RI'fTISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 227 i dettagli della combinazione degli elementi, che andranno a incontrarsi e a fondersi. Nel mondo sociale le previsioni sono anche più difficili; e possono solo prevedersi certe linee generali, certe tendenzialità, senza che sia concesso di dire se avranno o no un dato sviluppo, giacchè un solo fatto fisico o storirn può cambiare tutti i prognostici, ~postare tutto un indirizzo. C'è una previsione generica e di probabilità relativa. Non altro! Solo nell'astronomia si prevedono fatti a grandi distanze, si prevedono, per esempio, l'eclissi perchè si conosce fin d'ora il fenomeno che le produce e si calcola positivamente il tempo del suo riprodursi periodico, sapendosi che nessuna causa perturbatrice nessun rapporto può modificare il fatto. ( r) Ma che si può prevedere dove il divenire non è fatale nello stretto senso della parola, ma ha nel suo sviluppo accanto alla necessita quella carnalità delle combinazicni in dett:tglio, così ben definita da Roberto Ardigò ? Ciò che si pensa non solo non è sinonimo di ciò che sarà : e cioè non è esattamente pensabile o prevedibile il futuro; ma ciò che si pensa e ciò che è vero non è nemmeno sinonimo di ciò che è giusto! Spesso il vero è la negazione del giusto ! Il giusto non si confonde col vero quantunque segua il vero, come scrisse acutamente il Ferrari. E qui vien fuori quella ragione pratica che è ignota affatto a Marx e ai Marxisti, i quali perciò confondono il vero col giusto, il vero preveduto col vero giuridico e morale e credendo di rigenerare il mondo colle loro dottrine scientifiche lo disconoscono e potrebbero anche fuorviare le sue forze migliori. II. Il vero morale e giuridico non è una previsione di ciò ehe sarà ; è invece una esigenza dello spirito umano è un sentimento che s'impone che chiede di essere soddisfatto ed ha una impulsività gagliarda. È un ftnomeno che appartier e all'ordine dei fenomeni emozionali e non a quello dei fenomeni intellettuali. L'ideale di giustizia non è una verità conosciuta speculativamente, è un bisogno sentito, è una suprema valutazione, che il sentimento fa delle cose vere e reali. Conoscere la verità non è dichiararla giusta o ingiusta e la verità può essere indifferentemente l'una o l'altra cosa, anzi può essere eminentemente piacevole, come eminentemente dolorosa,ed emiuentemente giusta come eminentemente ingiusta. I cosidetti principii morali e giuridici, gli imperativi categorici, non sono un prodotto logico della scienza speculativa, nè una verità scoperta, nè una verità prevista; sono affermazioni della ragion pratica, che· disapprova la realtà e tende a cambiarla in un dato senso, conforme alle sue esigenze. Onde non è tutto il metodo nel conoscere e nel prevedere, nello studiare il fatto materiale e le sue tendenze evolutive, il suo essere e il suo divenire. Nè in particolare lo studio del divenire è quello che ci dà l'ideali1à e il segreto delh formazione del nuovo mondo sociale. Non è che noi ci avviamo al futuro prevedendo lo sviluppo di ciò che è, ed assecondando il disegno previsto. C'è ben altro. (r) Non dissimili idee espone l'illustre Colajaoni nel suo pregevole libro Il socialismo e nel capitolo. Sulle leg![i naturali. E in questo ben altro, che ci è, sta tutta la alcuna del Marxismo e tutta l'essenza del nostro pensiero naturalistico. Il Marxismo non solo conosce male, perchè, come si è veduto, vuole spiegare tutta la natura sociale in funzione d'un sol fenomeno non bene analizzato; perchè dissimula quasi che v'ha accanto al fenomeno economic0, oltre al fenomeno intellettuale il fenomeno morale ; ma non può essere di guida ad un buon metodo d'azione, perchè cerca gli elementi della lotta nel solo fatto materiale, il motore e lo scopo della lotta stessa, nelle constatazioni della ragione speculativa ed ignora che l'ideale, la vera leva della storia, ha una origine ed una funzionalità distinta. Noi non neghiamo al Marxismo il merito grande di avere richiamato l'attenzione degli scienziati sul divenire dei fenomeni sociali. La nozione filosofic.1 della storia si è così allargata. Non solo si è cer- . cato di dare una base positiva alla nozione delle leggi del passato, ma anche a quella delle leggi del divenire. Marx ha dato il metodo della ricerca delle tcndenzialità storiche È un nuovo elemento, un grande elemento di indagine obiettiva e di verità, acquisito alla scienza e che completa il metodo positivo, vuoi della ragion speculativa ossia della ragione indagatrice del vc:ro, vuoi della ragione pratica ossia dell'arte del vivere e del governare. Ma non è più che un elemento; e coloro che ne fanno un'essenza sono esageratori dell'importanza di quesw nuovo mezzo della :;cienza. Come accennavamo già, il metodo di ricerca delle leggi dell'essere e del divenire, è diverso dal metodo d'azione pratica. Là si deve studiare a base di investigazione positiva, illuminata d2l raziocinio. Quà ciò che è riconosciuto come vero, e ciò che si prevede come possibile, come il più possibile, anzi come la legge del divenire (salvo naturalmente certe combinazioni, che potrebbero sconvolgere, divergere, ritardare, modificare l'indirizzo) serve solo di norma per l'azione, nel senso di giovarsi delle forze utili e disfarsi delle dannose per la realizzazione d'un disegno, che non è il mondo futuro semplicementepreveduto, ma il mondo quale, secondo certi principi e certe esigenze sentite di giustizia, si vuole e si desidera che sia. Che vi sia un rapporto d'armonia fra il divenire, ossia fra le tendenzialità storiche più spiccate, e il sentimento di giustizia della nuova epoca, questo è certo, ed è un altro affare. Che la stessa idealita nuova sia il prodotto di un insieme di interessi,di fatti, di bisogni, determinati, naturalmente,evolutivamente, dalle condizioni dell'ambiente questo pure è vero, ma è anche questo un altro affare. Siffatti rapporti che pure debbono studiarsi e conoscersi non abilitano al giudizio di identità nella scienza e alla confusione nella pratica. Sulla ricerca di questi rapporti ho constatato che v'ha una mirabile armonia fra il conoscere e il sentire fr.1 la scienza e gli ideali d'una data epoca, e sopratutto fra gli interessi e i priricipii. Si è in me anzi formata la convinzione che i principii altro non sono se non la sintesi degli interessi e dei bisogni d'un'epoca; e la fede in ultima analisi altro non esprime che il massimo dell'energia uman:. trasfornutiva, nell'interesse dell'umana specir.
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