La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 2 - 11 gennaio 1925

LA RIVOLUZIONE LIBERALE LETTERA DI UN QUARANTENNE il fascismo da movimento di idee si tramutava sempre più in partito politico, e da partito politico diventava, colla marcia su Roma, partito, e partito esclusivo, di governo. La sua originaria volontà negativa è stata, infatti, quella che lo ha spinto, attraverso i successivi anelli della catena logica, al suo attuale, deciso conservatorismo reazionario, e il suo difetto di un contenuto spiriluale proprio è, a!)PWlto, quello che ancora oggi costringe il partito, attraverso le sue contraddizioni interne, a barcamenarsi tra un anti-parlamentarismo verbale ed un politicantismo effettivo, tra la legalità e la violenza, fra la Confederazione dell'Industria e il Sinda,. cato, e che orienta semi>re più il fascismo verso il mussolin.ismo ed il mu.ssoJinismo, alla sua volta, verso il trasformismo. E', insomma, questa mancanza di un contenuto spirituale e di una volontà posi ti va, invano mascherata. da1la retorica ricostruzionista e imperialista, che ha trasformato questa vantata rivoluzione in una avventura, e l'ha. fatta sboccare in, una. colossale forma di arrembaggio allo Stato e nella creazione di una nuova consorteria e di nuove c1ien• tele, Noi siamo, senza dubbio degli anti-fascisti ma i1 nostro anti-!ascismo 1 si colora cli motivi cosi si>iccatamente proprl e spirituali che non può, non vuole, e non deve essere coniuso coli' anti-fascismo del tutto contingente dei partiti politici e di quella che, oggi, si costuma chiamare l 'opposizjone anti-nazionale. E' necessario, quindi, che si spieghi qui subito chi siamo noi; e poichè questa spiegazione siamo noi stessi a darla, essa acquisterà, cosi, in certo modo un carattere di confessione pubblica, che, eq'uilibrando il tono della inevitabile requisitoria contenutavi, va,rl, almeno io io spero, a togliere a questo scritto il carattere ciel pmnpltlet; che esso non vuole e non intende avere. Noi, dunque, siamo e vogliamo essere qui, in confronto del fascismo, gli ideol,ogi; e accettiamo volentieri e non senza uua punta di orgoglio quanto di sprezzante vi può essere in questa parola quando essa venga pronunciata da un procacciante della politica, da un commesso di droghiere o da un appaltatore di lax,ori pubblici, Noi siamo gli ideologi e gli intellettuali;' figli della cultum del nostro tempo, guardiamo con favore al nuovo, amiamo, f01·se, più lo sforz.o attivo che il risultato concreto, ma abbiamo anche il senso dell'equilibrio e delle grandi architetture logiche, possediamo il gusto estetico del,. le costn1zioui filosofiche e il senso matematico delle belle teorie che si svolgono, quasi; con 1;tmo musicale; siamo pronti, insomma, a giustifica.re in linea astratta. qualunque teoria, ma abbiamo anche il gusto della clialettica e la uostalg:ia iuvincibile della critica demolitrice. :Ma, sopra. tutto, noi non disp:re:z.z.iamoii fatto, ed il no.c:troapparente eccletismo, sotto questo ,~guardo, è giustificato proprio da ciò : Che noi i :r ogni fatto, al di sotto del! 'apparenza bruta e meccauica della materialità, amiamo rerca.re un riflesso dello Spiritc,, E, cavalieri dello Spirito, noi muoviamo pei \·asti campi del Pensiero, in cerca di sempre nuove avventure spirituali, ann.ati soltanto del]e armi sottili della critica; ma il nostro smagato scetticismo, che ci s,alva a tempo dagli atteggiamenti donchisciotteschi e tartarineschi, ci J)érmette ancora di intravedere, in fondo alla selva selvaggia della nostra vita intellettuale, un lume piccino e lontano, come nelle favole della nostra beata puerizia, ma un lume che ba- ~ta, tuttavia, per guidarci e per non fu.rei SUJMrire il cammino. Tali siamo noi, ma se questo è, appunto, il nOriStrocarattere, perchè mai, dunque, siamo antifa.-scisti? Perchè qnesto movimento, che pure si è presentato come uno sforzo vigoroso di rinnoT-a2.