! Cognetti de i\Iarti is era nato a Bari, era stato garibaldino nel 18G6 e giornalista; insegnava economia politica nell' Universifa\ <li Torino da molti anni. Aveva larghis- (L'assiette au bem..-e di Parigi). cogliere; tali da compeusare le amare disillussioni provate dagli italiani per la voce: vino (1) Meuo felici di i\lilleraud, per qna.uto egualmente si11c.eri, furono Dolornùre e Lockro~·, gi,'t garihalcli110 cd ex ministro del commercio; il primo che volle vetlore nella situazione politica prima del 1898 uno scrc::io passegr1ero, il secondo nu semt)lièe broncio. La Yerità iuvece è che tlei torti, tanto da nna parte che dalraltra, avevano prodotto l'attrito: tla parte della Francia l'occupazione di Tunisi, l'mgg~rita, è noto, da Bismarck per strappare l'ft,ilia. dn, una possil.Jilc a,llcauza con la Francin,; da parte <lell'Ital i.i il l"iaggio ili Crispi a Frieclrisuhruhe dtll'ante le tra,ttntivc commerciali, e l'accentuazione provocatrice della 'l'ri plico che t'eri rn l'orgoglio nazionale francc$e fino a far com piere al principe di Napoli, il viaggio a Strasburgo, la capitalo d'una delle produce annesse dalla for;m tedesca. F11 tutto inerito delht Democrazia italiana, e specialmodo dei rcpnbblicani - che seuza badare cli esser chiamati persino traditori della patria andarono a Parigi per l'Esposizione del 1889 - dei repubblicaui, e di Felice Cavallotti che si mise dalla loro con tut,to l'entusiasmo e lo slancio che lo clistiuguevtrno; fu tutto merito della, Democrazia, che fece una campagna memorabile costante di anni, se fu impedita al governo nostro la più grossa delle pazzie. (I) Su questa parte che si riferisce agli abbiamo ricevuto una importante lettera da Bibli~t~ca ~,ìic5° B ~Yrìco accordi del 1898 Torino, che pubsima coltura, non solo scientificn, ma n.nche letteraria; aveya tradotto infatti parecchi autori latini ed ora attendeva alla traduzione completa delle opere di Plauto. Dirigeva la pnbùlicazione della 4a serie della Biblioteca llcgli Econon1i$ti, i cui singoli volumi faceva precedere (fa dotte et! acute prefazioni, contiuuanclo la buona, consuet.ll(linc di Francesco Ferrara e ùi Gero - !amo Boccnrtlo. Lasci:t molte opere economiche di graude valore; tra le qnali ricorderò: Le fonne primitive dell' evo/ii:;ionc economica., ll socialismo ctntico, ll socinlismo negli Stati Uniti, Gli scioperi, I cltte indiri:;;i della politica cominerciale ccc. L'11ltima eser,:itò su di me una forte influenza, e completò la mia con nirsione allo sperimentalismo doganale. Aveva fondato- in Torino il Laboratorio di Econoinù, Politiw, che prediligeva oltre ogni il ire, e nel quale, sotto la sua amorevole e intelligente direzione, i giovani studiosi si clavauo ad utili ricerche e riuscivano a pubblicare interessanti monografie d'indole economica o st-atistica - uua delle quali, dell'Einaudi; mi fu preziosa nello inizio dolio studio della crisi agragria inglese. Lascia una vera scnola. Tra i suoi numerosi discepoli emergono l'Einaudi, il Januaccone e il M:asè Dari, l'Albertini e il Gmziadei. Napoli 10 Giugno 1901. Dott. N. CoLMANNI. NOI

204 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCJENZF, SOCIALI Controle frasi fatte (La Codificazione della Libertà). Nel seno del partito repubblicano italiano, come in tutti i partiti politici che non si cristallizzano attorno ad un dogma, si discute vivamente in questi giorni sull'attitudine del partito parlamentare relativo <li fronte al Ministero. Gli uni sostengono che si debba votare pel ministero Zanardclli-Giolitti; gli altri si sdegnano all'idea del ministerialismo dei repubblicani verso un ministero monarchico. La terza corrente infine ne fa una quistione di opportunità. La divisione ch'è nella stampa viene rispecchiata dalle tendenze diverse del gruppo parlamentare. Gl'intransigenti, che vorrebbero dare battaglia - nella quale i morti e i feriti sarebbero soltanto dalla pa:rte nostra - al ministero, in ogni ora e in ogni occasione, sono scarsi o non ci· sono affatto. Ministeriali incondizionatamente non ci sono neppure; epperò la prima e l'ultima tendenza si devono ridurre ad una sola: a quella che del ministerialismo dei repubblicani ne fa una quistioue cli opportunità. Questa tendenza si trova formulata saviamente in una circolare del Comitato centrale del partito repubblicano in cui si legge : « Il Comitato centrale del partito repubblicano, « nella imminente riunione del gruppo parlamentare « repubblicano, ed in seguito a talune pubbliche ma- « nifestazioni richieste, stima opportuno precisare il « proprio pensiero sull'attuale momento politico. « Il G_omita_tocen~ràle reputa di non poter delìbe• « rare circa l o.tteggiamento del gruppo cli fronte al « ministero, poiché una ùidìcazione Ùi proposito do- « o:ebbe essere il risultato di molti co~fficienti di tat- << éwa pa~lam_entare che sjtiggono al preventivo esame « defla Direzt"one del Partito ed il cui giudizio oa la- << sciato alla completa responsabilità del gruppo. » Nelle p.arole che abbiamo sottolineate c'è tutta la gìustificazione del contegno del gruppo parlamentare; e la condanna dì ciò che lo stesso Comitato raccomanda poco dopo. Infatti ìl Comitato; facendo suo il pensiero che Arcangelo Ghislerì ha svolto nell'Italia del popolo col suo _ben noto talento, consiglia la politica del do ut d~s;-m forza della quale in contraccambio dell'appoo-- g10 dato e da dare al ministero si dovrebbe ott~- uerne al~u?e riforme