La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 37 - 18 ottobre 1925

b spirito Il destino storico della Sicilia è stato se• gn.ato, fin d.alle origini del mondo, dalla sua atessa natura insulare e dalla sua configura• zione geografica. Ultima sporgenza tent.aco• lare dell'Europa verso l'Africa, ponte gettato fra due continenti sul Mediterraneo, essa oi è trovata all'incrocio delle granch direttrici •toriche che segnano, dal Sud al Nord e dall'Est all'Ovest, la marcia delJa civiltà. Il suo fato, così, era :fissato dalla sua slessa posizione: O dominare o essere dominata, o costituire il nucleo d'un Impero o essere schiava; ma post.a, agli albori della storia, al centro d'un triangolo .ai cui vertici stavano A lene, Cartagine e Roma, fu travolta nelle lotte di questi formidabili competitori, e di• venne, successivamente, il campo di lotta e il luogo di convegno obbligato dei vari po• poli che svolgevano pel Mediterraneo i loro itinerari di conquista. Questo lungo e ininterrotto servaggio ha avuto conseguenze di molto rilievo per la formazione dello spirito siciliano, e, sopratutto, per la sua concezione dello Stato. Il potere sovrano è &t.ato sempre, in Sicilia, molto lontano, avulso completamente da quelli che sono gli elementi costitutiv·i della sovranità, il territorio cioè, ed il consenso del popolo. La Sicilia ha visto sempre il potere dello Stato sotto la forma concreta del soldato straniero che devasta e saccheggia, del gabelliere che estorce i tributi, del magistrato che i:-i avvale della carica per angariare ed arri<> chirsi. Da ciò l'odio istintivo contro l'autorità costituita; ma nello stesso tempo, ciò che sembra un paradosso e non è, la concezione astratta dello St,ato lontano, che, appunto perchè lontano, acquista valore qu.asi' mitico ed ideale, e da cui si attende quella che è ]a speranza piì1 viva e indistruttibile di tutti gli oppressi, la giustizia. È m.;}ncata, inso-mma, in SiciHa, quel1a elaborazione spirituale per cui si è giunti alla concezione immanentistica dello Stato moderno, e perciò si è conservato più forte il senso, anzi la gelos~a, della libertà individuale; quel &enso della libertà che nei 1·egimi moderni, basati •ul concetto della sovranità popolare, .6Ì è 'venuto affievolendo per la convinzione che il potere politico deriva dalla volontà &tessa del popolo, che non ha, ·quindi, bisogno di -essere difeso contro se stesso. • Nello stesso tempo la di~tinzione fo11damentale fra lo Stato, ente ideale e trascendente, e i suoi organi, nemici p~r defi~. zione, dei quali il tipo è io sbirro, questa distinzione, essenziale per la mentalità sici. liana, ha valorizzato grandemente il concetto della legge. Questa viene concepita anche essa in maniera trascendente, come qualche cosa dl superiore alla volontà degli stessi or• gani del potere pubblico, come qualche cosa nella quale le esigenze della libertà devono trovare la loro più sicura garanzia e la loro più alta difesa. , Concetti; questi, che .possono spiegare il curioso fenomeno di tutte le sommosse sici. liane, anche le più recenti, quelle· del 1894, per esempio, durante le quah si bruciavano - i Municipi, si abbattevano i casotti del dazio, e si assassinavano i galantuoniini più abbor• riti, portando in trionfo, il ritratto del Re. È lo stesso fenomeno, del resto, delle mani• fcstazioni anti-fasciste del cosiddetto soldino; ma non c'è bisogno di scendere ai dettagli ed alle esemplificazioni più o meno 1·ecenti, perchè è tutta la storia politica della Sicilia, la "tradizione nobilissima dei suoi Parlamenti, la difesa tenace della costituzione contro i Borboni, che ci rivelano l'armonica coesistenza •nello spirito siciliano del senso geloso delle libertà individuali e della