La Rivista Popolare - anno II - n. 13 - 16 luglio 1894

LARIVISTAPOPOLARE POLITICAE- CONOMICAS-CIENTIFICA - LETTERARIA - ARTISTICA ANNO II. 16 Luglio 1894 FASC. XIII. -------·--- ------------------ GLIORIZZONTDI·E'L'SOCIALISMO I. Le classi del lavoro. Il progressivo moto delle plebi è provvidenziale : non lo diciamo soltanto noi, pubblicisti di poco conto, ma lo affermano grandi statisti, Gladstone fra i primi, lo vedono anche accaniti avversari: 1nolti preti atteggiansi oggi a socialisti, e i nostri lettori hanno letto già il lavoro del Nitti sul Socialismo cristiano èd altri lavori sullo stesso argomento .. Dedicheren10 un capitolo di quest'opera, quale essa sia, certamente non pretensiosa, all' i1nportante tema. Il moto delle plebi è provvideuziale. Combattute dagli egoisti che non vedono altro che il proprio bene, dai paurosi che temono solo per sè, esse vanno in cerca di ben maggiore e diversa giusti.zia. Il loro n1oto si espande vieppiù ogni giorno; si propaga dalle città più vaste sino alle capanne più rnisere ed umili. Non credono più che sia vero quel che già diceva il Thiers, cioè che la miseria dei più sia nel piano della Provvidenza. Esse vanno in traccia di un avvenir migliore che le tolga dallo stato di soggezione in cui furono gittate e tenute avvinte anche per opera di coloro che dicevansi loro protettori. Ed è impossibile che indietreggino. Il libro e il giornale hanno contribuito ad aprir gli occhi ai dormenti, agli Biblioteca Gin0 Bianco

LA RIVISTA POPOLARE inebetiti dalle dottrinarie prediche degli interessati. I proletari crede\·ano anche pochi anni or sono che unico lor retaggio fatale fosse la miseria. Nessun raggio di scienza nelle loro anime; nessun lampo di speranza. Avevano talvolta udito che qualche sistema filosofico-sociale era stato consacrato alle loro sventure e ai loro dolori, rna quei sistemi apparivano alle lor menti malate come fantas1ni uscenti di 1nezzo a tenebre ci1nmerie. Cento, n1ille, 1nilioni di volte aveano detto loro, sino dalla culla, che ad una classe sola era destinata la ricchezza e la scienza. L'antico dogma si ripeteva anche all'apparir del nostro secolo. E, nel carnpo dei fatti, si n1ostrava vieppiù arduo e stridente il contrasto fra il diritto che già i sapienti, i popoli e anche alcuni principi riconoscevano, ma che poi nella realtà era disconosciuto. Fra certe massi1ne sociali, bandite per co1nodo o per consuetudine da chi vuole tener sotto i piedi le grandi masse dei lavoratori, s'apre un abisso profondo. Nia il moto delle plebi supera ogni diga o la rovescia. È una sete, una febbre di libertà e di eguaglianza. La maggior coltura odierna fa sì che i dolori siano anche più acuti e i desiderii più ardenti. E da per tutto è un'ansia, una trepidazione, un anelito, come di chi n1ove alla scoperta di nuove terre. Da per tutto è una ressa per unirsi, conoscersi, conoscere, associarsi, organizzarsi, cercare un vessillo, una meta, un ideale. Si tengono Congressi n1eravigliasi, che paiono ed anzi in realtà sono universJ.li; si diffondono stampe e periodici da un punto all'altro del mondo; si combatte la vecchia scienza economica, e, _nel naufragio suo, rimangono appena, come tavole galleggianti,. i grandi nomi di Smith o di Ricardo; si portano le più vive questioni sociali dai periodici ai teatri e alle cattedre, solennemente. Biblioteca Gino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE J aurès alla Camera francese, innanzi anche ai conservatori attoniti, difende la libertà dell' insegna1nento con eloquenza che sa di solenne: Sudern1ànn scrive commedie che fanno fren1ere; si conspira all'aperto; si invadono senza ritegno i Parlamenti ove il privilegio tresca. Per noi è dovere, per altri sarà pecessità, lasciar passare le plebi che si avanzano co1ne torrenti. Che se qualcuno parla di misfatti, o parla di tu1nulti incomposti e di aspirazioni espresse in termini strani, dite a lui che in quei delitti o in quelle delittuose parole non ha sua causa o suo termine il moto. Forse quei misfatti possono essergli di ostacolo: gli stolti confondono l' audacia di un popolano coll'ardimento giusto e santo dei mille che vanno chiedendo, con oneste parole e con dignitoso atteggiamento, pane, lavoro, libertà, giustizia. E se qualcuno dice che male qui si può parlare di sociale ~mancipazione, però che manchi la grande industria, dite a lui che è pure industria l'agricoltura, e che è qui la grande miseria come e più che in altre plaghe, ove già l'idea sociale si fa strada e tende a signoreggiare. Dite a lui che qui pure la razza egoistica, che mira solo all'interesse, fa gran guerra alla razza simpatica, che vorrebbe solo l'equità ne' rapporti sociali. Dite che qui, nella terra cantata da tanti poeti, ove è tanto sorriso di sole, ove è. tanta natural bellezza, è un fuggir continuo di operai maledieenti alla vita o a quest'ozio forzato che pare vita ed è stento, a questa permanente sciagura della I miseria che affligge le belle terre ove viviamo, attristati dall'infame spettacolo che vien di continuo dall'alto, donde più o meno scendono alternamente la violenza e la corruzione, Questa nostra terra è divenuta· a poco a poco indifferente, e sembra sia rassegnata a soffrire e a servire. Ella Biblioteca Gino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE passa perennemente dalle fugaci ribellioni di un'ora al pianto convulsivo, ed ora impreca, ora tende la 1nano ; sen1bra che non abbia coscienza della sua forza ed autorità; certo non ha coscienza di quella unanimità di volere e di azione che solo consente ai popoli la loro sovranità legittima ed effettiva. Ma il periodo attué!le è un periodo di critica e di formazione latente. Oggi i partiti sono divisi; verrà dì che saranno uniti. Si daranno essi pure il famoso bacio Lamourette; essi pure prepareranno una nuova notte del 4 agosto. Le piccole questioni di preminenza o di rivalità non li divideranno più; nè li divideranno formule o sistemi. Il vero socialismo non seguirà una te<?riaprecisa; non i1nporrà un disegno al genere umano; non racco1nanderà un idillio come il gran pensiero classico di Platone, nè una ferrea disciplina con1e quella di Babeuf; non sostituirà allo spontaneo svo]gin1ento della vita un ordine artificiale. Il vero socialismo è largo, uni versale, u1nano. Ma fra tante discussioni e tante aspirazioni, fra l' alternarsi di teorie diverse (che n1olti accettano tutte insieme, e ne fanno un intingolo strano), fra i 1nezzi dolci e i n1ezzi violenti che questi o quelli indicano, fra le aeree speculazioni dei filosofi e le vendette inutili o dannose dei settatori, vi è un can1po in1n1enso per gli uomini di buona volontà. Non la chimera, non il delitto. Ma bensì la teoria sociale che possa applicarsi, e temperi la libertà in seno a una fraternità di eguali. Con1e? Le plebi prevedono il futuro che li attende. Prevedono pure lotte fatali. Ma sanno il proprio dovere, e lo compiranno.· Il popolo deve fondare la città terrena. Lo incatenarono troppo a lungo le fiabe della superstizione. Egli non crede che a cotesto suo vago, eterno ideale. E da per BibliotecaGino Bianco