urgenti, e sopratutto queste: « Abolizione del sequestro preventivo in materia «: di ~ea!i politici e abrogazione dell'art. 58, capo V. «: dell editto 26 marzo 1848. « Abolizione degli art. 217 e 251 codice penale e « modifica degli art. 248, 394 e seg .. « Indennità aì deputati. « Cont;ollo assoluto _del Parlamento su qualunque ~ erogaz10ne del pubblico denaro. « Abolizione del domicilio coatto e consimili isti- « tuti. - Indennità alle vittime di arresti preventivi « non seguiti da condanna. « Rif?rma nella legislazione sui tributi a base pro- « gres~1v~, c?n totale e~cnzione dall'imposta dei co- « mum d1 prima necessità. » Queste riforme dovrebbero sostituire quelle che lo stesso Ghisleri ha chiamato con frase impressionante la G_odificazionedella libertà. (Ì Diremo schietto il nostro pensiero sulla sostanza· c)1e può essere contenuta nella frase. Intanto ci preme! rilevare che il Comitato avendo riconosciuto che! )'at!eggiame~to do] gruppo repubblicano dev'esserej 11 risultato d1 molti coej.fi.cierdidi tattica p0:rla7:1-entare. che ~luggo~oal preventivo esame della Direzione del· Partito -~ ~l cui giudi~io oa lasciato alla completa re-• sponsab1(_1ta del gruppo, noi non sappiamo vedere Sfa I a1t~t~r~1rl ~~rW are 'il consiglio sulle riforme da ottenere in contraccambio dell'app"ggio dato e da continuare, in forma abbastanza perentoria. Il Ghisleri e coloro che lo seguono, non si rendono un conto esatto della situazione parlamentàre, e credono che per ottenere le desiderate riforme basti che l'Estrema le domandi - che le imponga, anche, in nome del do ut cles- e che il ministero la contenti. La verità è alquanto diversa, ed é questa: sinistra costituzionale ed estrema riunite insieme non hanno la maggioranza nella Camera. Qualunque loro azione energica, che urtasse sovel'chiamente gli elementi reazionari e conservatori porrebbe il ministero in minoranza. Se la verificazione di questa ipotesi fosse seguita dallo scioglimento dela Camera e dalle elezioni fatte dal ministero Zanardelli-Giolitti, il consiglio sarebbe dei più savi e dei più opportuni. Ma si dimentica che di fronte ad un voto della Camera in senso conservatore, assai più esplicito di quello che dava la indeterminata indicazione in senso liberale che rovesciò il ministero Saracco, il capo dello Stato si manterrebbe nei limiti strettissimi dello Statuto, affidando il potere all'on. Sonnino o all'on. Pelloux. D'onde una nuova lotta, che non è detto che debba riuscire fa. vorevole alla causa della libertà come quella che s'impegnò coll'ostruzionismo, e ch'ebbe l'epilogo, glorioso per noi, della votazione del 3-10 giugno 1900. Ma, per dirla alla francese, le jeu oaut-il la chandelle? Vediamo. Era doveroso, era necessario perché si trattava di esistenza, di essere o non essere, impegnare la battaglia a corpo perduto contro il gabinetto Pelloux di forcaiuola memoria: Pelloux e libertà erano divenuti termini assolutainente inconciliabili. Sarebbe ingiusto - e questo sarebbe il meno - e sarebbe imprudente ed impolitico attaccare l'attuale ministero per ottenere, sulla ca,,ta, la codificazione della libertà, quando esso in fatto comincia a far comprendere agli italiani il valore e l'importanza della libertà, concedendone un uso, conforme a legge, conforme allo Statuto, ma che da anni ed anni agli italiani non era stato più concesso. Noi sappiamo benissimo che si possono citare alcuni atti ed alcuni abusi commessi dalle autorità politiche e giudiziarie, e che hanno colpito in particolare modo, ad esempio, il nostro carissimo amico Roberto Mirabelli; ma si dovrà riconoscere che questi atti costituiscono l'eccezione, che fanno anche meglio risaltare l'indirizzo generale seguito dal ministero con grande vantaggio del paese, e riuscendo a mantenere l'ordine pubblico, come non ci si era riuscito pel passato cogli scioglimenti, colle manette e colle fucilate. L'hanno constatato un pubblicista come Pio Schinctti e due deputati repubblicani come Gustavo Chiesi ed Ubaldo Comandini. Citiamo questi soli e non a caso: essi rappresentano in diverso modo la forte Romagna dov'è più viva la tradizione repubblicana. Ma se anche mancasse la manifestazione di questi insospettabili campioni dell'ideale repubblicano, la norma al gruppo parlamentare repubblicano, verrebbe dall'odio intenso dei conservatori e dei reazionari verso il ministero Zanardelli.-Giolitti. Spesso giova seauire di primo acchito una condotta opposta a quella dei nostri nemici, per essere quasi sicuri di fare cosa giusta ed utile a noi Ciò insegna l'esperienza. E nel 1 momento attuale avviene un fatto raro: sono antiministeriali decisi ed aperti molti che per abitudine, pe~ ! ! calcolo, per innato istinto servile furono sempre agh ordini di Palazzo Braschi. Lasciamo adunque che il paese respiri e che cominci a rieducarsi col Jatto alla libertà e non mettiamo, con leggerezza imperdonabile, in pericolo il poco che si é ottenuto da pochi mesi in qua, e che ancora

