La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 26 - 28 giugno 1925

106 filiimmortali principì La dichiarazione dei diritti, gli immortali principi dell'89, sono veramente antistorico astrattismo? Questo giudizio esecutivo di solito prescinde dalla lettura stessa degli articoli e perciò crediamo che sia bene darne il lesto ai lettori. Art. 1. - Gli uornini nascono e vivono liberi ed eguali nei dji•itti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'nti1ità comune. Art. 2. - Il fine di ogni associazione poliLica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell'uomo. Questi diritti sono: la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all'oppressione. Art. 3. - Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun ufficio, nessun individuo può esercitare una autori1à che 11011emani espressamente da essa. Art. 4 . .....-La liLertà consiste essen_ziabnent~ nel poter fare tuuo ciò che non nuoce agli altri; così l'esercizio dei diritti naturali di ciascun ·individuo aon h3 altri limili se non quelli che assicurano agli altri membri della Società il godimento di questi stessi diritti. Quei limili non possono essere determinati cbe dalla legge. Art. 5. - La legge ha il diritto cli proibire le azioni nocive alla società. Tutto ciò che non è proibito dalla legge non può essere impedito, e nessuno può essere costrelto a fare cosa che essa non ordina. Art. 6. - La legge è l'espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto a concorrere personahnente o per mezzo dei loro rappresentanti alla sua formazione. Essa deve essere eguale per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Essendo tutti i cÙtadini uguali dio.anzi ad essa, sono ugualmente ammissibili a tulle le dignità, uffizi ed impieghi pubblici, a seconda della loro capacità, e senza altra distinzione che quella della loro virtù e del loro ingegno. Art. 7. - Nessun uomo può essere accusato, arrestato o detenulo, se non nei casi conten1plati dalla legge e secondo le forme che essa ha prescritte. Coloro che promuovono, trasmettono, eseguiscono e fanno eseguire ordini arbitrari, devono essere puniti; ma ogni cittadino, chiamato o arrestato in forza della legge, deve obbedire all'istante. Egli si rende colpevole resistendo. Art. 8. - La legge non deve stabilire che pene strettamente ed evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non in forza di una legge stabilita e promulgata anteriormente al delilto e legalmente applicata. Art. 9. - Poichè ciascuno è presunto innocente finchè non è stato dichiarato colpevole, se è giudicato indispensabile l'arrestarlo, ogni rigore che non sia necessario per assicurarsi della sua persona, deve essere seriamente represso dalla legge. Art. 10. - Nessuno deve essere disllubato nelle sue opinioni, anche religiose, purchè la loro manifestazione non turbi l'ordine pubblico stabilito dalla legge. Art. 11. - La liber~ comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell'uomo. Ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, pubblicare liberamente, salvo a rispondere \lell'abuso di questa libertà nei casi contemplati dalla legge. Art. 12. - La garanzia dei diritti dell'uomo e del cittadino rende necessaria una forza pubblica: questa è dunque istituita per il vantaggio di tutti, e non per l'utilità particolare di coloro ai quali è affidata. Art. 13. - Per l'intervento della forza pubblica e per le spese di amministrazione un contributo comune è indispensabile. Esso deve essere ripartilo fra tutti i cittadini in propoi'zione dei loro averi. Ai-t. 14. - Tutti i cittadini banno il diritto di constatare