'R..IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 47 votare prima delle elezioni prossime. Le speranze di successo coll'azione parlamentare erano scarse ; allora cominciò l'agitazione e la protesta nel paese. La prima campagna di meetings organizzata dalla Lega del suffragio universale preparò il terreno; ma la vera lotta cominciò quando vi prese parte il Partito operaio. In Parlamento si ricorse ali' ostruzionismo ; nelle strade alla sommossa ; la polizia col suo intervento brutale esasperò la popolazione. Questa lotta durò una settimana ; alla fine della quale Van den Peereboom capitolò e il suo progetto fu inviato ad una Commissione. Le ,onseguenze politiche e morali del fatto sono considerevoli. Probabilmente le elezioni prossime si faranno col regime dello statu quo ; ed è del pari probabile che liberali, cristiani democratici e socialisti si coalizzano col suffragio universale per piattaforma. Aderendo a questo programma il Partito operaio non discutera il terreno della lotta di classe, perchè la ragione di essere della coalizione sarà la conquista del suffragio universale, dello strumento indispe~sabile al proletariato per impadronirsi dti poteri pubblici. Del resto la coalizione non può riuscire ora pericolosa al partito socialista ch'è sviluppato e cosciente e costituirebbe la spina dors .le del medesimo. Si aggiunga che bisogna avere sentito per quindici anni il giogo del partito clericale per comprendere quanto debba essere vivo il desiderio di scuoterlo. Uguale desiderio e per gli stessi motivi c'è nei liberali e nei democratici cristiani dell'abate Daens - chiamati socialisti verdi. Le conseguenze morali non sono minori. 1 ° Gli avvenimenti ultimi hanno dato la misura della forza del partito socialista ; è oramai assodato che i tentativi reazionari del potere verranno a rompersi contro la zona della sua organizzazione ; la Casa del popolo non è soltanto una fabbrica o un magazzino : è una fortezza della Iivoluzione. 2° 11 governo avrà appreso ch'esso non può più contare, in un modo assoluto, sulla forza delle b jo• nette: l'armata è stata attaccata dalla propaganda socialista. I sindaci conservatori di Liegi, di Bruxelles e di Anversa dichiararono al Re che la polizia e i gendarmi erano impotenti a dominare la situazione, e che l' intervento della truppa sarebbe stato il segnale della rivoluzione. 3 ° Il Parlamentarismo, contro il quale tanto si declama, è stato assai utile: senza l'immunità parlamentare e senza l'assoluta libe1tà della parola, senza i benefizi delle conquiste di molti secoli di lotta, è probabilissimo che il movimento non si sarebbe prodotto o che esso sarebbe stato schiacciato. La sommossa nel Parlamento ha provocato la sommossa nella strada. L' 05/ruzionismo parlamenta re arrestando la macchina legislativa, nel momento in cui l'insurrezione minacciava, ha paralizzato l'azione del governc. Non si mancò di gridare allo scandalo e la gente che fa il bel tempo si è virtuosamente indignata contro i deputati socialisti che non indietreggiano dinanzi ad alcun mezzo, uniscono l'azione alla parola, introducono la rivoluzione nell\miciclo, cantan.1 sonore Marsigliesi sotto il naso del presidente e guadagnano battaglie parlamentari contrariamente a tutte le regole, invece di perderle conformemente a tutte le tradizioni. È la fine del parlamentarismo, dicono. Non si rivedranno più quelle assemblee pacifiche, quei consigli di amministrazione delle classe dominante, alternativamente diretti da due partiti storici fo, temente uniti dalla comunità degli interessi essenzfali, separati soltanto da bizze o tutto al più da disaccordi su quistioni primordiali. Ora che due classi sono in prrsenza - nel Parlamento come nel Senato - con educazione di credenze, di abitudini di linguaggio, di interessi diametralmente opposti, è naturale che si producano urti, e quasi inevitabile che nei giorni di crisi il minatore Cavrot venga alle mani col signor Conte di Merode, principe di Rubembié. Il Parlamento non è insomma che « lo specchio della nazione, » il cinetoscopio dei grandi movimenti popolari. Quando la borghesia regnava, senza contrasti, la sua superficie non rifletteva che superficiali agitazioni. Essa riflette oggidì le violenti tempeste della lotta di classe. E certo, durante le memorabili sedute della settimana ultima, i deputati clericali hanno dovuto comprendere che perdono terreno, e che il proletariato comincia ad essere in casa sua nel Palazzo della Nazione. Essi 'hanno sentito che i rudi compagni della democrazia socialistica rappresentano una forza che dominerà bentosto tutte le altre forze, e quando dall' alto dei balconi noi arringhiamo la folla, ardente e disciplinata, più d'uno, senza dubbio, ha avuta la visione di tempi prossimi nei quali naufragherà la loro dominazione di classe, fra le acclamazioni di gioia dei lavoratori liberati. Per cambiamenti d'indirizzo, od altro che riguardi l'amministrazione della Rivista, dirigersi al sig. FILIPPO GAUTTIERI - Via della Vite N. 74, Roma. EMIGRAZIONE E COLONIE ITALIANE Appena distribuita ai deputati la relazione dell'on. Pantano sul disegno di legge per l'emigrazione si ebbe tale coro di lodi nelle riviste e nei giornali politici che mai si era veduto l'uguale per un documento ufficiale. Solo la Rivista Popolare tacque. Tacque di proposito perchè a me che col Pantano conservo da circa 35 anni rapporti fraterni piaceva che dell'opera sua ne scrivesse chi non poteva essere sospettato di essere trascinato dall'amicizia grande a largheggiare nell'ammirazione ; perciò pregai che se ne occupasse persona d' incontestata competenza che promisemi formalmente uno studio. Colla chiusura della sessione - provvedimento degno della sapienza politica ddl'on. Pelloux - quel disegno di legge cadde come tutti gli altri ; ma verrà indubbiamente ripreso: il problema dell'emigrazione s'impoue allo studio dei governanti italiani, per quanto essi siano inetti sino all'inverosimile. E alla ripresentazione del progetto i lettori della (l{_ivista avranno l'articolo sulla emigrazione del Prof. F. S. Nitti, eh' è lo scrittore, cui mi ero rivolto. Intanto il problema rimane in tutta la sua importanza, e può e deve essere Jiscusso in tutti i suoi lati nel paese, che a risolverlo può e deve contribuire molto anche al di fuori della sfera di azione governativa e legislativa. Un contributo notevole a tale discussione porta un libro di Luigi Einaudi, uno dei più valorosi giovani insegnanti usciti dalla scuola di economia politica del Prof. Cognetti de Ma~tiis, che sotto il titolo un poco romanzesco, ha un contenuto po~itivo interessantissimo di vera attualità ( 1). Di questo libro già pubblicammo nel N. 21 Anno IV un importante estratto favo_ritoci dall'A. Il principe mercante di cui si occupa l'Einaudi non è che l'industriale-commerciante Enrico Ddl' Acqua di Busto Arsizio, ch'egli ccnsidera, non senza buone ragioni, come uno dei capitani dell'industria descritti dal Bagehot che « pensano in un oscuro ufficio, computando i prezzi dei fucili e dd filati e che hanno molta scienza intellettuale e molta cognizione acquisita di bisogni strani e dei modi di produrre cose atte a soddisfare bisogni strani ». Ha consacrato lo scrittore un buon libro ad un uomo nell'intento nobilissimo che le « pagine da lui scritte (I) Un principe mercante. Studio sulla espansionecolonialeitaliana. Torino, Fratelli Bocca 1900. Lire 6.
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