La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 27 - 5 luglio 1925

Introduzione alRisorgimento L'economia nazionale esce dal Medioevo anoora medioevale. I Comuni e le repubbliche marinare sono episodì che hanno fine in loro stessi. Non esprimono attraverso il loro essere una elaborazione dai limiti vasti, un igiuoco di forze che vada al di là dei confìni. Si esauriscono nel loro medesimo campo. La funzione d'importanza nazionale alla quale essi inconsciamente adempiono sotto lo sguardo vigile della Chiesa è quella di impeclire nei limiti del possibile le invasioni degli stranieri. Al di fuori di ciò ogni specifica influenza viene a mancare. Le classi dirigenti, il sentimento patriottico nel popolo, tutto quanto di moderno insomma vien creato dalla loro esistenza non assUJDe perciò valore generale, non esercita verun influsso. Resta caso oircoscrillo avente segnato in questa caratteristica il proprio destino. Col tempo tutto sarà spazzato e livellato. Nei contrasti bisogna che un termine equivalga pres- •'a poco all'altro per poter sopravvivere. L'eresia trova cosi una Italia medioevale completamente, una Italia senza grandii masse accomunate da interessi comuni e da conseguenti con1uni ideali. Onde non riesce a scuoterla. Torna interessante a questo proposito notare come nel nostro paese il massimo prodotto della ribellione individuale ci dà l'eretico non il riformatore. È la deficienza di tutto il Rinascimento che forma l 'indiv.iduo e non crea l'uomo, sviluppa il mondo della scienza e trascura il mondo della storia. I motivi polemici dei nostri più celebri eresiarchi restano motivi sentimentali spazianti nei campi del lirismo e della metafìsica. Le esigenze storiche generatrici dei nuovi miti restano ignorate fin quasi ad oggi. La Controriforma perciò deve intendersi quale fenomeno pui-amente italiano di ritorno "deciso al medioevo di fronte al formarsi delle varie nazioni moderne. Esprime la sola possibilità del nostro popolo. Dinanzi all'eresia dei singoli la forza che proviene dal sentirsi strumento di una fede trascendente resta sempre dalla parte del cattolicismo. Nel duello, putacaso, tra Galileo e l'Inquisizione la più logica e la più forte è quest'ultima. L'Italia resta, dunque, con ciò tagliata nettamente fuori dai tempi moderni. Menlre altrove alle rivoluzioni religiose si susseguono quelle politiche consacrando il principio dell'autonomia in qnelJo della sovranità parlamentare e il capitalismo nasce e le macchine si diffondono e le navi salpano verso i più lontani porti alla conqnista di colonie sconosciute, il popolo italiano resta supino, borioso delle glorie passate. I tentativi di liberazione e di elaborazione di una nuova vita restano per questo circoscritti nell'ambito della filosofia e del generale. Bruno, Campanella, Vico, ecc., sono in senso storico reazioni, non capovolgimenti. Qualcuno vuole essere il compromesso tra il vecchio e il nuovo, sempre mantenendosi in questa linea assolutamente metafisico. Nasce il riformismo, espressione dei mali della razza, sotto l'apparenza di UD modernismo inesisteute. Nel settecento i patrioti non sanno fare altro che chiedere pel popolo riforme al cuore paterno dei Re. Resta assente il senso del divenire come processo del basso verso l'alto, come elaborazione continua di nuove classi dirigenti, uscenti dal popolo. In queste condizioni quindi, un vero Riso:rgimento, un Risorgi1Dento inteso come volontà di vita europea rimane un ,nito, una utopia. Mancano le masse, le sole forze capaci di seri movimenti per una ripresa moderna. Nel miracolismo e nell'iniziativa altrui crederanno sempre anche le generazioni dei giovani. Si spera dapprima in Napoleone. Si punta su ipotesi _sentimentali che il paù elementare realismo avrebbe smantellato. Non viene avvertita la impossibiliità di una Italia uni_ta a fia?c" della Francia nè la immancabile transJtor-ietà delle formazioni napoleoniche. E le selezioni cominciano ad