RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nuDJ.ero separato: Oent. 20 AnnoIV. - N. 12. Abbonamento post.aie Roma30Decembre1898. SOMMARIO: LA R1v1STA: La minaccia. F. Lo SARDO: li novo primato d'Italia. On. F. BUDASSI: Appunti critici sulla dottrina marsista. G. o. G.: L'incertezza utilitatia. C. CoNIGLIANI: Sulla disoccupazione operaia in Italia. F. CARONNA-BONA:I servizi pubblici municipali in Italia. CAMJLLOVACCARO: La scuob non I duca. GIUSEPPE D'ANGELO: Polemica nnova per unl questione vecchia. Sperimentalismo sociale. 'l(ivista delle Riviste. - 'l(ece11sio11i. AVVISO IMPORTANTE ~ Si pregano vivamente tutti coloro che spediscono somme alla RIVISTA POPOLARE di non mandarle mai in biglietti di banca entro busta semplicemente affrancata. Dirigere cartoline-vaglia, vaglia postali e lettere raccomandate al Dr. NAPOLEONE COLAJAl\NI - ROMA. Per reclami relativi al servizio postale, invio di copie arretrate, cambiamenti d' indirizzo, dirigersi al sig. GIOACCHINO MONTALBANO. ROMA, Via Sardegna, 22. Per smorri·mento postale delle bo:;zedi stompct che ci aveva ritornale da Castrogiovomli il nnstro Direttore, siamo costretti a rinviare al prossimo numero un suo articolo di risposta ad EJVRICV FERRI. LA MINACCIA ~ Se la inaugurazione della seconda sessione della ventesima legislatura venne contrassegnata da una disillusione amara e gigantesca per la promessa illusoria dell'amnistia e per la meschinità - altri direbbe, per l'assenza completa - del programma ministeriale, le ultime discussioni che precedettero le vacanze di Natale sono state più vive e più interessanti di quello ch'era lecito sperare, giudicando dalle prime sedute. Premettiamo che a nostro avviso l'Africa e la continuazione della sopratassa sui trasporti ferroviari avrebbero meritato maggior interessamento da parte dei deputati; ma la sorte toccata alla modestissima proposta dell'oo. Nofri, ci fa comprendere che poco o nulla di buono poteva attendersi in quanto alla seconda questione, e che sulla prirna si continua in quella politica dello struzzo, che fa attendere con buddistica rassegnazione le sgradite sorprese che può sempre dare l'Africa. Ad ogni modo spetta ali' Estrema sinistra il merito di avere dato il grido di allarme; e quale segno dei tempi, e di cui ci rallegriamo, c'è stato un ordine del giorno, che raccolse un numero di voti - nella siuistra, nel centro e nella destra - quale per lo passato mai si era Yisto. Che la Camera voglia smetterla col suo bigottismo antiradicale e si lasc guiJare nei suoi giudizi dalla bontà intrinsica delle cose, anzichè della ubicazione degli uomini• che la propugnano? Le quistioni importanti sollevate, anche incidentalmente, ì discorsi notevoli sulle medesime sono stati parecchi. Cia5cuna di quelle quèstioni meritcre bbe una trattazione a parte; ma siamo costretti appena ad accennarvi, riserbandoci d'intrattenercene più ampiamente appena se ne presenterà l'occasione, che non potrà tardare. Ottimo nell'insieme fu il discorso dell'on. Bertesi sul dazio sui cereali, sebbene noi non siamo liberì5ti assoluti e sistematici, sebbene riteniamo necessaria per la nostra agricoltura una moderata protezione. E fu anche interessante lo spuntino di discussione finanziaria, che ci dette l'on. Sonnino, in anticipo di quello più ampio, che verrà alla riapertura della Camera, se per quell'epoca gli on. Vacchelli e Carcano saranno ancora ministri. La critica - tanto facile a farsi da chiunque, e che dovette riuscire un semplice divertimento ali' on. Sonnino, ch'è uno studioso competentissimo - del programma finanziario del ministero venne accennata nella discussione del bilancio dell'interno, che provocò i discorsi più importanti. Lo stesso on. Sonnino tu ascoltato come il rap• presentante della legalità. Facciamola pure la rea2.ione - in sostanza egli disse - ma che essa non venga resa più odiosa colla violazione delle leggi presenti. Se queste non sono sufficienti - e sono tra le più rezionarie d'Europa! - votiamone delle altre; ma non usciamo dall'orbita della legalità. Chi vuole tornare allo Statuto nel senso manifestato altra volta non poteva parlare diversamente. Con~ fessiamo invece che ci attendavamo altro linguaggio dall'on. Prinetti, il quale, pur dichiarandosi estraneo alla cosiddetta consorterialombarda, domandò leggi reazionarie e nuovi freni contro ogni accenno di esplicazione della lihcrt:1. Non ci atter.dcvamo
'R.,IP'ISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI questo linguaggio perchè il Prinetti si era atteggiato a capo di un partito conservarore moderno, anche durante lo stato di assedio, e al domani della feroce e disonesta repressione di Milano. I precedenti facevano supporre che il deputato di Brivio volesse far propri i principi del Circolopopolare e dell'Idea liberale di Milano; di quei monarchici liberali, cioè, nei quali lo Zotico ha visto dei futuri candidati al domicilio coatto. L' on. Prinetti non ha avuto bisogno di assaggiare le delizie di Tremiti o di Assab per prendere il suo partito ed associarsi ai più ciechi reazionari; a lui soltanto può domandarsi ora, in che cos;, il suo programma differenzi da quello della Consorterialombarda. · Ma la libèrtà ebbe i suoi difensori: valorosi come sempre quelli della Estrema. Fu limpido ed eloquente l'on. Bovio nel domandare, che si rientri nello Statuto con sincerità, e corr.e la ragione dei ttmpi impone; fu acuto e stringente !'on. Mirabelli nella dimostrazione dello strazio fattosi delle libertà di stampa. A questi difensori della libertà non poteva naturalmente rimproverarsi alcuna contraddizione tra le parole e i fatti; ma quantunque i loro discorsi siano stati i più elevati e più logici, il successo parlamentare maggiore lo ebbe l'on. Giolitti. Si curo, l'on. Giolitti che nel po:;are ufficialmene la propria cadidatura alla Presidenza del Consiglio, manifestò gli antichi propositi democratici in fatto·· di finanza, ed affermò che bisogna governare colla libertà, e che non c'è alcun bisogno di nuove leggi restrittive. I precedenti e la posizione parlamentare valsero ad assicurare il successo all'on. Giolitti; e noi, che non possiamo essere sospettati di soverchia tenerezza verso di lui, non esitiamo a manifestare il voto che egli ritorni al potere per dimostrare che in Italia ci sono ancora uomini politici che traggono ammaestramento dagli errori commessi. Vorremmo, però, che egli tornasse al potere correttamente, non in forza delle alte ed illecite influenze, come nel I 892, ma in forza di una situazione parlamentare netta, che assicura<.se al ministero di là da venire il concorso di tutta la sinistra e dei radicali. E a questa situazione saremmo assai prossimi se zanardelliani, crispini e giolittiani - quanta miseria in questo frar.:onamento di un partito, i cui frammenti devono prender nome da un uomo e non da un programma! - non l'avessero res.i impossibile, pel momento, colla loro solidarietà e colla loro partecipazione nei due ministeri Di Rudini e Pçlloux. Ricade su loro la responsabilità se l'Italia dovrà assistere quanto prima alla formazione di un ministero decisamente reazionario, non solo per gli atti perchè in quanto a questi il gabinetto attuale difficilmente