La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 39 - 21 ottobre 1924

bi l 60 <l 1istintiva conservaz-ione; e la nota. più atta non potrà essere cbe l'espressione del nostro dolore accompagnata, in un caso, come nel Leopru-dj, <laJla stoica affermazione dell'umai1a ribellione contro l'occulto potere divoratore; oppure nell'altro caso, daJl 'umile ra..ssegnazionc, come- la troviamo· nei buddjsti e nel Pascoli, che dello Svegliato è in certo qua.I modo un Lardo iiecheggiatore. 9. - Dopo quanto abbiamo dctlo, inlen<liarno riprendere il cliscorso dal punto in cui l1avevamo incorniciato e lasciato in principio. Abbiamo visto a quah resultati la logica insita i11 qtteslo spirituale atteggiamento aveva guidato, nel campo sociale e nella vita pratica il Pascoli : alla glorifica.z.ioue della piccola proprietà rw·ale contro il molochismo della nostra civiltà urbana ed industriale; all'esaltazione della libertà dei campi, contro la schiavitù de11e officine. li suddito del Papa ed il contadino eran quelli che foce.van capolino: tanto uell' esa.lta,7Jone della piccola proprietà rurale, quanto nell 'esaltazione dell'amorfa proprietà comunistica, quale il Pascoli ,·agheggiò allorchè i bollentì spiriti giO\·anili l'indussero ad inscriversi nell'Internazionale, per guidarlo a S. Giovanni in Monte! Qui si vuol dimostrare che tale atteggiamento spirituale è rimasto immutato, poicliè eta il carattere vero del Pascoli. Solo, sotto l'azione convergente e dell'esperienza e dello studio e del dol0te, tale atteggiamento è stato approfondito ed un1Yersaliz7..ato, sino a diventare il leopardiano senso dell~in<Jinito delle sue poesie: il francesca.nù e buddistico sentimento dell'umana piccolezza di fn:,nle alla vasta profondità dcli' Infinito. ' Per allargarsi il concetto non si snaturava nè si sminuiYa, ma assumeva anzi una più ampia risonan7..a lirica e drammatica; senza. peraltro che al Pascoli fosse concesso di sorpassare nè il Leopardi né lo Schopenhauer nell'espressione di tale drammaticità, solo aggiungendo ad essa un tono più accorato e più triste, perchè più debole e oiù femmineo. ;o. - Noi crediamo che in tale maggior femminilità consista la nota nuova che il Pascoli nel suo Fa11ciuUino si augurava di potel1 aggiungere nei con.fronti del Leopardi e della preceùellte poesia, come crediamo c-he in ciò consista il pathos più genuino della sua arte. Allorché il suo nativo attaccamento di contadino alla terra aveva la prevalenza e lo spingeva a raccogliere le voci, i suoni, i colori e le forme de11a natura, la sua anima si esprimeva mediante i sereni e classici bozzetti dei cicli geor:gicoidillici (Myricce, Poemetti, C11nt,i et; Casteh;ecchio) ; ma a11orchè i ricordi scolastici avevano il sopravYento ed il suo animo di suddito papale da tempo distolto dalla vita pratica e confinato nei verdi boschetti dell'Arcadia sentiva il bisogno di p~dporsi dei modelli i quali impersonassero gli Eroi cari alla sua educazione, la Picozza ne scaturiva, od il Facola-re, o Cha.vez, od il Transito : degli eroi cioè che il .,Poeta fa_ ceva lottare contro l 'imposs-ibile, oppure vivere in un mondo coperto dai ghiacci, paurosamente desolato, e 5€.llz'ombra di vita: nè umana, nè animale, uè Vegetale. Queste due espressioni portate all'estremo d'eterminarono: la prima, l' infa.nrt:ile ricerca di mezz.i esclusivamente meccanici per rendere mediante sempre più schiette onomatopee, i suoni della natura: il , finch-finch-finch , dei frincruelli il « don-dou-don li delle campane, e via di ~uiio; - la seconda: il sempre p~ù chiaro rarefarsi ec1 etereizzarsi del personaggio