La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 14 - 5 aprile 1925

bi U. P. IV(Jì.()7.ION'E Lll!ERALJ RISORGIMENTO ointi la Germania, dei vi:ncit()ri lo FrancilJ e l'Inghilterra. CETI MEDIIN ITALIA !11olio si Ì' parlato di celi 1,,,.di nel recente 1 ongres.sr, degli Unitari: fidarsi dt questi ceti, diffidarne? captarli, respingerli? fondersi ron essi, assorbirli? è stato u,, argo- ,r,ento r-lte fv /rollato di proposito ; è stato un 1lr!lo111ert1c0he fu presente al pensiero di 1/J;t/i .'!li oratori, anclte quando espressa- ,,n.,•r,/eessi. porlai·ano d'altro. E si capiscr che /(I q11e.,li0111paù; agli un-ilari irnporta11te: ,' in.,011,mo la questione della borgh,·.,-ia: s(lrÌJ'luesto bMghesia con _qlioperai oryr,nicc:,n/i dagli Unitari o sarà contro di C."is-i? /> sr• conlinul'rà ad esser Loro, in massi11w.parte, contraria, potrarmo questi operai rla sÌ' ri/ecarsi e farsi strada? e se larga prlr/1• di r1uesla, borghesia s'accosterò e si fo11dnà con gli 07,erai, potrà l'elemento op,•rrtio dif,,.ndersi dal/' assorbiinento, e ri- ·11,r1r1seer stesso e dar lui ancora il tono ol pnrlllo ?. L' 1:tr,nw tonli,Clllo: ;1on poter vivere SP11cadi-lui, no11poter vivere con lui. S'avverlr• che "nròra 11elmondo, o almeno in lialio, la rfri/t,ì d01;1inanle I> civiltà borghese: .si ,e11teche oncòra per un pezzo l'ulli111,11 1,arola rhi la dirà sarà il celo medio, la borghesia. 'li a pur essendo d'accordo con gli Unitari 11e/ rir·onosrere a questo ceto medio, e a 1uesta borghesia,, t' importanza che gli spf/1{1 - anci essendo a questo riguardo più flJJ/l(·iti di quanlo sian stati al congre,<$0gli Unilriri - noi 1wn sianw d'accori/o con essi sul modo di porre « in ltalir, ", il problema dei rapporti fra proletariato pol,tic-c; e ceti medi o classi borghesi, i1N gli 1 • i,ilmi il problema pare che sia staio questo: dato l'esi.stenza e riconosciuta { impor/anca politica dei ceti medi, il prolcl'1riato che conteqrw deve tenere nei riuardi di questi ceti\ medi? Per noi invece , problema deve essbre un altro, deve esse 11uesto: in Italia,_t!,ell' Italia nostra,_nelr I. dio dal '700 in q,\a, esiste, con fiswno11,ia·sua, una classe tui. spetti il no,ne di c/r,.,., medi,;, di borg!t~sia? Pusta còsì la questione - la quale, evi-• de'n.temente, deve essere pregiudiziale ali' altra così cara al cuore degli Unitari - noi crediamo che essa questione debba esser· risolta negativamente: l'Italia nostra non ebbe nella sua breve anemica sto,ri,a,e non fia tullavia, un ceto sociale individuato slabi_leautonomo, a cui si possa dare, nella storia è nella politica, il Mme di ceto medio. il nome di borghesia. S' andav'll form,mdò da noi, sia nel NOTd sia nel Sud, lt-ntamcn/e e faticosamente, una classe cosiffatto nel beato tempo che succedette alle gve-rre di successione, nella seconda metà del '700: gli avvenimenti che seguirono in llalia rutl 1796 al t86i turbarorw /orzarono esaurirono questo processo di selezione· socialR: l'Italia nacque, nel modo che alt' ingrosso si sa, senza che avesse un celo medio, una borghesia autentica, per rnette'l"la al ,,wndo allevarla e proteggerla. Se in lt0r • lia r·i fosse stata nell' ottocento una auten-· tica borghesia, questa avrebbe saputo da sè, con le sue vittorie e senza l'aiuto straniero, rendere indipendente il suo paese ; da sè avrebbe /rovaio per la sua patria riconquistatrl l'unità vera, l'unità interna e durabile, invece di quella retoiica riv1lata dai profeti diwrmati o di quella b1,Urocrat-iciampo,sta dfli principi armati; e, quel che più conta, 11011 si sarebbe ridotta a rinunziare, per tale umlà e indipendenza, alla sua libertà che doreva essere per lei l' unica ragione e mardera di essere; avrebbe saputo, insomma, per conquis1arsi il diritto di dominare e di csislere come classe do1ninante, fare la sua << rivoluzioni• liberale )), la sua cc rivoluzione bor!Jhese "· E poi, arai.o, ad ogni modo, sia Jnfre co1'/fl' elargizione di un principe e cOTnedono