La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 32 - 13 settembre 1925

130 tuttora, con moneta cattiva, nel mon1ent.o in cui ne era maggiore lo svilimento. Molti di coloro, che hanno potuto guadagnare giocando al ribasso della lira, potrebbero gllaclagnare ancora snl suo rialzo: qu<'- sto è un fallo, contro il quale nessun rimedio o provvedimento legale pnò essere efficace. D'altra parte, çonviene pure avere presente che la rivalutazione della lira determinerebbe una grave crisi nella amministrazione finanziaria clelJo Stato, rendendo intollerahile il carico complessivo cle!Je irnpostP, che in questi ultimi anni i contribuenti nei loro complesso hanno potuto sopportare abbastanza legger1nente appunto pc1·cl1è 11a ]ira attuale è w1a misura di valore' tanto inferion· a quella che era la buona lira dell'alll.<'- guerra. Per conseguenza, al Governo si porrebbe un problema, che molto probabilmente esso non saprebbe risolvere col coraggio e coll'~- nergia che sarebbero necessari per ridurre le spese pubbliche immediatamente nelJa misura delJ'aumentato valore della lira, ri ducenclo per prima cosa gli stipendi ed j salari, delJJa ingiganLita e costosissima burocrazia statale e locale, allo scopo di potere diminuire subito in proporzione le imposte. Tuttavia, pure considerando quesle difficoltà e quelle che sorgerebbero per tutte 1~ industrie messe al duro cimento, di-ridurre i lbro costi di produzione per fronteggiare il_ ribasso dei prezzi sul mercato interno ed il cessalo premio di esportazione che molte di esse hanno trovato nel progressivo peggioramento del corso della lira sul me1·cato internazionale, io penso che la rivalutazione della moneta sia un dovere, al quale non può sottrarsi un p.aese civile, e tanto pii: tm paese che, esagerando volontieri le proprie forze e possibilità materiali, si atteggia a collocarsi tra le più grand, e potenti nazioni del mondo moderno. Posto conie principio che la nostra •poliLica debba tendere con tutti i mezzi necessari ed adatti - dei quali non mi sembra qui il luogo di discutere - ad una gra_dua!e rivalutazione della moneta, ritengo prema- --Cttnr-p-=---~~ • il roblema del limite, al quale si potrà arrivare, se cioè al ristabilimento completo del valore della lira come premessa al ritorno della libera circolazione dell'oro, oppure soltanto ad una rivalutazione abbaslanza stabile per permeltere il risanamento della nostra ci·rcolazione a éorso forzoso,, convertendo la lira di carta, ritornata, ad es., a 40-50 centesimi della lira-oro, in una nuova moneta di oro. EDOARDO GIRETTI. 2 - 9 - 25. Caro Gobetti, Il mio parere, già tante volte espresso, sulla questione di cui Lei mi chlede, è che la sola politica monetaria razionale è la graduale riva1utazione della carta-moneta ~ mediante la riduzione progressiva della massa cartacea ed il miglioramento dehla bilancia internazionale. È indarno che si vuol contrapporre la riv.alutazione e la stabilizzazione come due politiche diverse. La stabilizzazione della carta-moneta non può ottenersi finchè il suo valore non sia rielevato alla pari con quello dell'oro; mentre la cosidetta stabilizzazione a base di devalutazione non è che un atto d'imperio scritto nella legge, ma destinato ad essere immediatamente smentita da successivi tracoUii ne], valore del medio circolante. Ac1-nLLE LonIA. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Setten1hre, 60 UOMINI: Nuove biografie o 5aggi critici originali Indispensabili per la nostra cultura storica A. ANIANTE: Vita di Bellini L. 10 B. BRUNELLO: Cattaneo » IO - A. CAPPA: Pareto » 5 - P. GoBETTI: Matteotti » 2,50 V. M. N1COLOSJ: Guido Gozzano » 5 - G. PnEZZOLINI: Papini » 6 - G. VACCARELLA: Poliziano » 7 - G. ZADEI: Lamennais » 12 - •Tutti e otto i volumi si spediscono franchi di porlo contro vagìfa di Lire 50, ai• nostri abbonali. Chi già possiede un volbme ne <letrag.ga il prezzo.