La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 35 - 4 ottobre 1925

Risorgimenfo BALBO Cesare Balbo è uno dei teorjci del moderatismo. Quesla cJassificazione sveJa iJ car.al• tcrc fondarrwntale dell'uomo 11cll'ovversio11e i.stinLiva ai tcntalivi nwzziniani. li scnRo positivo proprio al popolo piemontese ~ in lui dote rcntrulc e predo1ninantc. Invano c·crchcrcste nelle sue pagine qualcosa che attesti un Jjristno sia pure sotterraneo e latente. Una qualunque affinità con Gioberti. Gli cnln:-.iasmi, i voli pindarici e via clisrorrcndo, sono completamente estranei allo spirito balhiano. Il f'ioberlismo della giovcnli1 si deve considf>rarc come effetlo di uno si.alo cl'aui1110 fatale e lrai 1sitorio. La stcs~a prosa irta, involllta, contorta, nelJa quale s! .,rvvcrtc la volo11tà delle analisi che valgano poi a giuslifìcarc le sintesj e Je conclusioni è prova pa-ln-1.are €'rl cvidenle di 1.111 temper,amenlo alièno dag.li slanci Sf'nlimenlali e preoccupalo sopr.alutto cli trovare sè stesso t1ella realtà storica. Ciò serve pure a n1ostrare il car.allerc del suo moderatismo. Il moderatismo nel Risorghnculo rappresenta il punto d.i arrivo di un soluzioi1c di cor...tinuili1. Dal Rinascim•,1110 alla Controriforma acl esso è il medcsi.1110 processo che diviene e s{ attua. L'anima iWEana priva del senso dei colori etici ,lclla personaliti,, tagliata fuori dal Concilio di Trento dalla vita europea al primo contatto con i tempi moderni, s,·ela la sua inc.,pacità democratica. Non lta la nozione degli inevitabi,li contrasli attraverso i quali la v.ita diviene, non percepisce d'istinto ]a tragi<!ità della storia e si rifugia in sognj idilliaci, traduce l'Arcadia nel campo politico auspicando unioni e ·compromessi. Il moderatismo è la conseguenza di tale stato d'animo. In Balbo esso nasce invece dal culto verso la 1·ealtà, dall'attaccamenlo ai fatti, da una limitazione di orizwnti che non fa vedere da superiori punti di vista ideali, processi secolari e sbocchi rivoluzionari. L'esperieL1Za della vita piemontese lo tiene prigioniero e rende goffi i tentaùvi di interpretazione filosofica a grandi linee,· poichè essa adattandolo let1tamente a sè ha spento o quasi· i focolari metafisici o immaginativi ed ha plasmato il suo carattere a propria simiglianza. • Nelle Speranze d'Italia qneste osservazioni trovano riscontro e prova.· Agli entusiasmi giobertiani allora non del mtto passati, egli reagisce con una premessa che vorrebbe essere l'indicazione di vie nuove da battere. Dice: « Niente sogni, niente utopie, niente progetti realizzabili a lunga scadenza. Qualora noi si intende far qnalcosa di buono è necessario vedere che cosa si può fare nel corso della nostra vita e di conseguenza bandire le i-osee illusioni>>. L'allusione contro l l Primato balza chiara ove si voglia pensare allo spirito dei tempi che vibrava all'unisono con qnello di Gioberti. È l'osservazione degli avvenimerlti storici, la nozione della multiformità delle vicende, della varietà dei conflitti religiosi, sociali e politici, che operano nello spirito del pien1ontese in tal guisa da fargli respingere a priori l'utopia neoguelfa. Questo fìammeggia3:e di visioni, di miti, attestante non volontà di lotta ma giubilo per un pacifico svolgersi dei fatti lontani, lo irrita in tal maniera da rendere in lui necessità illteriore il porre la premessa disilludiLrice senza eufemismi, con asprezza. Balbo non capisce qnesto sospirato primato. Poiché gli manca la potenza immaginativa del Gioberti e non sa sollevarsi sulle ali della fantasia, .così da servirsi di dati storici per elaborare sogni d:i.a_rtista,rimane estraneo allo spirito animatore del guelfismo. Il lono di vita del Piemonte (tutto preoccupalo per 1e necessità del suo esistere; di mantenere attorno a sè l'equilibrio con destrezza diplomatica rafforzando d'altra parte la sua costituzione con iniziative economiche), dà alla sua natura