La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 34 - 16 settembre 1924

140 SEM BENELLI Domani, se la storia d1Italja si s,·o1gerà secondo. 1e preme!--se che ora si pongono, l' 011. Benelli sarà oggetto di violeuti attacchi e c]j oscu:re 1ninacce e forse meglio di altri più maturi avversari vittima del sacro sdegno 011<]e sono morse le sd0el'e fasciste al cospetto degli im preYisti accusatori. Possiamo dunque rispettare in lui questa sua conscia o inconscia marcia al sacrificio. Rispettarla, pe:rchè qualw1que sia lo stimolo e la, mira che li muove, i Yolontari delle responsabilità, correndo tutti i rischi, possono pure ottenere d'imparaire, di migliorare, di ptn-ificarsi. Quando si fosse testimoni di nn Sem Henelli restio alle seduzioni, capace di tenei- fede a qualche cosa concreta oltre la sua reto1ica e cli umilmente accetta.re le uozioni della vita. politica che sembrano sfuggirgli fra le vacue [!'asi de' suoi appeJli, si ÒO\Tebl:>er-iconoscergli uu singolare merito cli gioventù e, per nu momento, smettere le riserve. Ma molte ragioni fauno clubbiose tutte le persone che rammentauo. La serietà del poeta adriatico è anche un an1ese. retorico. Il cipiglio, la pelle scura, gli occhi intenti, un.a eert'aria ispirata ucll'atteggiament:o che si fa sonorità opaca e quasi ton·a quando declama i suoi versi gli stendono intorno un'ombra spessa, lugubre che potrebb 'essere il senso d'una grande amarezza e l'espressiOue d'wia meditata sfiducia. Gl.i sta cli contro, segna.colo irraggiungibile, l'olimpica chiarezza metallica delle sillabe profferite senza tòuo dal suo amato-odiato maestro. A sentirli parlare, fra D'Annunzio e Benelli si fa stlbito il pai-agone; e dal suono della voce si sente qual' è il poeta vero. Sebbene le aspirazioni di Sem Benelli banno sempre avuto un che di vago, ~ è sua questa frase: Cl sento che se avessi studiato musica sarei un gran musicista » ; non sarebbe cavalleresco volerlo giudicare fuOri del suo campo di :ixieta. Il Yate che si fa guidatore d'uomini, Tirtèo che dalla cetra non leva solo i 1 sacro vigore della pugna, ma la più dimessa, 1a più difficile scienza della cosa pubblica, lo attendiamo. Ptu1 troppo abbiamo davanti gli occhi e negli orecchi gli antecedenti testi delle sue virtù. Non si tratta. ora di tentare una critica; per poco che si voglia ricordare, siamo pieni di quei fantasn1i e di quei suoni; tante cose però sono passate dagli anni della. sua fama più freS...."-2. che ce ne saremmo scordati volentieri se gli episodi della cronaca nera di questi tempi non ci facessero torna.re a mente le fazioni, le violenze, le beffe e le vigliaccherie di cui, nel suo gusto storico e teatrale, si compiacque. E' dunque degno della tessera fascista ad. honore•m colui che, sui fogli di carta, ha voluto far rivivere e dal palcoscenico ha reso familiare a1 pubblico la violenza « estetica » che si contorna di passione deelamatoria e si assolve e si risolve nei gesti. I suoi ero:i, quasi sempre, sarebbero vuote e ridondanti marionette; se non fosse vero che su simili o poco più brutali argomenti tanti italiani puntano e scommettono la vita, se la bolsa retorica non si facesse cosi spesso per gli animi servili i sangui ardenti e i cervelli deboli, realtà. Ma non è degno di chiamare a racco"ita i puri e di proclamarsi restauratore del popolo scisso e sperduto il deputato eletto dalla proposta di due assassini e <lai supremo assenso di cbì quel popolo dis pezza. U. ]\f. DI L. PUNTI FERMI In queste &re in cui più è necessario resta,re sè stessi, bisog:n.a che noi 1•ip0Wia1no la nostra politica ccrme iina questione di coscienza in cui non 5.i può transigere. Sbagli.eremo1 1na {)ggi si sta, Clìf;t,ra7Jerslao poleniic{J) quo>tid.iana, facendo il p_rocesso a tutta wna cultura, che è anche lro nostra. Vediamo. CI è un gran gridare in Italia d,i tiramnia e di libertà, di na.zi01ie e di fazione, di leggi e di illegal.ism.i, di dem,ocrazie e di libe·raHsmi (qu.a. in. ti e quante!) che ri11end.i,cano il proprio 11alore ideale dinanzi ai