La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 46 - 10 dicembre 1924

.. LA RIVOLUZIONE LIBERALE NOVIZIATODI MUSSOLINI GALLIA CISALPINA 11 detnagogispio da uoi notato nel movimento socialista cooperativo e che abbiamo denunziato quale tara ereditaria del giacobinismo repubblicano dal quale molti dei primi socialisti romagnoli derivano, non si creda che rim.a.nesse com. pletamentc assorbito <lalla p,ratica industrialistica e. liberale dalle cooperative esplicata 1 dopo CL'e i nsparmi dei loro soci e la perizia dei loro capt erano 1iusciti a capitalizzarle. Esso clemagogismo esisteva ancora sibbene latente, e ad esso /acevan appello i deputati socialisti ogni qual volta avevau l'incarico c1i ottenere la Ypri e fayori per i « poveri disoccupati li rw11oreggianti sulle piazze; al modo stesso che da tale demagogismo ,·eniva tagliata la tela delle -future palingenesi sociali addormentatrici e 5-uscitatrici cli propositi virili ed azioni rivoluZlonarie (mito). Era la parte caduca del movimento socialista• ~be non :-;i poteva tuttm·ia abbandonare, poichè 111. quanto tne'.lZO ricattatorio serviva magnificamente gli iuteressi delle cooperative ed il p.restjgio dei laro rappresentanti, i deputati sociaiisti; e poichè-, in quanto co1tivazio11e del mito ~ialista,. ~erY~\·a quale mezzo di propaganda e d1 prosel!hsmo, nonchè quale affermazione di uno dei meno simpatici caratteri dell'anima rom.agnola: l'inconcludente sovversivismo anarchico e parolaio fatto solo di belle frasi reboanti e di bes~emmie; uonchè di invettive contro i pi-eti e contro i signoti (il Governo), a gola aperta lanciate tra i boccaJi delle cameraccie dei circoli vinicoli, nei giorni sacramentali della sbornia e della pancia piena. I giorni di ripOSo e Ja domenica. Invero tale carattere n'Oi abbiamo detto essere cli quasi esclusiva pertinenza ,dei repubblicani, non per il gusto di immeritatamente offenderli, 111aper la necessità di riconoscere che esso è, oltre e.be Pespressione del1a persistente anima giacobina nei romagnoli la evidente ma. nifestazione d\m qualchè cli ~tr~ e di éon. irario al carattere realistico da ~oi avvertito neJJe cooperative. • D'accordo col c0mpianto Caroncini noi crediamo questo .: qu2-khè li non sia nient'altro che il sentimento lasciato dai primi occupatori della Tegione ro!N;agno1a, i galli; i qua1i1 nel carattere solido e quadi<ato dei coloni italioti attaccati a.Ila terra, avrebbero immesso la tendenza .ail 1astrazione, a11'avventu,ra ed alla gtp1eralizza. z.ione, facilmente avvertibile nell'eloquenz.a romagnola, che spesso e volentieri è del tutto iàentica alla bla.gue francese. A fondamento d1 questa asserzione· che sottosc:riviamo sta pure il fatto che molti vocaboli romagnoli sono etimologicamente e foneticamente idei1tici ai corrispondenti vocaboli fran- ·cesi; il qual fatto, se pur non potesse giustifi.- -care appieno la loro cc,mune origine linguistica, potrebbe non di meno avvalorame la supposizione, moltQ r,iù che anche fisiologicamente il tipo romagnolo, ha soventi caratteri somatici visibiL mente identici a quelli del tipo celta-gallico. Senv.a bisogno di risalire cosl 1in alto colle nostre ricerche per avvalorMe la esposta tesi, è pacifico il fatto che dopo la invasione francese a\·venuta nel 1797 la Romagna è stato un vero e proprio campo d 'esperim·euto delle idee giacobine; le quali in un primo tempo, oltre a rappresentare il sorgere d'una nuova classe: la borghese; di questa e degli spiriti liberi rappre- ·sentarono l1insofferenza al giogo e il desiderio della