potrà essere superato - ma anche per le leggi. Le ultime sedute ebbero episodi drammatici, che in altri tempi e in altro paese avrebbero trovato una eco solenne fuori di Montecitorio e appassionato vivamente il pubblico. Questi episodi si connettono alla iniqua, alla sanguinosa repressione della scorsa primavera. Il primo fu sollevato dal!' on. Bissolati, che voleva conoscere i motivi che produssero la punizione del colonnello di cavalleria Cretti di Costigliole. Se fossero sta.ti veri quelli denunziati della Provincia di Como - il rifiuto del!..: onorificenze per i fatti di Milano - ci sarebbe da rallegrarsene: nell'esercito italiano nell'anno 1898 si sarebbero trovati degli officiali, che avrc::bbero imitato gli uflìci,Ji delll'eserciro italiano d1 altri tempi, quando i tenenti Bellelli e De Sauget ebbero il coraggio di rifiutare la medaglia che il Borbone volc::va dar loro dopo la rt'pressione dei moti del 1848. Pur troppo, il Generale Pdloux sul suo onore di soldato assicurò, che quei motivi erano insussistenti ! Ella mentisce ! gli rispose fiero l' on. Bissolati, destando una viva emozione ddla Camera. A questo punto ci sembra il Conte Crotti avrebbe il dovere di parlare : il paese da lui solo potrebbe conoscere se è stato tratto in inganno l' on. Bissolati o se mentisce il Presidente del Consiglio. Il paese ha il dii itto di conoscerlo. L'altro episodio si svolse tra l' on. Taroni e i più compromessi reazionaii lombardi, di cui si fecero portavoce gli on. Prinetti e Greppi. I fatti conosciuti e recentissimi stavano pel primo; e per quanto amara riuscisse la pillola alla destra in particolare, e ai monarchici in generale, i fatti non poterono essere soppressi dagli urli e dèlle proteste degli accusati, cioè i moderati milanesi, che indegnamente sfruttarono la repressione di Maggio, dando il calcio dell'asino ai clericali dopo averne mendicato ed ottenuto l'appoggio. L'atto di accusa venne nobile e cor.iggioso dall' on. Taroni, ch'ebbe un testimonio autorevole nell'on. Mussi. L'episodio su cui ci fermeremo in ultimo fu provocato dalla quistione dell'amnistia, che rappresenta la palla di piombo attaccata ai piedi del ministero. Ben a proposito l'on. Mirabdli, svolgendo magistralmente la tesi sostenuta sin dal 1894 da un valente cultore del diritto costituzionale qual' è il Prof. Mortara, rivendicò alla Camera il diritto di occuparsene e di provvedere ; ma alla causa santa dell'amnistia, ch'è quella della giustizia, fecero fare un passo gigantesco l' apostrofe e lo slancio oratorio di Guerci e le lacrime di Giuseppe Mussi. L' on. Guerci avrebbe potutO essere più equanime lodando meno l'on. Pelloux, e ricordando che il primo atto del ministero De Rudini fu l' amnistia per i condannati del 1894; ma a lui vanno rese grazie vivissime in nome delle migliaia di vittime dei Tribunali di Guerra del 1898, per avere invocata in loro favore la testimonianza del padre, cui venne ucciso in Pavia il diletto Muzio - il conforto delle sua esistenza. E le lacrime di Giuseppe Mussi non si commentano. Il silenzio e la commozione dei deputati dissero assai più di quello che noi potremmo fare intendere ai nostri lettori. .. .... Quale la conclusione di queste discussioni di fine d'anno? Questa sola : il ministero, che desiderava un voto confortatore non potè ottenerlo. Quello equivoco sull'ord.ine del giorno Del Buono, e che lascerebbe sospettare che si voglia continuare, confessandolo apertamente, nel corruttore sistema dei sussidi alla stampa, pesa sulla coscienza del ministero ed ha tutta l'aria di un 'Deprofundis. Il Ministero ha potuto convincersi che nella Camera non ha amici: gli uni lo trovano troppo liberale (?); gli altri lo sanno troppo reazionario. Non se n'è scoraggiato l'on. Pelloux. Intanto votate
l [ RIVISTA POPOLARE DI POLITTCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 223 il bilancio! - ha gridato il Presidente del Consiglio come se si trovasse in piazza d'armi al comando di un reggimento; - e all'avvenire ci penseremo. La minaccia dello scioglimento è stata fatta in modo brutale, soldatesco. Vedremo più tardi come l'acco 6lieranno i deputati; e vedrà, forse tra breve il plese, come potranno essere militarizzati gli elettori! LA RIVISTA, ILNOVPORIMADT'OITALIA Ne la prima metà del secolo nostro, quando la povera Italia era ancora divisa in tanti staterelli, il buon Gioberti si affaticò a dimostrare nel suo pregievole libro sul primato morale e civile degli Italiani, come questi contassero qualche cosa nella storia, e come la loro patria, e per la giacitura sua propria, e per la feracità del suolo, e per la potenza intima, fosse in condizioni di potersi dire autonoma a preferenza di qualunque altra nazione, e quindi avrebbe potuto, come già altre volte, conseguir(il primato fr~ i paesi civili. Quel libro fu tenuto in gran pregio a quei tempi e, a quanto ne dicono, molto ha contribuito a preparare quell'unità della patria, che fu la cura precipuo dei sovversivi di allora. Fatta la patria, il libro del Gioberti non fu dimenticato e, abbenchè non si sia seguita da pedanti la via indicata dal filosofo, non per questo il primato non si è raggiunto. Di vero, grazie alla accortezza ed intelligenza dei vari governanti succedutisi fin oggi; grazie alla 11. oralità, allo spirito di sacrifizio, all'interesse al bene della patria delle nostre classi dirigenti; grazie ancora all'energia, alla rettitudine, ali' amore interessato per gli umili di chi sta più in alto, siamo i primi in molte cose. Ma non basta asserirlo, bisogna anche fornire la dimostrazione del nostro primato, e comechè nessuna dimostrazione è migliore e più esatta di quella che sorge dalle cifre, è per questo che ci siamo proposti di raccogliere qui alcuni dati statistici, che servono a dimostrare il nostro assunto. (1) Ecco per prime alcune cifre, che si rivelano dalla prolusione, letta il 6 dicembre 1897 dal prof. Federico Flora nella R. Università di Genova e che dimostrano c0me gli Italiani, meglio che qualunque altro popolo civile, sieno proclivi a sacrificare la loro ricchezza privata al bene p•1bblico. Stati - Italia Prussia Austria Francia Inghilt. Belgio Confronti internazionali fra la ricchezza e la spesa. (2) Ricch. priv. - Spese pubb. - Rapporto propor. per abitante fra spesa e ricch. 