RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr, NAPOLEONE COLAJANNI D•PUTA.TO .t..L PAB.LA.M&NTO 1TALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20, Anno lii. - N.11 Abbonamentopostale Roma15Decembref897 Sommario. VILFREDOPARETO- Dove andiamo? Prof. EDOARDOGIAMPIETRO- L'equivoco. LUIGILUCCHES-I Per il gruppo repubblicano parlamentare. ETTORESACCHI- Lettera all'on. N. Colajauni. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI- Riassumendo. Prof. G. SALVIOL-I Psicologia sociale e condizioni economiche. GIUSEPPESARACCO- Siamo poveri o non siamo ? Dr. ALFREDOPozzoLINI - Sul voto plurimo. La Grecia per Imbriani. LELIOV. TEIBERMAN- I clericali. Notizie Varie. Rivista delle Riviste. Recensioni. ................... --... ,._ '-'-... --...... ..,,.........,,,....,--.....,,-.....~ Gli abbonati, a cui scade l'abbona- , mento alla fine dell'auno sono preg;ati nuovamente a mettersi In reg·ola a scanso di ritardi nell'invio del periodico. DOVE ANDIAMO? L'articolo: La bandiera di Cavallotti, scritto dall'amico Colajanoi mi pare ottimamente porre in chiaro con fatti particolari una verità generale, cioè che poco o nulla può sperare di bene il paese dai presenti partiti parlamentari. Solo per virtù propria, non per soccorso delle sue classi governanti potrà essere salva l' It11,lia. Ma esiste il paese ? chiedeva il Turati in un ottimo suo studio pubblicato nella Critica Sociale. Certo se per paese s' intende una società simile a quelle che vediamo nei grandi stati europei come la Germania, l'Inghilterra e la Francia, convi~ne rispondere negativamente. Non esiste in Italia una coscienza e una volontà nazionale. L'unità politica è un fatto artificiale che li.a fiaccato le coscienze regionali senza sostituirvi cosa alcuna. Il governo e il padamento, nemmeno da coloro che ne godono i favori sono amati e rispettati; dal popolo poi sono considerati come nemici, e l'obbedienza che ottengono è solo rassegnazione imposta dalla forza armata. Una disfatta in Affrica bastò per scuotere profondamente il governo, una disfatta in Europa lo butterebbe in terra. E dopo cosa avremmo ? Semplicemente l'anarchia; perchè in Italia non ci sono uomini e partiti che si possano sostituire al presente ordinamento. Io qui ragiono colla mente, non col cuore. Le forze sociali producono i loro effetti indipendentemente dal desiderio anche vivissimo che uno di noi può avere che diversi sieno quegli effetti. Vorrei che ci fosse in Italia un partito repubblicano potente, ma, in realtà, proprio non c'è; e sono costretto di confessare che due soli veri partiti, dei quali sono avversario, esistono, cioè il socialista e il clericale. · Sono i soli veri partiti, perchè sono i soli che si rivolgono al popolo. Le classi governative non si sono data altra cura del popolo se non di costituire quella fitta rete, bene descritta dal Colajanni, colla quale pescano nel torbido e fanno le elezioni. In Italia il governo parlamentare è una commedia, e non è certamente il favore del popolo che dà il potere; onde chi mira all'effetto immediato ha ragione, in un certo seuso, di non sprecare tempo per procurare di persuadere gli elettori, ai quali occorrono altri argomenti, che rnngono poi somministrati dai prefetti e dalle banche. Del resto pare che ciò sia anche legale, poichè la Cassazione di Roma ha deciso che un ministro il quale si provvede di quegli argomenti sottraendoli foi-tivamente alle banche, non può essere ricercato dai tribunali ordinari. I magistrati, secondo quella bella dottrina giuridica, vi sono solo per giudicare i furti della vile plebe. Il governo in Italia ottiene sempre la Camera che desidera. Ci furono persino elezioni in cui i ~andidati dovettero impegnarsi a non ricercare i delitti di un ministro e dei suoi complici. Ma appunto perciò, il popolo non riconosce quella Camera come sua. Se le nostre classi gorernanti avessero un poco più di furberia, qualche volta lascierebbero vincere, almeno per cose di poco momento,
202 RrVISTAPOPOU.RE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI i loro avversari, per non togliere al popolo ogni speranza di migliorare le propi-ie sorti colle vie legali. Per esempio, alle nostre classi governanti sarebbe ora tornato conto di sac1·ificare WCrispi; tanto è un limone spremuto dal quale poco o nulla possono p·ù cavare. E poi lianno tanti magistrati a loi-o devo i, che bene lo potevano fa1·e assolvere d~i loro tril,unali; ma è da stolti l'ostinarsi a non lasciare giudicare nè dai tribunali, 11èdalla Carnei a, nè dal Seuaio, un uomo di cui non si negano misfatti. Le eia si governanti si sono dunque separate, e si separano ogni giomo più dalla nazione. Il go· ve,·uo in Italia, che bene si poteva dire nazionale ai tempi del Cavour, sta ora diventando un governo forestiere, e non è forse lontano il giorno in cui il popolo lo avi à in quel concetto in cui i lombardi avevano il governo austriaco. A quel popolo, abbandonato dalle sue classi governanti, si sono volti clericali e socialisti; e amandolo ne sono riamati. L'effetto non sarà immediato, ma seminano per l'avvenire. Ritengo la dottrina economica dei socialisti interamente errata; ma ciò per ora, in Italia, poco preme. Non e' è davvero da ragionare di sottiglieÙ;e, di dottrine ai poveri nostri popolani analfabeti ; prima bisogna fare loro intendere che sono uomini e cittadini, il resto verl'à dr.po. Perciò non solo i socialisti fanno opera utilissima, ma persino l'opera dei clericali no11 è senza valore. Tra tanti guai, l'Italia ha almeno una fortuna, ed è quella di non avere il suo clern alleato del govnno; altrimenti sarebbe già decaduta sotto alla Spagna. Qualunque sia per essere l'avvenire del partito socialista è certo che per ora non può andare al governo e c,·edo che nemmeno ne avrebbe desiderio. Rimane il partito clericale, ma qui sorge l'ostacolo delle 1·ivendicazioni papali su Roma. Se i clericali potessero ottenere il governo, sarebbe forse quel fatto un mezzo efficace perchè in Italia si avesse un potente partito liberale. Le nostre ch,ssi governanti si sono corrotte, come si corrompono i sovrani assoluti, perchè 1,oa temouo alcuna concorrenza. Col transformismo hanno persino trovato modo di spegnere quelle pic,,ole opposizioni personali che tra loro si facevano i nosti-i uomini politici. Bisogna intendere bene che le l!Ostre classi goveruanti non sono soltanto disoneste ma che sono anche inabili, ignoranti, e col volere fiacco e mal fermo, onde ogni loro impresa finisce col volgere a male. Potevano scegliere tra la prosperità ecdnomica e la potenza militare, ma hanno avuto tanto poco senno da non conseguire nè l'una nè l'altra. Hanno