negatori. La libertà.. Quamdo non S'è leiicato per la liberlà. in Italia? I radicali l'intende11a.1w cc>meil . permesso d,i sputa,re sui pa1Ji11t.e1ttei di tirair pernacclde per le vie; i con,seruatori co1ne il te1·- 111ineentro cwi pote11/1/ltoprosperµ,re i loro ajJMi. Per quale li.bertà si c011ibatte oggi? I 11ecchi spiriti ca11aUottèi non sono morti, q11ei 11ecchi spiriti" dìi curi nio/.ti mvni fa u.11a11ve-tnu.riero di genio, Eduardo Scarjoglio, fece giustizia so-mmaria: con uno spirito aristocratica di razza. Di gsi non tutto è passato nella mania sagraio-la e n,ma 110lga,-ità. d.el me ne frego. La vecchia libertà lOscianiola volentieri ai. ri'VOf.uzion.ari da loggia massonica, nOi, che non rileggiamo 1nai, neppure per ischerzo, la Marcia di Leonida. Il problema nostro non è • d.i libertà., ma, di autononiia. Da ll' a.utvnomia. na,scerà, esasperaindo11-e 'i termini, la libertà di dO·mani, che sa-rà unar èo?iqUista e· non una ri"vendicazione. • La nazione. C'è un co-ro co·mnio-vente di a·uspicatc,ri dell'unità spirituale d,i tutti gli it<rW:ani, senza d:iStinzioni, n,el pensiero della1 na-zione. Dicono alcUtni, e sono all"opp·osiz'ione, che a,nche il· fascis1no in q-z(,(1.tnp,torta nu,ovi elementi nel se,w deUo Stato, cont7ib)tisce a q"esto id.e{J)le. LA RJVOLUZJONE LIBERAL!! Si dimentica che prima di noi, cinquanta e più awni di trasformismo hanno preparato, e bene, la materia grezza per la lolla pnlitica in llalia. E che l'Italia 11011 Pttò fermarsi qui: dinanzi al totalitorisrnn nazionalistico, sfo d'origi11c fasc-ista che denwcratica, bi;;ORHa. disperatamente educare alla di'visio11c, disprrat.amente far seutire che la verità è nella lotta, non nella rinunzia corruttrice. Giofilti ha gli occhi nella nu,ca, lascia-mo che i democratici, nwgati in compagn-ia del com.ni. Uosso-ni, li vogliano tenc1'c, per forza, davanti. E' in·utile continuare. C'è il pericolo in Jlalia, che si rif.."ostituiscano le co-n.dizioni per nuovi espuimen li trasfo-nnislici: molta, troppa opposizione, è di fanno nOn di. spirito. J.,a rivoluzione non p·uò essere per le vecchie far-me del vecchio Slato ,na de11'essere ri11olla spiriluale contro lutto 1m lo-110de/l(ll nost1·a vita politica che da ta11ti anni ci domina, e da curi è nato il fasci.Snio. Democrazia alla nianiera forte, i.l fascisnw, democrazia fin dalle origini radi01naggiase 1 democrazia; che alla dittatura dei P.refetti ha sosliluito, i1v 01naggio a tanti guerrieri disoccu,pati, il do-minio àei ras. Disting1tersi, questo dev1 essere il nostro I.avaro. Liberalism.o e denwcrazia, d'ogni colore, quelli che nel corrom.pimento d'ogni sla.11cio, idea-le che affio-rasse nella vita italiana., spe,n.sero ogn,i ripresa liberale, preparan.d.o il fascismo, quelli, non hann,o nessun d.iritto d,a far 11alere. Non han,no segni d,i distinzione contro il nuo-vo regime. Con l'intrmpcranza del Jrirr.;ane erede il fa,- scismo crede liqzlidare la 'Vecchia eredità, dalle logge scendendo alle bollenti piazze, mn la mentalità è la stessa. /Jnsterrbbe gurrrd11re ai quadri dei dirigentr, 1 più 'Veri, quelli nascosti nei gabindli ministrriali, del -.·ecchio Stato, cke /,a marcia di f<oma non. ha scossi. /f.' un tentati'vo di ripresa di possesso in pieno, questo agita-rsi di liberali e democralici? .>1" puo anche finire nell'idillio, che è la fine che tulli desiderano. A spelliamo le passerelle. /Jottai, squisito tipo di conservatore, è la punta verso l'opposizio-ne. A spelliamo le sterUite ,:erso sinisl-ra j>er-vhè la 1. 