Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 9 - 15 maggio 1901

RIVISPTOAPOLAR DI POLirfICALETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 9 Abbonamento postale Roma,15 Maggio1901 GDI HVVENIMENr.DIE GDI UOMINI I miracoli della liberti. La festa del 1° Maggio celebratasi in Italia con tanto concorso di lavoratori e con titnta tranquillità, dimostra che si può verificare tra noi ciò che certi osservatori superficiali scioccn,meute vanno predicando cl.t'è solo possibile in Inghilterra. L'ordine è stato scrupolosamentemantcnuto <lap- !umore avendolo visto passare liscio, senza una piccola colluttazione tra popolani e poliziotti, senza arresti, senza uno straccio qualsiasi di processo; e per tt-ovare occasione di biasimo contro il ministro del/'intemo, ?he _h.a fatt_o ~em_plicemente il suo dovere rispettando 11 <l1ntto eh nun10ne, hanno osservato: Sapete perchè si mantenne l'ordine 'I perchè ai climosti·anti si concesse tutto, pertn tto; e il risultato si ottenne con nn mezzo semplice, verau1en • te miracoloso: bastò che non interveuisse la polizia! Studidi teste. anc4 e cli violare inipiineni ente le leggi!Si permise sinanco cligi·idare: In Inghilterra, per lo appunto, al non inter- ' ento della polizia. si deve il fatto che centinaia di migliaia di uomini si riuniscano a 'l'rafalgar S q u are senza che vi si abbiano a deplorare tumulti e conflitti sanguinosi. E diciamo ruale che il fat,to sia dovuto al non intervento dei policemen. Questi in realti\ vi fanno atto di presenza, e vi esercita110 talora un a funzione che farebbe allibire i nostri conservatori: intervengono ... per garantire il diritto di riunione ! Lo garantirono agli anarchici contro il fonatistuo dei borghesi che non vole,ano una volta lasciarli riunire in Hyde Park. Cose dell'altro mondo! Yiva leirepubblica! sotto il muso dei reali carabinieri, chepocomancò non rispondessero al grido sovversivo col salato militare. In qncsto moclo è facile, conclu- <10110, .far passare una serfo di dimostr<izioni e olla massima tranqnil lità ! Abbiamo letto molti giornali, e di ogni colore, e non ce n'è capitato uno solo in cui sia fatta menzione del grido: Yiva /et repubbl'ica ! lanciato nelle rinnioni <lei 1° Maggio ... i\la so ciò fosse Yero 1 Dimostrerebbe <"hei nostri governanti cominciano a mettere giudizio. In Ingh ilterrn, a forza di lasciar crit.ic,ue colla massima Jihertà tutti i lllelllbri della Famiglia Renlc, sino all'uso tlell' ingiuria volgnre, a forza di lasciar gri11.Lrelibera.mente: Virn la repubblica! non si è sentito pii1 il biso - gno di M·ere la repubblica per garenzia della libertà; e i repubblicani si sono assottigliati nel paese e sono scompa,rsi dalla Camera. Gli scioperi. Intanto notiamo che anche in Inghilterra, quando la polizia, agli ordini dei consc.natori e dei reazionari, interveniva inopportunamente, determinava gli stessi incidenti dolorosi, che tanto spesso si verificarono tra noi. E' celebre il così detto massacro di Manchester. Viceversa, anche in Italia, quanUn giorno di paura e trecentosessantaquattro di pace. (Asino di Roma.) La eco della fine misera.ndn, dello sciopero di Marsiglia, sostenuto con hnta diguità anche dall' elemento italiano, co1ue osservò qnì stesso il nostro Niceforo, non era spenta quando ci perviene la notizia che lo sciòpero minaccioso dei minatori di ì\Iontceau-les-mines è term i1mto colla improvvisa sottomissione <legli scioperanti, tornati al lavoro sic et siinplioiter. Questo esito riusci del tutto inatteso dopo il rejerencliiin, che aveva dato risposta affermativa, sebbene con scarsa maggio· ranza, in favore ddla. continuazione dello sciopero e dello sciopero generale cli tutti i minatori della Fran~ eia, come si era, stabilito nel Congresso di Lens. do la polizia si contenne correttamente sotto altri ministeri, si ottennero gli stessi risultnti, che si ebbero testè. Senza rimontare molto lontano ci basterà ricordare la colossale dimostrazione di Roma che protestò contro l'assassinio Frezzi. E allora ci fnro110 uomini che si dicono liberali e che siedono a Sinistrci, che rimproverarono all'un. Di Rudinl di avere inferto nu gnwe colpo al principio di crntorità non soffocando nel sangue una manifestazione legale e morale ... Anche in occasione del 10 i\laggio 1901 ci sono stati giornali che non banno saputo nascondere il loro maBiblioteca Gino Bianco

162 RlVlSTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI La causa vera della sottomissione dei mina~ori Y~ ricercata nella deficienza dei mezzi per la contmuaz!on? della lotta e nella poca solidarietà addimostrata dai nunatori del Pas de Calais, che no11 vollero me~tero a disposizione dei compagui di i\Iontccau-les-~[llles le centosessantamila lire circa che hanno in cassa Quest~ circostanza probabilmente, sull'animo degli s?iopen~nt! avrà esercitato maggiore influenza che non 1 cons1gl! di prudenza e la tat.ticà opportuuist.a raccomandata da Jaurés e da Basly. . . . . . Noi non ci occuperemmo d1 questi sc1open fra:nces1, benchè semp~-e per sè s~essi interessanti, s~. e~s1 .non fossero ad1ttt1 a trarne rnsegnameut1 per gl 1~al!a_u.1. Da noi da qualche tempo c'è nlla _ver:1nu~nrn, cli SCIO~ peri. Comprendiamo che le conthz1om <1e1.lavorato1:i sono tristi e ch'è legittimo ogni loro tentativo per m1~ gliorarle. Ma Jr, quistione guar<hta <h <]nesto pnnto d1 vista sarebbe malamente posta. . Ciò che devono esaminare coloro clic provoca110 gh scioperi /i una cosa diversa,. Essi luurno il dovere di esamin~re: 1 ° se sul mercato del lavoro c'è sovrabbondanza di braccia; 2° se c'è sufficiente solidarietà tra i lavoratori· 3° se ci sono i mezzi uconomid per continuare per' qualche tempo al meno la resis_tenza. Ora pochi vorranno essere tanto pazr.1 dit atfernrnro che le risposte su questi tre punti JJossono essere in CJ'euerale frworevoli allo sciopero Questo, a<lunquo, co- ~ie •massima dev"essere sconsigliato energicamente; edi primi a sconsigliarlo dovreb½ero es~ero i socia(isti, che spesso se ne fanno promoton con 1mperdonalnle leggerezza. Nelle condizioni doll'1talia, nncl1e con 1111 governo il quale pare che non voglia seguire i tdsti p~·ece<lent\ dei ministri, che scelleratamente manclavm{o I soldat1 a far concorrenza ai lavoratori, noi uon sapremmo abbastanza sconsigliare lo sciopero, che rappresenta, una somma cli sacrifizi incalcolal.Jile per colnro che altro non posseggono se non il prodotto c1i uri;, giornnta di -lavoro assai scarsamente pagnto. Qualche volta ci sono circostan1,e favorevoli per la buona riuscita t1i uno sciopero; 111a cli~grazi,,tamonte anche i parziali successi produco110 alcuni risnltat,i dispiacevoli: i successi incoraggiano gli altri, ed esercitano un fascino pericoloso in coloro che si trova.no in condizioni sfavorevoli; e d'altra parte stimolano i padroni a contrapporre altri