La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 23 - 7 giugno 1925

b 96 La • • cr1s1 visla da un Sugli arwi ICJ/9.J92•/. u11 gioua11<' .<;critton• popolw('. I . G. Calati. lw scritlo 1m MlJ!fl.iO volitiro chr> sta ver 11!1.cir,,prP.\M1la nostro Cmrn Editric,• c,m vn,fo• zio11e cli A. l,,i/,,. Primo eh<>il libro :,iCIpubblicra11. oflrir1mo "i {PIiori ,1ueMc• vogit1t• n1mlleri.-.1ic,/i,, co11 uno .<t/orzo di com11re11.,;io11P • :itoricr1. Il ,u,Lu1111•. Religione ,. Politira. si pilò ot•cf<' <·011Jro vaglio di 1,. ,n. Quale la t·au!-'u fondu1111•11Lalc clclla :,,1;011fì1ta del ·22 cli{' congloba lilicrali-.mo e dcmo(-razia in una rcspom,abilità, d1c la blùria giudii·hcr:1 .!-t~H'rnmcnte? Lo !-.toriro ruturo putrÌI meglio blu<liure nellu nihi del dopo-guerra il dissol\cn,i di <'Crlt~ forzi• prima dominumi nella politica ituli:.11rn. Ma and1e a noi l· pos• sibile vedere ron chiarczzn il punto vHlncrahili• della di:1fatta demo.liberale del '21. che ~i ri1wrcuott~ nel ·22. e dw J)Cser:1 lungamcnlL' sul pncF:e. Quale, infotti, cr:i "!Iulo L111c~giament.o del liLen:ili::,mo italiano in quella <1uestio11e sociflle. d1e i.· il centro, verso L:Ui grm itano chiaramente o incon:-apc,·olmentc le forze 11oli1iehc dell'Europn, dall1oricnte all'oct·i• dente? Sco::,"'Odoll'impro,, iso e impetuoso apparire dell'lnternazionale e del manismo, il lil,ernlismo europeo assunse po.;;izionc difensiva 1! reprcs:-iva, opponendo,:i sistematicamente :ill'inccdcrc delle forze proletarie nelln ,ita pubblica. Quando, poi. l'aggrc::,•i,;tà proletaria si fece pili 111inaceios:1 col ere• scerc della sua organizzazione. dove vi furono acuti calcolatori politici, si ,enne ad unu modesta politiça di concessioni ~• carattere economico (co111e solto Napoleone III), che ~i risolvev~, non :1 indebolire la compagine della classe dominante, ma a rafforzarla. La lotta del liberaHsmo si fece inUe5sibile contro il socialismo politico, più che contro <ruello economico, che poteva rendere buon.i servizi alle classi a1 potere. In Italia giova ricordare che. sin dall'ultimo quarto del secolo scorso, vi furono uomini pensosi, come il Minghetti, dei nuovi problemi sociali, i quali ten• tarono avviare a delle soluzioni progressive e di compromesso, lodevoli in chi del liberalismo era tenace wstenitore. Su questa via. più che per convinzione, mosso dal desiderio di mantenere il potere, si pose anche il Giolitti. Ma, come più volte ho notato innanzi, senza la totale visione di <1uella che realmente è nel mondo attuale, ed era sin dalla seconda metà del secolo XIX, la << questione sociale >>. La quale non nasceva dall'artifizio di teorid come il Marx, l'Engels, il Bakounine ed altri, ma da _uno stato reale di disagio materiale, che, ora, assumeva il carattere suo più pericoloso di disagio morale. La nuova struttura industriale favorisce enormemente la posizione proletaria nella lotta, sì che è da folli illudersi di poterla fronteggiare con gli antichi metodi repressivi, anche perchè lo spirito di equità, diffuso in tutti gli strati sociali, considera il proletario come cittadino integro nei suoi diritti di fronte a rotti i .cittadini. Il progresso civ;le e morale, raggiunto nell'età· moderna, che pur sembra definitivamente perduto nell'irrompere degl'istinti bestiali della collettività, è tuttavia ";vo nelle coscienze e insorge quando più sembra perduto. Di fronte