RIVISTA POPOLA.l-lE DI POLITICA LETTE/il!.' E SCIENZI!.' SOC.ZALJ 205 no11 è èollsolidato, Non dobbiamo mettere in pericolo ìl .{atta, la realtà, pet una .frase. Ce Io perdoni l'amico carissimo Arcangelo Ghisleri, di cui ricordiàn10 una brillantissima conferenza sulle frasi fatte: la sua Codifit!artane della libertà non é che una .frase /atta. Un collaboratore dell'Italia del popolo che dev'essere un individualista anarcheggiante, é venuto polemicamente in difesa della frase fatta rimproverando a Turati e ai socialisti la loro costante preoccupazione in prò .di leggi sociali scritte. Ma egli pur dichiarando la propria sfiducia nelle leggi scritte in genere, ha una fiducia discreta nella Codificazione della libertà. Ebbene; rissestamento, non impedirono il periodo [di \\'alpolQ, la scellerata guerra contro l'America del Nord, quarant'anni di regno cli un re pazzo e disastroso qua)Q fu Giorgio III, l'ultra-lorismo ecc. ecc. Ben altro che leggi e codici occorsero in Inghilterra per renderQ secura la libertà : bisognò cacciare un Re in esilio e tagliare la testa ad un altro. La libertà sopratutto divenne cosa viva e reale perché mancò in Inghilterra l'esercito numeroso e permanente l E di questa in11tilità assoluta della Codificazione della libertà precisamente in Inghilterra si hanno le controprove: ivi la legge scritta non permette che il pubblico assista dalla Tribuna alle discussioni del Parlamento ; ivi la è tutto l'opposto che udi pensiamo. _ NicolaIl è la Pace. legge scritta proibi~ce ai giornalisti la pubblicazione delle discussioni parlamentari ; ivi la legge scritta commina pene degne degli Ottentotti contro la stampa ... Intanto non c'è paese nel mondo che, contro le leggi scritte, goda di maggiore libertà quanta se· se gode in Inghilterra. I vi se ne gode tanta che non si sente più il bisogno di proclamarsi repubblicani. La repubblica come contenuto politico Q garenzia delle pubbliche libertà, c'è in fatto e non occorre codificarla. Le 1e"'gl scritte sono assoÌutamente nocessarie, sono indispensabili nelle cose Mqnomiche e per regoltlre i ràpporti Lra i privàti; hanno uno scarsissimo val o re nelle questioni politiche e in tutto dò che si riferisce alle pubbliche libertà l Non é questa la prima, e non sarà questa l'ultima volta, in cui abbiamo richiamato l'attenzione dei nostri amici sull'arO'utissima critica che Eassalle fece delle Costituzioni scritte, dimostrandone la inutilità completa, doye manca lo spirito che deve vivificarle e le forze per ditenderle e per farle rispettare. E clell'altro a vremmo da osservare; ma non ci mancherà l'occasione per farlo. La Rivista. @@@.r=l@~~ E' uecito : Per la economia 11 aziona1e e pel dazio sul grano dell' on. Dott. NapoleoneColajannl,Depu t.atn al Parlamento Un volume di circa 300 pagine - Prezzo: L, 3. La libertà codificata ... Ma basta un rigo solo di qualunque Codice liberale per mandare in galera cento difensori delle libertà! Gli Statuti seri tti... Ma ce n' era uno in Italia; ed appena promulgato in Sicilia e nel Mezzogiqrno, non impedi il brigantaggio ufficiale dei generali Serpi, Pinelli, Medici e C.i ! C'era lo Statuto quando il feldm a re sci allo Bava .. Questa palma (della pace) è sfata piantata da rimpel'atore Nicola li (che è rappresentato d'Jl vampiro succhiante la provincia cinese (le/la Mansciuria). (Dirigere I cartoline• vaglia alla Rivista Popoiar.e - ROMA · Vedi sommario dell' opem sulla quarta p agi n a clelJa copertina). Beccaris riabilitava gli austriaci a Milano; c'era Io Statuto, e tutti i suoi articoli venivano violati quotidianamente dal generale Pelloux, dimostrando l'as_soluta inutilità della Codificazione della reazione. Ma l'Inf$hilterra, si soggiunge, ch'è maestra cli libertà ha la Afogna Charta... Già! Proprio l'Inghilterra e la J1ifagnaCharta dimostrano nel caso nostro la inutilità della Codificazione della libertà. La M.agna Charta non impedi ad Enrico VIII di essere un vero tiranno ; la llfagna Charta non impedì a Carlo I tutti gli attentati contro la libertà; la Magna Charta rinforzata dalla Petizione dei diritti non imperli a Carlo lI ed a Giacomo ll di ripetere le gesta cli Enrico VIII e di Carlo I: la Magna Charta e la Petizione dei diritti, rinforzate dall'Atto di BibliotecaGino Bianco ( Ulk di Berliuo). ~~~~r-é DEMOCRAZIA IMPERIALISTA? L a p i ù g ra n d e Italia Enrico De Marinis col suo discorso sulla politica estera ha ottenuto un successo colossale nella Camera e in gran parte del paese; successo che né per ge. losie meschine ed indegne, né per calcoli politici sbagliati si deve attenuare o negare in modo alcuno. Tra i fattori del successo certamente non è stato piccolo quello della sua nota eloquenza e della mE.- moria prodigiosa; ma _l'elemento principale stava

206 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI fu0ri di lui: nella psicologia dell'ambiente. Ecco il punto. È vano e pericoloso illudersi: l'applauso nella Camera - dei deputati e delle tribune - venne spontaneo, sincero e caloroso perché c'era corrispondenza di amorosi e perversi sensi tra l'oratore e coloro che l'ascoltavano. Il deputato per Salerno in questa occasione fu l'interprete felicissimo del pensiero che agita le menti della nazione; di quel pensiero, che ebbe ad interprete per molto tempo Francesco Crispi, e che costituì la ragione precipua della simpatia e dell'ammirazione che per lui sentirono molti, che non erano suoi complici disonesti, ma che scorgevano in lui l'uomo dalle grandi cose. Allora e oggi, per Crispi e per De Marinis l'ammirazione fu maggiore n'el Mezzogiorno e nel Settentrione. Così doveva essere e così è: il Mezzogiorno trovasi ancora nella fase inferiore di sviluppo, che Spencer chiamò militare, caratterizzata dalla fede nella monarchia, dall'ignoranza, dalla miseria, dalla assenza di spirito industriale, dalla predilezione delle imprese guerresche, dalla maggiore e più barbarica delinquenza. Con