,I LA RIVISTA POPOLARE tutto s'agita, lento o precipitoso, n1ite o tren1endo; s'agita verso i lidi di una giustizia che fu invano predicata da Isaia, .cantata invano da Lucrezio o da Virgilio, che ieri parve ·eresia degna del rogo, ed oggi è la buona e benedetta novella dell'èra nuova, cui anche uon1ini scettrati ardono incensi. A. FRATTI. LALEGGAEGRARIPAERLASICILIA I Sembravà che Governo e Parlamento, passate le prime paure, avessero abbandonato il pensiero di studiare qualche provvedimento efficace e d'indole veramente sociale, per ottenere la pacificazione degli animi in Sicilia, paci- ?cazione che pareva soltanto affidata ai tribunali militari ed alle baionette. Però così non è avvenuto; e, mentre il Parlamento sta per chiudere i suoi lavori, l'on. Crispi ha presentato un progetto di legge per la Sicilia, che, dal punto di vista sociale, è indubbian1ente un atto di saggezza, o, n1eglio, di tarda politica. Quella riforma agraria, che noi qui ed altrove abbiamo tante volte invocata, vediamo oggi entra~.e nei propositi del Governo. Ecco, in brevi parole, il contenuto essenziale di que1 Ritorneremo sull'argomento nel prossimo numero. Dicesi che l' on. Crispi siasi accordato colla Commissione.... forse per rendere più platonica e vana la legge stessa, concessa all'ultim'ora, come boccone pour la bonne bouche. Riassumeremo i giudizi, già dati intorno ad essa, anche da illustri sociologi e cultori di studi agricoli. Il nostro misero giudizio. è più severo di quello che nè dà l'egregio amico nostro che sì competente m materia oggi ne tratta. (N. d. D.) Bibliote0a G1no Bianco

LA RIVISTA POPOLARE sto progetto di legge che, almeno in apparenza o in parte, tempera alquanto il triste ricordo delle fiere repressioni e delle fiere leggi eccezionali. I beni rustici, di proprietà dei comuni siciliani e degli altri enti morali nell'isola vengono quotizzati e dati in enfiteusi perpetua, affrancabile. I concessionari, se vogliono, possono costituirsi in consorzio, per la esecuzione dei miglioramenti agrari, la contrazione dei mutui, il paga1nento dei canoni e delle imposte, ecc. In alcuni casi, la costituzione dei consorzi può essere dichiarata obbligatoria. Gli enfiteuti, aln1eno per venti anni, non possono ipotecare, alienare o cedere in qualsiasi 1nodo la quota ad essi assegnata, sotto pena di decadenza dalla conces- . s1one. Non è ammessa sulle quote o sui relativi prodotti alcuna azione per debiti anteriori alla concessione. Le quote abbandonate o colpite di decadenza per qualsivoglia causa sono devolute al consorzio, se esiste, perchè le riconceda ad altri agricoltori, o agli enti direttori, da cui le quote erano pervenute. La seconda parte della legge riguarda i latifondi del1' isola. I proprietari debbono dichiarare se intendono o no migliorare i loro fondi. Se assumono l'obbligo della n1iglior coltura, si riserba ad essi una estensione di cento ettari, per la conduzione diretta; la quantità eccedente quella n1isura deve essere locata, almeno per quindici anni, agli agricoltori del co111une o dei con1uni vicini. Il canone di affitto viene stabilito da apposite Commissioni. - Se. il proprietario eseguisce dei migliora1nenti sui terreni locati, ha il diritto a un proporzionato aumento di fitto. Se poi il proprietario non fa la dichiarazione di voler migliorare i suoi fondi o non li migliora effettivamente, quei terreni verranno anch'essi dati in enfiteusi con le BibliotecaGinoBianco

LA RIVISTA POPOLARE 39.I norn1e sopra indicate. Soltanto i proprietari possono esigere che non abbia luogo l'affraL.cazione della enfiteusi per un periodo al massimo di trent'anni, senza il loro consenso. La terza ed ulti1na parte del progetto tenta di pro.vvedere ai mezzi da somministrare ai proprietari ed agli agricoltori, per eseguire i miglioramenti prescritti. Questa legge ha un'apparenza rivoluzionaria e socialista; al contrario, è facile dimostrare che essa è intin1amente ed essenzialmente conservatrice; e non è improbabile che i socialisti la combattano aspran1ente. Difatti rimane sempre vero, perchè derivante dall' indole della natura umana, ciò che è stato detto, ossia che il più pericoloso e sfrenato rivoluzionario si trasforma nel più tenace e pacifico conservatore, quando diventa proprietario o stabile possessore di pochi palmi di terreno, sul quale possa esercitare la sua attività e la sua industria. Noi, quindi, non dubitia1no che la legge, se verrà n1antenuta, nelle sue linee essenziali, con1' è stata presentata, e verrà applicata fermamente, raggiungerà pienamente lo scopo, che l'ha ispirata. Ci permettian10 alcune osservazioni sopr~ alcuni punti del progetto. Le quotizzazioni di terre den1aniali, specie nell'Italia 1neridionale, è noto a quali gravissin1i inconvenienti hanno dato luogo, riuscendo per tutti una enorme delusione. Quei contadini proletari, che si volevano, con le leggi eversive della feudalità, trasformare in piccoli proprietari coltivatori, sono rimasti, invece, più miserabili di prima. Le quote di terreni demaniali, distribuite fra essi, presto passarono nelle mani dei grandi proprietari · e degli usurai, ricostituendosi, per tal modo, i latifondi, che si erano voluti spezzare. La povera gente pnma aveva i deBibliotecaGinoBianco "