a questo formidabile problema, che mette· in forse. il dominio delle vecchie classi e forza i traguardi dei vecchi confini tra gli uomini, in Italia, e forse dovunque, non vi sono che due vie possibili ai dirigenti: o la lotta senza quartiere, negando qualsiasi diritto alle forze proletarie, o la limitazione delle loro pretese nell'ordine armonico della società. La prima via conduce al fallim~nto sicuro perchè, per vincere le forze proletarie, bisognerebbe sopprimerle; l'altra riconosce i giusti diritti - giusti in ordine progressivo di conquista '- delle classi popolari, niminuendo il privilegio della bor· ghesia. Nell'immediato dopo-guerra la questione sociale si presentò minacciosa sino alla integrale richiesta rivoluzionaria. Affrontarla e reprimerla sanguinosamente, sarebbe stato da folli; e fors'anche lanciare il paese nell'anarchia, con dubbia vittoria - nel 919-20 - dello Stato su le masse sovversive. Circoscriverla, fu un calcolo d.i Qlioni strn,teghi. Ma nei dirigenti mancò la forza potente della convinzione nei giusti diritti del proletariato. In fondo anche in Nitti, che calcolò più degli altri la logica òeH'avvento delle forze popolari, sincera convinzione, che genera sincero amore, non vi fu mai. Il demoliberale di Basilicata fu un calcolatore che cede per necessi1à, spessissimo per incertezza, molte volte per errore. Ed era inevitabile la sua sconfitta per la insoddisfazione di tutti. Giolitti invece, corroso dal suo sistema di governare, esigente una Camera addomesticata sino alla più sqaalJida abulia, dopo aver provato la giusta strada della collaborazione, quando si accorse ch'essa costringeva a nuove conce:.t1ioni, al rico,noscimento di nnove capacità, cedetti:! ..,Ila borghesia industriale e terl'if'ra, che si lancian:i disperatamente con i miliardi w.ale guadagnati durante la guerra, a difendere le posizioni raggiunte. La lolla di classe, sempre in atto, diveniva cosi rabt.iosa t! feroce. Il Bolscevico dell' A1m11nziata, che s'era abilmente lodato di voler portare i socialisti al potere, abbandonava agl'industriali, cui voleva confiscare gU extra-profitti, il suo pover.:, crncio di ricatto rosso! E così la tragedia post-bellif;d assumeva lo spasimo disperato della guerra civile! Sorge qui la domanda: per quale ragione Giolitti cedette all'ingannevole calcolo di abbattere il socia• lismo? Innanzi tutto egli non misurò la portata della sua diserzione. S'illuse che il liberalismo avrebhe tenuto il fascismo come un figliuolo irrequieto, utile per impaurire gli avversari, e pronto a sottomettersi con p9che carezze (leggi alcuni portafogli e sottopo.rtafogli ... ) e qualche scapac.cione. Poi, sempre per a I.\ HIV()UjZJONE LIBER \J,i,, del 1922 popolare. lu '-11:.l 'HJl.Ullil'a 111a/;.1lli;1 pur IJm1:lll,1ri-.1i,·a, fl(Jfl ,·0111pre,,· d111• folli nuo,i. 1 .Ju,· fat1i nurn, ,J.,JL.1 ,i1.:1 politil'u irnliant1: la pn,p,ir-:i<>11;d,· ,. il partito P'>JJ<J• lun·. :ii ripl'lt' anc·ora, lwrll'hl· i11 1(1111, 111<,lto wiuor,·. c·lw la c·.n1,a <lei di,..1,rdi111·1wrlunH•111ar1•,1,·J Jopo• gurrr..i -ia ..,u1a la 11roporzi,,1wl,·, rcndrnd<Jb 11•i,;p1111• ~alJil1.· dl·II<· diffic·oltù di fornwn· una maggioranza 1'iicurn. J\111'111· Gjoli11i fu ili qu,·--L,, parnt•. J\L:1 JHHI i· troppo '-,1•rnpJi,•io;la:.1t1rilJUir,· lu ,·,,lpt1 :li due gra11di prirliti organizzati il JiOJJ'>lur,· ,. il MJ1·ialii;ta p1'.r ,. •l•J"I• ,.,.n, ,. un,,, nrJn J>Ui) impdJl'j<Jnare P urr·i,li•rr• h· da~"-J. Lr~eva, quindi. una f,-d,, nel t)jv,;- nin· d1•/l1• d.