La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 2 - 11 gennaio 1925

b g ricliiedere, nella stessa lettera con cui ordinava la bast.onatw·a degli avversari, l'esattissima punteggiatura e v:irgolazione nella stampa di un •= articolo di fondo pe:r un giornale di prov:inc.ia. Questa gente ha finito, infalti, per credere che 11e su.e parole abbiano la stessa virtù creatrice clel verbo di vino, ed usa continuamente uno stile lra biblico e pedagogico, che vorrebbe riscoprire le verità più banali ed elementari, e che pretende costringerci ed umilia.rei nuova- .,ente sulle panche degli scolari. Che cosa è l'Italia? Che cosa è la Pattia? Che cosa è la Nazione? Che cosa è il Popolo? Ed ecco la sua brava definizione, trinciata in f01·ma cli oracolo, che segue aut01naticameute alla d01nanda, e che svela alle folle ignare cd altonite le grandi Verità riscoperte dal nuovo regime. Se io avessi tempo e voglia di farlo vorrei scrivere un trattato Del perfetto liran110, ed in esso, come in tutti i trattati che si rispettano, comincerei, ua.tw·almcnte, con una classifica. 1ione dei varii tipi di tiranni. Non bo ancora ben chiaro in mente come s.an:ebbe questà classifica7..Ìone, ma qùello che so con certezza è c.he metterei, senz'altro 1 1'011. Mussolini fra i tiranai a tipo pedagogico. li peggior tipo di tutti, senza dubbio, e quello c.he ha minori probabilità di durare. a lungo, percbè un popolo, e specialmente 11ll popolo come l'italiano può rispettare tlil tiranno serio e severo 1 può temere un tiranno feroce e sanguiuario 1 può amare, anche, un tiranno artista ed esteta, ma finisce per essere terribilmente scocciato da un tiranno predicatore. Dati di psicologia individua.le e collettiva 1 quest1, cbe potrebbero anche servire, sia detto di passaggio, allo storico futuro per spiegare, assieme con altri elementi, il rapido declino tra le folle di tl11 prestigio personale senza dubbio ancora grandissimo non molti mesi addietro. L'esempio del duce, naturalmente, ha fatto scuola. tra i luogotenenti ed i gerarchi minori 1 e lo stile pedagogico può dirsi, oggi, di moda tra httti questi uuov:issimi filosofi e politici che pretendono 11011solo cli dominare quaranta milioni di italiani, ma di rifarne a<ldirittura exnervo ed a modo loro la mentalità; che vogliono riformare, nonchè lo Statuto e la costituzione, il mondo intero 1 e. che sarebbero capaci d 'impartire lezioni perfino al padreterno. :i\la noi, che sappiamo ammirare su ogni cosa la divina virtù del silenzio operante, siamo stanchi, oramai, del continuo flusso di parole che sgorga da queste fonti oratorie sempre aperte, che ripetono <'Ontiuu.amente sullo stesso tono, come quelle scatole musicali di cui ci diletta. va.mo nella nostra puerizia, gli stessi motivi, ~:! stesse frasi e gli stessi luoghi comuni, a cui nessuno, oramai, mostra più di credere. Il popolo italiano non ba bisogno di demagoghi che lo concionino per le piazze, tramutate, oggi, in arenghi, nè ha bisogno di sagre che solletichino le sue purtroppo non sopite velleità coreografiche e festaiole. A noi che conosciamo, insieme colle molte virtù anche i difetti di nostra genle, urta una politica che tende ad eccitare, ciò che di peggio vi è in questi difetti, coltivando, quasi, gli istinti più bassi del popolo nostro. Ci µ.rta quest<> ;:!g11dieramento di v~cçhi nomi sa;; alte Uostre più care memorie, di cui il nuovo' regime si impadronisce come di r.es 1tul- !ius, questa contaminazione di teorie mal digerite, questo vuoto spirituale che si m~c.bEra come eccletismo filosofico, questo emp1nsmo banale, insomma, e questo strainfischìarsene delle norme della. più elementare serietà politica che ci si vogliono offrire, oggi, come la quintessenza del machiavellismo. Ci urta qnesto continuo richiamo ai sommi principii, questa contraffazione di Hegel off~taci attraverSo una più discutibile ancora contraffazione _di D' An: nunzio ci urta e ci umilia 1 insieme, 11 tono dt questa' onnai trop~ lunga polemica, in cui non si possono dire più quattro parole in fila senza mischiarvi ad ogni mome}?