I RIVISTPAOPOLARE J)[ POLITICA LETTER~: E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr NAPOLEONE COLAJANNI DEl'UTATù AL PARLAMENTO ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno Il. - N. 2. Abbonamentopostale Roma30 Luglio1896 Sommario. Dr. N. COLAJANNI- Sul Congresso di Firenze. SAVEHIOMERLINO- Socialismo popolare e Socialismo scientifico. Prof. V. VALERIANI- Il Progresso e la Riforma sociale. SICULO- I latifondi e le leggi agrarie. JACQUESMESNIL - Il socialismo non è semplice quistione di stomaco. Dr. F. PARESCE- Scienza e Critica. G. A. PINTACUDA-. " Piccolo mondo antico» (Ro111a11dzoi A. Fogtiztaro). Sperimentalismo Sociale. (Il 111foi11d1e0l salario 11elBdgio, - Scioperi e Lockou/f nella Gra11 Bretagna, - U11iversity exte11sio11 ). Notizie Varie, (E_d111011Ddeo Go11co11rt, - Adolfo Bar/o/i, - La propag1111ds1o1cialista 11elleca111pt1g11e, - Sociulis1110e de111ocraz.ia n Italia, - Il più grade/Mo, - Lo sviluppo sociale, _ li lavoro delle don11e, - Il pensiero 11eglia11i111ali). Recensioni. (Vilfredo Pare/o: Cours d'éco110111pieolitiq11epro- /essé a l' U11iversitéde Lausa1111.Le.ausam,, I 896). Tutti gli abbonati nuovi o antichi che faranno pervenire l'importo dello abbonamento entro il mese di Agosto 'riceveranno GRATIS l'elegante volume ~dito da Remo Sandron: Gli avvenimenti dì Siciliae le lorocause. ~iungere Cent. 60 per le spese di posta. ,./"",..~~/""".._~~ Il Secolo e L'Italia del Popolo, parlando dell'articolo sull'Estrema Sinistra publicato dal nostro Direttore nel fascicolo pas,ato di questa Rivista, incorsero in un equivoco. Dissero quei giornali che la Rivista publicarn una lettera dell'on. Colajanni a Felice Cavallotti nella quale si sosteneva che l' Estr~ma Sinistra dovesse diventare partito di governo. Or, veramente, non si trattava di una lettera ; era un articolo, in tutta la sua forma di articolo, dedicato al Cavallotti. Si consigliava l'Estrema Sinistra a dirnntare partito di governo? Ma nemmeno per sogno! Sarebbe un'assurdità: o eh' è forse una quistione di consigli? In quell'articolo si analizzava, per cenni, la composizione della Estrema, e si constatavano alcune sue tendenze e si esaminavano talune ipotesi, per dire ... che esse sono al di fuori d'ogni reale possibilità. SULCONGRESSO DIFIRENZE. Quando conobbi le discussioni e le decisioni del Congresso di Firenze, il 1° numero del 2' anno di questa Rivista era composto, nè c'era modo di rifarlo; del 1·itardo a intrattenermene non mi dolsi perchè sperai d'occuparmene con maggiore serenità e sentito il giudizio di coloro che passano per socialisti autentici, oitodossi e con tanto di marca della fabbrica privilegiata del marxismo. Mi conveniva attendere perchè il parere mio - il parere di uno Fcomunicato socialistoide - poteva e doveva riuscire sospetto; dell'attesa sono contentone perchè ho potuto apprendere che tutto l'elemento colto, che ha la testa sulle spalle, che pensa col proprio cervello e non ripete pappagallescamente il pensiero degli altri in nome del mandato imperativo, in fondo in fondo non dissente da me nel riteuere che il Congres,o di Firenze debba considerarsi corno un disastro intellettuale e morale pel socialismo italiano ... ufficiale. Filippo Turati nella C1·itica sociale si limita a dire da principio che quelle di Firenze non furono giornate gloriose;· ma questa laconica sentenza pronunziat.a a denti stretti, come vedremo, trova pii'1severa illustrazione poco dopo. E .da lettere di Claudio Trere,, •di Arturo Labriola, dall'articolo di Tnrati - non tengo conio di quello di Albani, perchè anche lui è un eterodosso -, dalle corrispondenze all'Italia del Popolo, e da discorsi avuti con reduci dalla cit.tà dei fiori mi son confermato sempre più nella esattezza del giudizio dianzi enunziato. La Rivista, mentre taceva nel numero precedente, sul Congresso di Firenze pubblicava un assennato e sereno articolo del Prof. Pullè, nel quale si ribadivano i pensieri da me precedentemente esposti sulla tattica del partito socialista italiano e si facevano ,·oti, che i fatti hanno smentito. Si noti intanto, che voti e pensieri identici manifestava il prof. Momigliano nella eccellente Revue socialiste di Parigi (Socialistes et democrates en
22 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl ltalie. 15 Luglio 1896) (1). Non è significante la concordia di pensiero tra scrittori che vivono in condizioni diverse, di diverso temparamento, e da punti della penisola assai distanti tra loro ? Ma già! Questo è il pensiero delle classi colte, contro le quali il Congresso di Firenze ha ,·oluto 1·eagire: si direbbe quasi, che il Congresso ha commesso volontariamente degli errori solo perchè le cose giuste erano state propugnate dai professori e dai borghesi, che hanno ed ebbero il torto di prendere a cuore la causa dei lavoratori! Non è male oggi riassumere i desideri di questi scomunicati per meglio notare il contrasto colle discussioni e colle decisioni del Congresso. 11Prof. Pullè saviamente osservava che il socialismo ha bisogno dell'adattamento all'ambiente storico e della assimilazione degli elementi esteriori; da siffatta potenza assimilatrice ed ernlutiva dipenderà la vitalità, la espansione, il trionfo finale del socialismo. Aggiungeva ch'era indispensabile la varietà dei metodi in confor-mità ·della grande Yarietà delle condizioni della nostra Italia (2). E con ciò ribadiva ciò ch'era stato da me esposto. Il Prof. Momigliano alla sua volta insisteva sulla convenienza massima di un' intesa cordiale tra radica li e socialisti, riconosciuta oramai da due dei marxisti più autorevoli e pii1 autentici che ci siano nella penisola: da Turati e da Arturo Labriola. Il primo nella Critica sociale commentando la intransigenza del Congresso di Firenze melanconicamente osserva che i socialisti avranno agio di sper·imentare la bella differenza che c'è tra un' amministrazione pii1 o meno progressista o radicale e una moderata o clericale. Il secondo in modo più generale e senza limitarsi alla parte amministratirn soggiunge: « In un paese come l' 1 talia ove la fu nzione dei partiti borghesi radicali non potrebbe essere che di vantaggio al proletariato e forse - almeno per il momento - di maggior vantaggio che non l'esame del partito socialista ~tesso, si è dichiarata ad essi una guerra deci~a e senza limiti, rifiutandosi ad ogni accordo elettorale. A questo modo, ed è naturale, si spingono i partiti radicali della borghesia di più in più nelle braccia della reazione, a sommo vantaggio di tutti i Crispi presenti e futuri ». Questo sostenni nei discorsi e