1.760 54 1132 2.833 71 1140 2.642 59 1(45 5.922 87 1168 6.430 S3 1177 5.600 57 1198 ( 1) Parecchi dei dati di cui ci serviamo furono altra volta pubblicati dalla Rivista, ma crediamo non sia vano il ripeterli raggruppati per lumeggiare il rapporto che corre fr,1 gli uni e gli altri. (2) Per economia di spazio tralasciamo in questo come nei E supponendo che gli abitanti posseggano tutti una eguale somma di ricchezza ragguagliata a 10.000, si ha il seguente quadro per le spese sopportate dai cittadini nei vari stati. Italia 307 Francia 147 Prussia 252 Inghilterra 130 Austria 224 Belgio 102 I lettori che volessero rendersi ragione completa della proporzione fra la ricchezza privata e le spese d'ogni genere dei principali paesi, potrebbero leggere utilmente l'interessante studio di Tito Canovai pubblicato nella Nuova Antologia del 16 novembre. Pc:r quelli che non avessero la comodità di consultare l'autorevole rivista diamo qui alcune cifre che rileviamo dai quadri pubblicati dal Canovai. Imposte Spese militari Debito pubb. OJO della ricch. priv. Italia 2.33 0.70 1.30 (1) Ausr. Ungh. 1.90 0.48 0.76 Francia 1.26 0.40 0.45 Germania o.8 5 o 42 0.29 Ioghilterra 0.85 0.40 0.25 Belg·o 0.57 0.14 0.33 Come s: rileva le spese militari ed il debito pub· blico assorbiscono, come osservava il Flora, oltre il 77 010 delle imposte. Ecco ancora uno specchietto, che ci da il Canovai, basandosi sul reddito della ricchezza pri-. vata stabilita in ragione del tasso del debito pubblico. Spese Spese lmposte 01• militari 01° deldeb.pub.o\ 0 Italia 43.17 12.83 24.16 Aust. Ungh. 47,75 12,00 19.13 Francia 38.71 12.38 13.82 Germania 21.03 10.30 7.17 Inghilterra 21.9 5 10.38 6.38 Belgio 11.76 2.91 6.85 In conferma di questi calcoli il Canovai cita anche un quadro del Delivet. Il debito pubblico importa una spesa del 5.40 01° (al netto 4-0 I 01°) in Italia; del 3.28 in Francia; del 3.90 in Inghilterra; del 4.04 in Germania; del 3.98 in Austria; del 4.8 5 nel Belgio. Da qualunque punto di vista si guardi, con qualunque calcolo, noi siamo sempre i primi. E si noti che in queste cifri! non figurano i tributi locali, che da noi sono più alti che altrove e ascendono a 6 5 5 milioni. Sommati anche questi si ha un carico tributario di 61.75 per abitante, che rappresenta il 3.5 5 0 \ 0 della ricchezza privata. Vilfredo Pareto, nd suo secondo volume del Corso di Economiapolitica, calcola che l'artigiano inglese paga per tasse di ogni genere appena il 4 .85 °[o del suo reddito, mentre quello italiano paga il 23.9 °[o Il Pareto stibilisce il reddito di una famiglia di operaio inglese in L. I 91 5 e di quella di un operaio italiano in L. 1380, wentre i salari settimanali sono rappresentati da queste cifre eloquentissime, che dobbiamo alla cortesia dell'on. Colajanni. quadri successivi i paesi di minore import.oza politica quali, l'Olanda, la Danimarca, la Svezia ecc., sebbene i piccoli Stati con le loro statistiche migliori dimt strino .che val meglio tsser piccoli e sani che grandi e malati, e potrebbero ancora ponar,i a delle osservazioni poco benevoli sulla utilità dogli esl!rciti r~,manenti. ( 1) Al netto 1.11 O(O
224 '1(.InSTA POP0LJRE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIÀLl SALARI SETTIMANALI Mnrifab. Legnaiuoli Stagnai Italia 2 o 2 1 18 Ebanisti 25 Francia 25 27 22 Inghilter. 41 41 36 New-York 75 52 60 30 38 55 ~o stesso Colajanni nell'opuscolo • La difesa na~.1onale e le economie nelle spese militari » ci dava nel 92 quest'altro quadro interes~ante. Dedotta la quota per le spese militari ad ogni :,bitanre resta questo reddito netto. Inglese 802 Tedtsco 3 99 Francese 573 Italiano 223 Calcolando che al mantenimento normale medio d! ogn} abitante sia necessario il 40 01• del reddito <l1un inglese, resterebbe ogni anno di avanzo: ad un Inglese lire 481, ad un Francese 2 5 3, ad un Tedesco 79, mentre un Italiano vi trovercabbe un deficit di lire 79 !! Ora queste cifre sono avvalorate da altre non meno eloquenti. Dalla statistica giudiziaria pubblicata dal ministero_ di agricoltura risulta questa progressione nelle vendne forzate per mancato pagamento d'imposte : Anno 1891 189 3 1895 Vendite 9,114 13,375 17,734 Lo stesso avviene nel campo commerciale, dove i fallimenti da 113 che erano nel 1871,saliro.no nel1'8 5 a 1106,con una progressione media per ogni anno di 66.2; e dall'8 5 al 95 ascesero a 2 3 51 cou una progressione del 124. 5. Crescit eundo ! ... Allettato dal falso miraggio delle glorie militari - si chiamino pure Dogali ed Abba Carima - il nostro governo non si occupa delle vili in.du,trie e dell'agricoltura. I seguenti quadri pubblicati dall'Ufficio del lavoro degli Stati Uniti, sebbene debbano accettarsi con una certa riserva, pure ci danno un'idea ap prossimativa della vera condizione industriale dei singoli paesi. Valore della produzione industrialo nei singoli Stati. Rtati Uniti mii. 35,000 Francia mii. 11,225 Gran Brett. » 25,000 Russia " 9,075 Germania > 14,575 Austria-Ungh. » 8,124 Italia milioni 3,025 Valore medio deUa produzione fornita da ciascun operaio nei vari Stati. StJti Uniti Franchi 9,440 Francia ( circa) Fr. 2,750 Gran Brett. n 3,950 Svizzera » 2,165 Germ. (cir.) > 2,750 Russia > 1,905 Italia Franchi 1,325 Nè le condizioni dell'agricoltura sono per avventura migliori. Difatti la nostra ricchezza privata e la nostra fortuna mobiliare è inferiore a quella degli altri Stati. Ricch. privata Fortuna mobil. Italia miliardi 54 milioni Austria-Ungh. » 86 > Germania > 220 » Francia > 225 > Inghilterra " 2 5 I » Belg~ » 34 > Le cifre fin qui esposte stanno causa ad effetto con queste altre. 17,500 24,220 88,320 93,322 182,000 7,386 in relazione di L'emigr~zione, ~ m~glio. la forza ,spansiva della nostra pama, per cui noi andiamo a trascinare in tutto il mondo il nostro triste primato, ha registrato nel 18_95 - 2~1_85~ mi~rant_i, mentre l'Inghilterra co_n circa 30 m1ho01 dt a_bttantle la Germania con 54 mtl. non raggiungono 1 40,000. Diamo qui il confronto fra la nostra emigrazione e quella della Germ3nia, che ha quasi la ~tessa natalità dell'Italia (1). Emigrazione permanente. 1890 91 92 93 94 Gt-rmania 97,103 -120,089 1·6,339- 87,677 - .39,240 Italia 115,595- 189,746 -116,642-142,269 -114,575 Dal 94 impoi aurneotano ogni anno le cifre per l'Italia e diminuiscono per la Germania, la quale poi non ha emigrazione temporanea, o scarsa; l'Italia invece ha un'emigrazione temporanea di oltre 100,000 persone, che danno gli anarchici del fatto e la concorrenza al lavoro. Non avendo sott'occhi uno specchietto generale per desumere le proporzioni con gli altri Stati bastano queste cifre, che si rilevano dall'ufficio di statistica per l'emigrazione di Ellis Island, dalle quali risuha che nei mesi di Marzo Aprile e Maggio 1896 si ebbero: ' Emigranti sbarcati ad Ellis Jsland. Dall'Italia 38,450 Dalla Russia 13,573 Dall'Austria Ungh. 18,102 Ualla Germania 7,863 DJl Regno Unito 14,121 L~ no~t:a emigr~zi_one è ct esciuta tanto che gli Stati Untt1, per ilm1tarla, han creduto necessario c~iuder~ la p<;>rt~sul ~uso agli analfabeti, val quanto dir.e ~gli Ital~an!, po1chè anche per analfabetismo noi starno pnm1 . . E~co in proposito ~l~une cifre comparative che nlevtamo da una statistica redatta dal Signor Bartholdt: It.alia 52,93 010 Inghilterra 3,49 010 Russia 36,42 > Germania 2,49 > Austria 32,70 » Svezia 0,74 » Spagna 8,7 r II Svizzera 0,60 > Francia 3,50 > Danimarca 0,49 > E la riprova di queste cifre ~i ha in queste altre fo1niteci dal Colai anni: Numero di Stampe Lettere Telegrammi per ogni 100 abitanti nel 1895 Italia 495 656 29 Germania 2123 3415 67 Francia 1324 2340 106 Gran Brett. (2) 5 528 207 Svizzera 3284 4332 103 La mortalità, che non è affatto indipèndente (tutt'altro !) dalla miseria e dall'ignoranza ci dà questi altri numeri : Austria Italia Germania Francia Belgio Svizzera Inghilterra Il primato 1872-76 30,5 30,0 26,9 22,4 27,7 23,6 21, 1 della delinquenza non 1892-94 27,9 25,7 23,7 22,3 .20,2 20,1 18,3 ci è contestato (1) Dall'87 al 91 la natalità è stata del 37 6 per 0100 in Italia e del 36 5 oroo in Germania. (2) Ci mancano i dati esatti per l'Inghilterra.
RIVISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 225 da alcuno e non è guarì, b Frankfttrter Zeitttng, cogliendo pretesto dalla confer.:nza ami-anarchica si è presa la cura di dimostrarcelo. Ecco le cifre : Assassini ed omicidi condannati Francia Austria Germania per un milione di abitanti. 14 Irlanda .,5 Inghilterra 8 Scozia Italia 61112 8 5 3 E queste cifre, almeno per noi, sono disgraziatamente inferiori al ven,. Al '92 noi avevamo di omicidi il 7,10 per ogni 100,000 abitanti, mentre la Spagna, che dopo di noi segnava l • percentuale più elevata, non aveva che il 4 73. Per gli altri reati le proporzioni non sono molto differenti. E pùtrebbe continuare la dimostrazione eloquente delle cifre se non temessimo di stancare la pazienza del lettore, se pur qualcuno ha avuto la costaPza di seguirci fin qui. Passando in altro campo, troviamo che l'It:ilia è il paese dove si trattano peggio i detenuti in genere e quelli politici in specie, come ha di recente dimostrato con le cifre Garibaldi Bosco sulle coloune dell' Avanti; come ha confc:rmato l'associazione lombardadei giornalisti in un'apposita monografia. Eppure !... La menzogna giuridica ha sentenziato, che la pena deve mirare alla correzione del reo. Altro che correzione ! Da noi si tratta di soppressione addirittura ! L'Italia è il paese dove si sequestrano maggior numero di giornali, si svolgono una maggior quantità di processi politici con relative sentenze, si è più proclivi agh stati di assedio con ausiliari tribunali giberna e conseguenti condanne infami, si tiene più spesso chiuso il parlamento anche quando interessi gravissimi si affacciano sull'orizzonte politico. L'Italia è il paese, che dà il maggior numero di profughi ed esiliati politici, il maggior contingente agli anarchici dalla propaganda del tatto, il maggior numero di spie. E a confermare questo per varie ragioni triste primato, che giustifica gli attacchi di tutte le gazzette del mondo, non escluse quelle dei nostri cari alleati, piovuti in questi ultimi tempi contro i nostri sistemi economici, civili o politici, e che non ci consente nemmeno il magro conforto del Rossini il governo del nostro brav' generai ha preso l'ini~ ziativa della reazione internazionale convocando il congresso anti anarchico. E sl che non ce n'era proprio il bisogno, dopo che abbiamo potuto eliminare ogni ragion d'invidia per le deportazioni in Siberia, traendo i magoiori possibili vantaggi! dalle nostre conquiste afri~ane coll'assassinare più o meno legalmente ad Assab i condannati al domicilio coatto, 11 primato nella reazione non avrebbe potuto contendercelo alcuno! Solo il popolo italiano, buono paziente minh . , ' c 10ne può tollerare un sl triste primato, che ci ha resi lo zimbello di tutti i paesi civili. Pensino, pensino i nostri bravi generali, che ci ~ov~rnano, ~Ile infelicissime condizioni di questa mfehce grandepotenza! che chiamasi Italia e mo difichino un tantino, se è possibile, i loro istinti feroci. Chiedano meno cannoni e meno cùTazzate ed aprano ancora qualche scuola, qualche istituto agra~io e qual~h~ opi~cio. Prima di occuparsi degli eternie crescenti b1sog01 del!' esercito e della flotta, si occupino dei bisogni urgenti delle popolazioni. Sarebbe forse un grave s1crifizio per loro, ma un gran bene per la patria se questa potesse cancellare il suo triste primato. F. Lo SARDO. ~ Appnnctri tiscni lldaottrminarxista rispetto alla genesi e alla natura degli IDEALI. I. È da qual...:he tempo che appaiono nelle riviste scientifiche e politiche, articoli che rivelano un movimento importante del pensiero nel seno della democrazia sociale. Un anno appena a questa parte quasi tutti 1 pubblicisti italiani della scuola socia~ lista prevalente, rispondevano sdegnosamente contro gli ammonimenti e le critiche di quei pochi, che pur professandosi socialisti e positivisti, osavano attaccare la dottrina del materialismo storico e_combatteva?o l'assolutismo e il dogmatismo marxista nella scienza e nella pratica. Ora veggo che una più matura riflessione ha determinato, nell'uno e nell'altro senso, un moto reattivo nello stesso campo del marxismo; quasi dappertutto, in Ge'.ma~ia, in Francia, nel Belgio ed anche presso dt noi. Ne fanno fede le recenti affermazioni del Bernstein, del Vandervelde · e del Sorél ( r) e l'ultimo articolo di Rienzi (Van Kohl) nella Revue Socialiste di ottobre, dal titolo: Arrieré les dogmes. E ne fa fede l'indirizzo, che ~anno assunto in questi ultimi tempi, ed in particolare dopo l'ultimo congresso socialista tedesco alcuni dei maggiori organi del partito socialist~ italiano. Tutto ciò mi ha indotto a riordinare, alla buona per la Rivista, questi appunti critici che ora so~ circa due anni, avevo fatto su di ud artif olo della _Critica~oc~ale, i?titol_at?:. Lotta di classe, riprodotto (O molti g10rnah. socJahsu, e nel quale spiccavano, m modo carattensco, tutto il sistema e tutto il metodo del marxismo, nei suoi pregi e difetti. V'ha difatti in tale articolo l'affermazione della parte scientifica del pensiero filosofico-storico o della sociologia marxista, e la enunciazione della for- ~ula : lotta di _classe, chiamata a dare spiegazione d1 tutta la stona. In questa affermazione è il merito più saliente di Carlo Marx e della sua scuola· ma qui si rile~a pure il difetto d~ uno _studio piò profondo, specialmente dal lato ps1colog1co di questo fenomeno, o meglio di questa kgge ~spressa colle parole: lotta di classe. N~_n è dai ~arx_isti bene approfondito il rapporto fr_a 1 mteresse, 11 bisogno, che dà luogo alla lotta d1.class_ 7 e I~ f?rme ideali,. che vi corrispondono, nei varn penod1 della stona. Pei Marxisti, base della vita sociale è l'economia; questa spiega tutto; è l'essenza, la sostanza del movimento sociale· tutto il resto è in funzione del!' economia e oon è che (1) Del Sorél vi sono all'uopo articoli nel Devenir Socia! nel Giornale degli economisti e nella Riforma Sociale del Nitti' Interessantissima è la prefa1.ione dello stesso Sorél alla tradu: z'one francese del libro di S. Merlino, il quale ha alla sua volta fatto una semau. critica del l\hrxismo come dottrina scientifica e come metodo.