ooncezione trascendente deUa legge, ereditata, insieme col gusto_ della dialettica, dallo spi• rito greco. Se è mancata nello spirito siciliano la concezione dello Stato moderno, vi sono anche altre lacune nella _sua esperienza e tradi. zione, che h.anno avuto ed hanno, tuttora, conBeguenze di non poco momento. Anzi tutto la mancanza di quel periodo storico dei Comuni, che tanta e così grande importanZa ha rivestito in altre parti d'Italia; di fronte al regime feudale si sono avute, soltanto, in Sicilia, le città di Denw.nio regio, ed è mancato,, così, quel termine medio fra lo Stato e l'individuo che venfie realizzato precisamente dal Comune. • Da ciò l'importanza assunta nella nieùta]ità siciliana dal concetto dell'individuo, posto con1e unico e solo antagonista dello Stato tiranno, difeso contro di esso da quelle leggi elementari, le leggi non scritte di Antigone, che trov·ano il loro fondamento nei rapporti di Natura, e che il siciliano è portato a considerare come più_ alle e più valide delle leggi formali-. Insieme colla fase storica comunale è man• cata anche, in Sicilia, quella fase dell'economia mercantile, che rappresenta il neces• sario periodo di transizione verso l'attuale forma di economia industriale. L'isola è riLA RIVOLUZIONE LIBERALE siciliano m.asla, per questo riguardo, fino a ieri, a1la vecchia fase dell'economia terriera, aggravata dal permanere e dal prolungarsi del regime feudale, e questa lacuna nello aviluppo storico ed economico della Sicilia oi riflette ancora oggi nella costituzione delJ.e cosiddette classi dirigenti, nelle condizioni spirituali delle popolazioni dell'isola e nelle loro stesse caralleristiche cu!Lurali. È a <JUC• sta lacuna, infaui, che si deve riferire, ne] campo econou1ico e sociale, lo scarso sviluppo dello spirito di organizzazione, e, nei campo politico, il prevalere della borghesia accademica e professionale, a cnltura di tipo prevalentemente giuridico ed umanistico. Un'ultima lacuna, infine, è da notare nella formazione storica dello spirito siciliano. Se in Itali,, la Riforma è mancala e non ha avuto effetti sensibili, in Sicilia essa è si.ala completamente ignorata. Il popolo siciliano, in fatto di religione, è rimasi.o fermo ad un cattolicismo puramente formale, contaminato di elernenli paganeggianti; feticismo in basso, scellicismo ed indifferenza in alto. Il con• cctlo dell'individuo risulta, così, nelle classi colte, avulso anche dal legame religioso, pri• vo di quel con tenuto di interiorità che è, appunto, un prodotto della Riforma, e subordinato esclusivamente ad una morale del tutto formale, e perciò tanto più rigida, ma non sufficiente a correggere gli istinti egocentrici della razza. Nelle masse, poi, l'individuo, o resta strettamenle legato alla tr-;1dizione e incapace di liberarsene, o si mette, addirittura, in loua aperta e violenta con essa nella forma tipica della rivolta antisociale, trovandone qualche ,·olta la spinta proprio nello stesso sentimento ·i-eligioso, falsato o erroneamente concepito e interpretato. Lo spirito siciliano circola, così, intorno a due concetti fondamentali: quello dello Stato ooncepito come qualche cosa di trascendente, distinto dai suoi organi- particolari e contingenti, agenti nel tempo, e quello, dell 'individuo, concepito come solo elemento attivo opposto al 1n-epotere ed al trasmodare di questi organi, come principio; .autonomo, anzi·, di organizzaz~one sociale nel campo dove non arriva e non deve an·ivare l'azione dello Stato. Da ciò l'indole individualista della razza, quale si può rilevare da molti elementi tipici del carattere siciliano. Vale a dire 1 0 spirito di· insofferenza, e, qualche volta, d-i prepotenza, il senso eccessivo della dignità personale