La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 41 - 4 novembre 1924

b • E mentre scrivo queste mie stu,pid·i parole una lacrima spunta a riga-re il mio <,•iso. • Alzo la niia ru..stica 1aano pia11 pianiiw, j)Oltando/a alla mia gwincia, pre11do quella p01!era lacrima 11e1'Sata,insieme al 1nio più grmide dol&re... - Tzt o piccola lacri:m111adinimi dcmcte -viene f Donde vai 'f Dinansi al tuo cammin sapre un'altra dcstin •· Gli eaaentrial I prolellorldegli animai! l\1:anca poi, completamente, il genere e missionario ,.. Troppo buon senso, troppa ragionevolez7.,a. O allucinati, o , sennini d'oro•· La corrisponclenza dei giornali anglo-sassoili tedeschi formicola di lettere di e eccentiici •. Buoni borghesi, persone di levatura Jimita.ta ma di qualche senso morale, che sono stati colpiti da qualche stortura, da qualche ingiustizia, e noul hanno e non lasciano requie fiuchè non vi sj rimedia. L'ultimo numero domenicale clella TI ossische Zeitung mi fornisce questi esempi : un signore che vuole prevenire il suicidio infantile median(e la istituzione di e consiglieri confidenziali per i bambini »; un. altro che si pì·eoècupa cli protegge.re le cicogne sui pi,uwcoli delle città renane; un terzo allarmato percbè, d 'inverno, il poliziotto che regola la circolazione stradale, fermo sulla neve, può andare soggetto a congelamenti, e vuole introdU11e l'uso delle , piattaforme riscaldate , come in Olanda. L'abbondanza cli questi , eccentrici, moralisti è, a mio avviso, pTova di una grande giovinez.z..'\.spirituale in una nazione-. In Italia spuntano appena appena. Si può fai-e rientrare in questa categoria gli e esperantisti J>, gli < hallesisti , , mo! ti dei ferventi prutigian.i della protezione degli animali. Un bell'esempio di lettera di e eccentrico » già impegnato nella sacrosanta lotta per la protezione delle bestie, e pur sensibile alla atrocità del caso Matteotti, può essere il seguente: , On.le Sig. Diretto-re, Allai nostra' ietterai gratu.-lato1"ù1pe·t avere c011 I.a fedele cagna « Tra,pan.i » rintraccilJJt.a,la salm,a d.ell'<>n. }datteotti, il brigadiere dei RR. Carabinieri O--,.;idioCaratelli di Rillno così ci risponde ; « Tra le niolte 1ni gim1ge gradita (Ii)z,chela "sua che con d.e'l)()zio·n.eco-nservo. - L'atto comu piu.tc, d.a1 1ne, co-rnpi1ito con. lw coa!fiiwuazione • ML fedele Trapani, è stato il p1wo do'IJere, do- « vete da ltaliamo e da, 1nilitare conie io sono. « Devotissimo f.to: Caratelli. e: Con ossequ,io Il Presidente A vv. EDOARDO DEVOTO Su cento italiani che interpellate, novantanoYe trovano questo documento ridicolo. Il guaio è <"he su. cento italiaui cbe intet'pel· lat.e, novantanove finiscono per ammettere l 'assas.sinjo per ragione di stato. C:onalusione Lo spoglio del mio « dossier ,. non è estremamente lusinghiero, non conforta molto ad aver fiducia. nella energia morale del popolo italiano. Lo sapevamo anche prima. Non mancano i sentimentali p1Jonti a, piangere sulla sventnra altrui e sui poveri • figli di mamma » ; non mancano coloro, cu.d.la intensità della rapJ)Tesentaz.ione. del delitto conduce all'allucinazione. Il ne.fasto squilibrio psichico del nostro popolo, che spinse gli aua.r'chici italiani pel mondo a compiere- le vendette su colpevoli immaginarii, ricompare in questo fascio di lettere in tutta la sua terribile realtà. Scarseggiano, invece, le espressioni di un'alta coscienza morale: ql\eùe poche che si incontrano, sorgono dal popolino. La gente 