La Rivista Popolare - anno II - n. 16 - 1 settembre 1894

502 LA- RIVISTA POPOLARE Però, di recente, nel naufragio del trasporto Howsking e nei vari combattimenti navali, i cinesi dimostrarono grande coraggio. Forse hanno pensato la sorte orribile che sarebbe loro toccata se fossero caduti in mano ai giapponesi. Meglio, avranno detto, morire da noi e andare a godere la nostra porzione di paradiso di Budda, che essere scuoiati da chi talora a nostra volta abbiamo scuoiato ed arso lentamente, per cupa voluttà di vendetta. * * * Nel Giappone regna dovunque e da per tutto la poesia: si fanno versi per le nascite, per le morti, per i matrimoni, per tutte le gioie e per tutti i lutti. La metafora e l'iperbole signoreggiano. Non si dice « una parola dell'imperatore », ma « una parola del Leone » o « del Drago ». Oggi la poesia giapponese è nel massimo splendore. Il poeta non cerca l'interesse e pensa su tutto alla propria sodisfazione personale. Cerca l'isolamento, studia le bellezze delia natura, tesse idillii di fattura delicatissima. Essa per i giapponesi è la gran consolatrice dei dolori e delle sciagure umane. Anche i più umili contadini la ricercano; anche i cuori più duri ne sono domati. Pure i giapponesi sono epicurei, cercano le belle donne e il Luon vino, e cantano. Poco curano la scienza, molto la natura, I preti sono come i poeti. Un povero prete, che fu amabile filosofo, certo Ithikiy, si crede felice come i re della terra, e canta così: « Io non sapevo ove era il paradiso. Esso è sotto la porta ornata di foglie d'abete, sott,) la porta di Matm·oka (nome di un mercante di vino) ». I tiranni avversarono la poesia, e condannarono a morte i poeti. Ma i poeti giapponesi ebbero ed hanno una potenza indefinibile sul popolo. Essi pure pensano vagamente ad una alleanza generale fra gli uomini e alla fine delle conquiste. E amano la loro terra con entusiastico ardore. Il celebre poeta Motoori-N orinaga in uno dei suoi sublimi poemi ha detto: « Se si chiede la descrizione del gran cuore di Yamato (il Giappone), convien rispondere: « egli è un bel ciliego della montagna che spande i profumi suoi sotto i raggi di un sole meraviglioso ». Cantano sempre imaginosamente la loro terra, e intimamente l'amano, ammirando e adorando. IL RAPSODO. BibliotecaGinoBianco

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