La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 47 - 16 dicembre 1924

LA RIVOLUZIONE LIBERALE COSE MAI VISTE 0.JETTI IMBRONCIATO L 'inYito era lusiughiero. Scritto su 1111a cast.a fib1'akt., a.1,zur1i1u1, intestata. sempljccmcut.e così. '~i :,aL--Ji.alino ... Per l'iudom.a.ni, alle nove, al mlt') allx1go; egli sarebbe passato e-on La macchin.1:, e ,·ia ad Arc:z7..o,a vedere insieme la 11 Leg. g\.:nda Attrc.a 11 1 affresca.la da Piero della Frauce• ~ ut?ll'.-ibsi<it.:<lei Cappuecini. tn <'.a.sodi impedimento, tclefou.arc:. J 'on teL....fonai. 0jetli Iu punluak ... C'era o mi parve <li vedere in lui un po' di p1cmur.1. ad essere subilo di buou umore a Ila pri m:1 baltuUt ; come per ranni toccaJ:e che: proprio, queste \ iccnde della couvalida mancata JiOll gli ave-nino tolto il garbo e la voglia di e.~c- g-t.ntilmcnte adulatore auchc con i pesci piC"'C'1ui,(-Otnc me. Una grossa borsa di cuoio nero, tipo curialesco, era posata 5u11'imbollilnra d\.t sedìk: pareva gonfia di c-~rte. Fon,c, lulli L.t~ni11i per apµunlarvi le cose vislc? rbtcw, ancht.: <b.r~i. &tpc\·o - lo sanno tutti! che S<itto que.<::t '::i.ri:1 facile di discorritore, ci bao da Cti<SCJ'(.' d·imolti schedarii 1 e d.imolti segnalibri, e dimolt'-· spnntatui·c in margine ai classici, e climolto lavoro <li schiena, dimolto orario, e climol to metodo: e shk certi che quando 0jctli si po1'tc... per veder qu.akhe cosa, tempera per bene j} suo l..,.pis, come un piccolo réporter; di quelli, ;1.ppunto, eh ·egli chiama con squisita beneYolt'l1.r...a, « caro collego. ». l..-1 ma<'China iufilò presto la Barriera Aretina 1 e .:.i f11 snll:1 gran strada di Rornagu.a, per Ponta..,sjeve. 11 suburbio fiorentiuo 1 atto1110 a San Sah·i 1 mi pan·e più ignobile e più motoso che mai; ,011 passate le sagre, l'Èra. nuova e la restaurar.ione n.izionale, ma uelle bassure attorno a Ffrc:n1.c-la guardata degli uomini e il lerciwue delle mura, quelli non mutano; solo che, adesso, gli anarchid non Yogliono più stup1·are persone ~Ila Sacra Famiglia, ma bàdano a far tenere esposte, e bene, le bandiere tricolori. Grandi OC'Tlt:L.:: a carbone, su per i muri delle case, e condotte set17...a.1ispannio di braccia, da gente slCura dj poter sconciare alla faccia di quel dio, con tutto comodo. Così : 1: I -fascisti 110n perdo_ no-ub.1 •, oppure: « Comunisti, attenti alla leg11ata, passa-no qu.eU.i della disperata», opp,u-e: v: f utti n letto .. , oppure : « Pescicani, vo·mitate » ; e b.."U'011ate camorrate ài questa forza, tutte ripiene di nerbo ~accia e di fervore estremjsta. Tanto _per di.re qualcosa, osservai al mio illus.t.re compagno di viaggio, che la materia e' è, orma.i, per scrivere uu altro « Mio- figlio feTro-. ,.:rie-re 1 a rove.c;cio. Per lui, scendere dal Sal.vfatim:, a San Salvi e a Ripoli, e1·a un momento, e avev.-i. sottomano la meglio, e più sfarinata polvere umana che dai sepolcri italiani sia mai .scaturita; e oggi, col regime dei Ciompi rinnoWlti, in pieno trionfo. Ma 0jetti non parve gradire questo in,.,;to; e forse ci scorse una allusione aJ suo amico :Mussolini, che non e' era, lo .Q'.'luro. 1 Preferì farmi notare i pilastri indicatori, ai biVI delle strade. - Bei pilastri granducali, tirati su senza lesin«re sulla pietra e sulla calcina: di linea dolCrf:'mentebarocca, di gusto lorenese. E la lastra, di marmo; e i caratteri, scalpellati bene. Avete ,-E<luto la scritta: « Strada di A rezzo e della t:h.iana ,,. Nitida, come i frontispizi bodoniani : la stessa arte nelle pancette e nelle gambe delle oo:n....