il senso dell'attualità dei PIO· blemi da risolvere, per cui non viene com• preso come il passato possa essere riproposto quale mèta dell'avvenfre. L'idea animatrice della sua polemica in qnesto riguardo si può cogliere pensando a ta]i osservazioni. Qui Balbo, incapace per povertà di cuhura di spostarè sopra un terreno realistico il dibattito, è trascinato nello stesso piat10 metafisico del Gioberti. E dato che le grat1cli correnti del pensiero moderno non vivono nelJ'anima sua così da fargli tracciare sicLuan1~nte sintesi ideali, la confutazione viene basala unicamente sull'istinto e su iùtuizioni osctne e confuse. Ecco quanto egli afferma: « Tra le nazioni pagane e le nazioni cristiane vi è una grande differenza. Le prime sono a fondo statico. Le altre sono basate sul dinamismo ». Ragione questa per cui le une ebbero uu primato unico e si dissolsero mentre le seconde avendo1 un primato ·vario e trasmissibile vi. vono e prosperano. Ora l'Italia il suo primato l'ha avuto: qnindi è assurdo parlare di ritorni in quanto il passato è la premessa di un diverso avvenire. La naturn puramente gene.rica di tali rilievi svela un fiiosofo della storia itnprovvisato. La percezione degl_i abissi fra paganesimo e cristianesimo, della ineLA RIVOLUZIONE LIBERALE sauribililù di quest'ultimo rimane Jnimor: diale, non sa trovare clementi per concrcùzzarai pjl1 rlecisa1n,.,.nlc e giuugPrc ad impo- .st.azioni r.aclicalj e precise. i'ccl (linamii;mo, Balbo nou sa ,edPre gli opposti ,·rcatori, Je .antitesi superate poi dallr· &i11LC'13i .rivoluzionarie, onrlc nello sforzo della ,·ostruzione afflrn:ìrÌa ~ giunge .al parudtJi,so. S,· ncJ Primrtlo non si può sperare in d, f'f'0s.adnnq-ue ì Irrito sperarcY Nell'uniti,, forse? Anche que!;l.a ipolesi viene 1,c..urt.ala. Lo hl1ulio del \krliucrn ,·on le lolle fra città ,, <'illii lo raltrisla Lalmenlc lino a faqdi pc•rdrre l'a<lc- ~ionr alla realtà. Ond,· i· ;,orlato a C'rcder<" t'ht fc <1idsioni rc•gionali fie1·ol.ari sicno oBta• (·oli in.;ormontahiJi per una fc.,rm1ulone nH• zionalc. La deficienza di fr-d,· r di cultura quì !-t'g-uit.an limitare la visi on<', fa hC'.OJ.ifinare ncll'nlopia. Balbo prec'pita in trna posizione che non si, può rilevare r-enz.a 8fHlnli d·iruaia. Eg!i, partilo in guerra contro i soµ11i degli utopisti, conlro .le illusioni discducatrìci del giohcrtismo, per le clefirienze elci rantltcrc giù iUusLratc, cade .and1e ]ui nel~ i"aslrallo e nell'assurdo. Una visione slo1J·i.ca dell'avvenire del Risorgimento ~ al di fuori delle sue possibi1iti1, invero n101to limitale. A qt1esto propositH le doli profonde dello .,to,.rico avrebbero dovuto essere accop1,iale <·on Ja fede e con l'idf'.alisn10 maz;r,iniano. Si finisce, perc:iò, _ ineluttabilmente ne] gioco di fantasia. Balbo si chiede: Quali sono le cose l'eali~zabili imine.diatamenle? L'indiJ)endenza: ecco il punto su cui convergono le sue idee. Ottenuta questa si vedrà poi. E sostiene l'unione cli papa, popolo e principi al fine di cacciare gli stranieri. E si infervora tanto in codesto suo progetto sino a pensare quali vantaggi potrà ogni Stato avere da' 1H1a guerra con le finalità di sopra. La qnistione in cui egli in riguardo non riesce a veder chiaro è quella dell'interessamento da destare nel regno• di Napoli. TI terrjtorio dello Stato Pontificio non può essere toe<'ato. Quindi? Un lampo di genio e l'cnimma viene risolto. La quistione d'Q. ricntc e la costa africana. Se Napoli ajaterà il Piemonte questo lo aiuterà dopo nelle con- 'JUisLc che vorrà fare per <'spandersi nel Mcditerrunco. Chi non ricorda l'epigramma fa. n10&0: R BolbrJ vuol cht' dai tPdeschi lurchi f~ibr,rar nrm ri fJfJ,'lfSUIHJ rhe i turchi. An('hc l'ironia popolare trova questa costruzione priva di f<,nrlam<·nto e la <lemolisce prosp<'tLando gJi eRtrt~mi, J,Jenzapietà. L'ari• djtà f;(!Tilim~ntaJc non daruJo nes~un calore al1'uto1tia la fa ca,l,·rc r,pJ ridjcolo. In