rovinato economicamente il paese; coi tributi gravissimi e cogli imprestiti enormi hanno avuto a loro disposizione somme grandissime, delle quali non si sa cosa abbiano fatto, e che sono sparite senza alcun prò pel paese. Principiando colle convenzioni ferroviarie e proseguendo coi fatti della Banca Romana e quelli recentissimi del Favilla e del Mariani, pare che abbiano avuto per unica norma di governo il peculato e la corruzione. Nè migliori sono state le sorti milita,·i dell' I tali a. Le nostre classi gove!'Ilanti dopo di essere state vinte a Custoza e a Lis~a l1anno terminato col farsi battere persino da un principotto affricano ! Roba da ridere, se non fosse da piangere. Ora non sanno più che pesci pigliare. Hanno imposto al paese un alleanza di cui nemmeno essi souo contenti; onde scarsa fiducia banno in loro gli alleati; e tra i tanti casi possibili c'è anche quello che un giorno tocchi all'Italia di fare le spese della riconciliazione della Germania colla Francia. Il governo militare di Guglielmo non può certo essere amato da chi è liberale, ma infine quel governo fa forte militarmeute e temuta la Germania. Il governo francese ba i suoi malanni, ma non c· è paragone tra la. prosperità economica della Francia e qudla dell'Italia, nè la potenza militare della Francia è cosa da tenersi in poco conto. A noi invece toccarono ~utti i guai senza alcun compenso. Il nostro governo non sa cosa si vuole, va brancolanrlo come cieco, e disfà oggi ciò che aveva imbastito ieri. Come tali condizioni dell'Italia possano diventaJ'e miglio,·i, non si vede, poichè il governo che abbiamo, non ostante tutti i suoi difetti, è pure ciò che di mPglio può dare il paese. I mutamenti di ministri lasciano il tempo che trovano. Bel guadagno faremmo se invece del Rudinì fosse presidente del Consiglio il Sonnino o il Giolitti. Il preseute ministero a me pare il migliore, diciamo me glio : il meno cattivo, che da mollo tempo abbia avuto l'Italia. li Rudiuì infine è un galantuomo che 1wn pro.vede decorazioni ai Cornelius Herz e che non fa confusioni tra i quattrini suoi e quelli delle 13anche. Il Prinetti è l'unico ministro italiano che da tanti anni abbia avuto il coraggio di oprorsi ai fu1·ti degli accollatari. Il Luzzatti è un buon minisiro delle finanze, date, ben inteso, le condizioni che sono impnste ai ministri. Si governa e si è sempre governato secondo la linea di minima resistenza. In Italia la minima 1·esistenza è que'la nei cont1·iLuc111i,quindi è naturale che sieno spogliati I e,· dare quatt, ini alla guerra e alla ma1 ina. L'avrnuire del!' I1alia. rimane dunque mo!to cupo, e cr·ed,, che nou siamo giurrti ancora al punto più basso della curva che perco, riamo. Economicamente pot1·anno, è ver<', m gliora1 e alquanto le condizioni
\\MSTA POPOLAREDi POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI 203 dell'Italia; almeno se il governo si astiene da nuove imprese grandiose come le convenzioni ferroviarie, i Risanamenti, ecc.; ma le condizioni sociali e morali sembrauo <1nco1·adovere peggio1·are. Al disotto dell'Italia c' è la Spagna, più iu giù della Spagna stanno il Portogallo e la Grecia. Nulla ci fa sicuri di non avere da scendere sino a quel punto. In ogni modo se a tanta sventura poti-emo sfuggire non sarà certo per merito delle iuette nostre clas~i governanti, ma solo perchè si muteranno la cosci(•nza e la scienza delle classi popolari. V!Ll<'REDO I' AHETO. L'EQUIVOCO Udiamo ripetere soventi eia rhi guarda la superficie delle cose e vede I mali éllc travagliano l' llalla che le istituzi<inihanno liltlo il loro tempo e sono da abbanclonarc come amcsl da musco. Altri opinano ull'opposto che esse, ben lungi dal l'essere invecchiate, sono di pl'csentc nel periodo di loro infanzia, e che i mali <leplol'ati,anzichè riferibili alle istituzioni, sono imputabili agli uomini, i quali per inerzia o per ignoranza abhandonan<lo in mano di pochi l'esercizio delle garantic coslituzionali, hanno contribuito a dete,•minarc l'istituto politico vigente che è vera e prnpria oligarchia. Questa opinione non è tutta la vcl'ità ma è più dell'altra consentanea alla verità, e vien dimostrata dal corso <!egli avvenimenti c·hc si sono succeduti dal ,1860 fino ad oggi, mentre vedemmo impallidil'c di giorno in giorno l' I<lca che ru !onclamento del patto nazionale e brillò come faro nella coscienza degl' Italiani poiehè vollero restaurare la unità ed indipendenza della Patria. Le istituzioni costituzionali modellale sul vecchio ed assurdo Statuto AUJerlino non hanno lunzionato nè Io potevano. Esse mal si adattai·ono alla intelligenza del popolo depressa <la secoli <li tirannicle, e non sono corrispondenti a l'epoca nostl'a in cui il problema po• litico posto su gli albori del secolo volgente si è trasformato in problema sociale, sicchè alla !orma vuolsl corrisponda la sostanza della cosa. . •• Le istituzioni costituzionall non potevano funzionare perchèJ mentre esse furono intrsc quali garanlie de, gl' lqlessi mol'ali e materiali del popolo, di guisa che niuna lrggc venisse promulgata rhc non fosse diretta a sodclisfarc un suo bisogno ccl a migliorare le condizioni della sua esistenza; invece esse trovandosi Inquinate dal principio del pl'ivilegio, vennero ben presto in contra dizione con gl' interessi del popolo e con Io stesso principio di iibcl'tù che sigillò il pallo plebiscitario con la monarchia. lllonarchia e Democrazia, sono i tiluli per loro nntuni rcp11gnanlie presso noi furono cond11nnali,per latniilù <iieventi a vivere insieme. Gli effetti dd mostruoso c0111111bfmio•onoclisastrosi pel nostro Paese materialmente e moralmente. L'equi11oco s'impose e ne derivò la politica dell'equilibrio, 111m1 occolo a Cristo, ccl uno al diavolo. Ne' primi anni della Camera subalpina vidcsi almeno una parvenza <li1unzioue del regime cosliluzionalc cd apparve netto e reciso l'nntagonismo dei partiti parlamentari che costituiscono l'elaterio <!egliorclini rappresentativi. Esso poi di mmo in anno è venuto abbassandosi da l'alta sfera degl' interessi nazionali in quella misera delle ambizioni personali e clclle caste Jwivilcgiatc, e se prima poteva intendersi l'esistenza di un partilo di destra e di un partito di sinist,·a.divisi non per princi1ii ma per modalità di mezzi di governo, (anche questi in prosieguo di tempo provati Insussistenti) mal si comprende e repugna al sentimento degli onesti patrioti l'aggruppamento di uomini intorno ad un arrnrrapopoli qualsiasi, o ad un Rabagas rlescito per un quarto d'ora ad assumere la posa di un i\letternich o di un Pitt in diciottesimo. E così vidrsi agitarsi nel Parlamento e fuori cli esso gruppi di