~uanli, la st~a proporzione degli spazi tra parola e parola, tra riga e riga. State attento a! primo che troveremo. Niente divagazioni; i c.:lrtelli segna.vano i grandi itiuerarii del grand-acato, e da ~quei nomi antichi viene ancor oggi un profumo di Toscana sòda e montanina: , Strada di Pisa e Livorno, Strada di Vadipesa, strada. cli Mugello•· Niente di tutti quei numer;uj e quei segni cabalistici del Touring, che nessuno legge, così sciatti e fitti. Vi dico: un frontispizio bodoniano. Già, in quel tempo, e in quel secolo, da qualunque pru:t.e ci si rifaccia, e s-ia pltre dai pilastrelli stradali, si trova gente d1 gnsto e d'ingegno. Egli aveva veduto veramente tutto, passando di volata dinanzi ad un bivio; nel discorso c'era, intie:ro il suo dono visivo, e la squisita felicità ;.ua, di ascendere al regno delle grandi alte1..ze ,nl filo della prima occhiata, sicuro come il caJ"O"/.zonedei Rigi-Kulm asc-ende al regno dei g-mndi panorami sul cavo della funicolare; ma più gentile. Anche la lieve nostalgia del Settec'\:::ntolorenese quadrava bene a queste riflessioni --kl Conte Olta1Jio in automobile. Chi, in una 1Uattina cli autunno, filando via 1ungo l'Arno e snlutanclo da lontano le abetaie sui colli, non si i-ente u.n po' granducale? Si passò l'Amo sotto l'Incisa. Da una casetta ...111laslrn<la1 Lucrezia dei Mazzanti fece il salto ncl filiu1e per sottrarsi a certi lanzichenecchi te-deschi che la volevano violentare: e una lapide attesta ancor oggi il fatto memorabile, di 11na. donna che preferi la motte alle emozioni della gran vita. Da Ulla colombaia, posta sul tetto della casetta di Lucrezia, s'involano oggi c.::olombiin ~ùnore; e s'involarono 1 proprio menfre passavamo noi. M'aspettavo qualche motto di 0jetti su questa coincidenza perfettamente rusccttibile di essere rimpolpata fino a fare un ;..ìlpitolo cli « Cose viste• ; ma lui non perlò. Parlò invece a Montevarchi. Montevarchi, borgo sacro alle urlatacce bol- ,;oevicbe e alle randellature fasciste, ha la sededel Fascio proprio 11cll.a c~u;:1 1 d1<:; a1>1>ai-l.cunt; alla famiglia del Varchi, slotico fiorentino. Le vie del borgo erano tulle iJJ1barnlicrate1 itupompou.alc, infiocchellate per 110n so che sagra. Quella tal sede poi, era sguaiata, al solito, peggio che un cincmatograro suburbano: perd1t' l 'oudata di ga7.2.arr.a,che copre lut.t..a la Toscana, &i ringorga qui, nel Valdan10 1 e dà qui fuori la schiuma più lercia, i ciuffi di bravi più osceni, e le scritta mura1i più viluperc,•oli. 0jetli ne pan·c ofieso ; e pi Ì1, del fallo che coi carte] lon i da cinematografo rrH~va11mezzo coperto la nobile casa dei \-archi, il cui solo nome suscita memo1-icdi prosa paludala e sostenuta. - Conoscete il Varchi? - Debolmente;. - Fu un nomo felice. lo lo amo, pe1·ch<'.:celebrò scmpn:: pel' le p1ù deliziose ciel mondo le collint di Fiesole. C'era stato tirato su 611 da ragazr,0: pcrchè: suo lXl<lre, eh 'c1'a scr Giovanni, aveYa fuori della porbl a Pinti, in sulla via che va a Fiesole, una sua bella villetta., la quale posseggono oggi quelli della Font.e; e tutto il tempo che gli avanrava dai suoi negozi, quivi cou i suoi tìglio1i in santa conversazione si dimorava. Così almeno, di lui dice uno dei suoi biografi. Ora guardate come gli han sconciate la casa, a.I mio colligiano, al mio compatriota. d1 Fiesole. Uua pausa. - Eran tempi buoui, quelli, pc.1· uomini come noi. Si sarebbe avuto di buon'ora qualche benefizio, e colle rcnclite avremmo potuto vivere placidamente. Aver