La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 38 - 14 ottobre 1924

156 LA RIVOLUZIONE LIBERALE I LA PSI L,;psi fttrono detti duranle le persecuzioni crisia.ne dei primi secoli, quanti rinnegavano la fede. Di tal genere di credenti ne produsse in modo speciale la persecuzione di Decio, dopo la quale si prnsentò alla Chiesa CI"isliana il proble_ ma arduo, a hmgo diuattuto, della posizione di costoro di froute alla Chiesa. Non è senza interesse oggi riparlare di quei lapsi meulre altri se ne preparano. La persecuzione di Decio in.fieri intomo al 250, sauguinosa 1 crudele: a Roma come ne1le lontane pt·ovinde. Qtti più che a Roma i cost\lDli e la disciplina della Chiesa cominciavano a 1ilassarsi, non solo presso il popolo, ma anche presso il Clero; agli interessi ultra terreni si sostitui- ,ano quelli mondani; alla rigidità dei costumi, la mollezza,; alla intransigenza di froute al paganesimo, il traffico con gl' idola.td. Così avve,.. niva in modo speciale in Africa ove la lunga pace aveYa infiacchito i cristiani, divenuti insensiooli alle frustate della cruda intransigenza di Tertulliano come alle recriminazi~ud pie di Cipriauo. Sicchè la reazione sollevata da Decio, :i.utentico romano, fanatico restauratore delle tradizioni nazionali e della religione ufficialc 1 troYa la cristianità debole talchè essa oppone alla persecuzione un atteggiamento obbrobrioso: aJle prime minacce, non dico di morte, ma di confisca, la maggioranza cede e corre ai ripari. L'editto imperiale ordinava che di ufficio e se= attendere denunzie individuali, i magistrati costringessero tutti senza ~ce.zio11e1 a sacrificare; gli apostati a Cartagine divennero subito 'folla che si riYersò negli uffici dei magistrati reclamando il certificato di sacrifi.zio. I magistrati e tutti gli impiegati incaricati del rilascio cii tali salvacondotti, o di taJi tesse1'e 1 furono in quei giorni addirittura sop,raffatti dall' affiuenza. di cristiani che dopo aver fatti i sacrifiz.ii, ne richiedevano regolare eertifi.ea ai fini della salvezza del patrimonio e della pelle. Così la magg:joran7..:a. Ma c'era la minor:aiuz.a, l'élite, la quale mancava forse del buonsenso borghese, ma comprendeva che -val 1neglio pe1'd.ere t.utto, il 1nond; che l1a:nhna propria. e perciò non mancarono i martiri il cui sangue fu il nuovo se11ien. chrislianoru:,n. Quel che c'interessa particolarment~ è il fenomeno deteiminato da Ua persecuzioni! in seno alla Chiesa CI"istiana. Tra i superstiti, la persecuzione creò due categorie: i confessores e i la,psi. Furon detti conjessores coloro che, avendo apertamente confessato la loro fede subivano prigionia, torture, sev-izie, e tutte le sottiLi arti di una persecuzione crudele, lunga, :finemente orgarriiz7.-ataalla scopo dichiarato cli annientare il cristianesimo, ma i quali non suggellavano il lungo martirio con la morte, rispar'miati o dal easo o dalla, tregua. Lapsi invece, come abbiamo detto, furon ehiamati i rinnegatori della fede. Questi ultimi erano di diversa specie, secondo la forma del rinnegamento espressa dalla stessa denominazione c-he li distingueva : c' erano i th-wrifi.caii, quelli cioè che avevano reso onore aille deità pagane, bruciando l'incenso dinanzi ai loro: simulac:ri; c'erano i sacrificatvres, quelli cioè c-he avevano o.fferto dei sacri:6.zi; i t;ruàitores, i quali avevano conse,,o-natoalle autorità le Sacre ScritttlI'e o che, peggio, aveva.no den:un- 'liato i fratelli di fede. E infine la sottospecie borghese dei lapsi, i libellatici, i quali con atto doppiamente ipocrita rinnegavan·o la fede e non sacrificavano ma compravano 1'atto falso (libello) che certificasse l'adempimento dell'abiura. Si può dire che la facevano in brurba alla, Chiesa ed agli dei falsi e bugiardi - forne meno