da sè stessi e per mezzo del loro rappresentante la necessità del contributo pubblico, di consentirlo liberamente, di controllarne l'impiego, e di determinarne la qnota, la distribuzione, l'esazione <', la durata. Art. 15. - La società ha diritto di chiedere conto ad ogni pubblico ufficio della sua amministrazione. LA RIVOLUZIONE LIBERALE Art. 16. - Ogni Socicta nella r1uale non sia assicurata la garanzia rlci diritti <' detcrrninala la aeparazionP Ò<-'j polcri, non ha costituzione. Arl. 17. - La proprietà e•sendo 1111 diritto iuviolahil,. e sacro, non potrà essere tolta in ne'lsun <"a&o,salvo <Juello in cui ]a neces~ 8ilà puhhlir-a, Jr,galmente constatata, lo el!iga chiaramente <' ~emr,re ron Ia condizione ,li una prec·edcntc, gjusta infiennità. p. g. Colloquio ultin10 Per mio padre, io sono LJJI uomo JH'rduto. Co11 IP n1ie idee, egU dice, non fSÌ far mai niente nel n10n<lo. Mi ha visto sC'mprc all'opposizione: dai dodici anni in su, non gli t.~ stato mai più possibile riacrliiapparmi. Cr<'- dc rlic una specie di demone .mi possegga, ,., !rallo dal suo orgoglio di genitore a sopravalulare certe n_1iequalità, è preso - ognjquaJvolta gli parlo - da un doloroso senso rii rarn11tarico, che egli esprjme con uno sco11. solato significallivo moto de] capo, e con un..i ~ola parola: (<Peccalo! ». Opposizione, inlendiamoci bene, non solo alle sue idee politiche, ma .ad ogni attcggiamenlo dc1la sua vita: quel che per lui è hianco, è per me, sempre, irrin1ediabilmente nero. O viceversa. onostanle tullo, io andava di tanto in tanto a parlare con mio padre. E poiché con gli .:.nni anche !a m-ia « .arte >, era prdgredita, non 1no, ocavo più, negli utimj colloqui, gli scoppi violenti d'una vo1ta, e riesciva persino a parlargli lungarnente, per qualche ora, e sugli argomenti più scabrosi e più scottanti. ~a Je cose rimanevano sempre al 1naledetto punto <li prima: un punto, cioè, invariahilu1ente morto. Evitavo, sì, i CLùmini d'una volta, ma le convjnzioni del mio contraddit~ Lore rirnanevan sempre le stesse. Tullo al più, nell'anirna del brav'uorno si accentuava la dol_orosa con11nozione per questo figliolo, così oslmalamente deliberato a perdersi. Perciò prop1·io ier l'altro ho avuto l'ultimo colloq_uio coq mio padre. E non e avrò più: per nspello cli me e di lui. Difficoltà e contrasti comunissimi, voi di. Lete. Eterno conflitto tra due generazioni, soggiungerete. Vera l'nn.a cosa e l'ahra. Ma così dicendo, non direte tutto. Nè spiegherete tutto. Il contrasto che c'è tra noi due non è di natura identica a quello che mio padre ebbe, ai suoi bei dì, con mio nonno. Il dissidio nostro di oggi differisce non solo nelle .forme, il che, mutati i tempi e gli schemi ,'!ella v,ita, sarebbe naturale, ma proprio intrrnsecamente, nella sostanza più profonda. Poichè credo che per la prima volta, in Italia, si sia arrivati a un vero urto di genera• zioni. Quando io parlava per ben tre ore, cou . tutta la calma possibile, con incisi patetici, cercando abilmente di muovere tutte le corde del cuore del mio contraddittore, e vedeva che d'altra parte (mentre tutto il discorso si svolgeva nel tono della più affettuosa sollecitaz~one da parte di un figlio che vuol comunicare con suo padre per sentirsi ·più veramente figlio) mi si opponeva una serrata barriera e un irrigidin1ento 111entale che non avrebbe ceduto a niente, allora ho dovuto convincermi che non si trattava d'assenza di buona fede, di stima verso di me, o di, difetto d'intelligenza - chè mio padre ne ha nna vivacissima, naturale, che francamente gl'invidio - ma di ben altro. Noi si.stava di fronte come