Ìone,con un aspetto baldanzosamente rivoluzionario e coll'apparato brillante di una organizzazione milita.re, che avrebbe dovuto, almeno, >Od<lisfare la nostra insaziata curiosità del nuox,o e il nostro gusto estetico, ci riesce, invece, cosl profondamente avverso, e èi trova cosi decisamente ostili / ... Opposizione <li istinto, si dice, antifascismo eneo, opposizione di élites intellettuali, Vi è del vero in tutto ciò, senza dubbio, ma, a parte ohe queste spiegazioni, appunto perchè sono tutte Yere, non possono darci, ciascuna sing<r lannentc, tutto il vero, a parte, dicevo, questo, vi è un fatto fondamentale di cui bi.sogna tenere conto. J;,a nostra opposizione, a differenza di quella òei partiti politici, che sono avversi, ciascuno per moti,-; speciali e oontingenti, la nostra oi>- posizioue ha carattere assolutamente integrale. E' una opposiizonc sentimentale, una antipatia, psicologica, 1'invereo, insomma, di quella affini-' tà eletti va di cui parla Goethe. Se cosi è, anche è chiaro come sia impossibile ridurre questa o~ posizione ad una formula: Il metodo sintetico qW non vaJe e fallisce; occorre, invece, il metodo analitico, il metodo principe della psicologia. Ed è perciò, come ho detto avanti, che quesio scritto non vuole essere un pamphlet, e nemmeno una semplice requisitoria contro il i.-'1.c.;cismo,ma piuttosto l'analisi di una stato d'animo: Attraverso, insomma, i motivi della nostra opposiznoie al fascismo, cerchiamo qui, sopra tutto, cli prendere coscienza di noi stessi. • •• Noi siamo pronti a giustificare il fatto, anzi ogni fatto, non per servi]e adorazione della reaL là bruta, ma perchè in tutto ciò che si è realizzato amiamo bravare un riflesso dello Spirito creatore. Ma invano nel fatto storico del fascismo noi ci afla.tichiamo a trovare questo riflesso, questa luce interiore che illumina e trasfigura l'opaca materialità dei fatti, Invano noi tentiamo di raggiungere e individuare l'anima del movi- ~ento fa.s<:ista, invano tentiamo cli colpire Ja rua essenza spirituale. In questo organismo, pur così vasto, potente e Jormidabi1e, all'appar~nza, ooi ravvisiamo, come in Wl mostro apocalittico o ariostesco, mille caratteri contraddittorì, ma non riusciamo a trovarvi il segno de1l'individua: lità e il crisma <li quella effige diviua impressa dal Demiurgo nel fango dell'Adamo originario, E' quello che Benedetto Croce, con diplomatica prudenza, che non lo ha salvato dalla canèa del vituperio, ha voluto dire ,quando ba affermato che nel fascismo vede, bensl, un cuo1·e, ma non anche un cervello, a Ma questo, a ben vedere, non chiarisce ancora il problema della nostra op!>05izione, perchè noi, pur negandogli un contenuto si>iriluale, potremmo, tuttavia, gil16tifi.care il fascismo, riducendolo al piano della politica quotidiana; e allora potremmo anche comprenderlo, cosl come comprendiamo il socialismo, la democrazia, il partilo popolare e il resto, come schemi neces-- sari cioè per l'azione pratica, Ma il fascismo, ed è questa la sua posizione caratteristica rispetto a noi, si rifiuta di essere considerato alla stregua degli altri partiti, si offende se lo si vuol ridurre al comw1 denominatore della politica pratica, e si vco1e porre, invece, come una palingenesi storica, ci si vuole imix>rre come un sistema filosofico, vuole essere ammirato come un movimento cli idee oltre che come tlll movimento cli masse. Ed ecro la radice profonda, l'intimo motivo psicologico della nostra opposizione: Perchè, nel 1nomento stesso in cui noi siamo condotti a }X)Stulare il fascismo come ltll movimento cl-i idee, in questo stesso momento e per questo fatto medesimo noi ci sentiamo autorizzati a subordinarlo alla nostra critica; come movimento cli idee esso ricade ipso iure nella nostra giurisdizione int,.ellettu.a.le,e, noi, senza bisogno cli spedale investitura, ci sentiamo in diritto cli costituii-ci, illic et immediate, Foro competente a giudicarlo secondo le norme della nostra dialettica, alla pari di tutte le altre ideologie che si presentano dinanzi al nostro tribunale, Ma il fascismo, ed è qui tutto l'assurdo della sua pretesa, nel momento stesso in cui invoca implicitamente il nostro giudizio si ribella ad esso; non gli è sufficiente di mettersi sullo stes. so piano con noi, vuole anche starci al disopra. Noi, insomma, ci troviamo a{ fronte non ad un sistema che chieda la critica razionale e spassionata del pensatore, ma ad un domma che pretende 1' llumi/.e obsequ.i11.m del catecumeno e la fede cieca del carbonaro, La nostra posiz:ione rispetto al fascismo è proprio quella degli