LA RIVISTA POPOLARE bolizzata nel 1nodo più con1pleto dalla guerra - cede alle cooperazioni volontarie esplicantisi colla pace. Questo si apprende nei libri di Spencer. « E sia ! » dicono gli uomini prudenti, che sono poi gli statisti piccini o di n1alafede, che della guerra e del n1ilitaris1no vogliono servirsi a scopi liberticidi o altrettanto inconfessabili. « Tutto questo è vero - essi soggiungono - alla pace si andrà e il militarisn10 scomparirà; 1na ciò riguarda il futuro, almeno in Europa. Non si può pensare alla pace quando i popoli che ci stanno attorno pensano alla guerra; non s1 può disarmare quando siete circondati da tutti i lati da uomini in arme; non si può presentarsi a discutere col ramo di ulivo in 1nano quando gli altri scendono in ca1npo muniti di cannoni, .di mitragliatrici, di corazzate. Non lo si può se si vuole conservare la vita della nazione sacra come quella dell'individuo; non lo si può se ci è cara l'indipendenza; non lo si può se non si vuole sentir ri- . petere: vae victis! E poi: si vis pacevt, para bellunz! » E tutto questo può essere vero. Dunque siamo chiusi in un fatale circolo vizioso, dal quale _dobbiamo lasciare al tempo la cura di farci uscire? Dunque dobbiamo attendere con n1usulmana rassegnazione e con orientale inerzia che gli eventi si 1naturino sulle ginocchia di Giove e che tra questi eventi ci sia quello di liberarci dai n1ali della guerra e del 1nilitaris1no e di assicurarci i beneficì della pace? No. Si può e si deve fare dell'altro. In attesa che gli eventi n1aturino, noi possian10 e dobbiamo agire e provvedere in n1odo che entro i lin1iti delle umane contingenze la guerra si allontani e si riducano al 1nini11nt1n i danni del militarismo e in pari tempo si ottenga il 1naxùnun-z della sicurezza sociale e nazionale contro i prepotenti che volessero attentare alla libertà e alla indi pendenza dei popoli. BibliotecaGino Bianco
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