Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 5 - 15 settembre 1896

86 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI della Democrazia. Volesse Iddio, che si arrivasse presto alla genuina democratizzazione - non quella more Crispi - della monarchia! avremmo l'inizio e le condizioni di una sana e rapida evoluzione. E qui sta forse il nodo. del dissenso : sono un convinto evoluzionista (senza essere un quietista) e intendendo l'evoluzione nel senso completo additato dalla storia e dalla scienza ; sono evoluzionista da gran tempo ed ebbi l' onore di sostenere le mie convinzioni nella buona compagnia, anzi sotto la direzione dell'amico e· maestro Alberto Mario, che a suo tempo flagellò a sangue i bramini del mazzinianismo. Non è il momento di spiegare perchè e come sono evoluzionista ; ma affermo che in quel fatto - se compiuto nelle condizioni da me indicate - mentre il Fratti vedrebbe una defezione, io scorgerei una evoluzione feconda di bene, che ci avvicinerebbe .ad una repubblica vera, sana e duratura assai pit'1 presto che non tutte le invettive e tutte le fier·e parnle dei bigotti della repubblica. E ciò comprendono bene i bigotti della monarchia, i quali all'Estrema non vogliono permettere la pulititra della st1·ada, secondo la frase espressiva del Valli. Nè è d'uopo adesso esporre perchè le parole fiere 1·esterebbero pa1°ole vuote senza utili accompagnamenti, e rimando chi ne abbia voglia alle considerazioni sapienti di Federico Engels, altravolta ricordate in questa Rivista , che sono la migliore difesa della evoluzione bene intesa e la condanna dei volgari metodi rivoluzionari. Mi parrebbe superfluo accennare che l'~tto evolutivo qual'è da me vagheggiato, non dovrebbe rappresentare una concessione della monarchia , ritirabile per semplice capriccio di principe ; ma giacchè tanto facilmente, e volentieri, mi si fraintende, soggiungo che quell'atto dovrebbe risultare dall'imposizione del Paese; dovrebbe scaturire da una situazione parlamentare, in cui un gruppo progressista non potrebbe ottenere la maggioranza senza il concorso condizionalo dell' Estrr:ma. Se ne scandalizzerebbe il popolo? Via! finiamola con la rettorica a base di menzogna ch'è la pit'1 disastrosa cosa di questo mondo. Cavallotti a Corteolona ripetè questa sentenza di Stefano Jacini : « l' Italia ha bisogno di una grande « lezione per uscire dallo stato morbo0 o in cui si « trova· e per ritrarsi dalla falsa via in cui si è « posta.» E se fu vera la sentenza ai tempi di Iacini , adesso lo è tre volte di pit'1. La Lotta di classe di Milano (N. 36) pe1· togliere merito a Cavallotti, e dimostrare la impotenza della democrazia - senza accorgersi dell'impotenza del suo socialismo - ccnferma la malattia del paese che per liberarsi da. un capo di briganti divenuto ministro - come scrisse Ferrero e ripetè Turati - ridendosi vergognosamente della quistione morale aspettò il concorso che Menelik gli dette ad Abba Carima. Questa è la triste verità, che non aspettai sino ad oggi per dirla: proclamai nella Camera dei Deputati che il paese doveva preoccuparci più di Crispi; che il paese in fondo era degno di ()rispi. Se ne scandalizzarono molti cari compagni di lotta dentro l'aula; mi dettero ragione nei corridoi ; ciò conformemente alla ipocrisia parlamentare, cui pochissimi si sottraggono nel paese di Montecitorio. Che io fossi nel vero, all'amico Fratti lo proverei con un sacco di lettere che mi vengono dalle parti più sane dell'Italia : ad esempio dalla fiera Romagna; e se fossi solito a divulgare ciò che mi si dice in un orecchio, glielo proverei colle parole di uno dei più simpatici ed autorevoli membri del gruppo repubblicano della Camera - carissimo a lui quanto a me. La verità dolo1osissima è questa: a borghesia è scettica, fiacca, corrotta; vivacchia come può schiava di un egoismo immenso ed esiziale , volgendo quel poco ingegno e quella poca energia che ha a sfruttare tutto e tutti ; ad annaspare dovunque e comunque qualche migliaio di lire da collocare nella Cassa di risparmio colla complicità della polizia, dei ladri, del Parlamento ed anche degli onesti. In quanto al popolo, nella sua maggioranza, è analfabeta, servile, incosciente. Non p1msa gid da tempo, secondo la frase alata cli Fratti , alle sue nozze con la libertd ; ma alla libertà preferisce gli spaghetti e la foglietta , che compra magari vendendo il suo voto nel momento delle elezioni. li massimo atto di energia, che compie , è quello di emigrare ; e anzichè pensare al miglioramento in casa propria va a dare spettacolo di sobrietà e di laboriosità all'uso dei Chinesi in casa altrui per farsi dare la caccia e farsi ammazzare ad Aigues Mortes come a Berna ed a Zurigo, a Ne,,·-Orleans come a San Paulo ... Mentirei se non constatassi che da un anno in qua c'è un certo risveglio, che fa sperare ; ma è ancora poc.a cosa, non è ancora l' alba dei tempi migliori. Ma di fronte alla realtà odierna, e senza la libertà della scelta nell'azione politica da esercitare, ci si deve domandare : quid agendum? Lo dissi chiaramente nell'articolo del 15 Luglio e lo ripeto: « l'Estrema deve continuare per la « via battuta sinora per ottenere tutto il bene che « può ottenere ed impedire tutto il male che può « impedire, lasciando che le istituzioni e gli uo- « mini si esauriscano e affrettino la loro fine. « Fata trahunt ! » Non parve esplicita questa mia conclusione, la completo e la chiarisco. Nel corso degli avvenimenti c'è _sempre un lato d'imprevisto, che pu6 smentire il pessimismo mio e la sicurezza ostentata dagli altri sulla durata di certe istituzioni. Questo imprP-visto non comente a chicchessia di prendere ipoteche, specialmente a lunga scadenza, sull'avvenire. Una n'ha presa il Valli - cui risponderò in altra occasione sulla distinzione tra forma e sostanza se mi ottiene una specie di salvacondotto dal Regio Fisco, mercè il quale possa esporre liberamente le mie ragioni - che profetizza che non avremo la repubblica in Italia neppure da qiti ad un secolo. Egli con troppa leggerezza dimentica l' imprevisto che smentì tanti jamais e tante profezie. Da parte nostra facciamo sì che l'on. Valli si riveli al più presto possibile e con la maggiore sicurezza desiderabile falso prefeta. Bisogna che gli avvenimenti non ci colgano impreparati : l' evangelico Estate parati! dev' essere il nostro motto d'ordine. Bisogna che i buoni, i coscienti si diano ali' opera di educazione e di preparazione e che ciascuno la fornisca come, dove, quando meglio può

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