polilicanti che intitolavansi Deprclinl, Crispinl, Nicotcrini, Gioliltiani, ccl aitl'i simili, degradanti giù, giù fino alle ignobili clientele elelloraii clic si <lilanianonel nome <Jcl candidato Cajo o del cancandidato Sempronio le cui parole suonano giustizia cd amore pcl popolo e gli promettono realizzargli magari la cittù del sole, o la repuJJbiica cliPlatone, ma Il cui programma reale è quello cli conquistare un seggio parlamc11lal'cche gli faccia sgabello a salire in qualche considerazione sociale non altrimenti conseguibile. * L' Idcalilà della Patria, sogno clorato clella generazione che ci ha preceduto, e che l\Iazzini,Saffi, Campanella serbarono immacolata, senza transazioni opportuniste, è svanita dalla mente ciel popolo, e vi è subentralo un concetto ambiguo e nebuloso di un istituto politico che mentre pare conisponda a tutti i bisogni, a tutte le tendenze, non ne soddisfa nessuna: l'eq11ivoco permane. I monarchici vogliono sostenere il privilegio e nel contempo spinti dal progresso delle Illec patteggiano con la libertà per violarla quando essa li minaccia. I democratici stanno fra I partili radicali e diconsl lcgaiilal'i, cioè possibilisti. Senza determinarsi, occhieggiano la monarchia non <lis<legnandostringere la mano al principe cbc sta nella sua rrggia, mentre all'Òccasione sarebbero lieti sbalzarlo oltre l'alpi. I socialisti, che stanno nel vrro e rappresentano l' itlca che sarà religione dcll'avvc11irc,sono clivisipm• scuola e metodi. Alcuni elci quali per esuberanza di sentimenti assumono forma e linguaggio che impau. riscono cd allontanano le maggioranze che pur nutrono le mcciesimc aspirazioni di rilorme sociali promclli• trici ~i pace all'oppresso prolrtariato. In tutta questa lJaraonda cli parliti, cli partitini, il popolo è agitato, ammiscrilo, oppresso e la il giuoco di tutti. L'equivoco regna sovrano. Si volle ista111·m·iel Govcmo della libertà e della giustizia e si va ricoslituendo il iUcdioEvo. Si volle migliorare le condizioni materiali e morali
204 RlVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIAU del popolo e i è finito col cl.wc allo Slato, vero Saturno della favola, il 75 ¼ della l'icchczza nazioua le che è cliYcntata .la miseria stabile. La gTa,·ezza eccessi\ a clcllc imposte ,·a e aurc11do le so1·gc11liclella procluziouc; rende cliflicile la concorrcuza; schiaccia ogni nuova i11izia1iva,ccl il govr1·no <'hiuclcgli occhi pcl' non ,·eclcl'e e ·tenclr la mano rap,1c·cper sll'appal'c nuovo lrillulo cli sangue e cli dannl'o alle popolazioni estenuale e lnngucnli. Queste abbtHHlonanola palria pcl' fuggire la lame; la co1Tc11tcdell'emigrazione va ogni anno i11grossan<lo, ccl il govel'no seguila a sognare I' impCl'0 afl'icann e profonde in quelle fatali terre i figli ccl il clanaro del popolo per rncrnglic1·cnuovi disinganni, nuovi clolori, nuo, i saCl'ifici<li ossa illacl'imatc. Il co1·so forzoso, sebbene abolito poi' legge, il l'incrudimento dei balzelli, prornno lo sbilancio dcli' Era l'io nazionale gravato cli spese che superano ·1c fo1·ze p1·o(lullivc ciel popolo ccl intanto, si Cl'Canonuovi ministrl'i, si manlcngono i mini lrl'i i11ulili,come quello <lrlla lst1·uzione, Yc1·0anacronismo pc' tempi pl'og1·l•Clili,e quello cli Grazia e Giustizia che ha V11lnerata la inclipcnclenza della magistratura asscl'vcndola al potere. Furono violale le nalul'ali amicizie e si strinsero allcnnzc cli governi e non di popoli. E con queste alleanze venne ancor meno la oppo1·1uni1ùcli giovare a se cd agli alll'i, unico 0nc che può giuslifical'le, poichè 1·en<lcsievidente lo sfo1·zo per mantcnc,·c le fo1·zcgucl'rcsche che in ogni stato sono il 11crbodelle .illcanzc, per cui ne fu affievolito il decol'0 nazionale prostrato alle e igcnzc diuaslichc e prcssochè spento, rncnu·c negli altl'i crebbe tanto che qua i ne intimorisce e uc allombra. Questo stnto critico <licose pl'cpara la ,·cazionc che sal'à disordinata e violc111a.Pcrchè aspcltal'la, consumando negli anni, ne' vani cimenti elettorali le ultime energie; e lingucndo l'ultimo raggio cli lcclc che ancora opranivc :illc delusioni patite? E va110 spcral'C che ncll' Istituto pa1·lamcn1arc si decida la cau a della libertà; esso non fa nitro chn deteriorarla, scminanclo nel popolo corruzione, scoraggiamento, scetticismo: i 1rrn1asci anni decorsi lo provano. Gli uomini devoti alla libertà vedono che la via su cui siamo è clisastrosa e fa capo a l'abisso. Ncll' interesse generale conviene ortirc dall'equivoco e su l'altal'c clclla Patria e prl bene pubblico lare olocausto delle forme che clivido110per metodi e riti i militi della stessa iclca. Sia uno il ,·e1·0,una la bandiera, che tulti accolga; spat•isca ogni distinzione di parte tra democratici e repubblicani e socialisti, sia una la via da percorrere, uno il duce, adamanlino il suo carattere, immacolata la sua fede, allo il suo nome sì da scolpirlo su le spalle ciel Tempo e passi alla posterità. L'n ca1·attcrc cd un Ideale fol'mano un partilo che diviene popolo: l'istituto politico in11ova1orcdella vita sociale. Un partilo senza programma determinalo diviene fazione, pericolo perenne per qualsivoglia Istituto. Esso vale apostasia, rinnegamento della dignità umana. Esso è la coorte p1·ctorio11a l tempo clc' Cesari: oggi è la maggioranza parla111cn1ur·c,base (lei potrre oligarchico. J,a rivoluzione gloriosa lici 1860 fu compiuta sol pc1·chè 1acq11l'l'0le aspi1·,1zio11ie gl' i111c1·essirivali: una fu la h:Hrdicl'achr lulli ne accolse. Sostammo su la via delle rive11<licazio11i - l'orn incalza, risoll('via1110la ba11clicl'npirg·aln pcl' 1111ista11lc- rnggiungiamo In mela. La succcssio11edei periodi storici crea nella ,·ila de' popoli la ucccssionc <le'nuovi problemi. éon la cach1tn cicli'autocrazia i11 Italin 1,·amontò il giomo clclla schiavitù rhc si lu11gamcnte ha ral11·ìstatole noslt·c belle conll'nclc, e l'icomposla la Patria acl unilù fu chiuso il pel'ioclo storico comiucialo con Dante. i\Ia J1c11 pr·c~to nella coscienza del popolo sorse gigante il nuovo problema politico sociale che pone i termini tra il pl'ivilcgio e la libcrlù; Ira le plebi l\lmclichc e la p1·cpotr11lcari tocrazia del capilalc. A nuovi p1·oblcmi sono vecchi strumenti gli attuali dil'ige11lila cosa pubblicn, i quali hanno portalo 11cl pal'l:Hnenlo, nè consessi nmministrnlivi, e n110nel tempio della scienza, tulli i viii dell'cùucnzionc politica attinia sollo il dominio delle rnch11c li11aslic.Essi co11trastano alle leggi n1tali della evoluzione cosmicn che dctc1wina il moto prog ..cssivo ne' popoli cd il 101·0 momento etico. Gli uomini che compirono la l'ivoluzionc elci 1860 in es a si ('Saurirono. Essi sono sopravissuti al 101·0 tempo - ombre cli se mcdcsi111i,vagola11li ancol'a perplessi lr·a i tramonti tenebrosi della ti1·ant1iclce la splendida au1·01·ac1clla libertà. La nuova situazione creala dalla scomparsa dei vecchi pal'liti parlamcntnri ha ravvivalo la forma netta e precisa cli due ,·cggimrnli politici che l'apprcscnlano cluc J)l'0gl'ammi chiari e clctcrminali : il 1110narcltico ecl il Repubblicano. 