La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 22 - 31 maggio 1925

b LA RIVOLUZIONE LIBERALE Risorgimento PISACANE dotti.ero di bande, dopo che il colonneJlo Pjsacane, difensore di Rorna, aveva quasi deriso il fasrinoso Garibaldi, il collo avvolto neJJ'ampio fazzoletto rosso, radioso incedere sul proprio cavalJo bianco in testa alJe fiam1nanti schiere dei volonLari. La vita e l'attività del duca Carlo Pisacane può essere divisa in tre distinti periodi, il primo dei quali vada dalla nascila al 1848, il secondo dalla caduta della Repubblica Romana (1849) sino al 1857, ed il terzo che comprenda la disperala impresa cli Sapri. Invero questi tre periodi ca1·auerizza110 j tre aspetti deJ Pisacane uon10 d'armi, pen~ satore e rivoluzionario. Esaminiamo il primo. L'uomo ed il soldato. alo eia famiglia nobile, il gioùne Carlo fu ammesso Lredic-enne (1831) nel Collegio Militare della Nunziatella, dal quale uscì dopo otto anni e cioè nel 1839. Il suo libro sulla Guernt com.bauuta in Italia negli anni 184./3-49, fa fede che gli studi cli scienza militare non furono fatti invano; anche se g]j insegnamenti 1ettcrari, per concorde teslju10~ niauza confermata dallo steso Pisacane, vi erano svolti in modo deplorevole. Bisogna a tal proposito tener presente che gli studi militari ei;ano allora mollo in auge nel Regno di Napoli e fra i giovani di tendenze liberali, che raggruppati attorno al Progresso dal Blanch li imparavano, come dal Mele imparavano economia, dal De Gra• zi.a e cla altri etica e filosofia; mentre i nuovi problemi dell'industria, della scienza, della storia e della sociologia per la prima volta venivano lumeggiati e discussi. Molto verosimilmente il Pisacane apprese qui e dal Blanch quella che è stata chiamata la sua filosofia della storia, il suo materialismo ed il suo vichianesimo. L'aggressione subita in Napoli da parte dei parenti della sua futura compagna Enrichetta Di Lorenzo, l'eroica difesa del Pisacane e la fuga assieme alla donna del suo cuore in terra straniera, han qualcosa tra il dantesco e il romanzesco per la purezza degli intendimenti e la costanza degli affetti. È noto infatti che la Di Lorenzo è stata la sola donna amata dal Nostro, il quale la scelse e rimase ad essa fedele prima di entrare ragazzetto al Collegio della Nunziatella, e continuò ad amarla da adolescente e da 1101110in collegio e fuori, nonostante che un matrimonio di convenzione e la famiglia l'avessero allontanata da lui. L'arruolamento del Pisacane nell'esercito coloniale francese operante in Algeria (1847) potrebbe completare l'aspetto romantico del N. Buttiamo là la notizia non dimenticando però che il P. aveva anche fame. Scoppiata l' insurrezione in Lombardia, torna in Patria e s'arruola semplice soldato nell'esercito della Repubblica, rimanendo gravemente ferito ad un braccio in un'azione militare. È promosso infine per meriti eccezionali capitano di fanteria. Con tale grado passa ai servigi della Repubblica Romana. È nella difesa cli essa che I i suoi meriti rifulgono. A confessione dello stesso Mazzini, se la Repubblica avesse attuato i piani del Pisacane, anziché affidarsi ai colpi di testa garibaldini, forse non sarebbe caduta; od almeno, più a lungo avrebbe resistito. Accettiamo senz'altro questo ragionamento che vediamo anche sottoscritto da competenti cli cose belliche. Non è questo ciò che c'interessa, n1a bensì il dissidio Garibaldi-Pisacane-Mazzini a proposito del modo secondo il quale l'Italia andava liberata. , A noi fa tanto piacere sapere che Pisacane era contrario al Garibaldi dittatore e condottiero di bande, eroe dei due mondi e oggetto di fascino per le donne e pei giovani che l'idolatravano; così che ancona oggi, rileggendo le belle pagine che ad Egli dedica nella sua Guerra conibattuta, noi