espedienti allo sciopero e li ·solidadzzano. Non si dimentichi che oggi anche iu Inghilterra, la terra classica degli scioperi, si ricorre assai più difficilmente a <]Uest'arn1it a doppio taglio, che lacera spesso le mani di coloro che la brandiscono. E le Trade Unions sono agguerrite e possedono il mezzo per fare la guerra: il denaro; esse dispongono di milioni di lire. i\fa l'insuccesso cln,moroso dello sciopero dei meccanici, che durò molti mesi e costò oltre dieci milioni di lire italiane, ha esercitn,to un aziono sedativa. Egli è che alle Trade Unions dei lavoratori si contrn,ppongono di g;à le Unioni dei padroui e dei capitalisti; e siccome l'cr.rgent .fait la giwrre, per le sccomle, che <lisµongono di milim·di, stanno tutte le probabilità della vittoria,. L'ebbero nella grand0 battaglia del 1::ivoro data dai meccanici. ch'erano pure i meglio armati. Avvertiamo, infine, che le probabilità del successo crescono pe1· gli scioperanti, quando Pa111biente soci al\) è a loro favorevole: l'azione morale è un fattore notevole ~n cui si deve contare talora maggiormente che sul moveute economico, n,nclri! giustissimo. Questi insucccs.si ripetuti negli. scioperi meglio organizzati e provocati_ cla ragioni ovhlcnti, hanno fatto fare passi giganteschi all'idea dell'cirbitrnto obbligatorio, che forma parte. della sapiente e democratica legislazione sociale della Nuova Zelanda. L'ha proposta co.l sno dis,egno <li le.gge il Millerand e noi ci rdfrettammo a fare c.on,oscere la relazione_ note,·oJe che lo procede, e ch'è . stata riprodotta cla parecchi giornali italiani in occa- &,ione dell'arbitrato deferito a Zanardelli clagli arrnatori e dalla gente di mare di Genova Questa la. via da seguire, e siamo assn,i lieti nel vedere che Antonio Labriola, cui d(lve tanto il partito socialista pel forte co1:1tributo intellettuale che vi lra portato, l'abbia esplicitamente consigliata in nna uotevo• le lettera al direttore della '.l'ribtina, che ci duole di non potere riproduue. E noi sottoscriviamo di buon animo a queste sue oneste parole: « socialisti e rifor- « misti che siano i consiglieri degli operai, devono tutti BibliotecaGino Bianco « uniformarsi a 'l nesta regola: che il miglior r.onsigiio « è quello che mira al\',1,ttuabi!e. Tutte ~o antici_Pt!zioni " riescono superflue, quando non tornmo add1nt.tura cc ,lannose ». 'oi sottose.riviamo tanto piì1 ,·olentieri, iu ()uanto che non ,1,bbiarno atteso gli ultimi avvenimenti per dare ammonilllenti severi nHi. onesti ai lavoratori. Sin da quando in Sicilia ci fn quella ubbriacatura pseudo-socialista dei Fcisci, quando gli scioperi cominciarono a dichiararsi con frequenza epitlernica e contagiosa, avvertimmo che sarebbero finiti rnale. Non fummo ascoltati, e succ-esse ()Uello clre successe! I fonlli segreti e il m:1la111lriuaggio. Dopo tanti anni si pre~enta il caso tli una rola1,iono sul bilancio dell' interno dovuta ad un sovt'crswo . ... I11 n,lt,ri tempi la Camom 110a1·e1·n avnte parecchie e tntto interessanti, stese dl,t <]mHclrerneml.Jro dell'Jlstremn l::Jinistrn: riconliamo, ad esempio, (JHl:llle dell'on. i\iussi. Perciò non riteniamo esatto ciò clre dice in proposito la '.fri/Juna. Quest'an110, per ulla serie di fortunate coincidenze, Jn, relazione sul bilancio dell'interno l'ha fatta l'on. Pilade Mazza, con grave scan<folo della reazione, Il deputato repubblicaoo per Roma non ha proclamato la repubblica, ma auclre Yalenclosi dugli elementi raccolti tlal JJredece~sore suo, on De Martino, ha fatto una relazione clro Ira solle1·at.o 11n coro di lodi. Tutti i piì1 i111portanti proble111i vi sono esaminati : l'incrc111011todella spesa, l'aurnentodelhtrccidirn,, il pessimo siste11m carcerario, o meglio le pessi111econdizioni dello carceri. l' insnfficienr.a e il cattivo ordinamento delle colonié penitenziario, l'amministraziono.dellltpnbblica sa11it,\, ecc. ccc. Noi vogliamo soltanto far cem10 di dne qnesti on i special i : della riconosciuta necessit~ del discentrnr11ento e dei fondi segreti pc1· l:t rcpros• sionc <lui 111ala11drinaggio. L'on. ~lazz;t sul primo argomento scrive: « Noi distruggemmo ogni forza di vit:1 locale, spostammo i centri naturali a cui i centri minori si rag- "l'1tppa~ano alterando l'anticoonlinamento per cui furono ftoricli e glol'iosi, in tempi men civili dei 110stri, gli antichi C.:omuni. E' te111poLii atfro11tm·e la <]Uestione: (]116i;te ingerenr.e del governo centrale spesso si tramu.ta,n~ in incivile influeuza. speS$0 creano cliontelo colpevoli, comun()ue Yiolano o intristiscono ogni germoglio di vita. localo. Occorre rendere più olasticlre le amministra7.ioni locali; e così si tronclre1·anno anclre (]nei vincoli clre spesso rontlucouo, tra Governo e Comuni, a transar.ioni etl :ì compensi che corro111pono la vita. pubblica del paese.» 1-'iìt caratteristico, più istrnttiYo - se qualche ·cosn. potesse valere ad illuminare gl'it;iliani - ò qua1\to egli di cc sull'uso dei foncli segreti por la soppressione del 1rnih,ndrinaggio. O"ni buon minchione può irnlllaginare che essi vcugaug spesi dove o·è aucora qualche traccia di malan - drinaggio - a Reggio Calabria, per esempi?, dov_e c'è bri,,antaggio autentico personificato in i\Iusolmo Nrnnte aff,~tto: c'è malandrinaggio politico, 11011da reprim~rc, ma cfa snssicliare a Pisa, a Reggio Emilia, ,, Napoh, a i\lil,i110: ed è quello esercitato da certa stampa. Noi siamo sicuri ohe se l'on. Mazza avesse letto un articolo sintomatico del Don i\11.cir,;io, scritto appena si conobbe che l'on. Saracco aveYa lasciato intatta unn, gran parte dei fondi segreti, ed av.;sse conosciuto ciò · cbe l'ou. Colajanui scrisse, nel Regno clellit 1lfofjia e nell'Ora di I alermo, sul fenomeno Gandino, avrebbe nsn,to un linguaggio assai pii1 severo e ~arebbe assurto a considerazioni assai piì1 amare. L'articolo del Don Nlcir,;w non si può riassnrnern: si deve inserire nelJa relazione. Non avendo potuto fare ciò, consigliamo !'on. i\1azza di leggerlo tale e quale alla Camera. In ()nanto ul .fenomeno Oanclino, gli risparmiamo I~ ]ottura di ciò che ha scritto !'on. Colajanni, dandogli qualche notizia. Don - il don va conservato pirchè gli spetta - Dou i\Ielchiorre Caudino, è un brigaute celebre, che si è ritimto a vita .. pri, 7ata ed onesta. Egli Ira preso in appalto il mante11!m~nto della Pubblica Sic~1rez~a in nna r,oua. della provrncia di Palermo. I propnetan pagan~ a lui una sommerella - specie di centesimi addizionah di nuovo gonere - perchè garantisca loro·1a vita e i beni; e Don Melchiorre Gandino n)antie~e _scrnpol?samente la parola, o nou rnba ai contnbllent1 11contnbuto pa-