226 Rl/TLSTA POPOL4.RE DL POLITICA LETTERE E SC!EVZE SOCJALl parvenza. A parte 1~ tinta evidentemente metafisica d'un siffatto ragionamento (bastando per ricadere nella metafisica disconoscere la realta e l'efficienza reciproca dei fenomeni e considerarne uno come piu vero degli altri), a parte ciò, manca nel concepimento materialistico della storia, una spiegazione adeguata del fenomeno economico stesso, ed uno studio giusto dei suoi rapporti cogli altri fenomeni e àelle specifiche funzioni di ciascheduno. Tanto basta perchè il Marxismo, sia pure in mezzo a molti incontestabili meri1i, appaia un sistema imperfetto e dia luogo ad errori e metodi esclusivi. Esso dissimula in tal qual modo che la stessa economia ha alla sua volta, base e fondamento su fenomeni antropologici e psico:ogici e che quando si è detto che il substrato dell'economia sono gl'interessi, si è, si, abbattuto quell'idealismo, che poneva a fondamento della storia l'idea accampata nelle regioni dell'infinito, ma non si è sbandita dal mondo ogni idealità, nè si è abbattuta ogni efficienza degli ideali. I fenomeni intellettuali, morali ed economici, si intrecciano nel fatto umano e nel fatto storico e quelli che si chiamano fenomeni economici, sono decomponibili in molteplici altri fenomeni, e specie d'ordine intellettivo, morale e psichico; e gli interessi altro non sono se non fenomeni antropologici o sociali assai complessi, apparendo essi.come un risultato di molte attività psichiche, di impressioni, sensazioni, pensieri, calcoli, piaceri, dolori, desideri, simpatie, antipatie, abitudini, bisogni insomma, che cercano una soddisfazione e che nati nell'ambiente sull'ambiente reagiscono per il relativo adattamento. In questo stesso campo degli interessi vi è una moltitudine di fenomeni vitali, onde essi sono tutt'altro che il fenomeno· semplice e primordiale, cui possa ridursi la storia. . Per lo men,, è necessario prendere tal fenomeno, nella sua complessità ed ammettere fin da principio che quando si dice economia, quando si dice interesse, non si dice nulla di semplice come si direbbe l'atomo; e che invece fa d'uopo intendere queste cose come molto complesse. Non si può nemmeno parlare di interesse, come sinonimo di economia, poichè sebbene l'economia sia il campo degli interessi materiali, degl'interessi piu propriamente detti, pure vi sono interessi che esorbitano da siffatto campo, e gli stessi interessi economici hanno talvolta un obietto ideale. Nè basta. Determinato come base della storia l'interesse economico, preso come fondamento logico della spiegazione storica, molti fatti si spiegano; ma la spiegazione non è assoluta; e ad ogni modo resta sempre a rilevarsi, quali sono i rapporti fra l'economia - la scienza dei cosiddetti interessi materiali - e gli ideali, ossia fra l'economia e la morale, il diritto, la reli - gione, la politica, etc. E a questo riguardo non è esatto l'affermare che tutti i fenomeni secondarii e derivati, sono apparenze, quasi, del fenomeno economico e senza una propria consistenza ed effettività. È invece vero che gli altri fenomeni, per quanto suppongano alla loro base il movimento sensazionale d emozionale degli interessi (movimento che segue del resto la speciale condizione psicofisica dell'ambiente sociale e nel periodo storico, in cui esso vive, per modo che, al disopra del mero intere,se e' è tutta una creazione'llitale) hanno una importanza ed una efficienza p rnpria: ed una volta creati hanno una propria e specifica consistenza e reag!s~ono in tutti i sensi sugli altri ordini feno rne01c1. Ne consegue pertanto che ha d'uopo di essere rettificato e riveduto il materialismostorico, che è il sottinteso di tutta la teoria socialista della scuola presso noi prevalente e dd metodo analogo delineata nel predetto articolo : lottadi classe. Bisogna cioè che si renda una migliore ragione del vero essere dell'economia f' dei cosidetti interessi, e che ciò fatto si dia una piu adeguata nozione dei rapporti fra gli interessi e i principi. I semplici potranno credere che con queste distinzioni, che sembreranno sottili ed oscure, e con questa critica, poco ci sia da modificare del materialismo storico che è in fondo alla teoria Marxista e alla lotta di classe enunciata come metodo. Ma non è così. Questa critica, che sembra affatto ideologica, è eminentemente positiva ed esige uno spostamento delle piu comuni teorie socialiste e del metodo piu in particolare. Accenniamo procedendo nell'esame dell'articolo surricordato: « La lotta di classe, quivi si dice, è « concepita dal pensiero, quale è richiesta dai fatti; « è vera e giusta dentro dell'uomo, che la pensa << e che essa spinge ad agire, e fuori di lui nelle « condizioni fatali della produzione moderna. » (1) Quì pare che si voglia affermare il rapporto fra il pensiero, l'ideale e le condizioni materiali, esterne o economie.be. Innanzi tutto ci è il convenzionale pregiudizio di considerare come base di og-nicosa, il fatto economico, o per lo meno di prenderlo, come fatto semplice primitivo (e questo è già grave difetto). Ma ci è di piu. Ci è tutto l'errore dd materialismo storico, secondo cm le idealità, non sono espressioni di bisogni.<entiti, non sono postulati della ragion pratica, quale è nell'ambiente storico, fluttuante e progressiva, non sono un fenomeno prevalentemente sentimentale, ma sono pure previsioni della ragione speculativa, tradotte non si sa come, in bisogni, sentimenti, esigenze della ragionepratica. Ciò che fatalmente sarà, è sinonimo di ciò che deve essere, secondo il desiderio umano; e nessuna forza resta, nessuna potenza dell'umano arbitrio, se non quella di agire, secondo ciò che si è preveduto, ammessoche cib che si e preveduto sia assolutamente cib che sarà. Prevedere, sarebbe adunque sentirr,moralmente.e giustamente; e soprntutto tale ~arebbe il prevedere alla luce infallibile del materialismo storico e sotto le grand'ali del genio di C. Marx. E tutto ciò non è vero. O è per lo meno una grande adulterazione d'una verità a mezzo intravveduta. Per noi necessita distinguere nettamente la ragione speculativa dalla ragione pratica, allargando il senso dato da Kant a questa distinzione. La ragione speculativa può solo verilicare ciò che è, ciò che è stato, può ordinare i fatti ad unità, studiarne i rapporti, formularne !e leg-gi, che non sono mai assolute ; ma relative e rivedibili. Può anche sulla base delle cose studiate affermare le possibilità fu. ture; ma riservatamente, essendo difficile: preveèere (1) Daremo in altro articolo un cenno degli errori pratici in cui cade la scuola e dei quali il germe è evidente nell'ar• ticolo della Critica socia!(;.