39 2 LA RIVISTA POPOLARE 111ani sui quali poteva esercitare le servitù di pascere, far legna, serninare, ecc. Quotizzati i demani e ricostituitisi i latifondi nelle inani dei ricchi, quelle servitù non fu più pern1esso di esercitarle. E così, ripetian10, poco tempo dopo le quotizzazioni, i proletari si trovarono più indigenti di pri1na. In diversi progetti di legge sui den1ani n1eridionali, sul miglioramento agrario della Sardegna, ecc., si è cercato di rin1ediare a tali inconvenienti, stabilendo divieto di vendere, ipotecare, ecc., per un certo numero di anni, le quote assegnate ai contadini; 1na dubitian10 assai che, con tali mezzi, si raggiunga l'intento. Abbia1no riferito quanto dispone, a questo proposito, il progetto per la Sicilia. Anche qui, per venti anni, gli enfiteuti non possono alienare, ipotecare, ecc., le loro quote; 111a, subito dopo, si amn1ette che il creditore possa esercitare azione giudiziale sulla quota e sui relati vi frutti, per debiti posteriori alla concessione enfiteutica. Inoltre, l'enfiteusi è affrancabile sen1pre, e soltanto nel caso si tratti di terre spettanti a privati, l'affrancazione può essere vietata per trenta anni. Si aggiunga che speciali facilitazioni per l'affrancazione dei canoni sono stabilite nella legge. A noi queste disposizioni se1nbrano poco opportune. Bisogna ricordarsi che le quote degli antichi de1nani n1eridionali sono passate nelle mani dei ricchi, in grandissin1a parte, accaparrate insensibilmente con prestiti usurai. Se, anche adesso, amn1ettete che la quota può essere espropriata per debiti posteriori alla concessione, ecco qua tr_ovata la strada per eludere la legge. Se amn1ettete l'affrancazione senza alcuna lin1itazione di tempo, e quindi anche subito dopo ottenuta la concessione, con1' è il caso di tutte le quote provenienti dai corpi 111orali, ecco un'altra via per arrivare allo stesso intento. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARÈ 393 È un grosso errore, nel quale vediamo che si persiste, quantunque sia stato ripetutamente co1nbattuto, concedere e favorire l'affrancabilità delle concessioni enfiteutiche. È bene, anzi, ricordare qui come questa affrancabilità del canone enfiteutico, non ammessa nella enfiteusi originaria romana, ha denaturato il contratto stesso, ed ha impedito che avesse una maggiore diffusione ed applicazione. Si_ . comprende facilmente la repugnanza che può avere un proprietario a concedere, con quel contratto, delle terre, per la probabilità di vedersene escludere, come proprietario compartecipante, da un momento all'altro. E si osserva pure che, dove si è inteso il bisogno di servirsi di un rapporto contrattuale, rassomigliante alla enfiteusi, senza averne quel difetto, si è ricorso alla colonia perpetua, che non è affrancabile, e che riproduce esattamente ·il tipo della enfiteusi dei Romani. E vediamo la colonia perpetua estesissima in molte regioni d'Italia, specialmente nella provincia di Roma, la quale si può sicnra1nente affermare che deve la massin1a parte dei n1iglioramenti agrari (specie vigneti), esistenti in essa all'applicazione della colonia perpetua. Basta ricordare i castelli romani e l'agro viterbese. Ora, in seguito alla legge sulle decime, è .dubbio se la colonia perpetua sia affrancabile o no, Noi crediamo che sarebbe n1olto opportuuo o dichiarare non affrancabili in perpetuo queste nuove concessioni, ovvero s_ervirsi dell'art. 15 7 I del Codice civile, per la locazione delle terre incolte, che può aver la durata fino a cento anni. Bisogna persuadersi che l'idea liberale di concedere e favorire l'affrancazione delle concessioni enfite'utiche è un errore: primo, perchè la legge troverà tante maggiori an - tipatie ed opposizioni da parte dei concedenti; secondo, perchè quello è il modo· più spiccio di far sparire le quote * BibliotecaGino Bianco

394 LA RIVISTA POPOLARE e ricostituire i latifondi nelle n1ani dei grossi proprietari. Se si vuole che la legge ottenga il suo effetto, bisogna togliere in 11t0doassoluto la disponibilità delle quote assegnate. La locazione delle terre private (latifondi) per unadurata aln1eno di r 5 anni c1 sen1bra un sisteina ibrido e poco efficace agli scopi della legge. I n1iglioran1enti deve farli il proprietario? Ma chi si troverà disposto a impiegare capitali in terre, che è obbligato a lasciare in affitto ad altri? E chi può assicurare questo proprietario che i 1niglioramenti ch'egli fosse disposto a fare sarebbero custoditi con la necessaria diligenza? Fate conto che si tratti di piantagioni le quali nei pri1ni anni non dànno alcun reddito, n1entre richiedono spese e cure. L'affittuario, con molta probabilità, non si darà alcun pensiero di esse, tanto più sapendo che presto gli verrà au1nentato il canone cli affitto. E se i n1iglioramenti li facesse l'affittuario! Non dovrebbe avere alcun con1penso al termine dell'affitto? Ecco una lacuna della legge. E dopo i r 5 anni, le terre ritorneranno al proprietario, siano pur 1nigliorate, per ricostiture di nuovo il latifondo? E i contadini, che ora diverrebbero affittuari, ritornerebbero ad essere gio~·nalieri, peggiorando, di nuovo, la loro condizione? Ho paura che fra r 5 anni ci troveren11110dinanzi a una nuova questione agraria in Sicilia. Tutto so1nn1ato, io preferirei che, per la concessione delle terre in_Sicilia, si prendesse a base la locazione centenaria, tanto nel caso di terre spettanti a corpi 1norali, quanto a privati. Quando si trattasse di terre poco o punto suscettibili di n1iglioran1enti, con1e boschi non vincolati o vincolati, pascoli, ecc., io desidererei che la legge promettesse BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 395 la ricostituzione di proprietà collettz've a favore degli abitanti poveri, per provved~rli di pascoli per il bestiame, di legna per ardere, ecc. La proprietà collettiva è una nostra vecchia simpatia, e persistiamo a credere che ad essa sia riserbato un bell'avvenire, accanto alla proprietà individuale. Non sappiamo quale valore abbiano le disposizioni del titolo terzo della legge e quale importanza possano avere i capitali che si metterebbero a disposizione degli agricoltori siciliani per il miglioramento delle terre. Te1niamo che questa sia la parte più debole della legge. Ho letto un articolo dell'onorevole Colajanni, il quale teme che la legge rimanga lettera n1orta, e che anzi il 1ninistro del tesoro la uccida in culla. Auguro che ciò non si avveri, e cosi pure quanto vanno dicendo i giornali, che, cioè, i deputati siciliani siano in maggioranza contrari . alla parte della legge che riguarda i latifondi. Renderebbero un troppo cattivo servizio a loro stessi, ai loro grandi elettori e, in genere, alla causa della proprietà privata! ALBERTO CENCELLI. LELEGGPI-ERL'INFANZIA I Il soggetto è importantissimo: la Rivista già ne ha trattato diffusamente anche nello scorso numero. Si tratta dell'infanzia, e in essa è l'avvenire della patria. Il signor Bonzon - egregio_ magistrato francese - spiega chiaramente le leggi protettrici de' fanciulli, e le raccoglie, apponendovi commenti. importantissimi, in un solo volume. I- La législation de l'enfance par M. ]ACQUES BoNZON. Un volume. Paris, Guillaumin et C., 1894. Biblioté-caGino Bianco I