luv1st.1 ·poPOLARE DI POLITICA :u~·1'Tl!.'JlE I!.' SCIENil!.: sobAt1 Hlà gato. Sicchè, in ·quanto a mantenimento cli pubblica sicnrezr.a, l'autorità cli Don .\lelchiorrc Caudino vale molto piìt che quelfa del prefetto comrn. De Seta. So Do11 Melchiorre Caudino può esercitare la fuuziouc J1obilir,isima di C()nscrvatore della ,pubblica sicurezza si <le,·e al gqve.rpo esclnsivameute, che peusa a sussidiare i nrnlanddni t1_,iRollla, di :'l[ilano, dt Ka1J()li ecc. Non si accusino i, !)roprietari cli Sicilia; l'accusa sarebbe calunniosa o l'ha, <li most_r,ù? l'un. -Colajaun i nel cita,to v6lnrnotto sul Regno della majffrt. · Del resto, a dimostrare seh.1pre piL1 come le leggi si prestino ad aiutare i proprietari nella lotta contro il mala11ddnaggio, noi narrernmo (]nesto aneddoto. Un grosso proprietario che ha lo sue teue nella zona di.Do1l ì\felçhiorre Caudino, ebbe l'infelice idea di sot1",rarsial suo dominio e pensò di armare i propri contadini. Pc1, armarli c'era una bella spesa da fare - non solo in· co111pra tli fucili e di relative munizioni, ma anche per tasse da pagare allo Stato - cinquecento lirette all'anno al!'i11cirna. Egli, - l'ingenuo - a1-rehbe voluto essere esonerato da (]Uest'ultima spesa in vista dello scopo, che egli crede elevato, - doppiamente ingenuo ! -, propostosi. Ma non potè ottPuerlo perchò non ò consentito al ministro delle finanze di derogare alle leggi vigenti ... Patto il conto a (]uel proprietario, scansando qualun- (]ne Jiossibile conJiitt;o, e liberandosi tfa qua.lunqne g.rnttacapo conviene di sottoporsi alla tntela cli Don i\Ielcl1iorre Cnndino: il f}Ualo gli assicura oompletmnente i beni e la vita per nrrn, somma molto minore. Prenda nota l'on. Mazr.a di tutto (]nest,o, e ricordi alla Camera, occorrendo, ohe c'è state> clii a suo tempo riferì il vero stato delle cose sul dominio Lli Don Can<linù all'ouorevolo Pcllonx cho ci si divertì abbastauza. · 'l'ntt.o ciò può servire a snffrngarc la necessit:'t <lel controllo parlamentare 8ull'nso dei fondi segret-i invano chicst.o eh Crispi - deputato o non ministro - o da Cnv,dlotti in 11110 dei snoi piì1 magistmli discorsi. I cubani alla Casa Bianca. Tn altra. parte della rivista si trova un importn.nte studio sui rapporti tra C11ba e gli Stati Uniti. Prnprio in questi giorni Cnha lm m,wdato l\lla commissione_ in. Wa~hington per trnt,tare col governo della Repubblica sui rapporti fotu1·i tra l'isola Jib'erata dal dominio spagnuolo e gli Stati Uniti. I Cnbani non vogliono saperne <lell'emeudamcuto Platt votato rlal Senato a.mericn.no e che sanzio1111 la supremazia c1ellarepubblica delle stollo, che eserciterebbe uua specie di protettorato .. Tra il Presidente ?IJacKi nlcy ed. il ministro della guerra Root da un lato e i co111mi~sari cubani dall'altro c'è stato scambio di cortesie; ma ali' accordo no11 si è riusciti. Del rC'sto i corn 111iss1Lrci1iban i non souo nemmeno concordi tra loro nella quistione doi rapporti commerciali tra, i due paesi: alcuni sono protezio11isti e vorrebbero difendersi contro l'Unio110 Noi angnriamo dte si trovi un termine di conciliazioue, altriment: gli Ang\o-sassoni consumeranno a tlanno di Cuba lo stesso violento briganta"ggio che l'Inghilterra ha c~>nsurnato contro l'Orango è il '.l'rnns,·aal. Gli Stati Uniti non sono la Spagna debole e lontana; e Cubà non troverebbe contro la grande, ma ormai disonesta repubblica, gli appoggi considùrcvoli che trovò contro p1 madre patria negli interessati nortl-ameri.cani. Paola ì\Iiuk. La socialista rivolu7.ionaria, Paola i\liuk, morta giorni or sono a, Parigi, era corto una dello più valornsc e simpaticl1c agitatrici femmiuili ch!:J vi sieno state .e sotto l'Impero, e. sotto la Terza Repubblica governata fino ad ieri da, monarchici o da opportunisti. Collet.tivista convinta, devota, sino al sacrificio, pronta nelle risolur.ioni, coraggiosa sino all'eroismo, essa con- >=acrò tutta sò stessit. all'apostolato e all'aziono. Paola i\Iink che aveva a.vnto a, maostrn il padre suo, a ventotto anui, noi 1867, pubblicaYa un giornale settirnanale, • J,es Monclies et l'Airagnée. Sotto l'Impern il titolo ora ·eloquente; il resto si può immaginare. Nel 1870, ad Auxerre, fu una delle più energiche organizzatrici della Difesa nazionale contro il tedesco invasore, ma per quanto le fosse poi offerta, non volle Biblioteca Gino Banco a·ccettare la croce della Legione d'onore che portavano· i generali traditori. Durante la Comune fu instancabile collaboratrice di (]Uel governo tanto· calunniato. Inviata in provincia per suscitare e tenor viva l'agitazione rivoluzionaria, Paola ~link, travrstita da merciaia ambulante, distribuì i programmi del wo governo involtandovi i generi che vendeva. Condannata, riuscì a guadagnare la frontiera, e a Ginevra, visse tra privazioni continue, col provento di lezioni che le davano appena il pane per sfamarsi. Dopo l'amnistia del 1880 tornò in Francia colle stesse idee, collo stesso entnsiasmo di propaganda che aveva, quaudo, dieci anni prima, dovette abbandonare la sua patria calpestata dallo straniero e dai falsi repubblicani t.li Versailles. Poche settimane prima di moÌ·ire si alzò febbricitant<:, dal suo lett,o per andare il 18 Marzo, a prender parte al niceting cho il Partito socialista rivoluzionario, il suo, tenne per commemorare la Comune. I settantun auni e le sofferenze non le avevano ancora tolta la chiarezza delle itlee e l'eloquenza per le quali ogni suo discorso si distingueva. l\Iarcelin Berthelot. i\farcelin Berthelot, tutti lo saµno, se è uno dei repubblicani radicali più noti della Fr,mcia, è pure uno degli scienziati più reputati Llel mondo, Membro di tutte le Accademie internazionali, presidente di venti società scientifiche, due volte ministro - una dell'istruzione, una degli esteri - gran croce della Legion d'onore, in questi giorni è stato eletto seuza. concorrenti membro dell'Accademin. di Francia, al posto dell'illustre matematico defunto Giuseppe Bertrand. All'Accademia egli si è trovato come in casa s11a. E lo era infatti dal giorno in cui, semplice studente, gli fu data una stanza del Palazzo per impiantarvi il suo laboratorio. Quella stanza - in cui egli sin d'allora aveva. portato il suo letto da campo e la sua biblioteca,- Berthelot l'allora al punto, ohe ministro non volle dormite al Qu,ai cl'Orsay: l'adora tanto che talvolta vi ricevette persino degli ambasciatori, intelligenti arumil:atori dello scienziato ormai di fama internazionale. Quando Momusen si trovava a Parigi, per la riunione dell'Accademia internazionale, avendo saputo ohe Berthelot doveva dedicare la sua energia in.tellettuale a venti posti per assicurarsi un' en.trata ·annua dJ 50,00(l franchi - che,. in Italia, non avi;(lbbe nemmeno Galileo redivivo - l'illustre scienziato tedesco disse: - Da noi a un Berthelot non gli si dàrebbe nessun

