La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 35 - 23 settembre 1924

----------------~--------------------------------------- bf 142 non si giunge mai al sacrificio con innocenza. Da u11previsto succede quindi il male - gl' in~ terminabili o<lii e vendette che tr·ovano esca anche nel ricordo delle vittime pure. Forse non è ancora legittimo 1111 desiderio di pace; /orse l'impossibile pace, rinnegata dai !atli e sotterrata iu noi 1 dev'essere il tono i.utimo, I assicl11a tendenza della nostra vita. In altri LA RIVOLUZIONE LIBERALE tempi a\.Temmo avuto altri còmpiti; ora non c'è che da capire. Xon si tratta d'una mortificazione delle facoltà, d'una vuota astratez,,a e d'una facile clausura, polCbè smettere le anni ne] clangore della battaglia e quando ogni colpo ci per. cuote può sembrare atteggiamento quasi eroico. Inermi, si è piit presenti al cou0itt,o e più p1·011li. O. M. n, J,. LA VITA INTERNAZIONALE spondeute espansione della nazionalità. ),"e). l'.\ustralia l'ingcre117,a di Londra &i 1ll'1nif<:sta t--u ill(H\'idW inglesi di razza e di sentimento. J<lem, se pure in misllra meno spiccata, pel Sud ,\frica e pel Cana,Jà. Si ba così nna doppia ar. formazione: quella intellettuale e quella del potc.-re politico, cosa che non (; avvenuta per ne~una compagine imperiale de] passato, almeno in forma co<;Ì importante. Le antitbe c:olo-- nie greche erano estensioni della nazionalità , non del 1,otcrc politico della Madrepatria; e i grandi imperi della storia furono tutti piu o meno fondati sulla ronquista, ciò che costituì in foado la prima causa della loro disgregazione. La rivoluzione albanese L'ultima rivoluzione albanese, finita col trionfo dei nazionalisti, passò per le seguenti tappe: crisi di goveriio nel gennaio, attentalo contro Ahmed Zogu nel marw, assassinio del deputato An1i Rustem nel maggio, caduta del gabinetto Elias \ doui ne] giugno e infine formazione del nuovo governo di Fan-Noli. Quando nel gem1aio 1924 si riu1Lirono a Tirana i deputati della Costituente si vide che Ahmed Zogn non aveva la maggioranza. Su 104 votanti pote,·a disporre dei 26 voti dei suoi seguaci (populisti), dei se.i ,·oti dei grecomani cl' Argirocastro e di 14 ,·oti lra i bey. Allora Ahmed s'alleò coi bey e cedette la presidenza al suocero Sevket bey Vrlassi d'Elbassan. Ahmecl continuò acl essere il capo effetti ,·o. n1a questa coalizione con ; bey precipitò il movimento rivoluzionario e determinò l'attentato contro di lui. Sparando in Parlamento contro Ahmed Zogu, Bekir \\-alter gridò: « L'Albania non ha bisogno di feudalismo. Morte all'alleato dei bey >. A 17 anni lo studente Bekir Walter era membro del Club àegli ·intellettuali il cui presidente Avni Rustem aveva ucciso tre anni prima a Parigi Essad Pascià il difensore del feudalismo e della influenza serba in Albania. Ahmed Zogu sapeva donde veniva l'attentato e rispose due mesi dopo con l'assassinio di Avni Rustem in pieno mercato di Tirana. Fu il segnale della rivoluzione. Trenta deputati dell'opposizione riuniti a Valona per la sepoltura di AYni Rustem decisero di non più tornare a Tirana. Con i rappresentanti di tutte le città e cli tutti i villaggi, venuti per la sepoltura, davanti al cadavere dell'assassinato, loro eroe nazionale giurarono di vendicarlo e mandarono· subito al goven10 di Tirana un ultimatum intimandogli di lasciare il potere per evitare spargimento di sangue. Subito dopo Gurakuki lasciò Valona e arrirnto· a Scoclra organizzò la rivolta dell'Albania settentrionale. La rivoluzione fu generale. La crisi ministeriale e il nuovo governo