commissione da Leonora di To·ledo, di volga1;zzare Seneca. De Beneficiis ! accom.paguare cardinali e prelati ue11e visite ai luoghi santi dello Stato del Duéa, come l'eremo di Camaldoli, Vallombrosa o la Ve.mia; e lavorare in pace. In fondo, mio caro amico cl cosa cerchiamo me, e voi, e tutti gli uomini del nostro taglio e dei nostri costumi? Lo ringraziai con tutta ]'affabilità disponibile della grazia di a\·enni associa.te a lui, in quel mclliflno noi. - E dvere nella intimità di sovrani di talento, che vi apprezzayano, vi complimentavano, aggracliauo i bei periodi e le nobili frasi : e potevano darvi una distinzione, f~u-vi un favore, senza essere costretti a seguire nonna nessuna di legge e di regola1nento, nè paragrafo nè capove1so; e sopratutto, distinguevano, sceveravano 1 non facevano accoppiamenti offensivi, non facevano gafies. Signori, caro mio, Signori. ci è un aneddoto delizioso sul Varchi. Lo storico chiudeva ogni libre delle Storie Fiorentine con un complimento ben rigirato/ ben tornito, a Cosimo dei 1\1edici, Cosimo il grande. Poi se ne scendeva più dalla sua Pieve di San Gavino, e lo andava a Jeggere al suo patrono ed ani.ice. Questi, quando lo udin1 leggere, riferiscono che stesse con meravigliosa attenzione a.d udirlo; e spesse diceva: « Miracoli, Varchi, miracoli». Quanto è fine, -<.oi lo udite, il complimento! E il solito biografo non aggiunge altre parole del Granduca. Bastauo queste: « Miracoli, Varchi, miracoli 11. 0jetti stette cosl, colle dita prelatizie piP<6 .1te nel gesto dell'Orate fratresi e il volto c01npunto ·non so se per imitare bene la cortesia del Gr.mduca. mediceo, o per esprimere tutta la sna am· mi razione verso quel tiranno geniale. - « Miracoli ,, ! Oggi, si può cesellare un profilo ..... - Quello del re a Peschiera, arrischiai per dar -vivezza al .discorso, e fargli toccare che cn. noscevo i pe-ci duri delle u: Cose 'Viste,,. ....,...Lasciamo andare se quello del Re a PeSC'hiera1 o quello di Mussolini oratore, riprese lui arditamente, e fissandomi per fatmi capire che non aveva paura di niente. Dicevo un prc.- filo qualunque 1 in cui traluca un po 1 di simpatia, un po1 cli comprensione, per un potente. della terra. Cosa succede? Costui, o non app~ezza, o non ha mezzi per esprimervi la sua simpatia : mai mi son sentito dire cosi 1 da buongustaio, a quattr'occhi: o: Miracoli, 0jctti, miracoli :1. Mai. Tutt'al più un decreto, combinato a casaccio, _appioppato tra capo e collo, che vi arriva come una schioppettata.. Perchè, voi ]o sapete? . - Lo so, lo so. Me lo avete anche scritto. ln due anni, siete stato a Roma quattro volte: e Mussolini, lo avete visto due volte. Quella nomina fu una schioppettata davvero. - Al 1·umore, amico mio, al rumore. Perchè, poi, fece cilecca. Ritrovai per un istante, nel sorriso di questa battuta, 110jetti migliore. ·Ma riscomparve sùbit.o sutto una seconda ondata di riflessioni amare sul caso di Benedetto Varchi . - E poi, l'altro impaccio grosso, oggi 1 è 1a muta dei bòtoli che salta add.osso all'incauto autore, appena pone una dedica niente cortese, o dà una piega gentile ai proprii periodi. Il Varchi aveva buon gioco, allora, n chiudere i suoi libri, ringraziando la benignità di Dio che gli dava vita e sanità, e la liberalità del duca Cosimo che gli assicurava ozio e comodità. Nessuno malig!lava, nessuno insinuava; nessuno andava rombazzando che il Varchi voleva esser fatto senatore, per esempio. Vedete: la eleganza di quel secolo beato sta per me in questo: nella scorrevolezza delle lodi, del nessu,1 scandalo che se ne faceva. Per gente come noi, mettere i libri nostri i-.otto prol(:ziouc di qualche:: gran signore è un diletto; prrJ\,·iamo, ,.mch<::noi, e prima, la sovrana s.