164 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI posto, ma gli si darebbero 100,000 marchi l'unno perchè r1on stesse che nel suo laboratorio a studiare. E veramente Berthelot è un uomo straordinario. Egli, il più gran chimico del secolo, ha trovato e composto dei corpi che arricchiscono nel mondo miglia.iu d'industriali, che danno lavoro. e per lo meno pane, n milioni <li operai. Oggi le t,avolo chimiche destinate a rimpiazzare i cibi diversi che ci fanno vivere sono l'ultima grande scoperta che da un momento all'altro si atten<le cfa lui. NOI l_:\EPI~IMEBE O Pl_:\EVENIHE? J. lumulti del ·Garganico hanno fallo passare in seconda linea il lenlativo di assalto dato dalla reazione al Ministero nel Senato. Ivi risorse la bizanlina questione del reprime. e o precenire risoluta verbalmente coll'ordine del giorno Serena, che indica l'obbligo della prevenzione. Prevenzione! Ma quale 1 Certamente c'è una prevenzione sociale .che mira a sopprimere le cause çhe provocano le agitazioni, i lumulli e<l anche le rivoluzioni. Questa prevenzione venne sempre raccomandala dai pensatori più eminenti e dai filosofi politici; raramente \'enne praticala dagli uomini di governo. ., Superfluo avvertire che non era questa la preven- :.ione predilella dal Senato. Vero è che l'on. Arrivabene non riuscì, anzi non 02-ò formular'e esplicitamente il proprio pensiero, ch'era ed è quello del Senato ; ma le premesse la~ciarono intendere ai più ollusi di mente che si voleva quella prevenzione, falla tulla di violazioni di leggi, di soppressione delle pubbliche libertà, di arresti, di scioglimenti, di provocazioni di ogni genere, che potrebbero condurre, secondo l'avviso del Prefetto di Mantova, ad una rivoluzione sanguinos1. La vera, la sana, l'onesta prevenzione YOrrebbeche ai contadini venisse concesso un salario più umano; che si ritornasse almeno, come disse il ìVIinislro dell'Interno, ai salari che si pagaYano prima del 1866 o dell'Inchiesta agraria La constatazione di fallo dèll'on. Giolitti, che non polè essere contraddetta, insegna. ciò che del resto gli studiosi conoscevano: solamente in llalia la condizione dei lavoratori della terra pesgiora anzichè migliorare. Le dichiarazioni mimsleriali furono correltissime ; avrebbero do\'11lo acconlenl.tre anche i più intransigenti. Fu esplicito infalli l'on. Giolitti nel dire che egli sarebbesi rifiutalo a sci gliere le Leghe, che miravano al miglioramento economico, e che non avevano commesso alcun reato, o allo alcuno che potesse avere le parvenze del reato; e non lo fu meno annunziando che non avrebbe mai messo i rnldali' ai ser\'izi dei proprietari per fare scellerata e sleale concorrenza ai lavoratori. Il contegno del Senato, che non poteva essere più reazio•nario, fu riassunto dalle parole sconvenienti del suo Presidente. L'on. Saracco, da ministro, era stato felicissimo quando parlò di nobili appetiti dei suoi critici; ma egli delle prova di volersi prendere una: rivincita senile, dando un significalo di biasimo, più che d'indicazione sulla via da battere. al Ministero. Il significalo dell'ordine del giorno Serena - che l'on. Giolitti ebbe il torlo di accellare - era chiaro, e non c'era bisogno che il Presidente del Sena.lo lo sollolineasse. Mentre nel Mantovano colle Leghe bene organizzate, e con coscienza abbastanza evoluta, per insospellabile constatazione ministeriale, la legge non viene violala, e tumulti non si hanno da deplorare: nelle Puglie invece i disordini sono stati all'ordine del giorno, e si direbbe che ne sia slalo s.eminalo il germe dall'on. Luzzalli in persona, se si dovesse Biblioteca Gino Bianco giudicare colla norma fallace del cum et post hoc, ergo propter hoc. Le cause del molo garganico sono complesse : la base sta nel grande malessere economico, che arri va alla fame - a noi da Rodi hanno scritto che ci sono slali parecchi casi autentici di morte per fame - e che trova la sua causa dirella e immediata nella ma11.canzadi lavoro. Su questo fondo s'inne,lano le conseguenze delle callive amministrazioni comunali e dei rancori e degli odi personali, ed un pizzico di propaganda socialista, ch'è disadalla alle condizioni intellelluali del Mezzogiorno, come andiamo predi-' cando invano da molli anni. l\fa mentre i reazionari del Senato predicano la prevenzione-provocazione, che in fallo si ridurrebbe alla repressione delle idee, delle tendenze, e di tullo ciò ch'è legittimo ; i reazionari della Camera, fianchego-iali da una parte della stampa, raccoman dano nelle Pnglie la buona prevenzione da esplicarsi con opportuni provvedimenti economici. · D'acçordo, per una volta. almeno, coi reazionari della Camera. Occorrono provvedimenti economici nelle Puglie ; e sappiamo, che in sostanza non ci vogliono che provvedimenti economici anche nel Man - tovano, a Molinella, dovunque i lavoratori della terra scioperano per avere salari umani. Ma proprietari e governo possono prendere questi provvedimenti economici, che sono la quintessenza' della prevenzione sociale 1 Gli uni e l'altro sono imp,,lenti; di una impotenza tragica, di cui, però, sono tulli direllamenle responsabili. Sono impotenti i proprietari a migliorare la condizione dei lavoratori della terra perchè le imposte gravosi,sime - come ha bene dimostralo il MaséDari in una sua lellera alla Tribuna - li hanno ridotti a mal partilo. E' impotente i]• governo perchè ha un bilancio i cui avanzi fantasmagorici, al lume dell'on. Guicciardini, si traducono in deficit reali. E si che le entrale hanno superalo le previsioni a causa della maggiore importazione di frumento! Ora questa impotenza del governo e· dei proprielari deriva nè più nè meno dalla pessima politica· generale della Stato, che ha reso necessaria la pressio.ie tributaria spinta all'eccesso, e che tutte le ri-· sorse ùella nazione ha consacralo alle spese militari, intima.mente connesse allo sviluppo mastodontico del debito pubblico; ora questa politica folle e criminosa che r,mde impossibile la sana prevenzione sociale, l'hanno sempre volala i reazionari della Camera e del Senato : e non possono essere cerlamenle gli onorevoli Salandra e Vollaro de Lieto gli uomini adalli a biasimare le conseguenze : essi che hanno posto o caldeggialo sempre le premesse. Intanto le notizie, che a noi pervengono da ogni parte del Mezzogiorno, non potrebbero essere più gravi. Ivi il malea,sere è profondo, ed è accompagnalo da un genera.le scetticismo verso l' opera del governo e del parlamento. Alla lellera: c' é un vulcano coperto eia un sollile slralarello di cenere · e cli corteccia, che a!la prima occa"ione eromperà ler-· ribile. · · Non si vuole la prevenzione sociale; si avrà la repressione militare. Ma non è dello che questa debba riescire sempre a raggiungere lo scopo, che si pre · figgono i reazionari. È uscito: Dott. NapoleoneColajannl, Deputato al Parlamento Pelraeconomia nazioneapledl azsiougl rano Un volume di circa 30) pagine - Prezzo: L. 3 Dirigere cartoline-vaglia alla Ri~is!aPopolare - ROMA. (Vedi sommario dell'opera sulla quarta pagina della copertina).

