La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 27 - 5 luglio 1925

)12 gettare le hac;j ( il merito di tulto riò è del Mazzini) di una federazione europea di i;tati Uhed e<l indipendenti, <'he era in isplrito a,;i:sai migliore dclfo odierna Società delle Nazioni! Orbene da ciò non ì· rhi non vrdti oggi, a un M'.• colo di distanza. com(' esse furono iJ nucleo originario dc11a classe dirigente uscita dol Risorgiml"'nto. • Esse i,,j appoggiarono ad un fiero clommatismo r non inventarono dottrine, ma 11cehero <" volgar.iz. zarono le più acconce ai loro fìni. Furono quindi ritenute daHa Chiesa cuttolica Ja gerarchia, il sncer- <lozio, l'esercito della filosofia antirristlana r anti• sociale: filo8ofia che la Chiesa stcstm riteneva non &arebbc t,Lata, :-iCnza di quelle, largamente pernirioi-a. Esse trasformandosi e allargahdofii non furono più mere associazioni, ma divennero ic,ocielà e governi sotterranei che fecero paura ai gov('rnonti dei vari stati in cui l'Italia era allora diviha. Una difesa che contro di esse si pro1>ose fu que11a di una buona storia dcJle medesime, poichè si rile• neva miglior difesa contro di esse il fnr1e conoscere. E i sommi Pontefici non m:mcarono di far ciò: e si ritennero anche mal seconda ti! La Chiesa da più di un secolo, per bocca di Clemente Xll e poi di Benedetto Xl V, aveva tuonato più volte contro l'cmpieLà di quei misteri e di quei giuramenti, con cui le sètte professavano di volersi sottrarre alla tutela legitt.ima non meno religiosa t>he civile: ella invocava l'antica regola che « honesta semper publico gaudent, scelera secreta sunt »; dopo <li essi, Pio VII, e poi Leone XII, rinnovarono gli avvertimenti e le condanne. Ma Leone comprendendo nella sua bolla « Quo graviora » (25 marzo 1825) quelle dei suoi predecessori, e visto he ]e sèlle clan• òesline spesso mutavano nome e forma per così evi• tare l'odioso delle censure anteriori, condannò non solo le sèlle sorte fino allora, ma tutte le simiJi che fossero per sorgere (quale strana analogia con quanto arcade ora esattamente a un secolo di distanza!); e avvertiva non solo i pastori, non solo i principj, ma i popoli e i fedeli singoli doversi a quelle, senza pericolo di temerità nè di calmmia, attribuire )a diffusione dei libri e delle massime empie, e i tentativi di sterminio totale non più soltanto della Chiesa e degli Stati, ma della società stessa la di cui causa, dicea egli, essere già fin d'allora più che mai indivisibile dalla causa del]a religione. Gregorio XVI continuò nel solerte e pietoso uf• ficio con particolari condanne di altre sètte novel1e e con nuovi avvertimenti, i quali dovevano essere un Lenefizio non solo per la religione e per le nazioni calloliche, ma per tutto il mondo civile. La bolla di Leone XII sarebbe bene riportare alla luce per iutiero per vederne la simiglianza con la parodia legislativa odierna del fascismo; ma baste• ranno g)i incisi seguenti tratti sempre dalle stesse fonti. Come Clemente XII e Benedetto XIV colpirono di scomunica la indifferenza religiosa, la empietà e nullità dei giuramenti, e la scelleraggine delle mire dei Franchi muratori, così Pio VII e Leone XII fecero conoscere le dottrine e le massime delle sètte furiose e scellerate dei loro tempi, che coperte di apparenza di onestà naturale, e talvolta di rispetto a Cristo, vantandosi di esigere dai loro adepti l' osservanza d'ogni virtù, l'astinenza da ogni vizio, tendevano a sovvertire non solo la Chiesa, ma la stessa civil società. Essi avvertivano i principi e i popoli delle frodi dei settari, deplorando la imprudenza dei governi nel trattare con somma leggierezza questa faccenda, il che aveva dato luogo a sorgere, dalle vecchie sètte, moltissime