sentiamo il tono vivo delle parole del Martire di Sapri discenderci nell'animo, mentre ne gustiamo la sowrenclente freschezza. Certo oggi come settanta anni fa il pro• blema è ancora e sempre quello; è ancora colla nostra mentalità infantile e decadente che noi dobbiamo combattere; è ancora e sen1pre la gratuità del nostro elargito Risorgimento che ci fa pensare. Oggi scontiamo iJ peccato di non av~r vo: luto e sapnlo con1battere, ma proprio sui campi di battaglia e con battaglioni militar• mente disciplinati, le gnerre ciel noslJro nazionale riscatto; che non è finito nel 1918, come si opina, se ancora una voha formazioni militari irregolari sul tipo di quelle garibaldine sono state possibili. Ma non par• liamo cli ciò che t.anto ci fa male! li pensatore politico e lo storico. Nel secondo periodo dell'attività del Pisacane van posti i suoi saggi storici, militari e politici. Dopo la caduta di Roma il Pisacane colla con1pagna si ritÌTÒ a Genova in una jlla di campagna per dedicarsi con ardore allo studio e per meditare sulle ragioni della sconfitta. Il Savelli (Carlo Pisacane, Vallecchi, 1925) clice che « fn portato a medi tare snlla vita della storia ed a cercare un orientamento nelJa filosofia J). Non per ozjo o curiosjtà 1ntellcllti.a.1f', ma per il bisogno di formarsi « un convincimento <'hc, norma dcJle az·ionl, fra il continuo mutar(' dcgJi uomini e delle <'Ose, lo mantenesse sempre ncJ medesirno proposito ». Fn, <·on1esi , f"de, p<'r u11a ragione d·i profonda moralità <'hc il Pisacane si mise a studiare. La cohura, specialn1cnle filosofica e slorica, era da Jui inlcsa qua]c- un eJemenlo f'orn1ativo del caratLere. Niente erudizione perciò, ma idee e f.atli; azione in definitiva ,, lotta. L:uomo d·armi <'d iJ nobile saltava ancora una volta fuorL ~on soffermiamoci s.ugJi errori clic un'affrcttala coltura ed un'inleressata passionaJità spiegano (da ricordare specialmente jJ giudizio assolutamente arbit r:ario dato su1la Chiesa eia un suddiLo d'un << cristianissimo >> governo e dall'avversario sconfitto d'uno Slato che in Italia aveva ch·iamato .anni straniere in propria difesa), per riconoscere che il suo vichianesimo di seconda mano, anche se falso ed arbitrario pe1·chè aslratto, non gli ha impedito comunque d'intuire lati suggestivi e veri della storia. Basterà qui ricordare la giusta imporlanza da.la alle istituzioni tribunizie ro1nane ed alla slorica filiazione dei Comuni dagli antichi Municipi, oggi confermata dai migliori studiosi della materia. Ma anche al suo vichianesimo si guardi come ad un tara dell'epoca: tanto l'iclealisn10 che il positivismo erano inclini a generosamente donare delle leggi alla natura ed allo spirito; si pensi per tutti al Ferrari ed a1la sua teoria dei cicli storici. l\"on è questo il lato che più ci interessa de] Pisacane pensatore; in altro 1nodo vivo e geniale. Dobbiamo invece soffermarci snl Pisacane intuitore di verità, incapace e insofferente cli sistemarle. Ne abbiamo ricordate due di queste intuizioni: il lettore potrà con un po' di buona volontà scovarne per suo conto altre. Non vogliamo defraudarlo <li un sì grande piacere. ijotiamo soltanto che anche il, Nostro ad un dato momento ha sentito l'insufficienza dei propri schemi storici, allorchè considerando il sorgere e l'affermarsi della società capitalistico-borghese, ha ritenuto bene di dover evitare il consueto ricorso della naturale barbarie col violentemente affermare la necessità d'instaurare all'infuori ed al disopra della legge, il superiore mondo dell'e• guaglianza economica e della convivenza }i. bera: cioè a dire del socilalismo e dell'a• narchia. Anche di questo riconoscirnento non apprezziamo la conseguenza, ma il mezzo che la condiziona. L'anti-intellettualista Carlo Pisacane vuol con