LA RIVISTA POPOLARE Le numerose società francesi di patronato, gli asili, gli orfanotroh, già ne fanno acquisto per diffonder vieppiù il benessere e l'istruzione tra i fanciulli, per vieppi Ll proteggerli e risparmiar nuove vittime. Io dannerei alla reclusione chi osasse dire che la miglior cosa è · quella di non curarsi dei fanciulli miserabili, altrimenti l'umanità troppo s'accresce sì che i piì1 stentano la vita. Cotesto è lo scetticismo di chi non sente la più delicata dolcezza che possa penetrare nell'anima ed elevarla dalle materiali soddisfazioni, e intende egoisticamente l'amore e la vita. L'autore fa un cenno storico dell'intervento dello Stato a pro dei fanciulli dal XVII secolo ad oggi. La Rivoluzione fece poco, più frasi che fatti. Analizza poi e commenta le leggi presenti; descrive il fanciullo nelle sale degli asili, nelle scuole primarie e professionali e nei co~- legi; dà consigli utilissimi, propone grandi modificazioni alle leggi. Egli scrive: « La giustizia è, come il dio dei filosofi, un continuo divenire; essa non si sodisfa che progredendò. La legge ha fatto molto (in Francia, non qui) per i fanciulli; molto le resta a fare. Ma l'opera che resta appartiene assai piì1 all'azione privata. L'iniziativa privata deve supplire alle insufficienti risorse dello Stato. La legge ha posto le norme generali necessarie al normale sviluppo dei fanciulli. Vegliamo a che non siano infrante. Occupiamoci di cotesti particolari. Vedremo allora diminuire di continuo le cause degli umani dolori. Vi si troverà su tutto la realizzazione di una piì1 grande giustizia. Mercier diceva nel suo curioso Tableau de Paris: « Tutti gli uomini mal vagi hanno forse cominciato coll'essere fanciulli miserabili ». Noi crediamo che la lettura di questo libro possa essere molto utile. La questione vi è trattata sotto tutti gli aspetti e con molti documenti bene ordinati e studiati. STENIO. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 397 GLISGRASSATODREI ICENCI Homo homini lupus. A coloro, che per poco s1eno vissuti fra i nostri campagnuoli, 1 tipi che presento non saranno ignoti. Voi ne contate qualcuno in ogni villaggio. Chi sono? - Una fra le tante specialità della numerosa e dannosa famiglia dei parassitarì. Nei vegetali è l' oidium tuckeri, negli uomini l'usura vorax. Prosperano - come abbiam detto - più particolarmente nelle campagne, e sgrassano in tutte le maniere e con una abilità fenomenale, il poco unto che i cenci possono offrire. Mi spiego. Questo qualcuno ha saputo raggranellare alla meglio o a caso qualche centinaio di lire. Non importa se questa somma rappresenta il prezzo d'una esistenza sordida, tirata innanzi a furia di bocconi sciapidi, di fatiche eccessive, di continue insidie, di piccole truffe; anzi per questo essa sarà più preziosa. Per ciò si studiò di fare tutto e tutto tentare: malattie simulate per chiedere un sussidio di poche lire alla Congregazione di carità; elemosine carpite alla buona fede e al buon cuore; tozzi di pane trafugati al padrone e rivenduti di nascosto; ostentazione di saluti e di servigi per carpire qualche soldo; perpetrazioni di continuati furti campestri un po' da per tutto ; firme pagate come testimonio nei verbali di sequestro del messo dell'esattore; baratterie meditate e consumate a tempo e luogo nel gioco, nelle rivendite, nelle compere; senserie non richieste; la spalla data al morto per i cinque soldi del trasporto al cimitero. Insomma alla fine il denaro c'è. E allora? È allora che gl' istinti dell'usuraio lo rivelano a sè stesso. Apre ai suoi conterrazzani il piccolo credito; ma le venti o trenta lire al più in prestiti diversi gli fruttano, nè più nè meno, il cinquanta per cento. È così che con mezzi leciti ed illeciti, con risorse che si procura in tutte le maniere, egli dà letteralmente addosso al contadino, vivendo BibliotecaGino Bianco . '

LA RIVISTA POPOLARE del lavoro di costui, mangiando i prodotti che raccoglie, ingrassando net tozzi che gli rimangono. Nel raggiungere quel mostruoso saggio d'interesse che notammo, egli è d'una attitudine speciale; si giova di tutto e di tutti, del prezzo del grano in ribasso od in aumento, della stagione asciutta o piovosa, del valore del bestiame, dei lavori camµestri, del. commercio è del1' industria altrui. Le sue operazioni non si allontanano dal ceto dei piccoli proprietari e .dei braccianti rurali, il ceto piti misero e travagliato, che, secondo gli annali di statistica del Bodio, non ha in media che novantaquattro lire e 90 centesimi all'anno da spendere per il vitto. Si è per questo che abbiamo creduto qualificare questi vampiri ingordi di denaro, gli sgrassatori dei cenci. Ne ho conosciuto uno, un tal Cireneo, che da venditore ambulante di pannina tentò anni sono un'operazione sorprendente con un successo il più completo. Aveva imprestato ad un pover'uomo un venticinque lire, che al1' interesse consueto portava nella restituzione una somma di lire trenta. Quell'anno la raccolta del grano fu abbondantissima, tanto che si vendeva appena a 12 lire l'ettolitro; e un bel giorno il nostro sgrassatore abborda il debitore, domandandogli il rimborso del prestito per la sera stessa. - Ma non li ho pronti. Il grano ho dovuto venderlo per soddisfare l'esattore, e, al prezzo che corre, ce n'è voluto parecchio. Dammi tempo qualche altro giorno, sino alla vendemmia e pagherò quel che c'entra di frutti. - Impossibile, mio caro, impossibile. M'è capitato un buon affare e non posso lasciarmelo sfuggire. Figurati - gli sussurrò all'orecchio, con una grand'aria di mistero - che m'è stata offerta una bella partita di grano a undici lire l'ettolitro. Inutile che la vittima insista più oltre nel chiedere una dilazione, poichè lo sgrassatore ha fatto già un cenno al cursore del conciliatore, sempre a' suoi comandi, di avvicinarsi. Allora per evitare maggiori spese, per sottrarsi alla vergogna di una sentenza, per non perdere una giornata di lavoro il dì della causa, s1 viene ad una transazione. - Ebbene sia - conclude lo sgrassatore - ma il piacere che ti fo mi rovina. Ecco, ti voglio bene ; per questo mi sacrifico a méttere a grano il tuo debito al prezzo d'occasione. Capirai che non posso BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 399 perdere lutto. Sono trenta iire che mi <levi. Guarda come sono scrupoloso nei conti; a L. I I l'ettolitro, fanno ettolitri 2.81 che con l'interesse del 20 % dà un ammontare di 3 ettolitri e 27 litri. 'Ti va bene? O bere o àffogare; in luoghi dove il credito pubblico non è organizzato, dove il denaro circola con difficoltà, come avrebbe potuto sfuggire alle rapaci esigenze dello sgrassatore; L'anno dopo - aumento normale - il grano salì a L. I 6; ed allora il nostro Cireneo liquida abilmente il debito a grano in quattrini, vale a dire da 2 5 lire, che aveva imprestato, in un biennio, ha fallo salire la somma a cinquantaquattro lire. Incredibile, ma vero. * * * Gli sgrassatori - a qualunque sesso appartengono - sono personaggi che si danno tono, che dispensano consigli, che sputano sentenze, che parlano sempre della loro coscienza, che chiamano i denari imprestati il loro sangue, che portano ogni domenica degli scarponi con moìto sego, che non mancano mai alle funzioni religiose, scegliendo in chiesa i posti più in vista. Uno fra tanti. Il suo nome è Valentino detto il Bifalone. È un analfabeta in tutta l'estensione del termine, ma la pretende a sapiente poichè sa mangiare, bere, dormire e vestir panni alle spalle dei suoi debitori con una tattica insuperabile. Di statura media, di membra tarchiate, ha l'accento nasale, la parola che sembra una nenia, il passo greve, impacciato. Sorveglia di continuo, coadiuvato a meraviglia dalla moglie, coloro che ebbero la disgràzia irreparabile di chiedergli dei soldi in prestito. E la ragione della sorveglianza sta in questo che, senza saperne di alcuno, esercita cinque o sei mestieri - il falegname, il muratore, l'arrotino, l'ombrellaio, il ciabattino - ad esclusivo uso e consumo de' suoi debitbri. Egli non li obbliga certo a servirsi dell'opera sua, ma guai se si accorge che si servono di quella· degli altri: non è del solo interesse, rinnovando l'obbligazione, che si contenterebbe nell'agosto, l'epoca della scadenza del debito. È d'una tenerezza, d'una premura commovente. È lui che consiglia di riparare il camino che fa fumo ; è lui che vuol fare per un sentimento pietoso la cassa mortuaria al bambino f BibliotecaGino Bianco