• Per I 'acquisto di un solo volume i nostri abbonati hanno diritto allo sconto del 10 %. LA RIVOLUZJO'\b UBERALF. Discussioni Sindaca·~_i L'ambienle della contei-;a carbonifera inglese l. ,;orril'po11denti <lei grandi giornali non 1 i parlano pili delle lotte, rhiu!-C c·on vittorie o per<litc·, nel f'ampo c.Jrt.onifcro ed in 11ucllo marinaio ;11 lnghiltcrr.i: tacciono unch,~ i comnwntntori politi<·i, in <'Crea di conclusioni fovorcvoli alla loro parte od al proprio guslo cd attiLudinc lllf'nlalc·. Ecco quindi il momento adauo a disl'orrerne, cercando di conservare la maggior scrcniLà, e d1;;trelto l'csanrn .,I puro quesito economico per non scivoltirnc fuori. Problema Krosso, un ,ero labirinlo lo i;i giudi,·avu già nel marzo a Londra: riesce diffidlii,F-imo pP.1,an; 1uui gli elementi, 1; 11011 indulgere all'::ittrattiva di un'eloquente catilin:1ria contro la liaC't·hczzu del governo comcrvatorc o l'illiberalismo dei ~ind:u·ati .,..operai, che hanno unilo impc11<-at11menteun ar.uto e dottissimo storico cd ctonomisln pi1•111on1cse, Giuseppe Prato, al galleFc cx prcc;,idcntc <lei ConsigJio dei ministri nella Grrm Brcttagna, il i::ignor LloyJ Gcorgc. Per cv-ilare Scilla, c'è il rischio di subirn Cariddi, prorompendo in una severa e<l ingiusta con• danna del sindacalo dei proprietari di miniere. Lo storico di razza non dimentica mai <li inquadrare il fenomeno nell'ambiente, di inserirlo nella serie che lo precede: per ciò l'ami,·o Prato si collega a lulta una c~pcricnza cli decenni che riassumé con abilitù insuper.:1ta, ricavandola da conoscenze vaslissime, nell'incessante ricerca - da parte delle leghe operaie - del vantaggio massimo ottenibili: per la classe lavoratrice, senza arresto o turbamento qualsiasi davanti alle contraddizioni più aperte. Sarebbero dinamici insomma~ come si dice ora: approfiuarono della libertà finchè loro tornò comodo, la rinnegano adesso per sfruttare le più strane leggi di eccezione. E tiranniche: non rinunciano nemmeno aJla caccia armala al crumiro, espropriane.lo del diriuo di vita i disgraziati riluttanti a sopportare il giogo, pur di serrare entro maglie ferree un corporatismo medioevalistico che impone allo Stato una doppia serie di oneri. Primo: con l'imposizione del minimo di salario costringono gli imprenditori a licenziare gli operai meno validi, passandoli o carico dell'erario che •distribuisce elemosine ai disoccupati. Secondo: quando poi per un complesso di cause, non ultima il più alto costo del lavoro indigeno, l'industria carbonifera si trova minacciata dai due corni del dilemma - ridurre i salari oppure chiudere -, i tromboni spianati dei masnadieri sindacalisti mutano il proLlema in politico e costringono il governo a cedere al ricatto, vers~do . un sussidio che si calcola sui due miliardi di lire, all'anno. Non basta; .nella previsione che l'industria non ritorni tanto presto ad essere _attiva, impongono al governo di far estendere anche alla statizzaziQne 'L<"..am.D..Q_d 0 stu.dio affidate, ad un comitato apposito. inutile dopo que1Io del 1921: e o fami-o-rratfo·tmtrt'e in una rappresentanza paritetica d'interessi, affincl1€' riesca loro più facile il ricatto del parlamento. La visione qui riassunta del colto storico ed economista, sorprende il lett~rc con la coreografia nel succedersi degH avvenimenti: Come mai in un paese di gente seria, dove c'è un