La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 19 - 10 maggio 1925

Sìl L~ RlVOLOZIONE LI8ERALE derisi « idealisti " e riformis1i come Bissolati; e, soprat-utto, non sono passate invano la fernrn sicurezza e la capacità ài sacrificio di milJc oscuri e delle masse proletarie. Di <Juest.a situazione - per la quale una noova clasAe dirigente, forse non più ROcinlista e già cons~rvatrice, si preparava ad assumere il comando, ma per la quale, sopratutto, nuove classi si organizzavano a coscienza politica - Missiroli può considerarsi il teorico e lo storico. Le sue opere sono ancora jJ più interessante com1nento che ci rimanA'a di quel periodo. Si trattava di dare coscil'1tW <' limite di Stnto all'ascesa ,\elle nuove classi e guidarle al potere: « Coseienzn tiht"'ralt" i, e « Funzione Jihcrale » parevano qui aver trovato il punto di coincidenza. li suo pcssi1nismo iniziale lo sollrac alJl' facjli illui;ioni, mcnlrc la sua posizio11f' libcr.alc, e pri,·a eh intpacci e di pregiudizi tloLLrinoli e pratici, gli <lit. 1naggiore ampiezza e sercnitil storica. Il coJlaborazionismo è posto nella sua luce più bella t' nella ·sua verità. L'alluazionc P!'atica, di cui d'ahronde Missiro1i si accontenta di darci i.1con11nento, sarà un fa1li111enlo~ ma la m.èta era giusta e lo scopo va"leva tutti gli sforzi. Un pensiero che forse avesse in altra maniera utilizzato i dati di <e Monar- <·-hia socialista», avrebbe- intravisto il faHimento: Ja via per i-aggiungere la 1nèta era 1111 'altra. Nè vale che oggi ac('enni a piegar(' <-a nt1~ rarsi in un aorpasi;ato giolittismo. NPJle pai;inc del " Colpo di Staio ,, le pi,, lx·llc di Missiroli storico, ~ le più a,·utc di Mi&siroJi poLitico rivive nuova vita l'unità discord,) del suo pf'nsicro, mantrnuta attraverso 1utt<' J,. incertezze prnti!'hc <' 1,· clcbolcz,,e. granrli zone colturnli d,:l Sud tra pic·,.oli coltivatori diretti in ge.nerc fall-iS<·e f- la terra, divi13a, finj&ce (Jllfi-'ii ~mpr~ per riunjr<.si jn µ-randi unità <·oJturalj ncllf• mani dei µh, abbienti. un 'unir-a rnr~dicina. Con coteEiti conr.r'tti 11.on riusciremo mai a :-:,radicare nelJe wn,~ più po\.-ere d'Jtajja (che S'"JllO poi in mag.gi,,ran/..oi <Jueli<· aride del Mezzogiorno) il malf'.&f>I<' agronomico. r,..couomico "··· --orjaJe. clw- tiRrw rrue<,tt· _genti ad un hac,-:;.o h·non_. rfj vita e r-111· ,·o~Lrinw·· i più validi e i pii1 gen<-To-i A trovar fu<Jri deJla Patria lf" fonti per J_. fll'.,,- prÙt <·~i1otenzu. Comunque MissÌJ.·oli ci dà punti fermi precisi; noi lo vediamo difendere la proporzionale e il passaggio di poteri sempre più ampi al Parlamento; indaga la specifica situazione in cui alcune df"lle nuove classi si sono n1aturate, e ci dà i bellissimi studi sulla situazione agraria bolognese (vedi il libro sul u Fascisn10 e la crisi italiana »); ed infine - in un libro che rjassume tutte le esperienze e le conclusioni precedenti - la organica politica di libertà " di pace è difesa anche dopo che un trasformista colpo di Stato ha fatto crollare gran parte delle speranze. • li suo liberalismo, fattosi conservatore, dù un senso di p.a<'ata solennità e di fiducia nella :iloria, pt:r cui la indagine- politica si approfondisce e si c·o1nplcta in un profondo pathog, e l'asprezza dc·i dislìid1 C!