sino a diventare, egli una larva, e le sue azioni, i termi/11.isempre più astratti d'una allegoda, e non quelli concreti d'un simbolo, come il nostro Poeta forse desiderava. Perchè aYveni va ciò? E perchè al Pascoli non fu dato che raramente d:ì concretare con efficacia le:: sue visioni in simboli ? II. _ Noi crediamo che ciò sia avvenuto per la difficoltà, già da noi avvertita, che il Pascoli aveva d'accedere al superiore regno delle idee : al superiore regno delle forme definite, scultoree ed eterne. Il Pascoli non era un pensatore. Il P.3Scoli non era, come il Carducci, scultore; ma egli era soltanto un Erico, un sentimen~e, un musico 1 cioè, ed uuo psichico; e perciò ~ol~ raramente gli fu dato di fru-e del simbolo, potche ciò che più la colpiva n.on, era,n moti di pensiero, 1n certo qual moda, oggettivi; ma moti d'animo, stati, cioè, psìchici, sempre mai personali e soggettivi. Come non capiva la storia, ugualmente non poteva capire l'Assoluto, nè tanto meno, è evidente, es_p-rimerlo; senonchè il suo ~pirito era tutto chiuso in sè stesso e scisso dal mondo, col quale non aveva nessun ~egam.e nè spaziale nè temporale, nè storico nè ~dea~e; essendo dali 'eterno condannato alla solitudine ed aìl'iwlamento. La sua anima non poteva quindi venire orgaujzzata cfu. una superiore idea che le minori idee tradu:cesse in dogmi e simboli : da natura era il Pascoli negato allai religione; come da ~tura era condannato all'ateismo, al frammentansmo impressionista ed all' eccletismo dilettantesco e soggettivista. ; Noi crediamo di potere con ciò riconfermare quante abbiamo sop,ra detto sulla politica, del Pascoli e stùla. sua concezione p,iccolo-borgh~e e famigliare della vita : solo qui si vuol dir: che tutto ciò non aveva nell1arumo del Pascoli virtù fattiva, poichè altro non era che un ideale da conseguire, meglio, da conservare, inquantòchè il poeta decadente Giovanni Pascoli era rivolto, anzichè all'avvenire, al passato, ed 11 L\ RJVOLt;ZJOXE UflERALE suo teori7.z.,'tre si risolve.va in copc-1ta opera di conse.rvaz.i.onc sociale: analoga, qui in Romagna, all'opera dei repubblicani. Allorchè.- si vogUa con noi ammettere che i repttbblfrani n.ou han! m;d rappresentato, nt: rapprescnt.-1J10, una forza di propulsione, n-ia un elemento della vecchia società ~1Jxile1 sarà Hncor più evidei1te quanto da noi i.:. stato delto sul Pascoli romagnolo e suddito del Papa. Ma <li ciò non è oramai più d 'oopo far paroJa, molto più che il poeta ha dimostrato di superar di gran lunga l'uomo; e di saper vincere coll'arte (col cuore) le battaglie che coli 'intelletto non. aveva neppur saputo affr011tare. 12.- Non si creda d'altronde che il dualismo da noi notato nell'arte deJ Pascoli, sia stato una specie di parallelismo di due possibilità contemporan€'"amente esplicautesi a.11' infinito senza ill(.'"ontrarsi e se.i17.,aelidersi ; non vogliamo dir questo 1 ma che le due lin.ee di cui si sarebbe for_ mato il parallelo sono l'artistica espressione delle due native possibilità che abbiam rilevate nel crurattere del Pascoli contadino roma.gnolo. Pe11questa ragione pensiamo di poter considerare' le opere del Pascoli che separatamente esprimono ora l'un.a ed ora l'altra possibilità, qua.li estetiche esperieme e quali faticosa preparazione della supe1iore J)OSsibilità espressiva rappresentata dai Co,wvi11ia-li e dai C!lnni11a i quali, secondo noi, dei due caralteri e delle djverse ine.re11ti esperienre, sono la felice sintesi. Qui, vuoi perchè le figure sono state da.I Pascoli ricevute già formate e dotate d'un pensiero, o vuoi percbè il poeta era finalmente