e del punto d'onore, la riluttanza ad ogni disciplina coa tt.a e i.l senso di disprez. zo verso la legge formale e le sue sanzioni. Sono questi caratteri che spiegano l'omertà,, L, mafia, il brig~ntaggio e le forme speciali di delinquenza della Sicilia; ma senza en• h·are nella sfera del!' anormale e dell'amorale, è assolutamente necessario che di questi elementi si tenga conto q_uando si voglia esa• minare la colorazione speciale che prende in Sicilia l'azione politica. • Sono proprio questi caratteri psicologici, infatti, che ci spiegano l'impossibilità di una disciplina rigida di partito in Sicilia, più ancora l'impossib,ilità della costituzione di par• titi veri e propri, dacchè -la vita po\jtica finisce per polarizzarsi quasi esclusivamente attorno alle figure di maggior rilievo, ed aglj uomini più rappresentativi, intonandosi ai particolari caratteri, alle doti ed ai difetti di questi. È, insomma, una concezione della vita politica fatta a base di individualità preminenti per forza d,ingegno, ma più ancora per violenza di carattere o per energia di volontà, attorno a ,cui non tardano a formarsi le cosiddette cr'icche, cioè le camarille e le piccole consorterie. Questo per le classi cosiddette dirigenti, chè per le masse la con• cezione •della vita politica è fatta, addu:it• tura, a b,ase di eroi. E questo spiega 1nolti fenomeni_ di facile infatuazione per alcuni .,1..1ominic,he altrove devono i-iuscire quasi assolutamente inesplicabih: il mito De Felice, per es., all'epoca dei Fasci, e più tardi an• cora, a Catania, malgrado l'evoluzione politica dello stesso De Felice, divenuto, negli ultimi anni, addi.;:ittura un giolittiano; il mito Palizzolo a. Palermo, ai tempi del processo Notarbartolo, ma più di tutti il mito Nasi, nel quale le n1asse siciliane parvero, per un momento, sintetizzare la loro coscienza re-, gion.ale. Raccogliendo, adesso, le fila del nostro di• scorso possiamo dire che l'individualismo appare, senza dubbio, in Sicilia, come il car.atte,·e più saliente ed espressÌvo dello spirito della razza. Ma questo si è formato anche .attraverso le varie dominazioni che si sono succedute nell'isola, .attraverso la seco1ue con1mistione con .allre razze, che gli hanno ]asciata:, volta .a volta, a guisa di stratifica• zioni geologiche successive, il sedimento delle loro p.articolari caratteristiche: lo spirito mercantile dei Fenici, la cupa violenza della razza Punica, il gusto estetico e dialettico dei Greci., il genio costruttivo e giuridico di Roma, il fatalismo dei Musulmani, la spi• rito d'avventura dei Nonnanni, il concetto monarchioo degli Svevi, il donchisciottismo degli Spagnuoli ... Elementi tradizionali moltcpli.ci, fw;i ad uniti, dal travaglio dei ~ecoli, che fanno, oggi, della Sicilia una delle più ricche e sorprendenti riserve spirituali deJl'ha.lia e dell'Europa: il tipo insomma, più completo ed espressivo cli quello Spirito Mediterraneo, complesso, molteplice, e pure unitario, che ha avuta, sinora, scarsa infl.u.,;nz.a ndJa sloria rnodcrn.a cli fronte al prevalere di altre razze piè, evolute, ma che, poalo a contatto più immediato colla civiltà, e forgiato al fuoco della crisi economica e spirituale che il mondo moderno attraversa, potrà, clomaro, cosli.tuire un faltore nuovo e decisivo nello sviluppo avvenire ,Jella civiltà europea. SALVATORE VITALE. Lettera a Missiroli Torino~ 10 9ttobre. Caro Missiroli, Ho ricevuto il tuo articolo, che non pubblico. Tu sui che Rivoluzione Liberale non è l'Epoca. lo devo rispettare i miei lettori. Vedi poi l'ironia della tua tesi mussoliniana: in Torino sabauda il tuo articolo « Fascismo e Monarcliia )) sarebbe sequestrato! Della tua « conversione ,, naturalmente non sono stupito: mi pare anzi