negli scritti, senz:1 eloquenza e senza eleganza, ma con sincerità e costanza, parecchi anni orsono, e ne raccolsi larga messe d' insolenze, che talora rasentarono la diffamazione. Ora ... Torniamo al Congresso di Firenze; O) Al Prof. Momigliano rendo grazie per le parole lusin~hiel'e, che ha avuto per me e per la mia R•:uista, ma mi permetto fargli osservare che cade in qualche inesattezza nell'accennare alle idee mie ed al programma della Riuista. (2) In quanto alle diversità delle condizioni tra le varie regioni d'Italia, dopo il Congresso di Firenze non credo che il Prof. Pullè vorrà in1i1tftre nel riCenere che l'a11oluti1mo aia proprio dei meridionall. Le parti s' inverlirono. il quale ha voluto dar torto ai migliori e prn antichi socialisti e si è atteJ}uto al burocratismo, aldogmatismo, al formalismo gretto. Si badi: non sono io che riassumo in tali termini l'opera dei socialisti riuniti sulle sponde dell'Arno; ma i migliori pensatori del parlito che al Congresso in• tenennero. Di mio aggiungo questa osservazione. Giustamente furono notate le analogie tra il sorgere e il propagarsi dtil cristianesimo e del socialismo; ma il primo per progredire e trionfare lasciò la intolleranza e la strettezza giudaica e seguì i consigli e l'opera di San Paolo. I socialisti italiani - quelli bollati hanno in odio l'apostolo delle genti ... •• Non è il momento di scendere all'analisi delle singole deliberazioni del Congresso ; di quelle meritevoli di esame altri se ne intratterranno con maggiorn agio i.n appresso. Ora preme vedere quale sia stato lo spirito, che ha presieduto al primo, perchè è quello che maggiormente influisce: la lettera, ciel resto, uccide lld è lo spirito che vivifica. Di una sola delle decisioni prese voglio intrattenermi ; di quella colla quale si accorda l'appoggio nei ballottaggi ai partiti borghesi organizzati. Tanto il Turati, quanto il Labriola l'hanno vivamente deplorata: e il secondo in questi termini : « così il Congresso di Firenze, che per intransigenza apparirn cli una ferocia senza pari fa a sè stesso la più allegra cai·icatura, mentre si ripromette di aiutare nei ballottaggi il qualunque partito accetti il suo programma minimo, senza badare se si tratti di partito radicale o conservatore, e spinge la sua ingenuità sino al punto di caldeggiare - per indiretto - la organizzazione « regolare» dei partiti borghesi! Degno scioglimento di simile farsa ! » \Ton è diverso il parere di Turati; e mi pare che basti, per conoscere la saviezza e la preveggenza dei congressisti. Torniamo allo spirito.... eh' è proprio di quello cattirn, anzi pessimo. ~è il più cattivo fu quello che si riYelò nel caso De Felice; caso che in un modo solo non può qualificarsi odioso, considerandolo come ridicolo. É ciò che fa pietosamente il Turati. Il Turati, infatti, scrive : « De ·Felice fu chiamato come davanti a Consiglio di guerra con minaccia di fucilazione ... e invece fu coronato di fiori, dietro un atto foi·male di sottomissione, che nessuno cel"lo - egli meno cli chiunque - pote prendere sul sei·io. E questa fu la parte meno se1·ia del Congresso e quella che noi saremmo stati lieti, pel deco1·0 suo e nostro, di poter sottacere in questo somma1·io resoconto». Questo (01·malis1no venne pure deriso e stigmatizzato· <lalcorrispondente dell'Italia del Popolo che sul caso De Felice conchiude ironicamente: ~ E dicevano che questo partito è troppo poco
) I RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 23 conforme allo spirito nazionale ! Potete placarvi ombre de' nostri padri carbonari, mazziniani, massoni». Sicuro: il Congresso di Firenze fu tanto conforme allo spirito nazionale, che avrebbe potuto presiederlo Luigi Miceli, il patriota tipico. Continuando di questo passo in alt1·0Congresso si stabiliranno le .formule del giuramento sui pugnali, e sulla effigie di Marx che sostituirà il tradizionale crocifisso, eh' era ancora in onore in molti dei Fasci di Sicilia. I giornali tutti si sono occupati del caso DeFelice e non è d'uopo insistervi. Qui basta ricordare che il nominato Ercole - nè quello della mitologia, nè il guardabarba di Depretis entrambi morti da un pezzo - sorge aò accusare De Felice a mo' di bravo domenicano dei tempi del Santo Ufficio. Il deputato per Catania aveva 1·ubato, stuprato, ammazzato? Che! I suoi peccati erano assai pii1 gravi: non aveva pagato, stando in carcePe, dieci centesimi al mese e... - orribile dictu ! - aYern dato un voto favorevole a Di Rudinì. Nientemeno! Si capisce: il Congresso non avendo a sua disposizione una forca, voleva condannare il De Felice alla gogna. Il secondo reato era assolutamente imperdonabile. Perchè dette il voto a Di Rudinì? per impedire il ritorno di Crispi; per condannarne la disonestà; per gratitudine. Tutte sciocchezze, tutti pretesti inammissibili pei socialisti .. bollati. E come no? Il ritorno di Crispi al potere è desiderabile ; della sua onestà non c'è da curarsene; e in quanto alla gratitudine non c'è da tenerne conto nè in fatto nè in diritto. « Nessuna gratitudine si deve all'on. Di Ridunì per l'amnistia concessa: fu il popolo che liberò i condannati dai Tribunali militari ! » Ma il popolo ve li aveva lasciati per due lunghi anni; ma il popolo vi lascia ancora il Gattini ; ma il popolo avrebbe lasciato crepare De Felice nel Mastio di Volterra ; ma il popolo lasciò massacrare traquillamente i contadini di Sicilia .. ! De Felice era degno della fucilazione; invece ebbe baci, fiori ed applausi perché se subiecit laudabiliter. Chi conosce il Deputato di Catania sa che nessuna specie di viltà entrò nella sua temporanea sottomissione ; chi ne conosce il temperamento sa pure che non può tardare il momento .in cui egli ricambierà i baci e gli amplessi con tanti cazzotti. E saranno bene assestati contro questi inquisitorelli, che non potendo sopprimerlo - chi pu6 escludere la gelosia dai moventi della loro condotta? - vollero umiliarlo e menomarlo. Il caso De Felice è tipico per dare un concetto adeguato dello spirito che aleggiava nel Congresso di Firenze. Altri incidenti ed altri episodi lo illustrano e lo completano. Si propone, ad esempio, .di espellere dal' partito gli scellerati che ubbidendo ad un prepotente pregiudizio sociale, si battono in duello; e la proposta non naufraga o meglio non viene attenuata che colla ironia feroce di 'l'anzi; il quale proponé una aggiunta per espellere dal partito ... i suicida. A rendere facile il compito a quella specie di tribunale che deve espellere dal partito gl' indegni duellisti era da proporsi la istituzione di un confessionale