La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 35 - 4 ottobre 1925

)42 LA RIVOLUZIONE LIBERALE non il dollaro trovasse la misura del suo, valore nell'oro, ma, all'opposto, il valore dell'oro si determinasse su quello del do] !aro. Ma il valore del dollaro - ossia la sua capacità d'acquislo - dipende dal liveJJo generale dei prcz,i, e questa a sua volta dipende in gran parte dalla politica c-redilizia delle banche. Orbene, eccoci col dito su!Ja piaga: le Banche am.ericane non 1ni sembrano aver raggiunto qt1ella maturità di esperienza che permetta loro di essere le arbitre dei destini monetari del mondo. Tra le banche dei diversi Stati civili, quelle del NOl'd America banBo d.a cento anni •n qua rappresentala Utl po' la parte del Giappone, che è i] paese più terremotato del nostro pianeta. Ed anche in questi ultimi sei anni, le banche federali, pur trovandosi in condiziorni di eccezionaJe prosperi! à, non hanno dato nessuna prova di gr.andc saggezza. Esse hanno subito le necessità finanziarie del governo an1ericano, e hanno dovuto tener basso il saggio dello sconto per facilitare il collocamento dei vari prestiti puhblici, provocando così una vera e propri.a inflazione. Ora che le b.anche nazionali, arciprovviste di denaro, non riscontano più presso le banche fedèrali, queste non sanno dove trovare le attività necessarie a ricoprire le fortissime spese e dare no interesse al capitale. Sicché sono costretle a comprare carta sul mercato, e titoli anche quando sarebbe il caso di fare tullo l'opposto. Si verifica in America quello che succedt; anche da noi, dove una lllfona parte d-cl crerlito inflazionista è ,!ovulo al [atto che molte banche sono coslrelte a scontare carta anche di dubbia sicurezza pur di guadagnare iJ tnini1no indispcnsabj]e per vj. \.'f'J"C. Si sono lodate le bancbe federali per aver concesso con parsimonia il credito, mentre le vastissime riserve auree avrebbero loro consentilo di largheggiare. Ma queste lodi sono fuori posto. Forsechè il credilo ehc concede una banca non dipende, oltrcchè daHe riserve di cui dispone, anche e sopralullo dalla possibilità - che è sempre limitata - di fare buoni affari? Un ritorno simultaneo di pii1 nazioni allo standard aureo collegherebbe il valore dell'oro a quello di tulle le varie monete convertibili in oro, e atlraverso queste, ai !ivelìi dei prezzi delle singole nazioni, creando così un sistema generale di forze, che, oltre al- }'equilibrio moneLario, raggiunga un pili stabile equiJi.hrio industriale. GIUSEPPE Bnucurnn. Vita meridionale DUE CONGRESSI Per mostrare in forma plastica quale sia la vera essenza della questione meridionale, il caso ha voluto che si svolgessero contemporane;menle due Congressi regionali con spirito perfettamente antitetico: il Congresso per il risorgi mento economico del Mezzogiorno, a Napoli, ed il Congresso del Partito Sardo <l'Azione a Macomer. Il primo è una ritinione prettamente economica, diretta a compilare una specie di nota della lavandaia di opere pubbliche ed 3Itri provvedimenti da chiedere al Governo. Incapace di risalire alle cause che ci hanoo condotto alla presente miseria, lo spirito del Congresso di Napoli è ancien regime: si contenta del paternalismo taumaturgico, è persuaso che le plebi, bevano ancora grosso in materia politica e perciò non teme di illuderle con promesse mirabolanti; in una frase, non eccede la mentalità borbonica convinta di contribuire all'eleVamento morale ed economic0 del paese mercè gli emarginati del Real· Istituto d'Incoraggiamento di Napoli e delle Società economiche delle Provincie. Esso potrà f6rnirci una visione panoramica del complesso problema, ma è negato a comprendere che l'ostacolo maggiore alla sua risoluzione consiste proprio nello spirito di sèrvilismo governativo di cui i congressisti danno così tristo esempio. , Tutta l'essenza della questione meridionale è per• ciò non soltanto assente dall'adunata napoletana, ma addirittura contro di essa. « La questione meridi0nale - ha scritto in que~t.a + circostanza, il Sole-o - non si risolve in Congressi « ufficiali, ma nello spirito stesso delle masse. Se esse « non partecipanò àircttamente a preparare la loro <.e redenzione, questa non potrà verifica'rsi, data anche e< per provata la buona volontà del Governo, il quale « continuerà nel sistema delle elemosine, di cui i1 « Congresso vuole· essere una nuova grandiosa ap- « plicazione. Sopratutto manca ai fautori del Con- « gresso di Napoli la visione completa clel problema << meridionale: economico, Politico, spirituale in- « sieme. Se così non fosse, non si perder~bl:,ero in « frammentarie richieste, che non risolveranno, se « accettate, radicalmente il problema, ma si accor- « gerebbero che solo nna profonda riforma dell'or• « ganizzazione amministrativa dello Stato, togliendo « le cause - per dir così ~ storiche del male la- « mentato offrirebbe la guarigioné completa. Fiii.chè «il· Mezzogiorno non avrà spezzato, con le proprie « mani, la coalizione degli interessi industriali del « Settentrion'e, non Ì,oLrà parlarsi di rinascita meri- «: dionale e tanto meno di sviluppo economico ». Il C_ongresso del Partito Sardo d'Azione è invece_ fortemente impregnato di questa spiritualità che costituisce il succo del meridionalismo. Esso è perciò un Congresso politico e non ec_onomico: una presa di posizione conlro lo Stato storico e non una richiesta di particolarismi. Il brano, perciò, dell'organo ufficiale di questo partito, trascritto di sopra, è decisivo a segnare le differenze tra Macomer e Napoli. Del resto queste differenze sono Le siesse esistenti tra il fascismo isolano ed il sardismo. Infatti il fascismo isolano è composto per tre quarti di ex-sardisti, che, a giusti.6.cazione del loro tradimento, adducono la necessità di assicurare all'Isola una buona serie di opere pubbliche. Nella loro caratteristica mentalità trasformistica essi affcr• mano in ogni occasione di essersi sacrificati per il benessere del loro paese. Ma siccome il paese non ha tr;atto alcun vantaggio da questo sacrificio è logico dedurre o che i sardisti secessionisti sono stati troppo ingenui a credere alle promesse del Governo, o çhe la via per risolvere il problema meridionale non passi per Palazzo Bra§chl. Noi siamo convinti proprio di quest'ultima verità e perciò seguiamo con vivo interessamento l'azione sardista,· ispirata ad alte ragioni d'intransigenza; Anche se essa non ha per ora virtù propulsiva, ha tale un valore educativo da- farci veramente spe• rare nell'avvenire. Occorre, però, che i dirigenti sardisti, si cslraneino sempre più dall'azione padamentare per dedicarsi al paese. Il proposito esposto <la Canlillo Bellieni di accostarsi sçmpre più al popolo mercè un'azione classista temo sia' destinato ad incontrare ancora ostacoli nella pratica, specialmente a causa di talune posizioni personali, che nel Partito permangono. Non bisogna, perciò, addormentarsi sulle posizioni raggiunte, ma si deve porre ogni opera a migliorar~ la compagine del Partito, e sopratutto a differenziarlo sempre più dalle 'altre opposizioni antifasciste. Anche se il Congresso non deciderà la secessione dall'Aventino, occorre che il Partito si prepari con ogn~ urgenza: non è sulle posizioni di compromesso, ma su 9"ue1le <li intransigenza che si può spei:are ,li vincere. Ormai i termini del problema sono chiariti. Li •ha esposti sul Solco Luigi Battista Puggioni con grande perspicacia. Mette conto trascrivere: <e Due anime vi sono nell'Aventino: vi è un'anima « conservat;ice che concepisce il superaménto della « situazione attuale come un ritorno al pseudo lite- « ralisfo prefascista, ~ vi è ~n'anima ~vo~u~ioRaria.4 « la quale crede che una vittoria sul hScismo debba « portare a nuovi istituti che meglio garantiscano cc la libertà dei cittadini e il fecondo sviluppo delle C< classi s_ociali, divenute veramente compartecipi « della vita nazionale. <e Queste due concezioni, così profondamente di- . « verse, se possono trovarsi µnite nella negazionç, <e non possono mai essere nell'attività