libertà: insofferenza e, desiderio che presero quasi subito l'aspetto di rivolta al clericalismo e di aspirnzione all' u.nità, pel semplice fatto che i dominatori in Romagna erano i preti, il cui governo non poteva essere abbattuto senza il con.corso del1e altre regioni italiane, per altri motivi e contrÒ altri pad.roni, puTe esse interesrote a cht l'auspicata unità avveniss~. Si pt;ò affermare che da quell'epoca il partito repubblicano è sorto: tir,ica espressione di idee 11011 nostre; come si può ugualmente affermare che l'idea liberale ed unita-ria, dopo que{'ta prima rudimentale espressione, non ne ha avute altre : almeno neÙ 'animo delle masse, rimaste lontane ed estranee dalla rielaborazione ed attuazione loro apportata dagli uomini eminenti de! Jibe1~aJismo romagnolo: intendiamo ricor.dare qui a titolo di gloria e cli devozione Luigi Ca,rlo Farini, iVIarco Minghetti, Alfredo Oriani ed il grnnpe Baccarini : spiriti altissimi e c011sapevoli, che sono sempre rimasti degli isolati e dei sen7..a seguito 11ella loro terra nahlle. Come abbiamo altrove detto questa evoluzione in senso unitario-liberale non è in seguito av~ Yenuta per meritc, nè dei repubblicani nè dei monarchici. (moderati), ma principalmente per me-rito dei socialisti; degli Enti sindacali e cooperativi da. loro ispirati e diretti. Una vaga coscienza di questo fatto era nei repubblicani, ().llorchè rimproveravano ai socia• listi il loro scarso dvolu7.ionarismo e la loro interessata dedizione alla monarchia. All' on. Nullo Ba1dini veni vano specialmente rimp,rove~ rnti i buoni rapporti intercorrenti tra lui ed il de-1unto Re UJ11berto I; che fu, come è noto, con 1 un •telegramma rimasto famoso, rimpianto dal cooperatore romagnolo; del quale era stato ammiratore ed in certo modo ospite, allorchè andò a visitare Ia colonia romagnola d'Ostia, che aveva munificamente ben<1cata. , Certo pri111adella guerra i soli liberali in Romagna erano i socialisti: i quali verosimilmente (per riprendere un accenno da noi fatto in prlncipio e per obbedire ad uua tentazione che folleggia uel nostro spirito) di froule al pensiero giacobiuo vivo ancora nei repubblicani e latente negli stessi sociaHsti, rappresentavano il sano realismo del foudo italiota e romano del nostro carattere : il quad1·ato r01naoesi1.no inson1ma, d1 fronte alla barbarie celto-gallica ad esso mescolatasi in seguHo alle invasioni. J\, SOCIALISTA llIVOLUZIONAlllO RENITO MUSSOLINI Le cose ernuo a questo punto allorchè ar,pena ,·entiseiennc (1909) da Trento ritornò in Romagna il socialista rivoluzionario Ilenito ìVIussolini. Nella città cbe l'aveva ospitato era stato appena sei mesi 1 coprendo la carica dapprima di segreta.rio cli quella camera del lavoro, di collaboratore e poi di redattore-capo del quotidiano socia~ lista il , Popolo, diretto e fcudato dall'on. Ces.a,re Battisti 1 che ne era anche il proprietario. Dusante questo breve tempo di pernianenza nel Trentino aveva orgauiz:;,..ato due scioperi di cui uno generale contro la reazione politica 1 due agitazioni: una pro suffragio universale ed una contro 1~ tasse approvate dai clericali contro i quali inscenò pure un'altra agitaz.ione per l'abolizione della messa nelle scuole elementad, come risulta dal libro di intonazione salveminiana che Stll Trentino r,u.bhlicò nei quaderni della Va.ce (8° della 1a. f;erie) raccolti, come è noto, dal buon Prezwlini che del Mussolini ha ultimamente r,aslato (r" delle med1>glie cieli' Editore Formiggini) senza ricordare i sopra accennati latti per non sciupare forse