altre peggiori e più audaci. Per la qual cosa Leone accrebbe le prescrizioni, ed estese le condanne e le scomuniche anteriori anche a tutte quelle sèt"te simili che venissero a pro• dursi sot,to qualunque nome, così che nessuna di esse possa vantare di non essere compresa nella apostolica seritenza ( !). Al che aggiunse luce una nuova con• danna del S. Pontefice Gregorio XVI, ma specialmente la su aenciclica (15 agosto 1832), nella quale questo Pontefice additando il trionfo crescente d'una malizia senza ritegno, e di opinioni orribilmente mostruose apertamente insegnate, additando i progressi della perversione dei costumi, dell'avvilimento della religione, della ruina dell'ordine pubblico, e d'ogni potere legittimo, attribuiva quell'ammasso di calamità alla confederazione di quelle società, in cui tutto ciò che vi fu nelle eresie e nelle sètte più ree di sacrilego, di turpe, di bestemmioso, verme a sco• lare come in una cloaca nella ~uale si rimescolano tutte le sozzure. Il Pontefice notava che se almeno tutti quei cat• tolici, che si applicarono alle scien.ze ecclesiastiche e alle questioni di filosofia, si fossero ben fitti nella mente gli avvertimenti a loro diretti, cioè di non. fidarsi imprudenteme1tte del loro spirito solo che li allontanerebbe dal sentiero della verità, e li condur• rebbe in empie vie; di ricordarsi che Dio è la guida della sapienza, e il riformatore dei savi, e che non può avvenire che 11,oicor.iosciamo Dio senza Dio, il quale per mezzo del Verbo insegna agli uomini a conoscere Dio; che è da uomo orgoglioso o piut• tosto insensato il pesare nella bilancia umana i mi• steri della fede che sorpassano ogni umano senso, e il fidarsi sulla nostra ragione debole e inferma per condizione umana, non sarebbesi veduto una stampa e una filosofia (così detta cattolica) ridurre la religione e la scienza a mero razionalismo senza fondamento, far buon viso all'eclettismo miscredente, e alle teorie novatrici, e seguir senza saperlo il pro• gramma delle sèttc, ponendosi in lotta a titolo <li scienza nnova colla religione e colla filosofia di tutti i tempi. Gregorio non ottenne quasi altro compenso che l'odio e la disistima; gli scrittori cattolici attendevano che la stampa libera facesse il processo che non avevan saputo fare i governi. a L\ RIVOTfTZIONF f ì'ER ,\LE lm anonimo ( !) <1~ritton• rifnr'.11do~i alla -1tampa dir•·: 11 dia potrà, for.,e mP-glio rhf' i governi co11e loro fonr,. torri" di mano ni 11Ntarl qu.-.lla pro8b1ma f> inticra vittoria dw ,i vantano di avere in pugno, set·ondo h· rct>cnti parolr• Jj :\1ani111 ~ de' <,uoi compagn,, poif'hè aJJa fin fine Ja forza deUe aètte a.;1;ai più mt>rale '! artifìdoRa ,.i:J~ nr1n fisica e natoralP, cd f" •P,mpr~ vno ,.be il n1>miro conosciuto P,. rwr mP-tà alrnPno vinlo n. ({:011tir11UJ) G. Gou."fr.r.u. Polifici d'oggi Austen Challlberlain A I tradizionale hanc-1,etto del Lord-Mayor, nell'antica sala delle Corporazioni della città, il Guildhall, decorato dal lato ovest di due grandi figure scolpite in l,,gno, il Cog e il Magog dell'Apocalissi, Stanley Baldwin, presentando il Ministero appena costituito, di~ ceva di avere anche lui i suoj due giganti, il suo Gong e il suo Magog, incaricati di difendere l'uno, Winston Churchill, Cancelliere dello Scacchiere, la borsa del contribuente; l'altro, Austen Chamberlain, Ministro degli Affari esteri, gli interessi della Gran Bretagna all'csten10. Del gigante, a dire il vero, nè l'uno nè l'altro hanno la figura, e il secondo anche meno del primo. Alla statura, ni,a costruzione mediocre, monocolo fisso all'occhio destro, egli non <limostra in cambio i suoi sessant'auni compiuti, passati per metà nella carriera parlamentare. Figlio di prime nozze