di pochi illusi, una qualsiasi li/Jertà, di questa libertà si sarebbe fa,tta degna, l' ai·rtbbe consolidata, estesa: si sarebbe, venuto il mmnento, 71er questa libertà. fatta tutta amnMlzzare. Invece si sa bene cOT11e siano andale le cose nel passato -più recente e ·u,eno recente: si vede bene che governo abbia fatto quella pseudo-bo,rghesia di ques/o retaggio liberale, in cui doveva per 1essa ritls.,umnsi la vita sua e la vita della patria siw. Nel dopoguerra - che fu esso, non il periodo di guerra, la prova del fuoco per gli Stnti moderni, per gli Stati'liberali - o combattenti o neutrali, o vincitori o vinti, resi,tito hanno quegli Stat~ che avevaM, bf'/ll) e form1.to, cosciente e autonorrw, tcn c,,10 medio vero é autentico: crollati fono q,u,.1-tiStori che un tale ceto non avevano o avevano troppo scarso e troppo recente. Lt1 Russia demo-liberale di Kerensky è crollatu, così. Che fine abbia fatto l' Italia derrwliberalP di Giolitti di Orlando e di Salandra /asr.io dire o/l'intelligente lettore; il perchè di tale fine lo dico io: perchè tale llaliri non aveva la colonna vertebrale di un ceto medio antico ed educato, ca,me l'ebbero déi t . . . Un. ceto medio, una bo'l'qhesia moderna merilevole di tal nome, come classe politica autoMma, 'in Italia dunque, finf/ "ieri, non esisteva: la catastrofe dell'Italia come Stato liberale è dovuta a 'fUesta nostra fatalissvrna deficienza sociale: un'Italia liberale non risorqerà, o non sorgerà, sinchè non ci sarà in Italia una classe media, che abbia consapevolezza di questa sua consistenza sociale, che abbia capacità mMale e tecnica di C{J(}n]Yielrae missione che nelle moderne dl'mOcrazie spella alla borghesia. Se questa classe non è esistita in Italia fino a \eri, esiste essa oggi? esisterl,, domani? Rsiste. Esisterà. Questa nostra classe media, questa borghesia vera ed autentica, è il proletariato industriale organizzato e facente capo, per ora, ai partiti socialisti italiani. Nello Stato liberale moderno quella che col Machiavelli JJossiam chiamare « la guardia della ti bertà,, è posta, pe1· definizione, nella borghesia. Nella latta contro il fascismo, da quando la lotta s' è venuta far·e·n.{f,opiù serrata, ed il fascismo è rrwsso smla rispetti alla conquista della bandiera, l'ultima e aperta resistenza, -nel silenzio e nello sgomento degli altri oppositori, gli è stata opposta dagli operai organizzati: sciopero della Fiom e congresso Unitario: il zrroleloriato politico italiano s' è conquistato sul campo i suoi galloni di borghese, o, se preferisce, di ceto medio, o, se vuole meglio, di celo dirigente d'una democrazia rrwderna. Non faccia il ritroso : è salito di grado : non è più il quarto Stato, è esso il terzo· Stato: ieri niente, dornani, se vuole, tutto. In questa Italia, povera analfabeta e disorganizzata, dove volete che sia il ceto medio, se non è quello che io dico? Un ceto abbastanza omogeneo, relativamente colto, non più miserabile econom§camente, esercitato nelle lotte politiche cOTneè codesto pro. letariato politico, la volete ancora relegare fra i ceti umili, fra le classi abbiette? O è retorica, codesta, o è ignoranza o è pigriz-ia. All'infirrw della scala, quarto o quinto Stato, adessi ci metteremo le plebi analfabete del Mezzoàì, e, se mai, le pfobi diplomate e àddottorate degli apolitici della bassa burocrazia; al somrrw, 11erriconosciuta prepotenza economica e politica, i feudatari, i « principali ,,, con tutti quei loro sudditi della pseudo-borghesia; in metà chi ci deve stare? chi se non il nostro prole'tariato poliiico ? * •• Risolta così la questione, pare a me che quel tal problema dell'alleanza del proletariato politico coi ceti medi sia un problema anacronistico, un problema che oggi non ha più ragione d'esser posta. « Il ceto medio sono io - !'empire c'est moi ", può dire il proletariato, e dedurre di qui le conseguenze. • « Ma: di quei ceti a cwi - convenzionalmente, e sia pure a torto, si