di loro - contempctranea~ente, Cessate le persecuzioni, tutta questa folla di pavid:i, di accomodantisti, di affaiisti, mista a 1 pochi sinceri uomini di fede caduti in un momento di debolezza, accorse alle porte del tempio abbandonato, chiedendo di rientrare. La Chiesa si trovò dinanzi ad un problema u:rgen.te arduo imprnbo: accoglierli e temperare la I"igidi,tà de.i costumi e delle osservanze che erano stati per due secoli la sua forza e la sua salvezza, oppure respingerli e orbarsi di una schiera non indifferente di credenti, tanto più necessaria, quanto più estenuata essa usciva dalle persecuzioni. Si fonnarono cosi due partiti : il primo che faeeva capo a Navaziano, sostenne la tesi nigorista: nessuna conciliazione fra la Chiesa e i disertori ; la parola, d'ordine fu: anatema perpetuo agli idolatri; il sec011do, a capo del quale era il pio e forte Vescovo Cipriano sostenne la tesi conciliatori sta: riammissione dei disertori a condizJone di un verace pentimento dopo lunga peuitenrza. E che le penitenze inflitte non fossero inidlfferenti, lo si può constatax'.e clh un solo esempio: il Concilio di Arcira imponeva due o tre anni éllipenitenza a quelli che avevano avuto il torto di assistere solamente a elci festini idolatri. Fra i due partiti si .aecese la lotta alla quale ardentemente parteciparouo clero e laicato delle Chiese d'Occidente. La tesi rigoI"ista però andò perdendo terreno, sempir'e piiù, anz.itutto perehè non era sorretta da personaJità che si imponessero per serietà cli vita. Novaziano per ~1 . primo non avevai dato prova di eroismo strao~d1n:ario. E poi, ragiO'lle più forte, la lotta era impastata su motivi personali più che ideali, o:c.de si sp~ega il detennina.rsi di un.ai situazione paradossale, per la quale una figura auste1~a, Cipriano, sta a capo dei conciliatoristi, ed una molto disct1tibile, No!\Tazi.an.o,a capo dei rigoristi. Il condliatorista pio, Cipriano, dopo alcuni a1111iafTl'onta serenamente e dignitosamente 11 niasiirio. « I santi!--..«;imi mperatori U ordù1ano eh compiere le cc...-•limonic• ingùwge il fn"OCO'JJsole, ed egli : « ).'on lo farò mai! "· E dopo qualche ora affronta la morte sempUcement.e, se11z.agraucU gesti. Degnamente. * ** Ci sono, si sa, situazioni storiche che si ripetono se non nei mecle5imi termini, in tennini simili e variano solo per la peculiarità delle istituzioni e degli uomini nei confronti dei quali esse toruano ;, determinarsi. On<le, in veste diversa e per una fede clivet;sa, i lapsi &i riprese-utano ogbri come ieri, e domani come oggi, affollantisi ora dinanzi all'autoiità costituit.a, ora dina,nz.i alla nuova forr..a oppositrice, in cerca di libelli o di tessere, di accomodamenti o di indulgenze. Si potrebbero sviluppare sottili paralleli tra la.psi di ieri e di oggi. E non sarebbe senza interesse constatare quanta. copia non ca.sua.le cli pa1ticolari rende simili queste figure, distainziat.e dal tempo, ma vicine nello spirito. Basta pensare alle sottospecie dei thwrificati ehe dinanzi altiautorità la quale, puta caso, fa la faccia feroce, bnLciano incenso per salvare gl'interessi e la pelle; dei sacrificat<>ri che offrono in oloca,usto un pessato dignitoso ed un'idea pux di sfuggire, che so io, ad un silLLramento; dei trarUtori che consegnano l'anima p.