- ~i pr<,l1!U1ri1•,f'hl". al JjbnaJi,mr, manr·ava. In ltali:1 rlaJ '7fJ a ,,~f!i, uliLiam<J a"ul.i una r,<,fj. ti,·a parti1·,,lari-1in1 r- re~ir,naJ,., qut1nd,, addirittur<1 ,v,n prr,vindaJP, ,. 'luindi n<,n n;.n:i9m.J,. n,.J •Pn•,J di 1·<J1l<'ili:1n• n1•ll1• H•~tv linPP ,J,·,di intnr-••i UJIIM• 1i,i ,,u,.lli par1i,·ola6 d1•JJ,. ,·la"'-i ~ rJ,.IJ,. rl!~j,>ni. l..i -truttura C"'111<,mi1·ad1•J JWPa;.e è <'f"rlfJ ,~u;.fi di <pw,1,,tt, •1rg..ini1·,, rn..ih·, dw imr,rirt:iQnu la J>OJiti,·a italiana: lt1 ,1ual1• trion(nit -ohant,, ,.., r,om·n,J,,.j ,.,u 11• ,.j,. ,liritll; dPll"intcrf'. ,1· nt11.ional,:. riuft•ira µ;radualnwnt,· u 1111JJerarl1,.Clii v1Jl1:--e i-truir,.,i •u l..i c•<.aw•zza di quf•--lr1 giudi-:io, JJ'Jtrd1l,1: fari,, al("volment,· -1udiundfJ b 1,.f'J-lazir,n1~ ,:n,m,mica itali,m.a dal ·1,, a oggi, ,- trover,-bbe que ..to w~tantP ren,,- m,-n,J: che j .,ari i governi per mantener.:i al potere hanno <lovutlJ modeUare Ja loro opera legi~lativa 'Jr(.! ,u 1d'interP-•i particolari degJi a~rari della Val Padana 1:h::mag,.1ghipeggiori degli altri quandfJ han ,.r,:duttJ utilf>' ag,itan: fp ma~~e per ,Jttenere i privilegi JnnPnti alla valr,rizzazione dd latif,_,odo -; ora u rpJi.Jli di que·ta ,, di ,,ueJraltra categoria d"indunr:ie :.Wl'f'.Otratan,.Jl,. rtgfoni 1.;ettentri,JnaJi: e f;O"J via ,jj -P.guitr,. Lnità, linea, •on mancate c..emprP. E bicogna ri1·u,·arfo. E ri,,euarfo -,.ovra tutt.r.J nella formazione di partiti o.azionali. nr.,n r,er-onali r regionaJj: o ~ "',ntinuni.i di.:peratamente a vivf':re nel ca.rnevale dPlle fozitJni, ,-i..indando inutilmente di « grande po• t,•nza "· '" -u-,itamfo l'allegra ri"ata degJi -tranieri. V. G. GAr.ATJ. del di..,ugio di~gl"infi11iti gruppi lil,ernli e dc11101•r,1Lid, ehc ,i contcnJC\:1110 il 1uHcn·~ Come ~<· .o;ociali,,1i 1' popolari nel 19J9 po:ii.c<lc- ,uno 250 deputati aITerniurr i11 bu1,11a fc<lc o 111 piena intcllig,·nza, d,c !-C la UWl!,gior:uizu 11011 i-i rag• giungeva 11.. l~rr1no n·~pon,ahili i due partiti orgunizzati e non gli ullrj gruppi du•, per la loro org:.1• nica mabttia, non riu::,civano a unin,i': Tanto più d1e i due partiti hcnagliati non erano ufTatto d'uc• con.lo. ~i dic in Parlamento il i-ov,crsivisnao uon t·ontava 1-hc 156 deputali contro una massa di ;,79 costituzionali. La veri1ì1 è un"altru, dunque, e sovra lutto è 1·onness::r.alla valutazione errata che i vecchi partiti fecero <lei popolarismo. Il quale, JJOrtanclo una masi,;a di 1.175.552 cattolici tille urne, nella , ita J):u·lame111arc spobtava irrime<liubilmcnLe le forze e gli obieui, i poli Lici italiani: e il gioco liber:1le Lenulo vcr~o i socialis1i non era po:isibile con i 1·0polari per l"origine e le finalità opposte degli uni e degli altri. Il popolarismo, partilo essenzialmente costituziom1le - o legalitario come direlJLe Guglielmo Ferrero - s'inseriva f)Cnza forzare le sbarre nella compagi□e politica c direlliva dc! paese; il socialismo invece ne restava fuori per principi e per tattica. Questo voleva lo rivoluzione, quello era sorto per frenarla e risolvere nell'ordine la crisi accelerata dal dinamismo della guerra. Entrambi antiliberali, si contendevano 1c forze su cui contavano Ja rivoluzione e l'antiriv·oluzione: il proletariato. In questa diversa conformazione