se si•provenisse da inondi diversi t.:_ lontanissimi. Con1e se la nostra organizzaZlOl'le cerebrale fosse, nelle sue strutture più ÌJ1time, desunta da razze tra loro non solo differenti, ma adcliritlur.a opposte nella loro stessa finalità biologica ... Parlare di intesa tra due tipi destinati a così diversa flmzione economica nella vita, sarebbe un assurdo. La co~1ciliazione su questo terreno equivarrebbe, po>, alla colpevole rinuncia ai segni, del resto indeclinabili, delle nostre razze. Tra noi due non vi possono essere che i rapporti en1otivi caldissimi, derivanti dal sangue. Per tutto 1Ì resto, faremo bene ciascuno a naviuare nella nostra orbita e a non incontrarci O mai più. E non dovremo, nella disperazione della rolla desolata, più cedere ai dolci imiti che dal cuore incessantemente saluono a sollecita.re un'impresa rivelatasi ormai disperata ... * * * _Mio padre è l'Italia di oggi. O meglio, la- -s~1ando l'astrazione, gl'italiani di oggi, parlo d, quelli che più rnmorosamente calcano la s~na_, sono, grosso 1nodo, dello stesso stampo d1 mio padre: i vecchi e i giovanissimi. E questa identità, stabilita dopo pazienti osservazioni di qualche decennio, 1ni denuncia con vivacissima crudezza la impossibilità materiale di certe conciliazioni, cli certe intese, di certi paterecchi sussurrati dalla gente per bene e amante della pace. Non c'è argomentazione razionale che ba~ sti; non c'è moderazione di eloquio o buona educazione che possa servire; non vi sono miracolosi machiavellismi da escogitare: chi ha pigliato posizione in un senso o nell'allro chi è nel mio mondo o in quello di mio pa'. dre, non l'ha fatto per capriccio o solo per motivi impuri. Ha obbedito sempre a una profonda vocazione. Dei sudicioni e degli arrivisti non mette conto d'occuparsi: non sono mai i detriti che costituiscono le realtà valide ed apprezzabili della vita. E allora: "11<·far<·? E. for ..(• nef•p-.1oarjo rjp trarsi in buddii;;ti,·a eont,~mpJazionc, aspf'tp lando i raggi d'un n,1v"1Jo c.oJP.-?'iiente di tullo ciò. La srop<•rla dcila vanità di cf'rti f'Ontalli dovr<'blic pro,1urr<• Jo blCFSO effetto d'una bene inlena Jpzione <l'economia. J...a colpa cli riuelrimpossihilità di ;tare e di andare insic1ne, che abbiamo or ora denunciata, non è proprio <li nessuno. Le cau5e di t.ssa son 1nolteplici, e si rilrovan tutte nelle trame della nostra storia. Freltoloso procei,!'lo unitario. Servaggio po'Jitico e spfrituale, gra- \ ante per secoli su tulli gl'ita]iani. Defice11za di cull11ra, cli probità mentale. Vita offesa nel suo libero sviluppo dal peso di un opprimente problema economico. E tutte queste cause insieme, e mille altre, mille volte delle. ban concorso a diffondere un 'nggjosa grettezza e a produrre un 'incapacità assoluta a crearci una vita vera,ncnlc moderna. Pcrchè, alla fine, non riesco a jntendermi con mio padre? La risposta ora è facile: pcrchè mio padre non è un uomo moderno. E gli itali.ani, anche quelli che costruiscono le autostrade, che dànno le loro mirabili energie al progresso materiale del Paese, sono - ps·icologicamente parlando - arretrati cli secoli. Mio padre non è un nuomo moderno, per- !:hè ... , ad esempio, ricorda sempre le cose così, all'ingrosso. Per giudicare col rito più Eommario d'un uomo_, g}i b.astan tre o quattro particolari sulla vita del reo, e appresi sempre cli quarta mano. Quando io interveniva a precisar date circostanze e fatti, mi diceva sempre che sofisticavo. Per lui, -itti ha tutte le eccellenti qualità di questo mondo, ma ... Nitti ha elargito l'amnistia ai disertori. Sforza è un'abile negoziatore, forse