Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 17 - 10 marzo 1897

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE. SOCIALI 331. 'lii quarant'anni si svolge reciso come una linea r~tta, conseguente come un sillogismo. Egli è una trtJm.,endaunità, secondo egli giudicò Dante (1). Mauro Macchi potè scrivere un libro sulle contradtlizioni del Gioberti: i detrattori, nonchè i critici, -di Mazzini ne ammirarono la imperturbata co- -stanza. Come i favoriti del genio, è nello stesso tempo -l'uomo del suo secolo e gli va innanzi. Egli è non 'tanto il padre di questa Italia una, vendemmia di alcuni ceti privilegiati, quanto dell'Italia del popolo, l'Italia che sarà. E la patria egli non intese che -come un membro della famiglia delle nazioni; e la rivoluzione se non come ·una vasta riforma sociale intesa a costituire una convivenza dove saremo tutti operai, ci()è 'l:ivremo tutti del nostro lavoro. 'l'rascende la vita di un uomo e di una genera- .zione il programma che a~pira a una nuova terra a un nuovo cielo. E - prova di facoltit eg_uilibrate - chi concepiva le pagine sulla filosofia della musica e l'appello dal Concilio a Dio, compiva l'edizione critica del testo dantesco che il Foscolo non aveva condotta oltre la prima cantica; orclirn le fila minute di rinnovate congiure; attendeva alla corrispondenza quotidiana defatigante di cui il Giuriati ha raccolto Duecento lettere preziose; e se fiducia di popolo, sfuggito un momento alle lusinghe delle sirene regali, chiamavalo a reggere lo stato, accettava senza uno scudo nè un fucile (2), dettava i proclami e i decreti della Repubblica Romana, organizzava la resistenza all'invasione e teneva fronte nei negoziati al vecchio diplomatico Lesseps. Dinanzi a quest'uomo, che in atto e talora nello spirito dei profeti, chiamava il popolo ad assurgere, solo, al cospetto di Dio, litui e scettri cal- -cando, le classi dirigenti, pur mo' uscite dal . lavacro della Rivoluzione francese, affettando materiafomo, lo gridarouo ·sognatore e mistico. Così ·Orazio pigliava Labeone per tipo della follìa. Nel -cadere del secolo le stesse classi dominanti dichiarano fallita la scienza, rinnegano le libertà elementari, si fauno spigolistre; chiaro mostrando come scienza, libertà, civiltà non pregiassero se non in. quanto servivano d'insegna alle 101'0botteghe. L'iòeale republicano di Mazzini rimane, e fiammeggia e innamora - come nelle prime ore di queste sere del morm1te inverno la stella di 'Venere - quanto più mostra ciò che può un reggimento che vive dept·imeJJdO gl'ingegni, « Cdlcando i buoni e sollevando i pravi >. Non la Giovine Europa vagheggiata dal creatore -della Giovine I1alia, non gli Stati Uniti europei, -che arrisero a Cattaneo, a Hugo, a Garibaldi, si ( I) Scrit1i, IV, pag. 3ì. (2) Lettera a Visconti Vcno,ta 5 aprile 1853: SeriLt;, Vili, pag. 30ì. sarebbero macchiati del delitto di lesa umanità e di lesa civiltà, onde si contaminarono gli stati usurpanti il nome di cristiani, di liberali e civili. rinnovando ciò che Dante chiama l' infamia di Ci·eta (1). Di Mazzini può dirsi quello che Cicerone scrisse di Cesare: Tutte le sue azioni, gli scritti, le parole, le promesse, i pensieri hanno più forza che essendo egl_i vivo (2). Genova, Febbraio .97. GIUSEPPE MACAGGI. MAZZINI A LUGANO. Sedici anni fa visitai a Lugano la notissima villa che ospitò il grande Esule. Egli visse là lungo tempo, tutto consacrato al l.:..voro. Solo, lavorava per mille e mille; pensava e agiva per un inte1'0 popolo che non poteva ancora aprire gli occhi dinanzi alla pura luce dell'idea repubblicana. L'Esule scriveva dal mattino alla sera: sovente il numero delle lettere oltrepassava il centinaio. Erano consigli, ammonimenti, eccitamenti, rimproveri : i fiacchi, i lentissimi, gli incerti, gli scettici, i radicali incantati sempre dalle malie di Circe, destava, spronava, eccitava; i precipitosi che non conoscevano altro che gli scatti della violenza iniziatrice, ratteneva. Era una mente tutta equilibrata, la sua: una proporzione esattissima, ammirabile. · Sembrava che in quello spirito eletto lampeggiasse il genio dell'umanità del domani. ' Di giorno egli se ne stava sempre rinchiuso nella sua bianca e semplice stanza. Egli aveva ricusato un ricco appartamento tutto parato di damasco giallo, e aveva prescelto una vasta stanza. arredata semplicemente come studio, ed una piccola stanza in legno. una specie di alcova, per camera da letto. In quella erano molti libri e carte e memorie, che gli ospiti suoi religiosamente conservavano e conservano. In un angolo della stanza era poggiata al muro la sciabola di Cattaneo - una grande sciabola guarnita di ottone - ricordo delle giornate eroiche. Ho vissuto alcuni giorni in quelle stanze, notando mille cose nella mente, sognando, fantasticando. Tutto quello che riguardava l'Esule chiedevo con ansia, e serbo nella memoria. Quando avrò tempo voglio tutto narrare, dall'atto eroico del conspiratore sino al grazioso aneddoto. L' uomo tanto temuto e odiato dai potenti della terra e da questa nostra diplomazia trista e bugiarda. che mai non muta, l'uomo che fu chiamato assassino, e paragonato ad un ladro da Metternich, aveva una natura mite, dolce, gentile, come di (I/ Inferno Xli, v. 12. (2) e •.••• ut. omnia facta, scripta,. dieta, promissa, cogitata C,.e,... saris p)us valere .• t, quam si ipse viveret ». Ad Atticum, XIV, IO.

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