socialista. Allora Claudio Treves sogghigna: noi siamo un congresso socialista e non un concilio ecumenico! J<..daveva torto. Riferendosi a questa nuova morale, che vorrebbe imporsi ai socialisti e che riuscirebbe alla più esosa tirannia il citato corrispondente dell'Italia del Popolo ha osservato: « Tutti erano di accordo, nè c'è bisogno di essere socialisti per questo, contro il duello, contro l'ubbriachezza, contro coloro che battono la madre (anche questo s'è tirato fuori) ecc. ecc.; ma tutti non possono essere d'accordo su ciò che questo cose bellissime e morali siano ridotte in articoli dello statuto socialista. Che dal socialismo possa o anzi debba nascere un'altra morale, superiore a quella della società borghese, sta; ma che questa nuova morale sia impoJta con regolamenti e sanzioni penali dal partito, questo non sta. È settario, è pretino, è illiberale e borghese tutto ciò. « Ora il Congresso ha mostrato, non solo in questa deliberazione ma anche in altre come quella della tattica, un certo spirito ristretto e settario e la smania di regolare le azioni degli individui fin nelle minuzie ; spirito e smania che, in sì al~o grado almeno, non si erano ancora manifestati. Con che gioia venne votata la mozione Danielli (i toscani sono i più feroci) per espellere gl' irregolari! » Quale sarebbe la condizione dei socialisti col trionfo dello spirito prevalente nel Congresso di Firenze venne riassunto stupendamente e argutamente dalla signora Koulichoff, con questa frase: colla nuova morale nessuno avrà dieci in condotta ! Colla nuova morale si dovrebbe concludere che verrebbe giustificata l'accusa rivolta dagli avversari al collettivismo e ciò è: che il trionfo dell'ultimo segnerebbe la soppressione completa della libertà umana. Per fortuna, la forza implacabile delle cose e delle condizioni Peali deve finire con l' imporsi ai socialisti, conducendoli a fatti contradicenti a' deliberati del Congresso, i quali saranno cosi dall'azion pratica talvolta modificati o corretti o annientati. Confodante è stato, per esempio, quel che avvenne a Roma pochi giorni dopo il Congresso. Co-
24 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI me sanno i lettori, i socialisti decisero di appoggiare nel ballottaggio il Zuccari, candidato republicano. Capirono finalmente, ciò che sembra paradosso, che astenersi non è ritrarsi in disparte dalla lotta, ma ... votare senza schede, e poi che rnlando o astenendosi i socialisti influiscono sul risultato, sempre, sarebbe un assurdo prestare la loi-o fol'za a chi più conviene d'indebolire. Ancora tutto lo spirito <lei socialisti italiaui, ufficiali e bollati, spiccia fuori più vivo da alb·i elementi. Il Pl'Of. Pizzoruo quando furono re!-pinte le proposte ragionevoli esclamò trionfante: abbiamo battuto i superuomini! I supe1·uomini, per chi non lo sappia, erano Turati, la Koulichotf, Bissolati, Ferrer·o, Pullè, Lab1·iola, Zerboglio. .--\ncora. Un lavoratore riassume meglio il pensiero collettivo: bisogna che i socialisti bo1·gh,•si si proletarizzino, perchè l'istinto delle masse Ì' superiore alla scienza e alla intelligenza della borgliesia! Ah si? Omar non ragionarn diYersamente quando. incendiava la biolioteca di Aless:md1·ia; nè e,·ano mossi <la diverso spirito i cristiani che demoli1·ono i capolavoi-i dell'arte pagana. E in queste masse socialiste prevalenti a Firenze c'è infatti tutto il socialismo dei primitivi r1·istiani, eh' es11ltavano i poveri di spirito per i qu11licredevano fosse fatto il regno dei cieli. (I) Perciò dissi che arern torlo l'amico 'freves quando osservò che a Firenze non si era ad un concilio ecumenico, si era tanto ad un concilio che i socialisti pareva rnlessero 1·pi eterc con qualche loro predecessore; la scien;,a ci lià torto? tanto peggio pei· la scien~·a! Ciò che possa darci nel futuro l'istinto delle masse non mi a1·rischio a profetizzai-lo; pel passalo nell'ordine politico-sociale ci dettero le Iacquei·ies, l'anabattismo, le orde del Cardinale Ruffo. Ora se dal passato si volesse argomentare d futuro, e se d11gli italiani si YOlesse1·0giuòicare i socialisti òegli altri paesi, purtroppo si dovrehbe conchiudei-e con l\Iacaulay e Gumplowicz clic -i nuoYi barbari ~0110 alle parte dì Europa. Contro il pericolo di questa invasione - almeno cont1·0 l'imminenza sua - c'è un correttivo: queste masse hanno cieca illimita1a fede nel YOio. Per istrada, agpettando che col YOto si realizzino i 101·0 ideali, si pu<'>essere certi, che le loro credenze si coPrrggeranno. Ma se si stancas;;ero di a~pettai·c? Ecco la mia pau1·a. l borghesi, i conscrvato1·i, le cla•si di,·igenti don·ebbcPo 1·endere meno penosa (IJ Questo spirito delle masse a Firenze e altrove e in altre occasioni si è rivelato pet· bocca di lavoratori coltissimi, Chiesa, Luzzari, Cabiauca ecc. La loro coltura non è stata sufficiente, però, per ••ttradi all"azione delrambiente. Intanto da quello che pensano e dicono le persone colte tra gli operai si può indovinare quale con• cetto io halia gl'incolti si facciano del materiali,mo ,torico, della lotta di clau, e del coll,ttioi,mo; la loro attesa, dovrebbero far sì che essi non si stanchino presto. Pensino che al rnto si potrebbe sostituire il fucile! E allora? .. A Filippo Tu1•,ni non isfuggì la enormità delle co.;;e dette e stabili te in Firenze e sopPaltuito la qualità pessima d<JIIOspirito che vi signoreggiò e pu1· lodando questa e quell'altra decisione sentì il bisogno <.L cercare e trovare attenuanti. Egli le trovò nella giovinezza del partito socialista e nel caldo di Luglio. In quanto alla gioYinezza, con un ottimismo che non mi pare molto sincero soggiunge: « La giovi- « nezza - pur troppo! - è un malanno di cui si gua- « risce. » Si potrebbe menare per buona la scusa se 1-ropr·iopoco innanzi, sullo stesso articolo, egli n, n avesse invocato appunto la giovinezza del J,artito pe1· ispiegare l'e~ito migliore del Congresso di Réggio-Emilia. " ·' >è è più fo1·tunato 1·icorrendo alrazione delle meteore e della s:rettezza del teatro. Turati sai re: « La meteora non domina soltanto il fio1·ire « dei campi e della delinquenza. Questa osserva- « zione, che ha apparenza di frivolo, è nel caso spe- « eia.le, assorbente e perentoria. Essa basta a spie- « gare - per UO\'e decimi almeno - il perchè di « quel ve,·o abito nevrnastenico, fatto di lassitudine « ed irritazione, che caratterizz6 congresso e con- « g,·essisti, in queste tre giornate di Luglio afri- « cano ... » Lasciamo stare i fio1·i dei campi; ma a me che - in parte insieme a lui - ho combattuto gli errori di Lombroso sulla