-opria. e quella dei compagni di fede, per un posticino al sicuYo; ed infine degl' innumerevoli libellatici c-he la faiu10 in barba ai Governi ed alle opposizioni, trafficaudo con false credenziali acquistate in monetai contante o in cambiali - è lo stesso - t che accontentano tutti ma salvano, per esempio, il patrimonio. Ora, quel ehe importa è questQ: dinanzi alle defezioni innumerevoli dai partiti, dinanzi alla folla di incensatori, cli sacrificatori, di traditori dell' idea e degli uomini, di libellatici forniti di tessere at."Cettate o comprate, dinanzi alla folla cli questi uomini che accorre a· picchiare alla porta dell 'Opposizion.e, dimin.zi a tutti i Massimo Rocca e alle Leghe italiche melodJrammatiche, sentirà essa la necessità di porsi il probletpa che si pose, alla metà del ter.w secolo, la !iesa? Sentirà almeno ogni partito il p!l'oblema: accettare o respingere? Rigorista o coucilia rista? Quale partito lo sentirà? La r:isposta nou c'importa per la serietà e per la salvezza del partito m.a pe.1· la serietà e la salvezza della coscienza nazionale. Poichè, i.n ultima analisi, il problema /· lo stesso problema morale che investe in pieno la. vita politica nostra: accomodantismo, tras.fd:rmismo, comprcmessismo, disonestà o serietà., in.transigenza, ch.iarezz.a, onestà? Si dice: i partiti hanno bisogno di masse. Quando però la Chiesa cominciò a pensare cosi, iniziò la discesa della paira,bol,,i fino a buttarsi fr,- le braccia di Costantino. Nè il problema politico di oggi è di natura diversa dal problema di fede che si affacciò alla decadenza romana: investe come quello le basi della v:ita politica stessa. In morale o si è intt'ansigenti o si è probabilisti. O si è~Calvinisti e Kantiani o si è Loyolani e Gesuiti. Pensate un m01uento a tanti santorli liberali e frammassoni che dopo aver abiurato partecipando a tutte k. sagre (festin.i idolatri) con cocc,rrde e distinti Yi, tornano a chieder asilo tra le file già abbandonate e ditemi se dinanzi a questo spettacolo non ;'impone il problema prima che politico, morale. Perciò su,lle linee della serietà,· della inbransigenra, della chiarezza: in un.a parola della onestà, ci sembra che la rivoluzione ideale della Na1ione debba procedere. Occorre che cli questi valori moo-ali non s'improvvisino interpetri nè demagoghi nè falsi profeti colle liste nere di proscrizione in tasca, ma uomini capaci nello stesso tempo: di conciliazione coll'uomo ma di assoluta intransigenza con 1-a coscienza. Co1ne Cipriano, ~be temperato e conciliatorista con gli altri, di veuta intransigente con la propria coscienza dina,nzi al bivio : o la fede o la morte. Uomini in cui il profondo senso di umanità uon sia sentimentalismo e lai inflessibilità cominci ad esercitarsi dalla p['op,ria coscienza. No~ abbiamo incominciato a dubitare vedendo che dall'Aventino non si rifiuta la benevolenza agli Avvalorati di Livorno e ai convegni cLi Zoagli. T. R. CASTIGLIONE PIERO60BETTI - Edifa1112 TORINO - Uia XX Settembre, 60 Sono usciti: VINCENZO NITTI L'OPERI\ DI NITTI (191S - 1920) L. 12La più importante e originale documentazione di 5 anni di storia contemporanea MARIO MISSIROLI IL COLPO DI STATO L. 5Pamphlet completamente nuovo, audace, brillante. I! più bel saggio di Mrssmou Gli altrl quaderni della Rivoluzione Liberale usciranno tutti entro l'anno. LE BOURGEOIS FRANCAIS Dans un articlc rlu Resto del Carlino, sigm, Co·ncelto Pettinalo, sur « l' imr><.---riaJi.smefrançais •, je trou ve dcs obs<:rvations fort pl-nHrantes sur Jc: ca.ractère c:ssenticlk4nent • aristocratique • ùe la- dvilisaiion françaù;e, qui, ava· un vrgucil à la fois 1·affint et ingl--nu, se: t<msldl--re, sans ph.1s, commc la seine des dvilisations e.c;timant k:s civHisations étrangl:res d<:S civilisatious barbares et à JX--ineexistantes. Avant la guerre !1 avait paru déjà un Jivre sur • Ja rcnaissanct: de l 'orguei 1 françai s ,, ; pendant la guc..---rre, .