322 RIVISTA. POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI - oltre alcune interessanti note dell' imparziale storico Carlo Tivaroni sul governo di Mazzini a Roma - l'opusco l'Agonia di un'Istituzione. Integrino i lettori il pensiero nostro, e leggano piu che noi non diciamo, in questo momento in cui l' fatituzione provvede a prolungarsi la vita con un attentato al suffragio popolare. LA RIVISTA. L'AGONIA DI UN'ISTITUZIONE. I. La Vita è immortale, come Dio da cui esce. Le manifestazioni della Vita sono limitate, come il Finito, nella sfera del quale si svolgono. Se gli uomini intendessero bene addentro questa semplice innegabile proposizione o non la dimenticassero nella pratica non travierebbero così sovente a cieche assurde negazioni assolute o a pertinaci intolleranti affermazioni tiranniche, le une e le altre egualmente funeste. I dogmi sono manifestazioni della Vita collettiva:; giovano per un tempo e periscono. Ogni dogma rivela, annebbiato di erro1•i, un frammento dell'eterno Vero; ma non tutto il Vero ; e quando quel frammento di Vero, mtditato, applicato, immedesimato nell'anime, può dirsi conquistato irrevocabilmente dall'intelletto nell'Umanità, il dogma che lo 1·acchiudeva ha compito la propria missione e si dilegua per dar luogo ad un altro, contenente maggior parte di Vero e rav• volto di somma minore d'errori. Gli uomini, che a cagione degli errori avvolti, come nebbia intorno ad una stella, intorno a quel frammento del Vero, dichiarano il dogma impostura, e maledicono, anche nel passato, alla sua esistenza, dichiarano, con singolare insolenza, stolta l'Umanità per tutta una lunga Epoca di vita : somigliano fanciulli che negano per vapJri che lo avvelenano, l' esistenza dell'astro. Gli uomini che, a cagione di quel frammento del Vero, affermano che quel dogma è destinato a vivere eterno, negano il Progresso, eh' è la Legge nella Vita, e dichiarano diseredata l'Umanità d'ogni potenza d'intelletto nell'avvenire. Gli uni e gli altri negano la continuità della Tradizione, tolta la quale manca la base ad ogni lavoro, e la mente erra, d'impulso in impulso, d'arbitrio in arbitrio, Hel vuoto. Le grandi Istituzioni politiche, che sono sempre, o quasi, conseguenze pratiche dei dogmi, soggiacciono, inevitabilmente alla stessa le.gge : contengono una parte di vero, senza la quale non avrebbero lunga durata, ma, come ogni parte, imperfetta e frammista ad errori destinati, alcuni almeno, a dileguarsi davanti alla luce d' un nuovo frammento del Vero, che l'Epoca successi va aggiungerà senz'altro ali' anteriore, giovano per un tempo e, compita la loro missione, periscono. Gli uomini che non vedono se non male, ferocia, oppressione nel feudalismo e nella monarchia non sanno di Storia nè intendono che sia Progresso ; dimenticano che il feudalismo cristiano abolì, non foss' altro teoricamente, il dogma pagano delle due natw·e e mutò in se1·vi e vassalli gli schiavi; dimenticano la parte cbe la monarchia ebbe, consapevole o no, per utile proprio o del popolo poco monta, nella rovina dell' aristocrazia feudale e nel volgersi degli Stati a unità. Gli uomini che, in nome di quella parte di vero e d'utile decretavano un tempo eterno il sistema feudale e decretano oggi eterna la monarchia, rinnegavano e rinnegano a un tempo Storia, Progresso, Intelletto, e dimenticano che, come gli schiavi si tramutarono in servi e i servi in lavoratori a salario, questi ultimi devono tramutarsi in produttori associati : dimenticano che l'unità materiale non .è .che simbolo d'una unità morale, fondata sulla coscieoza d'un fine comune e sopra una eguaglianza ·non violata da privilegi di nascita o da monopolio di censo, impossibile in certe condizioni politiche. I primi sottraggono ogni stabile base alla vita· dei popoli : i secondi convertirebbero, se potessero, quella base in tirannide. Chiunque tenta distruggere una Istituzione prima del tempo, e quando il paese de1•iva tuttora moto e vita da essa, non può riuscire: assalita subitamente da forza preponderante straniera, l' Istituzione può momentaneamente soccombere ; ma, come corpo che mosso da una forza impellente non esaurita, ripigli il suo co1•&0,appena rimosso l'ostacolo che s'era frapposto, risorgerà senza fallo. Chiunque tenta perpetua1•e una Ist:tuzione colpita di morte, tenta cosa impossibile : la sua è azione galvanica che può simulare per brevi istanti la vita, non darla ; soltanto ei prepara, ostinandosi, al paese riazioni violenti e f~neste, che lo accuseranno colpevole, e per le quali ei non potrà dolersi che di sè stesso. II. Come accanto alle religioni sorgono le eresie, le Istituzioni incontrano, anche nei loro periodi di vita fiorente, oppo,izioni e minaccie. Sono, le une e le altre, protesta d'individui che affermano l'eterno diritto dell'intelletto e giovano a mantenere schiusa la vita alla continuità della Tradizione e al Progresso;. ma si sperdono inefficaci nella sfera dei fatti e condannate come ribellioni nemiche al bene dei più. Perchè lo opposizioni conquistino valore reale e importanza di veridica profezia, è necessario che l'Istituzione esaurita sia entrata in un periodo d'innegabile decad·mento. E quel periodo è indicato da un sintomo, che può facilmente verificarsi. Com' è additato dal nome, una Istituzione è un elemento essenziale educatore ; vive d' un principio introdotto nella nazione e d'una forzu capace di desumere a una a una tutte le conseguenze contenute in esso e applicarle praticamente ai diversi rami dell'attività individuale e sociale: inizia, promove, dil'ige: vive a patto di comunicare la vita. Quando una Isti•
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