1ila italiana. riprenda in /111!0, perchè il fascismo passi a parentesi. Molla r;e11le, 1he oggi è cosl fiera, no,, aspetta altro. In lrop pa opposizione non c'è rù meglio Che poche nostalgie lrasf&rmisliche. Contro cerli ril&rni, cm,tro tali riprese di vila democratiea d,; p_rotezioni e di elargizioni, noi 11011, potremmo, domani, che riap-rire i disperali processi salvem1nimii dei bei tempi dell' Unità. lnlanlo oggi, sopratutto oggi, mentre lanli si spa-ventamo, ripe11sia1no Marx, e lo sentiamo più 11oslro. Noi almeno che non chiediamo nulla, permett,iamoc'i il lusso di essere fedeli a noi stessi. Per il liberalismo di dommi.i aspettiamio h' riserve rivolu.zionar'ie: i proletarri. Che se avranno fo-rza saranno tutte fuori dei qw,.d,ri della 11ecch.ialtalw, anche rt; quella che oggi fa l'opposizione. E la 11ita ilaliana riav-rà. uno stile politico. DOME~JCO PETRINI DEMOCRAZIE RURALI EDITTA TURE Anche se non fosse ufficialmente proclamato sarebbe onnai visibile per mille segui che il centro delle forze, che reggOno la attuale situazione, si sta trasferendo verso le c1assi del possesso terriero. A chi aveva esattamente apprr-ez_ zato la maniera di nascere della situazione stessa, tale accadimento non è certo fatto per recar meraviglia. Nei limiti in cui l'ambiente politicosociale, che si è venuto costituendo nel paese, può essere qualificato di reazionario, è, amzi, nattnale che così sia avvenuto. Si realiz.za, in tar modo, anche d:a noi una disposizione di forze non trop,po dissin1ile da quella che in Francia, e anche alt1·ove, ha sovente determinato il contrasto fra la capitale e la a: provincia». Ma, nel caso n.ostro, l'avvenimento è ancor pjù notevole. In effetti le forze della borghesia industriale o, se si vuole, del possesso mobiliare l n genere, sono ben lungi dal fare ancora adesione alle nozioni di 1ibertà1 come fu, in genere, nel loro costume emopeo. La Sta1mpa. ha ben illustrato questo punto. E, quindi, conviene con.. chiudere che i ceti aderenti al reddito tetriero, o, almeno, gli strati più retrivi di essi, sì, stanno ponendo su un terreno del tutto eccezionale: che non solo è quello del conservatorismo, ma è al di là dei limiti .stessi di qualunque reggimento civile moderno. Posto pure in questi termini, estremamente crudi, non è da credere, però, che il fenomeno sia particolannente italiano. Il risveglio e la so1levaiioue della proprietà terriera sono, anzi, generali : lev-ée verte li chia.mano i francesi, e green 1'ising in Inghilterra. Ma essi sono anche strettamente collegati con la crisi dell'economia industriale conseguita alla guerra, e si intende pertanto che si sono prodotti in fonna pitì acuta là dove è più rado e debole il tessuto del capita,Iismo produttivo. L'Europa centrale e orientale sono, infatti, il te.r:reno di cultura specifico del fenomeno, ed è, manifestamente, da ricondursi ad esso la prinia :rivolu.7Jone bWgara. Questa è sboccata in una dittatura agraria apertamente praticata., ma, quali che sia.no le di. mensioni e il rilievo del fatto, esso si disvela sempre come una corrente, avversa ai medesimi postuJati liberali. E' questo il suo uatto essen.- ziale, e in tal senso le sue analogie col reazionarismo classico e tradizionale del possesso terriero appaiono evidenti. 1'1a a, questo proposito, però, non posso1rn non farsi due importanti rilievi. Il primo è che le tradizionali tendenze auti1iberali delle classi ag1·arie si riferiscono pa11-ticolarmente al gran.de possesso terriero, non ancora del tutto mondo di residui medioevalistici. E il secondo è che, per converso, oggi ci troviamo di fronte ad una proprietà terriera grandemente frazionata, di formazione in grandissima parte moderna, e che quasi dovunque ci si presenta sotto 1'aspettOI economico di una a: democrazia nu·ale ». Nasce pertanto spontanea_ mente un quesito: Come pos~a. ricondursi una si-rnttura economica del tutto nuova, come è quella della proprietà terriera esistente, ad una ideologia e ad inclinaziooli politiche e storiche passate e superate O, più precisamente, come accade che una democrazia agricola, come è l'Italia coi suoi sette milioni di proprietari, sia stata e sia, sopratutto nelle sue r'egioni più progredite, il sU.pporto materiale d'un ordinamento del potere pubblico di carattere apertamente cl copertan:iente dispotico. La scien1...ae. conomica indie.a in maniera molto chiara le ragioni per cui il reddito terriero è tratto, dal s{io stesso modo di fonna.zioue, ad essere avv"'rso agl_i espeiimenti della libertà. Tali ragioni possono riassumersi in questo