influenza del caldo nella delinquenza, Filippo Turati, con,-enlirà che nnn mi accontenti della pietos:t spiegazione data alla genesi delle aberrazioni socialiste. Altri sono i fattori; e la canicola c'entra così poco che le decisioni del Congresso fur-ono preYistc e temute da me, da lui, da Pullè, da 1Iomigli11no,da giornali gl'an.:li e piccini socialisti b non socialisti. Furono prevedute. perchè erano noti i loro fattori, cioè il metodo sbagliato nella propaganda socialista, inadatta alle condizioni intellettuali e morali del proletariaio italiano. Questa è la ve1·ità, che indarno si vorrà celare o attenuare. . * • Una <:011dusio1wi,ntanto, si deve trarre da quanto è anenutn e la esporr6 coli'nsata franchezza. Se le classi lavorat,ici che costituiscono la massa <lei socialismo sono capaci delle aberrazioni denunziate e biasimate, la colpa maggiore spetta alle classi rli1·igent.i, cl1e da secoli tengono le prime in stato intelleltualc mi,er1·imo. Ed anebbero torto e commette1·ebbcrn gi-arn erro1·e le stes~e classi dirigenti se si ralleg1·assero oggi dello spettacolo che hanno dato i socialisti riuniti a Firenze. Pensino che questi
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl hanno quella immensa forza, che viene dalla fede -e dall'entusiasmo; fede ed entusiasmo, che operano i miracoli. Pensino che non devono addormentarsi nè p!·ovocare le masse proletarie colle inique persecuzioni e col denegare ogni umana concessione: potrebbero prepararsi un brutto risveglio ! Certo alle Jacqu~1·ies succedono le reazioni trionfanti e inesorabili; ma quando il fucile si sostituisce al voto chi sa dire gli orrori e i pericoli del triste quarto d'ora? E le viitime prime dove sarebbero mietute? Dr NAPOLEO~E CoLAJANNr. Socialismo pop leasroecialiscmieontifico. Il socialismo è un complesso d'idee, più o meno precise e concordanti, che si vengono però sempre meglio determinando e amalgamando, le quali tendono a mutare l'attuale ordinamento sociale e a far luogo ad un altro fondato sull'equa partecipazione di tutti gli uomini al lavoro e agli agi della vita. Nel socialismo bisogna distinguere l'aspirazione al benessere generale, all'uguaglianza delle condizioni, alla sistemazione dei rapporti sociali - che ne è la parte fondamentale, e diciamolo fin da ora, indistruttibile - dal corpo di dottrine, filosofiche, economiche, politiche, morali, ecc., in cui quella aspirazione si viene concretando o con cui essa si accompagna. Se per dieci o Yenti anni non si pubblicassero libri nè giornali socialisti, e i partiti socialisti fossero sopprnssi o non dessero segno di vita (ciò che è nei voti della gente .... di corta vista}, il socialismo vivrebbe sempre, esso si rivelerebbe nelle contese fra operai desiderosi di migliorare la propria condizione e padroni restii a concedere maggio1·i salarii ; nei tentativi di organizzare cooperativamente la produzione, il consumo, il credito; nelle leggi intese a por freno ai monopolii e a tutelare l'esistenza dei lavoratori ; nei nuovi atteggiamenti dell'amministrazione pubblica, del diritto, della beneficenza pubblica e privata ; nell'arte, nelle relazioni sociali, nel sentimento generale. Imperocchè v'è un fondo di socialismo ornai acquisito alta coscienza umana, un socialismo che sorge dalla necessità delle cose, dal crescere della com·i venza, del senso morale e della socialità; e questo è l'e~- senza intima, il contenuto indistruttibile di quell'altro socialismo che s'insegna dalle cattedre e si propugna dai pa1·titi. Il socialismo degli scrittori non è che un pallido riflesso del socialismo delle masse. Le idee socialistiche fondamentali sono quelle che si elaborano nella coscienza popolare, che attingono direttamente nei bisogni e nei sentimenti delle masse. A queste idee se ne aggiungono altre che si elaborano nelle scuole e appartengono in proprio ai varii cultori del socialismo. Queste ultime formano la parte caduca e mutevole, la spoglia del socialismo ; il quale, ~i capisce, per vivere e lottare con le tendenze contrarie (specie con la tendenza di conservazione o forza d'inerzia inerente all'attuale ordinamento sociale) deve prendere nel linguaggio degli scrittori e dei propagandisti, la veste scientifica, il colore del tempo e del luogo. Quindi il Socialismo, che nella sua essenza è universale. riceve però nella sua forma esteriore l' impronta del pensiero individuale e nazionale, e varia da individuo ad individuo, da nazione a nazione, da un tempo all'altro. Ma questo è il socialismo, per così di1·e, apparente. Il vero socialismo sta indipendentemente dalle teorie che si mettono in campo per giustificarlo; e quando queste cadono, esso non cade. ma si eleva e si rafforza contraendo nuove alleanze e cercandosi nuovi sostegni. È curioso ed interessante ad osservare quesio spettacolo di un'idea, o piuttosto di una grande tendenza sociale, che lotta per la sua attuazione con le idee opposte o concorrenti, e talune ne assimila, altre ne respinge, senza soccombere mai: ma quando sembra soverchiata da forze contrarie, ecco che se ne svincola e si rialza per riprendere la lotta con maggior vigore. Per comprenderlo, bisogna pensa1·e alle grandi tenrlenze del passato, al Cristianesimo, alla Riforma. al movimento libe1-ale promosso dal l'Enciclopedia, continuato dalla Rivoluzione fran cese e tet·minato nelle 1·i1·oluziouipolitiche di questo secolo. Tutte le grandi tendenze sociali si associano con tendenze - idee scienlifiche ed intimazioni morali - particolari : e formano, con queste, combinazioni direr.;e. \oi abbiamo appunto in questo momento molte specie e sotto-specie di socialismi, ossia combinazioni varie risultanti dall'associarsi di tendenze secondarie alla tendenza massima che ci mena all'eguaglianza e alla giuslizia. Abbiamo un socialismo caltolico, ateo, protestante, semita e anti-semita; matet·ialista, darvinista, idealista e quasi ascetico; economico, politico, giuridico, etico; operaio, pi,ccolo borghese ed ari~tocralico ; auto1·ita1·io, anarchico; comunistico, individualistico ecc. senza pai•- lare dei piani di applicazione ancor pitt diversi. Ma se tutto ciò prova la grande ,·italità ciel socialismo, il uo diffondersi per tutti i meal1 del pensiero e della vita, non è pe1·ò eia cr0clere che la sorte ciel socialismo sia legata a quella delle Yarie dottrine su mentovate. Quelli che combattono il socialismo in nome ciel Darvinismo, dell'Evoluzionismo o di altra teoria od ipotesi filosofica, fanno opera vana. Le teorie cadono o si modificano: l'aspirazione fondamentale del socialismo resta e si propaga.
