La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 35 - 23 settembre 1924

144 IL PADRE U.ualchc tempo fa, il mio libraio con mo]t..1 e lode\·olc premura mi mandò a c·as.1un pacco eh c. uo,·ità • : e io mi accins.1 con altrettanta premura a scegliere quel paio di libri che mi permettesse di rimandargli tutti gli altri scn1..a. compromettere le mie buone relazioni con lui e nemmeno le sorti delle mie positive finall7..C. La cosa parve subito abbastanza facile: la serie , i apriva con due ,olumi di llvtobiografia di Tagore: etlizionc Carabba, legatura in tela pa~ na.zza. Ora io ho con Tagot\ 1 da buon Jetto1c delle Upanishads e dei Sutra11i, un fatto personale, per C"Ui uon compero mai i suoi libri, e quei pochi che ne posseggo me li so11 fatti co sden.z.iosameute 1 egalare. Si tratta di un fatto personale non meno rispettabile di quelli in uso. nei parlamenti. i\Ia prima cli mettere quei due libricciuoli paonazzi dalla parte dei reprobi, girai l'occhio dal dorso al frontispizio: e scopersi che non si trattava del mai abbastanza sq11alificalo Rabi11dranath Tag01·e, ma dell'autentica « vita scritta da esso», di Devendranath Tagore; cioè di SllV padre. Dovete sape.re che DcYendrru:1ath significa precisamente • Germe cli Iudra - lo- spie-udente i, 1 e Rabindrauath inYece • Genn~ di Indra - il - turbine• : al che si aggiunge che l'autobiografia di Tagore padre appare data alle- stampe in ye. ste inlesc eia un Tagore figlio: Tatyeudrauat!J Tagore: • germe cli Iudra- la- Yerità •· La dinastia dei Tagore alfenna cosi la sua mercantesca mentalità bengàli sotto g1i auspici del tonante e guen-iero id<lio che uccise il drago e liberò da prigionia le rosse rncche del cielo. Ma è certo che }a 11erità e lo splendo-re si raccomandano un pò meglio del tu.rbnie; e cosi mi son letta l'autobiografia <lei , germe, caposti. pite, del vecchio grihyastha, • capo di casa•· Il risultato della lettura si potrebbe i11titolare c:osl : Ricerca di Tagore figlio nelle viscere <li suo padre; ovvero: Séguito <li rivelazioni straordinarie intorno a un Beng-lli di settanta anni fa. li Brfihma • Samaj e le due Indie DeYen<lnuiath Tagore, veramente, è noto nelle storie e nelle enciclopedie anche senza la pezza d'appoggio delle sue memorie, e anche fuor della sua funzione di genitore: è noto come una delle tolonne su cui s'imperniò la storia del Brlima - Sa111.aj(Associazione Brahmanica), dopo la morte del suo fondatore, il Raja Rammohan Roy, che gli a,·eva dato esistenza nel 1828. Le stesse storie e le stesse enciclopedie ci hanno sempre desi. gnato Devendranath wme una persona rispettabile: il quale, dopo avere in gioventù risc:o. perto le fonti della tradizione religiosa i11<liana attra,·erso 1e crepe di un'educazione moderna ed europeizzante, fondò dapprima un sam.aj teologico per suo conto e poi si alleò con il Roy nella <lifesa della religi011e veda11tica contro gli assalti dei missionari cristiani. Scrisse manuali teistici, diresse ridst.e brahmaniche, non fece mai troppo buon viso ai suoi compagni cristianeggianti, e Yenne chiamato dai confratelli il 111aharshi: u grande Veggente». Ma in pratica, se tastiamo un po' sotto alla superficie di questo movimento neo•brahmanico, le cose cominciano ad apparire meno venerande. Dalla difesa degli antichi Veda si passò presto a voler mettere in piedi una nuova Chiesa sincretista: gli scopi si presentarono riassunti « nel presen·are la purezza e l'universalità della re• ligio ne », i precetti si definirono nel senso della fratellanza uni versale, e