-to Je parole auguste di Patria, di Nazione, cli Verità e di Libertà. Parole che, a forza cli e:ssei·e ripetute, si sono ormai const1nte come vecchi abiti logori, e son divenute, quasi, incomprensibili e prive di significato. Ci urta che nel campo della politica p.ratica e quotidiana, che è ·per definiruone il campo del contingente e del relativo, costoro vogliano farci sentire continuamente il peso di un loro preteso Assolufo che opprime ed umilia il nostro carattere di i~dividui in quello che abbiamo di più nostro e di J?iù perso~ale, e che vorrebbe invadere e sforzare il sacrano stesso della nostra spiritualità. M.a la nostra aspirazione intima e profonda verso il vero Assoluto, verso qualche cosa che trascenda effettivamente le contiugeuze del mo~ mento verso il Dio Ignoto, insomma, che noi sentia~o ed adoriamo pure attraverso il nostro apparente scetticismo, questo nostro atteggiamento spirituale ci permette di guardare con disprezw, insieme, e pietà, questi nuovissimi politici e filosofi, che pretendono di tenere chiaso i,el proprio pugno adusato al manganeHo 11 fragile corpo della dea Verità, e che scambiano il metodo correzionale della ferula colla faticosa disciplina interiore dello Spirito. SALVATORE VITALE. Il pensiero di S. Vitale, anche se non com,- pletamente ;i nostro, ci sembTa assai profondo e degno di meàitazione. LA RJV()J,T'ZIONE U BERALP. La Vita Internazionale Atene la metropoli •Clic Yi pare <li Atene?.-. E' la dom.anda che pit't spesso si sente fan.: il forestiero io Grcda, e il sorriso trionfale che l'accompagna aU.eu<lc solo uno ri :posta; a su:,cit.are, poi, approvando, facili eloqui, si sentono af:knnazioni e coufronti straordimul; Berlino, Parigi, Londra; che è Lutto ciò di contro ad Atene? E' uno dei punti deboli dei Greci; non am mettono contraùdiz.ioni; 11cll'argomento, la loro presunzione non ha limiti tH: freni. Alcnc, la più bclla 1 la più ricca, la più gaia ciU.à d'Europa. Quando il provinciale, cadulo dal paese nella cap:ilale, si trova stordito nel chiasso polveroso cli cento automobili che si rincorrono sulle \·ie mal selciate; o nel formicolio di t.auii uomini che e111pionoa tutte le ore i marciapiedi, urlan. dosi 1 iuciampa11do sui piedi di quelli che incrocinno; o ucl bru.sio dei grandi caffè sudici e fumosi, pieni dall'alba. alla notte di fannulloni aITa11uati in iutcnni11abili discussioni politiche e sognanti irreali paradisi; allora lo stupore lo coglie e pensa attonito che veramente nulla v1ha al mou<lo che eguagli Atene. Quando l'ateniese esce a passeggiare per le vie della citlà amata, si specchia nelle mostre dei negozi pieni delle penultime novità europee, cout.cmpla l'eleganza caricata e vistosa delle bellezze nazionali, constata. clJe il numero delle automobili aumenta sempre, allora una facile so<lisfazione lo riempie, va orgoglioso come d'un proprio merito, e acc.arezza cogli oc.chi la propria creatura, quella che fa grande la patria di fronte all'Europa (l'opinione dell'Europa, ecco la grande preoccupa- ,..ione!). Atene, la città in cui nulla d'esotico manca, paradiso dei