La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 38 - 25 ottobre 1925

bi 156 gjbilità di uscita. Ecco perchè il distacco dei massimalisti dall'Aventino La potuto avere un primo momento di succesRo che Ji ha inorgogliti. Ma la stessa mossa nasconde dei pericoli. Staccandosi dall'unione dei Partiti di opposizione, per il fatto che non si ern raggiunto, con i metodi fino allora adottali, lo scopo principale e desiderato, jl massimali111no venivu imp 1icitamcntc ad assumere un jmpcgno: quello di fare qualche coi-a di più Jj quello che non sia stato fatto, e si assumeva la reapon1rnl:.ili1à <ldl'impcgno. Ora, questo impegno come intcn<le mantenerlo? Non pretendo, certo, che il Partito indichi u.1 suo programma di azione, ma ravviso il perjcolo che questo impegno present.a per il Partito in caso di inadempimento, di fallimento. Qui, per me, è la vera crioi del massimalismo. Al quale, poi, non i: concessa un'azione autonoma rivoluzionaria. Esso dovrit, cioè, prendere accordi col Partito rcpubb)jcano se vorrà fore un'azione ri\·oluzionaria, a earaLterc istituzionale ed in tal cnso la rivoluzione perde• rebbc ogni carottcre di lotta di classe, per la natura stes!-a dell'allcnnza o col Partito comunista - eJ. i11 Lai caso l'azione, veramente di classe, non po• t.rcbhc non avere quegli sviluppi e quegli sbocchi che segnerchhero la vittoria <lei comunismo e la disfatta del massimalismo. Da ciò si vede come lu invocata e voluta autonomia del Partito si rendo impossibile per la necessità di andare con la sinistro una volta abbandonata la destra. Ma la moss.i massimalist:i h:i un ahro scopo: detcrmin.ire nel ra["tito unit:irio un dist..acco degli elementi di sinistra per la preoccupazione d'un deciso orientamento democratoide della maggioranza. Tale orientamento sarebbe dimostrato dalla simpotia del Partito verso i ceti mcd.i. Non è qui il luogo .li esamioare questo prollema sul quale ha testè pubblicato un interessante studio Rodolfo Mondolfo, ma si può benissimo afierm3re che i1 pericolo, da taluni unitari temuto e dai massimalisti additato, non esiste. In fondo, non è vero che le classi medie si orientino verso il partito unitario. Esse trovano, piuttosto, il loro sbocco nei vari Partiti democratici e nel Partito popolare. Aderiscono a quello unitario singoli elemehti delle varie classi medie, come hanno sempre aderito al Partito socialista, in proporzione maggiore, se si vuole~ ma ciò per una maggiore comprensione delle finalità socialiste e, sopratutto, delle funzioni e dell'avvenire della propria classe. Pel· cui, si può dire che non il Partito unitario si accosta alle classi medie, attenuando il proprio carattere di partito di classe, ma si accostano ad esso quei componenti di queste che vengono formandosi una coscienza di classe. Indubbiamente tale accostamento porla a revisioni di metodi e di programmi, ma queste non sono dettate da ragioni di proselitiE-mo, sibbene sono una conseguenza della naturale e logica revisione che tutti i Partiti socialisti vanno facendo ovunque dei propri programmi - è di questi giorni la revisione del programma della socialdemocrazia tedesca - dopo tanti anni di esperienza. J\la . io credo che anche da questo lato la mossa massimalista rimarrà senza effetto. Potranno verificarsi singoli casi di diserzione nel Partito um1ario, diserzioci dovute più che altro alla insofferenza della presente situazione italiana;. ma il Partito rimarrà compatto nelle sue forze e nella sua linea, E il nuovo orien• tamento del Partito massimalista non avrà servito che ad aggravare la propria crisi. * * * Ed è proprio questo nuovo orientamento del massimalismo che rende, per Io meno, inattuale il problema della 1.1nità delle forze socialiste. I comunisti hanno già un proprio programma che differenzia, nei principi e nei metodi, da quelli socialisti. Non so se e quando potranno veder coronata dal successo una parte del loro programma; è certo però che essi avranno nn largo