sostanza quindi uoi aiam<J a cow;iderare un temperarn('nlo rc.ali"4tiro che per dcficien,-;a di orizzonti finisce con J'aJm.anaccare caste1L in aria. La rlifforcn,.a r,on Gioberti sta in ciò: mentre f]Uesli fabhric·a falsi miti sulla scorta delle facoltà li,·iche " immaginative, BalLo fabbrica progetti irrealizzabili puntando <u dati di fatto. Ma egli 11011 vedendo come l'unione di popolo, principi e papa, fosse una <'Osa cla scartarsi a priori, non comprendendo eome lln 'azione dj popolo poteva sussisLerc solo COJllJ'O princi1)i e papa, non intendendo che mai il papa avrebbe potuto partecipare ad una t,rt1.erracontro gli stranieri se non danneggiando se stesso, si mantiene nello identico p·iano del suo antagonista. TI realismo piemontese quì dunque fallisce perché ignaro della dialellica rivoluzionaria del mondo moderno e perché non nasce da elaborazioni originali e creatrici al medesimo tempo di alti osservatori ideaJi. Per riuscire esso dovrà ri. cercare se stesso più che nella storia o nella lìlosolia politica, nell'azione diretta sulla Yita secondata dalJa secolare esperienza diplomatica e cl.a m, 'audacia profonda e basata sulla cognizione cli elementi da dominare. Cavour nel '59 battendo moderati e mazziniani colla sua opera demiurgica e realizzatrice dimostrerà le vere possibilità della razza piemontese. CARMELO PUGLIONISJ. La Ginevra italiana Che l'Italia abbia una piccola Ginevra, è cosa nota; dico all'estero. Quanto a noi è inteso che cotesta nostra Gillevra debba ri111..ane!'e un segreto. Ma, due ore di ferrovia cla Torino, tre minuti cli strada per ,viali ombreggiati da platani e ippocastani, ed eccoci nel cuore cli questa minuscola Ginevi-a, di , <JUesta grazi·osa· e linda Torrepellice, e giunti davanti alla Fon Lana che è dono di un Re al -popolo, martoriato per secoli a causa della sna Bibbia e del suo Cristo, ma fedele ai suoi Princi.pi, onlinati da Dio a compiere l'mti>ficazione italiana. Sul fronte della Fontana si legge questa dedica: « Il Re Carlo Alberto • al popolo che l'accoglieva - con tanto affeuo ». In genere le lapidi portano incise le parole 'pronunziate da un popolo o da 1111 rètore all'indirizzo di un Re. Su questa pietra sòno incise le parole che un Re volle dettare per un popolo. • Giornali, librerie, chiese e scuole. Questa cittadina di 5000 abitanti, richiede al più affrettato dei suoi visitatori parecchi giorni di sost?, per narraxg1i tutta la storia secolare dei valdesi e pe1· moslrargll nella pietra le stigmate del marùrio, e, nel ritmo della giornata che trascorre, i segni della sua nuova vita. Cinquemila amtanti, dicevo. Ma con qnattro giornali locali, ·uno scritto in francese e tre òn italiano: L' Echo des Vallées, La Voce del Pellice, Il Pellice, L'Avvisatore Alpino. E con parecchie J.ibrerie, nitide e lucide, con nn'accurata esposizione di libri negli scaffali e nelle vetrine che non può non sorpren• clerti, specie se ù ricordi cli certe grosse e p-igre cittadine della penisola, magari con· sessantamila abitanti e con qualche libreria che è in fondo una rivendita di carta per gli scolari e _per gli azzeccagarbugli. Qui, come a Milano, come a Torino, a Roma, puoi trovare gran parte delle novità del giorno: le nuove collezioni dei migliori editori italiani sono tutte a porta la di mano. E c'è il reparto delle belle edizioni d'arte, Se ti ricordi per la Lrentesima volta dei cinquemila ahitanti, dovrai venire alla rallegrante conclusione che qui la percentuale degli analfabeti dev'essere mollo bassa, dico no,1 fra i cittadini, ma fra le bellissime mucche che dànno il bano fresco, e saporito al vecchio Hotel de l'Ours, dove hai pranzato iersera con gran soddisf a2>ione della tna anima. Battendo il viale maggiore, passi 111 rassegna tma sexie di umilii ma vivi monumenti. Ecco òI Tempio Valdese, dal corpo strntto fra due agili torri. Se è giorno di domenica, una folla di valligiani si assiepa presso