gaudenti, a cui il Falera schiude bische lussuose, e raffinati luoghi di divertimeuto; Atene, l'ipertrofica città verniciata all'eu.ro1"jea, la città dai molti volti contrastanti, in cui ttn fervore superficiale ed a nessuna sostanza aderente cerca di celare il fonòamentale vuoto. Si cerca che cosa essa rappresenti, che cosa s'accentri in essa, oltre a tutto ciò cfirè proprio d'una sede di governo 1 e a ciè, che serve al forestiero in cerca di sensazioni tra i ruderi antichi, per giustificare il traffico vertiginoso, l'accumularsi di tanta gente nei quartieri interminabili di squallide casette e capanne, stesi a colmare la piana dall' Imetto fin quasi al Pireo affaccendato ed operoso; per capire la ragione dell'esistenza cli questa grande città nell'Attica arida ed assetata, e nella nazione Greca modesta di risorse e cli attività. Abitandovi, si avverte che essa è cresciuta ipertroficamente, quando nulla era preparato per accoglierla; ,nessun servizio publbico vi è regolare e completo, dall'acquedotto sudicio ed infetto alla deficiente illuminazione, dal disordine delle comunicazioni interne al pietoso stato delle str,ade; si sente una frettolosità cli iniziative private per supplire alle deficenze, che non an~va però a cancellarle, Questo enorme ànmento di Atene dsale a pochi anni or sono, alle guerre balcaniche; p1.'lma era Una tranquilla cittadina, paradiso dei ricercatori di antichità 1 che ci trovavano l'ambiente idoneo per le illusioni che cercavano di far vive; piccola capitale di uno staterello di poche Iisorse e di scarso territorio. Solo dopo le guerre, e specie dopo quest'ultima, una quantità di gente si rovesciò dalla provincia nella capitale, cercandovi la ricchezza, la fortuna o il piacere; e l'ultimo aumento lo portarono le migliaia di profughi dall'A .sia1 che ancor oggi abitano, nei dintorni, sudici accampamenti o miserabili baracche. Ma i11 questo rovesciarsi della provincia nella capitale, in questo alternarsi dello scambio tr~ l'una e Paltra, c'è qualcosa cli irregolare e d1 malsano da esso è determinata l'instabilità, l'insince 1 rità della ~ita d'Atene. C'è troppo di superfluo, di pasassitario 1 nella città; c'è troppa gente che Yive di espediente 1 di incerto; la si sente come una ìM'Erostazione che minaccia la sanità del fondamento; c'è tanta gente che nvu ba 11ulla di proprio, e che cerca affannosamente di servii-e, di coprirsi dell'altrui valore, che si precipita ovunque ad offrirsi, che si intromette nello scambio commerciale confondendolo, aumentando a dismisura la già lµnga catena tra la produzione e il mercato, che iuventa i modi più disparati di sfruttare la noia e la curiosità del pubblico; e insieme una ìncreaibile quantità di sfaccendati, che empiouo da mane a sera i caffè, o ciondolano come sonnambuli per le vie. Nei suoi mille volti, Atene non ne ha uno di proprio; un carattere distintivo, uu 'anima; accanto a ciò eh 'è ..accattato allo straniero 1 si sentono le molte individualità, le province che compongono lo Stato; ma uessun valore complessivo. Le singole unità conservano il proprio carattere, l'ateniese è amorfo, senza sostanza ; il provinciale chE arriva alla capitale, :finisce col perdere la propria pa.rticolai-ità, assumendo un tono am. biguo e artificioso. Una vita greca caratteristica e sincera c'è nel territolio; in Atene si trova solo la hrutta copia di uua città europea. C'è una gran febbre dì imitare 1' Europa; ma d'essa ci son solo le fonne più esteriori, nulla di ciò che ne costituisce il fondamento, della vi.ta spirituale. Cosl, ndl 'animo dcll 'aténicse, r]j sotto al1'attività esteriore e voluta, si trova uno sconfortante vuoto, un rJj~jnteresse pfr:no di sufficienza i come tutti gli in:ittivi, egli sp-rc:zr..aciù <:he fanno g-Ji altri, senza prodUirc: nulla; un fondo di arido dni~mo, che irride a tutto ciò <:be ,-e.de inton10. Uu(,,sta t· Aten<:, miragg-ic, <li tutti 1 g:rcd; ab1 t..arvi, e vivere, sia pur di riflesso, solo per ve. dere, della sua artifiziosa vita, questo sognano i provinciali; pare d'aver l'orizzonte: più largo, e cli B si sdwrnic;c-c il P3<.