11/onarchia - cioè accentramento di tutti i poteri: le leggi fatte a sostrgno del privilegio a danno clclla maggioranza che abbandona la ovranitil coslitucnlc. Repubblica: - cic,ègo,·crno cielpopolo retto eia leggi che sono t:eramenle la espressione clella volontà generale. ì\la, Hcpubblica senza riforma sociale è parola vana. La storia ricorda repubbliche lirannicllc e monarchie provvide e paterne. ì\la queste furono rari esempi in tempi ornai eia noi lontani. Ogni altra forma di Slato, ogni clivcrsa denominazione cli pnrlilo politico diverso cela l'inganno, mantiene l'equivoco. ])j simulare non giova - la verità parla allo e si impone. l'al'lare <li colle//ivfanro in mezzo a u11 popolo nalul'al111cntcco11~c1·n1ton'è crudele ipocrisia. Quclln parola poll'à t•1·cila1·cal delirio le plebi alfamalc e spi11gc1le a movime111ifi.'roci di conc1uisla; ma, I' indomani della vittorin esse difenderebbero il terreno occupato contro gll antichi padroni e contro chiun-
RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCJAJ,l 205 que osasse ricbiamarle alla osservanza delle teorie che le mosse. Conviene procedere a gracli. La vita dell'individuo segna un istante in quella delle nazioni. Ed i riformatori cbe sognano realizzare nel loro tempo i concetti arditi cbe sprizzano dal cozzo delle nuove iclee, dimenticano gl' insegnamenti della storia; essa ,dimostra che se la invenzione scientifica può essere l'opera di un istante, la trasformazione politica di una nazione segna le leggi della evoluzione biologica lenta de' secoli; essa è l'opera del tempo. - La Repubblica francese insegni. Gli Italiani assonnati nella lunga secolare tirannide si sono destati al grido della libertà, ma non hanno saputo intenderlo ed abbandonarono il frutto delle iniziate conquiste. Le istituzioni che sorpassano il livello morale del tempo degenerano e decadono. * ,. ,. Il disagio si aggrava su tutti; un profondo bisogno spinge tutli a melter termine allo stato caotico delle cose presenti. Non basta aver conquistato il diritto cli avere una Patria e della libc1tà della parola. Dovevasi raggiungere le coudizioni di wia stabile e felice esistenza; assicurare il diritto di godere del perfezionamento morale e civile, che è in armonia co' nostri tempi : risanare il Paese dalla crittogama de' partitini; combattere senza tregua la nefasta politica perso11ale;elimi11arc l'equivoco clurato fin troppo su uomini e cose; porre francamente al Popolo il problema della sua esistenza tra i due termini - l\lonarcbia o Ucpubhlica. Esso saprà mostrarsi a l'altezza del suo destino. Prof. ED0ARl)0 GIA.\1PIETRO. Per il gruprpeopubblicano p rlamentare illustre Signor Deputato, Nell'ultimo numero clclla sua Rivista Popolare Ella ha pub])licato col titolo: "La Uandicra cliCavallotti,, un articolo che ha i pregi essenziali cli essere molto opportuno e sincero. Ella tocca in questo articolo mol.tc questioni, che i.o mi auguro di vedere in seguito trattate dalla sua penna smagliante. iUa non comprendo perehè Lei, dopo avere pubblicato nella sua Rivista il P1·ogramma del Partito Ilepubblicano, scritto eia Bovio e firmato da Lei e eia tutti gli altri deputati componenti il Gruppo Repubblicano Parlamentare, abbia potuto dire al suo anlico Sacchi: " .... avrei preferito elle non tosse avvenuta la co- " stituzione elci gruppo parlamc1111.1r1e·pcubblicano, e " che l'Estre111a Sinistra avesse continuato, collie pd " passato, a colllbatlcre le sue battagli<' unitn nella " !altica parla111cnt.11H·con oslilntc le sue varie tc11- " clcnze, che - salvo poche eccezioni - più che di· « versi.là sostanziali rappresentano sf'umalure lii un « meclcsimo concetto fonclamentale: quello ciclia so- " vranità nazionale, come risultò all'evidenza clall'ami- " chcvolc cliscussio11enella Sala Hossa alt' indomani « delle ultime elezioni generali». Queste parole sono gravi e bisogna cliscnterle. Le ultime elezioni gcnc1·alifurono propizie al partito repubblicano, cbc vide portato 1124, se non erro, il nit· mero dei suoi componenti ; ccl in base e così buon esito loro deputati repubblicani pensarono <li costituirsi in vel'O e proprio pa1tito parlament11rcco11programma inclipenclcntc. 1,' iclca ru buona e l)C'lla. La democra::ia italiana viclc con piacere questo concentramento clclleforze repubblicane parlamc11tari,e sperò ancora cli meglio. l\la le parole elle Lei lia scritto alJ'on. Sacelli e cbe io bo sopra citato, oggi la stessa democrazia amaramente sconfortano. Riconosce Lei il bisogno di un partito repubblicano? In tal caso il partito deve avere un programma proprio, con idee cbiare, nette, ben delìneate, con un sistema di condotta e tattica parlamentare indipendente. E precisamente per la mancanza cli questo programma sono in Italia pochi repul),blicani. Quanclo loro, signori deputati repubblicani, lrnnno eletto e stampato: « partito repubblicano», siamo frnnchi, non hmrno clC'tlonulla, e la prova l)iù chiai·a cli questa mia asserzione è appunto quella arnicltcvolc discussiouedella Sala Rossa: vi sono molti, moltissimi raclicali, molti 1·c·publ)lica11i, molti dcmocrntici, molli che se11zaavere il battesimo cli un partito sono i più stanchi del regime alluale, ma quando si viene ai conti e si trnta cli costituire un partito antidinastico, i. radicali, i repubblicani, i clemocratici,gli antidinastici inconsapevoli spariscono, e resta, si, siamo cl'accordo, On. Colajanni, la grande e luminosa idra cli Alberto n1ario: la sovra11ità11a- ::io11ale. V' è una confusione grandissima di idee e cli aspirazioni fra l'Estrema e fra i Repubbliccmi stessi, cbe impedisce cli lottare insieme comeElla vorrebbe; e poi è inutile che il Paese mandi alla Camera elci clcputati repubblicani se questi devono essere lù, per sfalema, f'ratclli inseparabili cli comlrntlirnrnto degli altri tleputati, che di estremo harmo solamente il banco su cui siedono. Ma e' è di più ancora: oltre la conrusione che si apporla così nelle i<lcr politiche della Nazione, si preparano lotte future srnza nessuna utilità, come sarebbe quella cont1·0 i radicali se a1Ti• vassero un giorno al Governo. Che peccato, On. Colajnnni, che manchi m1 centro intomo a cui si possano nggrnpJJal'e lutte le forze repubblicane cl' Italia! E dico npu!Jblicanc, 110n democratiche, perchè democratici sono tutli, eia noi, da S. M. il ne ad Andrea Costa. L'estate scorsa clomanclai acl uno dei. più autorevoli clrputati del gruppo repubblicano elciParlamento percllè non si costiti1iva su I scrio un partito repubblicano, acl imitazione di quelli cli Spagna e cli Pottogallo. Egli mi rispose cbe ciò è impossibile, data la straordinar.ia e violenta per·sccuzionc delle autorità; cd aggiunse che del resto il partito è sempre cosa scc011daria, poichè al clisop1·adi esso sta sempre sovr-ana eterna, la verilà. E sta bene; ma se si clcvc pensare all'opposizione delle autorità, non avremo 111ai un partito repubblicano, e se llc1·csiaver di rnira,a t\'arnclo da ogni altro mezzo e eh, ogni altro fine, la vcritù, sono inutili tulle le dichiarazioni di più o mrno grande repubblicanesimo. Osservi in Italia le due gra11dicorrenti politiche del giorno: o monarcbici o socialisti;
