'1{,lP'ISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 47 e ~enza oppòrtunità, o è per diffondere e popolarizzare il =suo libro ? Ed è per giungere ad una conclusione così comune ·-e decrepita che egli ha fatto il suo antropologico viag- .,gio in Sardegna? O non sapeva dunque, che prima ancora ch'egli si muovesse, questa era la convinzione di migliaia e migliaia d'ignoranti, ai quali il suo libro non ha insegnato nulla? È un libro che all'ignoranza non insegna nulla, che libro è, e qual valore ha? Ci rifletta il signor Niceforo. Intanto io gli osserverò parecchie cose : prima fra esse, quell'antipatico sistema di battere sempre su una nota; -di insistere sempre su quella; di cogliere tutti i pretesti e tutte le occasioni per ripetere cose già scritte, dette e ridette mille volte da lui e da altri. Questo, signor Ni- -ceforo, non si dice più nè studiare nè descrivere uoa regione; si dice semplicemente odiarla, perseguitarla. EJ è appunto questo suo presuntuoso atteggiamento, questa specie di prepotenza dottrinaria, che m'ha indotto .a riveder le buccie al suo libro. L'argomento è sempre di attualità. Per chi nol sappia dunque, il libro del signor Niceforo si compone di osservazioni sociologiche, antropofogiche (vedremo poi quali sieao) e di impressioni per- :sonali del touriste. Il quale a pag. I 7 ci fa sapere che molte penriellate forono date avendo di fronte il soggetto, e che gli appunti furono scritti sui massi, nelle osterie •o sulla sella del cavallo ; la qual notizia significa : siate indulgenti se sono scritti male l Saremo indulgenti. Ma al tempo stesso ricorderemo .-al signor Niceforo, che Agassiz e Darwin scrissero le ]oro pagine immortali fra il chiasso i canti e le risate dei bambini ; inconveniente del quale non si valsero mai per scusare le mende o le imperfezioni delle opere loro. Ma occupiamoci del libro del signor Niceforo. Noterò subito due cose: l'intento e il sistema con cui •esso è scritto. Quale l'intento? Far conoscere la Sardegna - dice l'autore. Far conoscere sè stesso dico io. Il libro non parla ( e sempre a modo suo) che di delinquenza. La fisonomia completa dell'isola, dunque: manca. Il signor Niceforo risponderà che, dato il titolo del libro, egli non avea obbligo di parlar d'altro, e sta benissimo: nè io avrei mai pensato a occuparmi di lui, se egli non avesse costantemente preteso cbe la Sardegna sia quella da lui descritta, tentando sempre di farla ve- -dere agli altri attraverso quelle lenti che servirono così bene a' suoi studi ! Sebbene, in fondo in fondo, poi, a voler essere un 'tantino più sciolti, poteva benissimo lo scrittore siciliano -~he ha in sè tre attributi come il mistero ddla santissima trinità (antropologo, sociologo e touriste) poteva .ben dare, io credo, qualche altra pennellata che non fosse di delinquenza. O che gli piace solo pennellare i cattivi soggetti? L'intento del libro dunque, o fu assai male esplicato, o fu assai riprovevole. Vediamo il sistema. Ah ! il sistema è grazioso e curiosissimo davvero per essere quello di un apostolo della scuola sperimentale e positiva; perchè il signor N1ceforo si contenta di asserire, non di provare. O tutto al più, dà per prove irrefutabili iutieri capitoli di romanzi, brani di novelle, o pagine d'impressioni staccate dal tacuino del Niceforo - touriste. Nella rimanente parte del libro, egli dice l' orazion della bertuccia : ripete tranquillamente quello che ha mal capito o che gli hanno mal detto; e ciò che sopra tutto gli fa torto,· non cammina già, fra il male e il bene, come avrebbe dovuto, ma fra il male e il peggio, come ha voluto; e atterrisce il lettore dicendogli così: « mentre viaggiavo mi fu indicato, quì~ il luogo dove ammazzarono Tizio; là il punto dove assasdnarono Caio; in questa strada uccisero il tale; in questa