si giunse a dire (nel '68) che e motti e massime iptonati a questi prin. cipi stessi si raccoglieranno dalle Scritture Re-- ligiose. cli ogni nazivne ~- Devendranath, è vero, non approvò mai una così esplicita rinunzia all' intransigenza induistica tradizionale : ma Keshab Acarya, che osò la rinunzia, non fece se non trarre le conseguenze logiche della posizione assunta dal Maestro. Le conseguenze portavano, sel1.7...arimedio, a metter contro all'India vera, all' India classica una nuova India modernistica, impregnata di occidentaliSmo, stretta parente della teosofia i)lavatzkyana assai più che <lei brahmani autentici. Storia di un'eredità ~essw10 meglio di Devendranatb poteva e&, sere atto a porre ingenuamente le h3si di un equivoco cosi profondo: nessuno meglio del gio. vane e ricco bengali, di sangue non pw·o e di origini comm~rciali, occupato a studiare con egual buo11 ,·olere il sanscdto e la filosofia europea. La prima volta che D. scopre Dio, ragiona docilmente come un Candide orientale: « Per noi il sole e la luna si levano e tramontano a regolari intervalli, per noi il vento e la pioggia sono i11moto soltanto in certe stagioni, e tutte queste cose sono cosi combinate al solo scopo di preservare la nostra vita •. E1'go e: l'universo è retto dal sommo potere <li 11n es.sere intelligente , . Più semplice di co~l ! Finalmente gli capita fra le mani, in una faticosa giornata <li l'avoro bancario, u11a pagfoa t11tta sgualcita, in sanscrito: cerca un dotto che gliela spieghi (neanche a farlo apposta è un allievo di Rammohan Roy), e apprende. Içà'lld.Syam idam sar. -vatn: « in Dio s• immerga questo universo>; tena tyaktena bhunjitha: e rallegrati di quanto ti ha dato,. Si tratta di una Upanishad, la Iça, non delle più profonde nè delle più antiche: ma ta.llto bastò per radunare gli amici, e occuparsi dell'Assoluto. Ma e la prima cosa che consideLA RIVOLUZIONE L/BF,RALh DI TAGORE rnmmo urgente fu I aument..1.rc il numero dc-gJi associati ». Perfetta manifestazione di r,raticità bcngah.:.sL \d ogni modo, la mente rli lJtvc.mdra11ath è:: tulta pic:na cli nuod e nobili pensieri . e il coJ1verlit.o lascia Ja banca palei 11a per dedicarsi conlc111pora11eamentc a Jltotcarc dc:gli inni mcdioe vali secondo le nuove idee del Samaj, e raccogliere una sottosc:rLdone per fomlarc una scuola libera. • Aspella\'amo col libro della sotloscri t.ionc fra le mani per vedere cosa. avrebbe scritto ognuno, quando :\shuL-;h Ucb e Pramathanath Dcb presero il lib10 e fi1marono per diecimila rupie». ):on mancano dunque 11c:n.1me110le collelle di beneficenza. Xel 1846 il padre muore. , Metà delle azioni della ditta 'Carr, Tagore e C. era d1 mio padre e l'altra metà di alcuni inglesi•· ~aturalmente, il fratello commercialmente più assennato dei tre eredi che non era Devendrau.at.h, ma Giri11dra11alh, pensa a metter fuori gli inglesi, ricl11ccndoli alla condizione di stipendiali. Ma il ~liscorso con cui Devendranath cena di confutarlo) è un vero capolavoro: e La tua idea non mi sembra asseunata. L'energia e la C'OSta1n,ache> ora gli inglesi mettono nel lavoro, sapendo di essere associati, non sarà più la stessa quand.., noi prenderemo tutto, ed il loro interesse diminuirà. Xoi non saremo mai capaci di badare da soli ad un così ampio giro di affari : l!SSi ci sono assolutamente necessari per sbrigare tutto il la. \'Oro. Lasciando correre cosi le C'OSC essi avranno diritto ad una parte degli utili, ma in casv di perdita diYideranno con noi il danno. Se d.1 azionisti diventeranno impiegati, noi