esso mezzo riconoscere la superiorità dell' intuizio;e su.Il' intelletto, della divina forza spontanea volontaria e libera sulla necessaria resistenza della natura e della legge. Osserviamo pertanto il rispuntare del ron1antico da sotto I.a crosta _positivista e classica dell'ingegnere del genio, educato secondo gli esempi dell'antichità. Molto più che se teniamo presente questa insospettata ricomparsa, comprenderemo meglio il Pisacane della terza epoca. Il nwrtire pU,rO. Allorcbè nel 1857 Pisacane s'imbarcò sul Ca.gliari per raggiungere la fatale Sapri, l'I-. talia (specialmente meridionale) era in preda all'indecisione per le sue future sorti. Un certo numero di pretendenti indigeni e strauieri se la contendevano ad intervalli, determiuando correnti di simpatia e d'aderenze in mezzo ai patrioti indigeni. Ultimo "in ordine di tempo Napoleone III a,·eva suscitato non poche sin1patie e speranz.e nell'avanzata proposta di 1nettere w1 Murat sul trono delle Due Sicilie, in ciò ap• poggiato dallo Scialoia, dal Leopardi e dal Saliceti e da vari altri patrioti. Il colpo di folgore dal Pisacane compiuto in comunione col Fabrizi, il Nicotena ed altri elen1enti mazziniani, valse a sventare il colpo mancino del Napoleonide, ed .a riafferinare il proposito unjlario dei rivoluzionari. Una nuova soggiogazione aJlo straniero fn evitata nell 'It.alia n1eridiona]e, mentre pe1· se1npre Ia Francia fu dislornata da pretese territori?Ji e da imprese rignardanli la politica interna del Regno. Si tenga d'altronde conto che ciò non è eletto in modo assolu Lo che escluda altri interventi, poiché è allrettanlo noto che dopo quell'epoca l'Inghilterra ha dpreso ad << an1arci )) ed a diplon1aLicamente appoggiarci. Non bisogna comunque dimenticure che noi le serviamo per la sua politioa <li diffidenza contro la Francia: ma quand'è che una nazione è disinteressata? Non si vuole qui dire che tali fatti creasse ]a sventurata spedizione di Sapri, ma si vuole soltanto affermare che in essi e nell'imporLanza' che da essi em.ana, va posta. Come valore morale l'importanza cli essa è ancora più grande. Ecco ritornare il Pisacane romantico: il Pisacane n1artire e conMa la natura ha di <1ueste rivincite contro la logica, e perciò scatta assai spesso il sentimento al disopra del chiuso steccato deH'intelletto; e la nascita piu spesso che non si creda distrugge gli impacci dell'educazione. Ahbiamo visto comunque che codesti impacci eran ben tenui neJl'animo del Pisa• cane, la cui nobiltà volle alfine ribellarbi medìanle un gesto disperalo e suhJime. C'è nel Pisacarn·, che abbandona compa• gna e figlia e vita, dopo aver finita una lezione di maLe,naLica, e s'imbarca a cuor tranquillo sopra un veliero per correre verso la morte e Ja gloria, quaJcosa d·i così subljme, che non Jc parole d'un.a modesta prosa ci vorrebbero, ma i suoni eroici di un'ode per farne parola! Disgraziatamc11Le il Lombardi neHa sua Spedizione di Sapri, non ha raggiunto lo scopo; mentre nessun altro s'è provato. Ma è ancora presto e non c'è cl.a disperare: non siamo ancora arrivali aJPamore, ed è perciò presto per Ja lode; meglio rjpeterci, a conforto e ad esempio di questi tristi tempi, le parole colle quali egli espresse e la piena accetlazione del suo dinsinteressato sagrificio, ed il disprezzo contro i suoi imbestialiti car• neficj, che a Lanza l'uccisero a colpi di tridente (2 luglio 1859). <c Se non riesco, dispregio profondamente l'ignobile volgo che mi condanna, ed apprezzo poco il suo plauso in caso di riuscita. Tutta la mia ambizione, tutto il mio premio lo trovo nel fondo della mia coscienza e nel cuore di quei cari e generosi amici che hanno cooperato e diviso i miei palpiti e le mie speranze; e se mai nessun bene frutterà all'Italia il nostro sagrificio, sarà sempre una gloria trovar gente che volonterosa s'immola al suo avvenire )>. ARMANDO CAVALLI. Borohesi_a demigrazione Il problema è questo: la situazione ciel capitalismo in Italia si è rafforzata o si è indebolita dopo la gnerra, col fenomeno fa. scista? Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinalo sistema politicon1assonico che esisteva in Italia, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo? Le debolezze massime della vita nazionale italiana erano in prhna luogo la mancanza di materie prime, cioè la impossibilità per la borghesia di creare in Italia un.a sua radice profonda nel paese e che potesse progressivamente svilupparsi, ass()rbendo la mano d''.lpera esuberante. In secondo luogo la mancanza di colonie legate alla madre Patria, quindi la impossibilità per la borghesia di creare una aristocrazia operaia che permanentemente potesse essere alleala della borghesi.a stessa. Terzo, la quistione meridionale, cioè la quistione dei contadini, legata strettamente al problema della emigrazione, che è la prova della incapacità della borghesia italiana di 1nantenere..... (Interruzioni). Il significato clell'ewigrnzione in massa dei lavoratori è questo: il sistema capitalistico~ che è il sistema predominante, non è in grado di dare il vitto, l'alloggio e i vestiti alla po• polazio9e, e una parte non piccola di questa popolazione è costretta ad emigrare ... Noi abbiamo una nostra concezione dell'imperialismo e del fenon1eno coloniale, secondo la quale essi sono prima di tutto una esportazione di capitale finanziario. Finora l'cc imperialismo» italiano è consistito solo in Cfliesto che l'operaio italiano emigrato lavora per il profitto dei capitalisti degli altri paesi, cioè finora I 'Italia è solo stata un mezzo dell'espansione del capitale finanziario non italiano. Voi vi sciacquate sempre ]a bocca con le affermazioni puerili di 1u1a pretesa superiorità clemografica dell'Italia sugli altri paesi; voi dite sempre, per esempio, che l'Italia demograficamente è superiore alla Francia. È una questione questa che solo le statistiche possono risolve1·e perentoriamente ed io qualche volta mi occupo di statistiche; ora una stalistica pubblicata nel dopo guerra, mai sm·entila, e che non può essere s1nentita, afferma che l'Italia di prima della guerra·, ila] ptmto di vista demografico, si Lrovava già nella stessa situazione della Francia dopo la guerra; ciò è deienninalo dal fatto che Pernigrazione aJlontana dal territorio nazionale nna t.al 1nassa di popolazione n1asclùle produLLivaiuente attiva, che i rapporti den1ografici divenlano cataslrofici. Nel territorio nazionale riinangono vecchi, Llonne, bambini, invalidi, cioè Ja parte di popolazione passiva che grava sulla popolazione lavoralrice in w1a misura superiore a qualsiasi altro paese, anche alla Francia. f: questa la debolezza fondamentale del sistenia capitalistico italiano, per cui iJ capiLHlismo itaJiano è deslinalo a sc01uparite tanto più rapidaruente quanto più il sistema c.apiLalisLico 1nondiale non funziona più per 91 as"orhirP J"emiµ-razione italiana, pPr sfruttare il lavoro italiano, che il capitalismo nostrale i· jmpot<.:nte a inquadrare. I partiti borghesi, Ja ma~soneria, come hanno ,·crealo di risoJvere 11uer;tj problemi? Loumwiamo neJJa gtoria itaJiana cleg]i ultimi tempi duP piani politici deJJa borghe•ia per ri,;<JJvere la queslione deJ governo deJ popolo j1aJiano. Abbiamo avuto Ja pratica µiùJittia-na. il N1Jlaborazionismo del sociaJismo itaUano con il gioJiui~mo, cjoè jl tentativo cli btahilire una alJPanza deJla borµ:hesia industriale e.on t11Ja r·ertu ari!