modo: il reddito della terra è, più a:ssai che quello mobiliare in genere, a fondamento monopolistico i all'opposto l'esercizio delle libe1ià politiche fu sempre capo ad una azione antimonopolistica; e, <li qui, l'antagonismo natura1e fra i due. Le cose stanno in realtà, nelle grandi linee, cosi ... Ma tuttavia. la stessa scienza ci conduce ancor cli pi ll vicino al vero guando rileva che, nella scala dei rndditi percepiti, la classe industriale si trova in un posto molto più elevato che non la cla.SGeag.raria. In altri termini il fenomeno della plutocrazia, nel senso proprio del vocabolo, è ignoto alla economia terriera. Alla sua volta, però, questo fatto non si spiega; c!J.e riferendolo a u11'a1tra condizione di cose: e cioè che anche il fenomeno del grande sindacalismo e del trustismo, i11tutte le sue forme, è totalmente estraneo, o quasi', a.i proce<lime1ti dell'impresa agra.. ria,. In realtà questa vive allo stato autonomo e indipendente. Essa, nel mondo economico, è sola; non ha rapporti di dipendenza per entrare . in possesso dei suoi elementi di produzione; non è sottoposta che in misura molto ristretta aìle Yicen<le dei mercati cli spaccio; vive senza regole artificiali e, in certo senso, è propriamente anarchica. Non. è un caso s~ l'indiddualista Proudbon la prediligeva. Coutro lo Stato ormai centralizzato e contro il nascente « feudalismo industriale» è, in effetti, molto facile ricercare 11cl!a proprietà la salvaguardia della libertà contro ]'autorità. A questa intrinseca, aut0nomia cl ella int:rapresa agrari ai deve anche ricollega,rsi appunto la vaga impronta « d@mocratica », che amano assumere gli odierni movimenti deJle forze rurali. Queste non costituiscono certo una oligarchia: sono anzi, anch 1esse, una massa. La quale però, a differenza delle masse operaie e anche dei gruppi esponenti del capitalismo industriale, ba wia. caratteristica: cli essere, per Je ragioni stesse della sua econo•mia, eminentemente inorganica i di esistere allo stato dicoacervo; e quasi del tutto sprovvista di rapporti interni di coorclinazioue delle proprie attività economiche. Ora a queste punto si possono richiamare alcune co11:&iderazioni del Loria. Egli scrive: " Quando il numero dei redilitieri superiori è relativamente considerevole, la forma di governo si approssima alla democrazia; o, più spesso i redditieri superiori, appunto perchè assai nume:r'osi, sono costretti a delegare ii potere ad un solo imperante, istituendo così la trannide ». 111 queste parole w1a riposta verità è ben adombrata., ma, per' trar'Ja a maggior chiarezza. con-· viene aver proprio presente che dato l'attuale assetto, la numerosità dei redditieri su'_Peliori si 1iscontra p1'evaleutemente nell 1economia terriera, e che essa ,;_ si riscontra. in ragione diretta della mancanza delle forme superiori dell'organiZ7.azione economica moderna. Qui sono, in sostanza, da' 1icercarsi i motivi profondi che conducono le cla.ssi terriere, allora sopratutto che sono dense e fornite di alti redcliti incjipendenti, a prendere posizione a fa.vo-re d'una concezione anarchico-dispotica dello Stato, ossia a negare nella sua base lo Stato moderno. In fondo una organizz.c1.2.ioneeconomica di lll1a certa estensione è già di per sè uno Stato in embrione, e anche, talvolta, in atto. La storia economica deJ. dopo guerra è piena di esempi di questa statualità nascente; esse possonb, certo· entrare in conflitto con. lo Stato, che le circonda; ma avendo a11ch'esse, in comune con lo Stato, il carattere organizzativo, p~ù facilmente possono adattarvisi o adattarlo a sè ; e, in realtà, noi Vediamo l'alto sindacalismo industriale e plutocratico trasformare e non sovvertire lo Stato moderno. Opposto è invece il caso -quando ogni organizzazione, e possibilità e necessità- di organizzazione, deU' economia Yenga a -mancare. Non avendosi, in tali circostanze, akuna·intet-na gcr.archfa della ma~a dei n:dditierl, come e apfYlU11:ofrn le classi agrarie, !lon è naturalmente possibile tra.sferirle o compenetrarle con la ohgarchi:i <Idio Stato. E allora: o anche gae- <.;to ~ assente, e si cade in quelle manifesta7j<>ni tl1 k-uclalismo localistico, di cui abbiamo attu~lmentc esempio appunto nelle wne agrarie. Oppnre una gcrarC'hia centrale: r]eve, in qi:alche ~uii~a. forrt1ar$i é .