dovremo assegnar loro grandi paghe, ed essi non. cure. ranno più con lo stesso interesse il benessere della ditta,. Per un aspirante alla scienza d1 B1 ràhma, quella altissima scienza a, cui sono J•l • feriori anche i quattro Veda e i cinque Upànga, io trovo che non c'è male: principio della compartecipazione agli utili, principio della cointeressenza al capitale. Mancano solo i consigli di fabbrica. Le passeggiate sulle colline Dopo un saggio di questo genere, si capisce che gli affari rimasero in mano a Girindranath; e il nostro mistico -ne fu e contentissimo > ; come poi fu contento quando gli affari andarono male. perchè sperava di liberarsi dalla ricchezza, e contentone di nuovo quando ricominciarono :1 camminare, sempte per merito del fratello. De. veudranath si preoccupava soltanto de11e sor"i:.i della propria onestà; delle sue fi11anze la cura princlpale spettava, evidentemente, ai molti brahmàni che gli stavano in casa a spiegargli le Upanishads. Quando il fratello morl, la tutela degli affari passò a uno zio. In realtà Devendranath aspirava non tanto a Hberarsi della riccbezz.a, quanto a schivare le noie pratiche che potessero con<lizionare il libero usufrutto per i suoi scopi religiosi, come erano il pubblicare riviste teok,giche, l'organizzare associazioni, promuovere cerimonie sacre di complicati rituali che g1' interessava conoscere, e il viaggiare in mistica disposizione di spiiito. Sopratutto il viaggiare: Devendranath nel. 1 'A u,tobiografia ci si ~esenta come un grande Yiaggiatore; e ora va in cerca di prove della sua superiorità di spirito fra i colpi di vento che battono il litorale bengalese, ora risale il Gange fino a Benares su una bella ba,ca da diporto col necessario accompagnamento di un'altra barca carica di provviste, ora va in Birmania e ora a Jagganath. Di tutto egli riferisce, con la metodica esattezza degli anglosassoni estensori di giornali di viaggio: delle liti coi barcaiuoli e gli albergatori come dei grandiosi spettacoli del. la natura, che gli paiono bt'ahmanicamente adat. tissimi per celebrare l'Assoluto. Finalmente, come tutti i r'icchi indiani che si dspettano, se ne va .sulle colline ·di Simla a cercare il fresco. Era il 1857, e l'India .fremeva tutta di ribellione. Ma Devemlra11ath pensa unicamente a contemplar spaziosi paesagg/ ché gli agevolino i suoi spaziosi pensieri : noleggia un jham.pan, una specie di lettiga, per farsi portare su per le colline. « Pregustai la gioia che avrei provato il giorno appresso salendo su quei penclii e lasciando la terra bassa. Mi sembrava che avrei posato il piede sul primo gracliuo del cielo. In quei pensieri deliziosi passai la notte, e riposando felice mi ristorai del viaggio faticoso». Itnpressio11i delle gite sulle colli11e. Proteste contro il caldo insopportabile. Si contempla una bella cascata. (Ritorno a Simla). , La domenica seguente vi tornai con degli amici per fa.re una colazione all'aperto. Andai sotto l'arco della cascata, e l'acqua mi cadeva sul capo da un.a altezza di trecCL1to cubiti. Vi restai per cinque minuti, e quando ne uscii gli spruzzi gelati mi avevano bagnato completamente. Mi piacque quel giuoco e lo ripetei; cosi presi addirittura un bagno. • Cosl dunque, sri Ma,/.arshi, intendevate voi il bagno nelle acque di Br~hma? Meglio era restare a occuparsi delle vostre faccende- bancarie, e , sottoscrivere• qualche lakh <li rupie per la causa di Nana Sahib o, se meglio vi fosse piaciuto, mettervi· al servigio degli inglesi assicurandovi u11a buo11a partecipazione degli utili. Il lettore del vostro libro comincia ad essere confermato nel' sospetto di essere i1111anzinon già ad un veggente, ma ad una sottospecie del ben nolo tipo rh cd<Aim· lord che rir,arti:-;re j -.uo t<:mpo fra hJ protezione rJC1IJOJJ<;Jioppressi, j I JJcrby, la copp: f;urdon, e l'ultim,, rjtr<.Jvato dc:i ( hristian Scirnti. t . .