26 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI In un tempo che il socialismo o almeno i socialisti parvero far causa comune coi liberi pensatori il Bi:.Chner, che era libero pensatore e socialista. affermò non esservi necessaria correlazione fra le due dottrine (l ). Si può essere atei e socialisti; si può ritenere col Congresso di Londra del 1887 che l'emancipazione intellettuale delle masse è strettamente congiunta con la loro emancipazione economica, ma un socialismo ateo, un socialismo che facesse dell'ateismo una condizione della propria esistenza, non ha ragion di essere. E del pari si capisce che dei credenti siano socialisti ; ma un socialismo cristiano, cattolico, maomettano. ecc. non può sussistere. Se per Cl'istianesimo s' intende il principio di solidarietà, che deve regnare nei rapporti tra gli uomini, tutt' i socialisti sono cristiani, apche gli atei. Se s'intende dire che il principio di giustizia è fondamentale, che la questione sociale è soprattutto questione morale, conveniamo pure : è la tesi anche di un nostro libro (2). Ma non vediamo perchè l'accettazione di questo principio si debba collegare ad una speciale credenza religiosa.· Recentemente è invalso l'uso di combattere il socialismo in nome della libertà morale, della responsabilità e del dovere (3). Ma vi sono tra i socialisti degli utilitarii e degl' idealisti ; deterministi e anti-deterministi, come vi sono malthusiani e antimalthusiani : il che prova, tralasciando ogni altro argomento, la indipendenza del socialismo da una speciale teoria della popolazione o da u,1a speciale teoria psicologica, od invero da ogni teoria speciale. Tutto ciò che ci è di vero iiel nesso che si vuol stabilire t1·a la scienza e il socialismo è che, come ha dovuto confessa1·e il Leon S:.ty (-!) le scienze morali e politiche si vengono trasformando « sotto gli occhi del socialismo ». Il socialismo è stato accusato ora di sacrificare l' individuo alla società, ora al contrario di sacrificare la società ali' individuo. Lo Schaeffle ha sostenuto che esso e il liberalismo sono gemelli, figli entrambi dell' individualismo (5). A noi sembra essere più nel vero Huxley il quale ha mostrato che, dopo Hobbes e Locke, i quali partendo entrambi dall'ipotesi dello stato di natura con una lieve divergenza nell'interpretazione del supposto contratto sociale originario, giunsero a conseguenze diametralmente contrarie, il dispotismo e la libertà, i socialisti si sono di visi incamminandosi nelle due direzioni opposte e riu- 'I) La lib,-e pensée et la question sociale, in Société Nouvelle a. 1887 p. ~- (2J Di prossima pubb1icazione. (~) Lo ha tentato a Parigi l'Accademia di scienze morali e politiche, bandendo concorsi di cui ci rende conto Léon Say, nel suo libro Contre le soeiali,me, 3.me édit. Paris, 1896. (4) I. c. p. 77. (1) Dr A. L. Fr. ScnAEFFLK, Die Au.fsichtslosigkeit der socialdemol.~ratie, Tllbingen, 1885 pag. S e seg. e pag. 47. scendo, gli uni al reggimentalismo, gli altri all'individualismo anarchico (1). L'errore dunque non è proprio dei socialisti ma proviene dagli scrittori {politici, i quali deducevano i rapporti fra gli uomini, le norme di giustizia da principii astratti, come a dire la volontà divina, il giusto mezzo, la ragione, la natura umana lo stato di natura, l'essenza generale dell'uomo, la natura delle cose, la libertà, l'eguaglianza. Era il metodo aprioristico: posto il principio, se ne ricavava d'illazione in illazione un dato ordinamento sociale, che poteva essere quello vigente od un altro qualsiasi, secondo il gusto, il temperamento o la fantasia dello scrittore. Non fa dunque meraviglia che i socialisti muovendo dalle stesse no- ;,;ioni astratte dello stato di natura o dell'uguale libertà, ne abbiano dedotto il dritto di tutti alla terra, al governo della cosa pubblica ecc. E se l'Huxley pu6 aver ragione quando egli confuta i ragionamenti aprioristici del George, dev'essere pe1·ò bene inteso che la sua critica non colpisce il socialismo bensl un indirizzo del pensiero contempot·aneo a cui il socialismo ha tolto ad imprestito alcuni e non certo i migliori suoi argomenti. E~sa·colpisce arnnti e sopra tutti il grande avversai-io del socialismo, H. Spencer (2). Parimenti, le obiezioni fatte alla dottrina del Marx sul plusvalore vanno a ferire la teoria del valore di Riccardo e dei suoi continuatori. Ma al socialismo confanno benissimo anche le dottrine della scuola storica o quelle della scuola austriaca, od invero quelle cli qualunque altra scuola economica; perchè le teorie di queste scuole non possono distruggere i fatti economici e sociali, da cui scaturisce l'aspirazione socialistica. Ora noi non diciamo che della confusione che si fa co,nunemente di particolari dottrine economiche o politiche o morali col socialismo non abbiano la loro parte di colpa gli stessi socialisti. Purtroppo il socialismo, se è uscito dalla fase utopica, è tuttavia nella fase metafisica. È ancora troppo dottrinario, t1·oppo pieno cli formule vaghe, cli principii aprioristici, di filosofemi sulla natura umana, sulla concezione materialistica della storia sull'egoismo ecc. Ma, ha detto bene il Chiappelh, « anche nelle « file dei socialisti si fa sempre più largo il convin- « cimento che coi termini cli una teoria scientifica « non si possa preparare una risoluzione soddi- « sfacente della questione sociale, la quale non è « soltanto questione economica, ma è anzitutto « questione morale; che nessuna dottrina scienti- « fica potrà mai compiere· quella larga prepara- (li Th. lluxley, On Gou\'ernemcnt, voi. r. degli Essays. Londra 1894. · (2) Tlt !lu,Iey, Natur•al and 1>olitical rights ed altri Essa!/; YOI. I e IX dell'opera citata.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA DETTERE E SCIENZE SOCIALI 27 « zione delle menti e degli animi, quella profonda « trasformazione delle idee e dei sentimenti, onde « dov1·à uscire il nuovo ordinamento sociale a èui « i socialisti aspirano. La forma animatrice del « movimento socialista del nostr'o tempo non è nè « può essere l'applicazione d'una formola scienti- « fica alla vita; ma un sentimento e una coscienza « sempre più chiara della dignità umana, e una « fame e sete di giustizia sociale, che solo un'onda « nuova di tali idealità morali e religiose (?) po- « trà spingere e dirigere nelle vie non ingan- « nernli del bene» (1). Il metodo apriori5tico, nella !>cienza e nel socialismo, dev'essere abbandonato e so~tituito dal metodo positiro. li socialismo degli scrittori deve 1·ituffarsi nel1' onda del sentimento e delle aspirazioni popolat·i: od in altri termini, i principii cld socialismo, i principii orga11ici e fondamentali devono essere 1·icavati, non già da un'ipotesi astratta, da una legge che si supponga governare l'univers'l, da un fine recondito attribuito alla n1tura, m1 dall'o3set·vazione dei bisogni e dei sentimenti della società in cui viviamo, e delle loro trasformazioni, e delle loro combinazioni sociali che ne scaturiscono. Noi procureremo, in un libro di prossima pubblicazione di attenerci a questo metodo; e dimostt•eremo così pt·aticamente l'indipendenza del socialismo dalle varie teoriche scientifiche e filosofiche, cui es;o, ad un dato momento, si trova congiunto (1). SAVERIO MERLI~O. IlProgreslsaoRiforsmoaciale. Un fatto, che per l'indole sua, abbraccia infinite condizioni di tempo e di luogo, e che oltre a confondersi colla storia dell'umanità, si connette eziandio con quella del cosmos e delle sue leggi, non potendo essere mai abbastanza analizzato nè sintetizzato in modo chiaro e completo, rimane sempre allo stadio di sintesi confusa ed indistinta. Or se