Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 11 - 15 dicembre 1896

212 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI biente che la circonda; e la questura ivi trova sempre da fare. I delitti, dice il Moleschott, sono l'umano frutto dell'alcool, della fam1 e più cli tutto della mancanza d'amore. Non mi par necessario dimostrare gli effetti dt:1l'ubbriachezza, volgare decadimento umano, dovuto al difelto d'educazione ed al bisogno di stordirsi; nè è difficile comprendere che la fame sia la peg- .gior consigliera. Parlino pei· me il Parini colla poesia del Bisogno, e Vittor Hugo coi suoi Miserabili; .e più di tutto parlino per me quegli sciagurati che ogni giorno vanno a popolare le carceri. Nè vale la forte affermazione del Ferri che le stesse cause in alcune anime elevate non producono la colpa; perchè ogni regola ha la sua eccezione. Ma voi dirò, che siete sì pronti a giudicare, a condannare, a punire, sapete voi che sia veder la.nguil·e la donna che si ama; perchè, notatelo anche questi diseredati sentono i'amore, e lo sentono più ,dei felici, perchè misto _,d.ipiétà e di disperazione. Saptte voi che sia senti re il pianto dei figliuoletti, che hanno freddo, che son malati per mancanza di sostentamento? Conoscete lo stra.zio di una madre che per insufficienza. di cibo, non ha latte per la sua strillante creatura? e che nel supremo dolore invoca per essa la morte, omicidio morale di cui la società dovrebbe rispondere? Avete mai mandato vostro padre allo spedale? E più di tutto assisteste all'agonia di una madre, e la madre è sacra anche pei poveri, che giace sopra un pagliericcio, e muore senza che le si possa porgere un refrigerio? No? dunque non siete giudici competenti. Ma l'uomo non vive di solo pane; egli ha anche .,. e forse più bisogno di affetto. Ebbene quante crea.- ture odiarono, perchè non trovarono da amare? Esse furono abbandonate in sul nascere, orribile a dirsi, dalla stessa madre. Crebbero senza luce e senza calore; e quando volsero intorno lo sguardo per avere un raggio d'affetto, si sentiron dire : tu non hai pa· dre, non madre, non famiglia., non tetto, non un nome: tu sei un bastardo! Forse il cuore mi trascina, ma lasciate che io dica che non tutti i delitti sono contemplati dal Codice, che anzi le a;1,ioni più biasimevoli sono compiute all'ombra delle leggi posi ti ve, impotenti pur troppo a governare la coscienza. Eppure, finchè l'uomo non seguirà il codice intimo del cuore, fìnchè sopra tutte le convenzioni non porrà la legge umana assoluta, non sarà veramente uomo. Io non parlo dei diritti della donna: lascio il tema agli uomini generosi o almeno giusti. Ma dal mio cuol'd di madre erompe un grido in difesa del fanciullo innocente. Egli non vi chiese la vita: essa fu il frutto di passioni, di gioie, di ebbrezze, di delirio; e voi lo condannate cinicamente ad una vita di sventure, di vergogna, forse di colpa! Oh! cessi una volta questo atroce controsenso , che un uomo, che si dice onesto, possa impunemente dimenticare i più sacri doveri, cessi una volta ch'egli passi, crudele e inconsiderato, di gioia in gioia, di volutta in voluttà senza voltarsi in dietro a vedere il pianto che ha cagionato, senza sentirsi responsabile degli atti suoi; elevando anzi l'edifizio dei propri piaceri sulle angoscia e sulle lagrime altrui ! lnsegnino gli anima.li, che non abbandonano i loro nati, finchè hanno bisogno di assistenza: si ricordi che la maternità è sempre sacra e che certi delitti contro natura, quali l'aborto e l'infanticidio, sono purtroppo provocati dall'ignoranza, e dall'ingiustizia ~ociale. Nè 4uesto è tutto. Dopo i fii!li abbandonati vengono i disprezza.ti. Si è fotto troppa poesia sull'amore ma terno, vagheggiando la madre come dev'essere e non qual' è, in molti casi . Ma una cruda realtà dimostra che ci può essere anche la madre parziale e la snaturata. L'l. prima sente differenza tra il figlio bello e brutto, tra il robusto e il deforme, trd l'intelligente e quello che di fotta d'ingegno. La seconda sfoga i suoi nervi e i suoi corrucci in atti brutali, in scene rabbiose, in ingiurie e in imprecazioni ; e fa raccapriccio il pensare alla ci·udeltà cui giungono certe madri coi loro figliuoli. F,nalmente dobbiamo ricordarci degli orfani i quali spesso son nella vita quali povere foglie trascinate dal vento. Avete visto mai per le vie delle città fanciuld pallidi e mesti, che hanno la serietà. degli adulti, e vi offrono con insistenza fiammiferi, giornali, mercer-ie. ed altri piccoli oggetti? Il cuore non vi ha parlato in loro favore? Non avete letto nel loro sguardo una preghierd più profonda di quella che domanda il pane? Essi chiedevano un sentimento umano. L'abbandono della societa non amareggia come quello della famiglia : anche insultati, derisi, calunniati ed oppressi, si può trovare la forza di tollerare, di vivere, di con,battere e di vincere, se ci sorride al pensiero un caro nido, una creatura il cui cuore batte solo per noi, che per noi prega, confida. ed aspetta. Ma l'abbandono o il disprezzo della famiglia indurisce il cuore e trasforma la sorgente dell'amore in quella dell'odio. E tutti costoro portano nella società un'anima. esulcerata; sentirono il crudele contrasto tra il palazzo superbo o la miserabile soffitta, tra il giocattolo da cinquecento lire che andava a trastulla.re per un'ora il figlio del ricco, e la fame delle proprie creature. Gelati di freddò, sotto i balconi illuminati, udiron la · musica della festa e furono inondati dal profumo di mille fiori; sentiron lo ruote calde e sonanti sfio1•a1·e i loro poveri cenci, sicchè tremenda ruggi nel loro petto la voce dell'odio. Non è umano il sangue no stro? non è sacro il nostr0 amore? non son degni di felicità i nostri figlioli ? Non ha ogni nato mortale il diritto di vivere e il dovere di lavorare? E vi fa meraviglia, se uno sguardo sinistro, un i-iso feroce guizzò repente sulla livida faccia, se la bocca si contrasse per imprecare, il cuore si aprì per maledire e la mano si alzò per colpire il proprio fratello? Dinanzi a questi fatti crudeli, atroci, il pensiero si arresta. Dobbiamo noi assolvere? Possiamo noi condannare?

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