\laurras a publié son Quand les Français ne s'aimai,e,,,t pas; (an f011d.,c'était là rlu snobisme, ear les Français, méme et pc-ul-é:tre sourtout quand ils se clénigrcnt, c'est fficore par vanité nationale, n'ont jamais cessé d'avoir d'eux-mé:mes l'eslime la plus outrecuidente et François Porché, nn ami de Péguy, a fait jouer une pièce intitulée Finette et !es But1>rs où la fi.nesse de la France est naturellement opposée au ButoriSme germanique), depruis la guerre, Pinfatuation nationale ne comrait plus de bornes. La France est une aristocraiie bourgeoise; René Johannet a écrit un , éloge des bourgeois frança.is, où tout l'orgueil ingénu d'une bourgeoisie fort.ifiée par la guerre se tradu.isait en accent..:;qu.i voulaient étre lyriques; nous sommes un pays <le borgeois--geutilshommes et de prolétaires--bourgeols; et nous s01nmes convaincus, can.clidement, quc le savoir, le gofit, la raison, la mesure, « tout est che-Lnous ntiré ,, nos catholiques sont plus chauvins que personne, étant tonjours assurés que la France est restée la fìlle atnée de l'Eglise, et nos democrates ne 1e sont pas moins, ne doutant pas non plus que la France est plus que jamais la tille <llnée de la Révolution; notre d.roit à régner sur le monde enti& nous apparatt comme 1a cbose la plus incoutestable, et fort impertinent qui osera.it le eontester... Il y a là, j'ai déjà eu Poccasion de l'éc-rire, un cas de narcis!i'j.sme naticnal tout a tait extraordinaire et tres inquiétant 1ux yet.L'X<l'e ceux qui aiment vraiment et sérieusernent la France. Car, s'enioncer dans l 'adoration de soi-meme avec cet aveug1ement, ce n'est pas là un signe de force réelle ni de grandeur véritable; je veu..~ que 1'orgueil soit pruiois une grande verlu et soit nécessaire à l'édi:6..cation cl.es grandes cboses, mais encore !aut-il qu 'il réponde à d.es réalites. Or, la réalité, est, par rapport; aux p,réteutions, tout simplement tragiq·uenien.t disp_roportionnée. Pays de célibataires et de fils 'uniques, pays sans enfants-, et qui ne veut plus en faire, et qui considè1e comme du lapinis1'ne de la plus grossière sorte le fait d 'en a.voir seulement trois par famille; pays de rentiers, de fonctio.nnaires, de petite borgeoisie routinière, de paysannerie individualiste et farouchement rernfermée sur elle-meme; pays de ploutocrates, où la graude p<'esse et les grandes banques, aJliées, font la loi et gouvernen; une sois-disant démocratie, qui ne connait de la démocratie que les grande& phrases et les passions viles; la France apparait comme un pays au fond épuisé, a.némié, qui vit sur son passé de gioire, s'e-u fait un manteau du pourpre, j 'allais, dire un linceul, comme ce1ui où Renru1 nous ilit que donnent 1es dieux morts, fait encore des reves cles grandeur, camme ces malades que g11ette la paralysie générale, mais sentant bien sa réelle laiblesse, ne cesse de trembler à ia pensée de la revan.che germ.an.ique. Sans cloute, les Français ont moutré, dans la demière g11erre,qu'il9 savaient encore se battre et mourir; ils ont tenu pendant qua.tre ans, ce. dont on le.s aurait o·us à peins capables, et cela fut dll sans d.oute tant à la naturelle endurance des terriens qu'à la facilité ayec laquelle la pa.ysanuerie française a pu gagner de 1'argent à l'arrière et racheter tlll nombre res.pectable de mi. liards d'hipothèques; s, bien que la, guerre a été pour elle, comme une deuxième liberatdon, ra.ppelaint la p1·emière grande libération proelll"ée par la Révolution française; mais le terrible phénomene de la désertion des campagn.es, et de leur croissant dépeuplement n'aura pas été arrèté par la guerre: a.u contraire, i1 sera accn1, précip-ité, po,té à toLLtesses conséquences clésastreuses. 