governo di conservatori equilibrati e lontanissimi dall'indulgere in favore _delle classi operaie, presieduto da un autentico industriale, ha potuto esser messo in scena un miserevole spettacolo di questo genere? Come mai i capi di queste leghe di lnvoratorj così strapotenti avevano invece, nel loro recent~ convegno del 2 giugn,) :-.corso, rimandato ~d altra epoca le agitazioni per gli aumentj di salario, apprezzando le difficoltà in cui si ilibattono gli imprenditori durante questi anni di povertà di capitali, di moderazione av::tra nei consumi delle masse? Come mai davano tanto peso nl desiderio di pace diliuso in tulio lo Stato, al bi1;ogno di adattarsi alle condizioni imposte dalb concorrenza mondiale? Non è di ieri l'accettazioBe pura e semplice -- senza tergiversare o chiedere tempo - della riduzione di una lira sterlina nel salario m~nsile <lei marinai, la precisa misura cioè chieSta dagli armatl)ri? Se queste leghe operaie fos- ~ero così potenti e truculente cd irragionevoli, perchè - n pochi giorni di distanza dal trionfo elci . minatori - il sindacato marittimo cedeva su tutta la linea, senza resistenza avvertibile? 2. - Si tratta di un labirinto, ed occorre pazienza e rinuncia alle poche pennellate magistrali, per dilungarsi a tratteggiare con melicolositil i chiaro-scul'l, non privi d'importanza: un po' meno di improvviso e maggior sforzo cli minialura. Certo l'industria <:arbonifera inglese soffre, ma non suggèrisce nulla, non mette in sospetto •a fatto che non patiscono meno quelle germaniche, americane, francesi, belghe, in talli i grandi paesi produttori insomma? Il combu- ~tibilc nero si adopera meno di prima, ecèo il ma• lanno: sia per la crisi latente in molti mercati, sia per fa trasformazione di non poche navj adattale all'uso del petrolio (v~ ne erano per 1,25 milioni di tonnellate <li staz·za nel 1914; ora sono 17 milioni), e per la novità di diffondere sempre più gli olii pesanti o la correnlc elettrica. Anche là dove il carbone mantiene tuttora il suo primato, si applicano sistemi che rendono maggiore il uurnero delle calorie utilizzabili pur reslringendo fa quantità ars:1. Intanto il prezzo continua a diminuire, col contrarsi della dom.:mda: se la quantità ceduta si mantiene abbastanz:1 • ferma all'interno dell'Inghilterra, l'~- sportazione continua a scendere: perdette il 18 % tra il 1923 cd il 1924, e minacda di al:.bassarsi ancora di un altro 4 %. Il guaio colpisce sopratullo i centri esportatori, dove il hi.voro diventa irrcgofo.re, con ricorso <:rescente allo (( short time >). Dopo le fortune passeggierc di due anni or sono, quando r occupazione della Ruhr aveva offerto una bazza per i bud11i in rapporto ron l"ei:-lero, nr~Jlo '"'CtJrw anno tirofìtti di.rendono in totli i di-tretti <li trime&tre in trimrr;tre, per non laF-:ciarn" quafsi più n'!i due prirni rfr•l ]925. Ni· i lavoratr,ri r;i trovano beni!: J'accocdo del 192-1 --ui alari clJbe inridcn7,e dannot-e al bi]ancio finanziario JJCr le Jiu,;, 11enza &alvare i minatori da an pcggirJn::imPnt,1 r;pn~ibile ri~r,ello .'.lll'anno pdma, con ;rrcgolarità di impif;gù ,; riduzirJnf.t del r~n,Qnaf~ or-cuputr1. Tutti si Jam,mtunr, inc;omma, e Ja fon.a eccczionaJe degli operai addeui i.I queHa indu~tria deriva dal fatto inconlf!~talo che mr,Jtis~imi di J(Jro guadagnano poco più di due str:rfine per settimana: salario bas8o in s<:nf'Oafi"Oluto, nr,n baM1;v,Jh: a ,;.on- .sentire un tenore di vita come n<.tJ ]913; inf'!rir,re in &cnso relativo :il livello delle altr~ categorie adibite a favori meno sporchi e danno~i alla .e.alule, d,-Jve occorre un grado più tenue di al>ilit.