Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 2 - 30 gennaio 1900

34 'l(.IYISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl Unaconcezione s ciologica dell'arte -------- Incominciai, ricordo, a leggere gli articoli del Morasso intorno a L'arte moderna alla IJia esposizione di Venezia con la diffidema che destano in me gli scritti in cui si comincia con l'avvisare il lettore che ' ' sta per leggere cose novissime e non mai udite. ~ del resto questa un'abitudine del ~L, il quale diverse pagine impiega qui per stabilire, di fronte a tutta la critica passata e presente, la novità del suo considerar l'arte come prodotto eminentemente sociale. Ora è certo che questo modo di concepire appare nuovo in lui, le cui tendenze individualistiche sembravano doverlo condurre a svolgere le idee dell' Hennequin piuttosto che quelle del Taine e del Guyau ed è anche vero che egli non cita neppur una volta la Philosophie de l' art e l' Arte au point de vue sociologique, ma chi vorrà fargli il torto di credere che non conosca queste opere dei due maestri di quella concezione sociologica in ge- :nerale dell'arte che da la Stael e dal Comte in poi non ha cessato di allargarsi fino a diventare oggi uni- ·versale? • Nè più nuova è la base della concezione speciale del M. Essa si distingue certo da quella d.el Taine; poichè questi, considerando l'opera d'arte comme déterminée par un ensemble quì est l'état génèral de l'esprit et des moeurs environnantes, il clima morale che il M. indica col vocabolo civiltà, lo spiega, senza fare in esso ulteriori distinzioni, coi tre noti fattori: la race, le milieu fisico e sociale e le moment: il M. invece, come vedremo, non fa della razza e dell' ambiente fisico quasi nessun conto. Ma discostandosi dal •Taine egli si accosta a un'altra teoria ben nota, quella del materialismo storico, che la struttura sociale cioè economicJ-politica fa dipendere il clima morale e la civiltà, e più propriamente a quella forma del materialismo storico che ha trovato le sua espressione nel Manifesto dei Comunisti e nel Loria e fa della lotta e del dominio di classi sociali diverse la prima radice della storia. Ora che altro fa il M. riprendendo i tre tipi del Vico e distinguendo le civiltà a seconda dell'appartenenza del dominio sia reale sia morale a questa o a quella classe e facendo variare con queste l' arte? Su questa via del resto, come nota il M. stesso, s'era già messo il Tolstoi nel Che cosa è l'arte ?, distinguendo i caratteri dell' arte democratica del M. E da quelli dell'arte aristocratica dell'Evo moderno e ponendo questa distinzione a base di un giudizio dell'arte contemporanea: anche in ciò nulla di nuovo nel Morasso. Eppure con tutto ciò questi articoli sono nuovi. Il M. ha preso la vaga distinzione ornai universale di arte aristocratica e democratica, tema eterno di ciarle a gli iconoclasti da una parte e ai buddisti dell' arte da l'altra, l'ha svolta e precisata e approfondita riconnettendo le due forme a due tipi di civiltà e sopratutto ricercando il carattere particolare e distintivo di ognuno: inoltre distingmndo col Vico anche un'arte di civiltà intermedia ne ha tratto una teoria applicabile a tutta la storia dell'arte; infine, a differenza del Taine, questa teoria ha applicato sopratutto, anzi quasi solo, a l'arte contemporanea e non con le generalità un po' vaghe del Tolstoi, ma con uno studio minuto della pittura odierna qual è stata rappresentata a la III" esposizione di Venezia. Così il M. ci ha dato, oltre un Salon di un genere novo, una sua concezione sociale dell'arte. Eccola. La concezione della bellezza e quindi le forme dell'arte variano col variare delle forme di civiltà: di questa si debbono distinguere col Vico tre tipi: civiltà sup~riore o aristocratica, civiltà inferiore o democratica e civiltà intermedia. Al primo tipo debbonsi ascrivere quelle organizzate da una ricca florida e potente aristocrazia, quali le orientali, la greca, la romana, quella del Rinascimento, di Luigi XIV e di Napoleone; al secondo le società primitive e quelle emananti dai vinti, dai servi, da le classi inferiori o che segnano l'affermazione delle credenze, delle aspirazioni, dei sentimenti e dei gusti di queste classi, quali la civiltà medioevale e quella delle nazioni latine nel periodo democratico da la metà circa del secolo sin quasi ad oggi: al terzo quelle di una classe media staccatisi da gli strati inferiori e tendente al dominio aristocratico, quali la fenicia, la cartaginese, la veneziana, quella del quattrocento, quella in genere dei popoli germanici, sopratutto la definitiva degli anglo sassoni, infine quella dei popoli latini nel periodo romantico e nel momento presente. Ad ognuno dei tre tipi corrisponde un tipo d'arte diversa. Nelle civiltà aristocratiche, poichè la realtà è bella e lieta più di qualunque sogno, l'arte non consente sogni ultrareali: essa è dunque realistica. E come quella realtà rarcoglie quanto vi ha di più profondo, di più gaio, di più glorioso, di più bello, l'arte è la magnificazione sintetica della vita più squisita. Donde un realismo eh' io direi idealistico nel doppio senso che esprime ed intensifica ciò che già è per sè una cosa di bellezza e che « non si ferma a Ja mutevole apparenza del reale, ma ne penetra i riposti e assoluti elementi ricavandone serie di identità sempre permanenti e intatte da qualsiasi variazione esteriore». Pure realistica è la concezione della bellezza nella civiltà di tjpo servile, « perchè J'jnferiore, arrivato a far valere la sua legge sul superiore od a governarsi da sè, ama. l'arte che gli fa credere che anche la sua vita è degna di considerazione estetica.» Ma, poichè invece ognuno nel segreto della sua coscienza non trae da la realtà e da la vita alcuna soddisfazione e ne riconosce la deficienza e la molestia, così la realtà e la vita non sono amate e, non essendo amate, non sono profondamente studiate nè capite e tutto si riduce alla apparenza momentanea, donde il realismo superficiale dell'impressione e del quadretto di genere. E, poichè in questa realtà il brutto e il volgare prevalgono, diventa indifferente che il soggetto sia per sè bello o brutto e anzi c'è una tendenza a un realismo del brutto. Tali i caratteri dell' arte dem0cratica, da. le rappresentazioni demoniache a gli artisti bestiari che decorarono coll'orrendo Nòtre-Dame, al Pot-Bouille di Zola,

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