avvenire. Questa è la tragedra dei primi patrioti italiani: sperare, sperare ardentemente, intensamente negli altri senza contare esclusivamente in sè. Vedere, in conseguenza, crolla1·e tutto. Dare, come conclusione, in colpi di testa inutili. Se moti avvengono questi Ji hanno rifatt~ nell'inizio solo per ,il disagio delle classi dirigenti. Le sommo_sse '.1el '14- in Mil~no ne aono chiara prova. E uti 1 le fissare il discorso su questo episodio che ~uò _dare nella sua natura il tono della vita ,tabana del tempo. La situazione creata dalla reggenza di Euuenio Beauharnais al tempo si può capire ;eosando alla situazione di celi abbienti spouliati dei diritti tradizionali e a quella del Re ondeggiante tra la for~uoa personale e la devozione al cognato pencolante. In queste circostanze i 'gruppi spodestati simpati_zzano naturalmente per l'Austria, cercano d1 gu~- da uoarsi il favore popolare sfruttando al unica molla capace di suscitamenti ---:--avomalcontento per la situazi'one economica. - cano a sè le idee nuove. Sorse per la prima volta sotto la guida di un patriota tanto s!1'· cero quanto poco lungi':°irante: F_ederico Confalonieri. TI Partito Liberale Italiano. È una ironia atroce. Il liberalismo che avreb])e dovuto essere, se altro fosse stato il ritm~ dei tempi, frutto dell'iniziativa popolare, si LA RIVOLUZIONE LIBERALE a favo re di quelle classi contro le quali è natoralmente chiamato. Non adempie per questo, ad alcuna funzione di rinnovamento. Serve a rimettere sul piedestallo onicamente i suoi fautori. Mancando, quindi, la possibilità di una azione autonoma di popolo <l.iretla alla creazione di ordinamenti nei quali essa potesse trovare affermazione, sviluppo e garanzia, è chiaro che l'unità e il Risorgimento restano affidati alle contingenze e all'avventura. Alla necessità dell'equilibrio europeo che non consente una lLaHa scissa e discorde e alla sagace lucidità cl.i uomini coconcretizza come conservatorjamo, si forma mc Cavour, capaci di dominare le disparità renza sopprmier!e o corromperle: dirigendole anzi per le vie nati;rali all'identico fine. Ma esso Risorgimento avrà - come ha - i suoi risultati nell'unità geografica. Posta questa condizione - indispensabile per la formazione di minoranze d'avanguardia e cli masse lavoratrici - ,la allora il popolo italiano, passato per esperienze <lecjsive senza esserne ancora lontano, ha cercato in esse sino ad oggi invano la forza del proprio riscatto morale. CAJ<MEJ.-0 PUCLIONJSJ. Seaecenfo Controenciclopedia preventiva Se sono vere le promesse esposte sin qui, anche i] Piemonte ci vuol cl.are un esempjo, assai1 guardingo e non disposto alle eslrcme antitesi del settecentesco dissidio tra scienza e fede, critica e dogma, tolleranza e fanatismo, liberalismo e clericalismo. La lotta contro la Chiesa è condotta dalle eresie intellettuali laiche, ma q neste, nella tendenza alla rifonna, trovano il limite nei principi a cui si devono alleare, i quali si fermano alle riforme e sono interessati all'indipendenza solo per un 'arte di governo e per una esigenza tirannica. Così son dal '700 si delinea l'equivoco della nostra rivoluzione nazionale. Il liberalismo non può identificarsi con la democrazia per la manca la preparazione religiosa. L'iniziativa liberale spetta ai goverlll, i soli che abbiano attitudini a mobilitare le forze necessarie per il trionfo delle idee pensate in solitudine dalle nuove aristocrazie laiche. Il popolo (cattolico) rimane estraneo perchè la Chiesa s-l è alleata coll'assolutismo e tutti i tentativi cli democrazia cristiana falliscono. La conciliazione neo-guelfa tra liberalismo e democrazia sarebbe un anacronismo e segnerebbe una rinuncia della coscienza laica. Bisogna attendere il movimento socialista per parlare cli rivoluzione reJ.igiosa integrale in Italia. Intanto nel '700 è logico che le due cause, conservazione politica antiliberale e conservazione iideale anti-illwninistica, appaiano identiche alla