ciò non pretendo di fare una scoperta; né avrebbero motivo di lamentarsene i meridionali. La distinzione tra i caratteri del Nord e del Sud è vecchia; venne fatta più di venti anni or sono dal generale Nicola Marsclli nel suo pamphlet sugli Italiani del Mezzogiorno. Ed allora nessuno se l'ebbe a male. Di mio non ci ho messo che le note reali dimenticate dal compianto storico militare, e che nessuno oserebbe contestare. Ma il guaio è questo: sembra a me che lo spirito del Mezzogiorno abbia guadagnato anche il Settentrione; dove il militarismo e l'amore delle conquiste potrebbe assumere le parvenze seduttrici di quell'imperialismo democratico, che imperversa tra gli anglosassoni, preparandone o affrettandone la decadenza, e la corruzione. Il successo. di De Marinis, anche nella stampa del Piemonte e della Lombardia, che sino a ieri furono alla testa del movimento antimilitarista ed antiespansionista, per me sarebbe l'indice doloroso della iniziata e forse avanzata trasformazione avvenuta nell'animo del Settentrione industriale. Ivi troverebbe fortuna, nella forma ingannatrice datale da. De Marinis, quella stessa infausta megalomania che suscitò ripugnanza ed avversione quando fu incarnata da. Francesco Crispi. Premesse queste osservazioni che muovono dal presente e lo collegano al passato non remoto, occorre esaminare il contenuto del discorso dell'on. De Marinis. A giudicarne dai resoco'nti incompleti, che ho potuto leggere nei giornali, esso è fatto di contraddizioni e di errori formali e sostanziali - come tutto l'imperialismo democratico che lo ha inspirato. I difetti non sarebbero, quindi, dell'uomo; ma della dottrina, della tendenza che lo dominç1.e che rispecchia. Al deputato di Salerno non è sfuggito il significato del grande movimento economico dell'Estremo Oriente, che prepara all'Europa ed all'America del Nord, crisi spaventevoli; ed egli ha ricordato che il Giappone fa già concorrenza vittoriosa ad alcune industrie degli anglo-sassoni.Possono più facilmente ricordarsene i lettori cli questa Rivista, che i primi in Italia ebbero a leggere i dati che un ex-ministro BibliotecaGino Bianco· dell'impero giapponese aveva esposto sobriamente e chiaramente nella North American Reoiew sui progressi economici del proprio paese (1). Che cosa indica lo sviluppo rapido, me'raviglioso del Giappone e la sua concorrenza vittoriosa ad alcune industrie europtle e nord-americane? Questo solo: l'Europa quando avrà visto ripetere in Cina ciò ch'è avvenuto nel Giappone, avrà visto del pari ingigantire un pericolo che la minaccia; poiché la concorrenza che oggi viene da un impero di quarantacinque milioni domani verrà da un impero di quattrocento milioni, dove i salari sono assai più irrisori - se può chiamarsi salario quel tamo che si dà ad un operaio intelligent,e e laborioso per comprare un pugno di riso ed un pizzico di oppio - che non siano nel vicino paese dei crisantemi. Che cosa si dovrebbe fare per allontanare il pericolo o almeno per attenuarlo? Ritardare lo sviluppo economico dell'Estremo Oriente e preparare in casa propria una condizione di cose, che renderà meno dannoso l'urto quando esso sarà divenuto inevitabile come la morte. •-t 't Che cosa ha fatto l'Europa; che cosa ha tentato di fare l'Italia; che cosa consiglia !'on. Dc Marinis? Tutto il contrario di ciò ch'era utile ed anche onesto di fare. L'on. De Marinis riconosce la grandezza del pericolo economico giapponese; e per eliminarlo lo vuole decuplicare provocando il pericolo economico cinese! No, egregio amico mio ! Non si tratta di ottenere il trionfo della politica della porta aperta - una frase ed un fatto scelleratamente ipocrita; si tratta invece di chiudere le porte di casa nostra. E noi dovremmo avere interesse speciale, noi, i cinesi di Europa,a vedere chiuse le porte di Europa e cli America, più che ai prodotti, agli uomini della· Cina, che lasciati liberi, verrebbero nel bacino del Mediterraneo, come sono andati a San Francisco e negli Stati Uniti, a fare asprissima concorrenza ai nostri poveri emigranti. Né mi permetto di ripefere all'on. De ìviarinis l'offesa che gli ha fatto qualche giornale imperialista i~aliano; il quale nell'entusiasmo pel suo discorso gli ha attribuito lo sproposito bestiale di vedere in Cina uno sbocco pei nostri uomini quasi non fosse noto anche agli imbecilli - purché non siano imperialisti - che laggi11,la densità della popolazione, almeno nelle zone vicine al mare, è maggiore di quella altissima d'Italia e si avvicina a quella massima del Belgio. Chiamai la politica della porta aperta scelleratamente ipocrita; e chiarisco il ·giudizio severo. L'Europa non potrebbe che imitare gli Stati Uniti e l'Australia volendo aperta la porta altrui, per mantenere chiusa la propria. Infatti gli Stati Uniti e l'Australia, - e la seconda fa parte integrale dell'Impero britannico -, mentre vogliono che la Cina lasci entrare gli uomini e i prodotti propri, hanno chiuso brutalmente la porta ai poveri cinesi, che anelavano a cercar lavoro ! L'Europa e l'America vogliono aperta la porta della Cina; e per apertura intendono quel disonesto brigantaggio c9llettivo, che ha disonorato testé l'umanità con atti· feroci e disumani, consumati dai soldati del Concerto europeo a danno delle donne, dei vecchi (1) Vc,li R1v1STA Po;·o1..11rn, ·\nno VI, N. 21: La ri-voluzione industria/e nel G iappon.; (U11articolo <lei conte Oknma, cx ministro <lei Giappone).

RTVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCTALI 207 dei fanciulli, degli adulti pacifici ed inermi della Cina. L'Italia, per consiglio deU'on. De Marinis, non contenta di avere contribuito a provocare il moto dei boxers col tentativo dell'occupazione della baia di San Mun, dovrebbe contribuire a mantenere la porta aperta della Cina rubandole brigantescamente la baia di Nimrod e preparando altre riscosse nazionali, che finiranno un giorno col far buttare in mare tutta la marmaglia soldatesca che va in Oriente ad esercitare il furto e l'assassinio in nome ... della civiltà! Su questo punto oramai, tutti i Monti-Guarnieri della Camera che mi chiamarono apologista degli antropofagi, e tutti i patriottardi della stampa, che mi onorarono col titolo di ambasciatore della Cina, quando il 6 luglio 1900 ebbi il coraggio di dire per il primo nei Parlamenti cli Europa la verità vera sui boxers e sulla Cina, hanno avuto imposto silenzio dai fatti da loro provocati o applauditi! • . "' Ma che vuole infine, !'on. De Marinis? È chiaro : egli vuole il trionfo della politica megolomane, che oggi si chiama dempcratico-impe!'ialista, ch'ebbe il suo modello in Cesare, e che oggi è impersonato in Mac Kinley negli Stati Uniti, e in Chamberlain, il figlio di Caino, come lo chiamav·a Stead, in Inghilterra; egli vuole la più grande Italia, come altri vuole la più grande America e la più grande Britannia. Gl'italiani potrebbero avere, ed in parte hanno già la più grande Italia, come l'hanno già chiamata due onesti ed intelligenti inglesi (1); potrebbero averla e svilupparla nell'agricoltura, nel bacino del Plata, nel Brasile. Ma non se ne curano gl'imperialisti : puah ! l'avrebbero senza sangue, senza battaglie, senza violenze, senza ingiustizie. Che miseria ! che vergogna !... Oh ! questa più grande Italia non sarebbe degna del neo-imperialismo, anche se questo fosse democratico. Ebbene l'imperialismo puro e semplice quando espose il suo programma a Recco, per bocca dell'on. Bettolo, ebbe fatto da me (2) la critica piu naturale e che sgorgava spontanea dalle cose. Questa critica, devo ripetere, adesso che l'imperialismo vuole essere considerato democratico, e che ha esposto il suo programma per bocca dell'on. De Marinis. L'imperialismo - da Cesare a Napoleone 1°, da Disraeli a Mac Rinley. a Chamberlain - é stato e sarà il prodotto della ricchezza e della grandezza raggiunta; rappresenta il delirio e il parossismo dell'una e dell'altra, e prepara ed affretta la caduta miserevole di entrambe. Cosi fu a Roma e in Francia; cosi è in Inghilterra e negli Stati Uniti. Un imperialismo alimentato dalla miseria e che dev'essere mezzo per raggiungere la ricchez,:a e non risultato della medesima, non è mai esistito. Forse si potrebbe scorgerlo in Russia, dove si accompagna a tutte le tormentose manifestazioni di un organismo in preda all'anemia ed alle convulsioni epilettiche. Certo gli on. De ~!Jarinis, Bettolo, Fortis e (1) Italis To-day by Bolton King and Thomas Ohey London James Nisbet. 21 Bernery Su·eet. 1901 cap. XVII. G/'eater ltaly. Mi occuperò di questo Ìml!ortante libro in un altro numero. (2) Vedi R1v1STA Poror..\RP. Anno VII ·. 2: Gli avvenimenti e yli uomini (li urogramma del neo-imperialismo italiano). BibliotecaGinoBianco compagnia crispina lo vorrebbero inaugurare in Italia. Di fronte a questo insano ed audace tentativo vien fatto di chiedersi con l'on. Saracco : siam·onoipoveri o non siamo? A chi della povertà nostra dubitasse, c'è da additare tutti i miserevoli e grotteschi tentativi di riforma tributaria, che sono stati escogitati sinora. Un fiorentino, spirito bizzarro, si afferma·che abbia considerato i progetti dell' on vVollemborg come la gravidan:za della regina Draga. Egli ha dimostratQ, però, che i progetti dei predecessori delJ'attnale ministro delle finanze furono altrettante false gravidanze, e tali saranno quelli dei successori prossimi o remo ti. Furono e saranno tante gravidanze di regine Draga, perché l'ingegno e la volontà degli uomini s'in~rangono contro la realtà delle cose. La realtà delle cose dice anche agli imbecilli ed ai -pazzi : che non è possibile una riforma tributaria se non si -diminuisce di un centinaio di milioni all'anno l'attuale schiacciante pressione delle imposte. Egli è perciò che ho avuto sempre molta simpatia per !'on. Sonnino: egli da buon imperialista, ha evitato sempre scrupolosamente di promettere la:riforma tributaria, ch'è inconciliabile colle attuali condizioni della finanza dello Stato. Voglio augurarmi che l'imperialismo, fattosi democratico, adotti la sincerita lodevolissima dell'ex ministro del tesoro e che dica chiaro agli italiani che vuole andare a sfondare le porte della Cina, rila che: ip, tende chiudere le porte alla speranza nella riforrpa tributaria. Dr. NAPOLEONE COLAJANNI • Deputsto al Parlamento. Cubae gli Stati·uniti La Rivista Popolare nel numero 9 ha pubblicato, riassunto, un articolo su Cuba del senatore yankee Albert I. Beveridge, che già aveva visto la luce nella « North Ameri_can Rewiew ». Negli Stati Uniti le