--aRpcrati è r0Jn1ata da questa i:;Ìcura presa di posizione <'hc, pur rimanendo aderente alla rcahà di op:gi~ non pregiudica l'avvenin•. Entro i Ji,niti clw egli slesBO si pon<", entro i lin1iti di una frammentarietà di clahorazionc, rd entro la falsità di una posizione, che non sa decidersi a<l uscir<> da u11 arH'ora ,·iaffcnnato fìacC"o disinteresse: « il mio non è un programma d'azione», diren10 <'hc jJ -suo pensiero si ribella alle pastoiP che CKli slesso lenta porsi. Mlssiroh non ha pot.nto dimenticare i.I suo 1wssimisn10 iniziale, d'altronde frutto rii una posizione discordante: l'esasperazione dei dissidi non ha segu.ito Ja propria logica e si (' qu-etata in un'affennazione conscrvalrice. Ma da questo appunto la sua opera prende forza e vigore. Il suo Hberalismo non è più astratlo, ma impregnato di storia. Cotne Lutti i lihernlistni, è anch'esso er• rore - <( n1ontento tra i n1on1cnti dello svol• gin1.ento storico ». Un liberalismo che scende a combattere rinnega jn un certo senso sè stesso. Non può essere altri1nenti. L'utopia di un liberalismo integrale, fuori della lotta, è ancora un residuo de1la tnentalità dogmatica. li pensiero non finisce oggi, la verità è ncces• saria1neate rhescolata all'errore, nta se è religiosamente ricercata, nobilita l'errore stesso e lo fa partecipe delJa sua luce. MARIO LAMBERTI. • Tutta l~opPra an11D~a. rliJig-ente, apcrimr-..:nlal,· d,-J prof. Rivera, compendiata n.,J suo volumP sul Prob/,,rrw. agro,u,mico del Mezzo. giorno, è appunto ur1,a forte dimoatrazio1w e documcntazion<' dr;/la influenza dell'a"verso fattore cVimaLi<'o :-suJla nmHra arc:rico1tura ,: ',111Ja granicoltn.-a in particoJare. t la granch .. prcdominan;,,a dei fauori climatici r,opra J<A fol'lune riel raccolto. che ostacola nel Mczzo- ~iorno la intr<Jrluzion<~ d(~Jla <·..ORÌ detta (•ofLura intensiva, r,on la qu:dc· si v~ngono natnraJ. mcnlt" ad arris<·hiar,• i:;ommP n,a{!giorL E a rru,.~to punto non po,;sian10 fan~ a meno per uo vi\o Fwnw d] doverm-a giustizia socialf' - dal riportare la m<"--tadife!--a <·lw il Hivf'ra fa del nogtro eoltivaton·: una dif<>sa f'hc.. pur noi, con minon· r0m1wtenza. ahbiamo F-f!tn)Jff"• fall.2., specie ('ontro le eleni• grazioni cl1e in ,,gni 1-Crnpo ,;;on C'adule ..,11di noi 1:iudici da chi, più forLunaLamenLc, vive nella Italia più Alta. "Abbiamo anzitutto il dovere - scrive LcsluaJnH·nle i] Rivera - cli scagionare l'agri<'ohore del Mezzo~jorno c.LaJla accusa di inettiludine f> di incompetenza, che troppo alla lcJ!gÌera gli vjcn fatta. Chi conosce certe risorse tradizionaJi dei nostri coloni contro avversità antichissi1ne, ma soprntutto la laboriosità, talora leggendaria, delle niasfie campestri del Mez-1,ogiorno~ non può ora1nai non sorridere rij 111; 1accusa così grave. L'ignoranza de1l'alfabeto, cosi impu• dican1enle strombazzata peJ mondo, è rimpiazzala dalJa sapienza multiforme con la quale, per secolari accorgi1ncnti, il nostro rozzo colono sa combattere le infauste vicende di qnesto suolo e di questo clima cosi vario. La insufficienza è piuttosto dalla parte delle classi cosi dette dirigenti! "· Che il più delle volle~ aggiu.ngjamo noi, non dirigono affatto, o uon sanno dirigere un bel nulla! "iolo la s<.ien;;a lJJ(runu111.iro moderua p~i<, r1alvar1: la 'liluazione >iCmpre ang-uHio-,a dellf" no!itr 1• VJJH~ J,overc. indicando pP-r 'Jue-,te j mct 1)cfj dcJl.a rina,;,cenza agricola. ctw -,<Jnr-J poi <rueJli d,·lla floridezza economica ,. dclk, elc\-arof•11to rn,,raf, •.. \L1 fìn,, a quaa,,h., la organiz:.rnzionr· i,deutifìco-agronomica. d,~ -i -,tenta a JJrùJTIUfJ\'f;n; in ftalia. non a\. rà d.atr· le V<·n•, prr-r-iw·. <.sie11rP dir,-.tliVP OUf.)V<" rwr .,oll<·vare dJlla mif.,,Pria iJ no:;tnJ .