eretici medievali rispetto alla Chiesa, ma, mentre que1li avevano, almeno, la dotrina della doppia verità dietro cui rifugiarsi, alla nostra eventuale prudenza nemmeno questo ultimo rifugio la nuova Chiesa trionfante sarebbe disposta a concedere, Perchè noi non possiamo neppure salvare l'anima nostra accettando il fascismo semplicemente come un partito politico, come un fenomeno contingente, come un fatto transitorio: Anche questo è negato dagli odierni dominatori, che pretendono di avere, insieme, il dominio temporale dei corpi e quello spirituale delle anime; che affermano di avere instaurata, niente di meno, una nuova civiltà, e secondo cui la data fatidica dell'Ottobre 1922 dovrebbe significare la catarsi tragica del vecchio mondo in putrefazione e l'inizio rivoluzionario della nuova palingenesi, . •• Ma dove è stata, in verità, questa rivoluzione fascista? Oggi· si vuole affermare che vi è stata la sostanza della rivoluzione senza il contenuto cruento, ed è questo, si dice, il merito del fa_ scisma. Ma noi diciamo, proprio il contra.rio, che vi è stata, senza dubbio, la forma tipica della rivoluzione, il moto sedizioso, la sollevazione armata contro lq Stato, ma è mancata la sostanza, Nè poteva essere altrimenti : La rivoluzione è nna ideologia che si organizza; l'evento rivoluzionario che affiora alla superficie visibile della Storia è sempre poca cosa di fronte alla insondabile profondità delle correnti spirituali che lo hanno maturato. La rivoluzione è il colpo di forcipe che lacera il pregnante alvo del passato per fame sortire il germe già fecondato del futuro; ma quest0 germe è necessario che ci sia, e che sia fecondo e vitale; se esso manca, il fatto cruento della rivoluzione lacera i tessuti della Storja, ma non produce nulla di nuovo; non si ha il parto cesareo di una civiltà più alta e più umana e l'inizio di un nuovo secolo, ma pr<r prio, invece, un aborto e una involuzione morbida delle forme sociali e politiche. Quale ideologia il fascismo aveva ed ha dietro di sé? Nessuna, o meglio, tutte, che vale quanto dire proprio nessuna. Fenomeno caratteristico del dopoguerra, come, appunto, il bolscevismo, esso trova in questo fatto, che basta a classificarlo, la sua condanna, dal punto di vista spirituale. La nostra serena equanimità di storici, pa-ò, sarebbe qui offesa" se noi negassimo al fascismo, a quello, almeno, della. sua fase originaria, u:.1 carattere ed un merito indiscutibili. (1 fascismo fu, sopratutto, in principio, una af~ ferm.azione di volontà; in un momento storico in cui pa1·ve mancare a tutti, sovversivi e conservatori, qualsiasi capacità volitiva, esso ebbe il merito di affermare ed'!imporre una sua volontà combattiva ed intransigente. Volontà negativa, priva di un contenuto suo proprio, ma fu questa, appunto, la forza del fascismo in quel periodo di universale accomodantismo; e fu pro• ptio questa mancan1...adi un contenuto preciso che rese possibile la formazione di un -mito fa_ scista, - i 111.iti, già si sa, tanto più hanno forza quanto più sono indeterminati, - e che favorl la rapida diffusione del fascismo in Italia, Ma questi elementi di forza diventavano, invece, elementi di debolezza a mano a mano che Ed è questo, sopratutto, che ci amareggia e ci disgusta: Percbè noi sappiamo bene cosa abbia significato e significhi per la storia d'Italia la mancanza cli una -vera rivoluzione; noi sappiamo che il liberalismo e la democrazia sono sempre rimaste, in Italia, parole vuote, titulu.s sine re} appunto per la mancanza di una adeguata e personale esperienza storica del nostro popolo; noi ricordiamo con Alfredo Oriani, - è un nome, questo, caro aìl'on. Mussolini, - che perfino il Risorgimento non è stato per l'Italia una. conquista, ma, in parte, un co]po di fortuna ed, in parte, la necessaria, favorevole conseguenza dello svolgersi di avvenimenti estranei. Noi sappiamo tutto ciò, e sappiamo anche come veramente l' Italia avrebbe ancora bisogno di fare la su.a rivoluzione, non coreografica, non, forse, cruenta, ma profonda, sostanziale, capace di dare davvero alla Nazione la coscienza di se stessa e della sua unità, quella coscienza che essa aveva cominciato ad. acquistare attraverso la sanguinosa esperienza