Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 8 - 30 ottobre 1897

RIVISTAPOPOLAUEDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI I fatti, dei quali tratta l'/IJ)pclfo dei Do11lìhobort~'is redatto da tre amici miei, pal'ccchic volte [urono controllnti e vc1·ificati. Ogni rigo, può clirsi, clcll'.1/ppc/lo medesimo fu coJTivamcntc riveduto e corretto e tutto ciò che. pur essendo vero, avesse potuto sembrare esngerato, ne è stato banclito; climodo che quel che vi si dice, si può giurarlo, è cl'una innegabile e perfetta verità ; virtù nobile e costante cli vero accessibile ad uomini di nient'altro curanti che di servir Dio e il loro prossimo, persecutori e perseguitati, insieme. Per quanto siano, per sé stessi, commoventi i fatti rHeriti, la loro importanza sarà determinata, sopra tutto, dal modo con cui il mondo civile li avrà raccolti. Ora io temo che la maggior parte di coloro elle leggeranno l'/lppello non si troveranno in grado di comprenderne, al giusto valore la portata. Si dirà: sono anch'essi, codesti Doukhobortzis, elci perturbatori che caratterizzano le noie e le inqtùctudini clelittuose di questa fine cli secolo; sono elci mugic illetterati; sono cle' fanatici caclutì sotto ad una perniciosa influenza; sono una setta nocevole, sediziosa, che nessun governo. saprebbe soffrire. Bisogna sopprimerli, adunque, come si sopprime ogni dottrina dannosa alla pace pubblica: sa/11s publica, suprcrna lcx ! Se vi son donne, vecchi, fanciulli, innocenti di ogni grado e d'ogni età, che soffrano, tanto peggio, diranno, alzando le spalle, coloro che non vorranno approfondire l'importanza dei fatti. Gran parte cli quelli, éhc avranno udito il ,·acconto dei tristi avvenimenti, non trovc1·anno elle c1ucsli oltrepassino in interesse tutto ciò che si produce nel corso ordinario della vita ccl alla sua rag·ion cl'csscrc. Bisogna dar la caccia, dicono gl' impcrtubabili, ai fanatici, ai perturbatori clcll'orclinc e sopprimcl'li. La cosa è semplice, chè le leggi provvedono; e noi, lasciamo in pace il cuore e aclclorrnenliamo la coscienza I Un momento: 'ella v_ita elci popoli e clcll' umanità, come nella vita incliviclualc,vi sono avvenimenti, che costituiscono, per così clire, elci lurning poiuls. Simile a quel venticello leggero clcl mattino, nel quale Elia riconobbe Dio, codesti avvenimenti non sono né strepitosi né fortemente evidenti né straordinari; e, nullameno, si rimpiange sempre che abbiano attraversata la nostra vita senza che il nostro spirito li abbia fermati e ne abbia 1·iconosciuta l'importanza.,, Se avessi saputo che codesto momento dovc,·a avel'c per mc una sì granclc importanza, a1Tci agito altrimenti », ci si dice, dopo, ent r·o cli noi. La cosa stessa s'ingenera nella vita ciell'umanità. L' entl'ata trionfale cl'tm impel'atol'C ,·omano nella Cillà eterna accaparTa l'attenzione cli tutti, mentl'e che il Galileo, predicante la sua nuorn <lottl'ina è man(lato al supplizio come tanti altl'i ugualmente rei cli civiltù e cli rnol'alc divina, il Galileo, ripeto, e l'opera sua passano inossc ..vati. fai oggi? Sapel'c chi occuperà il Uosfor·o o chi s' imposscsscrù d'un pezzo cli terra, cli dubbio to1·11aconto,in Alrica o in Asia o chi la vincerà nella questione del bimetallismo: ecco ciò clic appassiona i rn/finati delle cliscol'cli politiche fazioni, i membri elci parlamento inglese, fl•anccse, italiano, tedesco e austl'iaco, i mcrcatanti della Cilr e i banchicl'i cosmopoliti. In quanto a ciò che succcclc in quel lontano Caucaso dove il governo rnsso prende le sue misure pc1· l'Cprimcre alcuni fanatici (sic!) ribelli. alle autorità, ciò ,·aie soltanto la pena che se ne parli! E pertanto, in presenza cli quel che succede nel Caucaso, non è almeno strano lo spet• tacolo di uomini disinteressati intenti a una concorde opera cli pietà e cli giustizia; cli uomini allevali ed ìlluminati dalla possente dottrina cli Cristo ? Erode e Pilato potevano non comprendere perchè venisse tradotto davanti al triJmnale quel Galileo che aveva messo sossopra la loro provincia. In fatto, non si degnarono neppure cl' informarsi clella dottrina di lui. E, se anche l'avessero fatto, meriterebbero perdono d'aver creduto che quella dottrina potesse sparire. llla è permesso, oggi, cl' iH"norarla, giacche esiste ogni dì più saggia e lusinghiera, da ben diciotto secoli ed ammonisce gli uomini a credere che vivrà nella lotta fin che sarà completamente realizzata, vivrà nella gioia superna quando avrà dato, a tutti e per l'eternità, il regno, senza confini e senza nubi, dell'Amore? E, se noi la conosciamo e la pratichiamo quella dottrina, possiamo ignorare l'importanza dei fatti che si succedono attualmente fra i Doukhobortzis, per quanto oscuri, circoscritti e lontani essi sieno? I clisccpoli cli Cristo erano umili assai, assai poco cùlti e tanto ignoranti c1uanto i pcrscguìti cli cui parliamo. E non potevano essere altrimenti. Ciò che succcclc fra i Douk..hobo1tzis, o piuttosto nella Confraternita elci cristiani univcl'sali, com'cssi si chiamano, non è qualcosa cli nuovo: sono, invece' i semi gittati eia Cristo, che germinano; è la stessa resurrezione cli Cl'isto. E coclcsta rcsurrczionè deve compiersi, non potrà non compiersi e non possiamo rifiutarci cli vederla un giorno, pcrchè si compiril senza rombo cli cannoni, senza parata di milizie, senza bandiere ai venti, senza lontane luminose, senza fanfare, senza lumi elettrici, senza squillo cli campane e senza solenni quanto bugiardi discorsi cli gente scintillante nella preziosa uni/orme ufriciale. Solo i selvaggi giudicano l'importanza ciel fatti dall'accecante splendore della mise en scène ! Yogliasi vederla o no la comunità dei Doukhobortzis realizza, nel Caucaso, sopra tutto clopo le persecuzioni, realizza, ripeto, la vita cristiana, codesta divina vita in nome della quale si produce tutto il l)cne che si fa in questo monclo. Tutte le nostre organizzazioni sociali, i parlamenti e le associazioni prima cl'oltre, le scienze, le arti, tutto ciò non esiste che per rcalizzal'c coclcsta vita elle vediamo d'innanzi agli occhi nostri - noi tutti che pensiamo - come I' iclcalc più elevato. Ed ceco elle poca gente ha realizzato, se bene imperfettamente, l' icleale, e come noi non potevamo spcrnrc di fal'lo colla nostra complicata organizzazione sociale. Ora, come non 1·iconosccrc l' impol'tanza cli lill fatto? Si obbicttcrù: più cli una volta si cercò di 1·calizzarc la vita cristiana; ma tutti (Quacqucri, i\lcnoniti ccl alt1•i) indcbolil'ono alla prova e degenerarono fatalmente in incliviclui comuni, viventi clclla vita

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