<J<lclisfazioncdi donare. )rla guai a chi si provn. Jl < aso l'iian<lcllo: terribile. Di me non dico, che ho la pdl<:: dura : e poi, parlo a un gran JJUblko, son c:hi '.,rmo, c'è Mussolini cbc mi nomina (·<:llatore, i seuatori mjnistc:riaJi che mi 1.>0Ct-iano,i suiatori di opposizione che mi <lifcu<lono, e ùei <1clica.tiamici c:hc::continuano a vok.·'nni 1->euc.J'crò, son semf.JTCimpacci, e si fillisce c·oll'amrnirarc: S<..'111prcpiù quel beato Cinque-cento. Era già il secondo !-,(;<:olo, vc::rsocui voia.i..·a il ,·impianto di Ugo 0jelti, durante questa aul1;- mobilata. 1-'rima il Settecento, ora il Cinquecento. Tetro giorno di nostalgie, m'era toccato: <> erano i wffii premonitori di un prematuro r.,es simismo !--enile che ingrugnavano c.-osl il viso e i giudizi dj Tantalo I Non &-0. Fatto sta che:, prima di sboccar sopra la Chiana, la strada ia giri e rigiri in triJJcce e scarpate, per certi borri; e là, su una piaggerella tutta quc--rcioli, si vide:: ÙJ1 \'CCchiuo, con un sacchette,, e un can da pagliaio che fiutava il vento. E 0jetti, a far segni al \·cechi no: ma quando lo cbauffour frenò dav- \E:ro, <: 1ermò la macchiu,a.1 costui era già sorpassato di cinquanta mctr:i1 e venne lemme lemme, col sacchetto sempre a mano. 0jetti, intaulo, mi diceva soddisfatto di se: ....:-Ved1·etc1 che .almeno questo si porta a casa. Questo ort1etto è un ta1-tufaio: qui i tartufi ci fanne bene, è Llll tartufaio certo, capitato alla cerca. E al vecchina: - Bu011 \·ecchino, volete ced..-~rmeli due tartufi? L'altro ci guardò con occbi mal vagi. - 0h 1 raccatto per andare Jà là, tanto per campicchiare, cari signori! - Ma insomma, ce li Yen<lete i tartufi? '- ChE: vitaccia! Lavoro, lavoro. e poi sempre lavoro. Eh, per chi non è signore, la morte finisce tntti i guai. Ci si regge male, a queste fatiche, e avere stronche le braccia ! - Auff, quanti discorsi! Noi vi si paga subito. Fuori i tartufi. - E non ce n'énno ! ::--J'onraccatto tartufi, io. - E che raccatti? - Raccatto ghiande. Che risata!. Ridevo io, lo chauffeur, e i] vecchino. Ma 0jetti non rise. - Via, via, via, gnùlo. E tu fila. UJ\':l schiacciata al _pedale, un rombo, e si proseguì. Ma 0jetti stette zitto fino ad ,..\rezzo; e parlò solo per ordinare allo cbauil'eur di fermare alle Chia'Vi d'Oro .. u: Accanto alla Chiesa di San Francesco: due passi per vedere gli affreschi •· Grandi accoglienze al o: signor Senatore•, eh 'era conosciuto: ma colazione punta. E vuoti af_ freschi; la chiesa era chiusa fino alle due. C'era ttttto il tempo di fare un giro in città. Il giro fu ner'b. Sentivo, che, per quanto si fosse discesi alle Chiavi d'Oro, eravamo tutt 1e due, precisamente, fuori chiave. La mia risata, quando gli era stata data quella rispostaccia delle ghiande, aveva seccato 0jetti. Quando un uomo come lui crede di aver trovato tartufi, e gli offron ghiande, è un brutto momento per ridere. Kon mi pareva neppure, con que11'aria preoccupata e aggrondata, che avesse gran voglia cli illustrarmi Piero della Francesca; e mi da.va da dire quella tal borsa curiaJesca, che siera messa sottobraccio. Ugo 0jetti no"!l va attorno per Arezzo come un deputato che voglia becherare, o come un legale che sia venuto qui per una causetta di tribunale. Ero deluso di lui; U11a lunga ammirazione, alimentata settimana per settimana, come lwne dal be<:cuccio di una brocchetta d'olio, da colonne cli elzeviri, vacillava, lappolava. A vedermelo accanto con quella • borsa, finivo per crederlo capace di tutto: perfino di avenni fatto dei complimenti, per legarmi la lingua, cbe non mi diveitissi dietro alla Sua nomina a senatore. Che sospetto! Che SOspetto atroce! In piazza !