422 RIVISTA.POPOLA.RE DI POLITIOA.LETTERE E SOIENZESOOIA.LI Che voglion dire questi divieti ? Chiudiamo pur la bocca ai repubblicani ; ma se i grandi repubblicani fecero la monarchia nazionale, non potrebbero i socialisti in Europa far la repubblica ? Quel che ha da entrare, o per la porta o pel muro spezzato penetra. Quanto poi al rispetto giuridico, non mi occorre se non ripetere le parole del Presidente del Consi~lio alla Camera: Le istituzioni non si possono discutere. No ? Queste specie di cose io conosco : Alcune vogliono la discussione ; altre si sottraggono ; altre sono essenzialmente indiscutibili. Vogliono la discussione le cose belle ed oneste; le cattive la fuggono; sono indiscutibili gli spropositi evidenti. Grov ANNI Bov10. Inattesadell' imprevisto. Nella storia del regno d'Italia sono oltremodo numerosi i casi, nei quali i fatti si sono presa la. cura di dare ragione dinanzi al paese alla parte democratica, che féce sempre il suo dovere non solo smascherando le turpitudini, non solo promovendo le più urgenti riforme, ma anche nel farla da inascoltata Cassandra sugli avvenimenti, che riuscirono di nocumento alla nazione. Mai, però,le benemerenze della democrazia per le verità dette e confermate dai fatti sono state così chiare - ed ora così indiscutibili - come nel caso della politica coloniale. Quando in mezzo agli inni e agli entusiasmi, spontanei o provocati, salpavano i nostri navigli pel mar Rosso nel paese - per mezzo della stampa, nei comizi e nel Parlamento - la protesta severamente ammonitrice non venne che dalla parte democratica, in tutte le sue gradazioni. E quante e quante volte dovettero ripeterla; e quanti luttuosi eventi; e quante amare delusioni occorsero; e quante centinaja di milioni e quante migliaia di vite umane l' Italia dovette perdere prima che la resipiscenza apparisse manifesta nella gente pratica, nei così detti uomini di Stato ! Oggi è venuta tardi, ma sémpre in tempo per iscongiurare nuovi danni e nuovi pericoli alla patria. Che sia venuta lo provano a luce meridiana l'ultima discussione e le ultime votazioni sull'abbandono dell'Eritrea, che chiarirono una strana concordia d' intendimenti tra tutta l'Estrema sininistra e tra i migliori della destra con alcuni del centro e con molti dei cosìdetti progressisti, zanardelliani o giolittiani. Al polo opposto della Estrema in questa importantis$ima questione sta oggi mai una semplice pattuglia rimasta nel paese e nel parlamento a rap• presentare quello che fu un esercito o una folla prepotente di megalomani, che sacrificò la libertà e il benessere popolare alla folle gloria militare, utile soltanto ad una casta e ad una famiglia. E la pattuglia rimane quasi ad ammonimento pel futuro e come gl' Iloti ubbriachi servivano per educare i figli degli Spartani. Certamente Abba Garima fu più potente di tutti i ragionamenti a base di giustizia e di ben intesa utilità che potè esporre l'Estrema sinistra nel convincere i politici testardi e le nullità. parlamentari, che ciecamente seguirono i primi, della stoltizia .della nostra politica coloniale ; ma i testardi avrebbero continuato nelle loro folli imprese se non fosse stata la indefessa e santa propaganda dei repubblicani, dei socialisti e dei radicali, che aveva preparato un grande mutamento nella pubblica opinione; mutamento i cui effetti furono accelerati e resi visibili dal disastro africano. Però la Rivista, che crede di rispoµdere ad una vera missione attenendosi sempre alla realtà, anche quando questa le riesce ingrata, amara, sente il d?vere di constatare che la preparazione nel paese non è riuscita dappertutto ugualmente efficace ed intensa ; poichè è innegabile che nel mezzogiorno si mantengono ancora numerosi coloro che sono ad un tempo monarchici, militaristi e colonofili; nel mezzogiorno, più che nel settentrione, nelle credenze, nel possesso della terra e nei modi di coltivazione - nelle idee e nella vita economica e sociale rimangono ancora le maggiori tracce del regime feudale, come del resto potè rilevarsi dalle ultime votazioni sulla mozione De Marinis. Ond' è che non si può affatto dar torto all'on. Giusso quando constatava la differenza tra le due Italie, sebbene egli abbia errato nel commentare il fatto e ancora più nelle frasi adoperate, che certamente tradirono o andarono oltre il suo pensiero: errore che somministrò propizia l'occasione a Felice Cavallotti di improvvisare una risposta smagliante, quantunque sostanzialmente retorica (1). Gli eventi ad ogni modo si sono imposti a tutti ; sicchè l'abbandono dell'Eritrea è maturo anche (1) A proposito delle_ragioni, sbagliate, esposte dall'on. Giusso per ispiegare le differenze che v'erano tra il settentrione e il mezzogiorno d' Italia in quanto alla politica coloniale un arguto deputato meridionale sussurrò che i settentrionali non sentono il bisogno possedere una colonia perrhè ne hanno una all' interno : la Sicilia e le provincie Napoletane. Noi riteniamo che -lo sfruttamento sia verissimo - e sarà in queste stesse colonne dimostrato - ; ma riteniamo falsa addirittura la motivazione dell'anti-africanismo settentrionale, almeno nelle masse popolari. Si è più nel giusto affermando che la borghesia grassa, che vedeva un buon affare nella politica coloniale - e in piccolo l'ha fatto solo nel Benadir, come ha bellamente provato l'Italia del Popolo - si è ritratta dal malpasso perché vi è rimasta scottata.
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