11 suffit de lire le eahier de Daniel Halévy, llisite aux paysan,s d1i Centre, pour en avoir h sensati011 tragique - pour autant que Ja manière volontairement moclérée, enveloppée: et prudente de l'autew· pennette cle telles seusations; }Ialévy est un pessimiste doux, qui recule toujours un peu devant 1es conséquences de son pessimi·sme et cherche volentiers à se les estomper pour lui-meme et pour les autres. Mais quand on a fin,i de lire ce ~ier, la France apparait camme un grand pays désolé qui, littéralement se vide peu à peu par le dedans et devient un vrai désert. Reuan clisait que la civilisation antiqll'e a péri par paucité; il en sera de mème, il fa.ut le craindre, de la civilisation française. Oui, la France est bien une aristocratie - une aristocratie bourgeoise et fort euticbée de son bourgeoisisme - et elle périra, hélas, comme pé1;ssent toutes les aristoc-raties; par épuisement interne et fante cl'apports de sang nouveau. Notre grace, notre finesse, notre gentilesse, notre sens de la. mesure tant vantés, ce sont là cles qua.lités, encon. ' testab1cment, mais prcnons garde 'JUe notre rnffinc.-ment ne soit ..... mortai ! L'art rJ'un Claude ùchu~sy est sans doutc cxqui;., et \.\'ag-ner, à Svn Jffix paraltra lourd et gr~-:;ier; mai-,. aU.<i<:il, chez. lui, quelle p1iis.sa.11ce,que1Ic rfrhessc de &<·vt l Un Raurldaire, un Flaubert sr.mt <les artiste,; consommés et ra,res; ils donnent le sentiment de la perfeclion litteraire; mai<-, chez Ic premier, quel spl<:en et quel desespoir; eh.,.-,;ie sec,,nd, quelle S<:crète impuissance et quel air de renformf: et, chc:z tow; ,ieux, queJJc haint::- du bourgeois et. de la ddlisation bourgeoise, ,Jont ils ont li.ttkralement la nausée, en sorte que cette France, ari 5.tocratie bourgeoise, se voit, à J'arx,gée de sa pui56anc:e, reniée et bafouée par deux de sts mei11eurs artistts J !\otre syndacaJbme révolutionnaire Jui-méme, heroique et raffiné dans ses conceptions, est maigre tl pauvre en re:alisations. Il manque toujours à tou.tes les rnanifestations de notre vie nationale cette abondaru:-e, cette Juxurianc-e, cette puis6ance, qui sont la marque des organ.ismes en plein essor de Yitalité; mah l'abcmdance et la puis,;anee appara.issent romme de l;t_grosslèreté à notre pessimisme de voluptu.eux quintessenciès: la vie, en défini.ti\·e, pour nous, est grossière et vul,Kaire I Au fond, nous aurions eu besoin d'€:tre, une fois de plus, fécondés par le robuste et pui'6a.Ut génie allèmand, et rien n'eùt été plus souhaitable, à tous point de \·ue, que l' union de la France et de l'Allemagne, tant pour elles-mi:mes que pour le destin de l' Europe. L"ne politique, à la fois niaise et folle, (:'Il a décidé autrement ... A Lea jacta est! EDOCARD BERTH G. :B. FARAVIA & C. Editori - Librai - Tvpografi TORINO - MILANO - FIRENZE - BOMA - NAPOLI - PALEBIIO Biblioteca dei Classici Italiani EDOARDO CAIRD ROUSSEAU E ALTRI SAGGI introduzione e traduzione di ERNESTO CODIGXOL.\ L. 2,00 Siamo ab·tuati a pensare l'Inghilterra come il paese classico delle dottrine empiriche, utilitarie, agnostiche, e certo questo è l'aspetto più noto e più trad;zionaJe nella storia della filoso'.ìa inglese. :\1a intanto l'inghilterra. è anche la patria di Berkeley, e il più assoluto idealismo vi ha allignat-0 accanto al positivismo d'un Mili o d'uno Spencer. Da qualche decennio poi essa. è rientrata nella viva corrente del pensiero speculativo europeo con una valente schiera di critici dell'idealismo, per opera dei quali le è passato in eredità quel dominio deil'ario. che Heine argutam.ente aveva un tempo assegnato alla Germania. Caird appartiene a questo gruppo. I t~e saggi, qui per la prima rnlt.a. tradotti, 1ivelano le preoccupazioni di restaurazione morale e religiosa caratteristiche ciel nostro tempo. Caird riesce ad ogni lettom intelligente più assai che semplice scrittore, una di quelle personalità che conosciute una volt.a non si dimenticano, e si rimpiange di non aver incontrato prima sulla nostra via ment.a.Je. 0.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Torino Pmrw GmrnTT1 - Di-rettore-responsabile

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