=:,tocrazia operaia settentrionale JWJ oppri1nerc, per S(Jggiogare a quest.a formazion,~ horµ-hese-prùletarja Ja maesa dei r·onladinj italiani~ ,;peeialrnente de] Mezzùµiorno. li prr,gramma non ha avutu succes~o. \i,.Jr haJia '-etlentdonaJe ~i ,(·ostitui',ce difatti una n,alizion<' l,orghes<;-proJetaria. attray-en~o la r·oJlahùrazfr)nc parlamentare e Ja politica dei lavori pubblici alle Cooperative: nelr itali a meri,Lonale oi corrompe iJ ceto <lfrigenle e· si domina Ja massa coi mazzieri ..... (Interruzione dr~[deputato Greco). Voi fascisti siete stati i maggiori arlefìd del fallimento di <Juesto piano politico, poiché avele livellato nella stessa miseria l'aristocrazia operaia e i contadini poveri di tutta l'Italia. Abhiamo avuto i] programma c-he pos• siamo dire del Corriere della Sera, giornale che rappresenta una forza non indifferente nella politica nazionale: 800.000 lettori sono anch'essi un partito. Voci. - I\1eno ... MUSSOLINI. - La metà! E poi i lettori dei giornali non contano . .\'on hanno mai fatto una rivoluzione. I lettori <lei giornali hanno regolarmente torto! GRAMSCI. -- Il Corriere della Sera non vuole fare la rivoluzione. FARINACCI. - Nea-nche l'Unità! GRAMSCI. - Il Corriere della Sera ha sostenuto sistematicamente tutti gli uomini politici del Mezzogiorno, da Salandra ad Orlando, a Nitti, ad Amendola; di fronte alla soluzione giolittiana, oppressiva non solo di classi, ma addirittura di interi territori, come il Mezzogiorno e le isole, e perciò altrettanto pericolosa che l'attuale fascismo per la stessa unità materiale dello Stato italiano, il Cor• riere della Sera ha sostenuto sempre un 'alleanza tra gli industriali del Nord e un.a certa vaga democrazia rurale prevalentemente meridionale snl terreno del libero scambio. L'una e l'altra soluzione tendevano essenzialmente a dare allo Stato italiano una più larga base di quella originaria, tendevano a sviluppare le « conquiste n del Risorgimento. Che cosa oppongono i fascisti a queste soluzioni? Essi oppongono oggi la legge cosidetta contro ]a massoneria; essi dicono cli volere cosi conquistare lo Stato. In realtà il fascismo lotta contro la sola forza organiz. zata efficientemente che la borghesia capila• listica avesse in Italia, per soppiantarla nella occupazione dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La « rivoluzione >> fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale. A. GRAMSCI (dal discorso alla Camera del 18-5-1925). Perchè la vita è cara Possibile che l'industria italiana sia ancora tanto indietro da richiedere simili enormi protezioni per poter vivere? La protezione si accorda tutt'al più quando 1m'industria è all'inizio, quando è ancora bambina, ma non quando· è nel suo pieno S\'iluppo. Si pensi ora alla influeaz3 stille spese generali delle aziende private e statali e sui bilanci deJle famiglie, dei dazi doganali; te• nendo presente che la protezione a] eou fine aun1enta di eguale somma il prezzo delle n1erci all'interno. Il crescendo pazzesco del costo della vita - conseguenza delle enormi tariffe doganali - ha ormai distrutta la teoria della cosidetta polverizzazione dei dazi, con la quale i più feroci protezionisti credettero climostrare che le somme pagate in più per effetto delia protezione doganale, si polverizzano ripartendosi insensibil1nente sui consnn1atori. È proYato invece il contrario. Or.amai è dimostrato che per effetto sia diretto che indiretto dei dazi doganali, i prezzi delle merci sono più che raddoppiati. Si può quindi con certezza assicurare che il costo della vita, liberato dalla pressione doganale, potrebbe di1ninuire del 50 %- Una famiglia picco1o-borp;hese che viva spendendo una inedia di 1000 Jire al mese, è gravata di almeno 500 lire mensili per effetto della protezione doganale che si ripercuote su tutte le spese: dal vitto ai vestiti, dalla pigione cu casa ... all'acqua ,che beve.

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