\1ezzoe-iornc.). la f•--p,A1•ip11z~,!mpid,·a de~Ji a_g-rif•oltori m..,-... ridio11ali riniaiv• la ..,<,la in ;trad,J <fj fornir,.- qualr-hp dettan1e men,-., in<;erto. E. in!dtt: fa <·i;,ppi-iPnza del ;;ud ,-.hf" dir-•e eh,- J'antic;.a rc•2:ùJa d~J pré.!tO. d,, ...unque, non ~ ~J".J la ba:,c deJ lu·rn'";;;~re a~ricoJo del ~\orrl. m..a aor•he <lf'] Sud~ poi<"hf' 'Iui, i pUrf" il taftlio priman•riJ~ di me::dica o di pralCJ ~i fa ~ •i f"J eziandio ahbondante; in pii.i ,-·è, qu.a P la. la possibilità di una utilizzazione a pa~co.kJ inverniJe. che è ricchezza in più per r agri- (·oJtorc e per la inticra .Nazione. y..:· la ~pe-- ricnza de] Sud che ci prova come dovP 5ja possibile l'ulivo, L'uliveto quasi ,empre riveste a nuovo l'agricoltore, mentre il nano. il più delle ,olre, lo spogli.a e spoglia la Nazione. È la esperienza del Sud che ci dimostra <·ome, al pari dell'ulivo~ anchP mohP altre piante leg-nose, iJ mandorlo, il carr-ubbo, il fico e la vite ( questa coltura purLroppo ora trovasi angariata da] fisco e anl!ustiata dalla so,Taproduzione) sieno capa<"i ,t; far-e entrare l'agiatezza nel1a casa del contadino (e per esso dell'Italia), mentre l'ampliamento della coJtura granaria, specie- nPI Mezzogiorno, troppo spesso ne la scaccia. La penuria granaria Come stanno ora le cose, è più che Jogico~ naturale, che l'agricoltore del Sud, di fronte al rischjo di un'a1!nata disastrosa, preferisca a:Tischiare nella coltura la minor son1IDa possibile, facendo soltanto lavori superficiali, senza appropriate concimazioni. Specie quando si consideri, come Jargan1ente docun1enta lo stesso Jll"Of'. ~~ivera, che sono le coltivazioni pili accurate (e dispendiose) e le piantfì, più ingentilite, quelle che finiscono col pa- ~are iJ più ]aqw contributo alle avYersilà del nostrn clima; mentre Ghe le piante coltivalf> con metodi primitivi presentano una conformazione or~anica più ,•irina al tipo ~el\'.:ttico, cioè cuti<'ol-a più spessa, statura mi~ nm·e~ tessuti di sostegno più abhondaoti. radiel più sviluppate - insomma, maggiori resistenze climatiche. Sono ,·erità semplici, chiare, facili a co1nprenòersi - non è \·ero? -. Ma andate a farle capire in alto, ove le vertigini ... dell'altezza s,·isano la realtà di tutte le oo~"'- di Lutti i problemi. Occorrono gabinetti. laboratorii, espe1·imenli. che sono còmpiti ~mincntemente di Slalo: ma lo St:1to 1)Q!!i ;:. troppo forte per co1nprendPre que:;te ... dPbolezze: è troppo in excelsis. per ~coqrtrt" esattante-nte le ba~s11re di fjuesla IDJ$Pra terra~ Con questi rapidi cenni io non intendo affato sostituirmi, uell~ lotta per la discussione e soluzione del nostro probleina agro• nomico, ai tecnici particolarmente competenti, ma intendo soltanto, con la più fervida cordiale pro1Jaganda, aiutare - o come oggi si dice (< fiancheggiare )> - i tecnici in questo, che è fra i più veri apostolati per .la risurrezione dell'agricoltura italiana ln genere e 1neridjouale in ispecie, che è I.anta parte, poi, de1la nostra resurrezione economica~ morale e ... politica. La penu.ria grana.ria che ha colpito quest·'anno gravemente il rnoudo e più gravemente l'Italia, che, purtroppo, non è