400 LA RIVISTA POPOLARE defunto; è lui che richiama l'attenzione sull'imminente stagione delle pi oggi e pe~ le riparazioni ali' ombrello ed alle scarpe; è lui che preavvisa l'epoca della potatura e della mietitura per affilare la roncola e la serrecchia; è lui insomma la divina provvidenza. Quando poi si desse il caso di qualche matrimonio, allora diventa tutto gentilezza e tutto cavalleria ... usuraia. Incomincia a frequentare la casa un mese prima degli sponsali, arrischiando nel frattempo qualche motto pornografico che crede spiritoso perchè fa ridere lui solo, e vantando la sua abilità nell'arte culinaria. Capito il gergo, finiscono con l'invitarlo per quel giorno a fare da cuoco. A tale effetto ha sempre m pronto un berretto di carta e uno zinalone bianco di canavaccio. E quando la sera ritorna a casa con la pancia gonfia e la testa confusa per il vino bevuto, con un superbo gesto di soddisfazione per la sua trovata non manca d'esclamare : - Imbecilli ! oltre che mi sono mangiato e bevuto il loro meglio, m1 dovranno pagare anche la giornata. La moglie lo guarda e sorride di compiacenza. Pensa che per la mattina di poi potranno risparmiare la colazione. l\tia dimenticavamo una cosa. In ogni festa religiosa del villaggio egli reclama la fattura del globo aereostatico ; e a tal uopo si serve dei suoi debitori perchè magnifichino la sua valentia al proposito e ne parlino ovunque, poichè in un villaggio il globo aereostatico, se si alza o non si alza, se grande o piccolo, è una questione di capitale importanza. È vero però che ne pagano la fattura . . . 50 centesimi. Ma è appunto questa la somma che la moglie permette a Valentino di sciuparsi il dì della festa. (Continua) CETEG(J. BibliotecaGino Bianco

r LA RIVISTA POPOLARE LE NOZZE DEL PO VERO I. Il sole alla nuov' alba già saetta La finestrel/a tua di fiori ornata, Mentre tu 6 -iaci ancora addormentata Nella silenz:·osa cameretta. Tù senza org.,glio alcun, tu poveretta Col babbo z·ecchio e la mamma ammalata Dormi in pace i tuoi sonni e fortunata Sogni le nozze, o bionda giovinetta. Ma balza giù dal letto e fatti bella; Il sol ti chiama al giorno sospirato, Il sol ti porta una lieta novella. Che tra gli olezzi del mattin rosato, E tu dormivi ancora o poltroncella, Ti chiesi,•al padre il giovinetto amato. II. Ti chiese al vecchio padre il giovinetto; Ridea l'apri! dagli arboscelli in fiore; Nell'aria era una festa, uno splendore, Era un inno di gioia in ogni petto. Il vecchio padre tuo candido e schietto Sorrise alla parola del!'amore E disse: O figlio, non ti mente il core, Che brilla aperto nel sereno aspetto. Ti accolga dunqu'e la casetta mia; Povera ella è; ma intatti come giglio Vi stetter sempre onore e cortesia. - E abbracciò il giovinetto. Ed ei con piglio Fiero baciò la fronte onesta e pia; Chè degno si sentì d'essergli figlio. BibJiotecaGino Bianco. ' • I 401

402 LA RIVISTA POPOLARE III. flìglio e sposo ad esempio. - E tu, fanciulla, Tolta ai sorrisi del!'eta più lieta Nuova vita vivrai nella segreta Umi! tua casa a studio di una ctt!!a. .Spesso d' ozii beati si trastulla Signori! donna e/te in follie s'allieta,· Ma citi bennato !ta il cor stima sua 111eta Quella virtù e/te l' opre insulse annulla. 1:.,' tu povera è ver, ma buona e pura Forti crescendo i figlioletti onesti Maggiori li farai della sventura. E: un d't serrando p'ietosa i mesti Occhi del padre gli dirai, secura: « Ne' cari bùnbi miei, padre, tu restii » LA TRASFORMAZIONE G. FANTI. DELL'ENERGIA ELETTRICA IN LAVORO MECCANICO Le idee più vecchie e perciò più radicate nel pubblico sul modo di procurarsi la corrente elettrica, sono quelle che si riferiscono od alla originaria pila di Volta o ad una delle sue numerose modificazioni. Ma, rendendosi ognora pit1 popolari le cognizioni scientifiche, incomincia a divenire noto che il sistema delle pile non è il pi11economico, il più pratico, nè il pit1 adatto a fornire quei fiumi di elettricità che giornalmente sono prodotti e consumati. L'impiego della pila rimane oramai circoscritto a piccole applicazioni industriali: agli apparecchi di segnalazione, ai microfoni telefonici, a quei telegrafi ove le Amministrazioni telegrafiche per scarsa coltura tecnica non riuscirono ancora ad installare gli accumulatori, e rimane infine nei laboratorì scientifici per iscopo di misurazioni mmuz1ose, delicate e precise. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE Per tutte le altre applicazioni la corrente elettrica è generata da vere e proprie macchine, costruite da grandi masse di ferro e da numerosi avvolgimenti di filo di rame. A queste macchine speciali è stato assegnalo il nome di DINAMO, per distinguerle dalle macchine a v;:ipore (motrici) e dalle macchine idrauliche (turbine). Fig. I. La figura I a ci rappresenta una dinamo. Essa è composta di due masse di ferro ben distinte, perchè l'una - l'esterna, di forma anulare - è fissa, l'altra, che è interna alla prima e di forma cilindrica, è suscettibile di ricevere un rapido movimento di rotazione. In ciascuna di queste due differenti parti sono avvolti fili di rame isolati, nei quali, per effetto di successivi spostamenti nella loro mutua posizione si possono generare delle potenti correnti elettriche. Questo continuo spostamento degli av_volgimenli si ottiene facendo ruotare rapidissimamente la parte mobile della dinamo mercè una motrice od una turbina. Da gui scaturisce chiaro, fampan te il principio della trasforma- . I zione del lavoro meccanico od idraulico - e cioè della motrice o della turbina --- in energia elettrica, la quale -più diffusamente che m ogni altro modo noi vediamo manifestarsi oggigiorno sotto forma di luce. L'esperienza che qui accenniamo rassomiglia ad una di quelle semplice e meravigliose ·esperienze, mercè le quali àvendo speso una determinata quantità di lavoro si vedeva comparire una corrispondente quantità di calore, cosicchè in allora fu possibile· di enunciare la legge fondamentale dell'equivalenza tra il lavoro ed il calore. I BibliotecaGino·Bianco I