spirituale non seppero vedere, o non vollero, i liberali. Nel popolarismo, che si affermava improvvisamente con 100 deputati, dietro i quali stavano potenti organizzazioni economiche e sindacali, videro il pericoloso rivale che li avrebbe scacciali dai sicuri collegi, luvornti con tanta cura. Piccoli uomini senza capacità sintetiche, dissertatori parolai e abulici della « grandezza >> d'Italia nelle sagre e neUe lettere agli elettori, sempre più lontani dal tumulto dell'anima italiana, protesa per tutte le vie a nuove formazioni e conquiste, vagheggiarono il ritorno al « patto Genti.Ioni >>.Si erano infatti ada• giati comodamente in quel compromesso, che alleava gli esaltatori della conquista di Roma e i deploratori; senza comprendere che in quel patto si quietava, non si risolveva una tragica crisi di coscienza dei cattolici, per la quale questi agivano nel campo organizzativo e si preparavano ai nuovi cimenti. La politica di Mistral Estranei e incapaci, i liberali gode,•ano di una comoda situazione che favoriva i loro interessi e le loro vanità, ignari che la vita politica, anche quando più si svolge pacifica, è forza dinamica in elaborazione, che dovrà scoppiare. Con la mentalità e la preoccupazione del buon mercante che vede fallire l'affare, i liberali tanto meno potevano comprendere la « sostanza >> politica del popolarismo, e si diedero ad abbatterlo inconsideratamente, mentre abbattevano sè stessi. È dei liberali il motto sovversivo: « Meglio i socialisti che i popolari! >>; e .nella spontaneità dello stile semplificatore, si rivela tulto lo spirito che Ji animò nella lotta politica del dopo-guerra. Più strano ancora il loro livore se si pensi che l'ostruzionismo parlamentare socialista fu affrontato e vinto dai popolnri, ehe insorgevano - orribile dictu ! - per difendere contro Lenin la Costhuzionc di Re Carlo Alberto. Evidentemente, più che del pubLlico bene e della patria, i liberali erano pensosi delle loro clientele. Si trattava di bottega dove si ciarlava di patriottismo. In ctuesta incomprensione e questa lotta di clientele, la sostanza vi.va del popQ]arismo venne trascurata e diffamata. In fondo i cattolici, conscii della gravità dell'ora, più vicini al proletariato per l'appassionato e lungo studio della questione sociale, sorgevano provvidenzialmente per allor,llanare dall'Italia l'onda di fuoco che dalla Russia minacciava il mondo e l'Europa in ispecie. Ma per essi, ricostruire ciò che la guerra aveva distrutto, non poteva logicamente -- e per coscienza - significare restau• rare u.n ordine che riprovavano e che ricadeva in gran parte a danno delle classi umili; bensì, rista• bilire l'armonia delle classi, dando a quelle più povere una condizione di vita capace di sviluppare le loro facoltà rigeneratrici. Non si trullava, insomm:1 di una posizione conservatrice vecchio stile, ma con• servando i cardini sociali, rinnovatrice ed antirivoluzionaria; dinamica per eccellenza. Il liberalismo era costituzionahnente negato a comprendere e ad accettare una via così chiara e sicura di rigenerazione. li Luzzatti, che pure ~1a il grande merito di avere sparso il seme deJ cooperativismo in ltaJi.1, nel discorso al Quirino per i blocchi sacrificatori dell'ultima possibilità utile di governo del 1921, non fece che ripresentare il vecchio cliché del liberalismo, che si atteggia a custode e suscitatore di