·-e, <;11estoe sano, se ne <lcricle la ri~trcttezr..a, N,me si po%edesse c-hi sa quale gnmdczr..a. E i <:itt;,idini tanttJ 1c son legati, <la non f)()terset1<:staccare rxr nessun~1 ragione; la sognano <:cmrrH: nella l0ntananza, e CTe<lonoche solo in e,;.!,;,3. si possa d vere, solo in ess::1 adegu...,110i desideri e i sogni di grandezza; che ~ de..:.tini rlella patria. si comf.»ano non lavorando a crearli lontano, nelle provincie o ali 'estero, ma diS<'utendo o iaet-nd<>politi~ nei suoi caf[è e nell,e sue vie. Atene, remora e malattia della Grecia. PIRRO MAkC<::ISI I PARTITIGllTALANI Prima della dittatura del marchese de Estella si contavano in Catalogna quattro aggruppamenti politici: i parliti autonomisti <li, destra, gli elementi nazionalisti composli da uomini delle due rive, i partiti spagnoli e le organizza'l.ioni operaie. Autonomisti di destra erano i Carlisti, quattro noci nel sacco del partito storico, e la federazione monarchica dei , titulados , e dci plutocrati volti a concifiare con la dinastia regnante le aspirazioni autonomiste del paese. Veramente questi accorti salvatori delle capre e dei cavoli non erano che una frazicne de)la lega nazionalista. Quest'ultima fu, per alcun tempo, rappresentata nelle < Cortes D 1 nella e: Mancomunidad D e nei consigli municipali dalla maggioranza dei deputati catalani ; ma per la secessione di quelli che fondarono il partito d'azione e per il ritiro di Camb6 si v~de scemare di autorità. Soltanto la Lega nazionalista ci pare fosse riuscita ad organizzare il catalanismo e a farne un'attiva forza politica, per cui Prat de la Riba creando la 1: Mancomllllidad , restaurò l'unità dell'antico principato di Catalogna nell'amministrazione delle quattro prov:ince. Morto nel 1917 Prat de la Riba, succedette alla presidenza della. , ~fancomunidad », poi soppressa, Puig y Cada.fakh fino all'avvento del dittatore. Quanto di più solido il catalanismo ha creato è dovuto agli uomini di questa parte: le biblioteche, i musei, l'insegnamento tecnico, le scuole superiori, le case editrici. 1}.ll1azione catalana, sorta per scissione de1la lega, aderirono molti tenutisi lontani dalle com. petizioni politiche, riuscendo in breve a. dare a questo partito un così largo credito per cui ne11e ultime elezioni di Barcellona s1ebbe un numero di eletti pari all'altro della lega. Il partito dello stato catalano consisteva nei gruppi estremi del nazionalismo: la federazione demoçratica. 1 l'unione catalanista .f! lo stato catalano. In:fine1 i nazionalisti repubblicani, partl~ial.li di una vasta autdnom.ia della Catal'bgna in una confederazione spagnola, retti da ~Iarcelino Domingo che deglì uomini del suo paese è fra i mig1iori. I prutiti spagnoli in Catalogna erano ridotti all'unione monarchie.a naz.iona.le, dei nobili, degli arrivisti 1 degli industriali procaccianti, e alle poche centinaia di emigrati eh 'erano i repubblicani unilarii del signor Lerrou.