Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 1 - 15 luglio 1898

8 'RJVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI per le cose d'Africa, non vi è di accertato che l'incertezza ! Si compiaccia, ora la Camera di mettersi nella posizione in cui si trova la Giunta generale del bilancio cui affidò il mandato di riferire: con illuminata coscienza sull'erogazione del pubblico denaro, e che deve pronunciare un suo verdetto fra nebbie fitte. impenetrabili. Tutti i quesiti che ci potreste rivolgere li abbiamo rivolti al Governo, non promovendo che rispostevaghe e dilatorie. Il credito che ci si chiede, evidentemente inferiore al fabbisogno se si continua a occupare il vasto territorio Eritreo, non è in alcun modo giustificato, e ha tutto l'aspetto di UOil cifra ipotetica.E frattanto siamo sempre sull'altipiano, sempre in attesa degli interminabili negoziati per la delimitazionedella nostra sovranità territoriale, senza strade e senza fortificazioni, esposti a qualche fulminea e tragica catastrofe,come se non avessimo fatta a nostra spesa una cosi dolorosaesperimza. E se domani, un insolente Ras, per vaihezza di battaglia o di bottiuo,escedal turbolentoTigré per fare una scorreriasulle nostre·terre e metterlea ruba, il Governoci chiederà,comeper recent.i · e luttuosi fatti, provvedimenti speciali e nuovi sacrifici, onde riparare a eia che non avrà saputoprevedere·! Ma è tempo di concludere. · Davanti a tanta oscurità, e tanta incertezza, la vostra Giunta mancherebbe al proprio dovere se vi consigliasse di concedere un credito che, ai suoi occhi, rappresenta un salto nel buio. Personalmente, quelli di noi che sono animati da una fiducia piena e assoluta in chi attualmente governa, seguano l'impulso della propria coscienza; ma alla vostra Giunta spetta il compito, forse ingrato, ma inesorabile, di proporvi soltanto quelle deliberazioni di cui puo mimrare con sicurezza la ragionee la pbl'lata. Per le considerazioni suesposte noi adunque vi proponiamo di ridufre a due milioni il credito richiesto per l'Africa, ossia a ciò che riteniamo indispensabileperJronteggiare le impellenti necessitàdel momento, e soltanto perchè le condizioni attuali ci impongono di pronedere sollecitamente senza che sia possibile una discussione sulla politica del Governo nelle cose <l'Africa. Noi non possiam.o che segnalare all'ammirazione dei suoi colleghi la condotta dell'on. Sola. Se tutti i deputati agi~sero con altrettarita franchezza molte sventure verrebbero risparmiate alla patria nostra.; ma non tutti hanno il coraggio e la coscienza della propria responsabilità, che p.ossiede il moderato lombardo! Alle sue parole non abbiamo bisogno di aggiungere)unghi commenti : sarebbero davvero superflui. Ci \lmitereme a. domandare: L'on. Di Rudinl era deciso avversario della politica coloniale; lo era del pari !'on. Visconti Venosta. Quale forza misteriosa li paralizzò? Altrettanto avverso era !'on. Pelloux; ed egli tacque sull'Africa, nell'esporre il suo conciso programma di governo alla Camera. Quale altra forza misteriosa lo indusse a questo silenzio pauroso, che venne notato dall'on. Galimberti ? E in Africa si spendono, fraudolentemente, diciottomilioni all'anno quando in Italia manca il lavoro e col lavoro il pane; quando in Sardegna si mettono all'asta i beni d' interi paesi per inadempiuto pagamento delle imposte ! E dire che ci vorrebbero meno di diciotto milioni all'anno per realizzare l'utopia dell'on. Luzzatti: lo sgravio dei piccoli contribuenti .... Nel prossimo numero pubblicheremo un articolo speciale sui PROVVEDlM,ENTI ECCE- ' ~IQNALI, LA DEMOCRAZIACRISTIANA NELLA STORIA DI TORINO Fedeli all'impegno preso di dare ai nostri lettori quasi integralmente qualche articolo pubblicato da altre riviste, oggi presentiamo loro alcuni brani della seconda parte dello studio del sig. L. Caissotti di Chiusano, che ha visto la luce nella Rivista interna~ionaledi scienze sociali e discipline ausiliarie. (Giugno) tanto bene diretta, dal suo punto di vista, da Monsignor Talamo. li carattere della Rivista internazionale lascia intendere quale sia la tendenza ddla vera monografia del sig. Caissotti ; ma noi riproduciamo tali brani perchè per molti titoli l'articolo ci sembra importante. Il Caissotti è cattolico, monarchico e piemontese ; ci piace perciò che i nostri lettori sentano ceni giudizi da un uomo che ha 'le tre accennate qualità. . Molte riserve dovremmo fare su certe affermazioni e conclusioni dello scrittore c.attolico; ma noi ci limiteremo a queste sole: 1° Non è esatto che repubblicani e socialisti siàno contrari al referendum. Lo è il Labriola ed è seguito da pochissimi; il Caisotti dovrebbe ricordare, roi, che il referendum in Europa è stato reso popolare dai democra,- tici francesi e belgi. 2° Non è del pari esatto che la propaganda socialista zoppichi perchè accorda soverchia importanza alle riforme politiche. È proprio il contrario che le è st:ito rimproverato, Ed ora diamo questi brani che ci sembrano meritevoli di attenzione. Il Caissotti di Chiusano dopo avere stabi~ito che Emmanude Filiberto fu il fondatore della monarchia assoluta o che la dinastia sabauda per molto tempo seppe utilizzare a proprio vantaggio la posizione di patrona della Chiesa. continua : « L'Jntani da cortigiane adulazioni, come da giacobine invettive, non c'indugeremo più oltre a giudicare un ordine di cose che forse avrà pure avuto il suo lato buono, perchè opera del Piemonte ·e dei suoi principi fu l'abolizione delle barriere che dividono la patria italiana, il che, tra i tanti mali da cui fu inquinato il movimento unitario, fu pur sempre una fortuna, e vera fortuna diverrà sol quando, fatta piena ragione ai diritti della Chiesa, oltre all'unita materiale, si riesca a conseguire l'unita morale della patria nostra. Si è voluto qui soltanto notare che i secoli di regime monarchico assoluto ed accentratore di Casa· Savoia conclusero con la distruzione dell'antica democrazia comunale e con l'instaurazione d'un assolutismo nulla affatto cristiano. Queste cose debbono esser dette e ripetute, allo scopo di dileguare l'opinione di taluni che ritengono il regime assoluto come l'ideale del regime cristiano e quello democratico come un prodotto della rivoluzione ». « Con la mente fissa ai ricordi dell'ottantanove, molti pensano che l'idea democratica debba andare naturalmente congiunta a quella rivoluzionaria ». « Quelli che così discorrono o ignorano la storia o quanto meno la filosofia della storia. Non s'insisterà mai abbastanza su questo concetto: prima di sventolare all'aria il berretto frigio, la rivoluzi.one si è lungamente annidata sotto la corona dei re. E i~giusto accusare 'i rivoluzionari francesi e italiani di tutti i mali del secolo, poichè in Francia come in Italia la democrazia rivoluzionaria non fece che continuare l'opera stessa delle monarchie as;,olute. ~ nello stesso modo çbe j Borboni pre-

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