à, con pericolo minore e meno periodico ricor,.,o allo q short time». Dopr, lf' punte eccel~e del 1922, in questi ultimi anni tenendo conto delJe l'Jre di lavoro e delJa riduzione di turno nei rami dove si effettuano -· j Falari inglesi oscillano tra i 37 ed i 69 scellini per settimana: <love occorre minore abilità e &pecia1izzazionc il livello scende aJ minimo, e lo segnano i cotonieri, con un distac<:o assai tenue sul ramo del carbone. mentre il massimo tocca a fecrovieri e meccanici. Questi minatori non chiedevano inqomma nel luglio ~cori,o se non di pareggiare le foro condizioni a quelle degli altri gruppi: non era questione di guadagni stravaganti, ma d.i portare j} salario giornaliero a dicci scellini per gli operai adulti con lavo::-o esterno, a<l undici per quanti scendono nei pozzi, e dodici per i couimis1i. Pochissimo più di quanto si calcolava fos_se il minimo per la sussistenza. l tempi rnno duri per l'industria, ol:iiettano i proprietari: bisogna abbassarli al <:ontrario ad un livello che acconsenta alle imprese di vivere in modo efficace e di provvedere agli sviluppi futuri. Proponevano perciò che - detratto dall'incasso lordo le spese tecniche di produzione, eccettuati salari e profitti -- il resto si dividesse in duef,arti secondo il rapporto rispettivo dell'87 e del 13 'A,. Conseguenza per i minatori: la decurtazione del 13 % a danno dei più fortunali e del 48 % sui salari base di guanti ne sarebbero usciti peggio. Labirinto. Avevano ragione lutti e due i contendenti, e l'opinione pubblica lo sentì, anche perchè tutti i fatti erano palesi, senza mistero alcuno che li avvolgesse: dal 1921 vige in materia pubblicità assoiuta. L'elemento umano, così esplicito e semplice ed eloquente, divideva le simpatie degli osservatori tra le <luc parti, senza lasciar motivo per una con• <lanna nè degli uni nè degli altri: non si vedevano i- tromboni dietro le spalle dei minatori nè le rivol• telle a portata di mano dei proprietari. La battaglia era bella e le vie di uscita potevano essere diverst!, le soluzioni complesse. La troncò prima che si svolgesse, e ne rimase in lutti un senso di sconforto ed un disappunto amaro, nna tregua: e certo fu pessimo il modo di comprarla <:on un sussidio statale, che potrel:.be anzi riuscire ben più alto della somma indicata dal Prato. Nove mesi ài continuazione dello « statu quo », sia per i minatori che salvano i loro salari odierni, come per i proprietari i quali vi guadagnano un profitto cii cui erano privi da forse nove mesi, potrebbe imporre all'erario una spern tra i 900 ed i 4300 milioni di lire. Ricauo eseguilo dal sindacalo aperaio? E non forse anche da quello <lei propriet:1ri di miniere? Argomentando dal (C is fecit cui prodest »: si potrebbe richiamare una frase cara ad Alfredo Marsball: « Quale delle due fome d.i una forbice serve a tailiarc, la superiore o l'inferiore? ». La rispost.a non è nè affermativa nè negativa: attribuisce l'effetto a tulle due. Espediente il Comitato cli studio: certo, ma dettati> dalla mentalità degli uomini che amano la cautela, r <( aspetta e guarda ». Intanto non si pregiudir..u: nulla, e qualunque proposta di soluzione potrà essere esaminata dai membri, tra i quali non è proprio rappresentata nemmeno una delle due parli j_n contesa. ,..Secondo l'uso inglese non è paritetica, ma comprende un finanziere e studioso di problemi statistici, già ministro e poi alto commissario in Palestina, Sir Herbert Samuel; un economista, acuto indagatore dei fatti e direttore della Scuola d'economia politica di Londrn, Sir William Beveridge; un generale che entra nei Consigli di amministrazione ,ìi