LA RIVISTA POPOLARE Ma ritornando al nostro argomento sull'energia elettrica, possiamo rilevare che il principio scaturito dall'accennato esperimento tra la motrice e la dinamo, come tutti i principì delle scienze esperimentali, apre la mente a nuovi orizzonti. Esso c'insegna, per esempio, che se la forza motrice imprimente il moto di rotazione alla dinamo è quella del vapore, la corrente elettrica si ottiene a caro prezzo, se è forza naturale idraulica, la corrente è prodotta con spesa mite, tanto mite quanto è ordinaria• mente il costo di una caduta d'acqua. Dobbiamo però osservare che i meravigliosi risultati ai quali sono giunte le scienze moderne, non si limitano alla semplice scoperta del migliore sistema di produrre facilmente ed abbondantemente l' elr.ttricità. Se solo a questo fossimo pervenuti, si potrebbe senz'altro affermare che l'elettrotecnica avrebbe potuto avere il merito di perfezionare o di ingentilir~ alcune industrie, ma, sociologicamente parlando, non sarebbe stato giammai suscettibile di modificare profondamente l'odierno reggimento della vita, di dare cioè alla vita stessa, in un prossimo avvenire l'impronta di una nuova civiltà. Gli ultimi trovati delle scienze elettriche avranno appunto questo onore l In altri termini, la trasmissione della forza mediante correnti alternative elettriche è di tale importanza che in essa vediamo, come bagliore di liete speranze in mezzo alle fitte tenebre dell'attuale sgomento, la redenzione economica e morale delle classi sociali. In che consiste il problema del trasporto a distanza della forza, e quali ne siano le conseguenze sociologiche diremo nel prossimo numero. ( Continua) Dott. A. BANTI. I LIBRI NUOVI Rassegna letteraria della quindicina. XI. SOMMARIO. - B. ZUMBINI, Studi' di letteratura i'taliana. Successori Le Monnier, Firenze. - C. SEGRÈ, Saggi critici di letterature straniere. Successori Le Monnier, Firenze. L'antica e gloriosa di tradizioni Casa editrice Le Monnier, l'officina dei volumi severamente eleganti, la prediletta dei migliori scrittori d' Italia, prima che gli editori, con le lussurie e i lenocini delle coBibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE pertine, diventassero i turcimanni della presente degenerazione letteraria, ha voluto restare fedele ai metodi di serietà e di dignità professionale ai quali do.vette fortuna e splendore un ventennio fa. Pochi volumi, ma tutti, dal più al meno, d'indiscutibile valore. Tali in questo mese sono: B. ZUMBINI, Studi di letteratura italiana e C. SEGRÈ, Saggi critici di letterature stranz'ere. Di queste due opere dirò quanto lo spazio mi consente. * * * Per la reazione al metodo estetico del De Sanctis la critica letteraria, pian pianino, dalle austerità del metodo storico è scivolata nelle piccinerie, nell'arcadia delle quisquilie e delle minuzie cronologiche, biografiche e bibliografiche. Anche in questo fatto io penso che nel mezzo stia la virtì1. Certo, una critica non confortata da ricerche storiche su gli scrittori e sull'ambiente, da comparazioni, da una vigile esegesi dei testi, facilmente può meritare la taccia di fantastica; ma, d'altra parte, un metodo che si cristallizzi nello studio dei materiali, nell'erudizione, è impotente ad assorgere all'interpretazione artistica di un'opera d'arte. Ora qua e là comincia a ritornare in onore la sintesi estetica, e la critica mira di nuovo ad essere opera d'arte essa stessa. Fra questi, però, che non han ceduto al!a prepoteuza della moda e che sono rimasti devoti alla scuola geniale del De Sanctis, occupa il primo posto Bonaventura Zumbini. Il quale, pel metodo estetico, ha portato la prudenza e la cautela delle indagini e delle investigazioni storiche, e ha fatto una più larga parte alla comparazione tra le varie letterature, senza castrare per questo il suo intelletto. Questo volume contiene i segnenti studi: Vittoria Colonna,· Al- .fieri,· La poesia sepolcrale straniera e i sepolcri del Fosco!oJ ,· Il Fo- ' tengo,- Le lezioni di letteratura del Settembrini,- La critica letteraria del Vico, I Promessi Sposi e il lago di Lecco,- La follìa di Orlando; cioè, come si vede, una serie d'importanti argomenti, trattati tutti con fondamento profondo di studi e di ricerche, ma avvivati da una luce viva e calda di pensieri e di affetti. L'erudizione si scopre dietro questi saggi; ma. non v'infastidisce colla sua speciale e qualche volta ciarlatanesca ostentazione. Lo Zumbini non ha bisogno di lodi ; ma io ho i1 dovere verso 'di me stesso di tributargli devotamente le mie. BibliotecaGinoBianco