riuscito a sbarazzarsi della sua pruiicolare passione di uomo e di cittadino, riuscendo perciò a portarsi ad una superiore atmosfera, di serenità e di obbiettività; qui, diciamo, le due possibilità son.o fin.almente arrivate a fonde:rs,i in una espressione che dell.a realtà ha la plastica concretezza e del pensiero l'accorata profondità. ARMANDO CAVALLI (V. n. 31: co·nt.i-n. e fine) (1.) Per capire qu.anto il Pascoli fosse lontano da un.ai vera concezione attivistica. (e perciò d,rammatica) della s'toria, basta ricordare il nes- ~un conto eh 'egli faceva della u massa li che voleva educata da una élite di b:oirghesi (vedi L~ A 1.1vento), quasi fosse una minorenne! Taìe paternalistica concezione rientra J)erfettamen te nel.lo stile del suddito papale; anche il Papa (e con lui gli a.r.istocratici ed i dericali) credevano che il « popolo :& avesse dovuto essere educato e retto dai suoi pedagoghi-reggitori in veste ta- ]a;re-inquisitoriale; - e si capisce pe'rchè : I1 « popolo » non era allora il « sovrano li dei giacobini, ma semplicemente a: l'amato figliuolo~ o Ja «canaglia», secondo che stava cheto oppur romoreggia va. . Comunque, tale sop,ra\·vivenza. di pensiero papale, non vi sembra strana fn un poeta « <l.emocratico li de11'umanitario secolo xrx? E non vi dice nulla? Giunti a questo Punto noi dobbiamo domandarci : 1: Era ve1·0 amore quello che il Pasco1i diceva di volere al pdpOlo? li. A noi pare ili ,no. E ci spieghiamo. Non è vexo che il Pascoli volesse bene al 'pòpolo, inuàÌìzitutto perchè 'non 1o stimava capace di storia; secondariament.e -perchè H p<?polo èh 'egli diceva di am.Me era 11 e suo » popoio: quella data c~ cioè che ris,pollcleva ad una sua, preconcetta idea: - il « suo » popolo che aveva quelle « determinate e non altre li abitudini, quelle « <leb::rminate e non altre , idee. Il « suo » popolo era inS<>mma una creatura del « suo » cuore ed una « sua li particolare cate(Toria estetica., che per vivere non aveva biso~o di realme~te esistere, giacchè era una cosa diversa dalla v1ta. In tutto ciò noi crediamo di dover ravvisare, oltre le caratteristiche della tira11nia sociale e del c-c;>nservato1iSmo,i caratteri pecu.H. ari de.ll'estetismb e del decadentismo: ta.nto l'uno che l'altro bramosi di sovrapporsi, per negarla, alb vita, o per lò meno di plasmnxla secondo le volubili leggi ~el capriccio: . . r Tale modo d1 compo1iars1 e di pensa-re non. v1 sembra alquanto affine al modo d1 .comporta..r~1_e di pensare del su.ddito papale Bemto Mnssol1111, commemoratore ufficiale del Pascoli, ed affeztonato runico dei RR. PP. Gesuiti? 'L'(lRA DI MARX Cairo Gobetti, Su « Rh;ol-zt,zione Libera·le » tu ed altri avete affel'mato c1he questa. è l'ora di Marx, che il liberalismo per vivere deve fare i conti con il concetto di lotta cli classe, che le riserve di cui si può d:ìsporre sono soltanto le forze vergini del proletariato. Benissimo. l\1a con ciò non si condurla, che noi si sta per la massa e contro la borghesia per la elementarissima ragione c-he in Italia non esistono aticora nè 1 'U!lla nè 1'altrtt ed anche perchè noì che ci preoccupiamo della realtà palpitante prima ancora del probalile avvenire siamo in fondo per educazione e forse per temperamento fior di borghesi. Bisogna distinguere tra marxismo e marxismo e in omaggio allo storicismo ammetterli tutti e non ripudiarne nessuno in quanto di marxismi non v'è solo il nostro ma ci sono pure gli altri dei diversi gruppi che obbediscono pure a cause attua.li. In sosta1:Jza, in che cosa si è risolto il lavoro d1 revisione dell'opera dell'apostolo di Treviti svolta