RI'fTISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 227 i dettagli della combinazione degli elementi, che andranno a incontrarsi e a fondersi. Nel mondo sociale le previsioni sono anche più difficili; e possono solo prevedersi certe linee generali, certe tendenzialità, senza che sia concesso di dire se avranno o no un dato sviluppo, giacchè un solo fatto fisico o storirn può cambiare tutti i prognostici, ~postare tutto un indirizzo. C'è una previsione generica e di probabilità relativa. Non altro! Solo nell'astronomia si prevedono fatti a grandi distanze, si prevedono, per esempio, l'eclissi perchè si conosce fin d'ora il fenomeno che le produce e si calcola positivamente il tempo del suo riprodursi periodico, sapendosi che nessuna causa perturbatrice nessun rapporto può modificare il fatto. ( r) Ma che si può prevedere dove il divenire non è fatale nello stretto senso della parola, ma ha nel suo sviluppo accanto alla necessita quella carnalità delle combinazicni in dett:tglio, così ben definita da Roberto Ardigò ? Ciò che si pensa non solo non è sinonimo di ciò che sarà : e cioè non è esattamente pensabile o prevedibile il futuro; ma ciò che si pensa e ciò che è vero non è nemmeno sinonimo di ciò che è giusto! Spesso il vero è la negazione del giusto ! Il giusto non si confonde col vero quantunque segua il vero, come scrisse acutamente il Ferrari. E qui vien fuori quella ragione pratica che è ignota affatto a Marx e ai Marxisti, i quali perciò confondono il vero col giusto, il vero preveduto col vero giuridico e morale e credendo di rigenerare il mondo colle loro dottrine scientifiche lo disconoscono e potrebbero anche fuorviare le sue forze migliori. II. Il vero morale e giuridico non è una previsione di ciò ehe sarà ; è invece una esigenza dello spirito umano è un sentimento che s'impone che chiede di essere soddisfatto ed ha una impulsività gagliarda. È un ftnomeno che appartier e all'ordine dei fenomeni emozionali e non a quello dei fenomeni intellettuali. L'ideale di giustizia non è una verità conosciuta speculativamente, è un bisogno sentito, è una suprema valutazione, che il sentimento fa delle cose vere e reali. Conoscere la verità non è dichiararla giusta o ingiusta e la verità può essere indifferentemente l'una o l'altra cosa, anzi può essere eminentemente piacevole, come eminentemente dolorosa,ed emiuentemente giusta come eminentemente ingiusta. I cosidetti principii morali e giuridici, gli imperativi categorici, non sono un prodotto logico della scienza speculativa, nè una verità scoperta, nè una verità prevista; sono affermazioni della ragion pratica, che· disapprova la realtà e tende a cambiarla in un dato senso, conforme alle sue esigenze. Onde non è tutto il metodo nel conoscere e nel prevedere, nello studiare il fatto materiale e le sue tendenze evolutive, il suo essere e il suo divenire. Nè in particolare lo studio del divenire è quello che ci dà l'ideali1à e il segreto delh formazione del nuovo mondo sociale. Non è che noi ci avviamo al futuro prevedendo lo sviluppo di ciò che è, ed assecondando il disegno previsto. C'è ben altro. (r) Non dissimili idee espone l'illustre Colajaoni nel suo pregevole libro Il socialismo e nel capitolo. Sulle leg![i naturali. E in questo ben altro, che ci è, sta tutta la alcuna del Marxismo e tutta l'essenza del nostro pensiero naturalistico. Il Marxismo non solo conosce male, perchè, come si è veduto, vuole spiegare tutta la natura sociale in funzione d'un sol fenomeno non bene analizzato; perchè dissimula quasi che v'ha accanto al fenomeno economic0, oltre al fenomeno intellettuale il fenomeno morale ; ma non può essere di guida ad un buon metodo d'azione, perchè cerca gli elementi della lotta nel solo fatto materiale, il motore e lo scopo della lotta stessa, nelle constatazioni della ragione speculativa ed ignora che l'ideale, la vera leva della storia, ha una origine ed una funzionalità distinta. Noi non neghiamo al Marxismo il merito grande di avere richiamato l'attenzione degli scienziati sul divenire dei fenomeni sociali. La nozione filosofic.1 della storia si è così allargata. Non solo si è cer- . cato di dare una base positiva alla nozione delle leggi del passato, ma anche a quella delle leggi del divenire. Marx ha dato il metodo della ricerca delle tcndenzialità storiche È un nuovo elemento, un grande elemento di indagine obiettiva e di verità, acquisito alla scienza e che completa il metodo positivo, vuoi della ragion speculativa ossia della ragione indagatrice del vc:ro, vuoi della ragione pratica ossia dell'arte del vivere e del governare. Ma non è più che un elemento; e coloro che ne fanno un'essenza sono esageratori dell'importanza di quesw nuovo mezzo della :;cienza. Come accennavamo già, il metodo di ricerca delle leggi dell'essere e del divenire, è diverso dal metodo d'azione pratica. Là si deve studiare a base di investigazione positiva, illuminata d2l raziocinio. Quà ciò che è riconosciuto come vero, e ciò che si prevede come possibile, come il più possibile, anzi come la legge del divenire (salvo naturalmente certe combinazioni, che potrebbero sconvolgere, divergere, ritardare, modificare l'indirizzo) serve solo di norma per l'azione, nel senso di giovarsi delle forze utili e disfarsi delle dannose per la realizzazione d'un disegno, che non è il mondo futuro semplicementepreveduto, ma il mondo quale, secondo certi principi e certe esigenze sentite di giustizia, si vuole e si desidera che sia. Che vi sia un rapporto d'armonia fra il divenire, ossia fra le tendenzialità storiche più spiccate, e il sentimento di giustizia della nuova epoca, questo è certo, ed è un altro affare. Che la stessa idealita nuova sia il prodotto di un insieme di interessi,di fatti, di bisogni, determinati, naturalmente,evolutivamente, dalle condizioni dell'ambiente questo pure è vero, ma è anche questo un altro affare. Siffatti rapporti che pure debbono studiarsi e conoscersi non abilitano al giudizio di identità nella scienza e alla confusione nella pratica. Sulla ricerca di questi rapporti ho constatato che v'ha una mirabile armonia fra il conoscere e il sentire fr.1 la scienza e gli ideali d'una data epoca, e sopratutto fra gli interessi e i priricipii. Si è in me anzi formata la convinzione che i principii altro non sono se non la sintesi degli interessi e dei bisogni d'un'epoca; e la fede in ultima analisi altro non esprime che il massimo dell'energia uman:. trasfornutiva, nell'interesse dell'umana specir.