pratica. «·Vada perciò ciascuno per la pro~ria via e operi « secondo le intime necessità del proprio ideale. « Noi, fedeli aJle nostre origini, siamo ben consacc pevoli del compito che ci è affidato. cc Comprendiamo chiaramente che l'autoritarismo (\ fascista, esaspe!azione del vecchio sistema pseudo- « liberale, non pòssa essere superato cbe dalla im- « missione delle vita politica delle masse rurali or• « ganizzate attorno a· precisi interessi, quale la lj. " b"ertà doganale, la giustizia tributaria, la libertà « sindacale, le autonomie di enti comunali e regio: cc nali e così via. « L'Italia non si salva con abili modificazioni ,ii « schemi formali o con l'avvicendamento di oligar- « chie trasformistiche al governo della cosa pub- « blicn, ma portando con pazienza e tenacia il popolo cc italiano, oggi assente, a partecipare alla vita dello « Stato, a realizzare in forma concreta l'autogoverno. « A Macomer noi dovremo porre con precisione i « termini di questa azione che. va fatalmente matu- « randosi. « Il passato non può ritornare per nessnno, ed f'. « tempo oramai che, abbandonate per sempre le « logomachie e le querule proteste, og~i.--partito r:- cc prenda la sua via. « Non preoccupiamoci di decidere se i deputati « debbano persistere nella secessione parlamentare « o ritornare nelraula: son questioni di così insi- « gnifìcante dettaglio che non debbono fermare nep- « pure per un istante il nostro pensiero. <e Restiamo dunque fedeli al significato morale « dell'Aventino, ma riprendiamo confusi fra il po• e< polo la paziente fatica di autoeducazione che dovrà (I. condurci al nuovo stato nel quale il popolo si sen- « tirà veramente sovrano >l. Nol)ili e serene parole queste che mettono in luce che il sardismo tende sempre più a divenire un'idea universale, a farsi centro della soluzione meridionalista. È questo, dunque, il terr~no su cui occorre lavorare: il sardismo, se vuole vivere, deve porsi sempre come avanguardia organizzata del meridionalismo, ed attendere nella torre d'avorio dell'intransigenza che il Mezzogiorno continentale dia segni più patenti di risveglio. Certo i tentativi finora svoltisi in questo campo non danno soverchio affidamento. La fine ingloriosa dei partiti molisano e lucano d'azione hanno forse gettato nel cuore di molti sardisti il seme del dubbio. Ma Ja quel!ltione meridionale batte alle porte sempre pw 1nsJslente, con un dntocco funebre per ]a vecchia ltaJia, nata ed jpgrasr;ata ne] compromesso ant.i.-meridionale. D.i. e&sa {HlÒ dirBi ciò che Tacito scriveva dj Bruto e di Cai,oio alle Cijequie di Giun.ia: Sed praefulgebant Cu.~liÙt.<; et Brulu.s, eo ipso quod <'f/igieAPorum non visebanlur. 11 meridionalirsmo ancora non el'iste e gjà opera da lontano: coatdnge il Governo a bandire la erodata mezzogiornisti<'a, dcmpie fo stampa governativ.:: C <li oppo,:,izione, consiglia la conv-ocazi,Jne deJ CongreRso di Napoli. Che co1:1a temono <1oef<li ,signoJ·i? <i.ualP. i,pettro turba i loro sogni? Esi,i &:ono i padroni deJ mr,mento. Con un Governo che <leve !$volgere il tema fratformista io formu unitaria e pcrri1J deve ripudiare gJi accordi ,li gruppo per ammettere iJ so1o tcs t.:rnmen.to individuale, non temono di essere scaJzati da neFs-uno nei posti di <;oman<1o. Che coPa dunque, tem,,no? La rispoéla è semplice: temono J'avv~nirc. Quando il popolo meridionale cominderà a comprendere che il faiscibmo è nient'ahro che l'eFasperazione de] giolittismo, quando l'odio contro 11 trasformismo crescerà all'infi'nito e la pjccola borghesia rurale avrà smaltito questa stupida paura del socialismo che ancora le accappona la pelle, allora le idee autonomi&1-c avranno libero H campo~ e la sconfitta delle minoranze trasformistiche sarà assicurata. In quell'ora il sardismo diventerà padrone del campo, e saranno t.enedetti coloro che lo avranno i;alvato dalle contaminazioni. Gorno Doaso. Non abbiamo bisogno di ripetere che l'autonomismo meridionale, il 'meridionalismo, è una delle tesi fondamentali di Rivoluzione Liberale sin dal Manif~st.o