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 165 RifoFma d ~inanti e tentatdiviinaRi (A proposito delle dimissioni di Miquel). Un giorn0 nel Reichstag germanico il vecchio Liebknecht apostrofò il ministro delle finanze Miquel, di cui si occupa in altra parte della Rivista l'amico Morandofti - una vecchia e cara conoscenza che torna a noi - colla parola: apostata! Il ministro non negò di esserlo; ma rispose: sarò apostata, ma qualche cosa pel mio paese ho fatto I E tutti sentirono che nella risposta c'era un fondo di verità che s'imponeva. Il qualche cosa fatto da Miquel fu la grande riforma tributJ,ria da lui operata, e la cui rapida analisi, mai come ora è stata tanto a proposito in Italia. li Comune é un aggruppamento familiare; è l'unione di un certo numero d'individui in uno scopo economico; perciò le imposte devono pesare sui contribuenti locali in ragione del benefizio che ciascuno trae dalle spese comunali. Tutta la grande riforma tributaria, specialmente per quanto riguarda i Comuni fu inspirata a queste due massime ch'erano registrate nella legislazione antica del re$no d~ Hannover e ?el _granducat~ di Hesse. La prima diceva: la contnbwnone sarà tta.:... bilita sulla stessa base dell'imposta dello Stato; ,ma si terrà conto dell'interesse particolare di ogni abitante nelle spese annuali. E la i1econda : le spese. comunali devono essere ripartite sui contribuenti, . proP?r:.ionalmente al vantaggio che ciascuno di essi. ne ricaoa. La grande riforma tributaria diMiquel costituisce un insieme organico, di fronte al quale tutti i progetti di riforma tributaria nostrani si devono considerare come mostricciattoli : la riforma tributaria prussiana del 1891-03 è il gigante vigoroso; i progetti italiani sono nani deformi. I nodidel Transvaalal pettine. Il Miquel procedette alla riforma non dei soli 'tributi locali, ma di tutto il sistema, delle imposte dello Stato e dei Comuni , inspirandosi soltanto a criteri di giustizia, e colla assoluta. esclusione di qualunque scopo fiscale. · P0r valutare l'opera dello scomparso ministro delle finanze bisogna tener conto dei criteri direttivi suoi sulla natura delle imposte personali e reali, che lo guirlarono nell'assegnazione fattane o allo Stato o ai Comuni. Le imposte reali (realsteuer) colpiscono le cose; d'onde la necessita di un inventario esatto delle terre, delle case, dei commr.rci che formano la materia imponibile. Infatti, prima della. riforma le classi inferiori erano gravate in Prussia più delle classi agiate a causa delle imposte dell'Impero sui consumi. Di più: c'erano sperequazioni reyionali. Certi redditi della ClassenNteuer L'imposta personale (per• sonalstew· è l'imposta sul reddito delle persone ; perciò occorre l'elenco de&li individui, che formano Ja materia imponibile. l',•la perchè non dirmelo prima che non mi sarei buto ent,1siasmato all'iinnun1,io delle false vittorie? (che colJ.?via i redditi al disopra di '3()()() marchi) sfug- , givano all'imposta : aa. e- . sempio gl'interessi e i· dividendi che le Societ_à per azioni davano ai soci; i redditi 'delle· professioni liberali; i prodotti dei grandi proprietari consum~ti sul luogo. Bisognava .altresi provvedere contro !a facilità delle frodi rivelata dal processo di Bochum ; e le frodi erano necessarie perché l'imposta veniva ag- ( Uomo di Pietra di Milano) L'imposta reale può pesare sulla terra, anche se e incolta, in ragione del suo valore ; la personale colpisce il proprietario della medesima in ragione del suo reddito. Inversamente una pensione n0n è rappresentata da alcun oggetto reale, ma entra nella valutazione del reddito. Ora secondo Miquel l'imposta personale conviene allo Stato; la reale ai Comuni. La divisione è razio_nale, a suo avviso, pei seguonti motivi. E lo Stato che per la sua funzione accorda protezione ad ogni inrlividuo in quanto è persona, indipendentemente dalle terre o dalle case, che egli può possedere, dal domicilio che può avere e dai com• merci che può esercitare; e di fronte allo Stato tutte le persone essendo eguali, i contribuenti devono essere trattati con una eguaglianza completa. Qnesta eguaglianza nelle imposte reali non può ottenerla lo Stato. L'uguaglianza vera e impossibile, perche e impossibile perequare annualmente l'imposta col catasto. Ciò si può fare, però, nel perimetro di un Comune. Perciò le imposte reali devono essere di competema dei Comuni. Lo Stato é inollre 1111 aggruppamento politic'l; esso si occupa delll' forze contributive di coloro, che devono pagare le imposte; e le forze sono i redditi. B.blioteca Gino Bianco gravata sempre più dai muni. centesimi addizionali _deiCoL'interessante per Miquel quindi era questo: ripartire meglio le imposte tra i diversi contribuenti e non aumentarne la pressione. Nella esposizione dei motivi della legge del 24 giugno 1891 era scritto: « Anzitutto si deve con- « statare con piacere che nello Stato attuale delle « finanze non c'è bisogno di aumentare le entrate « dello Stato. Il governo considera come importan- « tissimo questo fatto: che le circostanze gli permet- « tano di non guardare nella sua riforma che ad « una ripartizione piu equa, corrispondente meglio « alle forze contributive di ciascuno. Vi sarà sg,ra vio << per coloro che pagano troppo, e aumento per quelli, « le cui forze contributive sono superiori ». Nel discorso del 10 novembre 1890, poi, aveva detto: « Le proteste contro il nostro sistema fiscale << riauardano più la ineguaglianza nella ripartizione « dclle imposte, che la somma delle medesime ». Le leggi di riforma tributaria furono quattro: 1° Riforma dell'imposta sul reddito (24 giugno 1891);

166 HlVlSTA POPOLARE DI PULlTl0A LETTERE E SCIENZ/!,' SOCIALI 2° Sopp,.essione dell'imposta dello S~ato sulle .terr~, case commerci · 3° Creazione di un imposta di sostituzio'-ne destinat~ a compensare lo Stato della differenza tra le risorse alle quali rinunziava e la plus valuta assicurata colla legge clel 1891 ; 4° legge sulle imposte comunali. . I tre ultimi progetti furono presentati al .I.:an_dtag prussiano il 2 novembre 1892, e furono :•otat1 insieme e divennero leggi dello Stato il 14 lugho 1893. Si avverta, ad ammaestramento di coloro che procedono a casaccio e col ·massimo disprezzo per la esperienza, che non si procedette alla v~ta'.:ione delle tre altre ultime leggi, se non quando s1 vide che la prima riforma aveva dato i risultati che se ne speravano col maggiore introito della imposta sul re?