che il commento moralistico del Mondo sia fuori di tono. Le tue tesi non mi hanno mai scanda. lizzuto. Anche questa volta tu hai sbagliato di poco la niisura. È verissùno che Mussolini s.ia senipre rimast:o, non diciamo socialista, diciamo ... « blanquista )>; è verissimo che il fascismo è uno cc schietto " fenomeno popo• laresço. Tu hai sempre letto più Oriani che Marx: è giusto che tu scambi il cc po polo » col proletariato. Ti si può augurare che le tue arti di teorico <ip licate a un movimento di plebe ti riescano anche più brillanti? Spe• riamo che il fascismo non ti tratti come So/• fici: che non ti faccia sacrificare la lirica pura sull'altare della patria. Sarebbe un. peccato: io non ho mai ere-. duto alla tua serietà politica, 1na sono sempre pronto a giurare sulle tue risorse di scrittore. Non giocarmi qJ1.est'altro tiro di farmi ricredere! Non te lo perdonerei e mi troveresti più arcigno e più moralista del Mondo. Cordialmente. PrnRo GoBETTJ. PIERO·GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 60 B. RIGUZZI-R. PORCARI La· cooperazione operaia •500 pagine - L. Hi. Una vera e propria en~iclopedi.a della. cooperazione lodata dagli uomini di tutti i partiti. Giudizi della sfampa: Gli autori hanno assolto degnamente il compito pu.bblicartdo <Juesto libro nel quale il problema è esaurientemente esaminato. « La Giustizia )), 10 agosto. La parte storica è specialmente interessante. r.c La Sera)), 1 29 giugno. Esposizione piana, analitica. In taluni punti è critico e di giudizi acerbi su certi atleggiament-i della cooperazione itp.liana. « Battaglie sindacali ,,, 25 giugno. Esposizione serena e obbiettiva, senza intenti polemici o partigiani. <1. Rivista della Cooperazione -,,, giugno. Revisione del movimento cooperativo italiano ~n generale. «Avanti!>>, 25 giugno. È uria difesa della cooperazione italiana che però ha il merito di non nasconderne i difetti e di non risparmiarle le critiche. È concepita e suddivisa con chiarezza. G. PnEZZOLINI « Il Leonardo )), giugno 1925. Gli autori dimostrano una ·buona conoscenza dell'argomento. <( Civitas >), 19 luglio. Si occupmio di lutti i tentativi che da qualsiasi, gru.ppo di cooperatori siano stati fatti. « Italia del Popolo», agosto. Utilissimo libro. « La Giustizia )) <li Reggio Emilia, 9 .::i:gosto. Libro di vasta mole. ' « Il Lavoro ,, di Genova, 5 luglio. È straordinariamente utile e interessante. Informa• tissimo. Obbiettivo. N. M. FovEL, nella « Voce Repubblicana, 20 giugno Libro di due valenti cooperatori. « Lavoro ,,, Biella, 12 giugno. Una lrat_lazione completa di tutte le materie che alla cooperazione mettono capo. « Giustizia », 11 luglio. La letteratura cooperativa italiana è in rialzo. « Cooperazione italiana ,,, 23 maggio. 151 I danndi elprotezionismo Il rincrudire del protezionismo n0-n è J;. mitato all'Italia. Tatte Je o.azioni vanno ora• mai vers,o ,ruesto sistema dj governo economico ed anche gli Stati di recente fonn.azione - anche i più piccoli - si sono barricali dietro tarjJie ferocemente protezioniste. La tariffa i laliana del 1921 è un episodio di un vasto movimento mondiale che carat• terizzò la politica commerciale daJ 1920 al )922. Anche l'Inghilterra ed il Bel,;io che prima cieli.a hruerra sehruivano una politica doganale con jmpronta Jiberlsta o per lù meno prevalentemente liberale, si sono lasci.ate fuorviare dalle nuove dottrine economiche. L'Inghilterra, il paese classico della economia ljherista, va scontando la rua r:rnova poi ilir:.a predicata da J oe Chamberlain ed applic.at.a sino alla esagerazione dagli attuali governi sia dell'Jnghj]terra che degli altri paesi. Una gravissima e,-riai, tanto più preoe,. cupante in quanto che acmsce un male che dura da annj, minaccia seriamente l'economia cli quella nazione: è la crisi dell'industria che nel numero dei disoccupati - più di 2 mllioni e m.ezw - rivela una situazione di non dahhia ed eccezionale gravità. La situazione si può riassumere così: aumento dei consumi e del costo della vita; aumento dei disoccupati; iliminuzione delle esportazioni e quindi diminuzione delle ore di lavoro e della produzione. L'Inghilterra è orga-nizzala da un secolo per i] commen .