del febbraio 1922: anzi risale ad Energie Nove. Ma noi non ci facciamo nessuna illusione sul grado di maturità del Mezzogiorno: sappiamo benissimo che lo stesso autonomismo pot,rebbe risolversi nel Sud in una pratica reuzionaria, sappiamo che la rivolu, dei contadini è stata sempre per il passato antilib~ rale e ai giovani nuovi del Sud a cui abbiamo diretto l'Appello meridionale chiediamo appunto di lavorare co'ntro questi pericoli. IL SUD Nel processo di formazione della vita unitaria il Sud non interviene, non contribuisce, non porta nessuna forza all'attivo. Si può dire anzii che esso è intimamente estraneo al formarsi della nuova situazione. Le ragioni di tale ostilità sono chiare a colui il quale sa cogliere l'originalii,tà storica della vita meridionale attraverso i ,secoli. Il Sud, vissuto sempre ai margini della vita, abituato a ricevere riflessi od a subire una esistenza propria ad altri climi storici, ad altro non tende c!1e a fissare definitivamente se stesso -in un i'e.gime· che tolga la preo·ccupazione di nuove scosse. L'attaccamento filoborbonico deriva d.a tale situazione psicologica. II Regno delle Due Sicilie trova la sua forza e la sua stab:- lità in codesto bisogno di quiete, nella volontà delle classi dirigenti di inquadrare la situazione generatrice in un assetto comune, nel modo di trattare questa per renderla più passiva e inerte. L'orm.c1.i celebxe motto << feste, farina e (orche ,, è la sintesi lapidaria ed eloquente dello stato di cose già accennato e di un metodo di governo che può vantare diròtti di precedenza - a parte le sfmnature e la maschera costituzionale - di fronte :tl giolittismo e al fascismo. Si spiegano così chiar.amente l'assenza di simpatia verso il movimento uniitario e i fenomeni cui il Meridione dà origine e sviluppa maggiormente durante i primi tempi del nuovo Regno. Il brigantaggio, il sanfeàismo, il rifiuto· alla coscrizione sono sintomi che denunziano la volontà deù popoli del Sud di rimanere estranei ad una vita nazionale, di perm.anere nella si.tuazione antica che 1 loro solo chiedeva la sottomissione e l'ignoranza verso i problemi! soUevati dall'irrompere della vita moderna. Questi motivi spiegano pure a sufficiènza l'adattamento che ne segne. Possono reagire e far valere se stessi popoli già passali per il vaglio rivoluzionario,. per l'esperienza del sacrificio, pel noviziato del dolore e della inquietudine. Ma è 'pacifico cbe chi è abituato alla servitù può solo brontolare nei primi tempi del cambiamento. Dopo finirà con l'acquietarsi. Nell'Italia unita ,U Meridione si trova così senza volere, senza aver messo in questo formarsi alcuno stimolo, senza che nemmeno vi fosse nel popolo il favore. Si trova legato .a nuova servitù che si palesa a sè stessa man mano che l'antitesi Nord-Sud acquista più marcata fisionomia. Cavour, profondo conoscitore di tale situazione, ha perfettamente ragione quando si propone di attaccare subito il problema per incanalarlo verso la soluzione invano attesa, e in questo proponimento si fissa talmente da esprimerlo nel delirio dell'agonia. Il processo unitario si risolve, quindi, nel Sud alla identica maniera con la auale si risolvono le dom_,inaz~oni. Esso anzi s1 può chiam.are, senza sove1·chi eufemismi, una nuova dominazione. Le regioni restano, come al sold.to, passive e amorfe, continuano a subire. Un rilievo che volesse dare la nozione plastica della vita unitaria non potrebbe non rendere a sè, con contorni ben delineati, 11 Meridione. Il parlamentarismo resta, perciò, preso nella morsa di tale situazione. No'l tende a svecchiare e a rinnovare. Le democrazie del Sud sono l'esempio tipico della: più grande incapacità. Esse non si hattono per jdee, sconoecono l'inquietudine e il travaglio interiore. Nella lo.ro natura è evidente la natura c:klla terra di nascita e l'orgoglio di tale origine. In ciò ai può riscontrare una continuazione della storia del Meridione nella nuova storia <l'Italia e naturalmente un form:idabile ostacolo per una effettiva formazione