il ritratto, lezioso anzichenò, del Duce. Nei fatti ricor~ti, appare sùbito e in tutta la, sua totalità la figura niente affatto aml'etica di Mussqlini: che cla.ll'inizio s1è rivelato un demagogo anticlericale romagnolo edi un blague·1t1·. Il metodo ricattatorio poi del Mussolini socialista, interventista, e fascista su vasta scala fa qui la sua prima apparizione. Tale metodo consisteva in ciò_: con UJ10sciopero o con u.na.. agitazione mettersi in mostra, sulla paura degli avvetsari posare il fittizio piedestallo della propria potenza, sull'illusione della propria forza di condottiero lon<lare il r,restigio presso i gregari, infine sulla sua auto-p['oclamata unicità ravvisare e far ravvisare dagli altri, i domi~ti, la provvidenzialità della sua « graziosa» tirannia e la necessità della sua missdone. Codesto metodo, se mette subito in mostra i peculiari caratteri della mentalità mussoliniana, interamente rivolta al passato, al tipo medioi:,- vale del capitano di ventura, ne mette pure in chiaro i limiti consistenti non soltanto nell'anacronismo, ma nella mancanza di generosità, e di fedeltà ad una idea : origine unica e prima del banderolismo di Mussolini e del suo superomismo soggettivista ìna1amente mutuato dal Nietzsche e dallo Stirner traverso llL mascheratura letteraria del D'Annunzio: vero padre spirituale della nostra generale decadenza. Però, nulla di più lontano d,all'estetismo d'annunziano pieno gli occhi dallo sr,lendore cinquecentesco, quanto dalla concezione cavalleresca della vita del Fratti e del Cipriani, di cui Mussolini b.a voluto qualche volta rinnovare il ricordo: giacc-hè, se per uniformarsi al primo gli manca e la cultura e la finezza e l'estetico disinteresse 1 per praticare il secondo gli mancano la generosità come abbiamo detto, e l'amore. Mussolini nori 1.iamai amato gli uomini, perchè non ha mai amato nessuna idea, : confinato nel suo sogno di potenza, ha sempre considerato gli uomini in rapporto al suo interesse e mai in rapporto al merito da essi assl!llto di fronte ad una idea, di fronte cioè ad un valore che trascenda il suo soggettivo parere; il suo giudizi.o-è sempre stato i11quinato dalla passione e dal personale tornaconto, per virtù del quale ogni oggettivo valore è stato o misconosciuto cfalsato. Per Mussolini gli uomini sono: o nemici o servi : meritevoli quindi di dis-prezzo o di stima a seconda che aJ}P'1rtengono all'una piuttosto che all'altra categoria. Questa sua prepotente sete di doillinio non lo allontana soltanto ·dai campi della morale, della giustizia e del pensiero, per confinarlo nei regni bui dell'empiria e del capriccio; ma lo allontana benanco da quello r,iù ambìto dell'eroismo. Riconoscere ciò basta per essere autorizzati a denunciare l'intrinseca femminilità del pensiero mussoliniano; per questo fatto solo negato alla storia, in quanto quest'ultima registra i valori che accrescono il patrimonio culturale e politico degli uomini, e non le avventure di chi approfitta delle loro r,assioni. Invero 11eroismo è incompatibile coll'empiria mussoliniana; alla quale più s'attaglia il compromesso. Anzi a ques.t'ultimo va sempre a. sfociare la sua violenza di incolto romagnolo e di blague·u.r; e non v'è cosa p-iù amena del machiavellismo di questo semp-licione che ha la pretesa di teo1izzare la sua astuzia; quaindo il suo metodo basato su pochi numeri è a tutti arcinoto, sl da render piacevole ai suoi avversari l'anticipa7..ione dei suoi gesti e delle sue parole! La , tragedia dell'ardimento , potrebbe per- -tanto diventare la , tragedia dello scarso intendimento , se 11011 fosse la • fetida. ruina • d' lt1l metodo e: <l'urta. corrente <li pensiero. è'!oi pensiamo che, dappoichè !'alto puro, c1al suo creatore è stato identificato colla pratica del bastone:; sia necessario non più fare il processo all 'on. Mussolini che di tale pratica si rivendica l'iniziatore e duce, ma bensì all'on. Gentile che in un volgare caso di P6icopatia collettiva destinata a morire nei rigagnoli della cronaca spicciola, ha voluto ravvisare le gloriose gesta d'una rinnovata età dell1oro; ed il fatale esprim.ersi d'una superiore dviltà. ~ Infatti , la civiltà del manganello, noi cra- \·amo disposti a chi.amare la nostra clisgtaziata epoca, se la riconosciuta paternità idealisticogentiliana 11011 ci obbligasse a chiamarla invece l'« epoca dell'atto fJuro ,,_ Giunti a questo ritorna.mo al punto di par. tenz.a, per meglio approfondire la nostra ricerca. JlENITO MUSSOLINI !lOMANZIEllE E VIOLINISTA Kell' accenno all'attività tret1tina di Benito Mussolini ci eravamo dimenticati di dire che sul , l'opolo, dell'◊n. Battisti, aveva pubblicato dei racconti di cu.i uno « alla Poe» come dice il suo autore, in.titolato il « Suicida », nell 'intet1to di raccogliei li poi in w1 volume da intitolarsi baudelairian~unente « Novellette perverse•, mentre le cartelle d'un altro« romanzaccio storico» d'appendice veni vano preparate e manda.te al re Popolo n, contemporaneamente che nella sua po- \·era casa di Dovia, imparava a suonare il violino, col propo~--ito di girare il mondo quale suonatore. Questa dimenticanza è stata voluta ad arte da noi per1 avere agio di dire che questa che era l'espressione della s16 educazione e cultura di autodidatta, veniva naturalmente al innestarsi sul fondo allobrogo del suo temperamento di romagnolo, sì da fare di lui un caso di espeTL mento della cultttra francese, e de' suoi fatti la tragedia cli essa cultura. .. Sè un altro r01nagnolo d'ingegno, il poeta. i Dino Campana potè allo scoppio della guerra stampare quale epitaffio dei suoi Canti Orfici « la tragedia d'un ultimo tedesco in Italia n ad ugual titolo Benito Mussolini potrebbe sintetizzare con una sola frase le sue disavventure cui~ tu;ali e politiche: , l'odissea di un ultimo allobrogo in Italia ". Quando si tenga presente ciò si capiscono e si giustificano tutti gli atti di Mussolini : il suo stile teppistico e follajolo, la sua strampalata immagin4zione :fissa ad un 'epoca sola della storia, qttella del secondo impero e della Comune di Parigi, nei fasti e nei nefasti; ed il suo metodo ferreamente condizionato dal suo temperamento, dalla sua legnosa induttilità psiçologica e dalla sua pseudo-cultura: ciò che forma il pit-. toresco cli esse azioni. mai improntate ad un pensiero, come abbiamo detto, ma in un· ptj.mo tempo (il tempo socialista) quasi esclusivamente ad un metodo, complicato nel secondo tempo (il tempo interventista-fascista) al personale tortta.- conto. LA « PROVVIDENZIALITA' > DI MUSSOLINI Il ricordato metodo è ,esso pure di marca francese, ditta Blanqui-Sorel. , Come il Bla.nqui che ammirava e corhe il Sorel che diceva di seguire, il socialista Benito Mussolini, considerava la società divisa in due grandi eserciti (il borghese ed il proletario) destinati a battersi per il sopravvento l'uno; per la resiste11za l'altro. Con un po' più di geµerosità e di ones~ avrebbe potuto diventare un Cir,riani od un Malatesta, col suo cervello e col suo temperamento non è potuto diventare altro che q1Jel che è: il capo di una fazione annata. La