stata la prima e, con qualche inter1nittenza di sollievo, minaccia di non essere l ~ultima, non deve passare senza frut~uosi insegnamenti per noi e sopratutto senza infonderci il deciso proposito di risolvere il secolare tormento, riportando ancora una vittoria contro quella natura che è arcigna ed avara soltanto con i neghittosi. In verità anche in Italia gli studi agrono1nici si vengono sempre più intensificando; ce ne dà prova ampia e sicura il recente libro d'interesse davvero capitale, che il prof. Rivera della R. Università di Bari pubblica (Libreria ed. di Scienze e Lettere del dottor Bardi, Roma) su Il problema agronomico nel Mezzogiorno d'Italia.. Ed altra prova ancora ce ne dà il recentissimo volume terzo degli Atti della Società Agronomica Italiana, pubblicati a cura dello stesso prof. Rivera, sociooegretario della medesima. Come per tutti i problemi, cosi per questi agronomici, molti e differenti sono le opinioni e le proposte di soluzione. Vi oono quelli che insistono perché sieno destinate al grano assai più terre: o bonificando le zone acquitrinose o sommerse daJJe acque dolci o salse, o dedicando esclusjvemente a grano tutte o gran parte delle terre da prato e da pascolo specialmente invernile; altri, infine, vorrebbero, più che estendere la coltura granaria ( che nel nostro Paese è anche troppo estesa), intensificarla, lavorando meglio la terra, meglio concimandola, ecc. Sta bene - scrive il Rivera - ritogliere alle acque e agli acquitrini quanta più terra sia possibile (sono gneste ?uasj sempre le 1aigliori terre pe1~grano); ma sta n1,ale, però, fare la propaganda per il grano dovunque, perchè è il modo più certo di aver meno grano. Quando una terra è tenuta a pasco}o o a pralo per due o tre anni, al quarto anno, seminata, dà grano al doppio, oltre il bestiame che il pascolo dà nei primi tre anni; ciò che, lutto so1u1nato, costituisce un reddito complessivo superiore a quello di quattro annate di semi·na continuata a gn~no. Ecc·o· r1uindi il ciclo più produttivo: « bestiame-grano »; il ciclo, Ja fon1101a, che ha reso possibile il sollievo dell'agricoltma inglese e ... di tutto il mondo. « Io non ho 1nai compreso aggiunge il Rivera - percl,i> da parte dei dirigenti tanta propaganda sia stata fatta per il grano e cosi poca per il bestic,me che del grano è industrialrnenle il più potente fattore d·i incre• mento>>. Questa incomprensione, o do1nanda, egre~ gio prof. Rivera, non è di oggi! Purtroppo! Sarà certo più di un buon quarto di secolo che il nostro amico Francesco Saverio Nitti ha ripetuto in cento pubblicazioni, compresa la sua Rela.zione sulla Inchiesta Parla.mentare sulle condizionf delle classi rurali nel M ezzogiorno e Sicilia, che ha ripetuto, dicevamo, le stesse cose, e cioè che occoTre diminuire, per alzare le sorti di questa bassa Italia, i campi di grano, per aumentare i boschi, i pascoli, i] bestia1ne; ossia il binomio, ap~ punto, (< bestian1e-grano >>. Nel Mezzogiorno d'Italia l'abbondanza o la penuria del raccolto granario dipende, prevalen.tentente, dall'andamento stagionale, dall'avverso clima mediterraneo, e solo secondariamente da metodi colturali. Vi sono annate nelle quali le Puglie dà,rno una media di quintali 5,6 (1912) ad ettare, ed annate nelle quali si raccolgono, in media, quintali 12,4 (1913). Queste oscillazioni sono pure la causa di un altro deplorato, ma fatale