di Elias bey Vrioni che ne nacque, non mutarono la situazione: le trattative tra gli insorti e il nuovo potere non approdarono a nulla. Il niovimento fu guidato a Scutari dal colonnello Reclieb Salia • e da Gurakuki, a Valona da Fan-Noli e da Kiazim Kotzuli, ai Kossovo dal leggendMio rivoluzionario albanese Bairam Zuri e a Debra da Eles Jussuf. A poco a poco l'esercito p·assò dalla parte degli insorti che il ro giugno entrarono trionfalmente a Tirana dove formarono un gabL netto militare con Reclieb Salfa, che presto lasciò ii posto a un gabinetto politico Fan-Noli - Gurakuki. Le affermazioni della stampa SCTbache spiega .gli ultimi avvenimenti albanesi con 1' antagonismo di razza e di religione e con l'influenza italiana sulla popolazione cattolica sono erronee. fa verità Ahmecl Bey tentò di presentare il movimento come una lot~ di razze e di religioni ; ma i nomi stessi dei dirigenti della ri volu.zione . dimostrano la vanità di queste affermazioni. In realtà la rivòluzione albanese fu una reazione contro il feudalismo che arrestava ogni sviluppo culturale e materiale del paese e contro le infiuenze stran.iere - la serba più pericolosa di tutte - che tendevano allo smembramento del- !' Albania. Nel!' ultimo anno del suo governo AhmecL bey s'era dimostrato difensore di qaeste due politiche e perciò quasi tutti i colpi dei nazionalisti erano diretti contro di lui. Il nuovo potere in Albania è rappresentato dalle seguenti persone. Reggenti: Sotir Petzi, l:Jaira,ni Zwri, Sami Vrini e Noz Cioba. Ministro presidente senza portafogli Fan Noli, ministro delle finanze Gurakuid, liberale, fautore di una collaborazione con l'Italia; ministro degli Esteri Su,leiman. Del,11ina, ex ministro presidente, che prima del 1912 fu per lungo tempo capo-divisione 11el ministero dell'interno a Costantinopoli, già membro influente del partito giovane turco e tut ... tara in rapporto con gli ambienti politici turchi; ministro di Giustizia Sta11ro Vi11iao socialista che passa per il miglior giurista albanese; mi. nistro degli interni il colonnello Red,jeb Salia, uaziona.lista senza partito; ministro dei lavori pubblici Kiazin Kotzuli, eroe nazionale albanese, uno dei capi ciel movimento che cacciò gli italiani da Valona.. nel 1921. Il ministero dell'istruzione è vacante essendo riservato a un. cittadino di Kossovo; a un cittadino di Scutari sarà pure destinato un ministro senza portafogli. La dichiarazione-programma del nuovo governc dice: « La politica disastrosa del goven10 precedente a,·eva creato in tutta l'Albania una situazione insopportabile e senza uscite che rese inevitabile la rivoluzione. Le conseguenze della politica del \'ecchio governo sono : ._Un bilancio irregola.re, in continuo deficit, disorganizzazione di tutti i rami dell 'amministrazione; sicurezza pubblica in pericolo; anarchia in tutti gli orgaui del potere; potere perso. ualc sttperiore all'autorità dello Stato; attentati contro cittadini e strauieri. Tutto questo comprt·ometteva il popolo albanese all' i11teruo e a1l'estcro e ne snaturava il caratter~. « Il nuovo Governo chiamato al potere dalla Reggenza e dalla fiducia pubblica ha preso nelle sue mani l'amministrazione del paese e promette di migliorare la situazione attuale applicando il segue11te programma.: "1°) Disarmo generale e assoluto; 2°) Giudizio verso i colpevoli della rivoluzione e della triste situazione locale; 3°) Restaurazioue della sicurezza pubblica e ,;gicla applicazione delle leggi; ••) Coasoliclamento dell'autorità dello Stato e fine degli arbitri; 5°) Solu,.ione radicale della