del famoso Giuseppe Chamberlain, fu preso dalla pohtica a meno di trent'anni, per tradizione e quasi per eredità cli famiglia, dopo gli studi falli secondo le più ortodosse regole inglesi, alla scuola di Rugby e al Trinity College di Cambr~dge, integrati in seguito alle Sciences politiques di Parigi. Discendente di una famiglia di Birmingham, fu eletto deputato alla Carnera dei Comuni nel 1892 per la circoscrjzione della Contea cli Wercester e la rappresentò ininterrottamente sino al 1914, anno in cui passò a rappresentare la parte ovest di Birmingham. Chamberlruin fu sempre conservatore, o per meglio dire unionista; suo padre, J oseph Chamberlain, aveva appunto capitanato nel 1886 quei liberali che si erano separati da Gladstone in occasione ciel primo progeLLo di Home Rule e avevano costitwito coi conservatori il partito dell'Unione tra Gran Bretagna e Irlanda. Nell'agosto 1895 l'opposizione all'Homc Rule condusse Lord Salisbury al potere. Joseph Ch.amberlafo ebbe il portafoglio delle , Colonie. Austen, dopo tre anni cli noviziato, aveva comlinciato la carriera degli onori col posto di Lord civile clell' Ammiragliato. Nel 1900, quando a Salisbury successe Arthur Balfour, fu segretario al Tesoro. Divenne ministro delle poste nel luglio 1902 in seguito alla lotta cli Joseph Ch.amberlain contro il libero scambio per il protezionismo della preferenza all'Impero. Nell'ottobre 1903 è Cancelliere dello Scacchiere. Nel 1906 !Ì liberali schiacciano i conservatori; Austen si ritira: si soosa. Ritorna sulla breccia soltanto al tempo della guerra europea, nove anni dopo. Nel maggi.o-giugno 1915 Asquith forma il gabinetto di coalizione con otto unionisti, un laburista e cloclici liberali e offre a Chamberlain il posto cli Segretario cli Stato alle Indie. Chamberlain si dovrà dimettere nel 1917 come responsabile della cattiva organizzazione della spedizione in Mesopotamia. Torna ministro della Guerra nell'aprile 1918 e nel gennaio 1919 è di nuovo Cancelliere dello Scacchiere con Lloyd George. Nel marzo 1921 quando Bonar Law, leader del partito unionista, si ritira per ragioni di salute, Chamberlain diventa responsabile per la parte conservatrice della politica di coalizione. Da questo momento egli viene in sospetto e in disgrazia presso i conservatori più intransigenti, Chamberlain giustifica la sua politica con lo spettro del bolscevismo: « Vi sono delle ore in cui sarebbe imperdonabile insistere su questioni di partito o su questioni personali; i problemi che si pongono alla nazione esigono visioni larghe, un 'unione più vasta cH quella che non sarebbe consentita dai limi ti di un solo partito e bisogna mettere in comnne le tradizioni e le idee di tutti i' partiti per condurre felicemente in porto la nave attraverso crisi e pericoli ». Bisogna ricordare che il figlio di Joseph Chamberlain era unionista di origini liberali, pe1·ciò i più tories dei conservatori sem~ pre gli furono avversi; e gridarono addirittura allo scandalo quando Chamberlain accettò una politica che per risolvere la questione irlandese concludeva a una vera e propria negazione dell'Unione istituendo a Dublino un Parlamento distinto da quello di Westminster. Così Austen Chamberlain si alienava sempre più contemporaneamente i nemici del troppo democratico Gallese e i partigiani ciel libero scambio. Al principio del 1922 c'è un pronunciamento dei conservatori contro Lloyd George per la conferenza di Cannes: essi vorrebbero separare la loro responsabilità dalla sua politica. La cosa si ripete dopo Genova. Auslen Chambedain rimane fedele al suo capo. Finahnente in settembre il partito unionista, approfittando delle disavventure della politica filoellenica, passa apertamente