'pérbel1e, che « sa sc.ri:vere » 1 è vile e sovversiva. I più anarchici dei miei corrispondenti sono i sicof2.Uti che mi hanno scritto a macch.ina. La fredda e contenuta inclignazione cli chi, d'ora iru:ian1i, è deciso a tutto p-u:rdi cancellare ciò eh 'egli ha constatato essere una vergogna, è assai rara. Io ho ricevuto appena due o tre lettere che rivelano nello. scrittore quel legno donde, 1 11ei paesi moderni, si cavano gli eccentrici in grande stile, i lottatori che non hanno paura nè dell'isolamento, nè del ridicolo. Gli italiani propendono subito alla considerazione « politica» del fatto che ha eccitato la loro inclignaz.ione : ecco numerosi ex-c01nbattenti che dichiarano di v. essere pro-nti a tornare sotto le a?'m.i con la loro classe , per tòr cli mezzo qu.esto regime: nella loro inclignazione entra subito il còmputo delle forze in gioco, esercito, milizia, ecc. Non è questa la « vocazione » genuina, non sono questi gli uomini che vedono l'ingiustizia, e da quel momento -la 101·0 vita è tutta trasformata, daU 'ansia JlTOfetica dell'espiazione, a qualunque costo. ~on è questa, no, la rivolta morale, donde pr~- i·ompono le azioni risolutive, condotte fino 111 ·fondb.· Forse gli italiani non sono capaci di tanto. Per ora. Appena appena qna e là, qualche bagliore crepuscolare. GIOVANNI ANSALDO " b'E<!O • D6bbA STAffiPA ,, il ben noto ufficio cli ritagli da giornali e riviste fondato nel r9pr, ha sede !!SCLUSIVAM>:NTB in Milano (12) Coeso Porta Nuova, 24. . LA RIVOLUZIONE LIBERALE LE BONIFICHERAVENNATI La causa precipua. delle secolari disavv<.-11iurc romagnole è lo straripamento del R.C.'110, avve11uto parecchi seco1i fa. e Seuza anelare a quando il mare, nclJa \·alle del Po, giungeva alle colline del 1\1011fe:rratoe dilagava nelle paludi della Lomellina, e neppure a quando j] Quateniario era appena emerso, m,a cominciando soltauto da quegli avvenimenti <ld quali, per quant.o antichi, ne sono rimasti chiari gli indizi sui luoghi, ampio campo di osservazioni anco,·a rimane per lo studio delle tra.sformaziO'Ui.idtografichc del Reno » come autorevolmente afTcnna Eugenio Perrouc, estensore della Cart!a id1·ografica d'JtaUa pubblicata nel 1919 per cot1t.o del Ministero dell'Agricoltura, Industria e,: Commercio, il quale agglu11ge che « il Reno era un tributario del Po e lo erano ugualmente i grossi affluenti <li destra e del suo tronco in. pi.att\U'a; cioè l'ldice, il Sillaro, il Santen10 e il Senio. ~t: in esso sboccavano altri torrenti all'est e neppure vi si versavano le acque della pianura emiliana, Je quali in quei tempi stagnavano per mancanza dei necessari collettori. Neppure, forse accoglieva dopo uscito dai monti, la Samoggia, a sinistra, che ora vi confluisce, nè probabilmente, la Savena, a destra, da n011molto tempo immessa uell 'ldice, la quale prima sboccava nella palude,. Fn soltanto in segu.ito aJle trasformazioni idrografiche avvenute in epoche antiche nella bassa pianura, che il Reno proseguì fino al mare in alveo p1'op,io, usurpando però il letto abbandonato <lal Po di Primaro, l'antico grande collettore della pianw·a padana, avviato in altra direzione, ed accogliendo i quattro corsi d'acqua suddetti, che da allora divennero suoi tributa1i e costituirono con esso un solo, bacino sebbene 1~ loro relazioni comincino soltanto dal 1ispetti vo punto di confluenza. La disgrazia principale-di questo finme è costituita dal fatto che Je sue acque essendo fangose sin dall'antichità ha avuto la