- dito l'Einkommensteuer, che doveva compensare rn parte - per oltre la meta - della rinunzia che lo Stato doveva fare in favore dei Comuni della im-. posta reale (fondiaria e imposta sul commercio> Le riforme; in riassunto, mirarono a cedere a1 Comuni tutta la imposta reale ed a riserbare allo Stato l'imposta ·personale. Con ciò si mirava a ripartire più equamente l'imposta fra i contribuenti e fra le. regioni, ed a fare pagare coloro che alla medesima si sottraevano - specialmente le persone morali: societa pe_r azioni ecc. Lo Stato cedendo ai Comuni l'imposta fondiaria non fece l'usuraio o il leone: tutle le proprieta demaniali, che prima non pagavano - il prodotto dell'imposta dovuta dalle prç)prieta _dello Stato allo stesso Stato non sarebbe sts.1,toche una inutile ed ingombrante partita di giro - furono soUoa poste all'imposta quando fu ceduta ai Comuni. · Nel rispetto dei Comuni avvenne ciò che si desidera da molti in Italia; e cioè che la proprie ti pagasse di più che pel passato. La riforma fu coronata da un completo successo, sia per quanto riguarda la finanza dello Stato, sia per la parte che si riferisce alla finanza dei Comuni. Le imposte vennero più equamente ripartite, e crebbe leggermente la progressione che gia esisteva. !lrima della riforma del 1891, infatti, l'imposta sul reddito cominciava col tasso del 0,69010 sui redditi da 900 a 1050 marchi ed arrivava gradatamente al 2,82010 sui redditi di 100,000 marchi. Dopo si cominciò col tasso del 0,62 0lo e si arrivò al 4 0lo circa a 100,000 marchi. Queste cifre ci rendono avvertiti cli tutta I& scelleratezza della imposta di ricchezza mob.ile italiana, che in un certo modo si rassomiglia a quella sul ,.eddito prussiano. . In Prussia l'imposta è di 0,62 e non comincia a pagarsi che dai redditi sopra le L. 1125; in Italia le miserrime 500 lire di un disgraziato ciabattino vanno sottoposte uniformemente come le 25,000 mila lire di un ministro o il milione del grande industriale alla imposta del 14 010 ! ! Colle riforme d1 Miquel i piccoli contribuenti, che già pagavano poco, pagarono ancora di meno ; ciò che si .fece pagare in meno ad essi venne gravato ai più agiati, ai ricchi ed a coloro che non pagavano affatto. Io non posso dilungarmi. in questa modesta Rioista sui risultati finanziari delle quattro riforme; coloro che volessero conoscerne i dettagli .potranno trovarli nel Manuale di scienza dellefinanze del Wagner (1). Sarà utile, però, far conoscere il giudizio di un illustre economista italiano, che si riferisce alla sola prima legge (11 giugno 1891) : « La riforma di Mi- < quel, scriveva nel 1894 il prof. Ricca Salerno, ha » chiarito questo fatto importante: che la trasfor- < mazione nei tributi nel senso della più forte tassa- (I) Le,·buch der Fin<inzwissenscha(t Viertel Teile Specie/le Steuerlehre. Herslcr Halband: Lcipzig. \V crlaphandlung, 1809. · Biblioteca Gino Bianco « zione dei redqiti maggiore della terra. e del capi- « tale, é non solo .esigenza di giustizin. distributiva e « di economia sociale, ma nccéssilà della finanza « pubblica, che solo attingendo a questa fonte può « provvedere ai bisogni dello Stato ». (1). * * Ma non posso lasciare questo argomento, che le lotte lillipuziane intorno alle nostre riforme tributarie rendono di grandissima attualita., senza accennare ad un punto delle riforme di Miquel, che ne accresce la importanza per noi e ne raddoppia il valore di attualita. Se ne giudichi : Miquel comprese che l'uguaglianza nelle ,imposte reali non può ottenersi che colla loro perequazione. Per ottenùrsi si dovrebbero valutare spesso le terre e le case di tutti i contribuenti, ciò che esige un tempo considerevole se l'operazione deve farsi per tutte le terre e le case dello Stato. Il catasto nazionale in Prussia si fa ogni 15 anni. Ora in 15 anni il valore di una propt·ietà può essere aumentato di metà e quello di un'altra può essere diminuito o aumentato in minori proporzioni. Pagandosi l'imposta reale allo Sta~o, perciò, ci doveva essere un momento in cui due proprieta di valore molto differente avrebbero pagata la stessa imposta. . . La sperequazione in Prussia non esisteva soltanto fra i contribuenti d'uno stesso comune, ma dava luogo a conflitti regionali mollo vivi. L'Est accusava l'Ovest di un modo cli valutazione derisorio; le campagne rimproveravano le città cli una valutazione che colpiva i piccoli e medi redcliti a vantaggio dei grandi. Nè più nè meno ,~hein Italia! L'ingiustizia a i conflitti regionali scomparvero quando l'imposta reale si pagò al comune. Nel perimetro del comune la perequa;;ione può essere ottenuta facilmente in breve tempo : infatti la valutazione di tutte le proprietà elci perimetro comunale può essere fatta e rifatta spessissimo, e si può tener conto delle plusvalute e delle depreziazioni che avvengono di continuo tra le singole proprietà. Chi non vede che in questi criteri e in questo precedente in Italia si avrebbe la eliminazione di uno dei più gravi moli vi rli conflitti regionali e la riparazione a quella grande bricconata che si chiama formazione del nuovo catasto .. che non sarà mai terminato? E non si creda che questo giudizio severo sul catasto, che si fa in esecuzione alla legge del 1886_, sia una riproduzione cervellotica cli ciò che sostenni ncll' interpellanza del 1802. Oramai tnlte le mie previsioni di allora si sono avverate, dalla prima all'ultima parola. Avverate? I o, sono stato sorpassate. Chi ne dubitasse legga la Relazione Giooannelli, della sottocommissione por le Finanze della Giunta generale del bilancio testò distribuita o se ne persuaderà. lo nel 1892 prevetlevo che occorrevano 40 anni pel compimento dell'opera, e l'on. Giovanelli ritiene che ce ne vogliono altri 50; io prevedevo una spesa di oltre 300 milioni, e l'on. Giovanelli, in base alle spese fatte, assicura che ne occorrono altri 300 oltre i 100 già spesi! Pochi oseranno negare l'evidenza e l'utilità della indicazione che viene da siffatte considerazioni e da siffatto esempio ; ma saranno ancora meno coloro che in Italia spel'eranno di vedere attuate le riforme tributarie alla prussiana. . Infatti mancano tra noi le condizioni che possono rendere possibile e facile la riforma: 1 ° Il pareggio é un' incogr-iita o pel' lo meno é instabile; 2° le ali- (I) L'imposta progressiva e le riforme tributai·ie di alcuni Stati europei. Nel Bulletin de t' lnstitut in_ternationril de statistique, Tome VII. Qeuxièmc_ livrf!iso_nL892 1 p. ?37,

RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 167 quote delle imposte sono altissime; 3° lo Stato non ha Ja risorsa delle ferrovie e dei beni patrimoniali, che ha alienato come un giuocatorc che si d::i. in mano degli usurai, mentre li ha conservali la Prussia; 4° la pressione tributaria vi é al suo supremo limite. Perciò noi siamo condannati ali' impotenza e dobbiamo subire l'umiliazione di discutere le proposte lillipuziane che usurpano il nome di riforme tributarie. Dolt. NAPOLEONE CoLAJANNI Dcp1ttato cil Pcirlmnen'.o. Un monopolioprosperoso li valore alla pari di una azione della Standards Oil Company, è di 100 dollari. Però dalla villoria repubblicana del 18D6 il valore di· essa, nel mercato finanziario, è cresciuto costantemente. Subito dopo la della elezione il valore di que lo stocli fu calcolato in rngione di 200 dollari per azione. Nel febbraio 1899 ogni aòone fu venduta per 439 dollari; nel febbraio H,00 per f)12; nel settembre dello stesso anno, durante la campao-na presidenziale, discese a 500 dollari, ma dopo che la 1:onfidenui ern sLaLa ristorala dalla nuova vittoria repubblicana, il prezzo di borsa ascese a 600 dollari pe1· azione e, continuando la sua scala ascendente, arriYò a 79-1-dollari nel gennaio scorso, ad l:05 nel febbraio, e ad 815 nei primi di marzo. Quando uno legge il rapporto Llci recenti dividendi dichiarati da questa. grande corporazione, 11011 è diJ:... ficile capire perchè il valore relativo di l[Ueslo capitale, si è accresciuto così rapidamente nel mrrcaLo finanziario. 11 mercato finanziario dello Standard Oil Co è di 101 milioni di dollari. i\'el 1891, 1892, t893, !8 H e 1.:\.'5 questa Compagnia pcLrolirera corrispose dei dividendi ammontanti a 12 dollari annui pc1· ogni azione. Nel 189G i dividendi ammontarono a 31 dolari; nel 1897 a 33; nel gennaio '1900 a 20; nell'aprile a 'LO; nel luglio a 8; nel novembre a 10; e nel 15 marzo u. s. la Compaguia ha dichiaralo e pagalo un dividendo di 20 dollari per azione. Queslo ultimo divideudo siguif-ica il pagamento di 20 milioni di dollari su un capitale sociale di 100. 1 diYidencli totali pagati da questa Compagnia per l'intero anno 1\?00 ascendono a 48 milioni di dollari. J I dividendo pagalo il 15 marzo, aggiunto a quelli pagali nel 1900, cosLit,1iscc la cifra rotonda di 68 milioni di dollari, pagali su un capitale di 100 milioni durante il periodo cli 14 mesi e mezzo. Si capirà proutamenLe dall'eloquenza delle cifre, perchè il capitale della Stan fard Oil è quotato cosi alto nei mercati finanziarii. Ma dove potremo trovare la spiegazione chiara delle speciali condizioni che permettono ad una grossa Ditta, il cui capitale è di , 00 milioni soltanto, di pagarne a.i ,-uoi azionisti, in meno di quindici mesi, 68 cli utili? Certo, per gli azionisti, questa è una condizione di pro:>periLà invidiabile. Ma, giacchè qualcuno deve aver pagalo per dessi, è lecito chiederne il nome? \\'JJ.LIAM JENNINGS 131nAN. N. IJ. L'imperialis1110 ha fatto impnzzirc i cittatliui degli Stati Uniti. Ed ora il 1.-rak che si è verificato questi giorni a, New-Yorck, e cho noi da molto tempo preY edevamo, lo prova. Le azioni ferroviarie della, Northern Pcicific, in cni si concentrava tutta la lotta, sono precipitato a(l 1111tratto da, 1000 a, 500, ,i S0J dollari, e anche me.uo. Biblioteca Gino Bianco L'o11. Lnigi L11zz:1tti, sull'ottimo giornale commercialo // Sole, aveva rich ia111a,tol'attenzione sul fenomeno doi 'l'rn.sts, che si svilnppavano vertiginosamente. Il suo breve ,nticolo portarn il titolo significativo: Diventa110 mcitti o irresistibili ? Chi trontsse esagerato o partigiano o incompetente il giu<lizio dell'illustre economista italiano, legga il .\"cm- i-ork .fnnrnnl. Due grandi illustrazioni in testa, del giornale (prima pagina) rnpprosontano il pubblico americano che si stringo e si affolla nervosamente, pazzamente, per comprnre le azioni <lei Trust dell'acciaio, di cui si occupa il Luzza.tti. Lo parole sovrapposte alle illustrazioni dicono cJ,e il record ,lella pazzia è stato vinto in \\'all Streot (a ~trada degli affari fina.m:iari). Il tiLolo del pri1110arti<Jolo ò il seg11e1.1to: 2,400,000 ci;:;ioni sono ·ven- ,l te in mczw n scene di pnnici e di selvaggi tmnulti ! Lo scene della, via Quincampoix, in Parigi, all'epoca di Law, s0110 sorpass,ttc ! PROFlLDIPOLl1'ITCEIDESCHI MIQ,UEL. Frn le pcL·soualit:\ delht politica prussiano-tedesca - che nnu no conta troppo - una dello 11iiLinteressanti è quella dol miuistro dello finanze e vice-presidente dei ministri in Prussia Johannes von Miqnel. Egli non è del solito leguo cli cui si fauno i ministri in Gormn,nia. Come si facciano è noto: non vengono in genernle dalla politica, 111a dalla carriera amministrativa o diplo11iatica: vengono, chianrnti - certo però con maggior riguardo ali,\ sitnazione politir,i che in Italia non si creda - dall'imperatore, non designati dall'assemblea ... a,Jla, quale in gc11ernlo non hanno mai appartenuto; od ò perciò rnrissimo ch'ossi portino un indirizzo personale al Govl"l'IIO.Hanno piuttosto carattere di grandi eapi-di dsiono (si ricordi che al Reicl1stag son coperti llal Caucolliore1 cho di veri miuistri responsabili; perciò possono seguitare ari ruancre in carica qua)l(lo la «loro» politica ò uattuta dalle Cat11ere. Il progtLto re!lpinto è lascia,to an<larf', l'uomo pnò ri rnauere. Solo un complesso straordinario ,li circostanze, come è quello cho è venuto ora aggrovigliandosi in l'russia, può decidere anche dell'uomo. D'altro legno è von ~liquel. Johannes Miquel che· conta ora settnut,atrò anni e da undici è 1Uinistro, ha 1·appresentato al Governo un indirizzo politico persoiiale o, sot.to la uominale presidenza di Hohenlohe, è stato. dopo rnsmarck l'uomo di governo piit potente della. monarclda prussiana. • ,, Egli è forse il solo J'ra i ministri prussiano-tedeschi. che abbia, mi po' cli passato rivoluzionario. Già mesco,

168 RIVISTA POPOLARE Df POLITICA LETTERE E ~CJENZE SOCIALI lato nelle agitazioni del '48 (che cosa rngliamo, signori! miei 'I gridava, \7 entenne, in un comizio a Francoforte:, voi giù e noi sopra!), fu poi IUarxista (ammetto, disse ranno scorso al Reichstag rispondendo agli aLtacchi che infuriavano d'ogni parte, d'esser stato avvinLo, da giovane, dalla brillant,e dialettica di un Marx, rna ...) ma rinsavì presto, fu deputato nazionale-liberale e poi nonio di affari alla direzione di una granile banca, e infine, nel decennio 80-90, borgomastro di Francoforte. Q11i lo scoperse un giorno l'imperatore Guglielmo nei primi anni del suo regno. Si era allorn liberato <li Bismarck, e disse all'abile borgomastro che aveva dato un assetto modello alle finanze della città: Caro Miqnel, lei è il mio uomo. Qnando un cittadino tedesco di,·enta l'uomo del Kaiser, la prima cosa che gli capit,i è la particella von. ~liquel divenne dunque von )1i1p1d e ministro delle finanze in Prnssin. E subito, in un paio d'anni, effettuò quella riforn,a tribL1t;1ria elio è riniasra, la sna opera maggiore. L'lù11kb1111nensiener, l'i111posta,sul reddito, a cui 110n si s,t ancorn risol\'ere la li'rn,ncia, è passata con Miqnel 11ell'm1titlemocratica l'rnssia. E per quanto l'intento non ne fosse democratico, come 11011 lo fu in Bismarck quando cliede il suffragio 1111ivers:de all'impero, o per quanto la percentuale <lell i111post·i s'arresti nel RHO salire al reddito di 100,0;JO 111arclii, proprio là <love si ponserobue di vedo ria proi.:otlero a grandi passi - è ill(h1bit.ato che la riforrn:i ha introdotto maggior gin,tizia noi tributi, e i'e~scre i11fu1·111:tt.,t al criterio, ritenuto <la tanta geute pericoloso e quasi comunistico. di colpire dirett,une11te