all'oppos1z1onc; Chamberlain, Balfour, Birkenhead, HoherL llornc sconfessati, si dimettono. Chamhcr]aj11, rjma~to francau1ente fautore deJJa coalizione, re8ta escJu.so daJ aucceB~ivQ Minist~ro Bonar Law-Baldwin. Anche aJla n1ortc di Bonar Law rieB<.:e impoasibHe a Baldwin di ottenere daU'ala intramigente del partito, la rientrata di Chamberlain nel Gahinetto. Solo durante l'esperimento lahurista, i conservatQd all'opposizione ricosli~ Luiscono l'unità del partito e Chamberlain può tornare col secondo Ministero Baldwin insieme con Birkcnheacl e ChurchilJ. Che cosa rappresenta Au.sten Chamberlain in questo Ministero? " È stato allevato per la politica - scriveva nel Times nn suo biografo anonimo, - Suo padre gli ha tracciato un piano d'educazione, tale che il figlio diventò un altro lui sle3so, -in modo tale che i vu.oti fossero riempiti e gli spigoli arrotondati». Austen è entrato nella vita con un programma o: fatto », con idee « fatte », qu.asi dispensato eia] pensare per conto suo: ecco donde deriva la sua mancanza di originaJità. Serio, coscienzioso, diligente, più che un politico egli è un funzionario perfetto, animato dallo spirito che regna nei grandi servizi di Stato. Eccellente ammrnistraLore, egli non ha dar.o molte prove di iniziativa c;reatrice negli impieghi che ha esercitato. Egli segue gli avvenimenti, non li previene, non li prevede, non li dirige, non li domina. Le sue qualità positive sono la buona fede, la franchezza, l'onestà un po' rigida, il coraggio, l'energia, la forza al posto dell'agilità. In un politico inglese è difficile che manchi il carattere. PIERO GOBETTI - Editore Torino • Via XX Settemhre, 60 Pensierop polare La Rivoluzione Liberale trovò per prima il valore liberale e moderno del movimento popolare. Questa tesi ha avuto la prova dei fatti. Ora è nata tutta una importante letteratura politica da questo movimento, che noi possiamo raccomandare con perfetta oggetti• vità. Operedi Luigi Sturzo La libertà in Italia L. 4. La più profonda sintesi delle presenti condizioni italiane. Un pamphlet vigoroso, incalzante, destinato a rimanere come l'opera polemica più significativa ispirata dal fascismo. È uno di quei libri, scritti di getto, sotto un 'ispirazione commossa e coerente, che cara\terizzano un momento storico. Pensiero antifascista 300 pagine - L. 12. È l'esame analitico del fascismo prima e subito· dopo il delitto Matteotti. L'ultima parte è un originale tentativo di teoria politica. Popolarismo e fascismo 400 pagine . L. 14. Storia e teoria del popolarismo dopo la guerra sino al 1923. Esposizione delle ragioni per cui i popolari sono passati all'opposizione. I tre libri rappresentano ciascuno un momento ca• ratteristico della vita italiana: il 1923, Congresso di Torino; il 1924, delitto Matteotti; il 1925, con l'e• same complessivo e storico della situazione. IGINO GIORDANI Rivolta cattolica L. 10. È la riaffermazione e la revisione fatta da un giovane del nuovo pensiero cristiano democratico. Oltre che un valore politico ha un valore letterario, di stile polemico. IMMINENTE: V. G. CALATI Religione e Politica con prefazione di A. A.N1LE. L. 10. Storia della presente lotta politica vista da on popolare. PERGAETANO SALVEMINI J. Coro Signcr Gobetti, Sono •piacente cli Bentire che il Professore Salvem,m e incappato jn un guaio per rag.ioni politiche. La 8Ua opera è eosi. conoa:cinta, cos:i. stimata dagli i,tudio,j, co&i arumata da qoe1lo .schietto spirito itaUano che ripetutamente ha e,cJnqufatato per il a:oo paese a plaa3<.1 e l"appoggio de1J'Earopa, eàe cert9 non pu,1 venirgli alcun danno. Mi ,Jjer, Qlnct;ramente -,;uo R4M~A, Y MAC Dot-rA.J.D. li. 16 içiogno 1925. Per dovere di r-<>M."'ienza at~ato ehe non bo mai