Chiesa. In Piemonte contro i timidi tentativi di libero pensiero e contro gli atteggiamenti laici del sovrano la cultura cattolica fa il suo esame di coscienza, si or~ ganizza secondo le sue tendenze clericali, combatte l'eresia con armi filosofiche e si sforza col più eclettico dei sistemi di goadagoare la ragione alla causa della fede. Abbiamo la controenciclopedia preventiva. Dal punto di vista delle classi politiche possiamo dare questa diagnosi del fenomeno: ,il re mira all'indipendenza e si trova a lottare contro il feudalismo nobile ed ecclesiastico. La nuova élite che g1i è indispensabile per questa politica si recluta nel modo seguente: 1) una minoranza dell'aristocrazia che abbandona la soJ.idarietà di classe o per devozione tradizionale al sovrano o per istinto politico o per simpatia all'illuminismo; 2) i nuovi dirigenti del ceto umile (non ancora borghese) che si sta elevando. Queste minoranze intellettuali nel secolo seguente prenderanno la mano alla grettezza dei re e continueranno la rivoJ.uzione per conto proprio. La loro tendenza precisa, non sempre fortunata, è di appoggiarsi sulle masse. Le vecchie classi nobili ed ecclesiastiche rimangono sole a difendere le posizioni passate e i privileg;i di sovranità particolare. Nel cardinale Sigismondo Gerdil ( di Samoens, in Savoia) il quale nella sua lunga vita giunse assai vicino al pontificato propri onegli anni in cui la Chiesa doveva far appello a tutte le sue risorse per contrastare la rivoluzione francese, possiamo vedere un esempio di stile e di cultm·a ecclesiastica perfettamente retriva. Intorno al Gerdil si raccoglie tutto l'ortodossismo non soltanto piemontese, ma addirittura europeo. Il motto è: Malebranche coulro Rousseau. Per il metodo ritorna a Cartesio opposto a Locke, benchè anche il suo cartesiauisrno sia assai guardingo. Si direbbe che egli ne accetti le qualità conservatrici e staLiche, come la filosofia dell'identità che deriva da fondar l'evidenza sulla percezione chiara e distinta. Dove Cartesio si avventura tra i presupposti del razionalismo, Gerdil si appigl-ia ai rimedi più ortodossi dell'eclettismo. La tradizione è accettala nel suo valore conservativo. Le vere astuzie istintive di Gerdil si possono scorgere nell'indirizzo della sua polemica pratica. Nella sua intransigenza inesorabile egli m.ostra nn tatto singolare. Da buon teologo non disprezza la filosofia, purché si tratti di una filosofia addomesticata e.-non immodesta. La ragione ha i suoi meriti anche nei retrni della teocrazia se serve a convincere del vero quelli ehe non hanno Cede e ad avviare i filosofi alJe imprese apologetiche. La speculazione insomma sarebbe un mcz7,o di controlJo non un mezz-0 di scoperta. L'amore per la verità nel buon teologo è tutto amore per le verità fatte. Le preoccupazioni di chiarezza prevalgono sopra la profondità. L'ottimismo e la fiducia di Gerdil escludono le avventure e concludono nell'addormentare i popoli sulle verità rive, late e sulle autorità costituite. Niente misticismo, niente sentimento o entusiasmo; nienLe cristianesimo; ma quieto cattolicismo, un'arte del governo delle menti e delJe volontà; un culto raffinato e lungimirante dei risultati pratici. Non più santi; la religione ha bisogno di diplomatici. Il cardinale ~erdil non si compiace di parole grosse e di professioni di fede intransigente; pur di restare fermo nelle questioni di sostanza egli non è alieno dall'ostentare un cristiano aspetto di tolleranza e di conciliazione. La libertà di pensare, egli concede cordialmente, non è già esclusa, ma rego1.ata dalla religione. Considerate la debolezza del nostro intelletto! Esso ci pnò far conoscere il soggetto e il predicato: ma come affermare o negare se non c'è un criterio cli fede, o diciamo pure rm'autorjtà superiore? Ed ecco che la vera libertà non è licenza, non esclude l'autorità. Ai·gollientazione garbata ( cui soltanto lo spirito del libero esame e delle democrazie saprebbe