206 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZJ<S:OCIALI nel mezzo a questi due grandi partiti sono i demo• cratici con_tutte le loro particolari sfumature. I mo• narcbici sono tali o per convinzione o perchè non vogliono esser socialisti; e nc>ssuno,siamo sinceri e riconosciamo nnche quello elle ci può clispiacere, pensa ad essere repubblicano. Nessuno, clico, pensa ad essere repubblicano, ma clomani, tutti gli scontc>nli cli oggi, compresa anrhe la classe cosi eletta clirigente, cliventerebbero repubblicani, se gli uomini cbe banno qualche potere nel popolo si decidessero a fare sul serio e a romperla con ogni equiYoco. 1"on Le pare che il partito repubblicano funzionerebbe, nella crisi attuale, da valvola cli sicurezza? l\la frattanto dove sono le idee cbc differenziano i repubblicani dagli altri partiti democraticamente puri? E se codeste idee esistono cbi le ha clivulgate e propagate fra il popolo? La questione del sovrano è brn poca co~a; è il fumo della questione. E l'arrosto clov'è? l\lolti, anzi una enorme maggioranza cli cittadini sente rbe ormai non v'è da sperar nulla dai governi cli clientele; e la Na- =ione è matura per approfittaredell'amara esperienza cli simili gover11i, ma non si muove, non fa nemmeno un passo, un atto che voglia signitlcare protesta. l\lanca cbi possa approtlltarc del malcontento, o piuttosto non c'è quel coraggio delle proprie opinioni, cbe calpestando ogni scrupolo può condurre alla 'Vittoria? La IJancliera, sia pure sventolata da Felice Cavallotti, clcve essere una, una sola, senza macchie e sfumature nel suo unico colore; e dcv' essere agitata In nome cli una idea precisa, senza neblJie, e adattabile unicamente a chi la invoca. l\Ia io mi accorgo che vado troppo per le lunghe, e voglio .conchiudere. Se il partito repubblicano deve esistere, esista eia sè, e per sè; combatta in nome dei suoi icleali, delle sue aspirazioni, ciel suo programma; lotti attraendo a sè gli altri partiti, non si faccia mai assorbire dagli altri, e non pensi mai, stando come oggi le cose, alle alture ciel governo, percbè su quelle vette facilmente si hanno le vertigini e si climentic,1 tutto il passato colle promesse fatte per l'avvenire. Solo a c1uesti patti si potrà avere un partito veramente democratico, solo a questi patti avrete il diritto di chiamarvi partito repubblicano, solo a questi patti avrete il diritto cl'invocare il nome sacro ciel popolo. l\Ii voglia bene. LUIGI LUCCHESI. 'R_oma 20 Nov. 1897. LaparoldaeldeputaStaocchi Caro Colajanni, Ogni giorno volevo risponrlere alla tua lettera e sempre la tirannide delle occupazioni professionali me ne dist0lse; perchè tu comprendi che non breve discorso può abbracciare il vasto argomento della situazione politica e dello atteggiarsi dei partiti. Ti chiedo quindi un differimento a rispondere. Subito però vo' dirti una cosa sola. Nella tua lettera attribuisci al mio discorso del 17 Giugno !897 il concetto di augurare che Cavallotti conduca l'Estrema Sinistra col suo bagaglio di tendenze e riforme al potere colla Monarchia e dici tale ipo· tesi inverificabile. Volli il 17 Giugno parlare brevissimo e può darsi che non abbia detto tutto quanto occorreva per chiarire meglio il pensier mio, sebbene mi sembri che, almeno tenuto calcolo dei preCEdenti, non potesse cader dubbio sull'ordine di idee e sulle convinzioni che dall' osservazione e dall'esperienza ho dedotto. Ora desidero avvertire che non credo mai alla necessità •di alcuna persona, sebben(I in ogni tempo vivano uomini, l'opera dei quali può recare benefici grandi al paese. Il movimento delle masse è il solo che può produrre effetti duraturi. L'11Zionepolitica di un partito radicale sarà opportunamente diretta da un uomo per la necessità delle battaglie parlamentari e Cavalloiti ha mente, cuore e fibra da ciò. Ma quell'azione sar·à sempre nulla anche dentro l'aula e nelle occasioni di crisi, se non sa, à il riflesso di una forte cor• rente di interessi, di opinioni, di sentimenti nel paese. A che disputare se la Monai·cbia permetta l'una o l'altra riforma? Meglio sarebbe intendere tutti concordi ad illuminare la coscienza del popolo sulle riforme e, allorquando quella si maturi e fortemente voglia, sta sicuro che qualunque riforma si farà. E ad illuminare la coscienza del popolo giova la tribuna parlamentare, come giovano il comizi o, la conferenza, il giornale. A che proporci delle tesi di filosofia della storia o di dir·itto c~stituzionale? la Costituzione è sempre in attività e si svolge e si irasfo1·ma all'infinito e tanto può subire reazioni quanto progressi smisurati. La sovranità nazionale è il principio che permane e la Camera è sempre organo costituente. Tutti coloro che fanno erndite disquisizioni od invettive sentimentali dovrebbero domandarsi se sono numerosi i deputati che, votan_do come votano, rappresentano realmente la Yolontà determinata dei lm·o elettori e se si convincessero che no, allora doYrebbero riconoscere che qùà vi è molto dk fare. Vorrei che l' Estrema Sinistra tenendo conto della realtà attuale e avendo chiaro il concetto di un governo libero e democratico, operante nell"interesse di tutta la nazione anzichè di classi privilegiate, si· muovesse compatta per attuai-lo lottando contro chiunque e in qualunque circostanza. Allora il paese affiserebbe i suoi sguardi in essa con assai più fiducia che non abbia avuta sino ad ora. Così parlo, perchè non deve confonder si la stima del valor personale dell'uno o dell' altro deputato colla fiducia del paese in un partito organizzato. Quest'ultima non fu mai nè larga nè sicura e così accadde che i Gabinetti continuarono sin quì tranquillamente a valersi dell'Estrema Sinistra senza mai curarsi del suo programma.