democrazia, ma uccide ogni· riforma veramente capace di creare uno stato a regime democratico. ln quella grande crisi, invece, urgeva una larghezza di vedute adeguala. Il còmpito non era di cantare le glorie patrie e di accennare a riforme, ma di concretare vigorosamente un programma di vero elevamenlo delle classi meno abbienti, recidendo i rami secchi della borghesia industriale e terriera, senza per ciò minimamente incidere i! principio cli libertà, che, L'autobiografiu di Mi&tral è il più felice e,r,eri• mento Ji un'etica del felibrismo. l,na giu-itificazione téntalu. allrnv<'r,;o a ~olidi argomenti ~o<'iali o Jiiuuosto attraven,o a rt.qipresent.:izioni r~ae.-ane Ui un:1 f,f'nlDlice vita. i\ello &fondo un'alta barriera di montagne ondulate, la catena <lelff• piccole Alpi cinte di u'ivi; la Caiéu., grande e ricca db,tef:a di terre, I! in mezzQ alla piana, _\Jaiano 1,clla e «nostra,, ((/ vi piace più una meb a .'\1aiano 1•he una pernice a Parig.i ,,). Qui della pro, ira·ia è inutile cercare la teoria o con1-u• 111arnc il ricordo nostalgico. (( Ogni Jornen.ica i;i h all'amore,). L'ag,·icoitorc ,,j è ingentilito, fe<lefo e innamorato della !:iUaterra. Federico non fa che <'.Or• ree per ave,·e dei fiori. Mette l'aria :ielvatica :a.t• vengono in ca:i::i <lei forestieri: Perchè quell'uomc, non parla come noi? Perchè è un '-ii:nore. - Ebbene, non voglio essere un signore. [n quesLo au1hicnle patriarcale d.i nobile ~empJj. ,-ità ~i nutre il cullo delle tradizioni. li Liambino -i senle vivere ccl suo dialeuo. È preda ai .sogni alati delrinfanzia, agli istinti angelici dell'immaginazion.:. Si apprende anche troppo presto 1a meschina realtà! Eccolo in vagabondaggio come una giornne pernice. Il padre alle\•ato all'antica ha r apparente rudezza del vecchio pater familias. È il padrone della masseria. Ma p·iù lardi, se, chiamalo Federico, gli rispondono: « Federico scrive)>, d'incanto la ,oce rude del brav'uomo si faceva serena e soggiunge,•a: <( Lascia1o s'i.ar·e; non disturbarlo. Poichè per lui, che aveva appena lcuo il Vangelo e Don Chisciotte. scrivere era veramente un rito>>. La madre: « Col latte del suo seno e il miele delle belle tradizioni e dello spirito cristiano, la santa donna nutrì i miei primi anni felici>). Così il noviziato del felibro, fu noviziato di masseria, di semplicità. La poetica di Mistral coincide perciò origim1riamente con una profonda ispirazione etica. Si er~• abituati a metter da parte perchè grossolani i vocaboli più genuini del parlar provenzale. Mistral e RoumanilJe si convincono di << scriver la lingua tale e quale essa si parla nei luç,ghi più lontani dalle influenze di fuori u. In una semplice hattaglia <li ortografia impegnano il loro rigorismo tradiziona~- stico. In questi sentimenti di Mistral si possono anche trovare delle intonazioni . politiche. Una pòlitica superficiale, generica; ma con un buon fondo di repubblicanismo ingenuo e con delle illusioni sulle future federazioni di Europa. Con il basso impero questi entusiasmi caddero <( e a te, Provenza mia, e a te, poesia, che sempre mi avevi donato gioie belle· c pure, mi dedicai interamente>>. In fallo di politica provenzale infatti Mistral era hen più profondo e coscien:doso. • La grande libertà deUa natura, l'ordine. la pace· della vita rustica, il trionfo di Cerere all'epoca della mietitura: ecco le più cl.olei . ispirazioni socìuli del cantore della masseria. Una concezione politica che era poco più che un affare di sensibilità e di epidermide. << Oggi che le macchine hanno invaso il regno dei campi, il layoro della terra ..