adeguatamente rispondere) che vedemmo ripetersi in tatti i savi e paterni governi dei padroni. , La scienza progredisce solo nella reverenza alla religione: con la presuntuosa manìa di tutto sapere progredfrà un 'impaziente cultura non la scienza. Bisogna sapersi fermare al momento giusto, tener sospeso il giudizio: la morale del buon cattolJico si può fondare sulJo spirito della moderazione. Contro Locke e Rousseau si tratta di opporré appunto la tradizione e questo abito mentale di fìducia. Pe1·ciò Gerdil non scrive una critica, ma una introduzione allo studio della religione; anche i filosofi antichi sono studia ti secondo la loro volontà di giu~gere al pensiero di Dio mediante la ragione. Ma specialmente nell'Anti Emile si vede il carattere essenziale della filosofia di GercliJ,, intesa come filosofia e pedagogia del perfello suddito. Bisogna combattere Rousseau. pèr sostituirgU un pensiero confor111e alla· pace delle famiglie, alla tranquillità degli Stati, al vantaggio dell'umanità. L'ordine costituito è una 11ecessità e l'obbedire è cosa giusta davanti a Dio. Meglio delle teorie vale per Gerc1il il bnon senso; ma noi sappiarno bene che il bw_,n senso non è che l'istinLo del re;zionario ,, la difesa del conservatore. Il cardinale non si nasconde che il cattolicismo finisce per coincidere coll'utilità; e fonda lil diritto della società verso i sudditi sulla stessa base dell'ubbidienza richiesta ai figli verso i padri. La società è implicita nell'idea di Provvidenza. Nel concetto di uomo c'è lil concetto di suddito. Risullati di buon senso, senoncbè qui l'opporli a Rousseau non è senza un significato tendenzioso. Alla stessa constata ·,ione di un dominante sentimento retrivo giwigeremrno se riguardassimo i limi lii della ctùtura di Gerdil: base umanistica per fondare un edificio rigidamente teologico; nessuna larghezza di informazione moderna ed e1uopea; aridità scientifica; e persino in quel suo pacalo e pedantesco tono ragionatore un ossequio scolastico al fatto compiuto. Con siffatti modelli ed educatori (a indicare l'autorità del Gerdli.l valga il fatto che egli non fu solQ,aprofessore di Università ma ancora maestro di Carlo Emanuele IV) lo spirito di iniziativa s'i doveva addormentare in Italia per lasciar posto all'acq1ùescenza degli schiavi. Le classi nobili ebberoil loro esortatore alla cattolica moderazione nel conte Benvenuto Robbio di San Raffaele da Chieri, allievo del Gerdil, poeta, uomo pio, nemico fierissimo di Voltaire contro cil quale scrisse le Lettere del dottore Trinlevo. Nel Robbio ci sono le 111 preoccupazioni del cort.J.gtano, che ricerca per dilettantismo le più varie cognizioni, dalla mo.sica alla poesia di Camoens e ili Pope. È singolare il suo interesse per la stoda. Tuttavia egJi ci appare misoneista come i coni.cm poranei jn quei suoi curiosj sr-ritti antifemministi} e nelle sue preoccupazioni di educare ; nohi]j_ Educaz~cT!e disinleressata, ossia da pcrdig:io;:-;10 (senza un jnteresse centrale); viaggi di piacere; c--.:,!torlella gentilezza e dell'onestà. Jn quanto alla religione: "La esatta idea della Religione consiste nel non aggfongere, nè togliere nemmanco un apice ai misteri e ai precetti ch'elJa ci ·impone di credere e d'osservare: nel non confondere ciò che è mera opinione e cade in contesa, con ciò che r, infallibile e non disputabile». Coo questa esigenza di ortodossi.smo non ci stupiremo che il nostro conte finisse per appartarsi modestamente daUe preoccupazioni stata]i e nazionali, e con ]a rjvoluzione francese dinanzi agli o~ chi, continuasse ad osservare provioòalmente che la divisione d'Italia in vari Governi cospirava a dare sple·ndore alle metropoli. In nn 'Europa tutta liberale clericalismo e fenclalismo sognavano un'Italia sotto tutela, dodle alle num.erose corti, sottomessa al parroco e alla buona morale. p. g. I Cattolici contro le società segrete Nella prima metà del secolo XIX con saggi anonimi (e ne ho sottomano uno edito