seguito nelle masse, vuoi perchè un ~ro~ramma è sempre un programma, vuoi perchè potranno sfruttare il malcontento di una parte di esse,.. la parte più misera e p1u irre• quieta. Gli unitari hanno anch'essi il loro programma che, partendo dalle affermazioni di Genova del 1892, arriva alle possibilità collaborazioniste di Roma del 1922. I massimalisti hanno un programma che è più programmi: Genova del 1892 e Bologna del 1,919 - non badando se Bologna ha smentito Genova - ma non banno un metodo proprio, ondeggianti tra la dittatura comunista e il socialismo democratico. Di più mentre non si può concepire un movimento socialista che non sia internazionale, il massimalismo italiano non è nè con Mosca, nè con Zurigo, limitandosi a stare a Vienna (anche geograficamente più vicina a Zurigo}. Il problema della unità socialista si ridurrebl::e pertanto ad una fusione dei due Partiti, Ullitario e massimaUst..a. È essa possibile? Vi fu un tempo in coi tale possibilità esisteva - quando cioè il Partito massimalista con tutta la sua a.rione pareva orientato verso quei metodi democratici che informano l'attività del Partito unitario- ma oggi, dopo i nuovi atteggiamenti massimalisti, tale possibilità è esclusa. L'uno è Partito democratico, l'altro nega tale metodo; l'uno non esclude, a priori, per l'avvenire, delle possibilità collaborazioniste e partecipazioniste. l'altro riafferma la sua intransigenza come metodo; l'uno non disdegna l'apporto di forze da parte dei ceti medi; l'altro si ('binde nella formula letterale o: la emancipazione dei lavoratori dev'essere opera dei la_. Yoratori stessi»; l'uno vede nell'organo internazio. oale borghese - Società delle Nazioni - la possibilità di sviluppi ulteriori dell'internazionalismo; l'altro deride gli sforzi delle borghesie tendenti :t trovare la f~rmula della pace. Sono vie opposte, dunque, che i due Partiti si propongono di percor• rere. In tali condizioni è ovvio che una fusione Torrebbe dire rinuncia dell'uno o dell'altro Partito • particolari punti essenziali del proprio programma. LA RIVOLUZIONE LIBERALE Ciò cbo io credo di poter l"sdu<lere avven~a per entrumbi. Lo so, il proJetariato ha un'anima romantica e gli em.bra~semerits gli E!0no sempre piaciuti. Ma bisogna al,itaado diversaml"nte, fargli comprendere che se : Partiti possono na ..ccrc per vt,lonta dj uomini e di gruppi, vivono e Hi ,wiJuppuno soJwnto a seconda della ronsistcnza <lei loro programmi. lri un diven:o regime, oggi, il problema dell'unità 1-mrcbhe giù d· soho. ~o si è risolto in Gernianiu, in Franr-ia, rr-- centcrncnte in Svezia. Jn JwJia non lo pur, essere, per oca. Il tempo Mmpirii lo 1;uu opera maturando h crisi che da alcuni anni travaglia la vitti politica itilliana, quella dei Parliti i;ociaJiati in primo linea. Questo periodo potrà frattanto essere hnpjegato da tutli a rivedere i propri programmi in quelle parti che, al contatto della dura e&()f!:rien~a, Jri garan.oo mostrati insufficienti o inadatti. Oecorrerà anche urui revis-ir>ne di <fuadd, come opina il Gobetti, ma queDta sarà una roni,eguenza deJl'opew di revisfone, per quanto io non sappia vedere anr·,Jra n"'i Partiti go. d,1lfati italiani, salvo rare e<'rr;zi,mi, gJi ur1mini nuovj. Credo eh~ J'nvvenire anche in cii:, ~on d'accordo col Gobetti sarà ph"1 favorevo'"' al Partit,, comunista che a ,,uello massimuliRta, perrh~ la necesr!.aria revisione di r1ucst'ultimo lo dovrà di vidr-n in due parti: la comunisUt ~ la unitaria ~ o p,u r,ropruJmeote svciaHsta secondo Ja formuJa di C.1audio Treves. E quel giorno, con la poJarizzazir,ne deJl"! masse verso il comunismo e ver;,,o il b'Jciali;mo demorra1i<'o, ~ari. ri6olw la rri<-i -oriaJhu. 