70 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI In Inghilterra invece dove un Ettolitro di frumento ne rende ventidue e più, la tassazione non supera il 2.30 per 100. Certo anche questa forte tassazione fa si che non si possa reggere la concorrenza dei cereali stranieri, ma quando anche si riconoscesse impossibile di rivaleggiare nella cultura dei cereali colla Russia e coll'America, non sarebbe però possibile destinare le nostre terre ad altre culture per le quali sono adatte e che per condizioni speciali non possono raggiungersi altrove? Da noi, il Riso, ha qualità superiori a quello di tutti gli altri paesi che si trova in commercio ; eppure mentre il consumo di lusso dovunque non richiede che il riso di Lombardia, del Veneto e del1' Emilia, la produzione generale è come notammo fortemente decresciuta. n tabacco, che le nostre terre producono abbondantemente, e che alimenta pe1·sino una discreta esportazione, a causa della sorveglianza fiscale e del limite che il monopolio governativo fissa, è insufficiente al consumo intimo. Lo Stato trovasi costretto per la fabbricazione di alcuni generi' ad importare la foglia dal Nord America e dalle Antille; ma•- se la produzione fosse più agevole o libera, la foglia italiana che serve alla preparazione dei tabacchi forti all'estero compenserebbe della importazione e forse in parte la sostituirebbe. Il vino, che va rinomato per tutto il mondo, non avrebbe fors_e un più abbondante smercio so le migliorate condizioni dell'agricoltura ne facessero ribassare il prezzo ? E non sarebbe forse di grande incremento alla cultura della vite, la possibilità di utilizzare i residui della fabb1•icazione vinaria nella distillazione dell'alcool, che oggi va rapidamente scomparendo dal novero delle nostre industrie? Questa, che in Italia soltanto trova tale abbondanza di materia prima da rendere assolutamente inutile l'uso dei cereali per la distillazione, e1•a una volta esercitata da un numero considerevole di piccoli stabilimenti, i quali non potendo sottostare, per la poca entità dell'impresa, al vincolo della sorveglianza, hanno dovuto chiudersi. Esistono tuttora 8487 distillerie, ma solo 3285 sono attive, e la produzione n'è andata sempre scemando via via che. nuove imposte son venute ad aggiungersi alle vecchie. ' Ecco la misura della 1887 - 88 1888 - 89 1889. 90 diminuzione : El. 180,371 » 85,284 » 149,643 In questo anno cominciò a funzionare una grande distilleria di cereali in Lombardia la quale produce da sola 60 mila ettolitri di alcool. 1890 - 91 El. 199,488 91-92 » 225,569 92 - 93 » 208,704 93 - 94 » 186,563 94 - 95 » 166,998 Da queste somme si vede chiaramente come malgrado tutti i vincoli ed i gravami la produzione nel 90 e nel 91 cercò di risollevarsi, e come vi riuscì in modo quasi miracoloso, ma si nota altresì come negli anni successivi, i ritocchi apportati continuamente al da zio sugli spiriti, l'abbiano ricondotta sulla china discendente. A dettare la sentenza della nostra agi·icoltura, viene, più importante fra tutti il viziato funzionamento del credito. Da noi il Credito non ha mai esercitato la sua vera funzione. Esso che dovrebbe distribuirsi in proporzione dei bisogni a tutte quelle attività che se ne sanno utilmente servire, ha invece favorito un largo fido al consumo improduttivo, è stato fuorviato dalla politica, è stato trascinato dalla speculazione aleatoria di borsa ed oggi che, moralmente condannato, vorrebbe riprendere il suo posto nel movimento economico, · non lo può perchè gli organi suoi hanno guadagnato il discredito, che impedisce loro di raccogliere i capitali da distribuire, e si sono stradati in un genere di operazioni e di clientele, che riescire bbe impossibile abbandonare. Il Credito Ag1•ario, che dovrebbe permettere l'applicazione di migliorie, di ti-asformazioni, di bonifiche di applicazioni che la necessità e la scienza consigliano, che dovrebbe mettere il proprietario ·agricolo nella condizione di vendere in tempo più opportuno le derrate, di sepportare le eventuali peripezie dei raccolti, ora scarsi ora abbondanti, non serve quasi a nessuno. Fra tanti istituti di Ci:_editoAgrario che esistono in Italia, il 31 Decembre 1894 non si trovavano che 23,731,797 lire di portafoglio, cifra irrisoria in proporzione ai bisogni di un paese, dove l'agricoltura è la massima risorsa. Ne viene di conseguenza che il proprietario deve ricorrere ai ere diti ipotecari, i quali esauriscono rapidamente il suo fondo, ed è costretto a farne largo uso finchè, fra interessi del capitale (dal 5 al 6 per 100) e imposte, non si trova nella dura necessità di venderlo, o di lasciarlo vendere all'asta per conto del creditore o dell'esattore. Il debito ipotecario fruttifero nel 1881 ascendeva a 6,803,460,964 lire, dopo soli quattro anni esso era giunto a oltre 10 miliardi. È vero che in questa cifra son compresi i fabbricati urbani ma la proprietà rurale è di tanto maggiore di quella uTbana, che la presumibile somma delle ipoteche accese su fondi rustici, rimane pur sempre enorme. Lo stesso può dirsi nel campo delle vendite forzate le quali segnano un forte aumento, e provano il graduale esaurimento della proprietà fondiaria. Nel 18\H, venivano eseguite 9114 vendite di immobili per mancato pagamento di imposte; nel 92 la cifra saliva a 9471, e nel 93 giungeva a 13375, somma enorme, se si considera che tali vendite venivano sentenziate dai pretori, per mancato pagamento di quote d'imposta inferiore alle 50 lire. Quanto poi alle esportazioni forzate, ordinate con sentenza di tribunale, furono 5531, nell'anno 1893, mentre fino al 1886 erano rimaste al disotto di 3mila. Se la proprietà fondiaria rurale che rappresenta
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