unitaria. Qu.ando le masse Javoralrjci neJ '92 p.rjma, nel movjmento nasiano poi, l,al;,;ano alla ribalta deila vita pubhlica affermando con violenza il sorgere di una nuova coscienza regien.ale, ponendo la quistione nei veri termini, 5j trovano perciò prese tra rJ ue nemici. Hanno contro le democrazie lo'.".a] j e Je daasi dir~genti della na- ½ionP; esprf'ç"ioni ,li r~a1tà storiche che il fatto tende a superare pur nelJa loro diversità. Nella Jtafietta cattolica e ooslituzionale, bramosa già di affidarsi al governo giolittianc, quel fenomeuo protestante i, anche antiunitario in qu.anto tende a cap-ovolgere,. aggravandola, l'antitesi Nord-Sud. La questione meridionale così si trascina attendendo invano l'ambiente di favore per la oua soluzione. Oggi la questione non è più che un elemP-n1Zlnella lotta politica cli tutta la penisola. c. p. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 60 R. ARTUFFO L'ISOLA L. 10,50. Pn.bblican<lo questo lihro sapevamo di intraprendere una battaglia. Opere come l'Isola n-an DaM:,Ono tatti j giorni, nè tutti gli anni; appena egeo no il gran pubblico sente quasi il bisogno di difendersene per dedi_carsi a letture più pacifiche; ma questi sono libri ehe sanno conquistarsi i loro lettori: e la loro ora Tiene a dispetto di qualunque indifferenza. Intanto la stampa italiana incomincia ad accorgersi dell'Isola. Ecco i primi giudizi: Questa tragedia è tutta un singhiozzo, CM muove da Leapcudi per inabissarsi nei terrori di un Àndreiev. S. D'AMICO, « Il Leonardo», giugno. La pubblicazione è giustificata dalle rare qualità che l'Artuffo rivela: ampiezza. di concezione,, forza dialettica, spontaneo lirismo, anche se dominato da infl.uenze pascoliane. C. PADOVANI, << Comoed.ia », 15 settembre. La concezione è vasta ... Si legge con intereS$e chè la foga dçi discorsi trascina via. fl tentativo di condensa-re in una sintesi drammatica le forze che agi- , scono nel mondo è un giovanile ardimento. e:: Corriere della Sera », 2 settembre. Eterno conflitto fra la passione dell'uomo alla ricerca di, Dio e fo impassibilità dell'universo. « Corriere della Sera », 15 settembre. L'autore vi elabora drammaticamente alcuni fra maggiori mit-i umani, proponendosi di esprimervi una sua concezione tragica del ·mando. « Risorgimento )), 8 maggio. Opera rivoluzionaria. « Tempo », 24 giugno. In qualunque altra nazione basterebbe ztn~opera come l'Isola per dare all'autore altissima fama. « La Patria del Friuli)>, 30 maggio. Temperamenti come quella di Artufjo chiedono cl poema di esprimere la chiave e la formula, l'alfa e l' omegu della viM universa: cielo e terra sono nuovamente invocali rJ porre mano a questa impresa difficile. E. MONTALE, « Il Lavoro ,,, 9 maggio. Vuol rapprese1Ìtare il crepuscolo dell'umanità. « Il Mondo », 30 aprile. Un lavoro che merita attenzione e studio ... Teerie intere;santissime. Concezione eminentemente lirica. « Rivista di cultura », I° settembre. Un grido umano di pessimismo. C. PucLIONISJ, « Voce Repubblicana 11, 14 giugno. Ricca di squarci veramente belli. a: Parte guelia », agosto. Questo libro non si può leggere senza dimenticarsi e profondarvisi. E. PALl\UERI, « Conscientia », luglio. Una tragedia di vasta mole che ha un vasto soffiodi umanità dolorar1te. 11: Caffaro », 22 maggio. G. B. PARAVIA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINMOI·LA,\0F-lkENZ•EROM-N~~PO•LPIALERMO IL VIAGGIOIN ITALIA di \Volfar.g Goethe Traduzione di Lu1c1 DI SAN G1usro Parte l' L. 15 Parte IP L. 10 È questa per noi l'opera maggiormente interessante· del grande poeta tedesco, ed è un'opera indispensabile per chi voglia conoscere il pensiero goethiano. Fu infatti in Italia che si compì la su_a metamorfosi filosofica, fu da la dimora fra noi ch'Egli attinse H senso de la misura che (< divenne equanime, più giusto con sè e con gli altri, più couscio di una gerarchia che regge la società e dei confini che ad ogni perso~ nalità impone la personalità degli altri ... ».

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