-a sempre più perdendo il suo colore idillico, il suo lento dtmo di,;n,o. Oggi quando il grano è maturo voi vedete degli ordigni che somigliano a ragni mostruosi, a granchi giganteschi, chiamati « m.ietitrici >) che agitano nel piano i loro tentacoli, che tagliano le spighe con dei coltellacci e legano i covoni col fil di ferro. Poi, finita la mietitura, ecco altri mostri a vapore, simili a <e tarasche >> chiamati cctrebl:.iatrici >>, che ingoiano nelle loro tramoggie i covoni e stritolan" le spighe, trinciano la paglia e vagliano il grano. Tutto questo all'americana, tristemente, affrettatamente, senza allegria e senza canzoni, attorno a un forno di brace rovente, in mezzo alla polvere e a u.n fumo orribile, con l'apprensione continua di impigliarsi e di frantumarsi uu braccio o una gamba )). Aveva assistito Mistral, bambino, alla lotta di due tipi di agricoltura e, contro l:.i vanga e la zappa, erano allora le rne simpatie per l'aristocrazia del1" aratro, una modernità che non turbava la .sostanza conservatrice della vita di masseria. Ma contro l'a• mericanismo persino la poesia dove,a intervenire per la difes.1 e per la conservazione. Ecco un prograrnmn dettalo dal cuore al figlio del padrone della masseria: « Risollevare prima di tutto e ravvivare in Provenza il scotimento della razza che io Yedevo a poco a poco estinguersi per l'influsso dell'educazione falsa e innaturale della scuola; provocare in secondo luogo tale rinascita con la riabilitazione della lingua nativa e storica del paese, alla quale la scuola faceva una guerra spietata: rendere in terzo luogo, cli uso ,~ivo e comune la parlata provenzale, mediante l'influsso e !"ardore della J.ivina poesia )J. Non si può dire leggendo l'autobiogr:tfia di Mistral che queste considerazioni siano assurte a una grande idea valida come u.na vera e completa visione stori,·,L C'i'• inH::re una ,:.ontinaa ingenuita e un .-ar,,,:-,:: di -,;gno fandulle•1•0 ndla ro~tanza ,.Qn cui il poi::b vaghe:;git"J le -ue fonta&ie. Perche il WQ regionali-mo a1•,1ui-ta" •e un valQre prJJitil';IJ hiv.,gnava fare jJ prn· f'P••o alla Fran,·i..i humcrati,;.a e centrali•ta. d:-:.aHre alJe NJJpe napoleoniche, trovare gli errori del -i;.tema demag'>gico e paternali-ti<:r, del Y!,,-,ndo ;mpern, \;inti a fatira nella tJ:rr,a repubblica. Per ,,ue-to compito mancava in )fiqraJ ,,goi pa~::ione di mo<l~- nh~ e Qgni. intere~"e di cultura. TuttQ il ~u,, reifo· naJi.,mo ha un , al ore nostal.gieo, pa.e~no. intim.Q. Non è un programma, è un'affottuo&a eonfe~~i,me di timidezza. La politica era inwmpatiLiJe con la rude ingenuità. di que-to eontadJOQ abituato a ,·eder'! la ~ocietà 1-ome riunione di una Luc,na brigata -ana e allegra: il pro,en1.ale non aveva ne--u.ru.t vl)!p,ia di fare la marcia ,u Parigj, nè a ...rebhe ar.,1.:.on~ntito a cercare in Arie-. il contraltare della ea.pitale. .\nehe per eombatt.ere Parigi bi'-ogna ('he e~5a -ia -tata un·e-perienza ~pirituale, che abbia comunqu,; -ignificato qualco-a nella ·.