-rn~sistc.--re;e z11ora, esfi<:ndo e<.;sa(.-Stranca ai rapporti naturali dtllJeconomia, a1 :rà perciò ap1,unto dei caratt(~ri f.WilJ.C:OV·- mc:nte autoritarii, u,erdthi e, in r-oncJ1.1.·.ir_,w; 1 <1:ittatorii. !Ja tale rr,into di vista potrebbe forS<: tnu-re qualche <·hiarimc..'Tltoanche il pc.-rmanc.-re, in Russia, di un potere estremamente accentrato Questo putrebbe avere, oltre al resto, il d,inpito di creare una unità dal cli fuori delle nuove decine di milioni di pro,Prietari rurali, iucapeci, p<.-r lo stesso frazionamento autonomo rlelJe lm:o aziende, ili crearne una quaJs,a.si. D'alfro cant,, (; visibile il parallelismo secondo cui a D'lall.(,1 a mano che anche le clas.si rurali entrano nell 'orbita della democrazia moderna, ovver<Y".,,,,isatatale, moltiplicano con C011.SOT':dic,ooperative ecc. ecc. i proprii tessuti organici e connettivi, tra valicando cioè in mille forme l'isolamento originario della proprietà. La Francia la Germania si tra\.,ano già molto innanzi in questa tùteriore fase c]j sviluppo. E, alla loro volta, le esperienze del movimento socialista non sono senza significato. Essendo esso nutrito di ;;pirito industriale e capitalistico, che vuol poi dire organl7.,zati vo, ne ha naturalmente improntato anche i problemi della economia agricola. La cooperazione di produzione e lavoro, infatti, in quanto è un coordinamento relativame:ore vasto di mez.zi tecnici ed economici, è, a µu-te ogni altro considerazione, un superamento deila piccola proprietà e dei dati anarcoidi che le sono congeniti. Lo spirito statàle del m~vimento socialista si esprime anche setto questo a,petto, sew.,a riserve. Per converso è forse impossibile trovare un movimento reazio-..iario, che ntm :;.ia condotto a fare appeJlo alle fon:e del piccolo e medio reddito terriero, o, in altri termini alla piccola borghesia campagnuola. }fa, sotto l'aspetto .: democratico •, tali appelli non mirano in realtà che a suscitare le forze che hanno avversato la formazione o sono divenute incompatibili con le esigenze organiche dello Stato moderno: al quale sono condotte, per forza di cose, a sostituire o il localismo tirannico, o 11 c-en+ tralismo più spietato 1 o, come facilmente acce.- de, e l'uno e l'altro nello stesso tempo. ~on è difficile scorgere le analogie fra. qUESta situazione e quella in cui, sotto parecchi aspetti e in larghe plaghe, si tro;-a il paese. Due coe,e se ne possono desumere : da un lato la relativa naturalità dei fenomeni che stanno accadendo da qualche anno, e, dall'altro, il profondo carattere di arretratezza chè essi rivestono. ~on. èqui il caso di trarre delle conclusioni pratiche dì natura troppo immediata. Basterà pertanto che, se dalla situazione presente si dovrà usci.re, .si / potrà farlo, ne11'.3.mbito anche delle stesse classi borghesi: perchè vi sono larghi ceti cli queste, e precisamente i più produttivi e moderni che non presentano affatto 1 almeno per le ragioniintrinseche della loro struttura economica, nessuna radicale incompatibilità con lo Stata m<r dernò. N. MASSIMO FOVEL PIERO 60BETTI - Edital'e TORINO • Uia XX Sellembre, 6□ Con vaglia di sole lire 45 gli abbonati «- Rivoluzione Lib€rale posso7w abbonarsi alla prima serie dei « Quaderni della Rivoluzione Liberale " che raccolgono gli scri.tti fondarnentali della rwstra cultura polì,tica. Essi potranno però approfittare di questo prezzo di costo, solo se spediranno il vaglia prima del 15 ottobre. Tutti i volumi saranno pubblicati entro dicembre e si spediranno franchi di porto. Contengono CYperedi M. Missiroli, V. Nilli, L. Sturzo, Stuart Mil.l, A. Poggi, O. Zuccarini, G. Ganga/e. 0.G.E.B. - C<>rnoPrincipe Oddone, 34 . Torino: Prano GosETTI - Direttore--respo,nsabill'

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==