la porta ad archi rincassali. Se varchi la soglia, qualche tuo venerando pregiudizio sarà messo a dura prova. • Questa imagine della Casa di Dio, affidata tutta alla mano rude e potente dell'architetto, come se0 le altre arti non fossero ancor nate, il cui disegno• non si spezza se non per lasciar filtrare la luce da un tramezzo di tiepide vetrate, che riescono a ordinars.iJ e a configurarsi in simboli, fa subito presa sul mo sparito,, e ti spinge ai piedi del1 'Eterno. Una sorpresa ti aspetta a due passi dal Tempio. È il candido palazzo su cui legi:,ri Convitto Valdese. Questo edifizio che accoglie gli smdenti clii liceo che da ogni parte d'Italia vengono a studiare a Torrepellice, sotto la guida di professori valdesi, è un piccolo monumento. Su·ana idea ... che mi fa pensare a certa poesia in prosa che va meglio di tanll bei mucchi di strofe con versi ritmici e con rime. Mi spiegherò meglio, dicencl.o senzSaltro che questo edifizio scolastico è dedicato ai caduti. Varcau. la soglja, stille pareti laterali dell'ampjo vestibolo si leggono incisi in 01·0 i 116mi dei cinquecento valdesi morti sul campo. Non v'è clu.bbio che nna simile idea, dif. fusa e applicata in larga scala, apporte1·ebbe 1111 danno .incalcolabile a qnesta Itali.a perpetuamente infestata di marmoree cavallette. Ad aver tempo, e a riflettere 1~ po' sui cinquecento morti offerti alla Patria da un così piccolo popolo di mohtan.ari, di artigiani e di piccoli borghesi, si potrebbe trarre la malva.gia conseguenza che questa religione fatta di Bibbia senza commenti e di chiese senza le belle leccature dei pittori e senza gli scherzi, spesso· CO$Ì grotteschi, dei liberi sculto•ri, dovrà ave1·e esercitato il suo ·bravo peso stùle ossa di tulli questi ereti<:i, per spremerne tanto sacrifizio e tanto sangue. Il Sinodo. Ma, a intendere pienamente tutta la capacità di rinnovamento spirituale che queste poche migliaia d.i alpigiani portano con sè, e la sostanza degli ideali religiosi che da secoli li fa denominare valdesi ed eretici più che cristiani, occorrerebbe vederli, raccolti nelle loro at1nuali assisi ecclesiastiche designate col nome di Sinodo. Il Sinodo è la suprema uJagistratura religiosa dei V.alclcsi delle Alpi e dei Valdesi spai:si dovunque in It.alia: a Torino, a Milano, a Roma, a Catania, a Messina, a Pale~·mo e nelle Colonie della lontana ArgenLin.a. Tutti gli ant1i, ai primi di settembre, da ogni chiesa, da ogni gruppo di fedeli, si partono per la città storica due delegati, un ecc!esiastieo (pastore) e un laico. L'assemblea sinòdale è composta in numero eguale di ecclesiastici e laici. Alla seduta inaugurale, verificati i man• dati, nell'aula sinodale, si compone il corteo che s'avvia al Te,npio maggiore. In testa il predicatore d'ufficio, nella caratteristica toga; seguono il Capo clel1a Chiesa, il Collegio dei pastori e laici che .rappresentano il governo della Chiesa; i delegati esteri venuti espresI 143 aamente a rappresentare le Chiese amiche di Scozia, Sviz,.era, America, ecc.; il corpo dei p •tori, il ,·orpo dei laicj. Quindi il Sinodo f''>mjnria i suoi lavori che durano un 'intera 1-<•tliman.a. Esaurito l'e•.ame della vita spirituale clella Chi<Js,a e dclJe sue finanze, l'a,,eml,lca si ~lacca agilmente daJ passato e voJµe il suo sguanlo all'avvenire. Liturgia, disci1,lina, co. Fì1ituzioni, regolamentj, tatto può essere sol• ~ùpù.:,lo a rcvfai<Jne, a mod:ificazjone, ,;i:er•-fJndo.. J,, <·~i:rcn:rJC<JeJla eomune esperfr·nza. E così la Chir•Q,a Ri sottrae ai periooJj di Gerte fatali ,'.rj4aJJizzazioni. S'inlrnd,, r•be il Capo della Chiesa e il governo di P~1a (<•olfe;..,.ri<, rJj nove memhd denominato Tavola) mno sottoposti ai voto di r....onfenna o di rev<Jca ,!eJ Sinodo. Qut>,li <·<•nni ba.tano per far comprendere rhe siamo in regime uJtradem.ocratico e repubbli,·ano. Ma, a vederla funzionare un·ora que~t'as:- ~errJb]ea, iJ pensiero s: trov·a spontaneamente