-ita'"di chi la rombatte. e invece ?tfistral non fuggì mai i ~uoi campi e rinunciò u capire la natura stessa del conflitto di idee e di tendenze. Reg:ionali-ta senza polemica. disarmato per i:>tinto di pacifismo. L"orizzonte di 11i::tral è }a (a. miglia, la ma.:;seria, il l"illaggio. La storia e la tradizione intervengono nel ~uo idillio :,0ltanto perchè danno un colore di leggenda e di poesia alla vita del contadino, figlio di contadini. Mirella nacque cosi, in uno spirito semplice. frutto d'amore~ senza il pensiero d:i Parigi nè delPEoropa. « Non cantiamo che per i;oi Pastori e genti dei .Uii.s ». « Mi ero propo::to di far nascere una paSEione tra due belle· creature della campagna provenzale e cli condizione diversa, e di lasciar poi il seguito all"estro, come nell'impre\-ÌSto della ,;ta "issnta. in balìa dei venti! )Iirella, questo nome fortunato, già di per sè stesso pieno di poesia, dovern fatalmente esere quello della mia eroina: perchè l"avevo sentilo ripetere in casa, e solamente li fin dalla culla ... Ma quando chiedevo spiegazioni su quel nome i miei ne sapevano come me. Una storia scomparsa col tempo dunque, e della quale non sopranive":a che il nome della eroina e un chiaror di bellezza in una sommessa e buia ";cenda d"amore. Ed era albastanza per il ,iatico a un poema che forse fu - chissà - per quella intuizione che è dote dei poeti. la reincarnazione di una realtà ». Senza l'isterismo e i bamboleggiamenti dei falsi amatori dei campi, senza le sdolcinature domenicali dei cittadini, sente Aiistral la sua. missione di poeta. cam11estre. Quasi non ci si rende ragione della sua arte se non si pensa all"importanza che hanno in la.i gli elementi di superstizione. Così lo capì Lamartine prima che si diffondesse. deformata, per tutta Europa, la leggenda Mistral.. (~La sua modesta, semplice e dolce espressione non aveva affatto quella tensione orgogliosa dei lineamenti e quello sguardo trasognato che troppo di fretiuente caratterizza quegli uomini più vanitosi che geniali, considerati come poeti popolari. Aveva la naturale correttezza e il garbo delle anime schiette: sentiva nella sua dgorosa bellezza di essere dinanzi al figlio di una di quelle belle arlesiane - statue viventi delr Ellade - che si trovano ancora nel nostro Mezzogiorno. Occorreva a Mistral la sua epopea per potervi trasfondere tutta la sua anima. li giovane provenzale tornò al suo ,illaggio per raccogliervi, accanto a sua madre e ai suoi greggi, la sua più alta ispirazione ». Nella Caiéu, nella masseria sentiva :Mistral la difesa dei suoi ni contro il sentimentalismo malato e tendenrioso che agita gli spiriti moderni non più fedeli della loro terra. * * * PIERO GOBETTI Editore Torino - Via XX Settembre, 60 NOVlTÀ CARLO AVARNA DI GUALTIERI IL FASCISMO 250 pagine - L. 10. ludice: Premessa. • Cap. I: L'equivoco • Il: L'ideologia. - III: La l\.iilizia • fV: Le Corporazioni sindacali • V: La Rìforma costituzionale • Conclusione • Appendice: Circa le recenti indiscrezioni della Riforma costituzionale. Il li.bro di À·vc,rna è sopratullo uno studio documentato. Sulle corporazioni sindacali e sulla 1i/orm.1 costituzionale specialmente egli oU·re delle concl,,. si.oni. originali. È la prima volta che questi due lati del fascismo vengono studiat.i a fon.do. L'Avarna presciude dai concetti e dalle polemiche più noti. Egli studia specialmente l'opera del fascismo al potere con larghezza di. informazione e incalzante obbiettivitiì. PIERO GOBETTI Direttore responsabile. Tipografia Carlo Accame - Torino.

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