dal nostro giornale? A quali scopi esso mir.ava? Si p1'ofila netta una distinzione fonclamentale. I comunisti accettano tutto iYlarx e noi no. Percbè? Da che parte stà la verità? Non mi attibuire intenzioni di paradosso se affermo che essa è nostra ed è loro. La si tu.azione in cui si dibatte l'Italia· è stata da Rivoluzione Liberale esaurientemente illustrata perchè io possa inLrattcncnni a lungo su cU eiò. Ma, a costo di ripetermi, \·oglio ricordarti r-hc una volta scrivesti , In Italia non ci sono borghesi e prolel/11'1. Se nvn lo avessimo saputo ce lo a1,-rebbe irisegnalo Giolilti J. Ora la nuova borghesia, la borghesia di domani sorgerà appunto dal proletariat.o ora amorfo e la educazione p(Jlitica che noi veniamo man ma.no formandod e una e::ducazione che risponde pruprio alle !>tesse eaus<:: <= si a<lc:guerà a quella situ.az.ionc. Jl nostro Marx perciò se nel campo puxamentc s("']entifico i..: accettabile perchi: sfrondato cl.a tutle le [Y&rticaduche i:, p<!rò, semplicemente quelJo di un;i borghesia preparata e cosciente <lei valore della propria funzione e che non soffrendo di cecità e aprendo invece gli occhi sul reale comprende perfctt.a.ment.e che il cLiveWre a le-i inerente t: legato alla libera funzione di tutti i gruppi. Ma Marx non i: solo un Lesto di dottrina sterico-economica su cui si può discutere per ridurlo alle giuste proporzioni. E' una forza viva <lella staria che sta dalla ]l":te delle masse le quaJi o lo accetta.no oon tutto il suo messianesimo e il suo catastrofismo o rinnegano se stesse. Nessuna. mera.viglia, quinili, per il dogmatismo comunista. l.'~mancipaz.ione pro1etaria é prima che un problema spiritua.le un problema di moralità e di istinto che si determina solo in quanto si ha la certe,,...r..adi avere un mito in nome del qua.le combattere. Concludendo, dunque, resta fissato come' punto fermo tale differell.7...aradica.le di marxismi e il fatto che quando noi ci riferiamo al proleta1iato ci si intende riferire non a tutta la classe che ùotl--è cosa omogenea ma a quella parte cli eS6a che desta le nostre simpatie perché sarà la élite dirigente di domani. CARMELO PUGLIONJSI Giuramento di volontari Pasqicale Romano, brigante, ex sergente dell'esercito borbonico, inipose ai suoi questo g'iuramento di fedeltà : "P·r01nettia11to e giuriamo di sernpre difen..dere con l1efjusi0ne del sangue, Jdd,io, il Somrno Pontefice IX, Francesco II, re delle due Sicilie, ed iL c01nandante della nostra colonna degnamente affidatagli e dipendere da qualunque suo irdi11e, sempre pel bene dei soprannominati articoli; così [ddio ci aiuterà e ci aiuterà sempre a combattere i ribelli della Santa Cliièsa. < Pro1nettiamo e gi-wYiamo ancora di difendere gli stendardi del nostro re Francesco Il, a tutto san,gue, e con questo di farli scru,polosa1nente rispettare da tutti quei comuni i qu.ali sono SUbornati dal partito liberale. « P1·01nettia,mo e giurria1no di non appartenere a q1uilsi11oglia setta contro il 11oto da 1101 wnm1imemente giurato, anche con. la pe1ia dì morte che da 11oi affermativamente Si è stabil.ita. " Promettia11io e giuriCvJno che durante il tenipo della nostra dùnora soUo il co·mando del prelodato -nostro ccnnanda11te, sap-ren~o d.istr-u.ggere il pa·rtìto d'ei nostri cont.rari. i q-ualì hmww abbracciato le bandiere trico/orate~ sempre abbattendole con queUo zelo e a.ttaccmnento che i~unanim.ità dell'intiera nostra colo11:na ha sempre espresso, come abbià,,no di'mostrato e d.im.ostrere mo tu tta'"Vìa se-nipre con le anni a.Ua.m.ano, e stm· pronti senipre a, qualumq1,e difesa per il legittimio nostro re