con licenza delli superiori in Torino nel 1851) la Chiesa iniziava la lotta contro socialismo e massoneria continuando quella contro il protestantesimo, il razionaliemo, kantiano e hegeliano. I nomi di socialismo e di comunismo avevano comjnciato soltanto da nn anno o poco più a correre sulle bocche degli itaLiani: come si vede la lotta fo serrata in sul nascere! L'origine delle sètte segrete si confonde con l'origine del cristianesimo stesso, in contrasto alle comunità degli eretici: mentre le prime eran fondate sul principio cristiano della rinunzia, ]e altre erano per contrasto basate sul principio sociale della comunità dei beni, dei corpi, degli spiriti per una lotta contro il principio cristiano che esse consideravano come assente e distruttore della vita sociale. Altrettanto può dirsi per le istituzioni monastiche, che in seguito si sparsero in tutto i] mondo, vere forme di comunismo religioso, in seno alla società stessa basate sul principio di ripudio della medesima. Le sètte o comunità a spirito laico informarono sempre la lotta loro non nello spirito di rinn.ncia, ma di quello rivo]utivo per una palingenesi sociale e per w1 assetto futuro della società stessa; ed eh• bero qnindi solo in parte tendenze religiose o mi• sticbe, non prendendo mai (nol potevano) a base della rigeneq1zione dell'umanità una nuova religione, ma utopie sociali e politiche. Fu per questo che esse fiorirono nel periodo moderno e in ispecial modo seguitando i dettami del protestantesimo, del filosofismo francese, e del razionalismo e deJl·idea]ismo tedesco. Esse non eran che l'applicazione pratica delle dottrine filosofiche nate intorno e dopo la rivoluzione francese; e poichè col razionalismo e l'idealismo kantiano ed hegeliano ponevasi una nuova base filosofica e scientifica allo spirito umano, era necessario che es~a si concretasse in forme di vivere sociale e politico. Esse ponevano fieramente il nuovo dogma della coscienza libera, della ragione e della critica religiosa e filosofica. Le sètte segrete demagogiche si distinguevano dal cattolicismo per assumere tre aspetti fin dalla loro origine, sotto i quali le sètle furono ed operarono in tre diversi stadì di loro e~i:..tenza; << nel primo tempo furono considerate consen atrici di dottrine ·anticristiane e antisociali, e organate spesso a modo di occnlLe congiure contro h religione e gli ordini politici». Talchè il Condorcet (Esquisse sur les progr. de l'ésprit hum.) riguarda la rivoluzione francese come nn trionfo da quelle prepar:ito e lung::irne-nte aspettato. « La seconda epoca fu quella in cui, considerate come attive propagatrici di dottrine d'apostasia e di ribe]lione, riuscirono a conseguire, col favore delle circostanze, un'influenzn occulta sopra l'opinione pubblica e la politica organizzandosi con maggior estensione e riunendo l'azione di consorterie diverse di indole e di forma, ma di analogo scopo. La terza fu quella in cui crese.iute di numero, di forze e di ardire, poterono, senza pregiudizio della loro incolumità, formulare un piano di rifacimento del mondo sociale e morale. e fondare come uno stato negli stati singoli, una nazione cosmopolitica avente un governo proprio, unitario o federativo, e mezzi per dominare l'opinione pubtlica, paralizzare l'azione contraria dei poteri socaili o farla conver• gere ai proprì fori, formando non più solo una me• schina consorteria, ma come un nocciolo di società novella sotto le fondamenta degli ordini sociali esiSlenti )). Tale è il giudizio della Chiesa in allora sulle società segrete f occorre aggiungere che esse presero poscia a rivendicare il principio di nazionalità e incitando alla libertà e indipendenza i popoli oppressi le fecero a gran parte dei medesimi conseguire: talchè gli stessi principì, anche se contorti e soffocati, furono il germe delle rivendicazioni ultime della guerra odierna. Tentarono anche inutilmente di

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