gola massacrarono il tal'altro » e via di questa maniera fino ad enumerare sette, otto, dieci delitti quasi d:menticati. Ma egregio signor Niceforo, uno al quale venisse in mente di delineare, con questo sistema, la fisonomia della più tranquilla e pacifica parte del mondo, metterebbe assieme tale un quadro da farle rizzare in capo tutti i capelli - supposto che li abbia. E questo Lei chiama descrivere? O quale concetto dovremmo noi farci allora del signor Niceforo se tenessimo conto soltanto dei suoi difetti? (perchè anch'egli avrà i suoi - siamo tutti figli d'Eva !) Ma questi sono fiori a petto al resto. Ciò che spiace nell'opera del signor Niceforo, non sono nè le sue asserzioni nè i giudizi eh' egli fa dei sardi. Tutto ciò non è che un grosso peccato di vanità perdonabile a un bravo giovane che anela ardentemente di farsi un nome; e noi siamo dispostissimi a perdonarlo. Ciò che spiace, è quel pontificare con un corredo così meschino di cognizioni, con una educazione storica così limitata, così frastagliata, cosi incompleta della regione presa in esame; e ciò che in compenso diverte, e anche un pochino annoia, è quel continuo ripetersi e contraddirsi che egli fa dalla pr~fazione all'ultima pagina. Il giovane antropologo non ha nè ordine, nè equilibrio, nè visione chiara di ciò che vuol dire. (Come si capisce subito che il suo è un libro scritto a cavallo!) Ogni tanto infilza un visibilio di citazioni per stupire il suo pubblico, e non s'accorge che la miglior parte degli autori citati dal Sergi al Novicow, dal Colajanni al Bosco, dal Bresciani al Mantegazza, gli dà torto. Non s'accorge che quella facile erudizione di parata anzichè soccorrerlo, scopre le nudità tutt'altro che greche, del suo inge~no. Ma dove il signor Niceforo è davvero prezioso e inarrivabile e nelle deduzioni. Egli ha un modo di osservare e di sillogizzare tutto suo. Alla prova. « Abbiamo visto - scrive il nostro autore - nel territorio di Nuoro i bimbi giuocare ai briganti! » Fatto che è per lui indizio gravissimo del culto che egli pretende si abbia in Sardegna per il brigantaggio. E senz'altro conclude: nell'isola si allevano i briganti come le galline! Ma signor Niceforo, perchè non si reca qualche sera, dalle sei io giù, nei giardini pubblici di Milano, o al Piocio a Roma, o in qualunque altra città italiana o straniera che abbia dieci metri quadrati di terreno con quattro ciuffi d'erba? Oltre che una bella brigata di bambinaie, vedrebbe sbucare da tutti i viali frotte e nidiate di bambini di ogni età e d'ambo i sessi, che giuocano a rimpiattino; li vedrebbe rincorrersi, acciuffarsi strillare come tanti demonietti, e molte volte, anche p:cchiarsi - precisa mente come i bimbi di Nuoro; ne più nè meno. Quei giardini sono, dunque, o dovrebbero essere tanti allevamenti di briganti e di brigantesse. · Per fortuna non è così. E quando io Le avrò detto cbe Carducci da ragazzo non giuocava che alla « rivoluzione » com'egli stesso ci disse; quando le avrò ricordato, supposto che lo sappia7 che Foscolo7 Thouar e Alfic:ri irrequieti, impertinenti 7 fieri e scavezzacolli da ragazzi, diventarono, aJulti, gli educatori del popolo ; quando Le avrò detto infine, per la conclusione inversa, che Mattino, Cambilargiu, Angius e molti altri furono, fin passati i 20 anni. modelli di quietezza e di mansuetudme, Lei si convincerà di aver fatta una delle solite spacconate da neofita. Che se fosse seria l'osservazione, e vrra la conclusione trattane, ancbe il sig. Niceforo avn bbe fatto il suo piccolo corso di brigantaggio, non essendo supponibile che da ragazzetto ei non abbia giuocato mai a rimpiattino. Un pò di brigante, dunque, l'ha fatto anche lui !.. Altro se l'ha fatto ! Ma ciò che prova luminosamente il partito preso del
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