della. guerra. E' evidente, quindi, senza bisogno cli analizzare oltre i nostri sentimenti, come noi non possiamo guardare se non con tristezza a questo rinnovato spettacolo di corruttela per cui oggi il popolo d'Italia sembra risospinto al livello della plebe del Basso Impéro, e con senso di amam ironia all'epilogo di questa nuovissima rivoluzione, i cui eroi sono tutti divenuti, oggi, per lo meno commendatori, quando non siano, addirittura, deputati, generali e ministri, o non si trovino, invece, putacaso, a Regina. Coeli. Ma chi sono, in fondo, costoro? ••• Sono i nostri coetanei: Anno più, annd meno, appartengono alla nostra stessa generazione; sono anch'essi i quara:ntenni. Ma. c'è·, tra noi e loro, un abisso insormontabile. Se è vero che vi sono due modi di possedere if mondo, coll'azione e col pensiero, - ma è, JX>i, vero possesso 1'azione/ - è certo che essi hanno prescelta la prima maniera e noi la seconda, Cosl mentre noi studiav,amo e analizzavamo Marx colla guida di Antonio Labriola, di Benedetto Croce e di Giorgio Sorel, essi emi>ivano delle loro concioni le Camere del Lavoro, spuntando, nel seno stesso del partito socialista, il loro rivoluzionarismo verbale contro il dominante giolittismo dei riformisti; mentre noi ci nntrivamo della sostanza stessa del pensiero di Maurizio Barrès, il vero Barrès, il discepolo di Taine, 1'analista e lq psicologo, essi, disillusi ben presto, come tutti gli intellettualmente deboli, del socialismo, si lasciavano attrarre dalla parte più caduca e contingente del pensiero di Barrès, e fornivano adepti al nascente nazionarJismo d'importazione gallica; mentre noi, attraverso Renan, Blondel, Bérgson, cercavamo di pe. netrare nella sostanza eterna e nel nucleo vitale del fenomeno religioso, accostandoci ad esso con un rispetto mistico che il nostro scetticismo faceva ancora più grande, essi si satollavano e si sentivano paghi del cibo I}OSitivista, attinto sui volumetti a tre soldi della casa Sonzoguo, e davano scrittori all'Asino di Podrecca e militi a quell 'anticle.ricalismo b_lasfematoriò e pornografico che era cli moda vent'anni addietro, cosi come oggi danno militi alle squzdre che devastano le Logge massoniche. Insomma li abbiamo incontrati sempre questi nostri coetanei, al Liceo, all'Università, nelle piazze, nei caffè, nei partiti, nei circoli, nelle redazioni dei giornali, e li abbiamo sempre sentiti avversi, anche quando particolari contingenze potevano farci trovare provviso1iamente sulla stessa linea e sullo stesso cammino. Perchè essi erano e sono veramente, per noi, usiamo pure qui, questa bella parola del nostro, del vero Barrès, i barbari. Essi peccavano, allora, contro lo Spirito, ed il loro peccato era, appunto, quello di aver mutilato lo Spirito subordiriandolo e asservendolo ad una gretta concezione di parte. Il libro sacro dice che il peccato contro lo Spirito non sarà rimesso, e, certo, la via della redenzione è irrimediabilmente chiusa per costoro, che hanno peccato due volte, e ci appaiono, oggi, in veste di recidivi. La loro eccessività !XlSSatali ,trascina, come un démone inescr rabile e incontenibile, alla ~cessività odierna; rivoluzionari e giacobini dieci anni addietro, reaz.ionarl e liberticidi oggi, sono sempre in eccesso, Prima e dopo, sono an,Jati, sempre, al di là della linea che segna l'equilibrio spirituale, ImmutabiJi nelle nostre posizioni, a cui siamo pervenuti attraverso un troppo duro travaglio di spirito ptlchè possa avvenirci di do~le mutare facilmente, per luce di improvvise conversioni, immuni delJ'antico e del nuovo eccesso, noi possiamo ben giudicare 006toro, e ne abbiamo pienamente il diritto, • .. Li gindicbiarno dalle parole e dai fatti, pm, forse, dalle parole che dai fatti, f'erch;,, in verità, - e qui è una delle differenze fondamentali tra noi e gli avversari esclusivamente politici del fascismo - questi novissimi satrapi fascisti ci urtano, forse, più per quello che clicono che per quello che fanno, Ai fatti noi sappiamo da.re un'importanza. relati va, e la nostra spregiudicata conoscenza della Storia, vicina e lontana, ci impedisce di dare eccessivo peso alle malefatte di costoro, Dietro le violen7..edei ras noi vediamo la miseria intellettuale degli uomini e la bassezza della loro