}rande, c'era sta1 to mercato di pollame, di prima mattina; e i rive.udug1ioli badavano a caricare su' carri le stie e i cestoni. C'era da impollinarsi perbene. Ma non ristetti però dall'andare a leggere l'iscrizione sul basamento della statua a Ferdinando III di Lorena, prosciugatore, anche lui 1 e risanatore della Chiana. 0jetti dietro, ma per pura compiacenza. Ora, quell'iscrizione è amena. C'è in alto: Ferdi,wndo III Austriaco adsertori publicae felicitatis ardo Arret.inoTum. universus ML.CCCXXI/ Dunque, una dichiarazione di lealismo lorenese. E più- sotto: Il popolo toscano a.ttingcndo l'audacia concorde dal pensiero d-i Dante e dal cuore di Ferruccio nel XVII Aprile 1859 1'icacciava sulle ·de d' A uslria l'ultimo Lorenese. - Illustre amico, dissi a 0jetti con tutta innocenza e soadtà; ecco il nostro adorato paese, compendiato in questa duplice iscrizione. Sopra, l'apoteosi; e sotto 1 il calcio dell'asino. o: Orcio Arretinorum 1,niveTsus », nel '22 1 si perleccano le labbra, dalla soddisfazione di potere adulare il principale. Neppur quarant'anni dopo, allez, cambia solfa. Non. si btineggia più. Cuenazzi è sul candeliere. o: Co/. pensiero di Dante e col cuore di Ferruccio», vi prego: e dite bene la frase. Rassettntini, prudenti, sa vii, nori .ti-comHn promettt--rc, gJi aretini, venuti a1la stretta del sar:c,->i non volIL-ro neppure sacrificare jJ loro manumenlc,, tutto riboboli granducali. Vi ap- {-A)5<•• -ro sotto l'errata corrig.!, semplicemente. Ed c--rano,cQ4-.toroeh(: ebbc.-ro Ja pensata, gente colta, gc-nte fine, g<:nte <:hc va per la maggior<:· gli ottimati, ordo Arretin<>rum. Pensate quelli che vend.<:vanr, 1 c·ome vendono oggi, po]lame su questa pùlzza .... ).on è un popolo, è della mote-ria prima per le sagre. E Oj•·tti agrc,dok<: : - Eu.:ovi in un a(CéS.SOdi gobettismv 1 care.., mio. (fuarùa1.evc.--ne. ~on (: vero. Gobettj non c'entra.. 1-1a,Jitemi voi, piutt.ost.<.,: che differen1....ac't' tra quec;te dediche lapidarie e le scrit.u- a carbone che abhiam veduto stamattina a ·San Sai.i e a Pc,nta.s- .;ievé? Viva 1 Lorena - Viva Vittorio Emanuele ~ Viva J,{:nin - .:\ttc.-'Ilticomunisti che passa Ja dispc::rata. Sempre uguali a noi stessi, e tutti ; dal sovversivo di fuori porta aJ Senatore del Rc-g-no.. , Era detta, anche: questa. Ma l'fJjetti, brevino brevino, non mi dette neppure tc-mr..iodi gustarne gli effetti. Con quti certi attucci degli uomini di mondo che voglion far capire di annoiarsi, mi disse che doveva salire un momento a palaz1..0 1 in Prefettura, per dei suoi affarucci; e che lo aspettassi alle Chia'Vi d'oro. Le, cc,n. fesso: rimasi Jì, come Giona: un r,,o' mi rimordeva d'aver chiacchierato troppo; un po' ... - Ma infine, se l'hai per traverso, non te la raddrizzerò io. Sia come .._i sia, aspett(::Tò alle Chùr.;i d'Oro. In fin dei "conti, iu lui che mi invitò, sapendo come io la pensi. Ma sì. Aspetta! Passò mezzogiorno, e si avddnò il tocco. 0jetti non compariva, Chiamai allora lo chauffeur, eh 'è un giovanotti no spigo1o e sveglio, <::: avevo subito cap:it.o che ha entratura col signore del Sal~..:iatino. - Dl un po'; e il padrone? - Uhm, gli ha da essere affare lungo. - Cbe affare' - :rvra io 'un so nulla, altro cbe per me,..z.odi aveva appuntamento con l'Agente delle Imposte di 1\rezzo. E sarà per via della tenuta in Chiana, rincab..