\1iracoli della Pron iden,a La J,ac·r rlcdlt c·ollinc• minac,·i:J di turbar~i. i annunciano gJj ammutinamenti dc-i sipays e 1 ma. sac-ri di IJc:hJi: un nggimento ribc:IJe di Gurkhas marcia su Sllnla f.J(:r sacchc:ggiarJa. I funzionari inglesi :iffrontano la situazione: .. fu lord Uay, il frc:ddo e abile '-Ommi56ario, eh,~ salvò Simla. Quando le; detonazioni annundarono l'av\·icinarsi clc.~ <;urkha, t'j{li, .-,pre-/,1...ando la propria vita, si avan1..ù col taf,J><:Jloin trum<J, e si inchinò innanzi a quella c-olonnn di uomini che: marciava senza un c-om:1ndante, simile ad un'orda di elefanti selvaggi. Cun fra.bi serene e rassicuranti li calmò, e pieno di fid11cia affidò loro il t.esoro e gli altri uffici ». Devendranalh non swte altretta11ta fiducia e pensa a mettersi in salvo. Noleggia venti !~echini, e con gra\·c dolore t: costrc:tto ad aprire il forz.ic1·e, lasciando loro vedere i suoi tesori, per <lare un aCTouto. e Dopo una giornata intera di cammino i portatori mi deposero, la sera, presso una cascata. E mentre bevevano di quell'acqua, cominciarono a parlare: e a ridere fra loro. ~on riuscendo a capire una sillaba del loro discorso, ptnsai che complottassero per uccidermi e rubarmi il denaro•· Pare la storia del franc:ese ospitato dai carbonai della Sila, che ,E notte li se11te complottare e affilar le coltella e venirgli lll camera, e lui raggriccia tutto, ma poi scov:-e che si tratta di staccare i salami dal soffitto e di ammazzar due capponi per fargli onore. E infatti anche a Devenclranath càpita, la mattina dopo, che gli cadano delle monete di tasca. J facchini gliele 1iportano premurosamente, e questa onestà lo racconsola. Andatiseue via i Gurkas da Simla, .il buon bengalese ci fa una capatina solo per organiz. zare una lunga gita in alta montagna, il più lo11tano possibile dalla rivo!U2io11e. Qui ha principio wia serie di miracoli della Pron.·idenza a beneficio del suo de\·oto sen·o. Esempio di nu. racolo: si tratta di passare u11 ponte mezzo rovinato; i portatori propongono di scender ]oro eol jha,,npa,, a valle, e che Devend:ranath passi alla svelta da sè, sulle travi rimaste inattte · un bel rischio. Ma « con l'aiuto di Dio uscii sa~o e salvo da quel punto terribile. Con l'aiuto di Dio e Io zoppo valica le montagne », ed io, con la smania che avevo di viaggiare, non zoppicavo di certo!"· E tutta la storia del Yiaggio è piena di questi miracoli. Il miracolo maggiore accade tuttavia al ri• tomo, che Devendranath deve ritardare di q~alcbe poco sul termine pre"·isto. Trova il mag. giordomo che gli confessa di essersene andato a11che lui da Simla, affidando la casa ad un servo, che l'aveva a sua volta piantato: e di esser tornato da soli tie giorni. Il padrone è preso da un terrore retrospettivo: arrivare a/ casa e non trovare il comfort necessario, sarebbe stato davvero un guaio grosso. e Rabbrividii pensando che se fossi arrivato tre giorni prima mi sarei trovato in un serio imbarazzo. E ancora una volta il mio cuore traboccò di gratitudine pensando da quante peripezie e da quwte noie Iddio mi aveva salvato in quei Yenti giorni di alpinismo! Quali sublimi lezioni di pazienza e di fortezza, di pietà e di modestia