statura morale, che si riflette nella meschinità, in fondo, dei ]oro atti; noi non ci possiamo nemmeno scandaliz,,.are troppo della manomissione delle 'libertà più elementari. Sappiamo, infatti, che chi è nato cell'anima dimez1..ata del servo sarà sempre schiavo, anche in tempi di maggiore, e più conclamata libertà; e sappiamo, d'altro canto, che la vera libertà è riello Spirito, e che no:n c'è barba di tiranno, anche serio e non semplicemente da operetta, che sia capace di opprimere veramente la libertà di un uomo che vuo]e essere e vuole restare davvero ]ibero. Non siamo capaci di versare fiumi di lagrime sulla costituzione manomessa, .sul Parlamento asservito e sulle elezioni latte col listcne e col manganello, e non possiamo esimerci dal ricordare e-be anche Giolitti, ai suoi tempi, in tema di elezioni, ha fatto qualche cosa di simile, se pure con maggiore prndenza e riservate,,.,7,a, E nemmeno non ci possiamo dolere troppo della manomissione della libertà di stampa; siamo troppo scaltriti per non sapere che anche in regime di censura si può dire, in fondo, tutto quello che si vuole. Basta saperlo dire, e adattare lo strumento al tempo: se non si può scrivere un articolo di giornale, è sempre possibile scrivere una tragedia o un saggio storico .. ..\.nz.i, noi ci auguriamo da questo regime di censura un ele.amen-to di stile ed un magg:iore sforzo di intelligenza, di cultura e di ironia nella nostra letteratura politica. E, infine, nemmeno noi sappiamo scandaliz- ,oarci troppo della questione morale e del delitto politico, ormai accertato in tutti i suoi precisi elementi giuridici costitutivi a carico del regime. La q,u,stione morale non imped.l a Francesco Crispi di essere veramente un nomo di Stato, e lJindiscussa onestà di Luigi Facta non è, certo, valsa a compensare la sua 'assoluta inettitudine come capo di Governo. L'uccisione del Duca d'Enghien non riesce ad abbassare troppo, per noi, malgrado la feroce requisitorià di Chateauhriand, la statura del primo, Napoleone, Ma il fatto è che bisogna avere uno stile, una lin,a, anche nelle violenze, anche nella tirannia, ed è questo che manca, oggi, al fascismo ed ai suoi supremi gerarchi. E' la loro volgare platitudt di pensiero e d'espressione, il loro inguaribile cafonismo di parvenus dell 'intellettualità, il vuoto pneumatico del loro pensiero, non a sufficienza riempito dal mare di paroàe in cui naufragano i rottami d'una culturaccia d'occasione, quello che specialmente ci urta in questi dominatori dell'ora, e ce li rende ostili, più ancora che gli eccessi, le esorbitanze e le imp10vvise fortune del loro potere politico, ••• Il nostro scaltrito gnsto letterario ed il nostro senso estetico, che ha ·1'istinto della misura, ma, plù ancora, il nostro senso della concretezza, che fa si che noi abbiamo sempre più idee che parole atte e sufficienti ad esprimerle, ci rendono diffidenti di fronte a tanta inutile Yerbosità che trabocca ed imperversa in modo cosl opprimente ed incomposto. Noi possiamo ben sorridere del novissimo stile di costoro, che, inebbriatisi nel baccano del superlativo, ardono incensi alla Decima Musa, la retorica, purtroppo, immortale, e si nutrono con compiacimento e colla stessa indifferenza tanto dei rifiuti del gergo di casenn.~ quanto degli ultimi avanzi caduti dalle tavole ormai sparecchiate del grande banchetto dannunziano. E se non è senza significato che l'anti.grammatico cli Cremona Nuova si~, oggi, esaltato al rango di vice-Duce, maggiore significato ancora ha forse, il fatto che tra i corifei ed i zelatori del regime siansi reclutati i giornalisti più vacui e più affetti dalla lue parolaia, principe tra essi quel Rastignac, che al regime deve, appunto, il seggio senatoriale, e che può considerarsi l'esempltre più alto e più esp,essivo dello scrittore di politica a tipo retorico e pseude>-letterario, Tipo quanto mai distante dei vecchi e realistici scrittori italiani di politica, e quanto mai insufficente per quelli che sono, oggi, gli elementi costitutivi della politica, non è qui necessario dimostrare. ·E nem1neno è privo di significato il fatto che il fu generalissimo Balbo avesse tanta cura e tanto amore per la sua prosa da

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