RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 337 IL GOVERNO DI MAZZINI IN ROMAMazziui che fin dal dicembre 1848 aveva scritto a Saffi raccomandandogli « di non .circoscrivere il concetto della repubblica nei termini della regione, ma di far sì che Roma repubblicana fosse preparazione dell'unità d'Italia » e a che « non si affrettassero a coniare una costituzione la quale localizzasse la vita e la questione », dopo essere stato a Firenze dove invano aveva tentato di indurre Guerrazzi alla fusione della :Toscana anch' essa preparatoria dell'unità, eletto deputato di Ferrara, entrava il 6 ~arzo a Roma e all'assemblea accolto con applami, aveva risposto con un brE>vediscorso a pro della Roma del popolo. Già le leggi, gli atti pubblici, i giudizi erano resi in nome di Dio e del Popolo. Colla repubblica a Roma prima ancora ch'egli arrivasse lo spirito suo dominava. A sua proposta essendo dimissionario il ministro delle armi Alessandro Calandrelli, che disperava, dice Pinelli, di poter introdurre qualche ordine in quelle bande, l'assemblea aveva nominato una Commissione per disporre l'esercito alla guerra, della quale facevano parte Carlo Pisacane e Luigi Mezzacapo, due colti ufficiali napoletani. Il 29 marzo alla notizia di Novara, l'assemblea ritenendo necessario un governo energico quando stavano manifestamente per sorgere pericoli gravi per Roma, nominava un nuovo triumvirato con poteri illimitati per la ~uerra e la salvezza della Repubblica, Mazzini con voti 13il, ~\.rmellini con voti 129 e Saffi con voti 123; nel triumvirato poteva dirsi l'arbitro Mazzini. Il 3J marzo Mazzini pronunciava un discorso nel quale non dissimulava i pericoli ma diceva pronte le forze a resistervi, solo occorreva dare maggior nerbo al governo, maggior vigoria; i rappresentanti andrebbero per la provincia a portare « la croca di fuoco ». Roma intanto si riempiva di combattenti che venivano d'ogni luogo, a lei come a sorgiva fonte rifluivano le correnti che avevano Italia unificata; da lei ripetevasi l'adempimento di tante annebbiate speranze, di tante tradite promesse. Ultimo faro della libertà italiana, ultimo vessillo di indipendenza che con essa sorgeva, Roma non doveva accasciarsi sotto il peso che la schiacciava. Le sue forze erano poderose, ri'sorgenti sempre finchè i nomi di patria e di virtù saranno adorati dagli uomini. Nell' eterno nome di Roma dovevano ora impegnarsi le supreme battaglie degl'italiani e in quel glorioso nome doveva l'Italia trionfare ». (RuscoNJ, 1v.lemorie, Aneddoti). L'appello di Mazzini trovava esso adesione nel popolo? Marchetti segretario della legazione toscana scriveva il 31 marzo al suo· governo: « La leva in massa non la credo attuabile. Alle generose e patriottiche intenzioni dei governanti è succeduta un ·apatia profonda che finora pare incurabile e tale insomma che il cannone stesso dell' Austria vittoriosa non arriva a scuotere. Quale speranza rimane? I cuori sono seccati, l'entusiasmo cessato, gli animi vuoti di credenza; ognuno conscio della propria codardia cerca nel vicino un difensore e si schermisce intanto dall·obbligo sacro di servire il proprio paese. E' questo il doloroso spettacolo che offre al mondo Roma »; e il 3 aprile: « Qui giova prima di tutto intendere a rialzare lo spirito del paese abbattuto e fiacco». (BIANCHI Nw., Storia della Diplom. Europ. in Enropa, v1). In tali condizioni naturali dopo un anno di inutili lotte e dopo il disastro di Novara, Mazzini era .chiamato a portare il soffio ardente del suo patriottismo fino allora spiegato lontano da ogni governo. Ora si tentava in momento assai più sfavorevole l'esperimento delle dottrine che per tanti anni aveva predicato l'apostolo dell'unità e insieme la prova personale dell'autore di tutte le cospirazioni che avevano turbato la quiete dei governi costituiti da sedici anni in poi. Il 2 costituivasi il ministero del triumvirato Mazzini, Rusconi restava agli esteri, Berti-Pichat di Bologna assumeva l' interno, Sturbinetti continuava all'isti'uzione pubblica. Manzoni alle finanze, Lazzarini alb giustizia, M ,nlocchi anùava al commercio ed ai lavori pubblici. In Ancona, a Jesi, a Pesaro, ad Imola gli elementi torbidi prevalendo nella debolezza dei mutati ordini col pretesto di vendicare le persecuzioni papali, e come fossero sotto l'eccitamento della disfatta di Novara, commettevano veri assassinii, 20 in Ancona, 14 in Jesi, 7 in Pesaro, G in altri paesi. Senonchè Mazzini non tollerando una condizione di cose che meritava alla repubblica le pit'1 acri censure, mandava in Ancona come commissario straordinario il deputato e capitano Felice Orsini, uomo energico, con questo ordine: « Voi vi recate in Ancona con una missione di repressione che può essere sommata in due parole: restituire Ancona alla Repubblica. L'assassinio non è repubblica » Orsini arrivato stampava nell' aprile 1849 : « io non transigo con alcun partito e con alcuna opinione ; punisco il delitto ovunque appare ». - La notte dal 2G al 27 faceva arrestare 20 persone, chiamata la guardia nazionale, posta Ancona in stato d'assedio, poi altri 1O, non kovando giudici per un Consiglio di guerra, li chiamava da Pesaro• Mentre tali difficoltà sorgevano dalla parte repubblicana, il 30 marzo a Pesaro alcuni paesani
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