questione agraria; distruzione del feudalismo e iDlroduzioue del ~istema democratico in tutta l 'Albania; 6°) Profonde rifanne nell'organizzazione dello Stato e dell'Esercito; i"t Creazione cli una amministrazione di funzio11ari onesti e patriotti in numero .ristretto; 8°) Determinazione dei di-. ritti e dei doveri dei funz.iouari; 9°) Organizzazione dell'autorità comunale; 10°) Risparmio nelle spese ed equilibrio nel bila.ucio; rr 0 ) Introduzione • di un nuovo sistema fiscale; 12°) 'Miglioramento delle condizioni dei contadini; 13°) Facilitazioni al capitale straniero; 14°) Restaw·azione del .prestigio dello Stato nel paese; 15°) Inclipenclenza a.c.:;solutadei tribunali; 16°) Riforme radicali llel Codice; 1i 0 ) Organizzazione della difesa della sa- - lute pubblica; 18°) Organizzazione dell'istruzione pubblica su basi Jnod.erne; 19° Relazioni amichevoli con tutti gli Stati stranieri e rapporti cordiali con le nazioni vicine ». Il Governo promette anche di ricorrere a un plebiscito a voto libero, segreto e diretto, appena .il paese sarà in condi?.ioni normali. D1BRALI Democrazia imperiale Preoccupazicni sull'avvenire de11' Impero Britannico non datano da ieri .. Se è vero che sulle medesin1e s'è fatto molta accademia· - e se ne fa oggi anche in. Italia - non è meno vero che la sensazie,ne d'una caducità finale del proprio retaggio imperiale sia sempre esistita nella coscienza nazionale inglese; la quale, anzi, più ha accennato .a preoccuparsi quanto più s'andavano estendendo i dominii d'oltremare. Tale sensazione, che spesso s'è manifestata attraverso mòniti ispirati (chi non ricorda .quelli Kiplinghiani ?), s'è andata accentuando durante l'ultimo venticinquennio, per il pericolc, tedesco prima, e poi, sebbene in maniera meno clamor.osa, per un polarizzarsi delle correnti predominanti del Paese verso idee e principii in contrasto più o meno ape1to col principio informatore dell'impero. Alla generazione in fatti che verso .il 1895 rispondeva all'appello dei Roseberry, dei Rhoclcs, dei Chamberlain e dei Kipling per formare le falangi m-ganizzatrici dell'Impero, succede sul principio del '900 un orientamento delle correnti vive del paese verso idee più avan1..ate e meno conservatrici. Dopo l'impopolarità guadagnatasi dai « tories » iu seguito alla guerra del TransYaal, s'assiste cosl al trionfo liberale del 19o6, all 'aunichilimento della Camera dei Lorcls nel r9n, e a un prevalere spiccato di tendenze nuove. La vigilia della guerra trova le « élites n giovani del Paese inclini al laburismo e a u·n pacifismo quasi internaz-ionalista. Dopo la guerra il movimento democratico, lungi dalJ'arrestarsi, trae dalla medesima la sua forza maggiore, e uell 'agitarsi dei problemi del dopoguerra_ riesce ad affermarsi coil 'attuale Governo laburista. Non è vero quindi - e sia detto tra parentesi - che Mac Donald sia salito al potere per le contingenze eccezionali dell'ora, in uno scoppio di malcontento popolare. L'affermazione del suo partito - non importa di ·quale valore e significato - si ricollega in modo evidente alle tendenze dell'anteguerra. Ora, in tutto questo e\·olversi dell'idea, quale la posizione dell'Impero? Appare infatti quasi un contro~nso 1'assistere oggi a ttn' Inghilterra imperiaJe retta da un Governo socialista. Non esjste in questo fatto una ragione e conferma delle preoccupazioni accennate? E, se è lecito parlare di influenze clisgregatrici delle nuove idee sulla compagine dell'Impero, in quale senso e in quale misura esse si 111a11ifestano? E' evidente anzitutto che il nucleo vivo dell'impero - India eccettuata - è costituito dai Dominions, ed è inglese. Non vale dire che il f:ucl-A[rica è anche boero, e che nel Canadà per. mangono influenze francesi : 1' insieme dmane inglese in prevalenza. Il tener conto di questa unità etnologica è ora essenziale per la trattazione generale del1'argornento. Ci troviamo di fronte al raso tipico di tm'espansione dello Stato - in questo caso cli quello inglese - a cui fa riscontro una corriLa coesisten.r,.a invece dei tlue fattori accen11.ati ha dato all'Impero dei Dominions una figura tulta sua. Ha concesso un.a permeabilità dello spirito della .\Iadrc-palria che non ha altrove riscontri. Co-;ì essendo, ~ ora ovvio che l'Impero Britannico nelle sue jinec generali - salvo sempre l' India - si presenta come un insieme connesso alla M.adtepatl"ia da vincoli che, se qua e là denola110 te11den7..,ead allentarsi, per il fatto stesso della larga autonomia concessa ai Domi1:ions, sono nutriti da una tradizione e da una comunanza d'interessi eccezionale. li caso delle colonie <l'America? Si, certo: j ,:olon:i che nel 1776 proclamavano il loro distacco dalla patria d'origine per formare gli Stati Uniti, erano inglesi. :\fa non bisogna dimenticare le contingenze cli carattere tutto speciale cli allora, e il fatto che si era in piena rpoca di sistemi coloniali ora scomparsi. Gli av,·ènimenti che si svolgono in Inghilterra banno quindi pe1J i Dominions un carattere tutt'affatto particolare. Per l'Inclia, la salita al potere di un Mac Donald può dar adito a vaste ripercussioni cli carattere libertario, può magari far sorgere speranze e fomentare movimenti, può insomma aver significati che· esulano dalla stretta ripercussione amministrativa; per l'Australia il 1ne<lesimo fatto non supera l'avYenimento di politica interna. Può avere importanza in quanto per la base navale di Singapore, ad esempio, si prenda una decisione piuttostochè un'altra, o in quanto la flotta del Pacifico può venir aumentata o diminuita. Questioni di politica imperiale di notevole importanza, senza dubbio; ma che restringono un fatto o un prevalere .di Euove tendenze nella patria d'origine ad a.vYenimeuti di carattere interno. Xon è quindi questione di regime: è questione semplicemente d'interessi reciproci. Collimano essi? E allora tutto va bene. La politica di Londra entra nella cerchia dei « Dominious i,? Kon ha nessuna importall7..a il fatto che essa sia perseguita eia questo piuttosto che da quel Governo. Parlare quindi di influssi disgregatori delle uuove correnti della l\'ladrepartia sulla compagine dei Dominions, è, in questo senso, fuori di luogo. E' ben vero che può venir un giorno in cui l'Australia o il Canadà decidano di staccar.si clall I otbita ing1ese per « maturazione», come vogliono i seguaci di Turgot, o per alt7e contingenze di ,·a.ria indole su cui non è ora il caso d'indagare; ma fino ad oggi essi gravitano attorno alla cerchia· cli Londra come componenti <l'uua·collettività retta a fede.razione, e sui quali la politica centrale non ha dato fino a oggi seri motivi per eventuali velleità separatiste . E q questo fa riscontro in Inghilterra un cu- • rioso stato d'ru1imo: l'Inghilterra può esser socialista fìnchè vorrete, ma ai « Dominions » e alle col~nie in generale non rinuncia. Così come, prèss'a poco, l' opinione pubblica 11011 rinuncerebbe al Kent, per esempio, o a qualsiasi altra contea del Paese perchè un dato avvenimento politico si è verificato, altrettanto a,·viene per l'impero in generale e per i « Dominions »_in particolare. Kon si vede insomma. perchè una uuova