'i1u10 B,u1to. Idee del dopo-guerra I. • Snll'istruzione, lo Stato ed i( militarismo. Negli Stati" moderni, militurii,rno cd is1ruzione t10no in diretto rapporto fra di loro e col capitalismo, il quale dello Stnto medesimo è lu più cor,riicuo ed originale espressione. Tanlo il c.upitalismo che il militarismo, che l'istruzione, sono però particolari emanazioni del p.irticolare territorio ne1 <1uale sono incorporati, anche ·se tale territorio non sempre !ii identifica collo Stato, del quole è tuttavia la condizione prima. Quale una patologicu deviazione dello Stato si presenta la Nazione, la quale sente sopratutto, come I , Stato, la necessità che il territorio sia geografic..-irnentc e giuridicamente unificato; occasionando inoltre l'esigenza che tale unifìca:r.ione diventi sempre- più ampia e includa provincie le quali, per la vr.rietà dei loro prodotti e la sicurezza delle loro posizioni rendono sempre più uno ed unico lo Stato; spinto, dalla ragion sua di vita, ad essere ognora più agguerrito. L'impulso all'unità è quello che ha distinto il secolo XIX (che fu giustamente chiamato il secolo delle nazionalità) e s~è valso del romanticismo (impulso centripeto); l'impulso affermatosi dopo è quello nazionalista del1e espansioni coloniali (impulso centrifugo), e s'è valso delle ideologie imperialiste di vecchio e di nuovo genere: D'Annunzio, Maurras, Neumann, K.ipling. Mentre i1 primo tendeva a creare lo Stato, il secondo tentc a consolidarlo. Questo spieghi perchè il primo era impulso di liberazione e romantico; e il secondo di reazione e classico (D'Annunzio, Maurras). Questo spieghi anche la ragion d'essere delle costituzioni democratiche basate sul suffragio sempre più allargato, nel primo tempo; e la marcata tendenza alla dittatura castale ed oligarchica, nel se• condo. Per quanto il militarismo abbia seguito una sua linea logica in entrambi, i due momenti sono cosl diversi da far quasi cr-tdere che nel secondo la so• stanza stessa, anzichè la forma, sia cambiata. Ma non è. La conditio sine qua non del milit..arismo della prima epoca era la cittadinanza, la quale era data: o dalla nascita, o dalla naturalizzazione; da un fatto, cioè, naturale, indipendente dalla personale volontà; oppure dalla libera e volontaria scelta, previa 1a quinquennale residenza famigliare in un dato territorio, del cittadino ché tale territorio elegge quale sua patria. Questi due fatti che trovavano la loro espressione ideologica nella patria e nel territorio, erano il suli'- strato del romanticismo espressosi nei vari moti unitari e patriottici del secolo scorso. Essendo state, la maggior parte delle guerre in esso svoltesi, guerre di difesa (od avendole prospettate come tali, che è poi la stessa cosa), ne deriva quale conseguenza la necessità della leva generale obbligatoria; stantechè, essendo 1a patria la casa comune di tutti i cittadini, tutti i cit..adini medesimi atti alle armi sono chiamati alla sua difesa. Tal guerra richiedendo pertanto solo dei cittadini per l'occasione armati, l'elemento decisivo della vit• toria rimaneva ancora basato sul numero e sul vantaggio delle posizioni geografiche. Questo in un primissimo tempo. Già nella guerra europea le cose sono andate in modo diverso. 11 numero ha scemato l 1 sua quasi esclusiva importanza.; mentre le qualità specifiche o tecniche dei singoli componenti gli eser• citi sono sempre più emerse ed hanno ognora più affermata !a loro prepondcranzo. La navigazione subacquea, gli autocarri armati, l'aviazione e le varie applicazioni chimiche hanno sconvolto del tutto i metodi usuali e romantici della guerra fatta di aperti scontri fra eserciti sui classici campi di battaglia. Anche nell'ultima guerra gli eserciti han contato relativamente poco; mentre la vittoria è stata di quelle nazioni che più hanno saputo essere in.te• riormente une e<l agguerrite. Dal momento che i velivoli di guerra s'inoltravano per migliaia di chilometri oltre la linea degli eserciti schierati alla frontiera, i concetti stessi di frontiera e di combattente han dovuto per forza allargarsi cd estendersi, sì da includere in essi i territori ed i cittadini esposti o tale pericolo; tanto più poi se si pensa che ogni cittadino era combattente, poichè doveva colla sua