228 RIVISTA POPOLARE 'DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Nel metodo d'azione il principio è la molla fondamentale. L'idealità dice ciò che il mondo deve essere, e designa lo scopo e l'indirizzo dell'azione. La filosofia della storia colla nozione delle leggi dell'essere e del divenire della natura sociale, dà la materia della trasformazione. Sopratutto pei bisogni della vita urge sapere ciò che si vuole; ed è quanto dire: urge avere un sentimento di giustizia, che ci guidi e che ci dia ripugnanze per la realtà ingiusta e desiderio di una realtà /!iusta. Poi urge sapere come si può ottenere la realizzazione di un nuovo ideale. E qui soltanto occorre, in seconda linea, quella nozione dell'essere e del divenire in cui, si fa dai Marxisti consistere l' essenza intera degli ideali, credendosi di ave.re toccato il sommo della positività per avere confuso e identificato gli ideali colla nozione del divenire. E si crede di aver sbandito ogni ideologismo, ogni innatismo per aver dato alle idealità morali la stessa origine delle idee rapprese11tative ; ma è per noi lucidamente dimostrato che a questo pregiudizio si devono le più grandi aberrazioni dell'ultra positivismo e gli errori sul metodo nelle scienze morali e so ciali e nella lotta c!ei partiti. 1 Questa nostra teoria non riabilita come le teoriche materialistiche, colla negazione degli ideali, qual realità fenomenica distinta dai fenomeni propri della funzione speculativa, la facile critica e il rifiorire degli idealismi spiritualistici, dell'innatismo e del teleologismo e dei rinverniciati teorismi reazionari come queilo del Brunetiére... Anzi il risorgere di ogni metafisica reattiya si sfata, ammettendosi la specifica esistenza del fenomeno morale dell'idealità, dandosi al medesimo una spiegazione affatto naturale e considerandolo come sentimento valutatore, conforme lo chiamò lo Schaffle, e come ragione pratica, la cui genesi procede dagli interessi, o quanto dire dalle sensazioni, ma non dalla loro parte rappresentativa, d'onde originano le nozioni, bensl dalla lor parte emozionale (piacere o dolore) d'onde originano i sentimenti o principii direttivi della volontà nella vita umana e nel mondo sociale. E parimenti si evita uno dei più esiziali arori avente gravi conseguenze pratiche : quello cioè di confondere il campo della spontaneità popolare, in cui si rispecchiano i grandi interessi delle classi oppresse, che sono gli interessi stessi dell'umanità, assumenti forme ideali o sentimentali, col campo della scien.r.a e delle sue funzioni civili. Onde si sfata l'assolu·ismo pretenzioso di tutti i dogmatismi vecchi e nuovi e di tutti i dottrinarismi, che assumono cosi un aspetto affatto relativo; e si sfugge all'assurdo di far prevalere nei partiti popolari all'energia della fede negli ideali, la smania delle piccole dispute intorno a formule più o meno scientifiche. F. BUDASSI. L'incertezza utilitaria Ill11streProfessore, A proposito della prolusione del libero-docente signor Francesco Giuseppe Tenerelli, al suo corso di Scienza delle Finanze in questa Università di Catania, mi conceda alcune brevi osservazioni. Non mi fermerei a discutere le idee esposte ddl sig. Tenerelli, se esse non costituissero un fenomeno speciale, al quale ci fanno assistere i cosidetti ufficiali della scienza. E la prolusione suddetta ci offre davvero un caso tipico. Al lume odierno delle scienze sociali, e della sociologia in ispec;e, costoro sentono il vento infido della loro ortodossia, ed incalzati dal nuovo, fulgente al sole del Vero. si inspirano ad un novello Dio, chè bro infonda il geuio della tattica. E bircamenaodosi tra il vecchio ed il nuovo, sovente inconciliabili, presentano al pubblico veri petits-pdtés di oscurantismo scientifico. L'opportunismo - vera arma degli astuti contro i gonzi nella vita pratica = conta non poche campagne anche nell'agone della scienza; ma pochi, pochissimi, invero, sono stati gli abili fortunati, che sono riusciti non ostante a tenere alto il loro posto; di essi si potrebbe ben dirsi che sono altrettanti geni smarriti. Anche nelle più cospicue intelligenze, l'opportunismo viene assai facilmente sfatato, ed il fenomeno della involuzione senile - che sovente con l'opportunismo si è manifestato nei più sommi geni - ne è prova evidente. Figuriamoci negli ameba della scienza. Il progresso scientifico, nelle sue linee generali, è sovente il risultato di opposte teorie davvero cozzanti tra loro; esso sarà anche evolutivo, deve anzi esserlo; ma l'evoluzione ultima, definitiva, emerge da quest:i lotta di opposte sentenze, di principi nuovi, che scalzano dalle fondamtnta i vecchi. Col sistema di Tolomeo è il sole che gira e la terra sta ferma, con quello di Copernico è pufettamente l'opposto - dalla teoria delle cause violenti a quella di Lyell o delle cause attuali è tutta una inversione di principi - dalle creazioni delle specie per atti divini, separati alla derivazi~ne lamark-darviviana di o~ni specie dal protoplasma primitivo è tutta un'opposizione ai idee. Nel mondo astronomico si viene alla grande generalizzazione del dinamismo cosmico; in quello geologico alle secolari formazioni per bradisismi; nel mondo bioli gico alla derivazione del regno organico dall'inorganico. Sono forse queste conclusioni generali conciliazioni tra le due antitetiche dottrine, tra il vecchio ed il nuovo? Tutt'altro! Da esse la filosofia scientifica assurge alla grande concezione marxista del continuo divenireuniversdle, dall'atomo all'uomo, alla dottrir:a del l'evoluzionismo nei fènomeni e nelle leggi. La sociologia non si soarae certamente al dominio di questi principii universali; il concetto, anzi, della loro gener.lizzazione include quello dell'estensione di essi alla nuova scienza dei fenomeni umani. Dopo ciò, come è possibile conciliare nelle teoriche delle scienze socidli l'ortodossismo con l'eterodossismo? Intendiamoci, però, aggiungo pensatamente l'espressione teoriclie, in quanto che non si abbia a presumere dall'inconciliazione suddetta che la realtà fenomenica, retta una volta nella mente degli illustri scienziati da principii ortodossi, venga d'un tratto, per il nuovo illuminismo scientifico, ad essere dominata da principii eterodossi. Sarebbe come dire che le trasformazioni geologiche siano avvenute per cataclismi sino a quando così pensava la scienza; e che la terra si sia poi trasform~ta per evoluzione, tosto che alla teoria catastrofica, fu sostituita quella delle cause lente. La realtà segue naturalmente il suo corso, in conseguenza del rigido principio di causalità necessaria. Questa legge - è vero - subisce una modificazione nelle società umane, ma di ciò non mi è dato intrattenermi in questo momento; mi riserbo in uno studio speciale di discutere questa legge, e delle relazioni che se ne inferiscono tra scienza e politica. Per ora, mi bas·a cennare di volo il concetto dell'assurda conciliazione tra le teoriche ortodosse e le eterodosse; e ciò trascurano quei signori togati, i quali si illudono di cavarsela bellamente, esponendo le loro - direi io - miscele scientifiche. Il Tenerelli, data la sua condizione di esordiente, ha avuto il coraggio - e di ciò glie ne va lode - di abbordare un tema di moda; ma - confessiamolo subito - l'ha fatto con poca scaltrezza, La tesi è di puro materialismo storico: « Le basi eco110111idchelel'individuo, dellafamiglia e dellostato » sì che egli accostatosi troppo al fuoco e eco poca prev'denza, si è naturalmente scottato. La dimostrazione, a dire il vero, è confortata, in conseguenza al tema scelto, da vari dogmi del marxismo, esplicitamente affermati; ma direi quasi, incoscientemente data la conclusione cui io ultimo perviene. Recisamente reclama la lotta di classe con tutte le conseguenze che ne dcri vano, cioè: dominio al potere politico e quindi protezionismo di classe, distribuzione privilegiata dei servigi pubblici e~c. Sin qui si direbbe che il sig. Tenerelli è un marxsta convinto e ciò si affermerebbe vieppiù quando il nuovo professore ingenuamente afferma che