Francesco II. 1: Promettia1no e giu.riamo di non appartene-re giam.niai. p,er essere mn·messi ad al.tre col.onne del nostro partito 1nedesimo, sempre !enza il permesso deU' anzidetto coma,ncìante per effettuarsi un, tal passaggio. Il presente atto di giiiramento si è da noi stabiJ.ito volontar;iame11te a conoscenza dell' intiera nostra col&nna tutta e per non vedersi più abbattit-ta la: nostra santa Chiesa cattolica ro-manw, e della difesa del S01nmo Pontefice e del legjtti1no nostro re. • Così di a-bbracciare tosto q-unlimque 11iorte per quanto sopra si è stabilito col presente atto di giuramento. 11 Fatto e stabilito il gionw, mese ed anno, oggi 20 agosto 1862, e firmato dal signor com011da-nte della colo-nna in nostra presenza~. Grruppo Torrinèse della " nivoluzionell-ibettal,e, È convocato per Mercoledì sera, 22 ottobre alle ore 21 in Via Mercanti, N. 9. 'Gli ailerenti sono vivamente pregati di non mancare data l'importanza della riunione. Sono pregati di pi·esentarsi anche gli amici che desiderassero iscriversi al gi•uppo. La reclazione della « Rivol1izione Liberale » riceve esclusivamente dalle 18 alle 19 dei giorni Martedì Giovedì, e Sabato in Via X.X Settembre, 60. PIERO 60BETTI - Editare TORINO - Via XX Sellembre, 60 Dovere di ogni ,~bbr,nat.odella Ricotu,ione Uberole e di abbonarsi subit.o alla prima serie dr,i QHad.!_Pni dellaRivoluziLolnimElE J n 1,egrano l'opera della rivista ~ raccolgrmo scli scritti fondamentali della n<rtra cu ltur,, politica. PRL'v!A SERIE J. :vi. ;;1JSSIHOLI: Il colpo di Stato L. 5 2-3. V. NITTJ : [)1Jpera di .\'itti ,, 12 4. A. CAPPA: Vilfredo Pareto , Il 5. S. _\l!TLL: La liberto, prefaz. di Luigi Emaudi • ,s 5-7. L. STunzo: Sintesi sotioli, con una storia del movimento politioo caUolico in Italia • 12 8. A. POGGI: Socialisr,w e cultura . q 9. 0. ZUCCARINI: Lo Stato repubblicarw 9 10. G. GANGALE: La rivoluzir/M protestante L' abbonamento alla prima serie costa solo 50 lire. - I volumi si spe<liseono agli abbonati che hanno pagato raccomandali franchi di porto. Chi possiede già uno o due volumi puè, abbonarsi ai rimanenti togliendo all' importo L. 5 per ciascun numero posseduto. G. :B. FARAVIA & C. Editori - Librai - Tvpografi, TORINO - MILANO - FIRENZE - BOMA - MAPOLI - PALEIMO Biblioteca dei Classici Italiani GTA~iBATISTA :'IIARI~O L'ADONE a cura di GUSTAVO B..\LSAMO-CRT\'ELJ.I L. 24 è un fatto di indiscutibile importai17..a anche da.I punto di vista degli stuili di critica storica che- l'opera più rappresentab,-a del nostro Seicento abbia troYato posto per merito di uno studioso valente e di Ulla C2sa editrice coraggiosa, in una collezione cli classici italiani.. E / il buon fiuto editoriale non s'è ingannato.. la nuoYa edizione dell'.4:don.e è stata segn.alata con lode anche dalJa stampa quotidiana. L'edizione sia pei caratteri, sia per la conettezza, è riuS<.:"itav.eramente commende\-ole. In una dotta e densa introduzione il Balsamo-CriYe1li ha ritessuto ampiamente la st01ia della composizione del poema e del.le polemiche da esso pro,ocate : stoiia di fatti esteriori, condotta con ogui di]igenza e rjcca dl particolari interessanti. A. BELLO:--'! in Giornale Sto;ico della Letteratura Italiana. Yolume LXXXII, pa:gg. 205-207. ln prepara,zio1'te I'. PETRARCA LE RimE a cura. cli CARLO CALCATERRA. "b'EC!O DEbbA STAillPA,, il ben noto ufficio di ritagli da giomali e riviste fondato nel 19()1, ha sede ESCLUSIVAMENTE i-n Milano (r2) Corso Porta Nuova, 24. O.G.E.B. -· Cors0 Principe Oddone, 34 - Tonno PntRo GoimTTI - Direttore-respvnsabile

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