concezione sindacalista del Sòrel consiftente nel considerare ,i piccoli sciopevi parziali\ de1Ìe scara.muccie atte a preparare l'animo ed il fatto alla grande battaglia finale, dal suo profeta esteticamente rappresentata nel mitico sciopero._.1 generale espropriatore e liberatore, era accettata appieno dall'allora socialista. rivoluzionario Benito Mussolini. E' pure noto ch'es~ concezione aveva diretti rapporti coll'insurrezionismo rnai.z'iniano, poichè lo stesso Sorel s'era occupato di avvertirli r.elle celebri sue Considerazioni su.llti 11iof.enza allora molto lette negli ambienti sovversivi. Non sono però altrettanto noti i rapporti tra l 'insurrezionismo mazziniano e quello del Blanqui, nè quanto i1 sindacalismo teorico del Sorel dava a lo-ro, m.a s,pecialm~nte al secondo il quale fu dal Proudhon teorizzato e fatto ris,;.iire alla sua vera origine, che va trovata ne1l1epopea na-_ poleonica : conseguenza, veicolo e tomba del giacobinismo. Ai postumi di esso giacobinismo latenti come abbiamo visto nell'anima dei repubblicani di Romagna e, in parte, anche in quella dei socialisti, non interamente assuefatti a1 realismo coope.rntivista, come abbiamo pure visto; a tali postumi fece appuuto appello il rivoluzionarismo mussoliniano, allorchè nel 1909 l'attua.le due-e 1itornò nella natla regione. La feroce lotta sostenuta contro i rer,ubblicani a base di contumelie e d'insulti (è di quell'epoca un'ae<::esa commemorazione dell'interna7jonalista Pio Battistiui, ucciSo nel 1880 a Ce- ;;ena dai repubblicani), non fu che lotta per il primato d'un metodo; mentre la lotta contro i rifonJèisti del suQ· partitò e contro i clericali faentini, non fu c-he l'espressione della sua incomprensione politica e della sua faziosità demo187 litrice; in stridente antitesi con quanto è freddo dato di realtà. IL SUO ANTl,JlEALISMO In fondo contro i socialisti rif=isti egli non faceva che ripetere quanto i reJ>Ubblicani andavan da tempo dicendo sul conto dei moderati prima e poi degli organizzatori; poichè, con essi, il YluSsolini non s'accorgeva che il suo rivoluzionariS1tno era non soltantO u_n anacronismo ma 1a quintessenza. del conservatorismo sociale. Così, come nel Trentino aveva aspramente combattu lo i risparmiatori clericali a loro modo riformisti (in quell'epoca nacque la Vita di G. U1'ss edita. poi daJI', Asino,), in Romagna combatteva adesso >"ullo J3a1dini ed 1 socialisti riformisti organizzatori e cooperatori ; poichf: tanto i primi che i secondi rappresentavano la freddezr.a del dato cli fronte alle luminarie della n:ttorlca di cui era l'espre56ione. Come non capiva allora la profonda rivoluzione in seuso liberale esplicata dalle cooperative, quali organismi industriali e capitalistici, altrettanto non capisce oggi la democrazia, non per via della paretiana teoria delle élites come di• cono gli esegeti del fascismo, e delle gerarchie, come dice lui; ma per ,·ia dell'incompatibilità di essa democrazia colla sua ·guasconesca concezione della vita, /orse perchè nella sua ottenebrata costienza intuisce che ai nostri giorni la democrazia (; la sola forma possibile di aristocrazia in virtù del metodo selettivo (concorrenza, liberalismo) basato sul valore personale e cli gruppo, risultante daJla utilità-novità. di' esso valore nei confronti del pensiero storico e della colletti \·a ricche-z.za preesistente all'atto del suo manifestarsi. (Non è neppure del caso chiederci quale novità abbia apportato Mussolini nella vita politica italiana; giacchè, tanto da socialista che cl.a interventista. e