sèguita a dare il nome di medi (intellettuali, impiegat;j, professionisti, ecc.) che cosa farne politicamente - persisterà a domandare qualche Unitario - cercarli, respingerli? ,,. Niente, non curarsene; quarto stato, res nullius ; tornàte forti, tornero:nno anche quelli, se ci tenete ; ma meglio non tenerci; son destinati a sparire come ceto per sè stante: a si arricchiscono e allora vanno a finir coi nemici, per forza; o il carovita li strema e allora saran più in basso di voi ; e se rimangono quel che S07!0, corpuscoli - staccatisi dai maggiori astri gravitanti negli spazi, della vita politica italiana, voi vedete bene che non conteran mai più nulla: lagrime di S. Lorenzo che fanno un pò di luce, un attimo, la notte, in cielo, e poi non lascian traccia alcuna del loro· passare. E voi, o nuova, o prima, borghesia italiana, non curatevi troppo di alleanze e 1i compagnia: fate la strada vostra, e che sta per il bene vostro e per il bene d' Italia. AUGUSTOMONTl PIERO GOBE TTI - EDITOR]:, TORINO . Via XX Settembre, 60 ;Yovifà: G. STUAJ;lT MILL LA LIBERTÀ 0011 prefa,;ione di LUIGI EINAUDI INDICE Introduzione. I. - Della libertà cli pensiero e cli discussione. II. - Dell'fildividualismo come u.m:, degli elementi di benessere III. - Limite del potere sociale sugli individui. IV. - Applicazioni Il libro di S. Mili deve e.;sere il breviario del cittadino moderno. Esso ritorna dinanzi agli il,aliani nel giusto momento deH'ansiosa ricerca del fondamento e dei limiti del1' idea dell& libertà. I CATTOLICI LIBERALI I I travaglie, di formazione dello Stato moderno è &t.~to vissuto dai cattolici europ<.-i con un torm<:uto spiritual<: piu acuto che oc-gli altri cittadini. E 5j capisce. Le loro idee e iutc..-"'fesse.irano incrostali nell' ancien régime cosi profondamente da parer formare un soJo nesso organico; scardina.te le monarchie assolute, a molti cattolici IYd.J'VC doversi sf.af.ciarc anche la Chiesa. Sopra tutte, in Francia: nel S<:COlo XIX, per lunghi amii, legittimisti reazionari galileani s'attardarono a rimpiangere j1 vecchio stato di cose, isolan.dosi irosamente da11a nuova società in formazione, nell'attesa di restaurazioni utopistiche e intossicando lo spirito <lel cattolicismo coi loro crucci pretese e ostilità. Essi avversavano - e avversano, i loro epigoni, tuttora il regime moderno in nome del dogma cattolico, anz.ichè degli interessi ,Li casta e dei principi poHtici propri. Qua.udo le ordinanze di J>olignac affn..,ttarono il rovesciamento della ristabilita monarcbia Borbonica, cost.oro rimasero irrigiditi nell'aspettazione fatalistica di Enrico V, giurando uel dogma tipico: « Kon può esservi ortodossia religiosa senza ortodossia poJitica ... Il Re, Gesù c,~sto, la Chiesa Cattolica: Dio è in questo triu01nio "· Trinomio inscindibile, a detta loro, e nel cui vertice è posto il Re, al cui trono la religione ~ concepita come divino punte11o e naturale decoro. Per molto tempo, reagire a queste teorie fu tenuto, sopratutto i'll mezzo al clero, come atto cli apostasia e di eresia. Si capisce perciò quanto dovesse essere arduo e doloroso districarsi dai viluppi. di un sistema intrecciato d'interessi economici, di tradizioni secolari e di dogmi spirituali, i cui e.api erano spesso tenuti da membri dello stesso episcopato. Ci fu tnttavia una minoranza di cattolici, che non volle ignorare il fatto della Rivoluzione Fran• cese e attendere inatti vamente da interventi soprannaturali la soluzione del disagio in cui il cattolicismo era venuto a trovarsi nel nuovo ordinamento politico. Costoro, più avveduti, ruppero i,! conl.on<esa,nitari o da cui erano cinti, ed entran:ono l)ell' agone publ>lico, accettando lealmente il dilitto comune della Carta statutaria e delle leggi liberali; e postisi saldamente sul nuovo terreno attuarono un movimento di ripresa, di riconquista religiosa, valen.dbsi proprio delle armi m_oderne - foggiate primamente a loro d'anno - e cioè del Pa,rlamento, della