-.i.o di esportazione: esea acquista attualmente all'estero i due terzi dei viveri che consuma e paga queste importazioni col ricavato delle sue esportarioni. Ora, da qualche tempo l'Inghilterra aumenta sempre pjù le sue compere e diminuisce le sne vendite non potendo competere con i prezzi del mercato straniero. Le importazioni vanno sempre più crescendo~ mentre le esportazioni non sono aumentate in modo corrispondente e la bilancia commerciale precipita sempre più nel passivo. Le difficoltà delle esportazioni derivano dall'alto costo dei prodotti, conseguenza dell'enorme rincaro della vita. Di. qui la disoc• cupazione specialmente nel ramo industriale. Entrata nelia via del libero scamhio durante il Ministero Canniog e Huskfason nel 1823 e 1824 col preval.ere della dottrina liberale, 1'Ingh.iJ terra costruì su questo sistema eco• nomico la sua potenza economica ed· imperiale. Cadnta ora nel nrotezionismo ad oltranza, sconta la fallacia delle nuove teorie. Come appare dai dati che pubblichiamo più avanti e che segnano l'importazione e Pespo-rtazione dei maggiori paesi d'Europa e degli Stati Uniti d'America (1), due sole nazioni, la Francia e la Ceco Slovacchia hanno l'esportazione superiore all'importazione: la Francia in virtù della conquista dei bacini minerari, tedeschi che le forniscono le mate• rie· prime necessarie alle sue industrie; e la Ceco Slovacchia, che nel 1920 aveva una esportazione di oltre 4 miliardi supériore al. l'importazione, ma ha ridotto questa cifra a poco più di 1 miliardo ed andrà man mano scomparendo, secondo quello che si può dedurre dai recenti bollettini doganali di quel paese. Risultato della protezione doganale, che ha effetto contrario, come appunto volevamo dimostrare. Le importazioni Inghilterra, 1892 superano le esportazioni per L. 2000 milioni )) 1913 "3348 )) )) 1924 "8608 )) Svizzera, (al cambio di L. 25) 1913 Frs. 543 milioni )) 1924 )) 434 )l Danimarca, 1913 Kr. 140 )) 1924 )) 209 )) Germania, 1913 Marchi 672 )) )) 1924 M. oro 2603 ;) Belgio, 1913 Frs. 83 )) )) 1924 )) 3687 )) Spagna, 1913 Pesetas 248 )) )) 1924 )) 1468 )) Stati Uniti, 1913 dollari 673 » )) 1924 )) 960 )) Francia, 1913 Frs. 128 )) Le esportazioni superano le importazioni per Francia, 1924 Frs. 1321 milioni Ceco Slov., 1920 Kr. 4185 » " 1924 ,, 1104 ,, Appare dunque evidente che in tutti i paesi le tariffe dogan~li aumentano il costo di pro• duz1one dei prodotti manufatti che troYano difficoltà nello smercio all'estero. Nessun pae. se sfugge a questa inesorabile legO'e economica. Dalle cifre sopra esposte balz; evidente la tragedia economica dei paesi produttori: eccettuata la Svizzera che ha diminuito rl.i un quinto lo sbilancio fra l'importazione e l'esportazione, lutti gli altri paesi hanno aumentato questo sbilancio, alcuni in modo veramente impressionante. La stessa Gern1ania che da Stato agricolo si è trasformata in Stato industriale, fino al 1875 - prima dell'avve• nuta trasformazione - esportava prodotti agricoli; alla vigilìa della guerra un terzo della sua popolazione, che si avvicinava ;,i 70 milioni di abitanti, dipendeva dall'estero per il suo nutrin1ento. Con la tariffa del 1921 in Italia si aumen• uirono i dazi mediante i coefficienti di mag-

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