Egli aveva impartite alla mia mente, e quanto aYeva purificata ed elevata la mia anima con la sua deliziosa compagnia spirituale! Pensando a lui con reverenza entrai in casa e cantai le sue laudi ». Veramente il Signore delle creature poteva es. sere soddisfatto di questo suo fedele, così pronto a scorgere la mano dell' Invisibile nelle piccole vicende del suo benessere personale. Incontri e scontri coi Veda Si domanderà perchè, fra tanto sfoggio di malevola ironia, non ci occupiamo di discutere le molte pagine dell'autobiografia iu cui Devenclranath cerca di esporre le sue concezioni religiose. Ma ormai non ci sarà bisogno di ulteriori sussidi documentari per asserire che la comprensio11e dell~ crede11ze a11tiche da parte del nostro mistico è molto limitata e superficiale. Qua11do egli attende ai sacri riti, non ne sfiora già il riposto valore magico e teosofico, ma solo compare attratto dalla magnifice11Za degli apparati e dal profumo di pietà che spira dintorno. Quan. do s'immischia di controversie teologiche, tutti i suoi sforzi sono intesi a trovare una qualche formula « centJ·ista >, di cui ciascuna setta brahmanica possa appagarsi : la qual formula non dice poi niente, e tuttavia rappresenta la totalità di quel che Devendra.nath è riuscito a capire. I Veda, gli Aranya/w., le Upa11ishad iimangono testo chiuso per lui: la loro lettura non gli pennette di rilevare che le sentenze più vulgate e: meno significative per l 'induismo ... 1. on pare che la stessa Gitd. trovi sorte migliore. E certo Yajfiavalkya avrebbe sorriso con dispregio forte cli questa professione di fede: < No11 esisteva nel principio che lo Spirito Altissimo: null'altro esisteva. Egli creò tutto ciò che è. Egli è influito i11sapienza e bontà: Egli è eterno..... Il nostro benessere presente e futuro consiste solo nell'adorarlo e amarlo; amarlo <: fare la S11a volontà vuol dire adorarlo •· Buona per i giudei e bu.ona per i cristiani; buona per i mussulmani e buona per gli indiani; il sadha Sundar King, transfuga al cristianesimo, non scrive diversamente. In questo modo Devendranath Tagore credeva di poter guerreggiare con. tr() l r)rov,1gandisti deHe ( llur·11 '1,s iv, e <!ella liible Societ;. ( , 1i inc,,ntri col vc..-Jismoe c:ol \'e<la.nti.-.m.o .;,on,, ùunr1ue tenui e lievi ; gli .s<.:ontri$:('ra;.·j 1mi ,. p<:dcùlo~i a morte. Quello che !-,3.Tebbet-om• JY1ttabi1e misticismo in sede di cultura rf·orlental(1 o i-;]2;nltic:., diventa rfrJic:oJosotto ]'ct1c 1!r:tta dl un prete-c;o rina~dmento òt:l brahmant in ,. Il b<.Jl,,fatto ehc JJeven<lranath e j su,,i , ,i~• nino « liberare• la religione hrahnL1nica l •1a 5Wl Y<...-Ste «materia)<!•, riconr1ucendola alle• j(IZ'- gc_.,nti•, u,me un qualunque evangcdico YUrJle riformare iJ ca.U,,lk-ismo, - dlmostra che e..s.-;i non cayj\·ano afiattt.1 la sostanziale irnv".lftanza d1 quella r,ret:€:5ae materialità•, nF- avevano id.e.a aku.n:i. delJe S(Jrgt.,nti da ri~oprire. Anc:hra; !Jnemlranat.h si procl,ama teista e protesta contro la interpr<.~fone monistir-a de] n,<L"l.nli:,mo codificata nelle gran<li opere di fj.ancara - ma a'.- ment, egli sosren.,,,.;e davvero le te&i dell'opy.;;ta scuola teistica, che non sembra aver seriamtnti.: oonosciuto neppure in modo elementare I TYJfn tutto, meglio l'induismo JX1P01arc<.be la p--e-:.v',.., religione cli Devendranath. Caratteristica dell' angJo india.no Xon dobbiamo del resto essere troppo .tupefatti di questi lacrimevoli ris11Itati della nostra ~corribanda: un giudizio spregiudicato .,u Tagore figlio rendeva già estremamenre prohabile il ritrovamento delle :;u.e origini in Ta){'ore ~- dre. Ora non sarà più dH!