cose dette su Cuba sono molte e strane, e qualsiasi affermazione, per originale ed inverosimile che sia: non produce impressione alcuna. Non cosi in Italia dove quella rivoluzione cubana - veramente straordinaria per il numero dei caduti e per l'abuegazi'one dei ribelli che lottavano quasi sempre senza munizioni e sempre affamati e nudi - ha trovato un'eco simpaticissima, ed è necessario impedire che una sbagliata informazione cambi questa bella disposizione di simpatia e dimostrare che l'atto di brigantaggio, che vogliono commettere i Trusts ed i governanti degli Stati Uniti, non è giustificabile. Il senatore nord-ameriéano · divide il suo articolo in tre parti, con quella precisa disposizione che é l'unico merito degli scrittori del suo paese: espone prima le idee dei vecchi politici degli Stati Uniti, sulla questione, poi dà una interpretazione sua, abbastanza originale, alla joint-resolution approvata alla vigilia della dichiarazione di guerra della Spagna, ed infine vuol dimostrare che Cuba sorge a vita nuova pel govern<, che ivi mantengono gli Stati Uniti, senza del quale non sarebbe possibile l'indipendenza, né la libertà, nè l'ordine. -Le citazioni delle opinioni di .Jefferson, Monroe, Pierce, Quincy Adams ecc. sono molto esatte· e per

208 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI vero si avrebbe potuto anche essere più prodighi. N_oipotremmo perfino citare opinioni di politici spagnuoli che fin da due secoli fa temevano la vicinanza della repubblica che sorgeva dalle colonie inglesi dell'America del Nord. Ma non solamente per Cuba si potrebbero fare di tali investigazioni storiche bensi per tutte le regioni e paesi limitrofi. Il Messico, ad esempio, nazione fiorente, che é anche uno dei vaticinati a scomparire come stato indipendente, é in eterna preoccupazione, al punto che, quando si trattò della costruzione della ferrovia <;helega la capitale alle principali reti ferroviarie degli Stati Uniti, un vecchio patriotta vi si oppose, non sconoscendone gl'immensi vantaggi, esclamando: Fra noi e quella potenza vorrei il deserto. Ciò dimostra che l'imperialismo non é stato mai una pianta esotica negli Stati Uniti e che la politica di quel paese é stata sempre invadente; ma non spiega né giustifica quella opinione che vorr.ebbe far credere al bisogno imperioso da parte dell'Unione Americana di assorbire Cuba per completare la propria integrazione politica ed economica. Contro queste affermazioni dei Jefferson, dei Monroe e degli Adams vi é una manifestazione più concreta e più ·vera dell'opinione nord-americana sul caso cubano, ed é la joint-resolution (legge votata a Camere riunite) approvata il 20 aprile del 1898. Il senatore Beveridge vuol dare a questa legge una interpretazione conforme a ciò che Ìle pensa va Jefferson'cen to anni addietro; vediamo citandola se il testo può dar luogo a iriterpretazioni causidiche. Ecco la resolution: Si risolve dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti riuniti in congresso: Primo, che il popolo di Cuba é, e di diritto deve essere, libero ed indipendènte; Secondo, che é di dovere degli Stati Uniti esigere, come il governo degli Stati Uniti per la presente esige, che il governo di Spagna rinunci immediatamente alla sua autorità. ed al suo governo sull'isola di Cuba, e ritiri dal territorio di questa e dalle sue acque le forze di terra e di mare; Terzo che per la· presente si dà ordine ed autorità al Presidente degli Stati Uniti di usare nella sua totalità le forze di terra e di mare degli Stati Uniti e per chiamare al servizio attivo la milizia dei differenti stati fin dove sia uecessaria per portare ad effetto questa risoluzione; Quarto: che gli Stati Uniti dichiarano per la presente che non hanno intenzione né de~iderio di esercitare sovranità, giurisdizione o dominio, eccetto per la pacificazione dell'Isola, ed affermano la loro determinazione di lasciare, ottenuto ciò, il governo ed il dominio dell'Isola al suo proprio popolo. Sii: et simpliciter. E da ciò non si può dedurre altra cosa, che non sia la dichiarazione di dare una completa indipendenza ai cubani dopo che la pace vi regnasse completa. Qualunque legame di autorità che assoggettasse Cuba agli Stati Uniti, di qualsiasi forma, violerebbe apertamente la legge votata e calpesterebbe la dignità di tutto il popolo degli Stati Uniti. E cosi Io intende il senatore Teller che fu autore della resolution, e \:hiaramente lo ha detto nell'istesso Senato quando si discusse l'emendamento Platt (1). (I) L'emendamento presentato da Platt, ed approvato dal Senato e dalla Camera de~li Stati Uniti, esige dai Gubaoi, prima di ritirare l'occupazione militare, di riconoscere il diritto al Governo degli Stati Uniti d'intervenire nei trattati, di mantenere .forze militari in due o tre punti, di controllare l' emissione dei bqni dei debito pubblicq ed i! risanamento delle çit~, BibliotecaGino Bianco Ma poiché il terreno giuridico gli si perde sotto piedi, l'articolista yankee scorge l'esistenza di un problema pratico. Vediamolo. « Cuba non poteva liberarsi sola dalla Spagna ». È inesatto. Molte altre colonie dell'America· centrale e meridionale si sono liberate sole dalla Spagna, quanclo questa nazione era immensamente più fo1te. Nel caso speciale vi é di più : il generale Bianco, capo dell'esercito spagnuolo, aveva scritto al generale Massimo Gomez, capo degl'insorti e gli parlava di una facile intesa; l'Isola aveva già un governo autonomo, quindi era perduta per la Spagna dal punto di vista fiscale, e gli Spagnuoli già stanchi iniziarono un armistizio che gl'insorti non vollero mai accettare, poiché mentre il nemico non abbandonava il suolo cubano non volevano dargli né pace né tregua. La premessa di Beveridge é dunque sbagliata ; ma se anche cosi non fosse, non si altererebbero i termini della quistione, poiché gli Stati Uniti nella parte dichiarativa della joint-resolidion avevano· promesso, prima d'ingaggiare la guerra, che essi inter venivano in nome dell'umanità oltraggiata e non a scopo d'ingrandimento. Il senatore ragiona cosi: Liberata Cuba dalla Spagna, l'abbiamo portata a uno stato di civiltà dalla oscura barbarie, gli analfabeti rappresentano più del 50 010 della popolazione, i fanciulli delle scuole elementari da 4,000 sono giunti a 150,000, in due anni del nostro governo, tutto si e trasformato e le autorità americane vi hanno fatto miracoli, se noi abbandonassimo -l'Isola a sé stessa tutto cadrebbe. Veramente Cuba aveva bisogno di miracoli dopo tre anni e mezzo di guerra devastatrice, mà pur troppo non ha avuto che il più stupido, violento ed immorale dei governi militari. Prima di tutto, i due fatti specifici che presenta l'articolista non hanno q_uelvalore che a prima vista sembrano avere. È vero che i fanciulli che andavano alle scuole nel '98 non sorpassavano i 4,000; ma questo perché? perché il governo spagnuolo durante la guerra non pagò ai suoi impiegati e specialmente ai maestri che chiusero le scuole non potendo soddisfare gli affitti delle case e non volendo prestare un servizio senza compenso; perché essendo state distrutti tutti i villagi ed alcune città con essi, andarono in fiamme anche le scuole ; perché, quando vi é una rivoluzione le madri preferiscono avere i figli in casa. Se nel fare questa statistica il politico americano avesse avuto l'intenzione di far scaturire la verità, per far la comparazione, avrebbe preso le cifre dell'ultimo anno che precedette a quelli della guerra ed allora avrebbe visto che la differenza non é cosi enorme. Con gran vantaggio o senza questo, la gloria, che ne deriva dal buon andamento dell'istruzione, spetta poi esclusivamente ai cubani nelle cui mani si trova. L'autore della legge sugli studi è un intelligente cubano il professore di filosofia dell'Università dell'Avana, Enrique José Varona; l'Intendente capo delle scuole é il cubano .José Maria Lopez; gl'intendenti delle provincie sono cubani e cosi pure i maestri tutti. I militari nord-americani v'intervengono solamente quando si tratta di comprare banchi o libri, allora si, perchè vi é da guadagnare di sicuro. L'analfabetismo supera il 50 010. Non é solamente a Cuba dove si presenta questo doloroso caso, e, per quanto ne sappiamo, non ancora gli Stati-Uniti si sono cle<;isia sconoscere il diritto all'indipendenza a quei

R!VlSTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LJ 209 paesi che si trovano in tali condizioni. Precisamente i cubani insorsero contro quel sistema coloniale che produceva, fra le altre piaghe, l'analfabetismo, ed appunto perché insorsero gli Stati-Uniti riconobbero loro ·nel '98 il diritto di formare un popolo indipendente. · Ed ora vediamo ciò che ha fatto il governo militare nord-americano in due a.nni e mezzo di occupazione, e vediamo se sono veramente dei miracoli. Nel campo economico. l'amicizia ed il temporaneo governo di Cuba nelle mani della vicina repubblica apri il cuore pei cubani aUa speranza, si credette, ciò che era giustamente sperabile, che il -governo di \V~shington favorisse l'entrata dei prodotti cubani, che facesse sorgere nell'isola banche agricole ed industriali, che iniziasse tutto un movimento economico per ricostruire la ricchezza. Invece, le tariffe degli Stati-Uniti, non si sono alterate e, per contro, quelle cubane sono state ridotte di un trenta per cento per i prodotti provenienti. daO'liSta ti Uniti ; una banca agricola di solamente 15 ~lioni di franchi, proposta e favorita da tutti i municipii della Provincia di Villa Clara, non potette istituirsi, perché non volle permetterla il governo militare ; altri tentativi sono pure abortiti per l'opposizione costante dell'istesso governo, il quale d'altra parte richiedeva tutti i dati necessari sulla quantità dell'ipoteche che gravano sulla proprietà, e sulla ricchezza dei boschi, per darli poi a compagnie private di cittadini nordamericani, affinché comprassero a prezzi vilissimi la terra al misero ed affamato proprietario cubano che non poteva pensare di fecondare nel suo campo per mancanza assoluta di capitale; ed ora deroga quel" decreto che ha sospeso per quattro anni il pagamento dei crediti ipotec;i.rii provocando l'ecatombe della proprietà cubana, prima di abbandonare definitivamente l'Isola.