~, l1ll tristo lui converrebbe qualche invettiva di sapore aristofanesco. Esse1;,do i nazionalisti repubblicani, s,2bUen~ fra i primi uomini della Spag11a, poco crgamzzati e avendo carlisti, radicali 1 unionisti nJJpE:na tanta voce da andare- per i moli alla guisa. ~j cantastorie, l1opiuione pubblica si tene,a piuttosto a quelli della Lega e agli altri dell'Azione catalana. Non staremo ad argomentare se il popolo facesse il suo meglio : quanto abbiamo già riferito Yalga a lasciar intendere che nemmeno questa volta, a parer nostro, fosse nel giusto. A dirla schietta, ci avrebbe fatto miglior sangue veder la gente starsene con Marcelino Domingo, piuttosto che tener dietro agli alfieri di quella leggendaria bandiera che il principe Wil[rèdo donò a Catalogna segnando lo scudo con quattro barre del suo sangue. ·°Gli aggruppamenti degli operai erano cosi ripartiti : sindacato unico degli anarchici, sindacato libero messo su dalla prefettura per combattere il primo, comunisti, e socialisti della IJa· I11terna1.ionale. E' uotevole che qlle-ste organizzazioni operaie abbian sempre fatto parte per loro stesse, tenendosi lontane dai partiti simili della penisola e che il sindacato unico, cui aderivano i lavoratori di Barcellona e rlelle altre città industriali, non abbia mai partecipato alle elezioni 1 schierandosi per altro contro il nazionalismo catalano tenuto da esso in conto d'ideale borghese. La dittatura del generale Primo de Rivera ha ridotto questa situazione a termini che giova esporre per sintesi. I e.adisti, già mortificati dal patteggiare di don Jairne coll'usurpatore, si son divisi in due campi: gli uni - destinati ad ingrossare le bande della prossima vandea spagnola dei vescod e dci generali - seg,iendo I'esempi.o ~ 1 Pretendente hanno aclento alla <littatnra; g11 altri, ripiegata la bandi.era su cui era ,icrit.to • ..,li lJi<JS,mi Patria, mi Rey ~, !ii aono offe:rt. al cataJani.,mo. La federazione monarchir:.a autonoma., per : atteggiamento a.nticatalanista del direttorio, •'t d.i.. six:rsa y::,. Je terre c.ome 11nacomr,-agnia dt .,,.::a.- tura rima.st:. .,enza soldo. La Uga rcgic,na1L$ta s.' E;! \Oita, ~ J.rare. d~»,:- tivamt.--nte, alla repubblica. L'A,.zi<mc e3,falana, il partito dellr.., ~ti, c.••j1t..- i:111fJ, i na;,..J◊mtlL,ti repubblicani, cui la J.. rn:r..,.d. dc-, fatti ha dato ragiont, teng-r.m~Jd.o e i .-ta.1:1 .. no r.ragbi d'aver l'avn::nfrr• per loro. Cli sguatteri dt1 ~ignr..ffLerroux, scr.,tituend.o, l>eT dc-cr•·to reale, nelle <:ariche pubbliche gli eletti d;d popolo c-h< fur<mo revocati dal ditt.- torc, collab<.JT"anv aJ nur.;w.,rt:gime. Gli anarchici del ,in,Jacato unir-o meditano "'illa tattica dei • pistolero·- .-, prunti a ric..·,>minch re riuando si tratterà di fare a ,c.hioppettat<c. 1 sindacati libt:ri, com' t d'uso, resta.no mr.,b1litati agli ordini del mini.stero deU' intenu,. I comunisti cc<..1perat11,al movimentt> -epe-r tista, secondo le :tlchimie di :I-losca. I soC1a1isti catalani, in.fin.e, sd,er~.rnl,-., .-:>gt contatto con i compagni sp-agnoli, spc..--rano- a credere alla • Ju.sticia scJCiale :1 - ~ in una fonn .... futura di confederazione nel concerto ·•nl •.er..;.: ~ dei popoli , . Com'è chi.aro, alla pregiudiziale n-pubblic,,v~, forte per le persecuzioni della dittatura e gli appelli dei fuorusciti, aderisce la più parte ddi,,. Catalogna, dove l'unione pamottica del goven:v, di Madrid non è riuscita a costituire u112 .. m,..r.