parecchie società bancarie e ferroviarie, Sir Herbert Lawrance; un grande industriale cotoniere, il signor Kenneth Lee. Non c'è un minatore, operaio o capitalista, ap• punto per assicurare la massima equanimitil di giudizio: e se ne attende un rapporto ben diverso da quello del 1921, noto sotto il nome del giudice Sankcy: sotto l'impulso della psicologia del dopo guerra, quella Commissione aveva raccolto una massa di informazioni e di proposte contraddittorie. Dimentichiamolo, fu il commento pronunciato allora e richiamato in quesla occasione. 3. - Vi è però campo di studio, oppure ci si trova di fronte al puro e semplice dilemma, dalle corna ugualmente pungenti e velenose? Tra la diminuzione dei salari oppure l'al:.bandono delle miniere, non si aprirebbe per caso una terza soluzione? Con i salari correnti - bassi, ricordiamolo - in nove dislrelli sopra tredici gli imprenditori erano in perdita fino al luglio, in due coprivano appena le spese: i due rimanenti facevano eccezione. Per la fortun::t di impianti più ;nodcrni, osservano i tecnici, di strati buoni ed alti, per l'abili1à sapiente nell'approfittar~ èelJe r.-ompere in grande e ridurre w .. i i eo.a-tiDJ'lit.a.ri. Chf! pmprio non ei poio.-5300applican io piò la.e;:• umpo questi ,istemi innovatori, ne ricorrere all'acquieto co1Jettivo dei materiali, eà anificare la gestione di alcrme miniere, raggruppando i vagoni per ottenere le tariffe più moderate dispo%te per i treni completi, adottando in generale gli impianti mee-- eanici raccog,litori o le macchine gcavatrici, trasferendo gradatamente i minat<1ri dai campi ~denti a ,,oeJlj piv rictbi? f.:p~,-mpio del :'.\ord .\m~rica in,:oragg,ia :.a queét.a vja; ,:.p iJi ~tali Lniti HJOO Jontani, j di~tr1.::tti ingJei:i rfow· non ~i p,;rd~a affatlQ •tann() Ji a dime- ~trazfon" ,-fr,qaente. Si traila di nn'indoi:-tria d"~fri1"JFa, C.')me "empre ,,u,.,..Jleminerarie: i proprietari dei pozzi potrebbere obhietr.ar,-,. rhe è trr,ppo forte iJ r,erir..olo di aP.:ppe]Jjr,e in1,,an,J d1::I danaro. Certo il dubbio è forte per le minfr;re maq;jnafi, buone un tempo ma qu.a1;i esao- ~te ora: m~ rimang.on,J Ullt.avia moJti~:rime promettenti, Tirarri inùfotrn da' progreiso tecnico, indog_jare nej ~i..t.emi tradizionali con la 6CU~ della NJncorrenza petrrJJifora od elettrica, ha Paria di o..n prete-lo: il com,umo di petroHo ere1'ce, ma la velo1·i.tà <lei 6UtJ moto liUpera giit. Pincremento della prf'lduzione~ e ffrottare le forze jdrauliche impone speu che ben pceHo ne troncano i1 vantaggio: in pareec-bj u~i iJ vapoce non ~ EùstitvibHe. lliei decenni se.ora ritornava di tratw in lratttJ il timore di una pro5~im., ,;areslia di carbone: dc,•.:remo proprio tremare oca dj fronte alla paura opposta? La cri"i è mondiale, i:icchi! t.atto fa riU!nere no11 debba prolungarsi indefinjtam-ente: dura già da on anno, e porta alla chjusura ~ucce~Eiva di molte miniere in tatti i pae1:i. Un'occhiata alle statistiche della produzione media meru.ile nei paesi pià. forti produttori dimo~tra che il 1924 aveva vi~to gua.Ei il ritorno alle condizioni anteriori alla guerra, eon ua distacco in meno del 5 %: ma n.eJ primo semestre di questi;:mno si scende dappertutto di mese io mese, e pur Lenendo conto del diverso no.mero di giornate lavorative, la tendenza resta del tetto Eintom.atica. La concorrenza per la vendita si accentua, ed il prezzo mondiale si riduce ormai a poco piò. del Jivello del 1913; siccome viene espresso in moneta aorea, e l'oro ba perduto un terzo della su.a capaciti d'acqoistoi la cama del malessere riesce evidente. Ne prova piacere il consumatore di carbone, ma non. è