Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 12 - 30 dicembre 1898

230 'R_TfTISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALJ ,e sociale cui invece si oppone ogni forma di beneficenza pubblica e privata. Con quella formula deve invece intendersi l' assistenza pubblica; che è sopratutto organizzazione ed incitamento ali' assistenza mutua, la dove questa non sorge spontanea od incontra ìimiti alla sua efficacia. I partigiani del liberismo ad oltranza vantano la potenza del stlf help, e citano l'esempio delle Tr~de Unìons inglesi, delle Caisses syndacales francesi e delle nostre Societa di mutuo soccorso, per dimostrare la possibilita che dal buon volere degli stessi operai sorgano gli istituti che posson lenire le sof~ ie renze della disoccupazione involontaria. Ma - a parte la dolorosa esperienza nostra che ci mostra come questi liberisti conservatori siano facili a gettar da un canto le loro teorie, e, al primo sospetto di uno slancio poco ortodosso delle orgarnzzaziopi operaie, siano pronte a scioglierle, a perseguitarle, a proibirle - si dimentica ndl'affermare questi benefici del selj help, che la disoccupazione operaia, in Italia e nel momento attuale, è bc:n diversa da quella che può dalla opera spomanea della mutua as,istenza essere efficacemente: soccorsa L'organizzazione operaia con intenti economici è possibile solo fra masse che abbiano un alto sentimento di solidarieta e un grado elevato di educazione sociale, e nello stesso tempo non siano dai salarii meschinissimi condannate a stentare il pane quotidiano ... Ora in tali classi operaie la disoccupazione è presso di noi relativamente meno sensibile che negli altri pat'si più ricchi, per l'evidente ragi_one che presso di noi è più lenta e meno progredita la trasformazione tecnica dell'industria, e l'offerta di lavoro qualificato (skilled) non è p~rciò ~ncora eccedt:nte alle richiesti:! della grande mdustna: la prevalenza della piccola e media produzione garemisce dalle fluttuazioni viol.:me del mercato il lavoratore abile, e !o lascia in condizioni sociali non troppo distanti da chi lo impiega: così il mutuo soccorso in Italia può fra le classi dt:i miglio_ri ope_rai_e degli artigiani svilupparsi per r_agiom con~urnh a qudle_ che l'alto salario crea fra I lavoracon delle grandi 111dustrie inolesi ed americane. Che se la nostra legislazione~ e più le nostre classi d!rigenu e i nostri enti collettivi, circondassero d1 smcero e costante favore gli istituti di mutuo soccorso, le camere del lavoro, etc., etc., si potrebbe in Italia risparmiare affatto, come per oggetto non degno di eccessive preoccupazioni, l'assistenza pubblica per la disoccupazione di queste classi operaie più elevate. Ma l'osservaiione quotidiana, e le inch1e~te locali, private ed ufficiali (ed anche q~ella internazionale compiuta pochi anni or sono dall'Ufficio del lavoro inglese) dimostrano in modo chiarissimo che la disoccupazione veramente dolorosa e cosutuente un danno e un pericolo sociale intrascurabile, si ha in Italia fra gli operai unskilled, per l' otfena di la".oro orossolana ed inesperta. Ora per questa specie di la- ~oro disoccupato, non si può attcntiere il soccorso della previdenza mutua e spontanea: è miracolo se la degradazione economica di quelle classi consente loro una coscienza politica tale da farle suscettibili di una propaganda di classe esclusivamente politica, e molte volte la loro partecipaz10ne al movimento socialista è poco più di una ribellione istintiva all'insopportabile loro condizione ; tra esse non può immaginarsi una solida organizzazione economica: e il pretendere da quelle il self help è ironia ingiusta e crudele, e insieme un comodo rifugio per chi nega loro ogni diritto alla pubblica assistenza. Ma, anche ammesso il principio della pubblica assistenza, la stessa natura di quella specie di disoccupazione, può far diventare un'utopia quell'idea dell'assicurazione obbligatoria per parte degli enti pubblici, che grazie all'indefessa propaganda dello Schanz va acquistando tanto favore in Germania e in Austria. Quell'idea è teoricamente assai bella, e sembrerebbe di facile attuazione cola dove già per altri rischi della vita oper:iia l'as5icurazione obbligatoria di Stato è stata organizzata. Ma giova iatant0 considaare che essa presuppone un concorso obbligatorio degli imprenditori alla cassa istituita dallo Stato, e che questo concorso contrasta in linea di giustizia e di opportunità con ciò che il fatto della disoccupazione dipende immediatamente o dalla volontà dell'impiegante, o da crisi e circostanze speciali dell' industria di cui pure il singolo imprenditore soffre le dannose conseguenze: a differenza dunque dell'assicurazione contro gli infortunii e l'inabilità fisica, è difficile far riconoscere all'imprenditore una responsabilita anche mediata pel fatto della disoccupazione, e ciò forse contribui in Germania a far rifiutare l'estensione a quel nuovo ufficio dell'istituto dell'assicurazione obbligatoria. In pratica poi per il lavoro grossolano mancherebbero quasi sempre le circostanze su cui si può elevare l'obbligo de! contributo dell'imprenditore alla cassa di assicurazione: si tratta qui di impieghi di brt:ve durata, di mano d'opera soggetta a fluttuazioni accidentali e periodiche della domanda, talchè raramente si avvera per essa un rapporto di lavoro costante e duraturo. Che se si elim nano perciò i contributi degli impieganti, e si limita la funzione Jell' ente politico alla semplice costituzione e amministrazione dell'istituto, si incontra tosto un ostacolo insormontabile: le misere forze economiche di quelle classi lavoratrici che non permettono cerco l'obblìgatorieta di premi così elevati che, alimentando da soli una cassa comunale o di Stato, valgano a porgere un soccorso efficace alle schiere tanto numerose dei disoccupati. È chiaro dunque che l' assistenza pubblica, per quella specie dt disoccupazione di cui è sovra tutto afflitta l'Italia nostra, 11011 può consistere esclusivamente nell'organizzazione di un istituto assicurativo, ma deve risolversi anche in un significante e positivo concorso degli enti pubblici che accrescano così i miseri tondi raccolti coi contributi individuali. Il che, se anche elimina nella sua vera sostanza l'idea dell' assic1ffaz_ionrenutua, fa d'altra parte sorgere l'idea non meno bella e raccomandabile dd1a p1evidenza (spontanea od obbligatoria) organizzala ed assistita a mezz.o di contributi economici per parte degli ewi pubblci. Questi sottopongono il proprio aiuto alla cond,zione di un atto di previdenza, e cosi eccitano ìl self help anche in quelle classi operaie, senza pretendere da esse sforzi superiori alle loro condizioni economi che: si ha in tal modo un riconoscimento indiretto ed ideale del diritto al lavoro e quindi alla assistenza in caso di disoccupazione involontaria, senza che quell'assistenza sia scompagnata dal benefico eccitamento alla previdenza individuale: ma il dovere

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