Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 19 - 15 aprile 1896

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 297 blica. Il vero è che la questione delle case operaie è una questione di salario, e finchè questa non avrà raggiunta la sua soluzione vittoriosa, anche l'altra reste1·à sempre baloccata fra sterili proposte e insignificanti palliativi. G. SALVIOLI. ~""-/........,,,,~\..../ ........,,,,~"-./"'-./~""-./"'-./~~'-.,./ Li'mposutalreddeito il socialismo (I) Non sembra molto preciso riunire sotto la complessiva espressione « imposta sul reddito» ogni tassazione che riguardi la capacità contributiva personale del contribuente, dal momento che la storia di questa imposta ci presenta due tipi molto marcatamente distinti: l'imposta sul patrimonio ( Vemiogensteuer) e la imposta sul reddito ( Einkommensteuer). Ma questa imvrccisiòne è, occorre dirlo, soltanto formale, come si può vedere sin dalla prima, considerando che qualora l'imposta abbia per obbietto il patrimonio, anzichè il reddito, l'estensione del primo non possa conoscersi se non capitalizzando il reddito che e,so gitta. Noi possiamo imporre un patrimonio 1000, s0l perchè sa.ppiamo - posto un saggio medio del!' interesse dol 5 °/o - che un qualunque roddituario gode un reddito annuo di 50. Poichè ove si venisse abbandonando un tal criterio, ci troveremmo immediatamente gittati in una ir1•isolubile confusione circa la possibilità di determinare in altro modo l 'estensione del patrimonio. È l'identica confusione che il matrimonio borghese genera rispetto ai prodotti del talamo; se la presunzione giuridica: pate1· is es!, quem nuptiae demonstrant non vigesse in tutta la sua class:ca romanità, molte cose sembNrebbero più imbrogliate che adesso non sembrano. Ed imposta sul reddito vien denominata adesso in quasi tutti i paesi che adottano (eccezion fatta per il cantone di Zurigo, dove con le leggi 1867 e 1870, vennero applicati tutti e duo i criterii) l'imposta che ha per base la capacità contributiva elìettiva, personale del ceintl'ibuente, e così è adesso denominata in Francia, ove ferve per essa una accanita lotta di inchiostro e di parole. Lotta, occorre dirlo, sostenuta con zelo veramente superfluo dai socialisti e combattuta con inutile violenza da tutto il ceto del dot- (I) La Camera <lei Deputati in Francia ha accettato in m~ssima il principio del_laimposta sul reddito e progressi va_.La oppos,z1one violenta dei .r;1·osbonnets della horgbesia e della c,·~nomia ortodossa ha fatto del prin.-ip10 rn!ato una vittoria considerevole del partito socialista. Alla \·1tto1·1acontr1u1111°ontore ma"istrali discorsi dei deputati .Jaurès. Millerand e <lei min~tro Doumer che i lettori _della Rivistn potranno leggere con profitto nei Nu meri _del24, 27 e 28 Marzo della Peti/e république di Par1g1. Alla fine ùi Aprile sarà ripresa la discussione alla r:amera francese sugli articoli della legge e noi forse ritor• nercmo sull'argomento. N. d. R. torame liberistico, in quella nazione ove non pare sia passata l' eco delle dispute e delle conclusioni, cui portò altrove l'esame spassionato della cosa. Aiuta ad accrescere la confusione e ad incoraggiard l' impetuo;ità dei socialisti la disgraziata denominazione di imposta diretta che le vien tributata, quasicchè alla stato della scienza potesse più reggere una simile distinzione di imposte dirette ed indirette, quando si intende con essa stabilire una differenza fra imposte intrasferibili al consumatore ed imposte trasferibili. Inutile distinzione, poiché, come ha dimostrato persino il roseo veggente Leroy-Beulieu, iu;iposte ritenute dirette, come qnella sui fabbrica ti, posson venir traslate in determinate combinazioni di mercato, cosicché lo Schatfle - in materia d'imposta lo si può citare sul serio - ha dovuto rigettarla come incapace a significare ciò che essa pretende. Eppure la questione circa il grado di trasferibilità della impo· sta sul reddito è, come per tuLte le altre, la questione di maggior conto che si presenti nello studio· delle influenze della imposta e relativamente al grado della sua accettabilità. È evidente, dal punto di vista del socialismo, che se è sempre provabile una trasferibilità delle imposte così dct•.e indirette, sui consumi per esempio, dal percosso in prima istanza (il pagatore della imposta, che poi se ne rifà) al consumatore, ed una assoluta intrasferibilità della imposta sul rlddito; ùa questo stesso punto di vista, si potrebbe giudicare la questione delle imposte in modo diverso da quello che generalmente si fa, che è di considerarla 'come il portato di una lotta svolgentesi soltanto all'interno dei ùiver.si gruppi in cui si frazionano gli interessi dell.1 classe borghese. Ora si può dire che un esame spassionato della questione porti a considerare corno non tutte le impo3te indirette siano incapaci di ricadere, di r;percuotersi, sulla classe borghese, che deve in parte accollarsene il peso, ciò che discende in diretta conseguenza della teoria ricardiano-marxista del salario - ma che alcune imposte dirette, possono in modo diverso venir evase dalla classe borglrnse, con un proced,imento che a volte è diretto a far pagare l'ammontare della imposta alla classe lavoratrice ed a volta - quando così non sia - ne fa sentire ad essa soltanto le dolorose influenze. Teoricamente almeno, vi sono dei limiti di saturazione nella potenza del salariato ad accollarsi le le imposte così dette indirette. Posto che il salario si commisuri al prezzo di ciò che secondo un grado medio è ritenuto essere iHdispensabile a mantener ritta la macchina lavoratrice vivente, é chiaro che ogni attentato a questo limite incontra resistenze dive1•se e più o meno efficaci. È evidente, in certe industrie, ohe la riduzione del salario effettivo, ottenuta in questo modo indiretto, non sia risentito dai padroni, cui per la relativa facilità della industrie

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