JUVISTA POPOLAJtE DI POLITJCA LETTERE E SCIE~ZE SOCIALI 207 Abbiamo le idee chiare e i propositi determinati? e perchè non conformiamo ad essi la nostra azione? se ciò faremo, conteremo assai più che non sia avvenuto sino ad ora malgrado l'alto valore e la grande abilità di parecchi dei suoi componenti. Poche città lombarde bastarono a rovesciare il creduto dittatore e a dare i più ampi poteri all'on. Di Rudinì; ma questi non arrivò a valersene, perchè il moto delle città lombarde non trovò rispondenza nella restante più gran parte italiana. Quando il popolo vorrà davvero venir via dall'Africa, avere la libertà, castigare il militarismo, instaurare l'imposta progressiva e via via, allora nessun potere resisterà e quello che resistesse sarebbe spezzato. Ad altra occasione riprenderò il discorso e mtanto ti invio una stretta di mano. ETTOllE SACC'lll. 4 Dice111bre1897. RIASSUMENDO )}articolo sulla lla11diem di Cavallo/li pubblicato nel ~-• 9 della Rivista ba avuto la fortuna, come quelli pubhlicati nello scorso nnno sull'Es/rema Sinistra, clì richiamare l'attrnzione d<'gli amici e drgli avvcrsnri politici. ì\lc ne compiaccio pcrcbè ciò mo• stra che il pubblico vede in questa quistione non un dibattito bizantino e personale, ma qualche cosa cli più elevato cd interessante, L'articolo mi ha procurato lodi, che non mi aspettavo e biasimi e riserve che credo ancora meno meritati. Alcuni avversari di Cavallotti vidcl'O nel mio mticolo una insolente intimazione e mi complimentarono pcl coraggio dimostrato e per la franchezza dell'attacco. In verità il merito pcl coraggio fu scarso pcrchè nulla c'era eia temrrc presentando qurllo che fu ritenuto un aut, aut! Franchezza cc n'era tanta quanta ne metto in Lutti i miei scritti e in Lutti i miei discorsi - anche quando so ch'essa debba riuscire sgradita agli amici più cari politici e p<'rsonali. In quanto alla malevolenza verso Cavallotti che alcuni intravidero nelle mie parole, questa è un proclotto della loro imrnaginnzionc forse poco brncvola tnnto verso il preteso accusato quanto verso il preteso accusatore. E se Cavallotli ve l'avesse scorta, rgli <'hc non ba peli sulla lingua, a Belgioioso non mi aucbbc rivolto frasi atrclluosc e cortesi, clicui gli sono gratissimo· e che serviranno a stringere ancora più, se fosse possibile, le nostre mnicbcvoli e antiche rclnzioni. Infatli dal punto cli vista personale 11011 posso che essere soclclisfatto ciel discorso cli Uclgioioso. Lo sono molto meno clal punto cli vista politico pcrcbè avrei voluto Ycclerc in lui una maggior dose di coraggio nell'atrrontai·c una ccl'la impopolilrita, che non può mancare a chi si clcciclcacl infilare una strada, eia cui lo si crede lontano, specialmente quando i prcccclcnli clell'uomo sutrragano la credenza. ~el cliscorso cliCavallotli e' è ancor·a una incertezza, che nuoce a lui e non giovn a nessuno, percbè lo mantiene in quella condizione prrccdentementc da mc delineata che pare la più adalla n fargli perdere innucnza tra le classi popolari e tra i rcp111.Jl.Jlica11i, senza fargliene guadagnai·c nel Pal'la111cntoe tra i tUonarchici. E di ciò mi ram111a1·iconon solo ncll' interesse clcll'uomo che amo, ma anche in quello elci paese che non può assistere intliffc1·cnte all'auto-demolizione cli un com1Jattentc inlclligcntc, spcrirnentnto, onesto e tenace qual' è il rapprrscnlantc di Corll'olona. Di questo avviso, in fondo si mantirnc Eltol'c Sacchi. Non e' è bisogno cli sottolineare l'importanza dl'I giudizio del deputato per Cremona; basta riflettere ch'egli a Belgioioso fu fallo segno a particolnri attenzioni e fu il eommcntalore nutorcvolc del discorso lii Cavallolti; commentatore, che si nssunse il compilo cli chiarire tutti i soltinlc i, che poLcYano esserci nel testo. Per buona fortuna che quei co111mento e le trattative corse 11ell'11lli111acrisi ministeriale e la designazione clello stesso Sacchi quale possibile ministro o sottosegretario di Stato hnnno ormai dileguati"gli equivoci e Jallo intendere a t11ttiche Cavallolti è deciso a far sì che, se non lui, gli amici suoi almeno, arrivino al potere al più presto possibile.Di questa decisione c'è eialodarlo e potrà essere cligrnnclc giovamento, purchè non ci sia fretta nel tradurln in atto pur mostrando fermezza nel ballcrc .la nuo,·a via. E precipitata e poco commcnde,·ote a molti è sembrata la intenzione del gruppo radicale cli far parte di una nuova incarnazione ministeriale - la ter;:;a in meno cli due anni I - clell'on. Ruclinì, che tutta la sua ambizione pare voglia mettere nel continuare - anche peggiorandola - _la funesta tradizione del tras/nrmis1110. E Cavallotti e Sacchi conscnlil'Unno che si elica loro essere stato per lo mrno inopportuna l'npertura di tr·attalive con chi conlcmporanra111entc le apriva e le manteneva con Rubini e Fol'tiS, con Pavoncelli e Uaccclli, con Sonnino e Colombo, sommini trnndo anche ai ciechi la pr·orn lampante, che acl un programma qualsiasi non ci tcneq1 e ch'era clisposto acl accettarli Lutti. Se l'an'cnto ciel radicalismo al potere clc,·c significare una speranza e non una anticipata delusione è nccc sario che sia noto e l'ermo il cr·itcrio politico, che scrvi1·à di guicla. Se 110 il fatto non avrebbe alcun significato politico e morale e rappresenterebbe sollanto la continuazione cli quell'infausto assorbimento praticalo dal 1860 in poi e eh' è riuscilo ad acchiappare nuovi transfughi senza delineare un nuovo criterio cli go,·crno (I). (1) Col nuovo ministE>roRudini,ViscontiVenosta-Zanardelli, Prinetti è stato messo fuori. Puòdarsi benissimoche J'on.Di Rudini improvvisamente infiammatodall'inutile se non nocivo, anticlericalismoquarantotrcsco, abbia volu'o punire Prioetti per la sua visita al Cardinale Ferrari; i maligni però, diranno, che pare abbia voluto punirsi chi per il primo osò punire i ladri e promettere una perequazione nei lavori pubblici tra il mezzogiorno e il settentrione. Sentii il dovere di lodarlo e di difrnderlo, quantunque decisoavversario politico, men·ro era ministro• mi piace ripetergli la lode ora eh' è tornato semplice d~putato.