il più abile che abbia la noslra diplomazia, ma Sforza, trattando con la Jugoslavia, ... fece quel che fece. E così via. Mio padre non è un uomo moderno perchè ... non ha l'assillo della rirerca àella verità. Se nn giudizio su di una siLuazione gli viene ammannito dal giornale preferito, che legge sempre alla sera, in quel crepuscolo di co~~• 0 nza che precede il sonno, iì giudizio del giornale diventa suo, e neppure Domineiddio glielo leverà più di testa, Se poi quel giudizio è calunnioso, allora piglia per oro colato la calunnia, e mette in movimento tutti i suoi rumorosissimi sdégni. Mio padre non è uu nomo moderno perchè ... non sa veder le cose con una certa prospettiva, non sa esercitare neppure uno zinzino di. critica su quel che gli accade sotto il naso, e perchè cinquanta volte al giorno ha sulle labbra il veneralo nome della patri.a, e non rnde in tutti gli altri popoli della terra che una con1butta brigantesca cli irreducibili. ne1nici nostri, che ci salteranno addosso cla un momento all'altro. Lasci.amo stare in pace questo povero Cristo di. mio padre. Ma, ditemi: i contraddittori nostri d'ogni giorno, non sono tutti dello si esso stampo? Ne avete conosciuto uno solo c~pace di seguirvi con onestà in una diSC'Jssioue? Che abbia rinunciato· a colpirvi• cui certi luoghi comnn'i, che avrebbero doYuto produrre il più sconcertante effetto? Che si sia pigliato I.a bega di veder bene sino in fondo chi sia Sforza, chi sia Salvemini, chi sia Sturzo? Che abbia evitato di andare in collera, quando ne poteva benissimo fare a meno? Che abbia il gusto di certe distinzioni? Che sia capace di una sintesi critica, di un serio giudizio storico? Che non si dica crgoglioso del « Borsalino » che porta, o della « Lancia » con la quale va a spasso, e ~on senta il rossore per tante vergogne autenlJcamenle nazionali? L'italiano « antico » (Io c!1iameremo così anche quando ha vent'anni), s1 sente legato al suo paese da un indeclinabile dovere di omertà: l'italiano ha sempre le mani monde, e va sempre nudo aUa meta, anche d'inverno. Egli fa e slrafà. Se è ne"li affari (ho sottomano un tipo di questo ;e nere), agisce einpiricamente, e fintanto chè le cose van bene ti ride in faccia se gli additi un precetto di scienza econon1ica. Protesta per le imposte esorbitanti che gl'impongono non in 1nodo aperto e diretto, rovesciando d..:1.l potere quelli che gliele applicano, ma subdolamente, frodando nel modo più sfacciato il fisco. Dubita sempre di chi ha un dubbio: vuole uomini senza perplessità, mandino pure con la loro disinvoltura tutto a catafascio. È questa presso a poco la materia molle sulla quale poi agiscono gli eroici mestatori. Allora è bene che gl'italia,ù di cui sommariamente s'è discorso sian lasciati vivere come vogliono. Che trascinino sino in fondo il loro destino. Che ognun che senta di aver qualcosa in comune con loro li pigli a braccetto e proceda con loro senza indugi. Noi abbiamo altro da fare. Ci sono, di fronte a noi, i gio- \ aoi della nuova generaz·ione. Ci saranno i giovani delle generazioni venture. Ebbene, e ,erao di loro che dovremo polarizzare il 'IO· slro lavoro e il nostro sforzo. Solo con loro potremo celebrare quella fraternità d'opere ,. di vita eh,· " alala sin qui impossibile con gli altri. Checchè si dica, noj vediamo nel fascismo i,li uomini della vecchia Italia. JI nostro ant,- 1 a,,cismo non ripete la sua ragione el!senziale dalla e.oJa a"verf,ione agli uominj ed ai loro <-jgtemi poJjtjci, ma sopratutto daHa convinzjone che abbiamo d'er;&er diveréi, d'avere altri oceh·i, altro cervel1o, altra anima. Quaa- ,Jo