collaborazione operosa render possibile e continuata la resistenza degli eserciti. Nell'aver creata e imposta t..a]e capacità di resi• stenza sta l'importanza morale e politica della guerra; come al suo attivo va computato il fatto che dopo di essa i cittadini si sono sentiti. più CÌl.tadini e più uniti. Il suffragio universale che ci fu elargito con la proporzionale è una conseguenza di ciò, com~ altra conseguewi:a dell'iste&io fatto è 1a nascita dei Par• Liti a conformazione nuzion.a1e. Un embrione di vita politica unharia e democratica era pur ~caturita dalla guerra, Lisogna riconoscerlo; e jo esM vedasi l'inizio immediatamente troocato d'una nuova epoca poUtica. L'unione soltanto degli aoitru impegnati io u.no stesso avvenimento, e jJ conseguente sviluppo della coscieo:ia politica, hanno servito da stimolo percht: dal popolo venga sentito il bisogno o deH'istruzione senz'altro, o di una maggiore istruzione. L'iniziale speciaJizzazione stessa della guerra, gia ricordata da noi, richiedeva dal cittadino una aia pur minima cultura: il fante che doveva far azionare una mitragliatrice doveva avere q·a.alcbe nozione ,lj meccanica; così il i,oldato di altre armi, iI perlezionameoto delle quali richiedeva che chi le faceva funzionare sapesse almer&o leggere e scrivere. Da ciò si può ricavare la conseguenza che 1a leva obbligatoria giustificava, anzi, rendeva indispenEa1:He l'istruzione elementare obbligatoria. lo tal sen,w l'esercito era, ancora una volta, l'espressione della democrazia. 2 Sul socialismo e l'Internazionale. Oggi le cose sono un po' diverse. Essendosi le nazioni - a1meno quelle europee -- gifl consolidate nei loro naturali territori, l'impulso e diventato un altro: da integrati\'O che era e dife~- sivo, è diventato espansionistico ed offensivo. Parallelo a tale cambiamento è a.--venuto il cambiamento formativo e tecnico degli eserciti. I quali nelrepoca che chiameremo romantica, erano quasi del tutto basati sul numero e non abbisognavano che limitatamente, delle capacità tecniche; oggi queste 1;1ltime sono diventate indispensabili e preva. lenti, ed hanno cominciato ad essere una cosa a sè. Per la logica insita in ogni manifestazione "itale, tale inizio di autonomia avrà ognora più degli sviluppi, ed i futuri eserciti finiranno per diventare sempre più una cosa a sè stante ed autonoma riguardo alle funzioni e riguardo agli scopi: u.n'isti• tnzione quali altre ne ha già "'-iste la storia. E del resto quanto è avvenuto col commercio con la religione, con la politica, con l'arte, ecc.; le :inali dz naturali espressioni di bisogni del corpo e dello spirito che erano, hanno finito per cambiare la loro fisionomia, il primo diventando affarismo, la seconda clero, la terza politicantismo, la quarta letteratura, e co·sì via. Ora, riguardo al militarismo, c'è da prevedere che ciò che era occasionato dalla difesa d'un dato territorio, diventi senz'altro una casta bisognosa d'agire per giustificarsi e mantenersi. • Tuttavia anche i Governi, perduta. l'occasione che convalidava l'ideologia della difesa patriottica dei nostri confini, finiranho coll'accettare il nuovo fatto e di valersene. Il nuovo problema che pertanto si presenta è quello di trovare una nuova ideologi.a mediante la quale giustificarne i nuovi fasti bellici, chiarirli ai popoli e renderli fauibili. Già vecchie nazioni in ciò favorite dalle tradizioni storiche a loro particolari, hanno cominciato ad elaborare tali nuove ideologie; con risultati tuttavia negativi, nonostante le contrarie contingenù apparenz~. Tale difficoltà è anche per grande parte dovuta a quel forte reagente chimi<-o che per l'Europa è stato il soci,alismo: specialmente quello marxista, il quale, servendo da guida per lo studio storico della borghesia, ha talmente scarnificoto il suo soggetto, da renderlo trasparente in ogni più intima fibra. In virtù di tale scarnificazione, alle future openrazioni belliche riescirà più difficile trovare un mito e.