208 RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI " ,. ,. Ho poco da aggiungere a quanto scrive il Pareto da Losanna, nella cui Università insegnando la scienza economica onora il nome italiano. i\li piace ricordare, che non attesi le delusioni di questi ultimi due am1i per qualificare il ministero Di lludinì: lo chiamai e lo considerai come tm pis allei· sin dal giorno della sua presentazione alla Camera, quando la liberazione dall'incubo Crispi lo faceva accogliere con entusiasmo anche da deputali più di mc radicali. Devo invece parecchie riS}JOStealle obbiezioni che .mi movc colla sua lettera il signor Luigi Lucchesi. Apro una parentesi per avvertire che il Lucchesi ò uno stttdcnte giovanissimo e che sapendosi tale non si credeva nel diritto d'interloquire e voleva, con modestia rara, che pubblicassi il suo scritto colle sole iniziali. ·on ho potuto contentarlo perchè penso che le cose dette non traggano valore dall'età e della posiziono sociale cli chi le dice, ma dalle loro qualità intrinsiche; penso inoltre che i giovani più e meglio dc""li altri dovrebbero mettere bocca nelle discussioni 0 • politiche. Desiclero elle i gio,·ani si tengano lontam <lalla nw oneria elle, scioccamenlr, da taluni scambiasi per serietà; ma roi pare essenzialmente corruttore e Junesto il consiglio della Ga::;:;;ettcidell' Emilja che li vorrebbe clccliti solamante agli svaghi - forse anche a travestirsi da ballerine - e lontani dalJa politica. Uno dei gravi clifettl della nostra vita pubblica è quello ctJ essere fatta e discussa dagli uomini matw·i se non dai decrepiti parrucconi : e perciò alla politica si toglie vigore, freschezza, sincerità ed anche originalità. C' è nella lettera del Luccllesi tuua quella intransigenza sana, che ci dcv' essere nei giovani e che se altro non avesse avrebbe il grande merilo di tenei· desti i sonnecchianti faccnclo da svcgliarino, di spronare i tardigradi agenclo da assillo. Con ciò non è eletto, che io mi acconci ai cortesi rimproveri, elle mi rivolge il giovane studente - elle in questa occasione rispeccl1ia il pensiero di molti amici politici. Lasciamo da banda l'esempio dei repubblicani di Spagna e cliPortogallo: l'esempio, elle ci danno, non sembra degno d'imitazione a giudicarne dai risultali noti e per così dire palpabili. Il Luccllesi poi scrive partendo eia presupposti insussistenti e cioè elle ci sia in Italia una nado11e sana in condizioni politiche e morali normali. La na:;;ione non e' è risponde Pareto sostanzialmente di accordo con Sacchi su queto . e tutti i ragionamenti e i consigli che sarebbcr~ azzeccati se ci fos e la cosa cadono nel caso contrario. Iri quali con(lizioni sia l'agglomerato sociale elle tra noi rappresenta la nazione, più volle fu detto qui e altrove, da altri e eia me. Nè meglio avvisato si rivela il mio contraddlttorc manifestando un pensiero che si potrebbe inte1·pretare come se egli ritcncs e che tullo il partito rrpubblicano tlovcssc concentrarsi a ;uontccitorio. i\o; più che in Parlamento il partilo repubblicano LleYc svilupparsi fuori, pcrcllè i mutamenti cli l,'0' c1·uo 11011 si operarono mai dai corpi legalmente costituiti. Al più essi li approvano e li sanzionano quando sono avvenuti. I repubblicani, però, stanno bene nei parlamenti monarchici perrhè aiutano e pingono innanzi le riforme buone, possono impcclirc il male, clcnunziano e illustrano le birbonate non potute impedire, stuzzicano il desiderio del meglio o additano gli ostacoli da rimuovere, si valgono cli tutti i vantaggi morali e materiali che per la propaganda dà la cleputazione ; preparano e affrettano il conseguimento dell' icleale. ·on ripeterò ora ciò che scrissi nello scorso anno sul modo come io intendevo l' Esll·ema Sinistra prima !'Ile si fosse scissa e divisa in tre gruppi; ma giova ricordare che l'adone commie in Parlamento su quel tanto del programma che è comune non vuol dire che i gruppi affini debbano essere considerati come tanti fratelli siamesi indissolubili e insrparabili. 'essuno impedì mai pel passato, nè avrebbe potuto impedire pel futuro che ciascimo in Parlamento e fuori si fosse spinto più innanzi degli altri o in senso socialista o in senso repubblicano; nè ad altri nè a mc ; vcnnrro scomuniche da chicchessia quando facemmo la nostra propaganda repubblicana nella misura del possibile, consentita clall' intolleranza clai monarchici italiani. E se i radicali anivasscro al governo? Ecco la grande paura del Lucchesi; paura del tutto ingiustiflcala .. I repubblicani non arebbrro tenuti che a seguirli ed anche acl aiutarli coi loro voli e coi loro consigli stilla via buona; salvo a combatterli se sl mettessero per quella cattiva. Guardi: tra 1·epubblicani e radicali italiani esistono divergenze e incompatibilità assai minori cli quelle che esistono tra collettivisti e individualisti francesi. Eppure queste divergenze fondamentali non impedil·ono che i socialisti francesi appoggiassero sinceramente i radicali pervenuti al gove1·no con Bourgcois. Se i rodico/i italiani arrivassero al goV\'rno !... Yolesse ldclio, elle l'evento si verificasse e presto I Si intcnclc elle l'evento desiderato è quello cli cui Ilo discusso nello sco1·so anno ccl ora stc so coll'amico Cavallotti: cioè ar1•ivo al potere col proprio programma e col proprio bagaglio. L'avvenimento lo desidero ardentemente perchè sono un sincero evoluzionista; pcrchè credo elle un pizzico cli bene ottenuto oggi rinforzi lo stomaco per digerire il re lo domani; perchè un pò di benessere economico e cli libertà politica conseguiti sotto la monarchia facciano sentire più vivo il desiderio cli ottenere il resto colla repubblica e rinvigoriscano l'organismo per chiederlo e pc1· prenderlo se venisse negato; pcrcllè, infine, c1·eclocome mi scrisse l'amico Cavallolti. altra volta, che quando non si vede possibile la rinnovazione agcnclo dal basso in alto si fa opera onesta tentandola clall'allo in basso. E tanto meglio se i fatti smentissero tutto il pessimismo, che sgorga da quest'ultimo perché! Con ciò ho risposto agli amici cicli' Idea cli Cremona e del Jlomay11olo cli Forlì che maliziosamrntc avvertivano essrrc in mc 1111 certo dcsiclcrio cli veder verificare l'i11verosimile - cioè l'avvento clcll'Eslrema
RIYISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCU:l"ZESOCULI 209 al potere. Sicuro che e' è; e non l'ho mai nascosto. In quanto poi alle utilità del mostrare che un dalo avvenimento sarebbe utile, ma che non può rc;1lizzarsi per questo o quest'altro ostacolo rispondo elle questa mia è la tattica, che imparai da Alberto i1lariò. Dr. NAPOLEO'.\E Co1.u.n:--r. Psicolo~ia s cieacleo~oizio~i cco~omic~c (Continuazione. Vedi Num. p,·ec.) Ora stabilita questa possibile variabilità della psiche di un popolo e di una rnzza, sotto l'azione (li cause concomitanti, viene a cadere la tesi che afferma la ·esistenza di alcuni caratteri tipici e fondamentali etnici, e ad essa si sostituisce la ricerca delle cause che :igiscono sulla sua condotta. Se gli Inglesi di og·gi<.lhì mmo qualità che non si riscontrano, nella stessa intensità, in tutta la storia passata loro, se lo stesso si può clire per i Tedeschi, i Francesi, gli Spagnoli e gli Italiani, ne discende che questi popoli hanno prog,·c<.litoo retrocesso, hanno guadagnato o perduto, che ognuno di essi non possedeva nè possiede degli istinti (li razza eterni ed indistruttibili, che gli uni salva e gli altri perde. Préndiamo il popolo tedesco, e di lui meglio possiamo parlare perchè una numerosa ldtcratura recente, come le opere cli llieclermanu, HUusser, Scherr, Schlosser, Lamprecht, ha scrutato lino alle più osc111·c latebre l'anima tedesca. Nel secolo passato, quando ancora esistevano oltre -1500 statarclli feudali, in mezzo ai quali enlrò il cavallo di ferro cli Napoleone, come dice Heine, il popolo tedesco era allo stesso livello delle popolazioni latine. L'istruzione del popolo non àndava oltre il catechismo e i salmi, il cittadino vegetava nelle ciltù e il suo sguardo non varcava le auguste mure, la nobiltù era una casta separata e considerata come superiore, la famiglia era patriar• cale, il Yivcre era impacciato da formalità e cerimonie d'ogni genere, il senlire era contorto, deformato: nessuna libcrtù e affralellamrnlo Ira i sessi. Le superstizioni erano innumerevoli e radicate: nei tribu• nali si credeva alle streghe, nelle facoltà di me<licina si discuteva: de diaboli polenlia in corpora per pt~rsicas ral'ioncs denwnslrata: l'analfabclismo ern immenso nelle campag11c e nelle ciftà. Nel 1818 a Jkrlino vi erano solo 6000 persone che frequentavano le scuole: nel -1821 si spendevano i11quella ciuà solo 3000 marchi (oggi 4 112 milioni). Massima dei governi era che un sudclito quanto più è ignorante tanto pii1 facilmente porterà ogni peso come un animale. A tutte le battaglie intellettuali che si combatterono nel XVIII secolo, il borghese tedesco restò estraneo. I gramli piaceri del filisteo tedesco erano i )Jranzi rnmziali, i battesimi, le feste del principe, le solennità religiose: egli si rappresentava le gioie d<'ll'ollrc tomba accompagnate da balli, musiche, e il paradiso un teatro con sedie in platea per la povera gente e palchi pe,· le classi nobili e ricche. Chi legge la storia <lei popolo inglese del Green, indarno vi cercherà le prove di quel sel/-control, dii quella disciplina interna che si dice sia la virtù nazionale dell'Inghilterra, quella che avrebbe bastato quasi da sola ad assicurare, come vuole Le llon, la sua prosperità e grandezza. Gli Inglesi flei secoli passati rrano rissosi, vendicativi, ladri, pigTi, come il Colajanni provò sulle testimonianze di Russell Garnior, e di volontà minore di quelle date nello stesso tempo dai tecleschi e dai francesi. Questi anzi nel secolo scorso superavano gli inglesi nella colonizzazione, e basta leggere i libri del Seeley o di Lcl'Oy lleaulieu per persuadersi come piuttosto a speciali e fortunate circostanze che a caratteri di razza si debba l'espansione inglese nelle colonie che poi furono la ve1·a scuola per la educazio11e brittannica. Egli è che dormivano ancora i caratteri di queste nuove razze? !\la in verità sono meno nuove di quello che si crede e di pochi secoli si diflerenziano dai Latin1: eppoi come parlare di razze, per quella strana miscela di popoli che contiene l' Ingbilterra, come la Frnnci~1, la Spagna, l' llalia e la stessa Germania? Questi caratteri sarebbero clunque recenti; e allora, non si può più parlare di caratteri di razza, che solo i secoli imprimono sulla psiche collettiva come i secoli imprimono i carntteri fisici sul corpo umano. E se sono recenti, donde sono derivati, come si sono formali? Ye<liamo se è possibile afferrare questa forza mistcrio,a che ha pur la sua parte nel muovere la psiche delle ,•azze europee. Fincl1è la Germania ebbe quel migliaio e più di corti di cui si è detto, il piccolo borghese non aspirava che ad avere un impiego, ed era contento. Magonza con 318000 abitanti contava un esercito di 63!) impiegali laici e di ,1300 ecclesiastici. Quando il padre era ricscito a comprare un impiego pel tiglio, entrambi erano soddisfatti e non sentivano altre aspirazioni. Così si faceva di generazione in generazione. Finchè l'artigiano ebbe la sua bottega ereditala dal padre ccl era stretto nei vincoli della corporazione, crualunquc energia o iniziativa sua non gli avrebbe giovato: egli era legato alla sua artr, non si poteva muovere senza pe1·rnesso, doveva p1·odurrc quello che i rcgolmncnti ordinavano, egli avrebbe avuto la clientela che .iveva suo 1>adrce non avrehbe potuto sottrarne altra ai compagni colla concorrenza. Egli era nato per morire Hell'oflicina paterna e trasmetterla ai figli, come il padrone per dominare nel suo castello. Finchè il contadino stette legato alla gleba, egli non ebbe alcuna volontà: di tutti i suoi atti doveva render conto al padrone, sposare quella che egli destinava, coltivare come egli voleva: nemmeno di Dio e di religione il contadino doveva occuparsi perchè anche clrlla sua anima si incaricava il padrone. Così insegnavano i predicatori protestanti del secolo passato. L'Inghilterra presenta lo stesso quadro, soltanto che le città contengono dei banchieri che prestano agli artigiani e iniziano le prime forme del capitalismo, non alll'imenti che avevano fatto, già da' secoli, i banchieri fiorentini. L'Inghilterra ha intorno a se il mare, ha_una flotta numerosa, alla quale la distmzione della Grancle Armata spagnola aveva aperto il dominio dei
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