improbabile che la gioia duri poco, troncata da accordi internazionali tra i produttori, allo c:eopo di eliminare la sovraproduzione. Intanto c'è da cifare, da predisporre parecchie riforme. L"avvertimento lo ha dato, non per le miniere :::.ohanto, un conoscitore e~erto: il pre5idente del Consiglio, signor Baldwio, mm si peritò di fame il motivo dominante in parecchi discorsi. Questo rappresentante tipico del capitalismo - cui sorride ancora il ricordo dell'imprenditore medio, quando la fabbrica si trasinetteva di padre in figlio, ed i mem• bri della famiglia partecipavano alla proprietà ed al comando, con~seevano di persona i Loro operai, li amavano e ne erano amati - qaesto manifatturiere erede dl una lunga tradizione, ha proclamato a più riprese nei primi m·esi dell'anno il suo convinci.mento nello che si può aumentare almeno di nn decimo l'efficienza di molte fabbriche. Un attrezzamento modernizzato, una direzione più accorta, lo sforzo concorde di tutti, il deB.derio sia degli operai, come dei possessOri, di discutere e di comprendersi recipro• camente: ecco la via per imprimere nella produzione uno slancio snscellihile di effetti utilissimi durante la crisi di aJti costi in cui ci si dibatte. Alcuni non lavorano fino al massimo dell'energia, insisteva quest'uomo abituato a perseverante attività~ anche se gli osservatori esterni sorridono percbè non rinuncia in nessuna occasione alla sua vacanza di fine settimana 0 di stagione, •conscio deila necess.ità anche del riposo. Vengano a.vanti i proprieh!.ri con la decisione di un riordinamento tecnico moderno, aggiunge, come se ne proseguisse il discorso, un acuto scrittore dell'Economist, il magnifico settimanale diretto dal signor Layton: e potranno chiedere di rimando on pari sacrificio agli operai, non nei salari già troppo bassi ma nella durata delle ore di lavoro. La legge le fissò in sette: portarle ad otto rappresenterebl:.e una rilluncia beo apÌJre:.:zabile, trattandosi di fatica rude, i11 ambiente malagevole ed insalubre (1). Ma provocherebbe u.n ribasso sensibile nel costo di produzione; mantt!nendo a buon mercato questa materia prima indispensabile in quasi tutte le industrie, ecco un motivo di ribasso nei manufatti, con stimolo agli acquisti ed alla ripresa. Ques10 terzo corno del dilemma avrebbero potato afferrarlo <lirettarnenle i due sindacati in lotta: il cercatore delle note più alte e limpide nel canto avrebLe desiderato sentirle echeggiare per creazione diretla. Ma anche W"alter racconta ai Maestri Cantori d,'aver trovalo un maestro nell'usignuolo. Tocca all:a Commissione Samuel indicare la via, facendo sì che la pena imposta ai contribuenti non sia stata pagata invano. V1NCENzo PonJU. Lo studio di GIUSEPPE PRATO: Liberali oriz;:;onti sindacalisti, venne pubblicato nella « Gaz7elta del Popolo » il 20 agosto 19:25. Le notiz.ie ed i dati esposti sul mercato carbonifero sono ricavate dall' « Economist », Londra, 1925; The Coul 1'rade in. 1924 24 genn., pag. 128; Mining A1aze. 11 apr., pag. 696: Profits and Losses in Coal Trade, 27 giugn., pag. 1279. Sul livello dei salari, vedi: The course of Wage.,, 7 marzo, pag.436. Sulla necessità di riorganizzare gli impianli: Mr. Baldwin Gesture, 14 marzo, pag. 485; The State of the Nation, 6 giugno, pag. 1119; The Trouble of industry, 27 giugno, pag. 12i9. Della situazione del mercato carbonifero germanico parlano: J. IlnECH e GoEPEL: Zur Krise des Kolenbergbaues; ccWirtschahsdienst », Bcrlin, 31 loglio 1925, p. 1158. (1\ Su questo punto Doti condividiamo il peDsiero dell'amico Porri (n. d. r.). ~J.

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