Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 11 - 15 dicembre 1897

\\MSTA POPOLAREDi POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI 203 dell'Italia; almeno se il governo si astiene da nuove imprese grandiose come le convenzioni ferroviarie, i Risanamenti, ecc.; ma le condizioni sociali e morali sembrauo <1nco1·adovere peggio1·are. Al disotto dell'Italia c' è la Spagna, più iu giù della Spagna stanno il Portogallo e la Grecia. Nulla ci fa sicuri di non avere da scendere sino a quel punto. In ogni modo se a tanta sventura poti-emo sfuggire non sarà certo per merito delle iuette nostre clas~i governanti, ma solo perchè si muteranno la cosci(•nza e la scienza delle classi popolari. V!Ll<'REDO I' AHETO. L'EQUIVOCO Udiamo ripetere soventi eia rhi guarda la superficie delle cose e vede I mali éllc travagliano l' llalla che le istituzi<inihanno liltlo il loro tempo e sono da abbanclonarc come amcsl da musco. Altri opinano ull'opposto che esse, ben lungi dal l'essere invecchiate, sono di pl'csentc nel periodo di loro infanzia, e che i mali <leplol'ati,anzichè riferibili alle istituzioni, sono imputabili agli uomini, i quali per inerzia o per ignoranza abhandonan<lo in mano di pochi l'esercizio delle garantic coslituzionali, hanno contribuito a dete,•minarc l'istituto politico vigente che è vera e prnpria oligarchia. Questa opinione non è tutta la vcl'ità ma è più dell'altra consentanea alla verità, e vien dimostrata dal corso <!egli avvenimenti c·hc si sono succeduti dal ,1860 fino ad oggi, mentre vedemmo impallidil'c di giorno in giorno l' I<lca che ru !onclamento del patto nazionale e brillò come faro nella coscienza degl' Italiani poiehè vollero restaurare la unità ed indipendenza della Patria. Le istituzioni costituzionali modellale sul vecchio ed assurdo Statuto AUJerlino non hanno lunzionato nè Io potevano. Esse mal si adattai·ono alla intelligenza del popolo depressa <la secoli <li tirannicle, e non sono corrispondenti a l'epoca nostl'a in cui il problema po• litico posto su gli albori del secolo volgente si è trasformato in problema sociale, sicchè alla !orma vuolsl corrisponda la sostanza della cosa. . •• Le istituzioni costituzionall non potevano funzionare perchèJ mentre esse furono intrsc quali garanlie de, gl' lqlessi mol'ali e materiali del popolo, di guisa che niuna lrggc venisse promulgata rhc non fosse diretta a sodclisfarc un suo bisogno ccl a migliorare le condizioni della sua esistenza; invece esse trovandosi Inquinate dal principio del pl'ivilegio, vennero ben presto in contra dizione con gl' interessi del popolo e con Io stesso principio di iibcl'tù che sigillò il pallo plebiscitario con la monarchia. lllonarchia e Democrazia, sono i tiluli per loro nntuni rcp11gnanlie presso noi furono cond11nnali,per latniilù <iieventi a vivere insieme. Gli effetti dd mostruoso c0111111bfmio•onoclisastrosi pel nostro Paese materialmente e moralmente. L'equi11oco s'impose e ne derivò la politica dell'equilibrio, 111m1 occolo a Cristo, ccl uno al diavolo. Ne' primi anni della Camera subalpina vidcsi almeno una parvenza <li1unzioue del regime cosliluzionalc cd apparve netto e reciso l'nntagonismo dei partiti parlamentari che costituiscono l'elaterio <!egliorclini rappresentativi. Esso poi di mmo in anno è venuto abbassandosi da l'alta sfera degl' interessi nazionali in quella misera delle ambizioni personali e clclle caste Jwivilcgiatc, e se prima poteva intendersi l'esistenza di un partilo di destra e di un partito di sinist,·a.divisi non per princi1ii ma per modalità di mezzi di governo, (anche questi in prosieguo di tempo provati Insussistenti) mal si comprende e repugna al sentimento degli onesti patrioti l'aggruppamento di uomini intorno ad un arrnrrapopoli qualsiasi, o ad un Rabagas rlescito per un quarto d'ora ad assumere la posa di un i\letternich o di un Pitt in diciottesimo. E così vidrsi agitarsi nel Parlamento e fuori cli esso gruppi di polilicanti che intitolavansi Deprclinl, Crispinl, Nicotcrini, Gioliltiani, ccl aitl'i simili, degradanti giù, giù fino alle ignobili clientele elelloraii clic si <lilanianonel nome <Jcl candidato Cajo o del cancandidato Sempronio le cui parole suonano giustizia cd amore pcl popolo e gli promettono realizzargli magari la cittù del sole, o la repuJJbiica cliPlatone, ma Il cui programma reale è quello cli conquistare un seggio parlamc11lal'cche gli faccia sgabello a salire in qualche considerazione sociale non altrimenti conseguibile. * L' Idcalilà della Patria, sogno clorato clella generazione che ci ha preceduto, e che l\Iazzini,Saffi, Campanella serbarono immacolata, senza transazioni opportuniste, è svanita dalla mente ciel popolo, e vi è subentralo un concetto ambiguo e nebuloso di un istituto politico che mentre pare conisponda a tutti i bisogni, a tutte le tendenze, non ne soddisfa nessuna: l'eq11ivoco permane. I monarchici vogliono sostenere il privilegio e nel contempo spinti dal progresso delle Illec patteggiano con la libertà per violarla quando essa li minaccia. I democratici stanno fra I partili radicali e diconsl lcgaiilal'i, cioè possibilisti. Senza determinarsi, occhieggiano la monarchia non <lis<legnandostringere la mano al principe cbc sta nella sua rrggia, mentre all'Òccasione sarebbero lieti sbalzarlo oltre l'alpi. I socialisti, che stanno nel vrro e rappresentano l' itlca che sarà religione dcll'avvc11irc,sono clivisipm• scuola e metodi. Alcuni elci quali per esuberanza di sentimenti assumono forma e linguaggio che impau. riscono cd allontanano le maggioranze che pur nutrono le mcciesimc aspirazioni di rilorme sociali promclli• trici ~i pace all'oppresso prolrtariato. In tutta questa lJaraonda cli parliti, cli partitini, il popolo è agitato, ammiscrilo, oppresso e la il giuoco di tutti. L'equivoco regna sovrano. Si volle ista111·m·iel Govcmo della libertà e della giustizia e si va ricoslituendo il iUcdioEvo. Si volle migliorare le condizioni materiali e morali

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