con-ente, sia pw·e di principii democratici ed anti-imperialisti, debba davvero ledere la compagine sostanziale dell'Impero quale è oggi. Nè c'è ccntl'addizione, del resto, fra 1'Impero dei Dominions e l'idea democratica. l\on hanno i Domilli.ons un proprio Governo responsabile? :Son sono essi stessi 1·etti da forme più o m.eno detnocraticlie cli Goveruo? :\"on è loro concessa una \Jastissima libertà d'azione in Yario senso? Sotto questo punto cl.i ,·ista, qttindi, hanno ragione coloro i quali hanno 1;scouh'ato nella marcia democ1atica dell'Inghilterra un formidabile fattore di cemenL'lzione pe.r 1' Impero; in quanto Londra ha potuto seguirne così la naturale eYoluzione verso forme p.iù libere di Governo concedendo loro a tempo opportuno le nece~arie autonomie, comprendendo le nuove· esigenze che probabilmente uno stagnare di vecchie idee conservatrici avrebbe intralciate, con conseguenze poco dissimili da quelle verificatesi per le perdute Colonie d'America. Conslatazioue in apparenza paradossale - in realtà p·rofondameute vera: un Impero che prospera e Yive pe1·chè retto da sistemi democratici in perpetua eYoluzione. Ciò che interessa in modo affatto particolare è la posizione dell'India. I conservatori rimpro,·erano all'attuale Go,·erno laburista di non essere duscito a porre 1111 argine al dilagare della propaganda nazionalista in India, e di avere anzi in certo modo favoriti i movimenti con un assenteismo più o meno evid~nte; ma hanno torto. Iu realtà il presente Governo non ha fatto nè più nè meno ·lei Go\·erni p1·ecedenti, e il fennento che ini India s~ è andato acutizz.ando in questi ultimi tempi ha origini osçure e remote che non t W1'c-sag~- razionc il dire risalgano al principio medesimo <lelì'occupazione inglese. Qnanclo si parla di preoccupazioni per l' Impero, si accenna così implicitamente all'India. Dalla Rivoluzione del '57, si può dire, l'India nc,n ha dato requie al Governo cli Londra. Sella sua vastità è rimasta impenetrabile alla permeazione dello spirito coloniale britannico che ba reso rx.1~ibilc la formazione de:i r; Dominions ,, 1 tentativi fatti in questo senso eia varie rifonne (quella '.>!into.)!orley prima e quella )lontagueChehnsford dopo), non sono riusciti. :-on Sòna state possibili transazioni. C.J' indiani sono rimasti indiani. Passivamente, &t:.>'00.amentese !,i vuole: ma gli inglesi io lndia non bannc, mai potuto, a loro malgrado, spogliarsi della q~alità di dominatori. Tutto è stato inutile. La cosa è tanto più grave in guanto coll'andar del tempo l'India i: andata diventando sempre più indispensabile ali' Impero, sopratutto r,er ragioni di prestigio. Perdere I' India avrebhe effetti incalcolabili, materiali e morali. Xon è qtdndi il caso cli parlare della politica di questo o di quel Governo: la politica inglese nei riguardi dell' India non ha colore, E' S(:mpi-e stata informata alla meclesima ansiosa ricerca di rendere meno critica la situazione, conscia in ogni tempo della necessità - alcuni dicono della fatalità - che impone il manteni. mento del!' India, non importa a qual prezzo e a costo di quali sacrifici. L' lnclia ha assistito così alla vera epopea imperiale dell'Inghilterra, percbè è stata teatro cli tutti i fatti che della storia dell'Impero costituisc0110 le note più salienti: dalla rivolta del r85i al moclerno predicare di Gandhi. E sono note d'altra parte le vecchie clirettive seguite da Londra : usufruire dell'antagonismo sempre esistito fra l'elemento mu.ssulmano e quello indù, appoggiandosi suJ primo in moclo evidente, e mantenendosi in euilibrio