LA RIVIS1◄A POPOLARE * * * Anche il volume del signor Segrè ha il suo valore. Certo egli non ha lo sguardo dello Zumbini, nè quella sottile perspicacia d' intelletto che penetra nei meandri delle cose e dei fatti; ma possiede la conoscenza perfetta delle letterature straniere, ed ha naturalmente sviluppato il senso critico comparativo. I saggi <li questo volume sono: Goethe e l'Amleto,· La storia di Fa/staff,- l'asso nel pensiero del Goethe,· Le memorie de Marbot ,· Shakespeare nel!' Enrico VI I I,· Gofthe e le « Baruffe chiozzote » ; Cooper e l.,oti. In tutti è commendevole la serietà delle intenzioni e la padronanza <lell'argomento. Anche il Segrè parmi che inclini ad un metodo critico che non proscriva affatto l'estetica e la filosofia, e di ciò naturalmente io gli fo gran merito davanti a Dio ed agli uomini. C. A. ALEi\fAGNA. LIBRIRICEVUTIIN DONO O. OccroNr. Alcune odi di Orazio, con un saggio di traduzione. - S. Lapi, Città di Castello, 1894. T. H. HU){.LEY. Evoluzione ed etica, traduzione di Carolina Ruata e Laura de Fabeck. - S. Lapi, Città di Castello, I 894. CARLO CATTANEO. Scritti politici ed epistolario, pubblicati da Gabriele Rosa e J essie White Mario, vol. I e II. - G. Barbèra, Firenze, I 894. Avv. C. LESSONA. Codice dei p1-obivirz·. - G. Barbèra, Firenze, I 894. A. ZUCCA. L'uomo e l' in.finito. - Tip. Soci8le, Imola, 1894. B. ZUMBINr. Studi di letteratura italiana. - Le Monnier, Firenze, I 894. C. SEGRÈ. Saggi critici di letterature straniere. - Le Monnier, Firenze, I 894. M. RAPISARDI. Opere, vol. I (Palingenesi, Francesca da Rimini, Rz'- cordanze). - N. Giannotta, Catania, I 894. G. A. CESAREO. La poesia sz'cilz'ana sotto gli Svevi. - N. Giannotta, Catania, I 894. A. B'ELLUSO. ,Sicilia, sonetti. - N. Giannotta, Catania, 1894. I. BENCIVENNI. Dentro dallà muda, studio dantesco. - N. Giannotta, Catania, I 894. G. L. PASSERINI. Collezione di opuscoH danteschi, vol. X: G. Bottagisio - Osservazz'onz' sopra la .fisica del poema di Dante. - S. Lapi, Città di Castello, 1894. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE MOVIMENTOPOLITICO-SOCIALE Le leggi eccezionali. - Non diciamo nulla delle due leggi approvate, nulla, fuorchè questo, ch'esse sono degne della Camera italiana. Inutile aggiunger verbo. La giuria è stata decapitata; la libertà civile lo sarà essa pure specialmente co11a seconda legge. Il sospetto sarà l'unica norma degli oscuri giudizi: si farà strage di tutti gli avversari, fuorchè dei preti. Ma vedrete che i1npauriti dagli effetti delle due leggi degne delle peggiori tirannidi, chi governerà fra poco sarà costretto a revocare le due leggi odiose. Ricevia1no lettere dalle provincie nelle quali si protesta contro questi reati parlamentari, come l'onor. Imbriani le chiamò. La protesta è inutile. Diamoci tutti la mano, in segreto, nel segreto del nostro pensiero, in nome della libertà. Non sia1no delinquenti noi e aborriamo la reazione quanto l'assassinio. Ma amiamo la libertà più della vita. La democrazia si colleghi stretta1nente, gittate lungi le ire e le discordie, e prepari giorni 1nen tristi dei presenti. * * * La vittoria di Messina. - Trionfò la lista democratica. Picardi ·e De Leo furono i primi, poi De Felice, con voti 1345, e Noè e Petrina, ecc. I moderati e i clericali, alleati tra loro, vennero poi. Ebbero pure molti voti Barbato, Bosco, Verro, Montalto, Benzi. La democrazia messinese è festante. Comincia l'ora delle rivendicazioni; comincia e proseguirà sempre. Biblioteca_Gino Bianco ' i \ '

LA RIVISTA POPOLARE * * * Congresso internazionale dei tessitori. - A Manchester si terrà alla fine di questo mese il gran Congresso dei tessitori. Ecco le questioni all'ordine del giorno: I O Resoconto sulla situazione dei tessi tori in ogm paese; 2° Fissazione da parte <lell,, Stato delle ore di lavoro; 3° Come si possano rialzare i salari ; 4° Sui migliori metodi pt!r i'nnità d'azione internazionale onde agevolare il raggiungimento <lei sudde~ti scopi e d'altri ancora. * * * A Garibaldi. - Il 25 giugno s'inaugurò a Sanseverino (Marche) un modesto monumento a Garibaldi. Le Società rappresentate erano circa 70. Nei giardini pubblici, ove scoprissi il monumento, la folla era immensa. Parlarono applauditi il Servanzi, presidente della Società operaia, il sindaco Coletti, e infine l'antico patriota dott. Ra vagli, che ebbe una vera ovaz10ne. Fu davvero una splendida festa civile, ordinata e solenne, come sempre avviene in 5eno alle educate popolazioni marchigiane. * * * .ll Congresso regio11,aleromagnolo, già da noi annunziato nello scorso numero, iniziò le sue sedute, presidente E. Farini, protestando contro le fiere repressioni g1wernative in Sicilia e in Lunigiana; stabiH di esplicare il proprio programma in modo più preciso, pÌLl esatto, piì1 consono alle esigenze de' nuovi tempi; di accordarsi cogli altri centri di parte repubblicana; di fondare un periodico regionale; di riformare il partito repubblicano nazionale; di partecipare alle lotte amministrative con candidati propri; di tender la mano a chi b mano gli tenda per l'emancipazione popolare. * * * La cooperazione in lng,:·ilterra. - L'Inghilterra novera oggi 50 Società cooperative di produzione che impiegano I 2 milioni di capitali, e fanno affari per 25 milioni. Le Cooperative di consumo sono 1655, con 1,220,000 soci, e con un capitale di 350 milioni. Esse hanno venduto nel '92, per una cifra di 1,258,000,000, e hanno reaìizzato complessivamenta un utile netto di lire it. I 19,700,000. BibliotecaGino Bianco

LA RIViSTA POPOLARE * * * If « Rinnovamento ». - Annunziamo con viva soddisfazione il pnmo numero di un confratello maggiore, che ha comuni con noi gli intenti e la collaborazione. Questo primo numero è davvero importante: contiene articoli di Rosa, di Bovio, di Co1ajanni, di Pantano, di Meyer, di Diligenti, ecc., su temi d'attualità, scelti e trattati con gran cura e studio. Ne facciamo anzi tutto le congratulazioni coll' egregio e caro amico nostro e collaboratore, dott. Pantano. Una nuova rivista, consacrata specialmente a questioni economiche ed amministrative, può far molto bene e recar vero incremento alla cultura nazionale. Essa èi certo segnerà orme profonde nella via dei progressi sociali che esigono grande studio ed esperienza, e non appagansi solo di motti. Mille e mille auguri di vita lunga e rigogliosa al nuovo confratello! * * * La legge agraria. - La Commissione, incaricata di esaminare il progetto di legge agraria per la Sicilia, si radunb il I 3 corr. La maggioranza della Commissione non vuol saperne di obbligare i latifondisti, che non possano o non vogliano migliorare i loro fondi, al frazionamento enfiteutico. Così il titolo 2° della legge se n'andrà m fumo! Si approvò quindi una proposta dell' on. Papa, la proposta ... di una speranza o lusinga di migliorar le condizioni agrarie dell'isola, mercè miglioramenti dei patti agrari. Si è già visto non è guari, a prova, a quali miglioramenti effimeri s'intenda ! Si nominò una Commissione per raccoglier materiali a fine di migliorare ... o pegg10rare la legge. L'on. Sciacca della Scala, noto avversario, è uno dei tre della Commissione. E questa riferirà in fin d'anno ... se pur non rinvierà le sue conclusioni alla fine dell'anno prossimo. L' on. Nunzio Nasi dichiarò il concetto informatore della legge è che la proprietà non dev'essere soltanto un fattore economico, ma anche sociale. Si dice che l'on. Crispi voglia estender tale legge a tutta Italia. Chi vivrà vedrà. Noi che già trattammo la questione (vedi l' importante articolo del prof. Salvioli) e che pure in questo numero la trattiamo in un articolo scritto da un nostro collaboratore, competentissimo in materia, BibliotecaGino Biance> \ • ' I .. I. l l ('