ìcile darsi ragione dei superficialissimo aspetto speculativo ,Ii Sattham, o del misticismo di ocntrabban<lo che l 'in.efi.ibile Rabindranath ci ha regalato nella IWlga collana dei suoi libri di ben dL0 CL1tibile-P<>'S"· Quando verrà un Croce che faccia giu:--tiz.ia di questo Pascoli internazionale? Rimane il problema della fortuna pratica él questi mediocri sincretisti. 11a bisogna tend presente che si tratta di bengalesi. r.·n Bengaii i: di fronte ali' India quello che sono ma co:o maggiori numeri a loro vantaggio) i Giappone;{ <li fronte alla Cina e i turchi di front,; dl'Jslam è un nuovo arrivato di sangue misto. Yc.,n r,recx... c:upate\·i che la sua gente sia arrfrata., a q•1c• st'ora, da dodici a quindici secoli : i .;ecoli in Oriente non contano, e i] Bengdli ..est.a xmpre un barbaro incivilito, di spirito militare o commerciale. Finchè è pl~, si limita ad a.ss:- milare le superstizioni e il fanatismo; qua.,;;.Oo è guerriero o mercante, fa Yolentieri l'indifferente e si rin\·ernicia di e civilisation •, che :1na volta era indostana e poi fu mongola e birtll.d!la e ora è inglese; quando fa il principe, da buon figlio di mercante, o il poeta, da buon figlio ài principe, allora impianta un discreto giuoco cii superfici mentali. Xon per niente gli inglesi si fecero strada nel!' Indostan partendo dal basso Bengala: il Bengala fornì loro la prima _ama]. gaina anglo-indiana. Xè i Portoghe.:i-i a Goa, :i~ i Francesi sulla costa orientale poterono ma1 creare una simile amalgama che \·eramente è J.a un pezzo la più solida base del potere inglese nell'India. E in fatto di cultura e di religione l'amalgama ha la stessa iIDportanza. Ii processo di avvicinamento fra mentalità inglese e cose indiane tentato da Kipling nei suoi libri migliori, e il processo di occidentalizzazione del pensiero iudui. stico tentato più o meno consciamente dai T:igore rappresentano due linee di chiara con,·ergenz3: come la linea di Swami Yi\·ekananda e Ram.:'!- ciaraka cli fronte alla linea Bla,atzk-Besant. Jl guaio si è che noi finiamo per conoscere l 'Indi~ contemporanea attra\"erso siffatti infonuaton, come di essi ci fidiamo spesso anche per w1 'idea sommaria dell' India antica. E se in fatto cii cose antiche· c'è la pietra di paragone degli studi nostri in fatto <li cose contemporanee il velame di ~ueste zone grigie non si alza nt: si squarcia molto facilmente. lJna sana diffidenza non sarà quindi fuori di posto. • SAXTIXO CAR . \.)IELLA G. B. PARAVIA & C• Editori. Librai - Tipografi TORINO MILANO FIREKZE ROMA KIPOLI- PALERMO Biblioteca di Classici Italiani PARINI G. LE ODI a cura di GIUSEPPEFINZI L. 6 La prima stampa di questo commento uscì in luce trentacinque anni or sono. La. presente ristampa, informata. alle condizio: ni e alle neoessità odierne della scuola, s1 presenta. in forma più ageYOlee pratica, avendo il Finzi rimesso le mani nel suo primitivo lavoro, rammodernandolo e migliorandolo. PARINI G. IL GIORNO Ridotto ed, annotalo da GIUSEPPEFINZI L. 4,50 Giuseppe Finzi, già insegnante di let.teril italiane e quindi preside del R. Liceo Cristoforo Colombo di Genova, ridusse ed annotò sovratutlo per uso delle scuole secondarie il poema del Parini che qui si riproduce in una nuova delle moltissime ristampe avute da questa. riduzione. O.G.E.B. - Corso ,Principe Oddone, 34 - Torino. PTERO GoBETTI - Direttore-~espo·1'sabil,

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