poniam mente a queste differenze di strnttura, certi livori passeggeri rliJegu.ano per cedere H campo a collifiderazjoni pjù serene, e ;enza rluhhio più degne. Ci appare di e-,,ere. ~-'fora, eome deconçcei,tionati, pill sciolti e più liberi daJJc .r;trettedella pas.;jone d'ogni giorno. JJ lavoro assume, fuori dei passeggeri ri• r,.cntimenli, forme e r!ontenuto più profir:uo. Xc guadagniamo, senza akun dubbio, in decoro e jn sostanza d'opere. Quella che abbiamo iniziato è una lotta di <lue mondi. Ciascuno se ne.può stare serenamen Le al suo posto, senza impazieD7.A:.. <;e è vero che la meta lontana e il reisultato integrale non escludono gli obhiettivi ,-icini, ~ allresì vero che non avremo vinto cap-0vojgendo solo certi fattori esteriori della situazione. Potremo parlare di un resultato solr, qaaodo, e cinquant'anni potrebbero e56ere insufficenti, avremo creato stati d'animo analoghi al nostro, avremo cioè soffiato un po· di modernità vivificatrice nel corpo e oell •anima del Paese, che trascina oggi la sua vita in una asfissiante atmosfera provinciale e arretrata. Senza alcun dubbio, i mi{;liori alleati in quest'opera li avremo negli avversari più intransigenti e più decisi. Malgrado le ferite che ci potranno essere inferte da costoro, essi hanno un più giusto titolo alla nostra stima ed al rispetto nostro. Inutile, quindi, ogni scherma.glia polemica con gli avversari. Inutile ogni colloquio con mio padi·e. Ciascuno rimanga al suo 1Josto. hen fermo. La lotta nella quale la nostra generazione s'è impegnata è lunga, perigliosa. clifficilissima. La sopporteremo solo se sarà condotta fuori e lontano dal vùscido terreno degli equivoci . GIOACCHL'W ::'\rCOLRT'ft. G. B. PARAVIA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINO·MILA~O - FIHENZE •ROMA-NWOLI •PALER\1O Piccola biblioteca Rosminiana La « Piccola bihljoteca rosminiana », diretta da CARLOCAYIGLIOXE,pubblica, in serie. opere o parti di opere, edite ed inedite, di A. Rosmini (specialmente fra le edite quelle rare o più significative); pubblica altresi opere espositive e critiche di competenti sulla filosofia e la vita del r,,rande roveretano, che volle <e richiamare la scienza nazionale ai suoi principii n. Già usciti: A. RosMINI • Introduzione alla filosofia. Parte I • Discorso sugli studi . . L. 7,- Parte II · Dell'idea della .sapienza . > 7,50 Parte ill - Sistema filosofico 1t i,- Parte IV · Lettere filosofiche • 8.- Quest 'opera era da tempo esaurita e gli studiosi solo pote,·ano consultarla in biblioteche pubbliche e prirnte. Effetto dei nuovi programmi è stata più cli una parziale pubblicazione, ma questa edizione in quattro volumi è l'un.i.ca integrale. Essa è curata da Carlo Caviglione che aggiunse utili prefazioni, sommari, indici ( alla parte III), opportune note dichiarative, non che riferimenti alle altre opere rosminiane. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XJ, Settembre, 60 Pensieropopolare La Rivoluzione Liberale <-rovò·per prima il valore liberale e moderno del movimento popolare. Questa tesi ha avuto la prova dei fatti. Ora è nata tutta una importante letteratura politica da questo movimento, che noi possiamo raccomandare con perfetta oggettività. IGINO GIORDANI Rivolta cattolica L. 10. È la riaffermazione e la revisione fatta da un giovane del nuovo pensiero cristiano democratico. Oltre che un v.ilore politico ha un valore letterario, di stile polemico. IMMINENTE: V. G. GALATI Religione e Politica con prefazione di A. ANILE. L. 10. Storia della presente lotta politica vista da un popolare.

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