410 LA RIVISTA POPOLARE ritorneremo sulla questione, quando i triumviri della Commissione (scelti solo fra onorevoli di parte moderata) avranno studiata comodamente nel silenzio del proprio Gabinetto la grave importantissima questioné che richiede coraggio, scienza e amor vero della povera gente. TÉSSALO. ' VARIETA Vitalità comparata dell'uomo e della donna. Il dottor Brandeth Symonds ha pubblicato nell' American J'ournal of tfte nudical Sciences una statistica relativa alla longevità comparata dell' uomo e della donna. In essa è confermato che la donna vive più che l'uomo. Da I a 5 anni la mortalità della donna è superiore; ma dopo 1 cinque anni le differenze si accentuano. Dai 5 ai I 2 anni la mortalità della donna è calcolata il 3.56 per 1000 1 quella clell' uomo il 4.28. Dai 12 ai 15 anni (risveglio della pubertà) la mortalità femminile soffre una crisi passeggera, perchè è di 1.68 per 1000, mentre quella dell'uomo è di I. I o. Dai 16 ai 20 anni degli uomini muoiono il 2.21 per 1000, delle donne l' I. 70. Poi la mortalità degli uomini ridiscende lentamente fino a quella delle donne fino a 46 anni, nel quale periodo le medie si eguagliano raggiungendo l' I r. I I per 1000. Da 46 anni ai 56 la mortalità degli uomini è del 6.32 per 1000 e quella delle donne il 3.47. Dai 56 ai 60 le medie delle due mortalità tendono a pareggiarsi, ma dai 60 anni in su la mortalità delle donne è minore. Il cholera e i sigari. Lo zingaro asiatico si avvicina, come suole ogni anno, u1 estate. Prepariamo le difese e aspettiamolo di piè• fermo. Ecco l'ultima parola della scienza: il tabacco uccide 1 bacilli virgola di Koch. Il dottor \Venik, dell'Istituto di Berlino, ha pubblicato la relazione degli studi da lui fatti durante l'epidemia colerica di Amburgo. Le conclusioni sono queste; BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 411 I. Nei sigari manipolati con acque che contenevano I ,500 1000 microbi cli colera per ogni centimetro cubo, tutti i microbi morirono in 24 ore; 2. L'esame dei sigari fabbricati ad Amburgo durante il colera dimostrò che in essi non vi era traccia di microbi del colera; 3. I microbi del colera morirono mezz' ora, un'ora e due ore dopo essere stati 1~essi a contatto col fumo di tabacchi del Brasile, di Sumatra e di Avana ; / 4. Che il fumo di qualunque sigaro forte uccide tutti i microbi del colera; 5. Che il fumo del tabacco uccide m cmque minuti 1 microbi che si formano nella saliva; 6. Che nella fabbrica di s1gan d'Amburgo nessun operaio fu colpito dal colera. Ecco riabilitata la foglia di nicoziana, sì bistrattata dagli igienisti. L'antica Cavella. La città romana, che fu poi Silchester, è tornata alla luce. Un pastore protestante, che si di·vertiva a far degli scavi nella sua parrocchia del N orthampshire, ha scoperto l'antica Cavella. Trentasei acri di città sono già esplorati; altri restano, che a mano a mano il piccone e la vanga ridonano al sole. Questa scoperta è di speciale importanza, poichè permette, paragonando gli edifizi di Cavella a quelli di· Pompei, di studiare le modificazioni introdotte nell'architettura romana dalle esigenze dei climi del nord . . Infatti, pur serbando i caratteri principali dell'arte latina, le case di Cavella differiscono <lalle i:,ompeiane, quanto un villino moderno inglese da una villetta moderna italiana. Gli archeologi sono in moto; a lasciarli frugare, finiranno per scoprire i caminetti cavelliani e i servizi per i five o' clock teas di duemila anni fa. Il tentato assassinio di Lazzaro Carnot. Il nonno del presidente della Repubblica francese sfuggì per caso a un tentato assassinio da parte dei nemici del Direttorio, nella notte • del I 8 fru l tidoro. Alcuni giorni prima della rivoluzione, egli era stato avvertito m modo esatto, che sarebbe stato una delle prime vittime. Egli ne sfuggì BibliotecaGino Bianco

412 LA RIVISTA POPOLARE prodigiosamente e s1 recò in !svizzera sqtto finto nome, sì che i suoi nemici lo credettero morto, ed anzi additavano nei giardini del Lussemburgo il punto ove essi dicevano eh' era stato sotterrato segretamente. Tissot narra nelle sue Mémo7res hz'storiques et militaires sur Carnot, pubblicate nel 1824, molti dettagli curiosissimi e poco noti. Fra i vari, questo: un giovine, distintissimo ufficiale, chiese a Carnot, con insistenza, il I 7 fruttidoro, l'autorizzazione di uccidere con un pugnale il tiranno ( così egli chiamava l' uomo incaricato di assassmare Carnot), ma questi respinse la proposta, fremendo d'orrore. I n1iliardi di tre nazioni. La ricchezza generale della Repubblica nord:.americana è salita, da 80 miliardi di lire nel ~860, ·a 325 miliardi nel 1890. Quest'ultima cifra pone quella nazione al primo grado nella scala della ne-• chezza pubblica nel mondo. L' Inghilterra non ha che 200 miliardi di lire e la Francia 220. Però, fatti i dovuti rapporti per abitante, si ha che un americano possiede - o dovrebbe possedere - 5 200 franchi, un inglese 6700 e un francese 6800, rovesciando così la distribuzione dei posti prima assegnati. Fabbricazione artificiale dello zucchero. Il signor Pellegrini, distinto chimico, annunziò tempo fa d' aver trovato il modo di fabbricare lo zucchero artificialmente, al vile prezzo di cent. 6 al chilogramma. L' annunzio fu accolto da incredulità; però gli esperimenti continuano e danno a pensare molto nel campo industriale. Facendo passare acido carbonico, etilenio e vapore acqueo sulla schiuma di platino, si produce una reazione chimica che è lo sciroppo di zucchero. È d' uopo servirsi di un cubo di pietra pomice, i cui pori debbono empirsi di schiuma di platino. L'operazione dura mezz' ora, dopo di che si estrae lo sciroppo da cui si ricava lo zucchero cristallizzato. Lo zucchero nella paglia. Il dottor Stewart @ riuscito a fabbricar zucchero 111 molta quantità dalla paglia <li grano. Egli fa bollire la paglia nell'acqua sino a 120° centig. In seguito procede per evaporazione e ne ha uno zucchero candidissimo e soavissimo. BibliotecaGino Bianco

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