grazie al-· le contese e al fantastico fraz.ionamento delle caste e delle razze della penisola indiana. La po.. litica turcofila seguìta da Londra non ha infatti altra spiegazione chE; l'ovvia necessità di mantenersi fecleli i mussulmani cieli' India. ln questi ultimi anni, però, la necessità che ha condotto l'Inghilterra alla guerra colla Ger. mania, e alla conseguente rottura col Califfo, ba profondamente scosso le simpatie degli elementi mussulmani indiani; mentre d'altra parte la impressionante ondata nazionalista degli indù non concede tregua alle inquietudini di Londra, E' evidente che, così essendo, il Governo laburista, sebbene in forma di\·ersa, nella sostanza non ha potuto far altro che seguire ]e c..nue dei proprii predecessori. Tutti ricordano il mònito e l'appello cli :l[ac Donald al popolo inc!iauo poco dopo la sua assunzione al potere; ma quale differenza sostanzia1e con un e,.-entua.le messaggio analogo pronunciato dal conservatore Baldwiil, ad esempio, o dal libcr,.le Lloyc! Grorge? E le recenti dichiarazioni del medesimo Presidente ciel Consiglic laburista nei riguardi del Sudan, dichiarazioni che hanno sollevata la incondizionata approvazione del Paese per la loro intransigenza) non pro,ano che certi tasti sensibili dell'Impero lo sono tanto per i socialisti quanto per i conservatori? Xaturalmente, l'Inghilterra cerca di spiegare il suo atteggiamento verso l'India coll'affermare non essere il paese in grado di goYeruarsi da sè data la sterminata con.fusfone dei suoi dogmi è delle sue razze; ed esalta i benefici del suo regi• 1e. l\Ia è un ragionamento che eticamente non regge. In realtà 1 la democrazia di oggi è come schiacciata dagli avvenimenti che l'hanno preceduta, e che la pongono di fronte a un fatto compiuto che non è possibile rinnegare. L'Inghilterra non rinuncerà mai \·olontariamente al proprio dominio imperiale. I fautori della cosidetta ._scuola pessimista» cht" p-rèdicano l'abbandono dell'Impero come cli nn peso inutile e pericoloso si diano pace: solo il te111poo la forza potranno distruggere ìa compagine dell'Impero. Britannico - non l'atto ~E ,olontà da. loro propugnato, la cui attuazione appare infatti subito come un'assurdità. E tale volontà d'imperio s'identifica con due tagioni: l'una, la prima, che può valere spe• ciaJmente per i Dominions, perchè davvero non si vede una contraddizione ,·era e sostanziale tra l'idea democratica e l'Impero quale·è oggi costituito; e l'altra, non meno importante, e che può valere per l'India, perc.hè l'Inghilterra s'è creata nell'Impero un'appendice che non è possibile stroncare - oggi come oggi - senza che &i verifichi uUJ fatale decadimento successivo di tutte le forze inglesi del mondo. L' Jndia è padrona di considerare l'autonomia dei « Dominions i, come U11 1 ipocrisia o·un compromesso; l'Inghilterra no, per quel complesso d.i note ragioni che della mentalità inglese fanno la forz,,_ e la caratteristica. La corrente democratica di oggi uon sente così di opprimere sul serio nessuno, pi-os~o-uendo una politica imperiale trasfop.nata ecl evoluta colla marcia dei tempi, sì, nella fonna, ma rimasta intatta nella sostanza; e poichè a questa specie di tranquillità morale s' nniS('e il potentissimo stimolo del~e conYenie.nze politiche ed. economiche, così il destino futuro dell'Impero sarà regolato solamente dalle leggi della storia. Oggi non si può parlare ancora, in nessun senso, d)una vol011tà degli uomini che si scosti raclicalmente dalle vie del passato. ANDREA DAMIANO

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==