tendea.z.a di ostruire i proprii sbocchi, rendendo per tal modo impossibile il suo naturale sbocco nel Po, e inevitabile il riversarsi delle sue acque nelle basse campagne della valle Ferrarese e l3olognese. Ogni comunicazione cql Po è stata interrotta aJlorchè l'ultimo catwle palustre che bagnava le adiacenze cli Porotto, fu anch 1esso ostruito, nell'anno 1310 circa con grave danno delle zone già ricordate, le quali rimasero per più di cento anni semi allagate o, comunque, in balìa delle acque, :finchè cou opere artificiali il Reno non fu di uuovo fatto sbocca.re nei Po presso Iloncleuo, attraverso un canale che fu fatto passare all'ovest di Cento, e nel quale furono fatte co11fluire le acque del Panaro t del Formigine. 1vla anche quésta sistemazione fu transitoria, perchè nel 1459 il finme trovavasi di già condotto alPest di Cento ed avviato a spandersi i ·1 colmata nelle valli di S. Martino presso Ferrara, e Yi perdurò fino aJ quando nel 1526, fu immesso nel Po di Fe1Tara; provvedimento quest'ultimo di pernicioso effetto, percbè da esso ebbe origine quell 'iuterrimeuto, che procedendo rapicfamente, costrinse ben presto a 1imettere il Reno nella valle <li San Martino. Fra il 16oo intanto ed il 1608 fu rac)drizzato l'ultimo tronco di Po cli Primaro, che era il solo ramo rimasto vivo1 <lei due nei quali dividevasi il Po di Fen-ara presso la città di cui "prendeva il nome, ed altre opere furono eseguite per resbituire l'acqua a quest'ultimo fiume. Tutto però riuscì Yauo: il Po cli Ferrara continuò ad essere asciutto ed abbandonato il Reno, rotti gli argini della colmata, innondò ancot'a le campagne fra Bologna e Ferrara. Gli anni fra il 1610 ed il 1750 trascorsero senza che nulla cli impo1tante s.i facesse per la sistemazione di quelle pianure, sia per il continuo mutar di parere degli scienziati, sia pel coutrasto dei paesi disseminati hrngo 1a vallata, non tutti soggetti ad una dominazione politica, oppure volta a volta trascurati o• favoriti secondo il variare delle convenienze politiche, dal Papa dopo che ai suoi c:iominii ave,·a uniti quelli degli Estensi. (Crediamo che da, ciò de1ivi il campanilismo delle due maggiori città emiliane e degli altri cenbi romagnoli che sarebbe, probabilmente, e invidia di favoriti, e litigio di servi per gli avanzi della cucina). Solo dopo la prima metà del xvm secolo i,, stabilito di volgere le acque del Reno direttamente al mare, incanalandole nel Po di Primarc, aJ quale scqpo fu scavato il Cavo Benedettino (1740), rettilineo per clieci chilometri e furo110 rettificati varii altri tratti ciel P1;maro stesso. Non riuscendo d'altronde ancora completaruente la sistemazione del fiume, Iu ripr.reso il progetto dì rivolgere il fiume nel Po e nel r807 fu costruito il Cavo Napoleone, rettilineo lungo tredici chilometri, dalla Panfilia a Bondeno, per riunire il Reno al Pru1aro e condurli al Po, presso la Stellata. Disgraziatamente però q~st'opera uon ebbe compimeuto ed il Reno continuò ad audare al mare per mezzo clell 'alveo del Po di Primaro, senza che nessun nuovo provvedimento si adottasse, tranne diverse opere atte '1 rendere più efficace la descritta sistemazione, e ad· impedire gli interramenti. Fra tali opere sono da annoverarsi la rettificazione di varii tronchi del fiume, la deviazion 1~ della 8avena, coud.otta a sboccare nell 'Idice, ,dcino a Bologna, destinandone l'alveo abbandonato a raccoglitore delle acque della piamua bolognese, e la deviazione dei