avuto alcun duhbio sulla purezza delle intenzioni di Gaetano Salvemini; anebe F-ein gravi qoegtioni politi chi! P.hhl a dhsentire, C(Jme d.is:senVJ, da ]ui. DaJJe -.ue opere ho impacav1, a~~ai, negli !tessi dissensi, pur quanto aHa eomprensione e al gindirio della &tu.ria m(Jdema e contemporanea. Alle facoltà insignj che egli ha, d.i storico e di scrittore, ho reEo altre volte giustizia in pobbliebe pagine; e le ammiro. Della cattedra non si è mai valso per la propaganda delle aue propri'! idee di politica militante. Guwo MAzzo;-,,r. lll. 29 giugn,, 1925. Sebbene la mia assenza da Firenze mi abbia costretto a un ritardo, desidero non manchi il mio nome fra qoeJ.li degli studiosi che hanno sentito il d1Jvere di attestare la loro stima a Gaetano Salvemini. Dal quale ho f-pegso, anche profondamente, e, talvolta, vi• vaeemente dissentito in materia politica; ma del quale ho sempre altamente apprezzato La dirittnra morale, il disinteresse~ il coraggio delle proprie opinioni, l'amore del proprio Paese, oltre alla forza dell'in• gegno e a1rimportanlissima opera di storico, per ie quali occupa un posto eogj cospicuo nella coltura e nella scuola italiana. Nè potrò tacere, per la lunga esperienza di collega nella medesima Facoltà universitaria, che mai 6i è potuto rimproverare a G. S. tentativo alcuno di propaganda settaria o di proselitismo politico attraverso la scuola e razione sua di maestro. Senza venir meno al rispetto della giustizia che segue liberamente il suo corso e degli organi che la servono, è lecito esprimere quel che la coscienza, piò che l'amicizia, detta nei riguardi di on collega degno di riS!)etto e di stima. C. CuiJ. IV. Il sottoscritto si sente in dovere di attestare la sua _ammirazione e stima profonda per Gaetano Salvemini. Il suo nome non solo onora la cultura italiana ma l'europea; egli è tra i più grandi storici contemporaneL È impossibile averlo avvicinato e conosciuto personalmente senza aver snhìto il fascino della sua grandezza morale e della sua vita caratterizzata da nobiltà e da coraggio. Gaetano Salvemini non è un litellista ed è incapace di agire altrimenti che in modo nobile e alla loce del sole. BoLTON K.nic (Autore della Storia deU'Unùà. d'Italia e della Yita di Mazzini). V. Ho conosciuto Salvemini sin dal 1898 come •omo di rigida integrità, di raro coraggio chi.le e di grande cultura. T. Our. (È uno dei più noti storici contemporanei. Autore del celebre li• bro sull'Italia d'oggi). G. B. PARAVIA & C. Editori • Librai • Tipografi TORINO·MILANO· FIRENZE· ROMA.MPOLI•PALERTilO Piccola bibliotecaRosminiana La « Piccola biblioteca rosminiana •, diretta da CARLOCAVIGLIONE,pubblica, in serie, opere o parti di opere, edite ed inedite, di A. Rosmini (speciahnente fra le edite quelle rare o più significative); pubblica altresì opere espositive e critiche di competenti snlla filosofia e la vita del grande roveretano, che volle « richiamare la scienza nazionale ai suoi principii ». Già usciti: A. RosMINI - Introduzione alla filosofia. Parte I • Discorso sugli studi . L. 7,- Parte II • Dell'idea della sapienza . > 7,50 Parte ID • Sistema filosofico > 7,- Parte IV - Lettere filosofiche > 8,- Quest'opera era da tempo esaurita e gli studiosi solo potevano consultarla in biblioteche pubbliche e private. Effetto dei nuovi programmi è stata piè, di un.a parziale pubblicazione, ma questa edizione m quattro volumi è l'unica integrale. Essa è curata da Carlo Caviglione che aggiunse utili prefazioni, sommari, indici ( alla parte III), opportune note dichiarative, non che riferimenti alle altre opere rosminiane. PIEJRO GOBEJTTI Direttore responsa bUe. Tipografia Carlo Accame - Torino.

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