· La produzione quindi, ad onta degli sforzi degl'indig~ni, resta di gran lunga inferiore a quella degli anm che precedettero la guerra, basti dire che mentre oggi si producono all'incirca 500 mila tonnellate di zucchero, nel 1894 si arrivò a più di due milioni: e dire che i prezzi di oggi sul mercato di New-York sono superiori a quelli di allora ! Nel campo politico la fortuna non é migliore. Era sperabile certamente che un soffio· di quella libertà (politica ben inteso) che si gode negli Stati-Uniti arrivasse fino a Cuba; ebbene udite : Gli operai dell'Avana a fine del 99 organizzarono lo sciopero generale pel giustissimo motivo che i proprietari e gl'in- .dustriali, per tutti i lavori, manienevano i vilissimi prezzi del tempo della guerra, mentre i loro guadagni erano aumentati di molto. Lo sciopero cominciò ed i padroni avrebbero ceduto; ma ·i conti si facevano senza l'oste, e l'oste era il generale \Villiam Ludlow, capp militare dell'Avana, che imprigionò tutti gli oratori dei meetings e lanciò un ukase ordinando di .lavorare agli altri. Il lavoro si riprese, poiché si temeva fare ·una questione politica che mettesse in forse la desiderata indipendenza. In febbraio 1900 arriva Malatesta a Cuba, veniva dal fare un giro cli propaganda negli Stati-Uniti, e gli si -impedisce di parlare su certe speciali questioni con la minaccia di sfrattarlp dall'Isola. Due pubblicisti, Cervantes ed Arnautò pubblicano il giornale El Reconcen,t,,ado attaccano le autorità americane, sono imprigionati, il giornale sòppresso, ed essi, cubani, obbligati o ad BibliotecaGino Bianco abbandonare l'Isola o a giurare di non più scrivere pel pubblico. Il collegio degli avvocati dell'Avana nomina membri del Consiglio dell'ordine alcuni magistrati destituiti dal generale Wood violentemente ed ingiustamente; Vi ood allora scioglie il collegio degli avvo_cati. << L(I, Discusion », il giornale cubano di maggior circolazione, pubblica una allegoria poliLica il giorno di Pasqua ponendo sulla croce al popolo cubano ed a destra e sinistra Mac Kinley e Wood. Questo ultimo sopprime immediatamente il popolarissimo giornale che solamente dopo molte proteste poté riprendere le pubblicazioni. E così cento e cento altri brutali atti del violentissimo governo militare. Se questi fatti avvengono, non possono essere molto edotti nell'arte del governare gli emissari del governo di vVashington. . L'attuale governatore militare è il generale Leonard Wood. Arrivò a Cuha colla spedizione comandata dal generale Shaffter e sbarcò nei pressi di Santiago, come capitano medico addetto ed un reggimento. In pochi giorni arrivò a prendere i galloni di colonnello. Traslocato il generai Lawton alle Filippine, dove vi moriva, fu nominato generale ; e, richiamato il generai Brooke agli Stati-Uniti per inettitudine nel 1899, venne ad occupare il posto che. tuttora occupa. La rapida carriera non é dovuta a meriti speciali (1), e la chiave dell'enigma é presto trovata, quando si sa che \Vood é amico della famiglia Mac Kinley, e fu medico della signora del presidente, quando questi non era ancora tale. Nepotismo, niente piu che nepotismo. Di carattere violentissimo ha perfino destituito dei magistrati che in una causa civile non avevano e-- messo una sentenza che egli credeva giusta. Leggiero al massimo grado dichiarò ali' Assemblea Costituente, tuttora in funzione, nel giorno della sua apertura, che poteva o no occuparsi delle relazioni che dovrebbero esistere fra Cuba e gli Stati Uniti, giorni dopo lo smentì ad onta che il testo ufficiale del discorso fosse chiaro e preciso come la luce del sole. L'attuale presidente d~ll'Assemblea Costituente Dott. Domenico' Mende_z Capote, ex generale rivoluzionario, diceva a me che non potevasi trattare con Wood per la poca importanza che dava alla propria parola. In Cuba, dove l'ironia é ben maneggiata, se ne contano delle belle sulle prome1Jse che fa giornalmente il General vVood a quegli enti o a quelle commissioni di cittadini che domandano appoggio alla sua autorità. Ora protegge la compagnia nord-americana dotta Cuba costituita per cpstruire una ferrovia che attraversa· tutta l'Isola. Il senatore nord-americano Foraker propose ed il senato approvò una legge ~he proibisce, nell'Isola, durante il periodo.d'intervenzione, di dar concessioni. Ebbene ad onta di questa legge Foraker - come è chiamata·-- le parallele della ferrovia già si vanno estendendo indisturbate, ed i reclami dei cittadini che posseggono il suolo, dove si passa e si lavora, restano inascoltati. Una figura di miglior rilievo per un osservatore é un altro generale che precisamente fu nominato direttore generale delle Poste, di quelle Poste, delle quali parla con entusiasmo l'articolista. Beveridge: M.r Rathbone. Uomo d1influenza negli Stati l.initi ( l) Egli non si .è. mai battuto nel h. guerra cont,·o la Spagna; ciò venne ricono~ciuto dal Senato quando fu nominato ge,.erale dell"esercito 1-egolare. 1

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