avvi concezione, che debba andar soggetta a queste difficoltà e deficienze, essa è appunto quella con cui si tende a definire e tracciare la forma e la sostanza di ciò che dicesi progresso umano, riferito alla specie, dalle sue origini ai giorni nostri. È vero che la questione ebbe a fare un passo mercè le feconde indagini ed il metodo, che ci vennero offerti dai rigorosi e felici procedimenti della filosofia della storia. Ma cotesta via nuova ed efficace anzichè togliere le difficoltà, finì col metterle in sempre maggiore evidenza. Poichè l'odierno determinismo scientifico, se da un lato ebbe a liberarsi dall'apriorismo assoluto, e da tutto quel- !' insieme speculativo, che partiva da ipotesi non vagliate perfettamente al doppio controllo della ragione e dell'esperienza, dall'altro fu esso appunto che al (IJ Ales,. Chiappelli, • Darvinismo e Sccialismo, • Nuova Antologia, 15 febbraio 1895, proposito riusci a rendere necessario per la entità del metodo una somma d'osservazioni, che ripetiamo si confonde coli' infinito. Il carattere puramente formale e ristretto nel senso storico, che per il passato mantenne aspetto ideale alla questione, venne surrogato da ciò che ormai si considera come un frutto del presente materialismo scientifico. Ed infatti nello stato attuale della filosofia naturale, non vi ha nessuno dei suoi anche più ideali, ma sinceri cultori, che non ammetta. ormai come certa ed anzi innoppugnabile lc1,massima. del Moleschott enunciata nel suo lavoro « La circolazione della vita»: la materia governa l'uomo. Sicchè insieme all'economia e alla sociologia (Veggasi il mio: Quadro sintetico di una nuova classificazione delle scienze e delle arti), benanco l'igiene e la morale, che fanno capo all'educazione fisio-psichica. dell'uomo, devono essere subordinate ad elementi qualitativi e quantitativi della materia, in armonia collo sviluppo omogeneo e graduale della forza. Li studi della fisica e della. fisiologia applicati all'individuo umano, ma ancor meglio quelli della metodologia statistica riferiti all'uomo collettivo, in conformità della legge dei grandi numeri, hanno messo in piena evidenza, che come in pedagogia sviluppo fisico e sviluppo psichico devono andare di pari passo per l'educazione dell'individuo, così deve aver luogo ed anzi in guisa più spiccata ed imprescindibile, per l'ente collettivo. È la massima dura, che l'uomo vale quanto mangia, non essendo che un corollario dell'altra testè citata : la materia governa l'uomo, se può andar soggetta a rarissime eccezioni nei casi individuali, è assolutamente vera per una somma abbastanza grande d'individui; p. e. quelli di una regione o di una nazione. In maniera che il ve1·v grado di civiltà o di progresso d'una re~ gione o nazione, non è dato dal valore e dalla produzione intellettuale, non di rado sterile ed oziosa dei pochi privilegiati, che stanno alla vetta dei più elevati str.iti sociali, ma bensi dall'equa ed armonica diffusione di benessere, estesa a tutte le classi. Ogni esquilibrio eccessivo in questo senso fra la classe cosi detta dirigente, e gli strati sociali inferiori, dal1_' immenso stuolo dei lavoratori alla piccola bo1•ghesia delle città e delle campagne, è di per sè cagione doppia e anzi multipla di ristagno ;-o di decadenza, non solo civile e morale ma puranco industriale ed economica. Il problema largo e complesso del lavoro non solo manuale ma anche funzionale psichico, riflettente l'organismo sociale, è un problema oltre che di giustizia, di utilità e di salvezza per tutti. Esso risolvesi in un grado abbastanza elevato dei salari, cui risponde un regime sufficiente di alimentazione e di risarcimento, anzi sviluppo, nel meglio delle forze vive delle classi operaie. Queste hanno al101•a la possibilità di mandare in effetto una produzione industriale agricola e manifatturiera, con un lavoro non superiore alle loro forze e coll'attenzione e intelligenrn necessarie perchè la mano d'opera dia il massimo possibile frutto. li che insieme all'adeguato consumo da parte della gran massa dei lavoratori, importi1 ad un tempo, incremento ed equa.
28 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI distribuzione della ricchezza. Ma ove in una data regione o nazione, accanto al tripudio della classe privilegiata, che gavazza nell'abbondanza e a qualunque costo vuole sfruttare crudelmente la classe dei lavoratori, questi per eccesso di fatica e insufficienza di alimentazione, sono costretti a languir di inedia e ad abruttirsi ; la regione o la nazione, che si sobbarca volontariamente, ma colla massima responsabilità delle classi dirigenti, che vi appartengono, a codeste sproporzioni, non solo non può dar luogo a progresso, ma nemmeno le sarà possibile evitare un più o meno rapido regresso morale od economico. Alcune notevoli ed oppurtune idee al riguardo, vennero non ha guari ventilate e discusse da valorosi filosofi e sociologi (1). Noi ci proponiamo dare qui un breve cenno sull'argomento, sì palpitante di attualità. · * * * Il Sig. Maurice Hauriou, nel suo bel lavoro testécitato - Il progresso come forma del bene - crede che fra gli elementi necessari all'attuazione del progresso umano debbasi poi;re il sacrifìzio. Noi potremmo accettare codesto modo di vedere se la parola sacrificio avesse, o almeno si potesse assumere, con un significato del tutto libero da equivoci. Ma poichè l'egregio autore associa sì fatto elemento a quello della fede, e manca nel suo scritto ltna esplicita dichiarazione al proposito, essendo evidente in grazia di ciò che le due parole fede e sacrifì,cio, non pos-· sono essere scevre del tutto da quel senso mistico, che cl'ordinario _loro si attribuisce, pure apprezzando il nobile fine ideale dello illustre prof. di 'l'oulouse, sentiamo la necessità logica di aggiungere a questo soggetto, alcune osservazioni. Noi pensiamo ohe l'idea del sacrificio stia alla scienza, cioè alla nuova fede o previsione deterministica dei fenòmeni sociali, come l' idea della carità sta all'adattamento alla vita. N elio stato attuale dell'economia sociale, non è più lecito parlare d'elemosina per risolvere la questione del pauperismo contemporaneo, ma di contro è d'uopo bene intendere e propugnare l'idea del diritto al lavoro, in conformità delle sue leggi. ·così quale necessario cemento nelle presenti e viemmeglio nelle future istituzioni organiche del vivere civile, d'uopo è pensare non alla virtù passiva del sacrificio, sì comoda per le classi dirigenti nei tre campi: religioso, politico ed economico, ma piuttosto alla cosciente virtù di attendere in modo graduale ciò eh' è consentito dai momenti successivi, tenendo fiso l'occhio ad una meta. In tal guisa per doppie 1•agioni morali ed economiche, cioè fisiche e fisiologiche, il lavoro andrebbe più mano mano perdendo la sua non naturale qualità di pena o sacrificio, per avvicinarsi al suo giusto carattere di vera soddisfazione psichica. {1) Veggansi i due importanti articoli sul proposito: I. Social Evolution. London, Macmillan, 1895. i...a Riforma Sociale, del N itti. Fascicolo 1, 1896, pag. 63. - 2· Il progresso come fornrn <lel tene. Riforma Sociale fase. 3, 1896, pag. 161. Ed inÒltre l'importantissimo studio: • Il lavoro uma,10 e le sue leggi • del Prof. Nitti. L'adattamento cosciente alle discipline del lavoro, che l'individuo è subordinato o costretto d'imporsi per cooperare agl' interessi veramente utili per la collettività è eminentemente capace di progressiva evoluzione, in grazia del tornaconto immediato e futuro, 'Che l'accompagna. Anzichè escludere, esso non fa che rendere sempre più costante e duratura la lotta per l'esistenza., assaporandone