ò que11' aspide, col ghigno dei fiorentinacci quando parlano delJe tenute in Chianti; che per le tasse deve dipendere di qu.aggiue. Cbi ha terra ha guerra : ma il padrone la guerra la fa all'incontrario degli altri, e adesso è tutto fòco per farsi aumentare le tasse, Lei mi capisce. Se capivo! Tutto: anebe la borsa di cuoio. Di Piero della Francesca, e degli affreschi, non si parlò più. Tutti e due, 0jetti e io, d'intesa, si fece finta d'essercene dimenticati. Un uomo cbe si arrabatta per farsi crescere i balzelli, fino al censo senatorio, non ci si va insieme a vedere Piero della Francesca. Con lui non si trovan più, nemmeno in arte, tartufi; si troYan ghiande. L'indomani gli mandai un biglietto da visit'.2 con. p. r.; e la relazione fini IL G. A. ùETTERA D hùA SPAGBA E' malizioso costume di pubblicisti stabilire analogie fra la dittatura del generale Primo de Rivera de Estella e u II nuovo regime• del signor Mussolini. Veramente, questa comune credenza, tratta ad ingannarsi per t.l.lu.ne pose comuni ai due Sancio, ha fondamento soltanto nella politica tenuta dalle due Corone rispetto alle prerogative costituzionali. In Ispagna poi nessuna seria opposirion.e è sorta a contrastare il prepotere della dittatura, cui è buon giuoco compilar note sulle responsabilità del passato regime. Il sistema parla. mentare, istituito in lspagna per infiluenz.a del1'estero, fuor di ogni tradizione nazionale, custodendo vizi proprii delle monarchie assolute e reggendosi, in mancanza di un'opinione pubblica illuminata, col < caciquismo •, non è riuscito mai a funzionare con dignità! Per cotal situazione, la Spagna, dopo i torbidi dei primi tre quarti del secolo scorso, restaurata la monarchia alfonsina, s'ebbe al modo d'Inghilterra due partiti alterni al potere. Fu mezzo per ristabilire l'ordine e consolidare il trono; ma a liberali e conservatori, poco distinti nei programmi e nei meto<h e per altro poco solleciti del pubblico bene, veuuti meno Canovas del Castillo e Sagosta che li reggevano, accadde disperdersi in piccoli gruppi, senza coesione, senza ptincipii, messi l'un contro l'altro per ambizioni e rivalità di < caudillos •. Peggiorando questa situazione, il carattere più significativo degli ultimi anni della vita politica spagnola fu segnato dall'assoluta instabilità dei gabinetti cbe si successero a1 potere senza aver modo di risolvere quei problemi intitolati al Marocc:o, agli autonomismi 1 alle questioni economiche, finanziarie e sociali. Poi: gli scioperi, gli attentati dei , 1>istoleros ,. Fra mez;,,o a questa baraonda, il marchese de Estella è parso a taluni politici di gusto grosso un altro provvido «duce•, salvatore della nazione e della moruucbia spagnola. Il 13 settem. bre 1923 era atteso: il generale Aguilera, con la sollevazione militare del 1° giugno 1917 restata impunita, l'aveva per cosi dire annunz.iato. Avendo riguardo alla situazione dei partiti politici, l'esercito, scaduta la gran fede mistica alla vuota specie della esterior pratica cattolica, è la sola forza organizzata di Spagna: questa nz.zione, che all'alba del secolo scorso era un popolo di lavoratori retto da preti e legisti, in dodici anni - dal 1Bo3 al 'rs -, fiero della guerra d'indipendenza. contro Napoleone, si mutò

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