da fascista, non ha mai espresso wi suo personale pensiero. Quindi.. Tiremm inn.an,z!). IL DUCE HERVEISTA Una specialità dell'agitatore socialista Benito Mussolini era l 'herveismo_ Sempre seguendo la sua concezione bellica della lotta politica, egli pensava che dovere primo dell'esercito proletario dovess' essere l'indebolimento dell'esercite nemico, cioè capitalista. Quando e perchè potesse riuscire cosl efficace in questa sua propaganda antimilitarista non " possibile car,ire altro che col rifarsi alle condizioni spirituali e politiche dell'Italia cli quei tempi. La politica interna ed esterna dell'on. Crispi cominciata coll'isolamento commerciale e finita negli stati d'assedio e nella di&fatta d'Adua, aveva rovinata l'Italia, alla quale, per non trovarsi da un giorno all'altro costretta. alla guerra, era giocoforza tenersi legata, in contrasto col sentimento popolare, alla Germani.a e all'Austria mediante la Triplice. / Per. virtù -della qua.le avveniva questo che, alla sfiducia dell'esercito succeduta alla disfatta d 'Adua, subentrava un senso di scetticismo quietista ed idillico lietamente riposante sulle credute eterne garanzie di pace offerte dalla Triplice, a cui conseguiva il generale disinterff>Se per la politica estera del nostro paese e le reiterate disar,provazioni dei bilanci per la marina e l'esercito da parte dei socialisti; mentre solo pochi degli uomini politici democratici che a\'evano allora ·coscienza del pericolo incombente sulla nostra Patria, avevano il coraggio di vo. tarli e senti vano il dovere cli denµnciare alla distratta. naY..Ìone l 'indecorosità del legame che ci univa a Nazioni sino a ieri nemiche. Fra questi pochi era il socialista riformista Leonida Bissolati da vivo e da morto insultato dal d.em&- gogo cli Predappio; la cli cui cacciata c1al partito socialista italiano, quando l 'herveismo predicato da.i seguaci cli Edmondo e cli Michelino attorno al rgro non altro volle dire che dar partita vinta nella questione cli Tripoli alla retorica nazionalista che in quell'impresa fece, per nostra Somma sventura, la Stia prima apparizione quale monopolistica rivendicazione del sentimento patriottico. Se i socialisti italiani avessero capito come diceva a loro Bissolati, 1a necessità di non rinnegare la pa.tria e di non straniarsi dai problemi di politica estera ed interna con uno sterile astensionismo " il mono. polio del patriottismo nòn sarebbe p<1ssato nelle mani cli coloro che hanno tutto l'interesse a scartare la nostra (dei socialisti) influenza, :, metterla cla pàrte; per proseguire il lor() sqgno di imperialismo all'estero e all'ìnten10 >. LA GUERRA LIBICA Fu in quell 'occ:asione che l 'on. ·Mussolini dal picrolo borgo natio allargò la sua' attività e fece il suo ingresso nella vita politica italiana, mediante lo sciopero generale di protesta contro l'impresa libica (25•30 Ottobre rgn) che gli valse 11.airrestoe la condanna a 5 mesi di reclusione. Si può con sicurezza affermare che il socialista rivoluzionario Benito Mussolini (e con lui gli altri suoi compagni d'allora che di fronte ad un problema concreto qual'era l'impresa si limitavano a cantare l1inno dei lavoratori ed a gridare : , Guerra. alla guerra ! , ) inconsapevolmente lavoravano per i loro nemici: i nazionalisti; che soli, nell~ generale indecisione dimostravano di avere 11lla linea.di condotta, r,recisa anche se dannosa. I,o sciopero generale di r,rotesta a base di azione diretta contro t pali telegrafici, e le ro-- ..

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