torrenti Centonara, l<lkc, Quadcrna, Si11aro, :,anterno, Senio ed altri minori, che fw·ono condotti a sboc:e:arc: uel Reno. Paral1ela a questa zona n-nana o valliva, è Ja ama litoranea estendentesi lungo la spiaggia adriatica da Ravenna a Cervia che accoglie gli alvei del Lamone, dei Fiumi Uniti (Ronco e Montone, del Savio, dell'Uso (Rubicoue), e deJla M.areconia, arricchiti delle acque degli affluenti m111on ong1nan aell'Appennino cvsc~romagw.r lo, nollchl: dei fossi di scolo cJella pianura emiliana. ::S-ei riguardi delle bonifiche ci interessa solo di conoscere le vicende del Lamone e dei Fiumi Uniti e del loro sfociare nella pianura ravennate~ poichè soli essi dei rìcorcJa.ti fiumi hanno clat.o luogo, unitamente al Reno, già ricordato, ali 'estendersi della val le mediante i loro deviamenti. Sin dal 1504 l'alveo del Lamone, il quale giungeva presso alle porte cli Ravenna, fu fatto deviare presso Ravenna e condotto a sboccaie nel Po di Primaro a Sant' Alberto restandovi per quasi cento anni finchè poi nel 1599 fu di nu.ovo fatto deviare e condotto nelle valli cli Ravew.1.a, ma per non restarvi che pochi anni, giacchè nel r6o5 fu di nuovo ricondotto nel Po di Primaro, dal quale fu dopo due anni un'altra \'olta tolto e immesso nelle valli di Savama, cJalle quaJi sfociava nel mare per mezzo di un colatore. Ma ruJche questa sistemazione non doveva essere definitiva. Nel 1700 pur lasciandogli sempre attraversare le valli di Savarna ad occidente, a sud di Sant'Alberto gli fu aperto un alveo mecliante il quale fu fatto sfociare nell'Adriatico attraverso il passo di Cortelazz.o e la foce cli Mele; fincbè nel 1839 in seguito della rotta alle Ammo1ùte, fra Villanova e Mezz.ano, lungo circa 250 metri, non precipitò ancora una volta nelle valli cli Sant'Egidio e di Sa\·ama, ove fu fatto SP.agliare pe.1: i1ùziare così la colmata delle valli cli Ravenna con una superficie di circa 8.000 ettari. Questo fu. l'inizio vero e proprio della bonifica ravennate. La. rotta non fu chiusa che fra il r88o eù il 1890, dopo che furono colmate e date alla coltura inteusi va le terre al nord ed aJl 'ovest cli Ra.veuna e quelle di Camerloua, Montagnola e delle Torri, ripristinando, arginandolo, un tratto dell'alveo abbandonato nel 1839, fino cioè poco oltre il villaggio Le Torri, presso Cà Bastogi, aprendovi ad est, ad angolo retto, un d rizzagno lungo poco più di due chilometri, per condurre le acque a 'spagliare nella estrema parte setteutrionale neUe valli cli Savarna e continuare la colmata attualmente in via di completamento . , Infine in questi ultimi anni è stato sistemato l'ultimo tronco del suo nuovo alveo, nel quale si raccolgono le acque di colmata, ripristinando l'antico alveo del Lamone che passava p,esso Casa Barouia che fu abbandonato in conseguenza delle colmate. Meno c'è da dire sui fiumi :Montone e Ronco che si congiu.ngono ad un chilometro e mezzo a sud di Raveuna, per dirigersi uniti in un solo alveO ne.I mare Adriatico a dieci chilometri e mezzo di dista~,~-i dalla loro confluenza. Anticamente questi due fìwni 11011 erano uniti ed ave,·ano le loro foci separate le quali sboccavano nel lungo golfo che occupava la ,·alle padana-emiliana-romagnola, prima che si canl. biasse e ~i trasformasse nell'odierna vasta pia11ui1:a. Il comnue alveo detto poi dei Fiumi Uniti fu aperto nel 1736 da Papa. Clemente II (il qual~ fece inoltre costruire il canale-porto chiac1ato poi Corsini in omaggio a ltti), per liberare