{ un'ideologia: noi pensiamo che non potranno manifestarsi in tutta la loro crudezza e col doYUk> cinismo. Inutile dire che tale cinismo accrescerà sempre più quel tanto di forza negativa che oggi è il socialismo; i I quale sul cinismo capitalista avrà il vantaggio di trovare un mito adeguato ed accettabile, nella con• templazione del quale far convergere i risentimenti degli oppressi e dei miseri: I 'Internazionale. Afl.MAJ."fooC.n.u.u. lmniinente: PIERO GOBETTI Risorgimento senzaeroi Nuovo saggio storico sull'Italia dopo il Settecento. 250 pagit,e. Ai prenota!ori L. 10. !'r.W - Anno V . RivoluzioneLiberale lmpegnamu .-;1,nd'ora i nostri amici e ab~ be,nati alla campagna di abbonam,,,nti per il 1926. Rivolu,ione Liberale diede il segno del rinnovarru,nto ,i.Pila nostra critica politi.ca nel 1?22. Avi:ersari e dissenzienti riconoscono che é la più seri.a p, originale rivista politica del dopo guerra. Intorno al nostro movimento ri sono venuti creando sempre più numerosi consen.si e sper..,ialmente negli ultimi due an.ni iniziative analoghe alla no3tra, riviste di critica ,,, di battaglia, i nostri amki avevano fatto sorgere a Milano, a Roma, a Napoli. Tutti qut'!,Sti tentatii:i purtroppo sono stati. immaturamente troncati da condizioni ogget. tive difficili. Rivoluzione Liberale é rimasta quasi. sola, anzi (a parte Critica SoG"iale, Criti.ca politica e Conscientia, che si propongono più s pecialmentc scopi di cultura e di revisione nell'ambito di speci.ali partiti politici o movimenti religiosi.) la sol.a rivista di formazione e di vita politi.ca di. aperta opposizione, indipendente dai p,,.rtiti. E perciò è assolutam.e.nte necessario che Ti,. nianiamo al no,tro posto. Rivoluzione Liberale in quattro anni non ha .,o/tanto r:lato un esempio di. fermezza politi.ca: ha raccolto i migliori .scrittori e ha dato documenti preci.si di trattaziane di tutti i nostri problemi politici e storici più urgenti. l 160 numeri della rivista finora usciti sono un documento unico di consultazione per la storia contemporanea. Dalle rii.iste europee pi.ù importanti, dalla Revue de Paris alla Wissen und Lehen, alla :'ì"ova Europa, questa funzione culturale di Rivoluzione Liberale è stata messa in rilievo da autoreuoli scrittori internazionali. Non abbiamo dunque promesse da fare per i! futuro : i lettori sanno che continueremo nella nostra funzione di avanguardia della presente lotta jJOlitica e che continueremo a offrire alle nu.ove generazioni una raccolta degna di studi politici. Per questa sua doppia funzione la Rivoluzione Liberale ha saputo acquistare la sua autorità e il suo posto nella opinione pubblica. Continueremo le rubriche inizio.te: Politi.ci d'oggi, Vita meridionale, Vita internazic,nale, Risorgimento. lnizieremo presto un'inchiesta internazionale sul socialismo. Continueremo ad avere gli scrittori più autorevoli e i giovani più originali. • Ma è indispensabile che quest'armo gli abbonati di Rivoluzione Liberale siano raddoppiati. Nessuno deve negarci la. sua opera di propaganda. Del resto, con le speciali facili,. tazioni date per l'acquisto dei Libri nostri, l'abbonam.ento sarà interamente rimborsato. Chi rinnoverà l'abbonamento jJrima del 1° dicembre 1925 riceverà in dono il volumetto di P. 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Cagn.a che treut 1anni fa venne salntato dalla critica una. nime, da De Amicis. Abba, P. Lioy, ecc., come il Balzac italiano e che ingiustamente è stato ora di• menticato, sappiamo di offrire al pubblico un'opera capace di affascinare i lettori più semplici come i più raffinati; e siamo sicuri di rivendicare una delle nostre solide glorie ltmerarie. "L'ECO DELLA STAMPA,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali' e riviste fobdato nel 1901, ha sede esclusivamente in Milano (12), Corso Porta Nuova, 24. l'llllRO GOBlllTI'I DI.rettore responsabile. T!pograji,a 0.,rlo A_,,,., - Torillo.

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