RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 71 la ricchezza accumulata, e la base principale della ricchezza che si sviluppa annualmente è in così deplorevoli condizioni quale deve essere la sorte delle classi ·1avoratrici che vi si occupano? Il proprietario, prima di abbandonare i profitti e le rendite del suo fondo, comincia col gravare la mano sul colono, aumenta il canone di affitto, gl" nega qualsiasi restauro alle abitazioni, lo opprime fieramente se per mala ventura è in debito di qualche centinaio di lire, fa a meno di procurargli è bestiame e strumenti e sementi che potrebbero aumentare il reddito, e sfugge a partecipare a quelle opere consorziali come acquedotti, bonifiche, pozzi, ecc., che renderebbero meno .pericolosa per la salute, la permanenza in alcune località. Ed è precisamente a causa di questa negligenza delle sorti di chi vive nelle campagne che la pellagra le febbri malariche e tifoidee, la tubercolosi, la rachidine mietono ogni anno migliaia di esistenze, ed hanno in Italia cifre assai più forti che negli altri paesi d'Europa. Nel 1894 s'ebbero 13.527 mo1•ti di febbri tifoidee, 15296 di febbri malariche, 8685 di tubercolosi 3028 di pellagra e 2501 di rachidine, e questi numeri sebbene rilevantissimi non sono che una minima parte di quelli che segnalano casi di malattia e che portano ad infermità permanente o temporanea, e di quelli che la terapia in continuo progresso e la C)- stituzione robusta di molti organismi permettono di vincere. Immiserite, decimate dalle malattie, senza speranza di sfuggire un giorno o l'altro alla tri~te sorte, le popolazioni delle campagne son costrette ad emigrare. In tutto il mondo si trovano emigrati italiani, in Europa gran parte si recano in alcune stagioni, e tornano col frutto del loro lavoro a governar la famiglia durante il resto dell'annata, in America tutti vanno colle famiglie , e vi rimangono, naturalizzandosi, o facendo naturalizzare i figli, per modo che spenta la prima generazione, ogni vincolo colla patria è rotto, sia di lingua che di tradizioni. Questi infelici che la Patria potrebbe trattenere e dei quali il lavoro si riso! verebbe in tanta ricchezza, sono andati sempre crescendo, sino a raggiungere in questi ultimi anni cifre enormi. Ecco quelle dell'ultimo decennio: Emigrazione E_migrazione Anni fuori d' F.uropa m Europa 1885 77,129 80,164 1886 85,355 82,474 1887 128,000 88,000 1888 196,000 95,000 1889 113,000 105,000 1890 105,000 112,500 1891 175,500 118,000 1892 107,400 116,300 1893 124,300 122.400 1894 105,455 119,868 1895 169,513 123,668 Tanto l'emigrazione in Europa quanto quella in America sono per un 70 per 100 costituite da contadini, terraioli e braccianti, O non è doloroso che ciò avvenga .mentre nella nostra agricoltura si manifesta il bisogno di braccia? Chi da queste cifre, esposte rapidamente e brevemente commentate volesse trarne una conclusione, sarebbe portato a condannare, chi volesse consigliarne i rimedi, a propor1•e un completo rinnovamento. L'Agricoltura in Italia, salvo poche rare eccezioni è rimasta nelle condizior,i di mezzo secolo fa; le macchine, gli strumenti perfezionati: i concimi, le se- 'llenti razionali la cura stessa delle malattie delle piante, sia perché troppo costose, sia perché sconosciute non sono applicate. La viabilità e l'irrigazione delle campagne procedono a lenti passi, e ciò, menti·e in altri paesi, uno studio accurato e diiigente di tutti i mezzi di sfruttamento e di tutti i portati della scienza e dell'economia, allarga smisuratamente la produzione, l'assicura e la migliora. Come può l'Italia reggere la concorrenza ? Le fortunate proprietà del suolo ed il clima, le assicurerebbero, malgrado l' incuria e l' impotenza lamentata, dei prodotti migliori che altrove, ma come si può con lo scarso prodotto sodisfare le richieste d'un mercato che si va sempre allargando, e chi può d'altra parte preoccuparsi della maggior raffinatezza di qualità quando altri paesi producono uguali generi a prezzi infinitamente piu bassi? L'estendersi della cultura dnlla vite alle coste della Barberia ed a molti territori Americani e Australiani, la coltivazione degli agrumi in Algeria, in America ed in Australia, non minacciano tuttora due delle nostre più fortunate industrie? Gli impedimenti maggiori allo sviluppo agricolo ci indicano anche i rimedi. Nessun impedimento alla introduzione di derrate straniere. Una più razionale e sopportabile tassazione dei redditi, che non metta a repentaglio le sorti del capitale, ma chieda alla rendita quella quota di pagamento che le può essei• resa con un corrispettivo di servizi pubblici. Una speciale diligenza nella sistemazione dei rapporti internazionali per modo che la politica non abbia a divenire esiziale per la produzione agraria, ma ne agevoli invece lo sviluppo aprendole sbocchi di consumo o di esportazione dovunque. Cessazione di monopoli e di sorveglianze fiscali. Diminuzione delle tasse giudiziarie e contrattuali. Sistemazione e riordinamento del Credito Agrario per modo che riesca a portare il suo contributo alla produzione, con istituti giuridici speciali. Con queste cure, che lo Stato dov1•ebbe preporsi, si opererebbe un risveglio in tutte le nostre campagne. È follia, sperare che in Italia, dove il bilancio é per una buona metà assorbito dagli interessi dei debiti pubblici, e un quarto dalle spese militari e di amministrazione, si i,ossa prendere questa via ragionevole, ed è utopia il parlarne; ma poiché le condizioni nostre, giunte al loro periodo piu critico dovrebbero essere di severo ammonimento, non è inu-
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