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI non esiste una questione religiosa, divenuta un mero fenomeno psicologico come - non Marx ed Eogel - ma gli esagerati marxisti han voluto caparbiamente sostenere. Se pensiamo che questi marxisti - con le idee dei quali collimano precisamente quelle esposte sin qui dal Teoerelli - militano, anzi sono i più intransigenti socialisi, fa meraviglia l'accusa di partito di classe, che viene contro i socialisti in genere lanciata. È vero che la medesima accusa è fatta anche ai conservatori, e di ciò può avere ben ragione; ma combattere il socialismo, mentre si vuole dimostrare una tesi di puro materiai smo storico, è proiettare su sè stesso bieca luce. Il socialismo scitntifico ha, io verità, smussate da parecchio tempo le armi siffatte di tal i avversari, sì che oramai non si degna nemmeno raccogliere tali accuse. Il Tenerelli rileva, inoltre, che la lotta nel campo politico è combttuta da due soli partiti: il conservatore ed il socialista e lamenta la scomparsa del partito liberale. Questa è la teoria dei partiti affermata dai so.:ialisti, ma svisata o .parecchio fraintesa. I socialisti non negano l'esistenza del pan ito liberale, solo lo assimilano al conservatore col nome stesso di quest'ultimo, in grazia dt'l suo programma economico ortodosso. Difatti, tranne ntl Belgio, ove è ridotto al minimum, il partito liberale vive ovunque e combatte. E dire che il Tenerelli nega anche l'esistenza di una questione politica, esstndo - dice - oramai predominante la forma repubblicana con le repubbliche monarchiche e le monarchie repubblic.,ne. Il compito del partito liberale, tanto invocato, ~arebbe dunque, esclusivamente economico? Ammette, perciò, il Tenerelli u~ partito che si disinteressi della questione politica e si preoccupi solo della economica? E non è questa l'opinione dei sociJlisti i quali _ vedi fatalità! - spuntano per ogni dove, come l'idra delle cento teste, nella prolusione del sig. Teoerell,. Cosi l'appello finale, rivolto ai giovani per la ricostituzione del partito liberale, risulta ben meschina cosa e nel ttutativo ortodosso naufraga, quasi rejetta, la tesi assuma. Il Tenertlli ha mostrato di conoscere - è questa l'accusa più grave ch'io formulo - il momento scienufico che si agita intorno al man,ismo in generale ed al materiafomo storico in particol.1rè, che, ccme si usa, del marxismo fa parte integrante. Egli che ne è spinto più in là dd materialismo storico,. sino al determi:iismo economico, avrebbe dovuto evitare l'attacco al socialismo. Eppure sociologi emiuenti, socialisti o presso che tali, scuotono oggi in tutti i suoi dogmi il marxismo. Lo ha ricordato, or ora, sul simpatico Germinai di Torino il Colajanni al Ferri in uua dolorosa polemica, citando i nomi di Sorel, Kautsky, Bernstein, Box, Vaoderwelde ecc. Questa la vera questione scientifica che 11 Tenerelli avrebbe potuto molto opportunatamente illustrare in un tesi di materialismo storico, egli che facendo il marxista, si mostra tanto avido di presentarsi in toga ortodossa. E ne avrebbe avuto bell'agio. Purtroppo, però, anche per combattere i dogmi del marxismo con onestà scientifica, non si può uscire dal campo oramai bollato di eterodossismo, e si preferisce vagare nell'incertezza e cadere in rilevanti contraddizioni. Questa specie d'incertezza, declinati i decani ufficiali, investe tutti i giovani che agognano di far carriera, e ciò è doloroso e non mai abbastanza deplor:tto. Ben è VèrO che la sociologia, sorta d~ vent'anni, appena e non ancora ufficialmente battezzata, naviga nell'incerto; e questa incertezza Ella, illustre professore, ha opportunatamente ricordata, invocando Macaulay, Denis ecc. e sconfessando la boria di quei sociologi « che credevano la sociologia assisa già dominatrice incontrastata sul trono, donde preannunzia gli avvenimenti e ne regola il corso». Ma quantl diffèreoza I Questa è l'incertezza partorita dalla prudenza scientifica del dot'.o che, riflettendo intorno ai molteplici e complessi problemi socia:i, non ritiene il suo pensiero abbastanza maturo; quella _ mi permetta d.irlo in un'espressione sola - è incertezza ... utilitaria. Con rigtwdo, dev.mo K· d. z. Catania, r 3 dicembre. ILSOCIALISMO di NaDOlBOilB Col~anni (GIUDIZI) Ecco quello di Morselli. Offenderemmo i nostri lettori se ri.:ordassimo loro chi è il professore di antropologia dell'Università di Genova; non c'è studioso di antropologia e psicologia che non lo conosca. Il giudizio sul Socialismo lo ba emesso nell'ultimo numero del Pensitro Italiano, che, con gran nostro rammarico, sospende le sue pubblicazioni. li SOCIALISMO del Colajanni e, forse, l'opera più lucida e più erudita ad un tempo cui abbia dato luogo il movimento socialistico italiano : essa è un bell'esemplare di quel socialismo scientifico che aborre dalle retoriche declamazioni e dai roboanti attacchi al vecchio regime, ma con indagine severa, con rr,etodo critico positivo raccoglie dati, analizza dottrine avverse, espone e difende idee nuovissime pur sempre temperate da una profonda conosctnza della scoria e della biologia. Due scienze fondamentali, queste, che molti sociologi ignorano o, non ignorandole, volgono a seconda che loro talenta. Questa seconda t'dizione è un vero e proprio rifacimento di tutta l'opera, ed appare così al corrente di quanto si è detto e scritto fino agli ultimi giorni che meraviglia il pensarla compilata in mezzo alle lotte parlamentari ed all'ansia del lavoro quotidiano. Vi rifulge la bella e simpatica figura del medico-sociologo siciliano cui dobbiamo in massima parte il risveglio del sentimento di pubblica moralita e che, per non essersi mai piegato a sistematici indirizzi, è per poco messo al bando dai suoi stessi compagni di fede! Egli è che il Colajanni non è uomo di partito, perchè ha due qualita che col partegi:rnesimo di ogni genere mal si confanno : onestà e coltura, la prima mostrata da tutta una vita di lavoro e di apostolato, l'altra provata in questo volume ed in altre opere sociologiche di sommo valore. La conclusione del libro è un pò grave pei sociologi classici: - « le leggi sociologiche meglio assodate non contraddicono al socialismo, e i progressi compiuti ne !anno sperare altri». - Notiamo che nell'ideale sociale cui mira, il Colajanni si collega ad Huxley, al grande naturalista e filosofo inglese, la cui voce autorevole, poco prima di morire s'elevò contro lo spirito grettamente denaroso e capitalista dell'epoca, augurandosi che (( se non si trova il rimedio alla miseria ed alla degenerazione fisica e morale che ne risulta, la sola soluzione desiderevole sarebbe lo scontro con una cometa che frantumasse questo nostro pianeta vera valle di lacrime". Il Colajanni è però un ottimista, e la dottrina dell'evoluzione da lui accolta senza pedissequo fanatismo gli lascia sperare un'avvenire di liberta e di giustizia. Ad avvicinare il quale egli potra vantarsi di avere cooperato col talento di oratore e con la penna di scrittore. EnricoMorselli. Suldlaisoccupazione operianIiatalia iConllnuozione vedi N. 9J. li. Assistenza pubblica ed assicurazione. Dar pane, dunque, ai disoccupati, piuttosto che dar lavoro! Ma colla formula dareil pane, ben altro deve intendersi che non ìa beneficenza pura e semplice che dearada e umilia, ed è negazione del diritto al lavo~o: certo, può dirsi di questo, come del diritto generale di uguagli:mza fra gli uomini, che ben poco nella realta significa la sua sanzione legislativa, specie in un ambiente politico che del lavoro estenua il campo di impiego ed inaridisce le fonti: ma la sua affermazione è gia un progresso morale
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