stampa, delle libertà costituzionali, e mirando a trasferire il prestigio della Chiesa dall'appoggio del trono alla simpatia popolare, dal privilegio servi,Je del connu,bio ass;olutistico a.i diritti della .legge comuue, Al motto: Chiesa e Trono, Dio e Re, sostitU!i<:ono il programma : Dio e la libertà. Con varie gradazioni e nomi il movimento si svolse tlJll po' da per tutto; esponenti più noti furono: 0' Connèl in Irlanda, Montalambai: e Lacordaire in Francia, Windthorste e Reichensperger in Germania, Gioberti e Balbò in Italia ... !Via il loro cammino fu intralciato da in• toppi dottrinali teologici cli prevenzioni e preoccupazioni per quel primo affacciarsi dei laici a discutere e agitare questioni religiose prima afficlJate alle trattative dirette tra la Curia e i Governi; intralci che provoc::-.Y'onocadut.e e apo. stasie famose, per la confusione che spesso anche dalla parte dei cattolici liberali, si faceva, • tra la ragione contingente politica e la ragione assoluta. teologica: stramazzarono per via va-ri &1cerdoti, tra cui il più noto Lamennais; mentre altri, come Lacordaire, traevano <kl1 fatto nuovo nuove energie per lo sviluppo 1·eligioso. Essi, dissociando il cattolicismo dal legittimismo, la s01te della Chiesa da quella delle dinastie, riconquistarono alla loro fede diritti e potenza, tanto che in Francia, mentre nella Rivoluzione del 1830 al crollo dei Borboni- pa:rve accompagna;rsi quello della Chièsa, dopo i8 anni di accettazione e impiego delle libertà costituzionali, essendosi per mezzo appunto della li hertà di stampa e della tiihuna parlameutare, estirpa,ta ,d.all'opinione la eon.vinzione tradizionale del con. nubio tra la religione e il dispotismo, al crollare della monarchia grasso-borghese di Luigi Filippo, la religione nou solo non ne risentì danno, ma ottenne dai repubblicani quella libertà d' insegnamento, che fu la maggiore conquista della cattolicità di Francia nel secolo scorso. Due fatti significativi: Nel 1830 furono saccheggiate le Tu.ileries e contemporaneamente distrutto il palazzo dell'Arcivescovo di Parigi e gittate nella Sellllla le croci delle Chiese; nel 1848 i soldati e la folla saccheggiarono di n,uovo le Tuileries, ma ne trassero in trionfo dietro Lacord:aine il Crocefisso della cappe.Ila reale. Ouesti cattolici che accettavano il nuovo regi;e, si dicevano cattolici liberali; ma nel senso circoscritto che accettavano la libertà dli coscienz.a, di stampa, di associazione e di riunione, e il regime rappresentativo, subordinatamente ai diritti della Chiesa e della morale cattolica; e cioè, non come dogmi assoluti, sibbene come condizioni contingenti, cli fatto; e rigettavano la neutralità statàle, la separazione della Chiesa <tallo stato e tutto il teleologismo atomistico del liberalismo. Si dicevano liberali, insomma, perchè accoglievano gli istituti pubblici che andavano sotto il nome di liberali, ma rifiutando il liberalismo economico e filosofico. La formula: , Libera Chiesa in libero Stato •, è di Montar lambert ;- ma egli contestò in due lettere al Cavour la in!,,rpretazione e applica7Jc,ne che questi ne vole\.·a fare; volendo oon essa esprimere la distinzione (non il clivor,Jo) tra le due società perfotte, intesa a evitare tentativi di sovercbJarsi o di elidersj, in luogo di sostenersi re.ciprocamente. Questo 1-xo liberalismo era inoltre CODtenuto da programmi federalistici, di autonomie regie~ nali, prc,vinciali, comunali, (cli sindaC'ati, piu tardi) e famigliari, dirette a limitare l'autorità centrale già orientata manifestamente a costruirsi, ncll' acct.-ntram.e:nto burocratico, una nuova forma di assolutismo. Logiéam<'1lte quella corrente politica accolse poi il metodo d<:mocratiw. La democrazia era alJora un movimtnt<-_,rhc urgc.i'\a, con u:na pressione indistinta ma p<t<Y·- rupa11te e con intonvJ.oni materialistiche, antirc-ligiose. Hra un'irruzione tumultuosa di nuot.