feno1neno economico-sociale e cioè dell'accentramento in poche mani della proprietà fondiaria; nelle mani di coloro i quali, disponendo dj più forti mezzi economici, possono arrischiare per più .anni consecutivi la coltura anche a perdita, in attesa dj anni favorevoli, che ne li compensino sufficientemente. È -per questa ragione che la ripartizione di Sono q ll<"sti i fatti che ci spiegano veramente (ahro che ignoranza e neghittosità meridionale!) la grande rapidità della diffusione di sistemi agrico1i più accurati nei paesi a più alto reddito e la i,randc difficoltà ad accogliere gli stessi sistemi nei paesi a basso reddito. Ci spiegano pure questa certa inesorabilità dello scarso rendimento e della miseria agricola di queste zone, che sono le più lontane dai paesi a più alto prodotto e che sono costrette a persistere, per ragioni economiche e tecnico-agronollllche, neDa coltura della " poca fortuna "· Per quello che riguarda in particolare il fnunento nelle nostre zone aride, sarà certo setnpre opportuno e conveniente fare propaganda per una 111igliorc lavorazione del terreno e una razionale concin1àzione, incoraggiando a pcrsevera1·e in quelle zone e in quelle terre nelle quali alle prime prove (ed è in parecchie) si siano avuti risultati economicamente convenienli. Ma è inverc un grave errore insistere ad imporre, o quasi imporre~ la introduzione cli metodi e di mezzi più costosi, quando già alla prova queste pratiche abbiano dato un aumento di resa che copra appena, o che addirittura non copra, il di più del danaro speso. In agricoltura, cosi come in ogni industria, ò ovvio che j metodi antieconomici ammazzano le iniziative, di~ struggendo rapidamente le risorse dell 'imprenditore. In conseguenza - prosegue il Rivera - oltrechè vano non è neppure patriottico continuare ad insistere perchè gli agricoltori di ogni parte d'Italia si trniformino ad nno schema unico, quasi a un 'unica ricetta e ad G. B. PARAVJA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINO·MILANO-FIRENZE·ROMA-NAPOLI -PALER\lO Di Pr11nc.'eS(."ODe 8nnctis. che <1un:-:i uMninh - mente è oggi considerato il rest.o.uratorc dell-t c1.·1licn estetica in Italia, DOMLXICO BULllERE'ITI pubblica i pussi più t.ipici e µiù r:1ppresentativi., ,Jeli• nenndone, con sicura cflicnci:1. le, rompless.:.t fi2"t111-1 di uomo critiro politico. l passi trutti anch~ ffollf.> opere mre od inedite (di quest·u1Lim<- mu1.iCOÙJ.rmente notevoli akuni I)regevoli frammenti sull'Ariosto) sono lllustr-ati da sobrie e sicur'\! notizi'"" storiche e colleguli da nnalisi e~1etiche 11i Domt-- ni<:oIltùf:,retti. Il FRANCESCO DE SANCTIS Aotoblogrufla c1itic:1 J>Olitica fn parte della Nuova Collana Parnvia de.gll SCRITTORI ITALIANI (·on uotizie storiche ed nnalisi estetiche di Domenico Bulf:,ret.tl. Ogni Y01nme, con ritrntto 11elr. 111ore, L. i>. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre. 60 LUIGI STURZO l .11MIN l;'N I'f. La libertà in Italia L. 4 ai prenotatoti. (;!nesto forte saggio di Luigi Sturzo u'3Cir:ì in occasiD'De della festa della Democr;.iad,, 01·istia.na, 15 maggio. "L'ECO DELLA STAMPA,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede Escr,usrvA- ;;no:sTEin Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. PIERO GOBJ!J1"l.'I Direttore responsabile. 'ripografia Curio A.ccnme - Torino.

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