Ravenna dai pericoli delle inondazioni cui ern soggetta. Dagli altri fiumi (il Savio, il Rubicone. la Marecchia) che bagua.no la pianura forli ve.se &iuo a Rimini, non è necessario parlare, poh-~~ la zona. in rui svolge il loro corso ~ san.a ed il J0ro sbocco 11ell'Adriatico avviene in circostanze comuni e naturali senz.a dar luogo che raramente ad inconvenienti degni di nota. Abbia.mo voluto osservru·e da Yicino lo scheletro orografico-iclrogirafico della regione EmilianaRomagnola e seguire il corso dei fiumi che !a Pagnano; poichè una esatta ~agnizione geografica. è la base prima della conoscenza dei suoi problemi. • Il sapere che ]a Romagna ha la forma di un anfiteatro nei sttoi contrafforti appenninici 'che dalle colline dell'Appennino tosco-romagnob sino a quelle dell'Appennino bolognese la reciugono a guisa di balcone dall'alto del quale è possibile osservare la -immensa pianura. romagnola vera e propria ed emiliana, la quale, attraverso l'agro ferrarese e rodigino, va a digradare nella Laguna veneta, facilita la comprensione di quanto si verrà esponendo, poicLè chiarisce come dalla diversità planimeti;cn e morfologica del terreno sia clerivata. la di versitil delle I coltttre e dei contratti agricoli, che com'è facile capire, 110n possono essere le stesse e gli stessi nella pianura bassa, nella. pianura vera e propria, e uella collina. La vasta estensione detta pianura bassa bonificata non può essere coltivata allo stesso modo, collo stesso sistema e collo stesso personale della pianura e della collina, ed ecco con ciò spiegata la diversità delle colture e dei contratti, e la necessità cli usare diverso personale, che sarà numerariamente maggiore doYe più vasta l_ l'tsten!;ione ùa coltivare ·e si \·eda in ci,J h 1•.eces,;ità cle11a diretta cou<luzione colletti n1cooperati va e della sussegu~nte c:011duzio1:1..:a tcrr..eriaJ, oppure as~umerà il carattere d( ;1a (011riuzione a mer.7..adria in<lh·idu.ale, 0 famig-iiare, dove: miuore sarà l'estensione da colti,·Jre (in c:ollina dùe e 11ella pianura), do\'e iJ tent.no frazionato iu piccoli lotti richiede minor numen, cli brac:da. Ritornando dunque alle bonifiche abbiam~ ,i- _;to che esse: comindano appena nel secolo ,;c:u~o colla bonifica a colmata ùelle valli ravetrmti, :dlagate rial Lamor,e (1889); non potendosi i lavori di irrigazione e di arginatura compiuti nei precedenti secoli dai Papi e dai Signori di !'or rara, considernrsi la\·ori veri e proprii di bo~ nifica, m..1 lavori di preparazione alla bonifica. ~on va perciò. passato sotto silenzio quantl"J da Clemente XIf, da Benedetto XJV, da Pio ,-1 e VII i: stato fatto ,Per la sistemazione idrografica cJell'Ernilia e cleJla Romagna; poichc a questi papi la nostra regione deve molto c1el . .:uusviluppo e <lella sua ricche-1.2.a,accresciuta nel secolo xv11r in grazia ai canali di irrigazione ,Ji viabilità, i quali molto servirono alJ'increm.c:uto •e perfezionamento deJI 'agricoltura, noncht alia erezione di molti opifici, qu.ali moJini, filato~, tintorie, fabbriche c]i laterizi, di ceramirhe, carrozzerie, ecc., i cui prodotti venh.