il re<ltlito senz,t considerazione della forma di ricclirzza, l'h,i rosa accetta anche a coloro che ne criticano 111oltiparticol.1,ri e curto limitazioni. Il rn,·osc•o dulia medagli,t è dato d.d sistema elettorale prussiano delle tre classi, 'it l,nse ,li censo, che riesce quasi ad escludere i picroli n<l1liti dalla partecipazione alla rappresentanza cosidetta popolare. Gli scrittori finanziari francesi, quando ~i se11louo rimproverare dai raclicali l'osompio t,l'ibut.ario dull.t Prnssi11ri~pontl<>no: Gi,\. ma lassìt ciascun vota in proporzione dì quant:> paga, e peggio! · S'intende clie Miqnol non ha spinto la sua attivif,;ì, riforma.trico sino a toccare tal si,;tc111aolott,ornle, fonte pnrissi111a <lireaziòn1•.,prezioso correttivo • <fata la l'gemonia della Prussia in Germania. - ai poss:t.ili effetti del suffragio universale nell'impero; anzi, fatto passare il principio dell'Einkominenstcuer - nel qual at.to q11akl10 ammiratore .r,itlicale ha Yolnto ritrunu·o l',rntii.:o 111arxist.a - ~liquel non isfnggì a quella che par rngola 1111iversale, cho ogni nomo partito dalla riq1Ju1.ionti fi □ isea n mettersi, giunto a.I potel'e, a servizio dei rn:11don1r1ì. Ne.abbiamo avuto iu Italia troppi esempi: i\Iiquel &. diventa~o 1'110~1_d0ell,~ roaziono economica, degli agrari, e non s1 sa prn precisamente se sia nmasto l'uomo del I'i mpern.tore. Da più di un anno la su,1 esistenza <li ministro è messa in pericolo. Hanno cr01luto già conto l'olte rli ,·eclerlo affogare nel famoso can,de fra l'l~lb,t o il Re11u• ma il vecchio nuotatore s'è sempre rimesso a galla'. Voi conoscete la questione <lei canate. Non è ehe un episodio, nn lungo episodio, a <lit' vero t1ulla lot.ta fra industria.li ed agrari, il fontlamento di tnt,ta la politica tedesca. Da q_uesta grande oper,i di collega111ento del sistema fluviale dell'Est con quello dell'Ovest attende giovamento la grande industria per l:t facilit,Mioue <le.i trasporti e il conseguente miglior mercato delle rnat.o. rie primt>, ferro e carbone, come dei generi di pri uia necessità che hanno azione sui salari ~fa appunto 11er ciò gli ngrari ha.nno combattuto e comhatto110 il progetto; l'hanno già fat,to cadere al Lantltag. e, ripresentato, lo stanno ora contrattando cuutro il rialzo dei dazi sui cereali.. ... con intenzione di non accordarlo ne111meno poi. Da questa fredda, !tinta ma accanitissima lotta di interessi è nata una situazione difficile, intricatissima, giuut.a oramai a un punto insoste11ibile, e pronta a scoppiare in crisi. Non si tratta, ormai piiì tlel canale: Ri tratta per gli agrari di mantenere o <li perdere la signoria politica in Prussia. Miqnel ne è stato il rappresentante, e la, sua tattica, in questt1 come in prec,,- cleuti conflitti, è stato un ·continuo gi1111coche nulla val meglio a caratterizzare del sognante a11e1l1loto. Appa.rtenenclo al governo che presentava. il progetto in 111). me dol re che aveva impegnata la s1ut < intlessihile volontà ,, a ottenerne l'a.pprovaziouo, Miquel do 1·<:tte B1bllotecaGino s:anco 1pur raccomandarlo al Landtn,g. Fece dunque un discorso, 'e, finito che l'ebbe, un deputato s'alzò e domandò se il ministro a,-esse parlato pro o contro. La domanda fatta, si volle, senza malizia, rimase come un'atrocissima satira. Non si saprebbe nemmeno oggi, del resto, rispondere con tutta certrzza. E la questione si trascina da due anni. La tattica di ì\1:iquel è stata diretta a rendere iunoc1m per gl'interessi agrari la proposta del Canale, cavandone « compensazioni » di ogui maniera e gli alti dazi; con ciò avrebbe indotti i suoi amici osselbiani a votarla, mantenendo intatta la loro posizione politica e senza vantaggio economico. Ma par che gli sia fallito. Gli agrari son pronti solo ... ad accettare le compensazioni, e, d'altro lato, il re di Prussia non par <1isposto a un secondo scacco. Donde la voce insistente che Miquel a ùbfa comprato una p,ilazzina a Francoforte per sci ivervi in ri1ioso le sue memori<". L'nltimo suo atto rimarrebbe così qnella legge da lui fatta votare lo stesso anno, auch'es$a a freno del mpi<lo sviluppo della Germania capitalistica, eh' è lo stesso criterio che inspi!·a l'opposizione al Ca.11ale.La legge tendeYa a proteggere il piccolo commercio dall'assorbimento pl'ogressivo dei grandi magazzini sn cui faceYa posare la mano del fisco. Gli antisemit,i giubilarono; il loro e~ercito si rccrnta appunto fra i piccoli merciai pei quali ogni n11ova intrapresa del c·apitali rno in grnude (che è per essi nna cosa i;ola col gi11ilaismo) rapprc:;enta uu vnsso verso la rovina. ~la la legge è rimasta, senza grande efficacia. Intanto <I Miquel SP ne va, Mit111clnon Re 110va » è il ritornello d'n na canzone ripresa ogni a.I tro giorno dalla stampa prussiana., e orn più elio umi Perchè cou· un tal uomo nou vi è cortpzz:t. I giorn,ili umoristici non lo rnppres!lutauo mai altrimenti che con un viso di vecchia volpe o il ghigno tli chi stia canzonando il mondo. Aiu:mw M<HUNIJOTTI. Berlino, 1° maggio. N. B. Lasciamo tale e riuale la lettera che ci manda Amed.eo M~randot1i, tornato alla Rivis!a. Egli previde le dimiss10ne d1 l\h111el; 11ucs;cs,rn, avven•1ttl. li profilo rimane immutato. Sulla riforma di Miquel l'altro articolo dd nostro Direttore comµ!eta questo del corrispondente ·di Hcrlino. (N. cl. R.). TENTATFIVAORISAICO per giustificare un grande brigantaggio Cuba e gli Stati Uniti Te) momento in cui corrono insistenli le voci di imminenti _atti _di ?Stilit~ in Cuba tra gl' indigeni e i nord-amer1cam, riesce mteressante conoscere ciò che si P,e.ns~ <lai vincitori degli spagnuoli sulla quistione dell md1pendenza della perla delle Aritille. Il pensiero degli Stati Uniti lo 'ha manifestato con chiarezza grande il sig. Beveridge, senatore dello Stato d'Indiana, in un articolo della North American Review (aprile), che porta il titolo semplice ed ingenuo: Cuba and Congress. Noi lo abbiamo modificato per mettere in armonia le parole col contenuto. · Ed il contenuto é interessante: avverte a chi non lo sa che gli Stati Uniti sono assolutamente decisi a non concedere l'indipendenza all'isola di Cuba, contro la formale promessa della mozione (resolution) Teller, votata con grande ipocrisia dal Senato alla vigilia della guerra colla Spagna. . In 9uesto. tenta_tivo di giustificazione della politica 1mperrnJe, c!oé brigantesca, della grande repubblica, é notevole 11 fatt0 della constatata continuità nel pensiero dei politici americani, da due secoli, di irnpa~ronirsi di Cuba. Ma questa continuità non sarebbe mai valevole a giustificare la politica sleale dell' imperialismo nord-americano. Mentiremmo però, se non riconoscessimo che ci ha fatto una certa impressione la forza che lo scrit~ tore ha saputo trarre dall'esempio dato dalle repubbliche dell'America centrale e meridionle. Pochi ose-

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