parole pii, esatte per formulare il suo giudizio. Dov'è il Capo deJJa Chiesa? Chi è troppo forestiero dènlro l'aula Jo sc:arnhiPrà certamente eon queJJa figura iera• ti,·a cli vecchio assiso salla sedia pre-idenziale. Invece non è così. Chi presiede fl rupremo coroo legislativo òella Chiesa non è il Caj,o della Chiesa, la cui opera dev·es,ere appunto riveduta e discussa sia. dai pastori che dai laici. In questi giorni di dibattito, la Tavola in effetti non ha più alcuna funzione, è come interdetta. Tutto è nelle mani del Sinodo e del Seggio eletto per dirigerlo. Il Capo della Chiesa e i membri del suo _governo, se vogliono parlare, se vogliono illustrare le loro i.dee, se debbono d,ifendere i loro progetti, non hanno da fare che una cosa semplicissima, qnello che fa il simpatico commerciante, rappresentante laico della Chiesa di Messiaa, che si alza e chiede al presidente del Sinodo I.a pa:ro/.a. Il signor Moderatore non aggint1ge alla richiesta, necesaria per tutti, che il gesto grave e squisito connaturalo éol suo altissimo ufficio e con la realtà viva della sua persona. È così che si può assistere a dnelli oratorii singolarissimi, per esempio, tra un giovane pastore che rappresenta una tendenza rigoristicamente ecclesiasùca nel risolvere il problema di accostarsi alla gioventù italiana, e un professore-gio,rnalista che ha la sua cospicna posizione spirimale nel vasto consesso, e si fa leader di nna tendeL1Za moderatrice, e riesce a far convergere l'attenzione di tutti sulla precipua necessità di portare l'Evangelo ai giovani senza preoccupazioni ecclesiastiche. È così che si può assistere -e non è raro - anche a uno scambio di battute di· eloquenza, rapide, concise, ricche di significalo, u·a un semplice laico e il Capo supreme della Chiesa. Quando si vede funzionare così questo Sinodo Valdese, e seguendolo fino all 'ulùma seduta, si giunge alla celebrazione della Comunione, alla quale prendono pa~te ordinatamente tutti i pastori e i laici che compon. gono l'assemblea sinodale, bevendo mtti allo stesso Calice, in un profondo silenzio, che stupisce se si pensa che la sola galJeria raccoglie un migliaio di fedeli che assistono alla celebrazione; si sente che le parole repub, blica e democra..-ia non bastano più ad espri1nere lo spirito che qui regna, e il pensiero gioisce d'incarnarsi nella parola fraternità senza profanarla'. Una cartolina postale. A tanta fraternità s'accompagna una sem• plicità così bambina e primitiva che ti fa dubitare di questi tuoi stessi occhi che ti giurano che sei fra gente che veste l'accurato abito borghe•e con sparato bianco e cravatta nera. . Ecco, per semplificare, un episodio: Il sig. Moderatore domanda la parola: - Signori, mi giunge in questo momento da Ginevra (dalla vera Ginevra) una cartolina con un annunzio che certamente v'interessa. Ve ne dò lettura ... - E legge. Per intendere il laconico messaggio, occorre che io spieghi. A Ginevra, la 1·iapertnrn della sessione della Società delle Nazioni si inaugura con un culto di rito protestante. Il Concistoro della Chiesa Nazionale Svizzera aveva oià invitato il pastore valdese Giovanni Ro~ta«no a predicare in quest'occasione di eccezio;.'llc in1portanza a un popolo raccolto intorno ai rappresentanti delle più potenti nazioni del mondo. . Ebbene, la cartolina, scritta dal pastore Rostagno, annunzia che, grazie all'Onnioo~ tente, nella cattedrale di Ginevra, la c;rimonia religiosa si è svolta in maniera veramente solenne, che la sua predicazione ha ~rovato c~nsens~ ed entusiasmi, che -pertanto il coraggioso discorso cristiano sarà pubblica.lo in quarantadue lingue ... Quest'annunzio così importante, che tocca così intiniamente il legittimo. orgoglio di una Chiesa che si sente ancora addosso i flagelli delle pe1·secnzioni - lo ripeto, per chi stentasse a crederlo - è recato in una semplice .

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