-ano per i'appunto trasportati mediante questi ca11ali, c:hc resi navigabili servirono oltre c:bc-ari all:lcr-i;1.re i piccoli centri quali Faenza, Lugo, Forlì ._f<- sena, ecc., alla città capoluogo di Legazio11-·, Raverrna, al cJeterminarsi cJi una nuova cle-...;e dirigente, la borghe5e, che neJl'agricoltura e nd traffici trovava la ricchezza e la sua ragione (;i essere. La rinascita architettonica civile delle cit~, romagnole che a quell'epoca su Yasta scala :1,·. , enne, è la dimostrazione evidente di qua11trJ asseriamo, nonchè la prima affermazione ,: • quella borghesia urbana /ghibellina) la qualt' diede soldati alla causa napoleonica e cospiratori al risorgimento nazionale; quanto la rinascita della a1'chitettnra ecclesiastica è la dimostrazione della illuministica razionalità del siste. ma catastale e tributario del go,·erno papale, conseguenza e causa de11 'accresciuta ricchezza; quanto il diffondersi della piccola prop, ietà agr;:- ria e del frazionamento delle terre, furono !~ causa e la dimostrazione del sorgere, parallela alla classe aristocratica in decadenza, 1.na nuo,· borghesia rurale guelfa, per intero sc~g-etfa ;:,_.;E ecclesiastici, dai quali riceYe,·a i:;pi:-azio:ne ed idee. Anche questa parte della nuoYa cla~se borghese do,-rà poi al;ere grande parte negli :asYer.imenti storici posteriori, cli fronte ai qual: prenderà ognora posizione co1l'improntare ·i suo interYento a sentimenti di diffidenza e ii c011servazione. Col solo fissare i termini cli codesta distin- :;ione è chiarito l'antefatto cli quanto s't :n-uho sotto- ai nostri occhi appena dieci anni fa, .:i.~- lorcbè i braccianti incontrarono la tenace resistenza dei coloni e degli affittuari nella lott:1 per le macchine. Il lavoro di bonifica ,·era e propria è cominciato solo nel secolo scorso, e precisamente dopo iJ 1840; intendendo per Ia,·oro di bonifica quanto s1 fa per la riattivazione di un terreno reso incolti rnbile dalle acque. Con questo, però, non si Yuol dire che tzllt:- lavoro nou sia stato compiuto anche uei secoli precedenti; giacchè basterebbe l'esempio ~i quanto ha fatto (purtroppo inutilmente!) per io zona renana il card. Boncompagni-LudoYi:.! :1el secolo xvm per conto cli Papa Pio YI Braschi : la cui bonifica, però, come abbiamo detto, non fu che indiretta e contingente, presto spandendosi le acque di bel nuovo nelle campagne bolognesi comprese fra il Sillaro ed il Reno a caus~ della troppa lunga e debole argin,-qtura. Le bonifiche raYennati hanno dunque uua storia. breve; ciò che fa vedère come meritoria "- sollecita sia stata. l'opera degli uomini, al tempo stesso cbe fa intuire quanto forte sia stata b spesa sostenuta dai Governi per la recle11z1011....- di questa plaga. • Nè a noi, nè forse ad altri, sarà dato :mai di farne il computo. Certo, a giuclicardo da quanto è avvenuto :inJ questi 1ùtimi tempi, deYe essere ingentissima. Nel prossimo numero: Le coopm·ati're ?'a-..,cnncfi. AR!llA,-DO CAVALLI. G. :S. FARAVIA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINO, - MILANO - FIRENZE - ROMA - NAPOLI - PALEHlto Biblioteeà Paravia « Storia e Pen;;iero » CARLO PASCAL hE GREDEfiZED'OhTRETOJB.R. 2 volumi L. 20 " ... oggi elle risorgono _i travaglianti ass~lli spiritnali della cieca umamtà anelante alla v,ta ed alla suprema certezza del vero, mtet'essantissima riesce quest'opera dell'insigne :Maestroclell' Ateneo pavese (il clirettore del • C01pns Scriptorum Latinonun Parnvi.annm •) che nprea senta il vastissimo materiale dell'espe1ienù letteraria d'el mondo classico, specie omerico e vir: giliano, snl problema dell'oltretomM. Opera cl1 ·sicw·a dottrina, pervasa. da un nob1le soffio eh fil06ofia, soffuso di alta poesia,. O.G.E.B. - Cors<>Principe Ocldone, 34 - Torino. Pww GoBETTl - Direttore--resp01,sabile

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