- di qualche oonto. f)>Olllh l-'ERSICc, SPIEGAZIONI al lettore troppo candido Il mio tenue scrittarello, o scherzo, S1<- ()jl?"tti imbronciato, pubblicato nel n. 47 di R.ivc,Juzi.01,, Liberale (1924), fu letto e di-,·erti. Di quesw , ero sie1tro fin da quando lo scri-uevo. Jl[a ·-;c.,,11 preudevo, allora, un altro caso: che. ciot lo scri+- tarello canzonatoTio sarebbe stato p-reso sul seTio da mclti lettoTi candidi, troppo candi.di. Ecco quanto è successo. Da parecchie parli mi si sussurra o m.i si nfischia, che d.Opo essersi d-i1:e1tiii alle spalli de mancato senatore Ojetti, molti fanne delle sm-0,-. fie, o, come Si dice anche delle •riserve», suJ rnio buon gusto, e sulla b-uona ù,ga dello sc~.erzo. e: Si, -va bene, ci tia.ce. Ma però, quel G. A., lasciamo andare! Un po' di faccia, anche lui! Si fa iwiJitare, si fa portare in. autonwbile da Firenze a Arezzo, e l'altro gli affre ancora u.r...acolazione: e in tutto contracca,nbio, lui spiattella sul giornale le debolezze dei suo graziasu ospite e i discorsi _tatti e ogni cosa. C'è un limite, perdinci, anche P.er i giornaiisti spregiudicati scorbellali! Quel G. A. se ne è dimenticato. Sarà di m.oda, ma non 1ni piace , Queste brarJe pers011.e arvrebbcro ragion,e, se. }O a-vessi raccantato una gita 1:era. Jfa resta lMn stabilito e chiaro, inrùece, che tutta la mi.a autc. ,nobilata con Ojetti è in-ventata da capo a f<>n<io. - 011! ."\la come? Peggio per voi: io lo dissi ben i.:hi.ara x.t titoletto a occhiello: Cose mai \-Ì...<.;te. Jlai r~i..: Ojetti. Mai 1Jista la -villa di Ojetti. J1ai -:;isto l'au.tomobile di Ojetti. Cose ma.i 1.:iste, in.son:.ml', -nella piena e ingenua accezione della ~parola. - E del resto quasi arrossisco dì dO'Ver spiegare a dei lettori di Rivoluzione Liberale una cosa così e1Jide11te1 che traspari:va, che lam.pa<.•a da tut " l'articolo. - :ìla certi accenti, certe imp1·essù)n.i di ge-'t-i che l'Ojctti li fa da,rceror Scherzi ddla penna. La penna mi pigl.ia Ja mano .. \ 1on posso present.are 1m 1wmo incolo'<- inodoro insaP.oro. Allora me lo immagino. Ft->1·- dina-ndo Acton, che era um ammiraglio borbcnico e un ·uomo di spirito - lo spirito, in. It:alia, è sempre borbonico - a uno scemo che .:... i chiede"Va se conoscesse il tedesco, rispose cos:: ,; No. Ma me lo immagino». Così rispondo tt·. debolmente imitando. e: C0noscetc Ojettì '? , - « No. Nla me lo immagino,. E mc lo im.mtiginti a•nche niolto agevol11wnte. Ci s011{t degli u-oni.f.ni facilmente im.1naginabiii. Ojetti, che crede senza àu.bbio, d'essere un. tipo singolari.ssim-0, di fan. spicco, di a11ere dei caratteri e del segni spirituali tu.tti suoi, è in-vece un italiano· di tipo corrente. E' un'altra del11,SiO·ne che gli dò, Io caJ>isco: ma ci sono stato proprio tirato dall'in::.,e:r - simile candore dei suoi am.1niratori. Di esstJ.re 101 originalissimo uomo, n011 p1,ò darlo ad int.en.dert a 110i ·Debbo .aggi1tngere, per la -verità, ch'egli è un cortesissimo corrispondente: almeno come il senatore Paolo Boselli, che a ju,ria. di rispond.e,ye puntualmente e gentilmente a tutte le lettere e a tutti i bigl.ietti da. -visita e a tutti gli op,1.ScoU di poesie i111Jiatigli in. oniaggi.o, finì per di'Ue'M.._ tare Presidente del Consiglio, ed ancor oggi tutti lo chiamano « 1Jeneran.do •· Di Ugo Ojetti - che 1tn giorno, certo, sarà chia'1nato , 1.Je11e1·ana.o » - anche lui - io posseggo fra l'altro una lette1·a, singolare docmnento di affabilità. In questa i.ttlra egli chiama il 1\1.u.ssolinì « mio vecchio amico,. E tanto basti, o t7oppo candidi lettori, a conferniarvi qua1,to dicevo: che il man.ocola.io ed elegantissimo scrittore t un italiano dl tipo corrente. Anzi, dozzinale. G. A. PIEROGOBITn - Dirett0Te.resp0nsabile O.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - ToRINe

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