Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 22 - 30 maggio 1897

> I RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI 425 In ciò v1 e gran parte di vero, specialmente se la forma di governo si toglie solo dal nome, ma è falso ove per forma di governo s' intenda l'insieme delle istituzioni di un paese. L'Inghilterra è una repubblica che ha· nome di monarchia, e la Francia una ·monarchia che ha nome di repubblica. Per altro, l'essere il capo dello Stato elettivo o no, non è cosa di tanto poco momento come pensa l'autore. L'elezione del capo apre, in Francia, la via a futuri miglioramenti, che non si potrebbero sperare se vi fosse in quel paese la monarchia ereditaria. L'autore ha torto di credere che i repubblicani in Italia sieno solo persone che vivono fuori della realtà e che trascurano le cose per badare alle parole. Vi sono da noi repubblicani che si contenterebbero di una monarchia come quella inglese, ma che vistosi impedita la via per giungere a quella meta, vogliono rimuovere e superare gli ostacoli che a loro si parano dinnanzi ; e poichè . quegli ostacoli sono lodati e ben voluti da coloro che in Italia si dicono monarchici, è naturale che chi quegli ostacoli biasima e vuole togliere si dica • repubblicano; nè certo così facendo contende di parole, bensì contende di cose e di cose sostanziali. Gli inglesi hanno potuto mutare le cose senza mutare il nome, onde si seguita a chiamare bianco ciò che in realtà è nero, e può darsi che sia possibile conseguire ciò anche in altri paesi, ma giova pure riconoscere che la via diretta pare la più semplice, e che naturalmente le cose si chiamano col proprio nome. ln realtà la monarchia inglese e la monarchia italiana hanno il nome solo di comune. Per prima differenza troviamo appunto quella che non si può in Italia stampare in che cosa tali due istituzioni differiscono, mentre in Inghilterra è lecito pubblicare tutto ciò che si vuole sulle istituzioni del paese. Se io recassi qui gli onesti argomenti scientifici che a me paiono valere contro gli argo!Ilenti ·del nòstro autore, sarei cagione_di un seqnestro alla Rivista; e se fossi in Italia, forse mi metterebbero in carcere. Se i nostri avversari vogliÒno discorrere soli avranno ragione di certo; ma per me rifiuto di dare luogo tra i sillogismi ai sequestri ed al carcere; ho letto e riletto la logica di Aristotile e non ce li ho mai trovati. Poi viene una seconda differenza, ed è che in Italia il cittadino non lia nessun diritto; ciò che egli può dire e fare dipende dalla tolleranza del governo; la quale alle volte si allarga, onde invece della libertà abbiamo la licenza; alle volte si l'e· stringe ed abbiamo un' oppressione dispotica. Nessimo più di me è favorevole alla libertà economica, ma prima ancora di quella libertà domando l'habeas corpus. Come e perchè quella legge, fondamento ed origine di ogni libertà in Inghilterra, non sia da noi in vigore per colpa delle nostre istituzioni, mi proverei a dimostrare, se _mi si concedesse libertà di parola; ma ;poichè mi:si nega, è manifesto che gli avversari vincono non per buone ragioni ma solo per forB materiale. Dopo l' habeas corpus, e sempre prima della li-' bertà economica, chiederei che, come in Inghilterra, la legge stendesse il suo impero su tutti i cittadini. In Inghilterra il cittadino offeso nei suoi diritti da un impiegato del governo può muovere lite a quell' impiegato. In Italia, i governati sono soggetti alle leggi ; i governanti no, se essi stessi benignamente non concedono ai tribunali di giudicarli. In poche parole, in Italia la giustizia non c' è. In Inghilterra c' é il principio che un giudice non manca mai a chi lo chiede. In Inghilterra è impossibile uno scandalo come quello enorme del fatto Crispi-Cavallotti. Il Cavallotti dà querela al Crispi; il magistrato non dice che il Crispi è innocente, dice che non può giudicarlo e lo rimanda alla Camera, la quale non se ne incarica; e cosi il delitto di cui è incolpato un cittadino rimane senza che nessuno ne giudichi. Di questo e di altri simili fatti palesi c'è chi dice esservi ragioni occulte. Io non asserisco nulla su ciò, dico che gioverebbe che la cosa fosse messa in chiaro, e che tutti quei raggiri giovano solo a corrompere governo e governati. Quando si vede mi galantuomo come il Rudini fare un passo avanti per mettere a dovere le birbe che spogliarono le banche, e poi subito dopo fare un passo indietro, respinto da una forza occulta, è ben naturale il desiderio che tali fatti non abbiano da ripetersi indefinitamente; e ciò non è. contesa di parole ma di cose. & guardi la storia dell'Inghilterra da sessanta anni in qua, e si dica se c'è un solo esempio che il parlamento sia stato sciolto per impedire ad esso di dai·e il suo giudizio sull'opera di un ministro prevaricatore; e se, dopo avere sciolto in quel modo il parlamento, si sono imposti in Inghilterra tributi con semplice decreto reale. Ora dunque se ciò non accade e non potrebbe accadere in Inghilterra, mentre in Italia segue ed è lecito, mi pare manifest_oche c'è una grande differenza· tra gli ordinamenti politici di quei due paesi. Lo stato presente dell' Ita-lia somiglia a quello dell'Inghilterra nel secolo scorso. La storia c'insegna che per ottenere la libertà economica gl' inglesi dovettero prima conquistare la libertà politica. In Italia, la lega del Cobden sarebbe stata sciolta, gli amici del Cobden mandati al domicilio coatto, come ora vi si mandono i socialisti. Chi ne dubita, legga i discorsi tenuti nei meetings di quella lega, e vedrà che « l'eccitamento ·all'odio di classe» vi è molto maggiore che nei discorsi che valsero la prigione

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