in potenza ed in atto i sicuri trionfi. E quantunque una certa irrequietezza e incontentabilità serva di fomite ad acuire le attitudini e le energie; svolgendo la facoltà del volere nell'animo del lavoratore, la meta che lo attende, e verso cui è spronato ad avvicinarsi, gli funziona quale val vola di sicurezza, perchè la sua tensione psichica non degeneri in tormento angoscioso e crudele. In altri termini, ciò che stabilisce il vero legame fra gli uomini (religione positiva ed umanitaria), perchè il loro assetto socievole organico acquisti forma stabile e progressiva, si è lo spirito cosciente di disciplina, basato sulla comune convinzione, che li fa muovere verso un' ideale non solo conseguibile, ma anzi inevitabile e necessario. Noi conveniamo che sì fatto spirito di disciplina per mantenersi ha d'uopo d'una fede, e d'un apriorismo; ma non però giammai di quella fede passiva e cieca, che genera il quietismo, che come c'insegna la storia è causa ed effetto ad un tempo di tutti gli abusi del potere; bensì d'una fede viva e vigilante, alimentata llall'esperienza e dalla ragione. Tutte le società umane, ma sopratutte quelle che direttamente si legano alla più alta., e che tutte le comprende, cioè lo Stato, fino al momento in cui siamo, s' ebbero il loro tarlo corroditore. Perchè? Non è poi tanto dirHcile, il rispondere a questa domanda. La risposta trovasi implicitamente contenuta nel famoso scritto del Rousseau : Il Contratto sociale. Gli è che in tutte le organizzazioni comprendenti un numero abbastanza grande di adepti, essendo questi per la massima parte inferiori per scienza ed intelligenza, a quelli che seppero assumersi il compito di diriggerli e governarli, non ebbero perciò sin qui giammai nemmeno la capacità iniziale, nè la successiva costanza del pensiero logico, necessarie e sufficienti per tutelare i loro veri e legittimi interessi, il che ebbe appunto sempre a costituire la vera cagione di tutti gli esquilibri sociali, generatori del- ]' ingiustizia e della decadenza, 0he h:inno tribolato in perpetuo le masse misere ed incoscienti. Il materialismo psichico e quello fisico spiccano nel fenomeno sociale, in modo evidente ed inoppugnabile. Il Prof. Hauriou crede inoltre necessaria e quindi perpetua l'antitesi fra lotta per l'esistenza e sacrificio, fra egoismo o rinuncia; fra materialismo ed idealismo. La verita si è, e lo stesso egregio scrittore è costretto a riconoscerlo nel corso del suo pur bello articolo, che la lotta per l'esistenza, come lo adattamento ai patti coscientemente statuiti, per mantenere ed anzi crescere vigore ali' istituzione, implicano ad un tempo una simultanea soddisfazione congiunta a sacrificio, tanto da parte di chi governa, come da quella dei governati. L'esquilibrio e l'abuso
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 29 generando il trionfo dell'egoismo da un lato, e l'umiliazione degli sfruttati e servili dall'altro, non sono condizioni necessarie, ma bensì contingenti e occasionali, create dall'incoscienza e deficienza di attività psichica della classe oppressa, che fino al dì d'oggi fu sempre la più numerosa, quella che soffre e lavora. Ma la rinunzia da parte di essa non è e non fu, perchè non poteva essere, spontanea giammai. Ed è per questo che tutte le umane istituzioni fin qui, non solo furono instabili e passeggiere, ma inoltre suscettive di regresso e di' decadenza. Il dualismo o l'antitesi assoluta fra la materia e lo spirito, fra il reale e l'ideale, non è un fatto positivo, ma fittizio, anzi a bella posta creato dalle caste sacerdotali. Ond' è che chi accetta codesta ipotesi del dualismo, sia pure per pregiudizio ormai reso ingiusto, e quindi non di rado con ingenuità, deve ritenere necessaria alle istituzioni la fede religiosa propriamente detta. Ma ancor più, egli deve ricorrere a qualche cosa di soprannaturale per ispiegarsi le ragioni di essere della Società e dello Stato, come d'ogni altra istituzione organica, avente carattere formale, cioè ideale. Pertanto ai tre stati: religioso, metafisico e posiitvo, che si possono ammettere in ogni umano consorzio, secondo i portati della vecchia filosofia più o meno ontologiC\a ed ortodossa, ma dualistica in ogni caso, si debbono sostituire i seguenti: fede, disciplina, azione. Ai quali termini corrispondono nel i.enso i,ratico proprio dell'odierno determismo scientifico: Coscienza, aclattamenlo, lotta. In guisa che a nostro modo di vedere la formola trinitaria, che in sè racchiude i termini principali del progresso umano, designandone le reciproche attinenze nel senso duale, è: Fede: disciplina: azione- Coscienza: adattamento: lotta. Per fede intendiamo qui la fede nella scienza, che genera la coscienza.. Cotesta fede nella scienza è sorta dai luminosi fatti di questa; dal cumolo infinito di mezzi già offerti e preparati nel doppio senso meccanico e chimico, per favorire lo sviluppo dell'industrie e dei commerci ; dalla facilità e rapidità onde possono scambiarsi le loro vedute ed aspirazioni gli uomini di ciascuna nazione e di tutte le nazioni fra loro. Lo spirito di disciplina è una immediata conseguenza della convinzione, cioè della· coscienza acquisita dalla collettività di una regione, o di più regioni limitrofe, consentanee fra loro, e rese certe che il metodo adoperato per la realizzazione dell'ideale, di cui hanno coscienza, ed in cui hanno fede, perchè dimostrato dalla scienza, devesi conseguire con mezzi già determinati dalla stessa sciema. Disciplina nel senso etico, ed adattamento nel senso fisio-psichico, estesi all'ente collettivo, si corrispondono ·realmente nel modo più chiaro e palese. L'azione è la forma reale e positiva, che avrà pur sempre carattere di lotta nel doppio rapporto umano e cosmico; in virtù della qual forma sistematica eù organica, !'energie individuali fondendosi quali componenti nella risultante colletti va, fanno si che la potenza ùi vonga atto. Questi sono i termini coucomitanti, dai quali zampillano le sorgenti, che vanno ad ingrossare e ravvivare la fiumana più o meno continua del progresso umano. Se ben si considijra, questo processo organico delle istituzioni, quantunque nei suoi inizi od in germe non possa che concepirsi come confuso ed imperfetto, ha sempre almeno in parte presieduto implicitamente alla loro primi ti va costituzione. È il largo e bene inteso principio della cooperazione (veggasi a questo proposito il mio articolo « Cooperazione e Collettivismo » Rivista di politica e scienze sociali del Colajanni, Gennaio 1896), dal Rousseau nel senso politico elevàto al concetto altissimo della. volontà generale, che al dì d'oggi campeggia. in tutte le istituzioni sociali, in forma sempre più esplicita e cosciente• E questo processo teorico e pratico della cooperazione, lo ripetiamo, assunto ed applicato in modo largo, bene inteso e sincero, deve necessariamente condurr.e in modo graduale, ma non meno raoido e continuo, al deciso trionfo del collettivismo. E già i primi albori del!' Internazionale, dal!' eroe Garibaldi salutata qual sole dell'avvenire, trenta. anni fa illuminando la coscienza collettiva nei due mondi, assumendo una più concreta trasformazione nel senso politico, mercé il nuovo ed immenso partito dei lavoratori, è palese indizio di risveglio cosciente, più che sufficiente a presagirne il pieno e completo non molto lontano trionfo. * * L'evoluzione sociale per tanto, concepita ed attuata sulle solide basi dell'odierno determinismo scentifico, .frutto del m,itodo razionale-sperimentale, è sinonimo di vero e reale progresso. Cotesto progresso, come ha felicemente non a guarì dimostrato il Kidd (Socia! evolution), in