•; barbari I che parevano voler smnmergere Ja Chiesa: ma questa attraverso i suoi ucnnini rii moderne vedute volle piuttosto ~=voglian, il fiotto <lisor<linato r.: cristianizzare la demrJCTazi..i. Anche qui i cattolici liberali prendevaruJ un.a iniziativa nuova, la quale, essendo ancora confusa nella genesi e nei fini, offerse ai bigotti, ;Ji pavidi e ai furhi 1 pretesto per avventare accu..,e, ancor oggi messe fuori, di eterodossia; e contn; il loro generoso tentativo si accanirono diatri!,é dottrina.li, sotto cui si rimpiattavano forti pre,,c_ cupazioni economiche e politiche del cetu e<mservatore. Quegli uomini ebbero oasi, nel c::tmpo politico e sociale, l'onere di compiere il primo sfor7.o cosciente per sgrovigliare il c:a.ttr..Jtcsirnr_, dal vecchio mondo e riconquistargli un domil1io sul mondo nuovo. Sforzo che fecondò i nro,imenti più netti e più organici, con.cretati nt:i partiti cri.stiano-sociali, democratico-cristiani, o popolari, sorti e operanti in Europa, dovmique: tranne, proprio, lo Francia, dove la reazione assolutista dei cattolici dell'Uni-vers prese sotto la dittatura di Napoleone Ili' il sopravvento, riUS<:endoa provocare quello sbanda.mento della maggioranza dei cattolici a destra che ancora perdura. L'esperimento nuovo portò un COILtributo notevolissimo all:e fOfT.e antidittatoriali e antireazi0t1a1ie d' Europa, foggiando faticosamente le anni con le quali il Centro Gennanioo potè contrastare per un ventennio la pressiol)e del Dittatore di Ferro, il quale scatenò il Kulturkampf sopra tutto allo scopo di stroncare quel partito unico sottraente;i alla politica personale e unitaria imperiale; quelle 2rmi con cui il P. P. I. con doppio ordine di responsabilità, tiene oggi la sua posizione. E' stata itlsomma una forza nuova, che in tutta Europa s'è venuta a inserire nel gioco politico, con una funz:ione cli equilibrio. Xata da destra, essa si è spostata gradualmente verso sinistra, man mano che si è avvicinata, con programmi realistici, versd le masse; e tiene oggi un posto cli centro, impedendo, come può, e dove può, lo squilibrio degli estremismi tanto di destra quanto di sinistra. Seu{a messianismi e senza dogmi assoluti teorici, con un savio relativismo. Tale funzione di centro non è. di sola tattica ma è di sostanziale programma, poichè con lo stabilire a base del suo agire libertà e decentramenti, si oppone a dittature sia di classe sia di •persone. Se attinge dall'etica cristiana e dalla scuola scci-ale-cristiana 1 . non coinvolge nelle responsabilità proprie la. sùperiore gerarchia ecclesiastica. Opera c:òn una autonomia la quale s'è via via specificata negli esperimenti compiuti dall'epoca di Montalambert - quando il parlito cattolico poteva fare in una data circostanza l'opposizione al goven10 cli Guizot, mentre questi trattava con la Segreteria di Stato, pe1 tramite cli Pellegrino Rossi - ; e oggi si esprime con la parola poco pre<:isa di aconfessionalità. }GINO GIORDA.1.~I PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settembre, 60 È uscito: LUIGI STURZO PENSIEARNOTifASCISTA 300 pagine L. 12 Tutti i problemi essenziali per una coscienza politica moderna sono studiati in questo libro con indagine profonda e nuovi dati. Pa.rticola,rm€nte importanti sono gli studi sulla sociologia, sulla politica, sullo Stato, sulla Monarchia, sulla Regione e sui problemi amministrativi, sulla Scuola, sul Fondo Culti, sulla questione Meridionale e in particolare siciliana, sulla questione agraria, sul laburismo ingle.;e, sulla politica estera d1 Germania e Ungheria., e sopratutto sulla presente crisi morale. Non è soltanto essenziale per i popolari. E'· indispensabile per gli uomini di tutti i partiti che voglioho conoscere l' Il,alia e l' Europa d'oggi. E' nota la forza e la oompetenza che porta. Luigi Sturzo nello studio dei problemi politici. Egli non è solo un condobtie.To; è un tecnico, un pensatore, un polemista di p,rim' ordine.

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