un notevole libro di sole 360 pagine, va subordinato a certe condizioni. perchè possa assumere reale attuazione nello estrinsecarsi. I Governi e le classi dirigenti ,Ai tutti i paesi, e peggio anzi nella civile Europa, non soltanto restii ma in gran parte avversi fino all'idrofobia al movimento ascendente, seguito dallo sviluppo della coscienza collettiva dei lavoratori, s'adoperano con ogni arte ma indarno per impedirlo. È vero per tanto ciò che lo stesso Kidd osserva circa le condizioni favo• revoli, che debbonsi verificare perché il progresso di una società od istituzione umana abbia ad agevolarlo e favorirlo. Prescindendo dalle distinzioni di 1•azza ed ambiente, · e dalle ulteriori circostanze, che più influiscono a disegnare i peculiari profili d'un paese, e le vie di progresso, che in conseguenza esso deve proporsi di percorrere, nelle presenti condizioni d'ogni nazione anche la più progredita del mondo civile, la causa precipua, idonea a favorire o ad impedire, per lo meno a rallentare ogni progresso ulteriore morale ed economico, è riposta nella volontà generale o colletti va, c nel suo adeguato e necessario sviluppo. Vi è però anche al dì d'oggi un elemento piit o meno sop1•apposto in ogni na,,ionc ed é il suo Governo; e ove tjuosto iavorisca lo sviluppo dello atti viti più
30 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI sane ed intelligenti, le più adatte cioè ad importare nella cosa pubblica un ricco e sincero patrimonio di nobili sentimenti e di idee giuste ed elevate; in tale felice ipotesi, la causa del progresso è assicurata. Ma ove di confro lo stesso Governo incoscio della sua alta missione propria dell' epoca corrente, anzi che valersi dei migliori elementi li opprime coll'indifferenza e col disprezzo, giungendo persino a perseguitarli con pene e condanne immeritate, incoraggiando invece i tristi, perchè pronti a subordinarsi alle sue bieche mire, in tal caso non può che avvenire un rapido regresso. Colla decadenza morale, col non rispetto alla legalità e giustizia, che formano perciò i perni intorno a cui si aggirano le istituzioni, ogni altra specie d'abuso s'infiltra in tutte le compagini della società, ed allora : virtù, benessere, industria, istruzione, finanza, esercito e sopratutto lettere ed arti deperiscono. Il p1•ogresso reale, voluto sinceramente dalle classi dirigenti, perchè ormai intuito dal!' attendibile e necessaria incontentabilità delle masse lavoratrici, anelanti al benessare indispensabile alla loro educazione fisio-psichica, è un alto dovere per le prime, come è un sacro diritto per le ultime. E la riforma sociale, che in ogni caso avanzandosi da pertutto, si pre;enta del pari ovunque come urgente ed inevitabile, per la via duplice della cooperitzione politica ed amministrativa, pubblica e privata., effettuata in guisa saggia e prudente, non può che essere la salvezza per tutti. Altrimenti, come osserva con fino intelletto di filosofo e di pensatore il Manzoni : La persecuzione generando consiglio, avverrà che il malgoverno, non impedirà punto, a lungo andare, ma non tanto a lungo, che la coscienza popolare non s'imponga, con probabile ed irreparabile danno e 1·uina delle istituzioni che ci reggono. Pof. VALERIANO VALERIANI. I Iatoinf dei.leleggaigrarie. L' on. Crispi, per giustificare una sua umoristica affermazione: « darò io ai contadini di Sicilia - disse in Parlamento ! - le terre che furono loro promesse dagli anarchici», presentò nel luglio '94 un noto disegno di legge sui latifondi di Sicilia, il quale avea l'apparenza di un provvedimento i,iù radicale di quello che il Comitato 0entrale dei Fasci uvea domandato in quel suo incriminato manifesto del 3 gennaio '94. Chi esaminò quel disegno dì legge vide subito chiaro come non si trattasse che_ di un' indegna mistificazione. E il famoso disegno, che non allontanò dall'autore nessuno de' l·atifondisti di Sicilia fu ritirato, prudentemente. Ma alcuni lo presero sul serio sia nel combatterlo, sia nel sostenere il principio che lo informava, se non le modalità. · Fra i primi emerse !'on. Marchese Di Rudini che nel Giornale degli Economisti pubblicò la più serrata ed abile difesa che sinora sia stata fatta del latifondo siciliano. Fra i secondi occupa un buon posto il Professor Vito Passalacqua che rispose all'attuale Presidente del Consiglio con vigore e spesso vittoriosamente. ( l) 0 6 gi ogni proposta di trasformare e spezzare il latifondo sembra abbandonata nelle sfere politiche; ma è certo che il prohlema rimane intatto e che alla sua soluzione un giorno o l'altro si dovrà venire ; per questo mi sembra opportuno intrattenermi dello studio, in apparenza polemico, del Passala.equa. Questi nel combattere le vedute dell'on Di Rudinì prende !ti mosse dalla petizione dei latifondisti siciliani; i quali contro il progetto dell'on. Crispi osservarvno: l O 0he esso distruggeva il diritto di proprietà; 2° che il latifondo è un fatto storico di data remotissima, di cui si spiega la necessità colle immutabili condizioni geologiche e climatologiche della Sicilia. Il Passalacqua oppugna il principio e il fatto, che costituiscono il cardine della petizione dei latifondisti e se ne occupa in due parti distinte e separate. Nella pi·ima esamina il diritto di proprietà 1 rivata, che si diceva intaccato dal disegno di legge dell'onorevole Crispi e risponde che la storia mostra essere le disuguaglianze esistenti nel possesso della terra non una creazione della natura, ma l'abuso d( una classe privilegiata; e per convincere che la proprietà privata non è legittima e giustificata, con un po' di ap1·iorismo, p:1rte dal concetto di giustizia. (2) · Con Luoua tattica accetta il principio di giustizia quale lo ha formulato un grande avversario del socialismo, lo Spencer : ogni uomo e libero di fare quello che vuole purchè 0 non leda l'uguale libertà di nessun altro uomo (La Giustizia pag. 70). Ora affinchè il corpo sociale funzioni regolarmente e non trovi ostacoli il perfezionamento della specie, di cui le nazioni ci rappresentano le varietà, bisogna conseguire una distribuzione dei mezzi destinati alla conservazione d&gli individui che riesca proporlionale all'attività spiegata per la conservazione dell'aggregato sociale. Ciò che attualmente non si verifica. Colla definizione della giustizia data da Spencer la proprietà privata della te1•ra si può condannare dicendo che con la medesima si toglie all'uomo la libertà di possederla; e si può farlo colle stesse precise parole del!' illustre filosofo inglese. Riconoscendo con George che l'esercizio del lavoro nella produzione sia il titolo per giustificarne il possesso esclusivo se ne deve concludere che i latifondisti non hanno alcun diritto alla loro proprietà. Non c'è giustizia, quindi, e non e' è libertà dove al lavoratore non viene garantito il prodotto del suo lavoro; dove del prodotto neppure la parte necessaria alla sussistenza umana gli viene lasciata. Possono i latifondisti invocare la legge positiva a loro difesa? La legge non crea il diritto, dice il De Laveleyc; ma se lo creasse non verrebbe migliorata la condizione dei primi perchè esplicitamente si verrebbe a riconoscere, aggiungo io, che la legge la quale dette la terra al latifondista può ritoglierla. (I) / latifondi e le le,gi agrarie. Palermo 18%. R. Sandron Ed:• torc. P1·ezzo L. ~. (2)_Il _professore Minutilla, dcli' Università di Napoli, in una sua recent1ss1ma monografia, ha pi-ovato co1ne nella quistione dei la1ifonùi il diritto romano non può es$ere in\'oco.to afYMto in fa,·ore della intangibilità del diritto di µroprietà.
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